Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 25/12/2009 @ 09:36:28, in Europa, visitato 2041 volte)
Visto la giornata, auguri a tutti i lettori, mentre riprendo
questo appello da
Roma_Francais
Che il 2010 sia un anno pieno di salute, di felicità e di prosperità per
tutti, Rrom et Gadjé assieme!
Babbo Natale, se esisti, manifestati!
- donando forza e coraggio a tutti quanti si battono ogni giorno per un
avvenire migliore;
- donando forza e coraggio a tutti i Rrom e tutti i Gadjé, a cui si rende
dura la vita tramite un arsenale di leggi, decreti, circolari, pratiche
amministrative e poliziesche;
- donando forza e coraggio soprattutto a chi non ha documenti e diritti,
come i Rrom accampati nei "villaggi d'inserimento" o nelle "aree di
accoglienza";
- donando forza e coraggio ai politici perché facciano vera politica e non
populismo a buon mercato;
- bloccando gli sforzi di tutti quanti cercano di mantenere in uno stato
d'oggetto e di materia prima degli esseri umani, che si tratti di dittatori,
di cacicchi, di trafficanti di persone, o di "anime buone" in male di
conversazione dopo la decolonizzazione formale.
Ecco un rapido giro di regali che tutti hanno diritto a ricevere da Babbo
Natale!
Association "La voix des Rroms"
50, rue des Tournelles
75003 PARIS
tél. & fax: 01.80.60.06. 58
http://www.lavoixdesrroms.org
Di Fabrizio (del 29/12/2009 @ 09:48:24, in Europa, visitato 3312 volte)
Da
Nordic_Roma
Globalpost.com
By Brigid Grauman
L'attivista rom finnica Miranda Volasrata e la scrittrice rumena Luminita
Cioaba, che lottò contro la sua famiglia rom per andare a scuola,
all'inaugurazione del Tour Culturale Rom all'insediamento Kamenci vicino a
Lendava, in Slovenia, nel novembre 2009. (Brigid Grauman/GlobalPost)
Lendava, Slovenia, 27/12/2009 - La parola "zingaro" è spesso usata in senso
peggiorativo. Ma il Consiglio d'Europa sta cercando il cambiamento con un nuovo
tour turistico focalizzato sulla storia e cultura rom.
"La gente vede gli zingari in una squallida discarica al bordo della strada"
dice Jake Bower, viaggiante militante britannico e giornalista, "ma realmente
non ci conosce. Mi piacerebbe una situazione dove fossimo riconosciuti come una
nazione europea transnazionale, con una rappresentanza alle Nazioni Uniti."
Bowers parlava il mese scorso all'inaugurazione del Tour Culturale Rom,
sponsorizzato dal Consiglio di Strasburgo, che non ha relazioni con l'Unione
Europea e lavora per l'integrazione europea attraverso la cultura ed i diritti
umani. Il tour collegherà le disperse comunità rom attraverso l'Europa per
rafforzare i legami esistenti ed incoraggiare l'incontro tra Rom e non-Rom. Vi
prendono già parte nove paesi con musei, spettacoli e centri documentazione.
L'inaugurazione avrà luogo in Slovenia presso l'insediamento Kamenci vicino alla
città termale di Lendava.
Con i suoi capelli rossi a spazzola e la carnagione chiara, Bowers non
assomiglia ad un tipico Rom, che hanno solitamente caratteristiche più scure, ed
in parte è proprio questo il punto. Dopo diverse ricerche storiche, incluso
testi DNA, sembra incontrovertibile che i Rom originari arrivarono dall'India
attraverso la Grecia oltre 1.000 anni fa, dividendosi in gruppi secondo le rotte
commerciali e talvolta mischiandosi con altre popolazioni. I Rom di oggi sono
divisi in diversi clan e tribù, inclusi i
Viaggianti della Gran Bretagna e gli stagnai dell'Irlanda, che sono nativi
delle isole ma condividono i medesimi problemi di esclusione sociale.
"Sì, ci sono problemi, problemi grossi in alcune parti," ha detto Bowers, "ma
noi apparteniamo alla società europea." Ritiene che è tempo di rimpiazzare gli
stereotipi negativi con immagini più positive che abbiano una forte risonanza in
un mondo globalizzato. "Noi trascendiamo le nozioni di confini nazionali," ha
detto, "ed offriamo una sfida permanente agli Europei nel vivere con la
diversità."
