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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 20/09/2010 @ 09:41:51, in Italia, visitato 2020 volte)

Da RomSinti@Politica

Nazzareno, Santino, Bruno, Ivana, Eva, Yuri, ecc. non sono mosche bianche nella popolazione romanì ma alcuni dei tantissimi esempi positivi.
Francesca Paci del quotidiano La Stampa è venuta in Abruzzo per incontrare alcuni rom, professionisti, impiegati, artigiani, operai, infermieri, ecc. Oggi il suo articolo con interviste e foto è pubblicato sul quotidiano La Stampa.

Giovanni sorride verso l'obiettivo mentre risuola il tacco del sandalo rosso dietro il banco sommerso dalle scarpe della bottega nel cuore di Lanciano, 36 mila anime arroccate tra la Majella e il mare: "Buon sangue non mente: sembro mio padre quando ferrava lo zoccolo del cavallo". Tempo due ore e ci ripensa: "Mia figlia mi ha chiesto di non espormi, in questo periodo esce con un ragazzo e preferisce non sappia che siamo una famiglia rom".

Circa il 60 per cento dei 170 mila rom e sinti che vivono nel nostro paese sono italiani come il calzolaio Giulio, eredi dei pionieri sbarcati alla fine del 1300 sulle coste adriatiche per lasciarsi alle spalle le guerre degli Ottomani. Molti rivelano nei lineamenti le antiche origini indiane, alcuni ostentano la propria identità indossando gilet di gusto balcanico o lunghe gonne fiorate, la maggior parte ha una casa, un lavoro, un conto in banca. Eppure, in qualche angolo remoto della coscienza collettiva dove sono impressi i nomi dei clan criminali Casamonica, Di Silvio, Ciarelli, restano comunque tutti diversi, nomadi come quelli cacciati oggi dalla Francia di Sarkozy.
"L'integrazione assomiglia all'amore, si fa in due: quando vengono accettati senza che si tenti d'assimilarli, rom e sinti pagano le tasse, servono nell'esercito, i loro figli studiano e arrivano fino all'università" osserva Santino Spinelli, musicista e docente di lingua e cultura romanì all'università di Chieti. Le differenze esistono, ammette alternando una forchettata di spaghetti al pesce a un sorso di vino Fragolino: "La cultura rom non distingue il mondo dell'infanzia da quello degli adulti. Se per esempio il papà va a dormire alle tre di notte o la mamma chiede l'elemosina i bambini li seguono. E' naturale, non si tratta di sfruttamento.

Nell'assenza totale d'una quotidianità la scuola è l'ultimo dei problemi". Difficile trovare uno studente che reciti le tabelline nei dormitori improvvisati sotto i cavalcavia del quartiere romano della Magliana, dove gli abitanti minacciano le barricate.

Qui a Lanciano però, a Pescara, nell'Abruzzo da 7 mila rom e neppure una roulotte del tipo ammassate nei campi nomadi alle perfierie delle grandi città, l'eccezione è la regola e capita tranquillamente d'incontrare lo "zingaro" Fioravante al volante del furgone portavalori o l'altro, supermanageriale, alla plancia di comando d'una filiale della Bls di Chieti.
Perché facciano "outing" ci vorrà ancora tempo, ma sono lì.

"Otto anni fa, quando sono stato eletto, i rom non si sognavano neppure d'entrare in Municipio.
Ora sono ospiti fissi, ci conosciamo, ragioniamo, affrontiamo le difficoltà man mano che si presentano" racconta il sindaco Filippo Paolini, un avvocato ambientalista che assomiglia a Gianfranco Fini, parla come Vendola, negozia come un vecchio democristiano e milita da sempre nelle file di Forza Italia.
L'obiezione ai compagni di partito è tattica prima ancora che strategica: "Posto che quanto sta facendo il governo francese contro i nomadi è una forma di deportazione, la linea dura stile Sarkozy-Maroni non funziona, non si amministra senza integrare le diversità".

E pazienza se l'ultimo rapporto del centro di documentazione su carcere, devianza e marginalità dell'Università di Firenze indica nei sinti un nodo critico dell'allarme sociale. Il primo cittadino rifiuta l'equazione lombrosiana zingaro-uguale-delinquente, ma non concede sconti a chi sbaglia: "Sono dell'avviso di dare una chance a tutti, una casa, la possibilità di studiare, la normalità. Se poi uno delinque se ne va, in prigione o direttamente al suo paese".

Al bar Roma, alle spalle di Piazza Plebiscito, Giulia, mora e formosa, prepara un cappuccino dopo l'altro. Gli anziani che ogni mattina si fermano da lei prima di comprare il giornale hanno quasi dimenticato quando da bambina seguiva mamma e papà da una fiera di paese all'altra, i giovani non lo sanno. "Perché ricordarglielo?" chiosa Amelia, titolare d'una impresa di pulizie. La cugina parrucchiera annuisce. Qualcuno, lontano dalle curve avversarie, mette forse in conto a un goleador le sue origini?

Debora: "Tutti in fila per il mio pane"
Quando era una scolaretta delle elementari, Debora Spinelli detestava le feste di compleanno. "Invitavo i miei compagni di classe ma non veniva nessuno, anche se sono nata qui e vestivo uguale a loro dicevano che ero la figlia dello zingaro", racconta, incartando una pagnotta calda calda per la signora che ascolta distratta come fosse una storia della tv.
Oggi, 40 anni e due figli adolescenti a cui nessuno rinfaccia più l'origine gitana, è la fornaia più gettonata di Lanciano, ma davanti alla porta ha deciso di scrivere Panetteria Console, il cognome del marito, un marchio senza passato. Non si sa mai.

Capigliatura corvina, sguardo tagliente, brillantino al naso, Debora tiene al collo la medaglietta con la foto di papà Angelo che non c'è più: "Mi ha insegnato a lavorare a sei anni, magari adesso sarebbe un reato, io però ne sono sempre stata fiera. Insieme agli altri sei fratelli e sorelle attaccavamo ai VHS le macchinette con cui si potevano vedere Grisù e Paperino e poi le vendevamo. Le battutacce delle amiche mi facevano male, ma le difendevo, soffrivo di una specie di sindrome di Stoccolma".
Crescendo, ha visto i film di Kusturica, ha ascoltato la musica di Bregovic, capisce la lingua degli avi, il romanì. Eppure ai cantori eccellenti della cultura rom preferisce la routine, l'esempio quotidiano: "Siamo noi i primi a doverci accettare. Ai genitori dei compagni dei miei ragazzi spiego subito che sono rom in modo da lasciarli liberi di venire o meno alle feste di compleanno". E quelli vanno.

Guido: "Con la boxe salvo i ragazzi difficili"
A ripensarli adesso i mille round di cui Guido Di Rocco porta i segni sul volto sbieco da pugile sono i pioli della sua scalata sociale.
"Lo sport è stato la mia chance, quella grazie a cui sono riuscito a farmi accettare nonostante fossi rom", racconta Guido, 55 anni portati da campione, passeggiando nella palestra di boxe dove allena una trentina di ragazzi "difficili" del quartiere disagiato di Rancitelli, il Bronx di Pescara.
Anche lui all'inizio tirava pugni di rabbia, ammette mostrando il nome Margherita sul bicipite: "Sono stato in prigione... mi sono tatuato a mano perché allora non c'era mica l'ago... Dopo però tutto è cambiato".

Un paio di foto in bianco e nero appese alle pareti ricordano il passato aureo, gli anni in cui si allenava con il Pescara Calcio. "Ho conosciuto Tom Rosati, Cadè, Angelillo" continua. Per strada era il figlio dello zingaro, in campo dribblava da furetto. Sul ring faceva scintille: "Ho vestito la maglia della nazionale, ho tenuto alto il nome dell'Italia".

Destro dopo destro, Guido ha dimenticato d'essere stato additato come "nomade" da ragazzino e si è sentito italiano. Straitaliano: "Mi dispiace quando si parla male dei rom, ma penso che la gente ha problemi con quelli nuovi, gli stranieri, e se la prende anche con noi che siamo nati qui e non abbiamo mai creato guai".
Squilla il telefono. La voce si addolcisce: è il figlio Moreno, quello che studia medicina all'università di Chieti.

Carmine: "Ora sono l'infermiere migliore"
Mi ricordo quando con mamma, papà e fratelli giravamo con le bighe e i cavalli, ci spostavamo da un paese all'altro seguendo le fiere, era divertente ma appena facevo amicizia con qualcuno dovevo ripartire". Oggi il cinquantunenne Carmine Di Rocco non può allontanarsi da Pescara salvo scatenare le proteste dei pazienti del distretto sanitario di Montesilvano, riluttanti a privarsi dell'infermiere modello. E non conta che Carmine abbia sangue rom: da 20 anni è in prima linea al pronto soccorso, in sala operatoria, tra i tossicodipendenti del Sert.
"Ho studiato al liceo artistico, volevo fare l'architetto", racconta prendendo sulle spalle il piccolo Christian, il minore dei quattro figli. Dopo il corso da infermiere ha archiviato le ambizioni grafiche, riservando l'estro creativo alla batteria, dietro cui trascorre il tempo libero: "Da ragazzo mi è capitato di essere scartato a un colloquio di lavoro per il mio nome, inconfondibilmente rom. Ma da quando indosso il camice non mi sono mai sentito diverso, in ospedale siamo davvero tutti uguali".

