Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 25/05/2012 @ 09:21:59, in Europa, visitato 1399 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
Ostojic e la popolazione rom: il razzismo sotto la coperta della
democratizzazione sociale - di Nataša Zecevic
Medjimurje sarebbe una zona sicura se non ci fossero gli atti criminosi
commessi dai Rom. Questa è stata una dichiarazione razzista del ministro degli
interni Ranko
Ostojic, durante la sua visita a Mejdimurje.
Sì, dando fondo al suo razzismo, Ostojic ha detto che circa il 50% dei reati
nella zona sono stati commessi dai Rom. Ma, se loro ne hanno commesso circa il
50%, chi ha commesso l'altro 50%? Forse scoiattoli, ratti, gatti, cani, piccioni
o passeri?
- Rispetto i diritti umani di tutte le minoranze nazionali di Croazia, ma
devo sottolineare che oltre il 50% delle violazioni di proprietà nell'area di
Medjimurje sono commesse dalla minoranza nazionale rom. Se non ci fossero simili
reati, il distretto di Medjimurje sarebbe uno dei più sicuri in Croazia - ha
detto il ministro.
Se una simile dichiarazione fosse stata fatta dall'ex ministro Tomislav Karmarko,
la maggior parte dei cittadini e gli altri iscritti all'SDP (i
socialdemocratici, ora al governo, storici avversari del partito di destra HDZ,
ndr.) avrebbero probabilmente immaginato convogli in fila in cui la gente
di Karamarko blindava i Rom per deportarli oltre confine, dove non potessero più
rubare o diffondere sporcizia. Perché, così agiscono i Rom a Medjimurje.
Ma se il 50% dei reati contro la proprietà sono commessi da Rom, credo che
allora l'altro 50% viene commesso da Croati, i cosiddetti "non-Rom". E,
come sembra, ciò è assolutamente regolare per il ministro
Ostojic. Nessun problema o motivo per agitarsi. Cioè, i Croati - i "non-Rom"
hanno il diritto di rubare ai Croati - ai "non-Rom". Pero i Rom non hanno il
diritto di rubare ai Croati - "non-Rom".
Secondo questa affermazione, Ostojic manderà più pattuglie di polizia negli
insediamenti rom, per impedire il diffondersi del crimine rom. Ma, come afferma,
non trasformerà in ghetti gli insediamenti rom. Non sarebbe etico, penso.
Nonostante la dichiarazione che Medjimurje sarebbe un posto sicuro per vivere,
se non ci fossero i crimini commessi dai Rom.
Il reale significato della dichiarazione di Ostojic, che Medjimurje sarebbe
un posto sicuro se non ci fossero i ladri zingari, e puro razzismo come non
sentivamo da tempo. E viene da un ministro croato. Con questa dichiarazione Ostojic
ha danneggiato il suo governo, discriminando inoltre una specifica minoranza ed
allargando la differenza tra "noi" e "loro". Non solo discriminandoli, ma anche
stigmatizzandoli. Cos'altro potrebbe essere un Rom, se non un ladro? [...]
Ma scegliendo quel tipo di discorso, sarebbe stato interessante notare:
quanti di "loro", ad esempio, lavorano nel dipartimento di polizia? Quanti di
"loro" hanno terminato la scuola dell'obbligo? Quanti di "loro" hanno commesso
un omicidio nel centro di Zagabria alle 20.30 (penso sia
QUESTO: pagina in croato, ndr.)? Quanti di "loro" sono
iscritti all'SPD? Quanti di "loro" vivono dell'assistenza sociale e quanti di
"noi" vivono dell'assistenza sociale?
Per finire, da quando il furto ha uno stigma nazionale? Visto che il furto
più grande di questo stato fu commesso sotto la copertura di una stigma
nazionale, e non rom.
Di Fabrizio (del 26/05/2012 @ 09:25:37, in Europa, visitato 1949 volte)
Termometro Politico I rom nell'Europa orientale, ovvero come ti
demonizzo il diverso - Pubblicato il 22 maggio 2012 da EaST Journal - di Simona Mattone,
da Bucarest
L'otto aprile è stata la giornata internazionale dei Rom e dei Sinti. In ogni
paese le giornate internazionali hanno odori diversi. Profumano di vittoria, o
di sconfitta. A volte di superfluo. Bucarest, capitale del paese
con la più
numerosa popolazione rom, ha proposto una giornata di documentari e di
informazione. In un cinema, un po' d'altri tempi, senza molta pubblicità. Una
ventina di ragazzi, due o tre teste bianche e lo schermo. Passano le ore, e le
storie si intrecciano. Ragazzini che arano campi - si parla di garantire
l'accesso scolastico a tutti-, e roulotte che cercano di raggiungere la Francia,
ancora, dopo l'ennesima espulsione, perché "qui in Romania non si può più
stare". C'è un villaggio di 700 persone, costruito al confine tra due distretti,
che non riceve né acqua, né luce. Né documenti. Se non quelli temporanei,
concessi occasionalmente da qualche partito in vista delle elezioni, e poi
ritirati.
E' chiaro: la considerazione dei rom è pessima. L'informazione è pessima. Ci si
dimentica spesso che sono uomini. Anche qui, dove la maggior parte non vive in
baracche, ma lavora, svolgendo le professioni più umili. Nei più casuali
dialoghi con la gente, uno straniero in Romania viene informato della differenza
tra romeni e rom, almeno una volta al giorno. "Non siamo gypsies, non siamo
tigani, non siamo zingari. Noi non rubiamo". L'immagine è senza dubbio
quella
proposta dai media. La capacità dei media romeni di influenzare l'opinione
pubblica lavora su costruzione e diffusione di stereotipi negativi riguardanti i
rom.
Una ricerca condotta quasi dodici anni fa dall'Accademia Catavencu è ancora
rilevante, ci mostra come il gioco sia sempre lo stesso: si demonizzano la
povertà, le tradizioni ed i costumi, ed il collegamento tra criminalità ed etnia
rom è diretto. E poi c'è la mafia tiganeasca. Fa quasi sorridere sentire una
donna rom parlare di un vicino poco simpatico apostrofandolo come "zingaro".
Ci sono 12 milioni di rom in Unione Europea. Non hanno un paese d'origine, e la
maggior parte ha ormai messo le proprie radici nell'Europa balcanica.
Ma chi
sono davvero, e da cosa scappano?
Dal rapporto 2009 di EU-MIDIS, indagine condotta dall'Agenzia dei Diritti
Fondamentali sulle minoranze europee, emerge che la popolazione Rom raggiunge i
più alti livelli di discriminazione nei Paesi dell'Est Europa. Intolleranza
accentuata dall'eredità socialista, ma ben più antica.
In Repubblica Ceca si è riportato il livello di discriminazione più alto, un
64%. I rom in Bulgaria e in Romania se la passano meglio, dicono le statistiche.
Solo il 4% dei Rom in Grecia completa l'educazione primaria. Anche nei paesi
dove l'analfabetismo non è fra i maggiori problemi, la proporzione di quelli che
decidono di continuare gli studi è preoccupantemente bassa.
Anche se con un solo rappresentante di origini rom a Bruxelles, diversi progetti
sono stati promossi dal Concilio d'Europa e dalle Commissioni Europee
incaricate, per l'abbattimento di pregiudizi, attraverso il sostegno di
politiche di integrazione ed inclusione. Tutto dovrebbe partire dall'istruzione.
In questo particolare contesto sociale garantire l'accesso all'istruzione alle
nuove generazioni non è scontato, né altrettanto sufficiente. Qualora i bambini
rom abbiano la possibilità di frequentare le scuole, nella maggior parte dei
casi vengono indirizzati in strutture solo per rom, con bassa qualità di
insegnamento, o raggruppati in classi separate. Addirittura in scuole speciali,
per disabili, provocando facilmente l'abbandono degli studi. Questo è un
messaggio profondamente diseducativo anche per chi rom non è. La segregazione ha
una doppia faccia: impedisce il contatto tra le diversità, in un contesto
neutro.
Ed ecco un Est, emarginato dalla visione eurocentrica che lo definisce come
produttore di lavavetri e campi nomadi - già la parola campo dovrebbe farci
sobbalzare - che emargina. I rom nei loro villaggi, gli altri nelle loro città.
Società parallele, all'Est come all'Ovest, al Nord come al Sud.