L'insediamento Kamenci è un progetto pilota di questo tour culturale. Qui, un
villaggio rom ha aperto le sue porte ai visitatori con un museo e attività
creative e laboratori per Rom e no. Nel campo dietro l'insediamento di case
rudimentali in legno e mattoni, le ragazzine indossano lunghi e colorati abiti
roteano le loro anche al suono di musica registrata davanti ad un pubblico
composto da OnG rom, slovene ed europee. Suonatori ospiti, musicisti e ballerini
sono arrivati da altri paesi per celebrare il lancio ufficiale.
Tra le personalità c'è Miranda Volasranta, Rom finlandese che guida il forum
per i diritti civili dei Rom ad Helsinki. Indossa il vestito tradizionale di
velluto nero di 22 libbre.
Volasranta puntualizza il contributo che i Rom hanno portato alla cultura
europea, a partire dal racconto di Miguel de Cervantes "La piccola zingara", per
passare alla collezione di poemi di
Alexander Puskin "Gli Zingari", sino a Victor Hugo che inventò la bella
Esmeralda ne "Il gobbo di Notre Dame". C'è stato
Prosper Merimee e la sua libera ed energica Carmen, senza menzionare i tanti
compositori che hanno usato temi musicali rom nel loro lavoro, inclusi Sergei
Rachmaninov, Johannes Brahms, Igor Stravinsky, Joseph Haydn, Peter Ilyich Chaikovsky, Maurice Ravel
e Bela Bartok.
"La nostra ricchezza culturale è stata soprattutto trasmessa da non-Rom", ha
detto
Volasranta, "in una maniera fortemente romantica. Nel contempo, rimaniamo
invisibili ai nostri vicini. Spero che questo tour porti a sempre più centri
culturali e musei in appoggio agli artisti e agli artigiani rom."
Ci sono circa 12 milioni di Rom in Europa, la più vasta minoranza etnica del
continente. La loro situazione varia grandemente, dalla confortevole
integrazione nei paesi scandinavi al virtuale apartheid in Ungheria, Romania e
Slovacchia. Ora sono perlopiù stanziali invece di inseguire stili di vita
nomadici, anche se i Rom in Gran Bretagna, Irlanda e Francia girano ancora da un
posto all'altro. Troppo spesso, invece, i bambini rom sono spediti in scuole
sotto-gli-standard, e molti non sanno leggere o scrivere. Le condizioni
permanenti di vita delle loro famiglie sono grigie.
La maggior parte dei Rom nell'incontro in Slovenia hanno convenuto che
l'istruzione è la sola maniera per uscire dalla povertà e dalla esclusione
sociale. Ma nel contempo, vogliono mantenere i loro valori culturali come la
vita collettiva ed il rispetto degli anziani. "Non c'è niente di più triste di
un Rom che abbia perso il suo senso di identità culturale, perché è rimasto
letteralmente con niente," ha detto la scrittrice rumena Luminita Cioaba, che ha
lottato con la sua famiglia e la comunità per finire le scuole e frequentare
l'università, e che scrive libri sulla storia rom.
Il Parlamento Europeo si è anche focalizzato sui diritti dei Rom. La
"Piattaforma per l'Inclusione dei Rom" dell'anno scorso ha presentato una lista
di 10 principi basici, incluso il pari accesso alla scolarizzazione. Ma
l'attivista rom Rudko Kawczynski, di cittadinanza polacca, ha accusato la
creazione di OnG che hanno poca comprensione dei problemi. Come ha tristemente
puntualizzato Bowers, "la nostra storia è una litania di albe false."
Ma se non è esattamente ottimista, Bowers crede che il tour rom possa
combattere il pregiudizio. "L'unica maniera per vincere il razzismo è il
contatto diretto tra le persone. Se qualcuno che pensasse che tutti gli zingari
sono ladri e degenerati potesse camminare in questo posto," ha detto,
riferendosi a Kamenci, "capirebbe che sono una comunità come qualsiasi altra,
anche se con una cultura differente."
Di Fabrizio (del 31/12/2009 @ 09:24:52, in Europa, visitato 2209 volte)
Da
Czech_Roma
Mikulov, 29.12.2009, 12:12
La famiglia di Ilona Vajdíková a Mikulov è costantemente terrorizzata da
iscritti alla sezione locale del Partito dei Lavoratori. Gli attacchi sono
iniziati questo settembre e tuttora non diminuiscono. Il sindaco di Mikulov, Rostislav Koštial,
dice che la famiglia di Ilona Vajdíková non ha mai causato problemi a nessuno.