Le notizie che arrivano dalla Francia lo rattristano. "Non è accettabile, cacciare quei poveracci è una forma di deportazione". Ma in Italia, dice, riesce a capire la diffidenza: "La cultura rom è cambiata. Una volta c'era un'etica, rubare per mangiare era accettato ma per arricchirsi no. Inoltre era impossibile trovare uno che spacciasse droga". Anche l'integrazione ha un prezzo, per tutti

Gianni: "Il mio cantiere premiato dall'onestà"
Per quanto si sgobbi è difficilissimo scardinare l'immagine del rom a bordo della Bmw scassata", osserva Gianni Bevilacqua e si accende una Marlboro. "Per carità, anche a me piace la Bmw", scherza indicando il duetto parcheggiato accanto alla Mercedes E220 nel cortile della villa a San Vito Chietino, sulla costa adriatica. Ha lavorato 20 anni per diventare l'imprenditore edile che oggi vanta 300 condomini in manutenzione, 60 cantieri, il restauro appena ultimato di una chiesa del vicinato e cinque operai di fiducia, nessuno dei quali in nero. Una personalità nella zona.

Ma non è stato sempre così. L'impresa più faticosa? "Vincere i pregiudizi", risponde senza pensarci. Quella di Gianni, 42 anni, polo arancione e jeans alla moda, è storia vissuta: "Ho avuto un'infanzia da nomade, senza una casa. Mio padre? Faceva il borseggiatore, doveva crescere un mucchio di figli e quando non c'è da mangiare non si può pensare al resto". Lui è venuto su senza guardare indietro, testa alta e rimboccarsi le maniche, la lezione che ripete ai due bambini: "Fatico da quando sono piccolo. Nessuno mi ha mai regalato niente, ho ottenuto fiducia in cambio d'onestà". Per questo racconta la sua esperienza, ma preferisce non essere fotografato: "Entro nelle case, il mio nome è una garanzia. Ma che succederebbe se l'associassero a un volto rom?". Impossibile distinguere la sua da quella dei concittadini. Eppure, chissà: "Sono italiano, un imprenditore italiano".

 
Di Fabrizio (del 22/09/2010 @ 09:52:55, in Italia, visitato 1804 volte)

La Nuova Sardegna

"Se torniamo in Bosnia ci uccideranno"
Preoccupazione tra le cinquanta famiglie che vivono in Riviera. Le prime arrivarono 35 anni fa, ora temono lo sgombero: "Berlusconi non può condannarci a morte"
di Nadia Cossu

ALGHERO
. Porta di corsa il giornale al marito: "Vedi? C'è scritto che Berlusconi è d'accordo con Sarkozy". I rom di Alghero hanno paura. Anzi: sono terrorizzati. "Se ci rimanderanno in Bosnia verremo ammazzati dai nostri stessi conterranei". Lo smantellamento dei campi irregolari annunciato dal governo francese preoccupa molto Jadranca e i suoi figli. Si sono già riuniti, hanno parlato tutti assieme, ieri, non appena in tv hanno sentito la notizia.

"Viviamo qui ad Alghero da 35 anni, siamo cittadini italiani e se anche noi, come i francesi, venissimo rimpatriati sarebbe una condanna a morte". Jadranca Sulemanovic, 45 anni, e suo figlio Davide, di 27, lo dicono chiaramente: "In Bosnia Erzegovina c'è molto razzismo, saremmo considerati come quelli che tornano dopo esser fuggiti quando il paese era in guerra. Ci farebbero fuori".

Ecco perché, comprensibilmente, l'angoscia cresce. Temono che il presidente Berlusconi si allinei alla politica del collega dell'Eliseo. E che il giro di vite contro rom e nomadi avviato in Francia, prima o poi arrivi anche in Italia. "Sarebbe un'assurdità, non possono farci questo. Ci tratterebbero come profughi".

Cinquanta famiglie, moltissimi bambini nel campo dell'Arenosu, a pochi chilometri da Fertilia. La diffidenza iniziale verso chi entra nel campo e si avvicina alle loro case svanisce quasi subito: "I nostri figli parlano italiano, non sanno una parola di slavo. Abbiamo la pediatra qui ad Alghero che segue i bambini da sempre, qualcuno ci aiuta tanto, altri ci considerano ladri e ci tengono a distanza ma tutto sommato stiamo bene qui". Davide ha avuto il quarto figlio tre giorni fa e il suo desiderio in questo momento è uno soltanto: "Trovare un lavoro". Si è rivolto al Comune ma per il momento è disoccupato. Ormai la Riviera del Corallo è casa loro e non vogliono andare via. "Quando arrivammo qui ad Alghero 35 anni fa - racconta Jadranca - eravamo tre famiglie, poi siamo cresciuti giorno dopo giorno e oggi in questo campo siamo una cinquantina di nuclei".

Lei, 45 anni, è fiera quando sottolinea: "I miei figli sono nati in Italia e sono italiani". Nove in tutto, distribuiti tra Cagliari, Olbia e Alghero. L'attaccamento alla Sardegna è forte e la sola idea di dover fare i bagagli su decisione del governo nazionale fa venir loro i brividi. "Mi può leggere a voce alta l'articolo del giornale?" chiede a un certo punto preoccupata la donna. Ha problemi di vista e tanta voglia di sapere. Quel passaggio in cui c'è scritto che il premier Silvio Berlusconi si è schierato con i francesi dicendo che l'Europa deve occuparsi subito della "questione rom", cattura l'attenzione. Porta il giornale al marito, seduto su una sedia, un po' defilato rispetto al resto della famiglia. Perché anche lui legga e si renda conto che le preoccupazioni delle donne non sono campate in aria. "È vero che ci sono molti nomadi che rubano, delinquenti. Ma non siamo tutti così e non è giusto che mandino via anche le persone oneste e ben integrate".

I piccoli vanno tutti a scuola o all'asilo. Una delle bambine gira per il campo con lo zainetto sulle spalle. "Non se lo toglie mai", dice la mamma con il sorriso. Alla sua età altri bambini stringerebbero tra le braccia le bambole. Lei no: ad accompagnarla nelle corse tra le macchine e le casupole del campo è solo una borsa con le penne e i quaderni dentro. "Oggi era il suo primo giorno di scuola e da stamattina non ha lasciato lo zainetto un solo istante".

Cosa direbbero al presidente Berlusconi? C'è un po' di pudore nel rispondere. Ai rom il premier sta simpatico. "Speriamo solo che non faccia come Sarkozy - azzarda alla fine Davide - Per noi sarebbe la rovina tornare in Bosnia". Poi non manca l'appello al comune di Alghero: "Quando ci daranno una nuova area? Avevano promesso uno spazio più decente e invece ci troviamo ancora in questa situazione". Di inaccettabile degrado.

(18 settembre 2010)

 
Di Fabrizio (del 24/09/2010 @ 09:34:28, in Italia, visitato 1774 volte)

Segnalazione di Marco Brazzoduro

"il manifesto", 17 settembre 2010 - Annamaria Rivera

Se almeno a sinistra si fosse capaci di fare esercizio di decentramento, forse si coglierebbero la gravità di ciò che accade in Europa e l'affinità con alcune delle tendenze che condussero alla catastrofe. E allora suonerebbe meno infondato l'allarme delle rare cassandre che da alcuni anni cercano di richiamare l'attenzione sul razzismo di massa che dilaga in Italia e in Europa e sulla temibile saldatura fra razzismo di Stato e razzismo popolare. Quando si prende di mira una minoranza (non una qualsiasi, ma i rom, cioè le vittime storiche, insieme agli ebrei, della discriminazione, della persecuzione e dello sterminio europei), attribuendole caratteri essenziali – che siano intesi come razziali, sociali o culturali è irrilevante - non si sa mai dove si va a finire. Quando si stigmatizza e si discrimina, si vessa e si perseguita quella minoranza negandole diritti umani fondamentali, in realtà mettendone in dubbio la stessa qualità umana, la strada è spianata per ogni genere di avventura autoritaria (per non dire totalitaria). Esemplare è il caso della patria dei Diritti dell'Uomo divenuta terreno delle scorrerie razziste di un mediocre presidente-sceriffo e dei suoi accoliti: ansiosi di sottrarre ai lepenisti lo scettro di difensori di legge-e-ordine, convinti di fronteggiare gli effetti sociali della crisi economica e la perdita di consenso con la frusta strategia del capro espiatorio, in ciò favoriti da chi a sinistra ha spianato loro la strada. Conviene ricordare che il primo disegno di legge "contro il velo islamico", in realtà contro i musulmani, fu presentato da un socialista; e che comunista è il presentatore della legge "contro il burqa", approvata dal parlamento francese pochi giorni fa. D'altra parte, nella sinistra italiana, non sono pochi/e coloro che vorrebbero "fare come la Francia", ignari/e, forse, di quanto veleno razzista ci sia nella coda di quelle leggi proibizioniste. Esse, in realtà, appartengono allo stesso ciclo che ha prodotto il grottesco dibattito sull'identità nazionale, in cui era implicito il disegno di fare "pulizia etnica", di liberare la nazione dalle impurità che la storia le ha lasciato in eredità. Pur di perseguirlo, Sarkozy e i suoi tradiscono la consueta compostezza francese, la lealtà formale verso le istituzioni europee, con uno stile grossolano da par loro, simili come sono ai governanti nostrani, con i quali anche in questa occasione hanno volentieri "giocato di sponda". Non ci sorprende troppo che a ripetere la volgare frase fatta "Se gli piacciono tanto – i 'negri', gli 'extracomunitari', gli 'zingari'- li accolga a casa sua" sia l'uomo della strada o il Beppe Grillo di turno (nel 2006 rivolse questo invito al ministro Ferrero; più tardi, con coerenza, definì i rom "una bomba a tempo"). Non è banale, invece, che la frase insultante sia indirizzata dal presidente della Repubblica di un importante paese europeo a una autorevole rappresentante delle istituzioni europee. Non è solo una caduta di stile; è il segno che il razzismo a tal punto è stato detabuizzato da divenire forma della politica, per citare Alberto Burgio. In Italia ciò è avvenuto da più lungo tempo, col concorso decisivo di quei "razzisti democratici" che, tra una strage di profughi albanesi e un consiglio di guerra sulla "piaga" dei rom, hanno costruito le tessere che altri hanno composto per farne, appunto, forma della politica. Questa forma non può produrre altro che barbarie. Ed è perciò che la condizione primaria per qualsiasi progetto di ricomposizione della sinistra, o solo di alleanza in difesa della democrazia, è che al primo punto vi siano l'impegno antirazzista e la difesa incondizionata dei diritti dei rom, dei migranti, dei profughi.