Da
EastJournal
East Journal è un progetto di giornalismo partecipativo che nasce dal basso,
fatto da giovani e senza fini di lucro. East Journal è una testata registrata
presso il Tribunale di Torino, n° 4351/11, del 27 giugno 2011. I contenuti sono
condivisi con Termometro Politico grazie alla partnership nata da marzo 2012 tra
le due testate giornalistiche. Il nostro obiettivo è quello di raccontare la
"nuova" Europa, quella dell'est, che rappresenta il cuore antico del vecchio
continente. La cultura e la storia ci insegnano la comune appartenenza.
L'europeismo critico è dunque una nostra vocazione. Tra i nostri temi più cari
figurano poi la tutela delle minoranze, l'analisi dell'estremismo di destra, la
geopolitica energetica, il monitoraggio del crimine organizzato transnazionale.
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Di Fabrizio (del 31/05/2012 @ 09:47:50, in Europa, visitato 1979 volte)
Da
Czech_Roma, a proposito dei fatti di
fine aprile
The Prague Post: AFP Photo. I residenti di Břeclav hanno manifestato il
22 aprile per protestare contro una presunta violenza su un quindicenne da parte
di tre Rom. Ora la polizia dice che il ragazzo si è inventato la storia
Secondo la polizia, il quindicenne che diceva di essere stato
brutalmente malmenato dai Rom a Břeclav, Sud Moravia, ad aprile, in realtà si
era procurato da solo le ferite, dopo essere caduto da una ringhiera.
Il ragazzo era caduto mostrando esercizi ginnici ad i suoi amici, all'ottavo
piano di una casa, secondo quanto riportato dalla Czech News Agency (ČTK). In
seguito aveva inventato una storia, per paura della reazione della madre.
L'incidente aveva suscitato a Břeclav sentimenti anti-rom, e l'Associazione
Nazionale dei Rom ha detto che sarebbe ora di prendere in considerazione le vie
legali del caso.
Da
Roma_Francais
Radio PRAHA -
scarica l'mp3
Il ragazzo di 15 anni, che lo scorso aprile aveva sostenuto di essere stato
aggredito da tre persone di origine rom. ha ammesso alla polizia di aver mentito
e di essersi ferito da solo. La sua testimonianza iniziale aveva scatenato
reazioni significative a Břeclav, piccola città della Moravia del Sud con 25.000
abitanti. Per manifestare il loro sostegno alla famiglia e alla vittima,
amputata di un rene, ma anche per rivendicare maggior sicurezza, 2.000 abitanti
del comune avevano manifestato nel centro di Břeclav contro la comunità rom.
Photo: CTK
Un mese più tardi, la verità è tutt'altra, come ha confermato mercoledì la
polizia dopo aver sottoposto il ragazzo alla macchina della verità. All'origine,
secondo la versione fornita alla madre e agli inquirenti, aveva detto di essere
stato assalito da tre Rom, per non avere le sigarette che gli avevano chiesto.
Il responsabile delle indagini, Luděk Blahák, ci da la reale versione dei fatti:
"Il ragazzo stava esibendosi davanti a dei coetanei, tra cui due ragazze. Si
trovava all'ottavo piano di un edificio. E' salito sulla ringhiera, si è sospeso
per eseguire un'acrobazia, e poi è caduto. Si è ferito urtando la ringhiera
situata ad un piano inferiore. Alla scena assistevano tre testimoni, della
stessa età della vittima. La verità è che il ragazzo ha avuto paura di
raccontare a sua madre quel che era successo, temendo la sua reazione."
La sua iniziale testimonianza aveva sollevato un'ondata di emozione e
solidarietà, assieme però all'odio contro la comunità rom di Břeclav, stimata in
circa 500 abitanti. Soprattutto, sulla base di questa sola falsa testimonianza,
2.000 persone avevano aderito, una domenica a fine aprile, ad un appello del
Partito dei Lavoratori della Giustizia Sociale, di estrema destra, per
manifestare la loro collera in centro città. Si erano uditi tra la folla slogan
come "Il sindaco dorme mentre gli zingari uccidono" o "Stop al terrore zigano" (cf.
http://www.radio.cz/fr/rubrique/faits/incident-de-breclav-2000-habitants-de-la-ville-suivent-les-extremistes-et-manifestent-contre-les-roms).
Il sindaco di Břeclav, Oldřich Ryšavý, tenta di spiegare come può essere
accaduto:
Oldřich Ryšavý e la madfre del ragazzo, photo: CTK
"A Břeclav la situazione è delicata. Ci sono tensioni sociali,
evidentemente. Siamo tra le regioni ceche più povere, al confine con la
Slovacchia e l'Austria. Siamo ad un incrocio, il primo punto d'arrivo per la
gente proveniente dalla Slovacchia e dai Balcani. Non posso negare che esista
una piccola criminalità e che il sentimento d'incertezza esistenziale tra gli
abitanti della regione sia relativamente forte."
In seguito, diverse voci si sono levate per criticare il comune, accusato di
aver autorizzato la manifestazione. Ma Oldřich
Ryšavý se la prende con i media per come hanno trattato la vicenda, e secondo
lui si tratta di disinformazione, o meglio di "mala informazione".
"Siamo stati messi davanti al fatto compiuto: l'evento si sarebbe tenuto lo
stesso. Anche se l'avevamo vietata, il Partito dei Lavoratori sarebbe arrivato
lo stesso. La nostra reazione dunque è stata di adottare tutte le misure di
sicurezza possibili per evitare incidenti. La polizia ha fatto ogni sforzo
possibile perché non succedesse nie3nte a prescindere dal colore della pelle.
Mercoledì scorso ho discusso con i capi della comunità rom di Břeclav ed ho
domandato loro di mantenere il sangue freddo. Hanno promesso di farlo. Noi
facciamo tutto il possibile perché Břeclav sia una città calma e sicura."
Se comunque Břeclav non si è trasformata in una città assolutamente calma e
tranquilla, la tensione che regnava ad aprile sembra essersi un po' placata. E
l'ammissione fatta mercoledì dal ragazzo di aver mentito potrebbe portare alcuni
degli abitanti a riflettere a fondo sulla loro partecipazione alla
manifestazione anti-rom. Questa almeno la speranza del sindaco:
"Di sicuro è come una catarsi. Alcuni probabilmente avranno un grosso mal di
testa. Ma ciò che è auspicabile, è che la famiglia reagisca e si rivolga alla
popolazione. E' quel che ho detto alla madre quando l'ho incontrata. La
decisione dipende solo da lei, ma penso che così potrà rimettersi dallo shock
morale che sta vivendo ed aiuterebbe anche la popolazione di Břeclav."
La madre ha presentato le sue scuse a tutta la comunità rom di Břeclav,
photo: CTK
Giovedì scorso la madre ha presentato le sue scuse a tutta la comunità rom di Břeclav.
Ha affermato di non capire perché suo figlio non le abbia detto la verità,
precisando che se l'avesse educato con rigore, non avrebbe avuto comportamenti
simili. Con una lettera di scuse, ha anche reso i 4.000 euro versateli dal
cantautore Michal David per la rieducazione del figlio. Erano stati raccolti in
un concerto di beneficenza a suo favore, organizzato a Břeclav sabato sera.
Dal canto suo, la polizia ha chiuso il caso: non c'è stata alcuna aggressione.
Tuttavia, contro il ragazzo può essere intentata un'azione legale per falsa
testimonianza, e lo stesso vale per i testimoni dell'incidente che sono rimasti
muti. L'Associazione dei Rom della repubblica Ceca ha accettato le scuse dalla
madre del ragazzo. Lamenta però la sottovalutazione dell'odio razziale.
Leggere anche:
Commento di Pavel Pospěch: I Rom "sull'attacco a Brno"
Di Fabrizio (del 05/06/2012 @ 09:11:21, in Europa, visitato 6274 volte)
GypsyMessageBoard May 29th, 2012
Molti di noi sono rimasti a dir poco scioccati dagli articoli delle
ultime settimane, scritti da Nazir Afzal, procuratore capo per il Nord-Ovest,
con titoli simili a questo:
"Abbiamo affrontato il potere delle gang. Ora dobbiamo confrontarci con i
matrimoni forzati tra i Traveller"
"Ci sono comunità con cui abbiamo avuto paura di agire, e con -abbiamo-
intendo ogni agenzia. Spero che non succeda più. Per me l'ultimo bastione è la
comunità traveller."
-I Traveller sono "l'ultimo bastione" dei tabù sessuali in Gran Bretagna.-
FERMERO' I MATRIMONI ZINGARI, DICE L'AVVOCATO ASIATICO DELLE SEX GANG...