La signora Vajdíková ha la sfortuna di vivere vicino al ristorante Zanzibar,
dove gli iscritti alla sezione locale del Partito dei Lavoratori tengono
regolarmente le loro riunioni. Il 19 settembre, hanno tirato un boccale di birra
contro la sua finestra, rompendola, mentre gridavano insulti razzisti come, "Tu,
puttana nera, che il gas sia con te!" Il più esaltato era Josef
Kordiovský, che urlava, "Guarda cosa faccio a questi zingari" mentre tirava il
bicchiere. Più tardi fu udito vantarsi al ristorante U Fajka di aver "rotto la
finestra agli zingari". I razzisti poi dopo l'incidente ritornarono allo
Zanzibar.
Un vicino che aveva udito l'incidente, era corso fuori di casa per proteggere
la signora Vajdíková. "La sua testimonianza è costantemente chiamata in
questione. Non è un Rom - perché dovrebbe mentire?" si chiede Marcela Krištofová,
sorella di Ilona Vajdíková. "Ilona corse nel bar ed iniziò a gridare -Chi è
stato?- Kordiovský si alzò e le urlò -Puttana nera-. Lei è uscita, perché
c'erano molti giovani, ed ha chiamato la polizia cittadina." Krištofová dice che
il quartiere era tranquillo sino ad un anno fa, quando lo Zanzibar è stato
comprato dall'attuale proprietario.
Vajdíková ha riconosciuto Josef Kordiovský e Petr Peřina tra gli
assalitori - Peřina gridava slogan razzisti e partecipava agli sviluppi
successivi - come del resto Roman Pohludka, Jan Krejčí, e altri due dal
cognome Tužinčin e Dalajka. Tutti, membri o promotori del Partito dei
Lavoratori. Per esempio, tanto Petr Peřina che Roman Pohludka sono
registrati nel gruppo del Partito dei Lavoratori di Mikulov su Facebook, e Krištofová
dice che
Peřina ha confessato alla polizia di essere iscritto al Partito dei
Lavoratori di Brno. Josef Kordiovský ha contribuito attivamente alla pagina
Facebook del Partito dei Lavoratori di Znojmo, incluse informazioni e fotografie
di diversi eventi e riunioni del Partito dei Lavoratori, come la dimostrazione
del 1 maggio 2009 a Brno. Anche Petr Peřina ha confermato la sua iscrizione
al Partito, direttamente a Marcela Krištofová. "Il giorno dopo ci siamo
rincontrati e mi ha salutato, dicendo -Ciao, zietta,- lo conosco da quando era
un bambino," dice. "Gli ho detto: Credi di cavartela così? Ieri sera eravate qui
a fare il saluto nazista ed ora mi dici -Ciao, zietta,-?"
Una settimana dopo un altro attacco, quando un gruppo uscì dal ristorante
dirigendosi verso la piccola casa dove vive la famiglia Vajdíková, lanciando
bottiglie e bicchieri e ripetendo epiteti razzisti, come "Uscite di lì fighe
nere." Tutto l'evento è stato accompagnato dalla canzone "Bílá liga, bílá síla"
(Lega Bianca, Potere Bianco) di Daniel Landa e della banda Orlík, trasmessa dal
jukebox del bar. Una settimana dopo, aderenti al Partito dei Lavoratori
provenienti dalle città vicine si sono incontrati al ristorante, con il saluto
nazista, ed indicando l'appartamento della famiglia hanno gridato "dovete
andarvene." "Non c'erano giovani, avevano circa 30, 40 anni," dice la Krištofová.
Da allora, sono continuate diverse provocazioni dello stesso spirito in uno
sforzo di bullismo verso quella famiglia. "Gridano insulti razzisti, lanciano
bicchieri, le loro macchine sgasano verso le nostre finestre per oltre mezz'ora.
Settimana scorsa hanno rovesciato un contenitore dell'immondizia e hanno
sparpagliato tutto per strada," dice Marcela Krištofová.
La polizia ed il procuratore di stato sono stati impassibilmente servizievoli
verso gli assalitori. La polizia si rifiuta di rilasciare informazioni sul caso,
al momento l'unico accusato per aver costantemente terrorizzato la famiglia è Kordiovský,
e solo con l'accusa di disordine (per aver gettato il bicchiere contro la
finestra). Persecuzioni motivate razzialmente, epiteti ed insulti razzisti,
sembra che queste azioni del Partito dei Lavoratori non significhino niente per
la polizia ed il procuratore di stato. Quando gli agenti hanno informato la
signora Vajdíková che Kordiovský era accusato per il crimine di disordine, lei
fu molto sorpresa, perché non le era stata richiesta nessuna deposizione, né
come testimone né come vittima.