Commenti all'articolo:

• rossoverde, ma di che sinistra parli?? ma non lo vedi che ormai i poveri, i lavoratori, gli operai, sono quasi tutti di destra, perché la destra sta dalla loro parte?? non lo vedi che ormai quelli di sinistra sono solo ricchi e intellettuali che se lo possono permettere e che si vogliono sentire più buoni? la sinistra ha perso ogni contatto con la gente!!!!!!!!!!!!!! la sinistra invece di stare dalla parte del cittadino non fa che accusarlo di razzismo! il cittadino lo fa sentire un imputato! 17-09-2010 19:54 - bruno
• xPaolo. Nessun commento e' fuori luogo come il suo .L'articolo di Annamaria RIVERA , non e' delirante. In riferimento al commento, definito, esilerante, forse dovrebbe essere Lei piu' aperto con le opinioni altrui.FORSE e' offeso per il richiamo al razzismo che fu l'espressione piu' raccapriciante del nazismo e fascismo . FORSE non condivide la condanna storica del nazifascismo?A proposito dell'intelettualmente scorretto o fuori luogo, sono sempre da comparare con le politiche razziste di ogni tipo per chi conosce la storia ed e' un sincero democratico non trova certo il richiamo ai delitti nazisti :ne esileranti ne deliranti. 17-09-2010 19:11 - pasquino
• e chi glielo dà un lavoro a un rom? il rom fa da capro espiatorio per la crisi della società del lavoro. si comincia da lui poi si arriva a tutti gli improduttivi (incapaci, inferiori), in quanto sottouomini, fino all'ebreo, in quanto, invece, superuomo (speculatore parassita). l'articolo sbaglia in una cosa, nell'evocare il rischio di un totalitarismo. infatti, con la crisi chi lo finanzia il controllo statale totale sulla società? la dinamica è in realtà quella della decomposizione istituzionale e all'esclusione sociale secondo criteri liberalconcorrenziali ovvero socialdarwinisti. 17-09-2010 18:32 - lpz
• io non scomodo esempi storici della prima parte del 900, vorrei far notare anche a chi dice che i zingari sono ladri che i zingari non fanno furti in banca ma fanno piccoli furtarelli,mentre sarkozy è attualmente accusato di ben altri furti, cioè come al solito "i piccoli ladri sono impiccati dai grandi ladroni". inoltre chiederei a chi a scritto male dei rom nei loro commenti, se loro assumerebbero mai dei rom? è vero che i rom rubbano ma è anche vero che a causa del razzismo non hanno altra alternativa al furto. inoltre vorrei far notare che quella dei rom è una minoranza che non ha alcun riconoscimento, e nessuna tutela da parte dello stato italiano che non tutela la loro lingua o la loro cultura. per quanto riguarda l'articolo trovo che alcuni paralleli con gli islamici sono eccessivi non vorrei un domani ritrovarmi in un paese in mano a degli esaltati religiosi come quelli che danno fuoco alle scuole cattoliche in india. noi di sinistra dovremmo difendere il laicismo e non i religiosi che come possono ci danno a dosso avete mai chiesto a un mussulmano cosa penza di un ateo? non sono molto diversi dai cattolici che non vogliono che facciamo sesso, che ci vorrebbero trattenere in vita anche se ormai siamo spacciati senza parlare dell'omosessualità etc. 17-09-2010 18:28 - massi
• Io credo che l'unica,per quanto improbabilissima, possibilità che abbiamo,noi e loro,stia in un divenire Rom (chi ha orecchie per capire capisca) del mondo,vista l'inutilità di provvedimenti legislativi e altre amenità varie.Ogni altra ipotesi essendo solo patetica esibizione di volontarismo ingenuo. 17-09-2010 17:54 - Stefano
• scrivo alle 17.35: a questo momento ci sono 11 commenti su questa notizia, 2 sul diluvio in Pakistan e 2 sul taglio degli insegnati di sostegno. Mi sembra molto significativo. Interessano molto le chiacchere a vuoto sulla sorte dei Rom bulgari e romeni, che vengono "deportati" con un contributo di circa 300 euro a persona e fra 15 giorni saranno di nuovo in Francia, dove saranno di nuovo deportati con gettone di presenza e così via, almeno fino alle presidenziali francesi del 2012. La catastrofe biblica del Pakistan e i problemi dei disabili interessano molto meno: loro non vengono deportati come ai tempi di Vichy. Per coloro i quali volessero un'informazione esauriente sulla "deportazione" dei Rom, consiglio di leggere Le Canard Enchainè delle ultime settimane, che riporta il problema alla sua reale dimensione. dario gasparini 17-09-2010 17:43 - dario gasparini
• Deliranti se non esilaranti l'articolo e certi commenti. Niente di più logicamenete e intellettualmente scorretto dell'atteggiamento di chi agita il nazismo per la questione dei Rom in Francia. Nazismo a parte, accusa che non serve confutare perché evidentemente fuori luogo, concordo anche con chi tra i lettori ha detto che non si tratta di razzismo, ma tutela di una legalità e di uguaglianza di doveri oltre che di diritti. tanto per rispondere a chi parla di questi ultimi, i diritti sono inalienabili e i Rom NON possono scegliere di non educare i figli (diritto all'eduzaciopne), di NON lavorare (diritto al lavoro) , di NON vivere in condizioni insalubri e disgustose (diritto alla salute) cosi come NON possono ledere continuamente i diritti altrui dedicandosi allo sfruttamento, al furto e altro. Il puntop semmai è che se tra 15000 Rom ce ne sono 150 che non vivono in contrasto alle norme, leggi e usi della società in cui si trovano, purtroppo vengono messi nello stesso calderone degli altri 14850... Ma come proliferano in Italia le associazioni e movimenti antimafia per cui anche se non obietterei a vedere espellere dalla Germania i 2000 e più mafiosi li rifugiati non mi piace che tutti gli italiani siano accomunati ai mafiosi, perché non ci sono movimenti di Rom che denunciano e si distanziano APERTAMENTE da comportamenti illegali? Non sarà che la società Rom non è nemmeno così democratica?
Quanto all legge sul velo, siamo alla follia : adesso la legge sarebbe CONTRO le donne islamiche... patetico, sentire certi commenti da chi si è riempito la bocca delle parole delle lotte per l'emancipazione della donna! Quante donne musulmane vogliono portare il velo ma non potranno, in rapporto a quante NON volevano portarlo ed erano costrette?? Siamo seri, le leggi hanno sempre un carattere di generalità. Lenin avrà anche voluto 'educare' i musulmani, ma non è che allora era un 'esportare di civiltà' ante litteram? Aho, come diciamo a Roma, ma che le cose si vedono sempre in solo senso? E come pensava di proteggere le donne dalle imposizioni dei loro uomini, nell'attesa che questi capissero e si illuminassero? E poi, è giusto voler cambiare laa cultura di qualcuno o forse meglio lasciare le idee libere sotto però una legge da rispettare?
Oltretutto è nuovamente una operazione di inganno intellettuale dire che una legge che ha pienamente giustificata applicazione su un vasto campo di situazioni (la copertura del viso in luogo pubblico) per il solo fatto che una sottocategoria di casi ricada nel suo campo (il velo islamico) sia ad hoc intesa per questa categoria più ristretta. Avrei preferito contrapporre argomentazioni almeno più serie, tipo : come si farà quando nel Nord della Francia in un inverno freddo e temepestoso migliaia di persone porteranno le loro sciarpe e passamanontagna per proteggersi dal freddo? (questa battuta è mia e i militanti pro-velo non potranno usarla...pena fare la figura di persona di scarsa immaginazione). Tra i film che invito a vedere c'è 'La Crise' , film francese di qualche anno fa (il dialogo tra il parlamentare socialista e l'abitante di Saint Denis). 17-09-2010 17:18 - Paolo
• Purtroppo che i rom siano sovente dediti a furti e crimini vari non é un luogo comune (lo é quello che rapiscono i bambini) e neppure é un luogo comune quello che la loro cultura sia ormai incompatibile con la vita civile. Bisogna evitare le deportazioni, questo é ovvio, ma occorre imporre loro di osservare le regole e cercare lavori onesti, altrimenti il loro rimpatruio mi sembra inevitabile. Quanto al burqa va vietato senza esitare: rappresenta una barbarie che nulla ha a che fare peraltro con il Corano, che prescrive soltanto la copertura del capo. Essere di sinistra non significa ad ogni costo giustificare "culture" che sono soltanto ignobili barbarie di persone violente ed oscurantiste. 17-09-2010 17:06 - roberto
• ok. dovrei essere di sinistra (non oso scomodare il termine comunista) e quindi a priori condanno quello che sta avvenedo in Francia contro i Rom (ed è avvenuto qui da noi a Roma, a Milano ecc.) e le dichiarazioni dei rappresentanti dei partiti che governano l'italia.
Vorrei però sapere come possiamo fare noi di sinistra a dimostrare ai milioni di italiani che li considerano il male assoluto, che invece sono persone da rispettare e che dovremmo impegnarci per la loro integrazione.
Come faccio a sostenere che dovrebbero essere costruiti per loro luoghi di accoglienza civili, che dovrebbero essere ipossibile per loro trovare lavori normali, che i loro figli dovrebbero avere una scolarizzazione, quando per via della crisi viene tagliato il walfare, c'è un tasso di disocupazione altissimo (credo ben oltre l'8,5% dichiarato), la nostra scuola publica cade a pezzi.
Potete informarmi se l'europa mette a disposizioni per ogno governo fondi per aiutare i popoli migranti.?
C'è una statistica che può contradire il luogo comune che i furti vengono conpiuti in gran parte dai Rom, e a seguire dagli altri immigrati ?