"Mi
sono reso conto dell'enorme problema dei matrimoni forzati nella comunità
traveller. Sono molto diffusi."
Molti di noi hanno avvertito l'ondata di shock attraversare la comunità. Ci
siamo chiesti dove il signor Afzal abbia ottenuto le sue informazioni. Di certo
questo non fa parte della Cultura Romanì Britannica. Gli abbiamo scritto
dicendogli che dev'essersi sbagliato, non abbiamo mai sentito di matrimoni
forzati così come riportato.
Ci è stato risposto che: "Sfortunatamente, non esiste comunità immune dai
matrimoni forzati..." E' interessante notare che, quando iniziammo a parlare di
matrimoni forzati nelle altre comunità, la prima reazione fu di negarli...
Purtroppo nessuna comunità è un posto assolutamente al sicuro per donne e
ragazze. Come è stato detto da un ministro del governo: "la sensibilità
multi-culturale non è una scusa per la cecità morale... Lo dobbiamo a tutte le
vittime, a cui ogni comunità deve sempre fornire protezione."
Come GypsyMessageBoard non possiamo essere d'accordo quando afferma che
neghiamo a priori i matrimoni forzati, avendo passato diversi giorni parklando
con la gente e particolarmente gli anziani della comunità romanì, per capire se
ci fosse qualcosa storicamente motivato, registrazioni/articoli ed altre fonti
sui matrimoni nelle comunità traveller, e dare quindi un senso alle sue
dichiarazioni. Intendiamo mostrare che i matrimoni forzati NON sono iscritti
nella storia dei Traveller in questo paese, che i casi di cui parla il signor
Azfal sarebbero isolati e di sicuro non estesi come pubblicato dalla stampa, e
perciò che le sue travolgenti dichiarazioni sono pericolose e possono causare un
serio danno alla reputazione di tutti i Traveller in GB, aggiungendo
stereotipati malintesi a quelli già esistenti nella società maggioritaria.
INACCETTABILE. Ci chiediamo anche la ragione di simili affermazioni.
Il Crown Prosecution Service riporta il matrimonio forzato alla voce
"Violenze basate sull'onore e matrimonio forzato". Si dice:
"La violenza basata
sull'onore è un crimine o episodio, commesso o che può essere commesso per
proteggere o difendere l'onore della famiglia e/o della comunità." Questa
definizione viene supportata da un ulteriore testo esplicativo: "La violenza
basata sull'onore è un abuso fondamentale dei diritti umani. Non c'è onore nel
commettere omicidio, stupro, rapimento o altri atti, comportamenti e condotte
che costituiscono -violenza in nome del cosiddetto onore-". Si chiarisce:
"Gli esempi possono includere omicidio, morte inspiegata (suicidio), timore o
realtà di matrimonio forzato, controllo dell'attività sessuale, abusi domestici
(inclusi abusi psicologici, fisici, sessuali, finanziari o emotivi), abusi
infantili, stupro, rapimento o sequestro di persona, minacce di morte,
aggressioni, molestie, aborti forzati..."
Come punto di partenza dobbiamo solo guardarci intorno. Oggi le informazioni
viaggiano con un dito pigiato sulla tastiera del computer. Dato che il signor
Afzal non ci crede, daremo la parola ad altri.
La parola degli anziani nella comunità romanì è che non e successo e non ne
hanno mai sentito parlare. Nei tempi andati ci si incontrava alle fiere o al
lavoro in campagna, ecc.
Le prime opere di Gypsy Parsons, Romany Rye, The Gypsies Advocate, The Gypsy Lore
Society, nessuna mostra una sola prova a suggerire storie di matrimoni forzati
nella comunità traveller.
Molte associazioni storiche hanno setacciato il passato, per es. Romany
Roads, rintracciato ritagli di stampa e altre testimonianze, senza che sia
emersa alcuna menzione di matrimoni forzati.
Su Travellers Times ed il suo equivalente irlandese - nessun titolo o lancio
di matrimoni forzati.
Ci sono diversi gruppi/società o singoli, comunque riconosciuti, che hanno
vissuto e lavorato per anni in questi campi, ma nessuna grande menzione su
matrimoni forzati.
Oggi abbiamo un'ampia scelta di moderni libri sugli zingari, scritti
approfonditamente sulla crescita e la cultura sociale, sino ai tempi odierni, e
nessuno parla di matrimoni forzati.
Oggi sono disponibili vecchi e nuovi documentari, ritrasmessi in televisione
o in rete, abbiamo numerosi documentari di membri della comunità o compagnie
commerciali, archivi radio-televisivi su normali questioni che coinvolgono
diversi aspetti sugli zingari - ed ancora nessuna menzione.
La stampa costantemente vomita appena possibile qualsiasi argomento
sgradevole che sia in qualche modo legato agli zingari - ma sinora niente
nemmeno lì.
Cosa si dice dei matrimoni, zingari, rom & traveller?
Dice Web Patrin del matrimonio nella comunità rom: "Il primo passo nel
contemplare il matrimonio è la selezione della sposa. In molte parti del mondo,
avviene esattamente come nelle società non-Rom. Il ragazzo compie il
corteggiamento, e quando la giovane coppia è d'accordo con lo sposarsi si
fidanzano e si scambiano piccoli regali. Vengono consultati i genitori, ma la
scelta è presa dai giovani." Non si menzionano matrimoni forzati.
Il dottor Christopher Griffin, docente di sociologia e antropologia, ha
lavorato al sito di Londra Westway dal 1984 al 1987. Ha scritto "La libera
scelta nel matrimonio è causa di miseria per i genitori, se la scelta dei figli
o figlie non è quanto si aspettavano, che la scelta riguardi un Traveller o no."
In quel periodo ha assistito a 15 matrimoni traveller. "Non è dato sapere
quanti di quei15 matrimoni a Westaway tra il 1984 e il 1987 fosse -combinato-.
Ma almeno uno tra un diciottenne e una sedicenne a san Francesco d'Assisi venne
sicuramente concordato tra le famiglie. Le famiglie dicono che così si erano
messe d'accordo da quando i due ragazzi erano bambini [...]. E' utile per questa
ragione distinguere tra matrimoni -concordati- gestiti da intermediari e quelli
-arrangiati- dalle famiglie stesse. Non si deve pensare che l'accordo o la
combine precluda la possibilità del rifiuto ma, secondo Barnes (1975), ad una
ragazza viene chiesto di non rifiutarsi troppo spesso se non vuole essere
adittata come -problematica-. Però, per molti genitori, i migliori matrimoni
sono quelli stipulati o scelti, anche quando subentra la -fuitina-."
La fuga: "Conosciuta anche dagli antropologi come
-matrimonio per rapimento-, la fuga è una via d'uscita alle obiezioni familiari,
specialmente da parte di quella della ragazza. Al ritorno dei fuggitivi e alla
seguente punizione del maschio (e scuse della femmina) da parte delle rispettive
famiglie, segue il matrimonio. A Westway ho contato tre casi simili. In un caso
la coppia si conosceva da quattro mesi, nel secondo di meno e nel terzo erano
appena scappati in Irlanda. A parte il primo caso, il matrimonio seguì a breve."
Nessuna menzione ai matrimoni forzati.
S.B Melch (1975) sui matrimoni combinati: "Lo scopo
odierno dei matrimoni combinati tra i Travellers, non è tanto la salvaguardia
degli interessi maschili, quanto assicurare alla ragazza un uomo che non la
maltratterà. Tali uomini hanno più possibilità di essere individuati tra gli
-amici- del parentado. Uomini che, con la loro famiglia, sono conosciuti e
documentati per non essere -stranieri- e le loro famiglie non sono -ostili-." Brody (1973)
trovò ragioni simili nell'uso dei mediatori tra la gente di campagna. - Niente
sui matrimoni forzati.
Dobbiamo scoprire il perché di simili vili dichiarazioni nei confronti delle
comunità traveller.
E' ben noto e documentato che gli zingari soffrano il razzismo molto più di
qualsiasi altro gruppo di minoranza etnica.
Spiega
Trevor Phillips, della Commissione per l'Uguaglianza Razziale: "La
situazione di zingari e Traveller è incomparabilmente peggiore di ogni altro
gruppo etnico... e lasciamo che ciò continui." (2004)
Travellers' Times, (2003), ha sottolineato che in assenza di fatti, la gente
si affida interamente agli stereotipi. Questi si riflette anche nei commenti dei
formatori di polizia.