Con l'assistenza dell'associazione In Iustitia, che collabora con Romea su un
progetto per fornire aiuto legale alle vittime di discriminazione, la famiglia
ha formulato le proprie accuse. "I discorsi sono stati chiaramente registrati su
video che la querelante ha fornito alla polizia, per i procedimenti criminali, e
le registrazioni mostrano che aveva motivo di ritenersi in pericolo, senza
menzionare il danno psicologico causato dal trauma continuo e la paura dei
ripetuti incidenti... Dato che alcuni dei sospetti appoggiano apertamente le
attività di gruppi razzisti che operano nella Repubblica Ceca, questi...
attacchi non possono essere valutati fuori da quel contesto, dato che queste
circostanze... sono la testimonianza della conclusione che questo comportamento
non è solo infantilismo o disordine generale, ma riguarda un atto di
intimidazione intenzionale e minacce motivate dall'odio verso l'appartenenza
della vittima all'etnia rom," recita l'accusa. Le vittime chiedono che sia
indagata la motivazione di odio per questi attacchi e che il comportamento di
Kordiovský venga classificato come crimine di vandalismo.
Da allora
Josef Kordiovský ha chiesto scusa alla signora Vajdíková, ma gli attacchi alla
famiglia continuano da parte di altri aderenti al Partito dei Lavoratori. Nella
sua lettera alla signora Vajdíková, scrive Kordiovský:
"Vorrei scusarmi con lei per quanto ho fatto, non era intenzionale e per
niente razzista. Pagherò i danni causati. Sono dispiaciuto. Spero che accetterà
le mie scuse per la mia azione sconsiderata..."
Ilona Vajdíková e sua figlia vivono nella paura e ne sono state colpite
psicologicamente. La signora Vajdíková è soprattutto preoccupata per la salute
di sua figlia Sandra, che ha perso 10 kg. a causa dei danni psicologici causati
dagli attacchi, come pure per sua nipote (figlia di Sandra). Dice "Non sono mai
sicura se l'attacco verrà ripetuto o con quale intensità."
Rostislav Koštial, sindaco di Mikulov, che nella sua vineria impiega dei Rom
del posto, capisce la sua situazione. "La famiglia Vajdíková è come qualsiasi
altra di Mikulov, non ci sono mai stati problemi con loro," dice. Rifiuta una
delle possibili soluzioni - installare una telecamera CCTV di fronte allo
Zanzibar - perché troppo costosa. Però, ha promesso di riservare alla famiglia
un appartamento in un'altra parte della città. "Sposteremo qualcuno che non è
Rom nella piccola casa accanto allo Zanzibar," dice.
Krištofová non ha avuto buone esperienze con i media e dubita della loro
obiettività. Per esempio, dice che la stazione TV Nova non ha voluto mandare in
onda una trasmissione sul primo attacco, perché non c'erano stati feriti.
"Quello stesso giorno hanno fatto una trasmissione su uno -zingaro- che aveva
rubato qualcosa da qualche parte, ma neanche lì nessuno si era ferito." dice Marcela Krištofová,
aggiumgendo, "Chiediamo che la legge sia applicata a tutti nello stesso modo.
Non abbiamo mai danneggiato nessuno. Lavoro da quando avevo 15 anni, mia sorella lavora, mia figlia ha lavorato finché non è andata in maternità. I nostri genitori hanno lavorato
per tutta la vita. Siamo Cechi, non hanno nessun diritto di vederci come
stranieri."
František Kostlán, translated by Gwendolyn Albert
Di Fabrizio (del 02/01/2010 @ 09:13:04, in Europa, visitato 1735 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
ReliefWeb.int I Dispersi Interni ancora cercano una soluzione per casa e
documenti ed avere accesso ai loro diritti - Fonte: Internal Displacement
Monitoring Centre - 29 Dicembre 2009
NOTA: Nel 2008 il Kosovo ha dichiarato l'indipendenza dalla Serbia.
L'Assemblea Generale dell'ONU ha in seguito votato perché in riferimento alla
dichiarazione d'indipendenza ci fosse parere consultivo della Corte di Giustizia
Internazionale. Sinora, 64 nazioni hanno riconosciuto il Kosovo. Ai fini dei
riferimenti descritti alla situazione in Serbia dal 2008 non è incluso il
Kosovo.