Scusandomi per la confusione, chiederei che qualcuno del giornale rispondesse a questi miei dubbi (avete la mia mail).
Grazie e ciao
Lodovico 17-09-2010 16:13 - lodovico
• Ma perchè si insiste a dire che quelli di sinistra tollerano tutto accettano tutto.. Quelli di sinistra non tollerano i ladri e gli sfruttatori di bambini e della prostituzione. Quelli di sinistra Pariolina li accettano, quelli che mangiano in barca e vestono Prada li tollerano. Quelli di sinistra VERA che vivono nelle periferie e li conoscono molto bene, non tollerano certe schifezze. E per fortuna sono la maggioranza delle persone di sinistra. 17-09-2010 16:04 - rossoverde
• mariani maurizio e tutti coloro che approvano l'articolo ci dovrebbe dire se secondo loro è logico tollerare persone che si rifiutano di lavorare x mantenersi. che insegnano ai loro figli a chiedere l'elemosina anzichè andare a scuola o lavorare. il punto è semplice: non prevedono di mantenersi da soli. ovvero: ci sono delle persone, tipicamente i rom, che partono pensando che x tutta la vita li dovranno mantenere gli altri. gradirei che qualcuno mi spiegasse che c'entra questo col razzismo. il punto è: se vuoi vivere qui, mi devi spiegare che fai x mantenerti e che conti di far fare ai tuoi figli. mi sembra semplice. a sinistra non sapete fare altro che accusare tutti di razzismo insensatamente e ignorare i problemi. i razzisti sono i musulmani, mille volte più di chiunque altro. ma voi non sapete fare altro che concedere di tutto agli altri ed accusare gli italiani di razzismo anche quando non c'entra NULLA. altro che operai: tra un pò a sinistra non ci votano più neanche gli spazzini. 17-09-2010 15:25 - bruno
• Nom credo di essere razzista se pongo una questione di civilta' nei confronti dei rom come popolo itinerante e appartenente ai zingari dell' est Europa. Credo che il loro modo di concepire la societa' non e' per nulla eguale alla popolazione, europea ed e' per questo che sono ritenuti non conformi al nostro modo di vivere e lavorare. Non possono fare quello che gli garba ma debbono sottostare alle leggi del paese che gli ospita. Perche 'questo popolo sara' eternamente OSPITE di qualche territorio europeo.Ma e' un popolo che ha i suoi diritti ma anche i doveri . Che li rispetti!!!!! In ogni paese europeo si costruiscano dei campi "Attrezzati" ma non si puo',permettere accampamenti abusivi. Noi europei abbiamo subito il nazifascismo, con i campi di sterminio che oltre,ai sei milioni di ebrei , e a centinaia di migliaia di antifascisti ;comunisti , socialisti e democratici, ci furono anche gli zingari, finiti nelle camere a gas. Ho citato il massacro degli innocenti vittime dei nazifascisti per ricordare come il razzismo, possa essere crudele nei confronti dei <>, che un olocausto cosi feroce nella storia dell'umanita' non vi e' traccia. Questo e' un monito a tutti quei governi che vorrebbero risolvere la <>e immigrazione extra comunitaria con l'espulsione di massa che poi si tradurrebbe con la cacciata di persone, che cercano in Europa una vita migliore. Credo che la migliore soluzione sia regolamentare questi flussi con leggi che tutti i migranti debbono rispettare assieme ai governi dei paesi ospitanti. 17-09-2010 15:01 - pasquino
• Vorrei suggerire la visione di un film bellisssimo di Dziga Vertov: Kino Eye / Three Songs About Lenin (non conosco il titolo italiano ammesso che ci sia).
Il Film e' del 1924 e la rivoluzione era fresca. Si narra, tra l'altro, del tentativo di elevare il livello culturale delle donne mussulmane in una regione del Turkistan. Nessuna proibizione, solo letture e cultura. Ma, si sa, Lenin era un barbaro e amava veder morire i bambini.
Vorrei aggiungere che i reati, da chiunque commessi, zingari o meno, debbono/dovrebbero essere puniti in accordo con la legge senza giustificazioni, me le deportazioni sono un'altra cosa e certamente non appartengono al concetto di civilta'. 17-09-2010 14:24 - Murmillus
• "Quando si prende di mira una minoranza attribuendole caratteri essenziali - che siano intesi come razziali, sociali o culturali è irrilevante- non si sa mai dove si va a finire."
Invece sì. 17-09-2010 13:50 - Eduard Khil
• Sicuramente è il miglior articolo che ho letto su questa vicenda. L'analisi della situazione è perfetta e descrive un dato di fatto. Non voglio dare dei giudizi su Sarkozy solo per paura che il commento non mi venga pubblicato. Spero soltanto che l'ONU, che rappresenta il diritto internazionale, intervenga con più forza su questa sporca vicenda. L'emarginazione dei rom è un problema politico che riguarda tutti gli stati membri, ma le dichiarazioni di Sarkozy sul "teneteli voi" mi hanno veramente scioccato. Credo che il governo francese, così come quello italiano, rappresentano in maniera inequivocabile il loro elettorato. La crisi economica ha generato una fobia razzista secondo la quale è lo straniero che toglie lavoro e fa pagare più tasse. Le persone intelligenti sanno che non è così, e sanno perfettamente di chi è la colpa. Non esiste più una politica economica di sviluppo, ed è questa la ragione della crisi economica. Sia in Francia sia in Italia, la sinistra non riesce a rialzarsi dopo la caduta del muro di Berlino. Da quando cioè non c'è più quella legittimazione esterna che le veniva data dall'U.R.S.S. Senza soldi non si fa politica, e la sinistra non ha più casse, mentre invece i conservatori prendono mucchi di soldi dai capitalisti. La classe dei lavoratori è senza una rappresentanza forte ormai da diversi anni, e questi sono i risultati. 17-09-2010 13:43 - Marx
• La Francia razzista.
La Padania in mano a un pazzo che parla di orrori del passato.
Un Berlusconi che plaude a tante canaglie e ne prende le difese come se fosse lui l'ispiratore di questa nuova stagione di nazzismo.
Nessuno che ha orrore di se stesso.Facce di gente che si sente brava e anche cristiana.
Facce di persone che non hanno mai guardato dentro di loro.
Scommetto che se si fermassero a guardarsi avrebbero un sussulto che li farebbe apparire come l'omino del dipinto di Munch.Il giorno che quel cornuto del nano francese si vedrà com'è veramente,penso che si impiccherà a un trave della Torre.
Il nazzismo è stato fatto da gente così. Hitler ha potuto prosperare, perche vi erano persone come i nostri nanetti che gli battevano le mani e lo salutavano come un DUCE.
L'orrore sta tornando e attacca come una peste.Ieri i mussulmani e le loro donne,oggi i zingari e i stranieri poveri,domani gli ebrei. Anche se oggi sono amati e rispettati perche hanno un mare di soldi.
Gli ebrei quando si afferma il nazzismo, diventano rapidamente i primi obbiettivi del popolo.
Già si sentono, per le strade di Roma,i bisbigli d'avanti le lussuose bottece degli ebrei.Un chiacchiericcio in sordina,che però diventa sempre più udibile e più forte.
Il nazzismo non si fermerà ai soli zingari,vedrete...! 17-09-2010 13:41 - mariani maurizio
• anche noi dobbiamo cambiare le nostre parole d'ordine però.
parlare di difesa dei diritti per i rom non ha senso, visto che in pratica non ne hanno affatto!
stessa cosa per gli immigrati, sono completamente vessati dalla nostra legislazione.
Più che difendere-resistere qui ci sarebbe da costruire 17-09-2010 12:42 - uitko
• ho 44 anni per cui certe fasi drammatiche della storia non le ho vissute di persona ma ho una frase che mia nonna/partigiana mi diceva" stai attento perchè il morbo del nazi\fascismo non è morto è solo nascosto in attesa del momento fertile per esplodere con forme diverse ma non meno drammatiche,e di questo te ne accoegerai quando cominceranno a colpire rom omossessuali ed ebrei,prima in forme soft per far si che la gente assorbisca bene la cosa per poi esplodere con violenza. per cui stai sempre all'erta" domanda: siamo a questo punto? 17-09-2010 12:18 - mauro
• Sul burqua sarei un tantino meno tollerante,ma solo per far capire ad un cittadino mussulmano che coprire il volto di una donna è contro ogni logica anche religiosa.Del resto rimango inorridito al pensiero che una guerra mondiale potrebbe essere scatenata dalle stesse motivazioni del medioevo.Rimangono irrisolti (e certamente questo stallo fa comodo alle lobby dei produttori di armi)il conflitto palestinese,afgano,ma ci sono guerre dimenticate come quella somala che avvolge nel manto nero altri popoli del centroafrica.Sulle radici della xenofobia nostrana credo che ci siano indubbie reminescenze ideologiche fasciste,che mai come oggi stanno trovando nuova linfa nelle farneticanti dichiarazioni di politici leghisti. L'anacronistica pretesa di costoro consiste,da quel che sembra emergere,di omologarsi ad una sorta di svizzera trasformando il Nord in 3 o 4 cantoni marcare i confini che frammentano la penisola.In sintesi per questi deficitari militanti significa resettare 200 anni di stori,migliaia di ragazzi morti per realizzare il sogno di una nazione unita più gli 800.000 militari ,giovanissimi,dilaniati dalle mitraglie austriache.Si preferisce abbandonare il povero piuttosto che fare un analisi seria che metta in evidenza le propie contraddizoni,il cosidetto federalismo di Bossi e compagnia consiste in questo,far resuscitare i fantasmi del nazifascismo,laddove non c'è riuscito valerio borghese,licio gelli e tutta la P2 sta per diventae l'obiettivo per il criminale sodalizio leghista . 17-09-2010 12:04 - gennaro -avellino-