I media ricercano ed usano le parole zingaro o Traveller in qualsiasi modo
negativo possibile, e nonostante i tanti anni di lavoro delle organizzazioni
rom, zingare e traveller per arrivare alla verità delle cose e a dissipare miti,
la stampa continua per la sua strada. Soltanto settimana scorsa ci siamo
lamentati con la stampa per il titolo "Killer uccide la grossa grassa moglie
zingara" che adornava la prima pagina dello Scottish Sun e non riguardava
zingari in nessun modo.
Le cose per la comunità traveller non sono mai cambiate, è il solito
continuo fraintendimento.
Sínéad ní Shuínéar, ricercatore e traduttore, Dublino:
"La zingara è la -strega- nella società europea di oggi.
I gagé non solo (coscientemente deliberatamente) usano lo
zingaro come capro espiatorio, ma (inconsciamente) proiettano su di lui,
distanziandosi così dalle cose che odiano di loro stessi. L'antiziganismo
è una crociata- così è intesa da quanti lo praticano attivamente. Accettare lo
zingaro significherebbe accettare tutte le cose che le persone oneste rifiutano.
I gagé hanno bisogno di uno schermo per proiettare la loro stessa
negatività, dovessero rinunciare allo schermo, non avrebbero altra scelta che
rinunciare al male. E' per questo che ovunque gli zingari vengono manipolati in
conformità delle aspettative dei gagé. Piccoli gruppi o singoli Traveller
possono essere facilmente accettati, dato che la loro -conversione- è la prova
vivente della correttezza del nostro -modello-, e nel contempo sembra dimostrare
che le nostre obiezioni verso gli altri membri del gruppo non siano di natura
razzista. Ma agli zingari in quanto gruppo non può essere permesso l'accesso
nella maggioranza sociale, nonostante le richieste universali dei gagé che loro
lo facciano."
Per concludere, ci sembra che il signor Azfal abbia basato la sua conoscenza
su cosa lui percepisca essere un enorme problema nella comunità traveller, senza
guardare ai fatti alla storia completa dei Traveller. La maggior parte delle
volte se in GB si parla di Traveller, si tratta di Rom o di Traveller irlandesi.
Noi confutiamo le sue affermazioni su matrimoni forzati di massa. Notiamo che i
finanziamenti per affrontare questo problema, sono stati resi disponibili dal
Fondo Programma Domestico - Affrontare i matrimoni forzati nelle comunità
traveller, che sviluppa opzioni per cambiare l'atteggiamento ed aiutare le
vittime, o potenziali vittime. - Non riteniamo giusto usare i fondi del governo
in nome dei Traveller, in quanto non ha svolto il suo compito e così facendo
stigmatizzerà ed alienerà ingiustificatamente la comunità traveller. Vorremmo
suggerire al signor Azfal che questi fondi vengano usati dove c'è bisogno.
Di Fabrizio (del 06/06/2012 @ 09:17:15, in Europa, visitato 2442 volte)
Segnalazione di Giancarlo Ranaldi.
BAIA MARE un anno fa
Esclusiva di
EVZ.RO: Auschwitz a Baia Mare. 2.000 Rom spostati
dal sindaco Cherecheş nella Fabbrica della Morte piena di sostanze chimiche
- di Bogdan Eduard - 4 giugno 2012 (scusandomi per la traduzione
zoppicante, ndr.)
Immagine ripresa da un camion sotto la pioggia torrenziale: bambini e
genitori - Le foto sono di COSMIN MESAROȘ
Volendo dimostrare a tutti di mantenere la sua promessa elettorale di
liquidare la zona Craica, popolata da circa 2.000 Rom, il sindaco ha deciso di
spostare le prime famiglie durante la notte. Dopo aver minacciato
l'intervento delle ruspe per radere al suolo la colonia se non si fossero mossi.
il sindaco è entrato in azione. Coadiuvato dalla polizia locale e dalla
gendarmeria, Cherecheş ha spostato a forza sotto la pioggia battente nel blocco
che per anni ha funzionato come laboratorio chimico delle nota Phoenix,
la "fabbrica della morte". Dopo il 1990 il nome venne cambiato in
Cuprom, e venne chiusa nel 2006, dato che era il più grande inquinatore di
Romania, dopo il Combinatul di Copşa Mică.
Una volta all'interno del blocco dove sono stati ricavati i loro alloggi, i Rom
hanno trovato sulle porte dei pezzi di giornali su cui era indicato il nome
della famiglia assegnataria. Nessuno voleva credere che si trattasse di una
sistemazione definitiva. Le camere sono state dipinte in fretta, ma negli
armadi metallici ci sono ancora i contenitori dei prodotti chimici
di 15-25 anni fa, la polvere dei forni e le altre cose utilizzate nel
laboratorio chimico.
Non solo: la sinistra atmosfera di campo di sterminio veniva suggellata da
segnali che riproducevano il teschio di "pericolo di morte" o "miscela
di sostanze chimiche proibite", che ancora rimangono su porte e
finestre del laboratorio.
Molte stanze sono segnalate con cartelli di pericolo ed al loro interno sono
conservate sostanze tossiche
L'operazione è durata sino a sera. I Rom, dopo aver visto le condizioni,
volevano lasciare il blocco, ma è stato impedito loro dalla polizia locale.
Trasferimento forzato il primo giugno
Infine, impossibilitati ad andarsene, si sono riposati. Assegnate le stanze,
hanno steso a terra i materassi. Però, a mezzanotte i primi sintomi. Nausea,
vomito, vertigini, mal di testa.
Bambini sdraiati nella "nuova casa"
I più colpiti erano i bambini. Nella notte è stato dato l'allarme. Le ambulanze
hanno fatto la spola verso l'ex laboratorio chimico. L'ospedale dice che sono
stati portati al pronto soccorso otto bambini e due adulti. Altre fonti parlano
di tredici bambini e un adulto.
Per il rappresentante ISU si è trattato di circa 11 bambini e un adulto.
Sono state applicate loro maschere facciali per l'ossigeno. Rom e giornalisti
presenti fanno il conto di 22 bambini e due adulti intossicati in totale.
L'ospedale di Baia Mare dice che l'avvelenamento è rientrato ed è stato permesso
loro di tornare a casa.
Mercoledì mattina, è scoppiato un nuovo scandalo alla Cuprom di Baia Mare,
[...]. Dopo la notte insonne, i Rom sono stati messi in strada da
polizia e gendarmi, per controllare i documenti. I Rom la considerano
l'ennesima provocazione del sindaco, in vista della prossima tornata elettorale
distrettuale. [...]
"Evenimentul zilei"
è stata l'unica pubblicazione che è riuscita ad ottenere fotografie dei
contenitori delle sostanze chimiche, abbandonati dopo la chiusura del Combinatul
Cuprom. Sono tutte sostanze estremamente nocive, senza contare che i
bambini rom corrono a piedi nudi tra i mucchi di polvere contaminati e le acque
reflue.
- Acido acetico (-glaciale) è un acido debole
e incolore, dall'odore irritante. E' altamente corrosivo.
- Acido solforico H2SO4 (in foto), è un acido
minerale molto attivo. Aggiungendovi acqua, può iniziare a
bollire e spruzzare gli astanti.
- Fanghi anodici sono un sottoprodotto della
raffinazione elettrolitica del piombo.
Contenitori utilizzati nel laboratorio chimico sino a pochi anni fa
La guerra degli SMS tra il sindaco e il patriarca
Mentre le ambulanze arrivavano al "blocco chimico" si svolgeva uno scambio di
SMS tra Rom e sindaco: "Cos'è che uccide? Ci sono degli intossicati! Chiamate le
ambulanze!" Il sindaco ha replicato con un altro messaggio: "Hanno avvelenato
una città pulita. Se va male, vi soccorriamo, altrimenti si risparmia!"
Il capo del partito Romilor, Carol Jurisniez, detto "Pise", ha fatto
alla stampa sconcertanti dichiarazioni sui soldi che il sindaco avrebbe
offerto per comprare i voti dei Rom. Il sindaco Cherecheş ha replicato
che è tutta una messa in scena [...]. Riguardo alle accuse di corruzione
elettorale, ha detto di non aver dato soldi ai Rom, anche se il loro capo
afferma il contrario.
In questo momento, la situazione a Baia Mare tra Rom ed autorità è di estrema
tensione. La notte scorse, le auto della polizia e della gendarmeria
pattugliavano la città.