Nel 1999, oltre 245.000 membri delle minoranze locali sono scappati dal
Kosovo per paura delle rivincite della maggioranza albanese, dopo che i
bombardamenti NATO avevano obbligato alla ritirata le truppe jugoslave e
terminato anni di oppressione dell'etnia albanese. La dichiarazione di
indipendenza del Kosovo nel febbraio 2008 ha creato nuova incertezza per quanti
ancora erano dispersi, ma non ci sono stati grossi incidenti verso le comunità
minoritarie e nessun ulteriore dislocamento. La Serbia non ha riconosciuto
l'indipendenza del Kosovo, continuando a guardare all'entità governata dall'ONU
come suo territorio sovrano.
All'agosto 2009, si stimavano in 230.000 le Persone Internamente Disperse (IDPs)
dal Kosovo alla Serbia, inclusi una stima di 20.000 Rom dispersi che non sono
mai stati registrati come tali. Altri 19.000 sono dispersi in Kosovo. Pochi dei
dispersi del 1999 hanno trovato soluzioni durevoli. Il tasso dei ritorni è
scemato significativamente nel 2008 da un livello già basso, visto che molti
degli IDPs aspettavano di valutare l'approccio delle autorità kosovare verso i
Serbi e le altre comunità non-Albanesi del Kosovo.
Le prospettive di una situazione durevole in Kosovo sono limitate, la
situazione sicuritaria ed economica non induce al ritorno e molti IDPs
affrontano difficoltà nel rimpossessarsi delle loro proprietà e nell'ottenere
documenti legale. Quanti sono ritornati in Kosovo hanno lottato per trovare
lavoro, a causa dell'ampia discriminazione contro i Serbi ed i Rom. Come
risultato, gli sforzi del governo serbo per appoggiare il ritorno hanno avuto un
successo limitato, e le associazioni dei Serbi dispersi stimano in solo 5.000
IDPs delle minoranze quanti hanno fatto ritorno, rispetto ai 15.000 che ne
avevano diritto.
E' migliorata la posizione del governo serbo sull'integrazione locale. Negli
anni recenti ha realizzato progetti di supporto allo sviluppo dell'alloggio
sociale per gli IDPs, soprattutto per i 4.200 dispersi già sistemati nei centri
collettivi. Ma questi sforzi non rappresentano una strategia globale.
Gli IDPs più vulnerabili sono i Rom che hanno specifici bisogni di protezione
in quanto così marginalizzati. La loro mancanza di documenti e di qualsiasi
residenza ufficiale, combinata alla complessità delle procedure ed
all'inflessibilità dei pubblici ufficiale, li previene dal registrarsi come IDPs
e limita il loro accesso all'assistenza alloggiativa, sanità ed altre
prestazioni sociali. Come risultato, molti resistono alla povertà estrema ed
alla scarsa sanità negli insediamenti informali senza elettricità, acqua o
fognature.
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Di Fabrizio (del 03/01/2010 @ 09:16:50, in Europa, visitato 1779 volte)
Da
Nordic_Roma
La situazione dei giovani rom - istruzione, lavoro e futuro
E' importante che i giovani rom in Svezia siano capaci di parlare di loro
stessi, e la società deve coordinare i suoi sforzi nell'appoggiare questo
gruppo. E' quanto mostra uno studio del Tavolo Nazionale Svedese per gli Affari
Giovanili.
Lo scopo dello studio è condividere la conoscenza, analizzare e spargere luce
sulla situazione dei giovani rom, sulla base in parte dell'autorappresentazione
dei giovani e dei problemi che trovano, ed in parte del lavoro delle autorità
municipali con i giovani rom. Lo studio consiste in interviste approfondite con
i giovani rom, su come vedono la loro situazione in termini di istruzione,
impiego e prospettive future, ed un'indagine dei rappresentanti municipali.
Segue un sommario dei risultati più importanti dello studio, assieme alle
conclusioni e alle raccomandazioni basate sulla conoscenza combinata del Tavolo
e l'esperienza in quest'area.
Una minoranza in una società maggioritaria
La natura mutevole e le strategie delle esperienze giovanili pongono una
sfida ad ogni pregressa nozione dei giovani rom come gruppo omogeneo. Vediamo
dai risultati dello studio che i giovani rom si trovano presi tra le aspettative
dei loro genitori e quelle della società maggioritaria. I giovani mostrano un
forte interesse nello sviluppare identità che forniscono lo scopo tanto nel
preservare la cultura rom che nel partecipare nella società su termini
paritetici.