 
Di Fabrizio (del 25/09/2010 @ 09:35:29, in Italia, visitato 2495 volte)

Allora... mentre a Milano la sinistra non sa cosa dire (che novità!) sui "nomadi" il Comune è nella confusione più totale:

  • da un lato dice di non volere più campi sosta in città, dall'altro vuole costruirne uno per 600 persone a rotazione (in pratica, un Triboniano 2 senza politiche di integrazione);
  • un comitato leghista ha raccolto 10.000 firme contro gli stessi leghisti che siedono in consiglio comunale;
  • la maggioranza in consiglio si spacca perché d'improvviso ha scoperto che il piano finanziato dal ministro Maroni prevedeva anche di consegnare ben 25 case ai Rom che lasceranno il campo;
  • per finire il finanziamento del piano scade al 31 dicembre, e dopo un anno e mezzo che se ne parla, ancora non si è mosso niente.

Insomma, se il paragone non vi sembra azzardato, la situazione sembra una ripetizione di quella dell'EXPO 2015: chiacchiere, un casino di soldi in ballo, a cui nessuno vuole rinunciare, anche se non c'è uno straccio di idea su come giustificarne la spesa.

Così, con le elezioni che si avvicinano, CronacaQui (giornale noto per la sua indipendenza di giudizio) non trova di meglio che prendersela con don Colmegna, che sarà pure un volpone, ma in mezzo a questa gentaglia deve in qualche modo sopravvivere.

ULTIM'ORA

Mannaggia! Devo imparare a stare attento a come scrivo: avevo appena affermato che dopo un anno e mezzo non succedeva niente, ed ecco il fulmine a ciel sereno...

COMUNICATO STAMPA con preghiera di diffusione

Milano, 24 settembre 2010
La presente viene inviata a nome delle famiglie di Rom italiani che da oltre 20 anni abitano nel campo comunale di via Idro 62. Dal maggio dell'anno scorso si parla dello sgombero del nostro campo, ma in tutto questo tempo nessuno ci ha mai detto quando e come sarebbe avvenuto lo sgombero, e soprattutto quale sarebbe stato il nostro destino, di cittadini italiani che in questa zona risiedono, lavorano, mandano a scuola i figli.
Questa mattina si sono presentati i vigili, notificando ad una ventina di famiglie (la quasi totalità del campo) un vero e proprio avviso di sfratto, esecutivo entro 48 ore.
Difatti, in base ad una interpretazione del "Regolamento delle aree destinate ai nomadi nel territorio del Comune di Milano" [art. 12 par. a)], consegnatoci l'anno scorso, chi ha commesso reati perde "l'autorizzazione all'ammissione e permanenza" nel campo e "l'assegnazione del modulo abitativo", e con lui tutto il nucleo famigliare. 
Questo Regolamento è stato oggetto di diverse contestazioni, sia a livello italiano che da parte della Comunità Europea. Nessuno di quanti hanno ricevuto la notifica si è mai macchiato di reati particolarmente gravi, trattasi in buona parte di reati giudicati sospesi o di accattonaggio. A qualcuno vengono addirittura contestati reati commessi negli anni '70. Reati comunque antecedenti l'entrata in vigore di questo regolamento.
E' una misura a nostro giudizio crudele e ingiusta, soprattutto quando riguarda tutto il nucleo famigliare. I nostri bambini hanno appena ricominciato l'anno scolastico. E' lesivo dei diritti fondamentali della persona.
Noi, cittadini italiani, non abbiamo alcun posto dove andare, né riusciremo a trovarlo in 48 ore. A meno di non doverci accampare per protesta davanti a Palazzo Marino o alla Casa della Carità.

 
Le famiglie del campo comunale di via Idro 62

 
Per informazioni:
Fabrizio Casavola, 347-717.96.02 info@sivola.net
Antonio Braidic, 338-771.28.56
 
Di Fabrizio (del 26/09/2010 @ 09:54:30, in Italia, visitato 2623 volte)

Segnalazione di Ernesto Rossi

Visita del Servizio Civile Internazionale al Terradeo

A Buccinasco, alle porte di Milano, è in corso da anni un avanzato esperimento, volto a consolidare l'inclusione sociale di un'ampia famiglia di Sinti lombardi (ex giostrai), già presenti nel Comune dal 1980, e ivi residenti dal 1991, benché qualcuno continui strumentalmente ad agitare il mito dei 'nomadi'. La sperimentazione ha coinvolto, in vent'anni, diverse Amministrazioni di diverso orientamento, le quali hanno mantenuto una costante positiva attenzione. Al punto che esiste in Comune un tavolo, presieduto da un assessore, per affrontare i problemi della comunità sinta. E vi è un finanziamento, disposto nel 2009 coi fondi del Ministero dell'Interno, e gestito dal Prefetto, per completare i lavori nel Quartiere Terradeo, come localmente si chiama il villaggio sinto.

Improvvisamente, in estate, questa vicenda è salita a pretestuosi onori di cronaca, a causa d'una interrogazione in Consiglio regionale, basata evidentemente su informazioni inesatte, sull'esistenza, in terreno di proprietà comunale, nel Parco Sud, di alcune casette di legno senza fondamenta (arditamente definite 'ville'!), in attesa di formale autorizzazione. Realizzate fra il 1994 e il 2004, documentate al Parco e alla Prefettura, su di esse, non certo per responsabilità dei sinti, ancora non è stato raggiunto un accordo di regolarizzazione, secondo le leggi vigenti, nonostante una procedura avviata più volte, dal centrosinistra e poi dal centrodestra.

L'area è stata assegnata con delibera (1994, centrodestra); vi è un contratto decennale tra famiglie e Comune, che prevede diritti e doveri dei contraenti (2005, centrosinistra); il campo è stato ampliato e ristrutturato secondo gli standard dei campeggi; la Provincia ha finanziato blocco servizi, collegamenti acquedotto e fogne.

La comunità è ben inserita, seguita da un'assistente sociale e da una sanitaria, oltre che dall'associazione creata da sinti e volontari. Non v'è nessun problema di convivenza, né di scolarizzazione (quest'anno due ragazzi alle superiori), quelli di salute sono nella norma; non c'erano quasi più nemmeno problemi di lavoro: ne sono tornati a causa della crisi, tanto che abbiamo avuto persino un cassintegrato. Pressoché unanime il sostegno delle forze politiche locali e di buona parte della popolazione.

Ma c'è chi vorrebbe caricare sulle spalle deboli d'una minoranza, spesso (ma non qui!) emarginata, il mancato risultato d'una serie di procedure avviate da anni da più amministrazioni, che senza inevitabili lungaggini burocratiche avrebbero già risolto il problema.

Che questo possa essere il principale problema di Buccinasco, può pensarlo solo chi chiude gli occhi su ben altre questioni. Ma forse molti italiani sono migliori di certi amministratori.

Buccinasco, 20.09.2010

"Apertamente di Buccinasco"
costituita il 13 novembre 2006, registrata a Milano l'8 marzo 2007, n.1753, serie 3. Codice fiscale 97459790156

info e documentazione e partecipazione a incontri, a disposizione di quanti ne facciano richiesta a:
Ernesto Rossi, Presidente, cell.3338628466, meg.rossi@tin.it - Augusto Luisi, Consigliere, cell.3355324525, luisibuc@gmail.com

 
Di Fabrizio (del 26/09/2010 @ 22:48:26, in Italia, visitato 2290 volte)

Venerdì scorso, nel tardo pomeriggio,è stato recapitato da Agenti del Comando di Polizia Locale un provvedimento di espulsione dal campo comunale di via Idro alla quasi totalità delle persone regolarmente residenti, oltre un centinaio, tutti Rom italiani, che entro 48 ore dovrebbero abbandonare l'area in assenza di qualsiasi altra alternativa abitativa.