I Rom di fronte al vecchio laboratorio
Sindaco e tra quattro anni presidente delle Romania?
Cătălin Cherecheş, sindaco uscente di Baia Mare, è in corso per un altro
mandato, godendo del 93% dei favori secondo i sondaggi. Già membro del PSD, da
cui è stato espulso. Per quattro anni è stato un parlamentare indipendente, e
l'anno scorso è stato eletto sindaco di Baia Mare dopo l'arresto del sindaco Cristian
Anghel (liberale).
Cherecheş si è iscritto al PNL e si candida con l'USL. Da
tempo sta rilasciando dichiarazioni ad effetto, "andandosele a cercare" come
dice la gente. Si dice anche che tra quattro anni potrebbe essere il presidente
della Romania.
"Hanno avvelenato una città pulita. Se va male, vi soccorriamo,
altrimenti si risparmia!" ha suscitato uno scandalo internazionale.
Per il sindaco di Baia Mare non è il primo scontro con i Rom della città.
Cătălin Cherecheş generò uno scandalo internazionale l'anno scorso, quando venne
eretto un muro alto 2 metri attorno a diversi isolati abitati dai Rom. Venne
definita da France Press la "Grande Muraglia Zingara", suscitando proteste in
tutto il mondo. Protestò anche l'ambasciata americana, e l'ambasciatore
venne a Baia Mare in visita lampo per discutere col sindaco. Negli
ambienti a lui vicini si loda il sindaco dicendo che con tre mattoni ha ottenuto
una fama internazionale alla città.
Da
Roma_Francais
SOS Racisme sporge denuncia contro i locali notturni per discriminazione
L'associazione SOS Racisme a deciso di sporgere denuncia martedì 29 maggio
contro alcune discoteche e alcuni bar di Parigi e di Nizza, per "discriminazione
razziale" in seguito alla grande notte europea del testing, organizzata in
diverse città europee, sabato 26 maggio.
Grazie a questi test, l'associazione ha potuto constatare diversi casi di
discriminazione razziale. SOS Racisme rivela che le persone discriminate
all'ingresso degli stabilimenti, sono per lo più dei "neri, arabi, rom" e
"persone del sud asiatico". Due discoteche di Nizza, Les Coulisses e il High
Club, sono risultate "positive", essendo stati respinti i "tester neri" che si erano presentati
all'ingresso. Alcuni stabilimenti parigini sono stati
anche loro beccati.
L'associazione ha deciso di sporgere denuncia presso la prefettura di Parigi e
presso le autorità nizzarde competenti. "Auspica che siano inflitte sanzioni
amministrative ai stabilimenti scoperti nel corso di questa operazione, in
flagrante reato di discriminazione razziale".
L'associazione francese realizzava la sua terza edizione della grande notte
europea del testing, dopo quelle di marzo e giugno 2011, in collaborazione con
l'Egam (European Grassroot Antiracist Movement). Quest'anno era organizzata in
dieci città europee, tra le quali Parigi, Nizza, Renna, Vienna, Palermo e Oslo.
L'ultima edizione di testing, effettuata all'ingresso di una trentina di locali
notturni di sette città europee, faceva già presente dei "risultati
preoccupanti".
Con la crisi, il razzismo e la xenofobia sono diventati pane
quotidiano in Europa.
Le azioni che puntano a individuare tali comportamenti razzisti possono talvolta
portare frutto. Nel gennaio scorso, una discoteca dell'Isère è stata condannata
a pagare 7.000 € di multa, la metà della quale con la condizionale, e a versare
1.500 € per i danni, alle parti civili.
Di Fabrizio (del 20/06/2012 @ 09:38:30, in Europa, visitato 1560 volte)
Giovedì 21 giugno alle 18.30 inaugura, presso la
Fondazione Forma per la Fotografia la mostra Zingari di Josef Koudelka.
All'evento sarà presente l'autore.
Periodo
dal 22 giugno al 16 settembre 2012
Orario
tutti i giorni dalle 11 alle 21
Giovedì e Venerdì dalle 11 alle 23
lunedì chiuso
Costo biglietto
Intero: 7,50 euro
Ridotto: 6 euro
Scuole: 4 euro
Elenco delle riduzioni
Per informazioni
02.5811.8067
02.8907.5419
© Josef Koudelka, Moravia, 1966
Zingari è senza dubbio uno dei lavori fotografici più
celebri del Novecento.
La mostra presentata a Forma, in prima mondiale, rispecchia fedelmente la
sequenza e il menabò del volume Cikáni (zingari in ceco) che lo stesso Koudelka
aveva progettato nel 1970, prima di lasciare la Cecoslovacchia, e rimasto a
lungo inedito.
Quel volume, riproposto da Contrasto, testimonia la spettacolare teatralità
visiva che Josef Koudelka aveva concepito intorno al suo lavoro di ricognizione
fotografica delle comunità gitane dell'Est Europa.
In esposizione le 109 immagini del libro, sontuosamente stampate (sotto la
stretta sorveglianza dell'autore) appositamente per la presentazione di Forma.
Da un lato, le immagini raccontano la quotidianità delle comunità gitane negli
anni Sessanta in Boemia, Moravia, Slovacchia, Romania, Ungheria e in alcuni casi
in Francia e Spagna. Dall'altro, testimoniano lo sguardo penetrante e insolito
dell'autore, la sua capacità di fermare, in momenti unici per la perfetta
composizione formale e la pregnanza dell'azione, scene di vita familiare,
momenti di festa, di gioco e di ritualità collettiva.
Una dopo l'altra, le immagini compongono un vero affresco visivo di grande
potenza e con poetica malinconia registrano la fine di un'epoca, la fine di un
viaggio: quello del nomadismo zingaro in Europa.
Riferimento essenziale "di culto" per generazioni di fotografi, Zingari mantiene
nel tempo la sua forza e conferma la grandezza del suo autore, Josef Koudelka,
tra i più grandi fotografi viventi.
La mostra è presentata in collaborazione con Magnum Photos
Biografia
Josef Koudelka nasce in Moravia nel 1938. Inizia la sua carriera come ingegnere
aeronautico e diventa fotografo professionista verso la fine degli anni
Sessanta. Nel 1968 fotografa l'invasione sovietica di Praga, pubblicando le sue
fotografie con le iniziali P. P. (Prague Photographer, fotografo di Praga).
Per queste fotografie, nel 1969 riceve da anonimo il premio Robert Capa dell'Overseas
Press Club. Nel 1970 lascia la Cecoslovacchia per cercare asilo politico e, poco
dopo, entra a Magnum Photos.
Nel 1975, viene pubblicata la prima edizione di Gypsies, il primo di una lunga
serie di libri di questo fotografo, incluso Exiles (1988), Chaos (1999),
Koudelka (2006) e Invasione Praga 68 (2008).
Nel corso della sua carriera Koudelka ha vinto svariati premi come il Prix Nadar
(1978), il Grand Prix National de la Photographie (1989), il Grand Prix
Cartier-Bresson (1991), e l'Hasselblad Foundation International Award in
Photography (1992). Le sue fotografie sono state esposte al Museum of Modern Art
e all'International Center of Photography di New York, all'Hayward Gallery di
Londra, allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al Palais de Tokyo di Parigi, alla
Fondazione Forma di Milano e al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Nel 1992 ha
ricevuto la nomina di Chevalier de l'Ordre des Arts et des Lettres dal Ministero
della Cultura francese. Oggi vive fra Parigi e Praga.
Di Fabrizio (del 20/06/2012 @ 09:41:14, in Europa, visitato 1488 volte)
Da
Aussie_Kiwi_Roma
GREEK REPORTER Australia La questione degli immigrati rom dalla
Grecia nel 1898 ritorna attuale - By Stella Tsolakidou on June 12, 2012
Sali Ramadan, sua moglie Rose e loro figlia Sherezada
Nel 1898 un gruppo di 26 Rom greci dalla Tessaglia arrivò a Largs Bay,
nell'Australia del sud e qualche giorno dopo ripartì a piedi verso le
colonie orientali. Questi primi migranti di origine greca furono tra le ragioni
dell'introduzione delle prime leggi razziali nell'Australia del sud, a cui seguì
l'Immigration Restriction Act del 1901. Fatto che in seguito marcò le relazioni
diplomatiche tra Grecia ed Australia.
