BRESCIAOGGI.it LA QUESTIONE NOMADI. In seguito all'approvazione in Consiglio comunale del
nuovo regolamento
Galletti: "Pagheranno le utenze sono bresciani e vogliono restare" Maione: "Ma
non in un campo: a Brescia non ne esisteranno più"
26/09/2010
Un'immagine di via Orzinuovi 108, dove vivono nei caravan FOTOLIVE
Pronti a firmare il patto di cittadinanza. Lo precisano i sinti del campo di via
Orzinuovi 108. Restare lì tutto inverno nelle condizioni attuali del campo,
però, per loro è una prospettiva nera. Per questo si dicono decisi a rispettare
gli accordi che sottoscriveranno con l'amministrazione: il campo verrà
bonificato e loro pagheranno regolarmente i consumi di energia e acqua e gli
altri servizi comunali, stimati in duemila euro annui. Accettano il regolamento
votato ieri dal consiglio comunale, ma non capiscono, e con loro anche il
segretario Damiano Galletti della Cgil, perché nel giro di un anno e anche se
rispetteranno i patti, debbano lasciare la città. "Si sentono bresciani -
sottolinea Galletti - e ci tengono a restare. Per questo rispetteranno gli
accordi. Ma cacciarli mi pare una speculazione sulla pelle di cittadini
bresciani, perché tali sono. Non sono qui impropriamente".
Galletti non cerca contrapposizioni: "Lasciamo ad altri la polemica politica".
Ma ci tiene a precisare alcune cose. Ad esempio "che il trasferimento di alcune
famiglie a Guidizzolo è saltato non perché le prime rate al Comune, acquirente
del terreno, non sono state pagate. Vero che non sono state pagate ma perché
Brixia Sviluppo non aveva chiesto la Dia, la dichiarazione di insediamento
abitativo al comune di Guidizzolo e perché la gente del luogo non li voleva e
aveva eretto muri pur di non farli arrivare". La verità sinti è che "noi avevamo
già versato 2700 euro di caparra, ma prima delle rate volevamo la sicurezza
della residenza che invece non c'era". Comunque afferma il capofamiglia Quirini
"se domani ci dicessero che si può andare a Guidizzolo noi saremmo ben contenti
di partire".
Sono meno contenti invece quelli che dovrebbero trasferirsi nel campo di
emergenza di via Borgosatollo. I rapporti con i nomadi di etnia rom non sono
idilliaci. Anche se - sottolinea Galletti - di questa eventualità di
trasferimento di alcune famiglie non eravamo stati informati. Lo apprendiamo
ora". Ma è evidente che il sindacalista nutra dubbi sulla legittimità di un
allontanamento nel giro di un anno, una prospettiva che tra l'altro non sembra
il migliore degli incentivi per far pagare ora le utenze a chi in passato non si
era distinto proprio per puntualità.
GALLETTI comunque mette in guardia dal trasformare la vicenda di 108 sinti in un
caso di emergenza sociale, perché non lo è. "A Brescia in totale i nomadi sono
solo trecento, nulla insomma che desti allarme". E pensa che non si debbano
trascurare i molti segnali di integrazione: "C'è una percentuale del cento per
cento di frequenza dei bambini sinti nelle scuola bresciane". E Barbara Sobardi
Danesi di Arci Ragazzi esibisce una pagella media di un alunno sinti piena di
bei voti. E ricorda i programmi di inserimento sociale, di doposcuola e di
imprenditoria femminile che stanno funzionando.
L'assessore ai Servizi Sociali, Giorgio Maione, ricorda per contro che "è vero
che i sinti non poterono trasferirsi nelle 13 casette realizzate per loro dalla
vecchia amministrazione" perché quella nuova si affrettò a cambiare destinazione
d'uso, destinandole a campo d'emergenza per famiglie disagiate. Ma aggiunge che
"nessuno di loro aveva pagato i debiti delle utenze, condizione senza la quale
non avrebbero potuto trasferirsi". E ribadisce "che i sinti trovino il modo di
vivere qui, ma non in campi nomadi perché Brescia li chiude tutti".
Eugenio Barboglio