Il provvedimento, a firma del Direttore Centrale alle Politiche Sociale, Carmela Madafferi, una delle più chiacchierate Dirigenti dell'Amministrazione Comunale, in applicazione del Regolamento dei campi nomadi comunali, contesta ad alcune dei soggetti presenti la responsabilità di piccoli reati personali addirittura risalenti a 25 anni fa!!!, estendendo quindi gli effetti "previsti" a tutti gli appartenenti il nucleo familiare (ma i "reati" sono perseguibili, in genere dall'Autorità Giudiziaria…, personalmente o collettivamente nel nostro Paese???).

In pratica, da domani mattina, oltre cento persone, bambini che da anni frequentano le scuole della zone, adulti, anziani e ammalati dovrebbero abbandonare le case che abitano dall'inizio degli anni '90 (ma la loro permanenza in zona è attestata addirittura dai primi anni '70).

Chiediamo che la vicenda venga portata al più presto all'attenzione del Consiglio Comunale perché né sospenda l'esecutività e poi né disponga il ritiro.

Denunciamo uno degli atti di violenza amministrativa più grave che stia per essere commesso ai danni di cittadini milanesi, dalle conseguenze imprevedibili sul piano sociale e in palese contrasto con tutte le più elementari norme del diritto civile, inutile ad affrontare "l'emergenza nomadi" (che recentemente anche il Ministro degli Interni Maroni ha definito "conclusa"), indecente sul piano morale.

Chiediamo che venga fatta luce sugli interessi che gravitano sull'area in questione (quella di via Idro), i costi di realizzazione di eventuali nuove opere di "assistenza" e i beneficiari, poiché riteniamo che la "cacciata", ma qui sarebbe meglio dire la "deportazione" dei cittadini rom milanesi sia anche strettamente legata all'oscuro intreccio di interessi privati e pubblici, "caritatevoli" e non, ai danni dei soggetti più deboli della città.

Il Direttivo Opera Nomadi Milano

Associazione Opera Nomadi
Milano Onlus
Via De Pretis n. 13
0284891841 - 3393684212
20142 Milano
C.F. 97056140151
www.operanomadimilano.org
operanomadimilano@tiscali.it

 
Di Fabrizio (del 27/09/2010 @ 09:09:46, in Italia, visitato 1988 volte)

Segnalazione di Marco Brazzoduro

Associazione per la difesa dei diritti dell'infanzia - www.21luglio.com

COMUNICATO STAMPA
Roma: l'Associazione 21 luglio chiede la sospensione del piano di sgomberi perché viola i diritti dell'infanzia rom

Il 30 agosto 2010, a Roma, a seguito di un rogo nell'insediamento informale de La Muratella che aveva provocato la morte di un bambino rom di tre anni, è stato convocato un vertice in prefettura sullo stato del Piano Nomadi della capitale e sullo sgombero degli "insediamenti abusivi". A conclusione del vertice è stato comunicato che nella settimana successiva sarebbe iniziato lo sgombero dei 209 insediamenti informali della capitale censiti dalla polizia municipale. Gli sgomberi dovrebbero coinvolgere almeno duemila persone, tra cui, secondo una stima dell'Associazione 21 luglio, circa 800 sarebbero minori.

"Abbiamo predisposto un piano per la chiusura progressiva degli accampamenti abusivi, offrendo accoglienza a tutti quelli che ne hanno bisogno- ha spiegato alla stampa un rappresentante dell'amministrazione comunale - Un'assistenza alloggiativa verrà garantita almeno per le donne e i bambini" (La Repubblica, 30 agosto 2010). Durante un incontro con l'Associazione 21 luglio un altro rappresentante dell'amministrazione comunale ha chiarito che l'obiettivo degli sgomberi è quello di "rincorrere gli sgomberati" per rispondere alla "pressione della pubblica opinione".

Le operazioni di sgombero sono iniziate mercoledì 8 settembre vicino il Ponte delle Valli (IV Municipio) proseguendo, secondo programma, con il ritmo di 3-4 sgomberi a settimana.

Gli osservatori dell'Associazione 21 luglio hanno seguito alcune operazioni di sgombero per individuare i tempi e le modalità di intervento. Il personale del comune di Roma ha proposto sistemazioni alternative che prevedevano la divisione delle famiglie. Alle donne e ai bambini sgomberati è stata offerta l'accoglienza all'interno dei circuiti assistenziali del comune di Roma. Secondo le informazioni raccolte dall'Associazione 21 luglio la maggior parte delle famiglie sgomberate sono state ospitate presso l'edificio dell'ex ente Cellulosa di via Salaria, 971 che già dal 12 novembre 2009 aveva accolto centinaia di rom provenienti dall'insediamento informale di Casilino 700, da altri insediamenti della capitale (Centocelle, via Labaro, via Papiria, via Naide, via Dameta) e dalla struttura di accoglienza di via Amarilli.

Il 29 giugno di quest'anno l'Associazione 21 luglio aveva segnalato in un comunicato stampa diverse violazioni dei diritti dei minori all'interno della struttura formulando raccomandazioni al sindaco della città di Roma. Successivamente un rappresentante del comune di Roma ha assicurato in un'intervista radiofonica che all'interno del centro di Via Salaria, 971 veniva garantita a tutti un'adeguata assistenza sanitaria e socio-legale e che si era provveduto a "creare separè tra uomini e donne".

L'Associazione 21 luglio ha quindi raccolto testimonianze, interviste e materiale documentale dai rom ospitati.

Attualmente gli ospiti sono circa 300, tutti rom di cittadinanza romena. I 170 minori stimati dall'associazione vivono con le loro famiglie in sei stanzoni. Non essendoci pareti divisorie ogni famiglia ha utilizzato stracci e teli di nylon per salvaguardare la propria privacy. L'aria è insalubre per il poco ricambio e la scarsa luminosità mentre vistose macchie di umidità sul soffitto testimoniano le infiltrazioni di acqua che, quando piove, allaga il pavimento. Alcune giovani mamme con figli neonati hanno affermato di non ricevere pannolini, latte in polvere ed omogeneizzati di cui necessitano. Tutti gli ospiti intervistati hanno segnalato la pessima condizione dei servizi igienici, delle docce e dei lavabo. Sono state raccolte testimonianze sui mucchi di immondizia e masserizie depositate all'esterno e non raccolte dagli addetti alle pulizie. Nelle camerate la luce viene spesso lasciata accesa tutta la notte. La sicurezza della struttura è affidata a giovani dipendenti di una cooperativa specializzata in giardinaggio senza alcuna esperienza in ambito sociale. Per i bambini mancano spazi per il gioco, per lo studio e per le attività ludico-formative. Le norme per la sicurezza sono totalmente violate ed i venti rom trasferiti dall'insediamento informale de La Muratella dopo il rogo in cui era deceduto il bambino di tre anni, corrono probabilmente gli stessi rischi di incendio di quelli che avrebbero corso nelle baracche in cui alloggiavano.

Per tutti i minori il processo di scolarizzazione era stato drasticamente interrotto nell'anno scolastico 2009-2010. Quest'anno, nella prima settimana dall'apertura delle scuole, risulta che siano solo 10 i minori frequentanti la vicina scuola di Castel Giubileo. Gli ospiti hanno riferito di non ricevere alcun tipo di assistenza sociale e/o legale.

Nel corso dei numerosi contatti con le famiglie accolte si è constatato che la struttura di accoglienza di via Salaria, 971 è probabilmente l'unica struttura del comune di Roma in cui l'accesso viene negato senza l'autorizzazione rilasciata dal V Dipartimento del Comune di Roma. Secondo le informazioni e la documentazione raccolta, la struttura sembra non essere in possesso dei requisiti previsti dalla legge regionale n. 41/2003, che disciplina l'ambito delle strutture di accoglienza sul territorio laziale, e non rispettare le disposizioni previste dalla normativa vigente in materia edilizia, igienico-sanitaria e di prevenzione incendi. In assenza di una specifica assistenza socio-legale sicuramente non vi è un chiaro percorso progettuale familiare che orienti e tuteli il futuro dei nuclei accolti.

Giova a questo punto ricordare che la Convenzione Internazionale per i diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza di New York dispone che:

"gli Stati devono garantire il diritto alla vita alla sopravvivenza e allo sviluppo del fanciullo" (art. 6)

"gli Stati parti devono riconoscere il diritto di ogni fanciullo a un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale (…). Gli Stati parti adottano adeguati provvedimenti, in considerazione delle condizioni nazionali e compatibilmente con i loro mezzi, per aiutare i genitori e altre persone aventi la custodia del fanciullo ad attuare questo diritto e offrono, se del caso, un'assistenza materiale e programmi di sostegno […]. ( art. 27).

Di fatto le violazione dei diritti segnalate all'interno dell'ex cartiera di via Salaria contravvengono anche l'articolo 30 della Carta Sociale Europea secondo il quale "ogni persona ha diritto alla protezione dalla povertà e dall'emarginazione sociale".

L'Associazione 21 luglio chiede al sindaco della città di Roma on. Gianni Alemanno che:

1. VENGA SOSPESO IL PIANO DI SGOMBERI in quanto non prevede una reale situazione alternativa così come previsto dalle convenzioni internazionali.