La storia dietro questi primi 26 migranti e le loro gesta è nuovamente emersa
ed ha assunto un ruolo centrale nel quadro del dialogo continuo su come gestire
il problema dell'immigrazione di massa e dei richiedenti asilo in Australia.
La storia di questi migranti comincia in Grecia nel 1897, dopo
che i Greci avevano perso una guerra contro i Turchi. La tregua a maggio 1898
aveva creato un'ondata di migliaia di migranti, forzati ad abbandonare la loro
terra per migrare all'estero o cercare rifugio nei territori rimasti alla
Grecia. Come molti altri, i 26 Rom furono obbligati a lasciare le loro case nei
villaggi della Tessaglia, scappare a Volos e prendere una nave diretta in
Australia, senza avere idea di ciò che il futuro aveva in serbo per loro.
Ascoltando i racconti dei commercianti e dei proprietari di barche a Volos
sulla vita prospera in Australia, i Rom decisero di rinunciare agli ultimi loro
fondi per pagarsi il viaggio sulla nave francese "Ville de la Giotat", il 20
giugno 1898.
Per errore, i 26 sbarcarono ad Adelaide invece di Sidney, e presto divennero
il centro di attenzione negativa ed impopolare nel paese per lungo tempo. Le
autorità locali erano allarmate per l'arrivo di questo neo venuti, inaspettati,
non voluti, pericolosi e vestiti di stracci. Il loro ingresso nel paese non era
autorizzato, fatto che ben presto accese la fiamma contro gli immigrati di
colore, che si estese in tutta l'Australia.
I giornali locali dipinsero l'arrivo e l'aspetto dei 26 Rom con le tinte più
fosche, pubblicando anche le loro foto. Venne enfatizzato che questi Rom non
erano greci, ma piuttosto erano nati e cresciuti in Grecia e che l'unico
mestiere che conoscevano era quello di calderai. Il loro arrivo nell'area attirò
sin dall'inizio molti visitatori: alcuni diedero loro del denaro, altri li
presero in giro ed altri ancora diedero loro cibo e vestiti. Però la maggior
parte dei cittadini, guidati dal sindaco di Adelaide, iniziarono una campagna
per cacciarli dalla città. Persino l'ambasciatore greco visitò il piccolo
accampamento e fu sorpreso di sapere che i 26 migranti parlavano solo il greco.
Nel frattempo, l'argomento era arrivato al Parlamento dell'Australia del sud,
dove un deputato aveva suggerito da ora non poi non si doveva permettere
l'ingresso di nessun Greco, Hindu o Cinese.
Ma quegli immigrati rom avevano problemi più seri da risolvere: sopravvivere.
Senza mezzi di sostentamento, dovettero ricorrere al vagabondaggio ed
all'accattonaggio, o mettendo in scena spettacoli di strada per i residenti
locali. Iniziarono a ballare e cantare per far quadrare il bilancio. Ma questo
modo di vivere non venne apprezzato dalla stampa e dall'aristocrazia.
Le autorità di Adelaide fecero di tutto per espellere i 26 migranti verso
Melbourne, ma il loro viaggio non terminò lì. Prima vennero trasportati col
treno sino alla periferia di Norwood, sempre nell'Australia del sud, dove la
gente si radunò alla stazione e li fece ripartire col treno successivo. Nelle
altre stazioni, gli abitanti gettavano pietre e non li facevano neanche scendere
dal treno. Quando riuscivano a scendere, piazzavano le loro tende distanti dal
villaggio e cercavano cibo dai contadini. Ci fu chi li aiutò in diverse maniere,
prima che alla fine arrivassero a Serviceton, Victoria, il 23 giugno 1889.
I media annunciarono il loro arrivo descrivendoli come rifugiati greci o
semplicemente zingari. 94 Greci protestarono pubblicamente perché i media e le
autorità australiane "li avevano classificati come Greci" ed insistettero che si
trattasse di un gruppo di Rom dalla Serbia, che sapevano il greco. Tuttavia,
l'allora ministro della Giustizia negò quella storia, perché tutti e 26 i
migranti avevano passaporti greci rilasciati dal consolato greco d'Egitto.
La stampa continuò con i suoi articoli a base razziale contro i Rom dalla
Grecia. Nuovamente i migranti vagarono da un villaggio all'altro. Il governo del
Nuovo Galles del Sud ordinò alla polizia di impedire ai Rom di entrare nella
contea. Affamati e vestiti di stracci, i 26 sognavano di raggiungere Melbourne,
dove speravano che la comunità greca li avrebbe aiutati. Il 17 agosto,
arrivarono a Ballarat, uno dei pochi posti dove furono trattati come esseri
umani. Vi passarono una settimana, prima di partire nuovamente verso Melbourne,
guadagnandosi da vivere con esibizioni nei villaggi vicini. Alla fine, le
autorità di Melbourne non permisero loro di entrare in città, facendoli
accampare alla periferia di St. Kilda, fuori dalla giurisdizione cittadina.
Le loro avventure e vagabondaggi non finirono lì e invece continuarono per
decenni.
Di Fabrizio (del 13/07/2012 @ 09:18:00, in Europa, visitato 1573 volte)
Da
Czech_Roma
Janko Horváth, attivista rom, poeta e scrittore. (photo: Lukáš Houdek)
Janko Horváth: I Rom sono facile bersaglio -
Brno, 3.7.2012 21:19, (ROMEA)
This interview was first published in Perspektivy ("Perspectives"), an insert to
Katolický týdeník No. 26/2012 ("Catholic Weekly"). -
Alena Scheinostová, translated by Gwendolyn Albert
L'editorialista e poeta Jan Horváth (nato nel 1959) "blogga" sul news server iDNES.cz
di: "Tutto ciò che affligge questo mondo, la bellezza e l'unicità della cultura
romanì, e la vita dei Rom comuni." Alcuni lo conoscono anche come un
attivista senza paura e politico a livello locale. Oggi Horváth vive nel
complesso residenziale di Janov, nella Boemia settentrionale. Insegna romanés e
lavora a Most per la Caritas. Quando gli si chiede di valutare i suoi anni di
sforzi per costruire una situazione migliore per la minoranza rom, dice "Sono
solo una pietra dl mosaico".
Tu sei del gruppo dei Rom Servika (Rom serbi), come molti dei Rom nella
Repubblica Ceca oggi. Qual è la storia della tua famiglia?
Mio padre, come molti dei Rom che vennero qui ad insediarsi dalle zone di
confine, arrivò in cerca di lavoro dalla Slovacchia ad Ostrava dopo la guerra.Ha
lavorato nell'edilizia, come forestale, scavando gallerie, diversi lavori
manuali. Negli anni '50 conobbe mia madre e misero su famiglia. Sono nato qui, a
Bilovec, vicino ad Ostrava, ma i nostri parenti venivano dalla Slovacchia. Mia
madre aveva antenati rom ungheresi, ma in casa si parlava il dialetto paterno -
il romanés slovacco.
Com'era la vita con i tuoi vicini non-rom quando eri bambino?
Non [era] così brutta com'è oggi. Prima le persone erano più a contatto le une
con le altre. Ad esempio, non mi ricordo che qualcuno ci prendesse a male
parole. I nostri vicini erano meravigliosi, ci si aiutava a vicenda, venivano a
prendere il caffè da noi. A scuola era un po' differente, perché al secondo
grado ero l'unico studente rom della classe, ed i miei compagni a volte mi
facevano sentire differente - sapete come sono i bambini. Però, gli insegnanti
furono sempre la mia ancora, così fui promosso durante tutti i nove anni di
scuola. La maggior parte dei miei amici rom frequentavano la scuola "speciale",
dall'altra parte della strada, e talvolta li invidiavo persino, perché avevano
un orario più flessibile e stavano tutti assieme. Potevo almeno andare a
visitarli durante la ricreazione.
I tuoi genitori ti appoggiavano negli studi?
Eravamo sei bambini ed abbiamo fatto tutti le elementari "normali". Né mio padre
né mia madre sapevano leggere o scrivere, lo impararono quando aderirono
all'Unione degli Zingari-Rom [la prima organizzazione romanì nella Repubblica
Socialista Cecoslovacca, attiva del 1969 al 1973 - nota dell'autore], ma
insistettero perché studiassimo. Papà diceva sempre che la "scuola speciale" non
era per i suoi figli. La letteratura mi era piaciuta sin da piccolo, così scelsi
di studiare all'Istituto Superiore per Studi Librari.
E' una diceria diffusa che i Rom non leggano molto.
Da bambino andavo in biblioteca e a casa mi rannicchiavo in un angolo a leggere
Erben, Němcová, diversi racconti di viaggi... Oggi abbiamo Facebook, internet,
ci si diverte così, ed i libri non sono importanti come una volta. Inoltre da
piccoli, ho anche ascoltato le storie che raccontavano gli anziani - avventure
che avevano vissuto in prima persona, fiabe, era brillante. A Bílovec c'era un
contastorie meraviglioso, e ogni volta che eravamo con lui avrebbe parlato per
ore e ore. Parlava soprattutto ai funerali. Noi piccoli non avremmo dovuto
essere lì, ed allora ci nascondevamo sotto il tavolo così che i genitori non ci
vedessero, ed ascoltavamo senza sosta. Oggi nessuno sa come più raccontare
storie simili, anche se la tradizione di organizzare una veglia funebre è ancora
in voga.
Janov, dove hai vissuto negli ultimi anni, e conosciuta soprattutto per i
disordini alla fine del 2008.
Li abbiamo vissuti sulla nostra pelle. I neonazisti ci volevano persino entrare
in casa. Allora ero a Most, dove insegnavo romanés all'Istituto Commerciale, i
miei figli erano passati a trovarmi. Non potevamo tornare a casa perché la
polizia aveva chiuso tutti gli accessi a Janov. Quando vidi, dietro le teste dei
poliziotti, l'orda montante della folla che dal centro di
Litvínov si avvicinava a Janov, divenni incredibilmente ansioso. Sai, c'è crisi,
la gente non ha soldi, cercano un nemico. qualcuno da accusare non importa di
cosa. I Rom sono un facile bersaglio, perché nessuno li difenderà. Secondo una
recente ricerca, qui siamo odiati dal 90% della gente. Un numero orribile! Ogni
giorno ci sono dozzine di pareri sgradevoli inviati al mio blog - tutti di gente
normale. Hanno i loro problemi e li riversano sugli altri.
I tuoi genitori hanno sperimentato le crociate anti-rom durante la II guerra
mondiale. Ne hanno mai discusso con te?
Mamma aveva 10 o 12 anni all'epoca, papà ne aveva due in più, e sono passati
attraverso cose terribili, hanno provato personalmente cosa sia il nazismo. A
casa non se ne è parlato molto, si viveva la propria vita, lavorando, e non
volevamo che chi viveva attorno tenesse alcun rancore nei nostri confronti. Non
sarebbe mai venuto in mente ai miei genitori, neanche nei loro incubi peggiori,
che un giorno ci saremmo trovati nuovamente di fronte ad un odio simile. Dopo la
guerra tutti avevano sperato che una cosa del genere non si sarebbe ripetuta mai
più. Abbiamo vissuto in pace sino al 1989.
Il 13 maggio i Rom hanno commemorato il settantesimo anniversario della
trasformazione del campo di lavoro di Lety na Pisek nel cosiddetto "campo
zingaro", dove centinaia di Rom cechi perirono in circostanze non ancora
chiarite. Tuttavia, la maggior parte degli attori di governo, preferisce inviare
fiori alla cerimonia commemorativa, invece di prendervi parte di persona. E'
triste confrontato alla loro partecipazione personale al settantesimo
anniversario, caduto quest'anno, dell'incendio di Lidice. Come te lo spieghi?
I politici non vogliono perdere punti col loro elettorato. Se dovessero
presentarsi a Lety, nessuno li voterebbe. Nonostante ciò, credo che se loro
volessero che i Rom si "adattassero" alla società ceca, allora dovrebbero
accettare che anche noi siamo cittadini della repubblica che loro rappresentano,
ed una volta al'anno dovrebbero venire a dare un occhio alla cerimonia
commemorativa a Lety. E' il fetore dell'allevamento di maiali quello che probabilmente
cercano di evitare. Io ci sono stato un paio di volte, e la puzza è terribile.
Di sicuro i Cechi non permetterebbero niente del genere a Lidice. Non non siamo
discendenti dei Rom cechi, ma siamo Rom, e ci sentiamo in relazione con quel
luogo. Quello che i Rom cechi e della Moravia hanno passato è nella nostra
memoria - e non vogliamo che si ripeta mai più una cosa del genere. Per questo è
importante lottare contro l'allevamento di maiali. Ho persino scritto una poesia
dedicata alle vittime di Lety. Nel contempo, è compito principale della scuola
informare che non solo gli Ebrei soffrirono per il razzismo. C'erano anche
i Rom.
Nella tua esperienza, gli insegnanti vorrebbero parlare dei Rom?
Qui alle elementari di Janov, dove molti bambini sono Rom, abbiamo un progetto
per insegnare il romanés. Gli insegnanti della scuola ci hanno risposto
immediatamente che3 non se ne parla proprio, che sarebbe inutile, che i bambini
ignorano il romanés. Quando iniziammo, nonostante le obiezioni, scoprimmo che
invece la maggior parte dei bambini conosceva e capiva il romanés. Le scuole
dovrebbero facilitare la trasmissione di informazioni sulla cultura, la storia e
la lingua romanì. E' un diritto sancito dalla Costituzione. I bambini devono
sviluppare una coscienza ed una comprensione che noi Rom siamo uguali ai Cechi.
Chi non conosce il suo passato non ha futuro.
E' per questo che scrivi in romanés?
I libri scritti in romanés non vendono granché... Non si tratta di vendere, ma
di convincere i Cechi, ed anche i Rom, che abbiamo una nostra lingua, desideri
ed aspirazioni NOSTRE e che sappiamo ciò che gli altri sanno. Parlando in
romanés, ci si apre e si esprimono tutte le proprie sensazioni e pensieri. La
nostra musica, tradizioni, "lačho lav" ["la buona parola" - nota dell'autore], "romipen"
["romanità" - nota dell'autore] - tutto questo viene ripetuto nei miei poemi e
non si dovrà mai permettere che scompaia. Guarda, in questo paese si sono
pubblicati libri e giornali in romanés per vent'anni, ma il romanés ha vissuto
senza di loro per un migliaio d'anni e non c'è dubbio che lo farà per un altro
migliaio d'anni. Non si può cancellare. E' la nostra lingua, con cui cantiamo, e
su internet un Rom inglese può usarlo per comunicare con un Rom americano, un
Rom indiano o un Rom rumeno. In che altra maniera potremmo comunicare tra noi?
Il romanés è nekhguleder pro svetos" - la lingua più dolce del mondo.
Come hai iniziato a scrivere?
Ho iniziato alla fine degli anni '80 e dopo la rivoluzione ho lavorato per il
giornale "Romano kurko". Era stato fondato dall'Iniziativa Civica Romanì (Romská občanská iniciativa),
con cui ero impegnato, ed allora in redazione c'era anche Milena Hübschmannová
[studiosa romanì che contribuì allo sviluppo della vita intellettuale romanì -
nota dell'autore]. Milena era il nostro motore. Collaborammo nel pubblicare un
giornale romanì ed io scrissi le mie poesie per l'editrice Petrov, e poi
un'altra edizione attraverso
Matice romské, diretta dal mio grande amico, purtroppo morto di recente, Vlado
Oláh. Adesso, scrivo soprattutto sul mio blog ed anche racconti sui miei
genitori - forse ne farò un libro.
Quali pensi siano le insidie principali nelle relazioni tra Rom e l'intorno
non-rom?
Secondo me, la colpa è principalmente dei media. Recentemente degli studenti
delle superiori, rispondevano ad un'intervista dicendo che odiano i Rom e non
vogliono avere niente a che fare con loro. Da dove viene tutto ciò? Non hanno
alcun contatto diretto con nessun Rom,ma ogni giorno sentiamo sui media cosa
hanno fatto oggi i Rom, e la loro nazionalità viene sempre menzionata. Quello
che fanno "i bianchi" finisce sotto al tappeto. Non si trova quasi niente sulle
nostre caratteristiche positive, sulla nostra cultura. Ogni hanno c'è il
festival Khamoro, così a fine anno ogni tanto se ne parla - mai in prima serata,
comunque, e questo è tutto.
Come pensi che si possa gestire oggi questa situazione?
Molti Rom, anche qui a Janov, risolvono emigrando. Oggi il mondo è aperto,
quindi perché rimanere qui, quando ogni giorno ci viene mostrato che non siamo
né voluti né benvenuti? Quelli con cui ho parlato mi confermano che una volta in
Occidente, nessuno li ha chiamati "neri" o qualcosa di simile. Molti restano
qui. Soprattutto perché i genitori devono occuparsi dell'istruzione dei figli.