2. All'interno del Centro di Via Salaria, 971 siano pienamente rispettati i DIRITTI DEI MINORI in conformità alla Convezione ONU sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza e alle altre norme internazionali e nazionali, e in particolare che in ogni provvedimento riguardante i minorenni si tenga conto del "superiore interesse del minore" come considerazione preminente rispetto ad ogni altra;

3. Siano adottate tutte le misure necessarie perché ai minori rom presenti nella struttura di via Salaria, 971 siano garantiti LA STESSA PROTEZIONE E GLI STESSI DIRITTI riconosciuti ai minori cittadini italiani, secondo quanto stabilito dalla Convezione ONU sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza (artt. 20, 22) e dalla legislazione nazionale, con riferimento all'immediato collocamento in una struttura di accoglienza adeguata, al diritto alla salute e all'istruzione, al diritto al gioco, e siano predisposti adeguati spazi specificamente destinati ai minori.


Roma, 20 settembre 2010

 
Di Fabrizio (del 28/09/2010 @ 12:51:07, in Italia, visitato 2801 volte)

Care amiche e amici,

da luglio i Sinti del Quartiere Terradeo di Buccinasco sono oggetto di una indegna campagna di stampa denigratoria, basata su motivazioni fasulle.
Invio il comunicato stampa che stiamo distribuendo come Associazione, con allegato un approfondimento di ciò che abbiamo fatto e che stiamo facendo, con preghiera di pubblicazione o diffusione. [...]

Cordiali saluti da Ernesto Rossi,
presidente dell'associazione "Apertamente di Buccinasco", costituita da sinti e volontari.


Mentre infuria nel Parlamento Europeo un drammatico scontro fra il Presidente francese Sarkozy e il Presidente della Commissione UE, Barroso, per la decisione della Francia di espellere centinaia di ROM;

mentre nei grandi centri urbani del nostro Paese, a partire da Roma e Milano, da tempo, con una intensificazione negli ultimi mesi, vi sono continui sgomberi di campi abusivi e non, di Rom e Sinti:decine dall'inizio dell'anno, ripetuti sulle stesse persone, stroncando percorsi lavorativi e scolastici;

in una cittadina di prima cintura della Provincia di Milano, Buccinasco, è in corso da anni una positiva sperimentazione di INCLUSIONE SOCIALE di una minoranza etnica.

Questa minoranza è composta da 20 famiglie SINTE, per un totale di 100 persone, la metà delle quali sono minori.


Alla fine dello scorso anno, per volere congiunto dell'Amministrazione Comunale e dell'Associazione Apertamente è stato costituito un Tavolo di Lavoro presso il Comune di Buccinasco, cui partecipiamo regolarmente, presieduto oggi dall'Assessore competente.

La missione dichiarata del gruppo di lavoro è quella di monitorare ed individuare eventuali difficoltà e suggerire soluzioni ai problemi emersi all'interno della locale Comunità Sinta o fra questa ed il resto della comunità buccinaschese; e recentemente per supportare gli incontri in corso fra l'Amministrazione Comunale, la Prefettura ed il Parco Agricolo Sud.

Il fatto più eclatante, salito più volte agli onori della cronaca locale nelle scorse settimane, è stato quello delle "casette" esistenti da oltre dieci anni all'interno del Q.re Terradeo, dove abitano le famiglie Sinte, e mai normate per questioni burocratiche dalle varie Amministrazioni Comunali e Provinciali che nel tempo si sono succedute.

La Giunta Comunale di Buccinasco ha votato il 23.08.2010 un'importante Delibera di Indirizzo riguardante la stabilizzazione della Comunità Sinta.

Dal Tavolo è arrivato il suggerimento di far incontrare il Prefetto di Milano e l'Amministrazione Comunale, com'è poi avvenuto di recente, trovare una soluzione a questo annoso problema. Prossimamente sarà coinvolto anche il Parco Sud.

Ricordiamo per l'ennesima volta che il terreno, sul quale sorge il campo delle famiglie Sinte, è di proprietà del Comune, che nel 1994 con una delibera di Giunta, lo ha dato loro in uso.

Il terreno si trova nel Parco Agricolo Sud.

Nel 2005 da parte dell'allora Amministrazione Comunale vi è stato un corposo intervento, cofinanziato dalla Provincia di Milano, per migliorare le condizioni di vita dei Sinti residenti. E si è strutturato il terreno come un campeggio: ad ognuna delle 20 famiglie è stata assegnata una piazzola ed è stato firmato un regolare contratto della durata di 10 anni, rinnovabile. In questo contratto sono anche previsti precisi diritti e doveri.

La maggior parte delle 6 casette in legno, in sostituzione delle caravan, è stata costruita tra il 1994 e il 2004.

La prima richiesta di regolarizzazione delle casette da parte della Amministrazione Comunale al Parco Agricolo Sud risale al 2005.

Nel 2009 il Prefetto di Milano, nominato Commissario Straordinario per " l'emergenza nomadi dal Ministro degli Interni Maroni, ha stanziato 100.000 euro dell'apposito fondo del Ministero, per finanziare un progetto di ultimazione dei lavori da tempo previsti al Q.re Terradeo. Questo importo è gestito direttamente dalla Prefettura.

Dal mese di luglio la presentazione da parte di un Consigliere regionale di un'Interrogazione, probabile frutto di non verificate informazioni, ha prodotto una serie di articoli giornalistici, in alcuni dei quali si ventilava addirittura la chiusura del campo Sinti di Buccinasco.

Vorremmo ricordare

- che l'Associazione "Apertamente di Buccinasco" è stata formata per metà da Sinti abitanti il campo e per l'altra metà da volontari che da anni lavorano insieme a questi nostri concittadini;

- che i Sinti di Buccinasco sono da sempre Italiani, ex giostrai, come lo sono gli Orfei, i Togni, i Medrano ecc., e sono residenti in modo stabile a Buccinasco dall'inizio del 1980;

- che i bimbi sono stati tutti vaccinati nel tempo, a cura dell'Assistente sanitaria, che fa parte anch'essa del Consiglio della nostra Associazione;

- che l'istruzione dei minori e di alcuni adulti è seguita, da anni, da altri volontari coordinati da alcune insegnanti e da un'ex Preside, anch'essi facenti parte dell'Associazione, che operano in collaborazione con altri soggetti all'interno della scuola di Buccinasco, frequentata dai bambini per tutto il periodo dell'obbligo, e da quest'anno con qualche accesso alle superiori;

- che l'Associazione Apertamente collabora con le tre Parrocchie, le Caritas locali e numerose altre Associazioni di Buccinasco e partecipa regolarmente alle iniziative collettive come la Festa dei Popoli, la Festa delle Associazioni, oltre a tenere annualmente dal 2004 una Festa dei Sinti;

- che l'Associazione Apertamente è da tempo in rete con altre Associazioni che si occupano di Sinti e Rom: Casa della Carità, Naga, Caritas Ambrosiana, Padri Somaschi, Arci, ecc., le quali costituiscono da anni il Tavolo Rom. Essa collabora inoltre attivamente con l'Università della Bicocca e quella di Pavia;

- altri volontari accompagnano i giovani Sinti all'inserimento nel mondo del lavoro: in una congiuntura economica difficile per tutti, si sono conseguiti significativi risultati (e, purtroppo, abbiamo avuto persino un cassintegrato. Su questi problemi l'Associazione Apertamente collabora con lo Sportello Lavoro e cinque Agenzie Interinali, con due Cooperative Sociali, la locale Banca del Tempo e Buccinbici; con queste due ultime abbiamo realizzato alcuni Progetti finalizzati ad attivare posti di lavoro;

- Inoltre, Apertamente collabora con le Istituzioni: il Comune di Buccinasco ed i Comuni limitrofi, e con la Provincia di Milano ed il Parco Sud. Apertamente ha costituito a Buccinasco, in convenzione con quest'ultimo il Punto Parco Terradeo, che gestiamo in collaborazione con altre Associazioni.

Conclusioni:

L'Associazione Apertamente, per promuovere la conoscenza della vera situazione del Quartiere Terradeo di Buccinasco (Campo Sinti ) e delle avanzate sperimentazioni d'inserimento sociale in corso, si rende disponibile ad incontri di approfondimento e a promuovere visite al Terradeo, anche per facilitare la conoscenza diretta dei suoi abitanti.

L'Associazione ha approntato della documentazione cartacea, e sono inoltre disponibili numerose foto in formato digitale sullo evolversi nel tempo di questa Comunità e degli eventi negli anni realizzati e consultabile in loco su appuntamento.

Quanto sopra è a disposizione, su richiesta, di:

Amministrazioni Pubbliche, Forze politiche, Giornalisti, Associazioni culturali e di Volontariato, Operatori del settore, Direzioni Didattiche , Istituti scolastici e Università, Persone di buona volontà.

Per Associazione Apertamente di Buccinasco

Ernesto Rossi, Presidente cell. 3338628466, e-mail: meg.rossi@tin.it

Augusto Luisi, Consigliere cell. 3355324525, e-mail: luisibuc@gmail.com

Buccinasco, 20.09.2010

 
Di Sucar Drom (del 29/09/2010 @ 09:29:12, in Italia, visitato 1987 volte)

Piacere di conoscervi!
Siamo i Rom e i Sinti, ma molti per ignoranza o cattiveria ci chiamano "zingari" o "nomadi".
Viviamo in mezzo a voi da circa seicento anni ma ancora in pochi ci conoscono veramente.
Probabilmente avete letto sui giornali che siamo sporchi, ladri, accattoni… ma non è così. Certo alcuni di noi sono molto poveri e alcuni hanno commesso degli sbagli. Ma non siamo tutti uguali anche se siamo tutti presi di mira da discriminazioni e in alcuni casi da razzismo vero e proprio.
In Europa siamo in dodici milioni, in Italia molto meno, circa 100.000. In maggioranza siamo Cittadini italiani dal 1871 ma alcuni di noi vengono dalla ex Yugoslavia e dalla Romania: scappati dalla guerra o dalla miseria.
Provate ad immaginare di non poter avere documenti (anche se i vostri e genitori sono nati in Italia), di non poter chiedere lavoro o continuare a studiare per questo motivo, di dover aspirare al massimo a vivere in un container o in una roulotte… di essere allontanati se entrate in un bar, di essere oggetto di battute e scherno… che vita sarebbe? La vita di molti di noi al momento.
Noi siamo i Rom e Sinti e come ogni altra minoranza abbiamo una lunga memoria storica, valori, costumi, tradizioni, arti, talenti, musica e bellezza. Abbiamo i colori di una civiltà millenaria che non hai mai preso parte ad una guerra. Tutto questo tuttavia resta confinato troppe volte negli angusti spazi che occupiamo alle periferie delle città, in ghetti che chiamano "campi nomadi".
La campagna DOSTA ("Basta" nella lingua romanes), promossa dall’UNAR, può rappresentare la possibilità di superare quel muro del pregiudizio che circonda la nostra gente.
Noi vi tendiamo una mano, metteremo in piazza frammenti della nostra cultura, vi sorprenderemo con il calore della nostra musica, le emozioni delle nostre danze e lo faremo in una serie di eventi che si snoderanno per tutta Italia, accompagnati da seminari e conferenze, mostre fotografiche e proiezioni video, momenti di riflessione in cui ci racconteremo a voi.
Venite a conoscerci. Vi aspettiamo a Mantova:

Venerdì 8 ottobre, ore 21.00, Teatro Bibiena
CONCERTO: DJANGO'S CLAN
Nel centenario della nascita di Django Reinhardt, genio della musica jazz europea, un concerto che ne ripercorre l'arte e la tecnica per vivere la musica e l'arte del più grande musicista sinto

Sabato 9 ottobre, Teatreno (piazza don Leoni, di fronte stazione fs)
- ore 10.30, SPETTACOLO TEATRALE "LETTERA" della compagnia Theatre Rom, rivolto alle scuole superiori;
- ore 17.00, Dibattito pubblico
- ore 19.30, Aperitivo
- ore 21.15, SPETTACOLO TEATRALE "LETTERA" della compagnia Theatre Rom

INGRESSO GRATUITO
E' consigliata la prenotazione, scrivere a sucardrom@sucardrom.191.it

Gli eventi sono organizzati dall’associazione Sucar Drom e dalla Federazione Rom Sinti Insieme, in collaborazione con: l'UNAR, l'Assessorato alle politiche Sociali della Provincia di Mantova, il Comune di Mantova e l'Istituto di Cultura Sinta.


LA CAMPAGNA DOSTA!
L’UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, nell’ambito delle sue attività istituzionali ed in collaborazione con le principali associazioni rom e sinte, ha lanciato per l’anno 2010 la Campagna DOSTA, una grande iniziativa di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle comunità rom in Italia.
La Campagna DOSTA ("Basta" in lingua Romanì) è stata già promossa dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea nell’ambito del terzo programma congiunto "Equal Rights and Treatment for Roma". La campagna DOSTA è stata già realizzata con successo in cinque paesi dell’Europa dell’Est: Albania, Bosnia e Herzegovina, Montenegro, Serbia, Slovenia ed Ex Repubblica Iugoslava di Macedonia, mentre è di prossima presentazione la campagna in Francia e Bulgaria. La Campagna non è mai stata diffusa in Italia e intento dell’UNAR sarà quello di studiare strumenti, metodologia e messaggi costruiti dalla campagna, per un loro adattamento in lingua italiana contestualizzato all’ambito storico e culturale italiano, oltre alla promozione e valorizzazione di eventi e prodotti realizzati da associazioni rom e sinte rivolte alla sensibilizzazione sulle difficoltà di inclusione sociale, abitativa, educativa e lavorativa delle comunità Rom.
La Campagna è stata pensata e condivisa con le principali reti di associazioni rom e sinte in Italia: la Federazione Rom e Sinti Insieme, la Federazione Romanì, UNIRSI. Le associazioni operano all’interno di un Tavolo di coordinamento ROM istituito e coordinato dall’UNAR e collaborano alla pianificazione della campagna e alla progettazione e realizzazione degli eventi previsti, in collaborazione con le istituzioni locali coinvolte dalle iniziative.
Obiettivo generale della Campagna è quello di favorire la rimozione degli stereotipi e pregiudizi nei confronti delle comunità rom e sinte attraverso una strategia globale di confronto e conoscenza reciproca.
Obiettivi specifici della Campagna saranno quelli di:
- favorire una migliore conoscenza della cultura Rom e del suo contributo nella storia europea attraverso mostre e spettacoli, premi, seminari e conferenze, eventi pubblici e campagne sui media;
- promuovere un confronto diretto con la realtà rom ed i rischi di discriminazione ed esclusione sociale attraverso percorsi formativi per il mondo del giornalismo e gli enti locali, tavoli di lavoro e occasioni pubbliche di dibattito

 
Di Fabrizio (del 30/09/2010 @ 09:40:19, in Italia, visitato 1899 volte)

BRESCIAOGGI.it LA QUESTIONE NOMADI. In seguito all'approvazione in Consiglio comunale del nuovo regolamento
Galletti: "Pagheranno le utenze sono bresciani e vogliono restare" Maione: "Ma non in un campo: a Brescia non ne esisteranno più"
26/09/2010
Un'immagine di via Orzinuovi 108, dove vivono nei caravan FOTOLIVE

Pronti a firmare il patto di cittadinanza. Lo precisano i sinti del campo di via Orzinuovi 108. Restare lì tutto inverno nelle condizioni attuali del campo, però, per loro è una prospettiva nera. Per questo si dicono decisi a rispettare gli accordi che sottoscriveranno con l'amministrazione: il campo verrà bonificato e loro pagheranno regolarmente i consumi di energia e acqua e gli altri servizi comunali, stimati in duemila euro annui. Accettano il regolamento votato ieri dal consiglio comunale, ma non capiscono, e con loro anche il segretario Damiano Galletti della Cgil, perché nel giro di un anno e anche se rispetteranno i patti, debbano lasciare la città. "Si sentono bresciani - sottolinea Galletti - e ci tengono a restare. Per questo rispetteranno gli accordi. Ma cacciarli mi pare una speculazione sulla pelle di cittadini bresciani, perché tali sono. Non sono qui impropriamente".

Galletti non cerca contrapposizioni: "Lasciamo ad altri la polemica politica". Ma ci tiene a precisare alcune cose. Ad esempio "che il trasferimento di alcune famiglie a Guidizzolo è saltato non perché le prime rate al Comune, acquirente del terreno, non sono state pagate. Vero che non sono state pagate ma perché Brixia Sviluppo non aveva chiesto la Dia, la dichiarazione di insediamento abitativo al comune di Guidizzolo e perché la gente del luogo non li voleva e aveva eretto muri pur di non farli arrivare". La verità sinti è che "noi avevamo già versato 2700 euro di caparra, ma prima delle rate volevamo la sicurezza della residenza che invece non c'era". Comunque afferma il capofamiglia Quirini "se domani ci dicessero che si può andare a Guidizzolo noi saremmo ben contenti di partire".

Sono meno contenti invece quelli che dovrebbero trasferirsi nel campo di emergenza di via Borgosatollo. I rapporti con i nomadi di etnia rom non sono idilliaci. Anche se - sottolinea Galletti - di questa eventualità di trasferimento di alcune famiglie non eravamo stati informati. Lo apprendiamo ora". Ma è evidente che il sindacalista nutra dubbi sulla legittimità di un allontanamento nel giro di un anno, una prospettiva che tra l'altro non sembra il migliore degli incentivi per far pagare ora le utenze a chi in passato non si era distinto proprio per puntualità.

GALLETTI comunque mette in guardia dal trasformare la vicenda di 108 sinti in un caso di emergenza sociale, perché non lo è. "A Brescia in totale i nomadi sono solo trecento, nulla insomma che desti allarme". E pensa che non si debbano trascurare i molti segnali di integrazione: "C'è una percentuale del cento per cento di frequenza dei bambini sinti nelle scuola bresciane". E Barbara Sobardi Danesi di Arci Ragazzi esibisce una pagella media di un alunno sinti piena di bei voti. E ricorda i programmi di inserimento sociale, di doposcuola e di imprenditoria femminile che stanno funzionando.

L'assessore ai Servizi Sociali, Giorgio Maione, ricorda per contro che "è vero che i sinti non poterono trasferirsi nelle 13 casette realizzate per loro dalla vecchia amministrazione" perché quella nuova si affrettò a cambiare destinazione d'uso, destinandole a campo d'emergenza per famiglie disagiate. Ma aggiunge che "nessuno di loro aveva pagato i debiti delle utenze, condizione senza la quale non avrebbero potuto trasferirsi". E ribadisce "che i sinti trovino il modo di vivere qui, ma non in campi nomadi perché Brescia li chiude tutti".

Eugenio Barboglio

 

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