Sono noto per essere molto critico verso il mio popolo: la colpa non è solo del
nostro intorno. Nessuno ci aiuterà, dobbiamo mostrare, noi da soli, ciò che
vogliamo. Ad esempio, ogni scuola ha una classe "anno zero" (materna) dove i
bambini vengono preparati alle elementari.
Secondo te, la chiesa opera a sufficienza in quest'area?
La chiesa fa di più in Slovacchia. Da quanto so, lì i Rom hanno sempre un posto
loro dove riunirsi. E' una cosa buona e necessaria, perché molti di noi credono
in Dio, e le chiese hanno grandi potere e risorsi per convincere che i Rom sono
uguali agli altri. Qui in Repubblica Ceca non s'è fatto molto. Ci sono poche
eccezioni: come quella di padre František Lízna, che si è persino registrato di
nazionalità romanì. Dove vivo io, al nord, la chiesa è "un gatto morto", una
vergogna. Il complesso residenziale di Janov non ha una chiesa. Con la mia
famiglia vorremmo frequentarla, ma quella di Litvínov è a cinque km. e vedi da
te le difficoltà di uscire da qui. Tuttavia. il prete di là è una brava persona,
il sacrestano è un Rom. Qui il pastore avventista Petr Svašek di Most gestisce
un centro sociale e organizza iniziative per bambini e famiglie rom.
"Kamas Tut the kamaha, aver drom nane" - "Ti amiamo e ti ameremo, questa è
la sola strada" dici a Cristo in una poesia. Qual è il tuo rapporto con Dio?
Credo fermamente in Dio. Dio ha creato i Rom anche a Sua immagine, non importa
quanto stiamo soffrendo, Gesù ci ama e lo mostra tenendoci uniti e
proteggendoci. Non abbiamo un paese nostro, ma siamo tutti più ricchi per
questo, perché viviamo in tutto il mondo, senza confini. Gli altri dovrebbero
imparare da noi, l'Europa già non ha più confini. I nostri antenati, nel loro
migrare dal Rajasthan, hanno attraversato deserti e montagne. Quale altra
nazione l'ha fatto? Tuttora viviamo a modo nostro, anche se costantemente c'è
qualcuno che fa del seo meglio per rendere la nostra vita più amara, per
spingerci dove non vogliamo essere. Siamo uccelli: vogliamo spiccare il volo.
Di Fabrizio (del 15/07/2012 @ 09:16:25, in Europa, visitato 1391 volte)
Da
Hungarian_Roma
New Left Project Dietro la "questione" Rom by Carl Rowlands
"Sandor" è un senzatetto rom di Budapest - parla della sua vita. esperienze
e prospettive, nel dialogo con Carl Rowlands.
Ho perso la mia famiglia in un incidente quando avevo 16 anni. A quell'epoca,
iniziai a passare la notte alla stazione della metropolitana di Ferenciek tere a
Budapest. Altri Rom del posto si assicuravano che avessi qualcosa da
mangiare e che per andare a scuola il mio aspetto fosse OK. Fintanto che era
possibile, ci si prendeva cura di noi. Capita spesso che all'inizio i giovani
finiscano per strada, e se vogliono l'indipendenza totale, qualsiasi ne sia la
ragione, è lì che la troverai.
Nella mia esperienza, di solito ci sono due aspetti nel diventare senzatetto -
fattori psicologici e fattori sociali. Se un giovane è alienato e non sente di
appartenere a qualcosa o qualcuno, allora la strada può essere un surrogato
della famiglia, e c'è molto da imparare dai più vecchi. Molti non hanno un senso
di appartenenza o un luogo.
Però, molti giovani rom possono sempre trovare un posto da chiamare casa in
qualche parte della comunità, che non sia con i loro genitori naturali. Le vie
di fuga da droga e alcol, come pure dalle malattie mentali, sono meno comuni tra
i Rom. Spenno vanno cercando l'indipendenza, assieme ad una certa dignità e
rispetto. Ciò spiega come mai non sono molti i Rom che si sistemano in rifugi
per senzatetto, e che non vedano gli incentivi o i risultati immediati in questi
comportamenti.
Le migrazioni verso occidente sono guidate da questa ricerca per un'esistenza
migliore ed un posto per vivere dove essere da esseri umani. Naturalmente, la
recessione colpisce in tutta Europa, ma la "rete di sicurezza" funziona meglio
in altri paesi che in Ungheria, o per esempio Romania o Bulgaria. Di sicuro ci
sono possibilità di sfruttamento. C'è un villaggio nella regione di Békés dove
tutti i Rom hanno venduto le loro proprietà per ottenere al mercato nero dei
visti per il Canada. Le autorità canadesi li hanno rimandati in Ungheria, così
la maggior parte degli abitanti del villaggio oggi è senzatetto. Questo è solo
un esempio di come quando queste migrazioni falliscono, si tramutano in povertà
cronica.
Di solito, i Rom senza casa mantengono le distanze dagli altri senzatetto. Così
come i i Rom si mantengono puliti e ben vestiti nonostante vengano rifiutati o
vilipesi dal resto della società. I Rom di solito considerano la coesione
famigliare più importante del denaro. Difatti i Rom tendono a pensare in termine
di "soldi facili" e soddisfare i bisogni immediati loro e della comunità.
Prestano più tempo alla famiglia che al denaro. Questo li rende particolarmente
vulnerabili quando l'economia si deteriora, anche se presto trovano opportunità
di lavoro e di accesso alle risorse. Negli anni '90, col peggioramento delle
condizioni economiche in Ungheria, emersero rapidamente comunità in Scandinavia,
Francia, Spagna e Italia, che furono capaci di offrire aiuto ai nuovi arrivati.
Senza molti fiducia nei servizi sociali ufficiali, esiste un alto grado di
autosufficienza interna, con membri interni che si incaricano di somministrare
cure e medicine al posto dei medici convenzionali.
I Rom non sono facilmente comprensibili dagli altri Ungheresi. L'attuale governo
include quanti sembrano esserlo, anche se loro lo negano. Alcuni Ungheresi si
sentono minacciati da ciò. I Rom tendono alla loquacità, amano il confronto e la
discussione. Questi aspetti rumorosi del nostro comportamento, non sono facili
da capire per gli altri.
Dopo aver viaggiato in Germania, Mongolia e Cina, ed essere diventato un
ricercatore medico in Malesia, ho vissuto a Szeged per un po' di tempo, dormendo
all'addiaccio quando non c'era lavoro e non c'era dove andare. E' stato dormendo
all'aperto che sono diventato davvero parte di una comunità rom. Ero in grado di
fornire assistenza medica, sulla base delle mie conoscenze e contatti con varie
associazioni caritative. Nonostante la grande povertà, ci si assicurava che a Szeged
nessuno patisse il freddo o la fame.
Budapest è un posto difficile per chi non ha casa, penso che in questi giorni ci
siano oltre 7.000 persone che dormono all'addiaccio. Non sappiamo quanti siano
Rom. Tuttaviaa Budapest ci sono reti per Rom senza fissa dimora, per cercare di
assicurare loro la vita e la dignità.
E' buffo che ci siano così tanti Ungheresi razzisti. Diventa una farsa in cui
sappiamo che saranno i perdenti finali. Siamo colpiti solo quando la cosa ci
riguarda personalmente. Dobbiamo comportarci come una comunità, anche quando
siamo sotto pressione estrema da parte della polizia o degli altri gruppi. Cerco
di insegnare ai giovani ad ottenere senza rubare ciò di cui hanno bisogno. Il
governo vuole creare tensione, ma tra i giovani l'antipatia non è genuina. Il
governo ungherese ha bisogno di questo "problema rom" per distrarre l'attenzione
dai suoi fallimenti di base, ed in questo modo gli istituti ed i progetti
sociali sviluppano le loro basi di finanziamento...
"La città è per tutti" è la prima organizzazione comunitaria [di senzatetto] in
Ungheria a riflettere su tutti i tipi di norme e comportamenti culturali. Ho
trovato una vera sensibilità alle differenze sociali e un autentico tentativo di
comprendere le questioni che circondano i senza fissa dimora, per rappresentare
i nostri interessi.
L'autore intende ringraziare l'organizzazione "La città è per tutti" (A Város Mindenkié -
www.avarosmindenkie.blog.hu)
per la preziosa collaborazione nell'organizzare l'intervista.
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