Ci sono molte differenti strategie che i giovani rom possono seguire nel
gestire le loro vite. Alcuni evitano di dire che sono Rom, altri entrano ed
escono dall'identità rom - entrambe le strategie sollevano forti sentimenti.
La famiglia ed i parenti sono descritti come un'importante rete di sicurezza,
soprattutto nelle situazioni di crisi, nel contempo, i giovani rom non hanno
confidenza con le autorità.
L'importanza di parlare di sé
E' importante che ai Rom sia data l'opportunità di parlare per se stessi. E'
anche importante dare attenzione alle differenze di genere all'interno del
gruppo e promuovere al massimo le differenze delle esperienze, desideri e
possibilità di vita a cui questi giovani danno vita.
Di particolare importanza in questo contesto è la capacità di organizzare la
cultura, la lingua, l'identità ed i diritti del gruppo. Il 1 gennaio 2010 [è
entrata] in vigore una nuova legge sulle minoranze svedesi, che rafforza i
diritti e lo status dei Rom come gruppo minoritario. Nel lavoro del Tavolo nel
distribuire contributi statali alle minoranze nazionali, notiamo un interesse
crescente della minoranza rom nel formare organizzazioni di interesse. Dove sono
coinvolti i giovani rom, vediamo il bisogno di misure di supporto.
Istruzione, formazione e vita lavorativa
I giovani che hanno preso parte allo studio hanno mostrato una chiara
comprensione del bisogno di istruzione e formazione nella ricerca di un impiego
e nella realizzazione di ambizioni future. Sappiamo che la transizione tra
scuola e vita lavorativa è particolarmente problematica per i giovani che
mancano di modelli, guide e reti. Sulla base di questo studio e della combinata
competenza del Tavolo, consideriamo che i seguenti fattori siano essenziali nel
migliorare la situazione dei giovani rom:
- C'è bisogno di percorsi alternativi nella formazione ed integrazione
nella vita lavorativa, come il riconoscimento dell'esperienza negli ambienti
dell'apprendimento alternativo.
- Dev'essere fornito supporto nel fare i compiti a scuola o in altre
situazioni, dopo l'orario scolastico.
- A scuola dev'essere intensificato l'insegnamento madre-lingua, perché la
competenza nella madre-lingua è importante nell'autostima e negli sviluppi
scolastici.
- Si deve combattere il bullismo scolastico, dato che il bullismo può
ritardare di molti anni l'integrazione dell'individuo nella società, in
particolare quando riguarda l'autostima in un giovane che si trova già in
situazione vulnerabile.
- La consulenza sulla carriera dovrebbe essere sviluppata, partendo dalle
circostanze e dai bisogni dei giovani rom.
- Agli insegnanti dev'essere data una conoscenza di base sullo status
legislativo e sui diritti delle cinque minoranze nazionali svedesi.
- I diritti umani e le tematiche minoritarie dovrebbero essere affrontati
in maggior misura nel programma degli studi scolastici.
- Devono essere offerte maggiori opportunità nel discutere di politiche e
società, perché questo porterà ad un maggior impegno nella società fuori
dalla scuola.
- I genitori giovani hanno bisogno di appoggio nell'istruzione primaria e
secondaria, per permettere loro di completare gli studi. Troppo spesso, i
genitori giovani lasciano gli studi durante la scuola secondaria. C'è perciò
bisogno di linee guide chiare per le scuole dove sono presenti giovani
genitori.
I giovani rom affrontano difficoltà simili agli altri giovani riguardo
l'impiego, alle aspirazioni per l'auto-realizzazione ed il bisogno abitativo.
Nel contempo, è importante non chiudere gli occhi sulle discriminazioni che
spesso affrontano i giovani rom. Una condizione chiave per migliorare la loro
situazione è la preparazione di misure attive per combattere la discriminazione,
secondo la legislazione relativa.
Responsabilità comunali
Un tratto comune nelle risposte degli incaricati comunali alla ricerca e
nelle interviste telefoniche è che vedono nel loro incontrare i giovani rom, di
trattarli nello stesso modo degli altri giovani.
Gli incaricati che hanno preso parte alla ricerca hanno espresso l'intenzione
di non trattarli differentemente, perché questo rafforzerebbe la
stigmatizzazione e l'esclusione. Anche se i funzionari erano stati informati
sulla legislazione sulle minoranze, pochi sono stati in grado di descrivere
quale impatto questa legislazione ha avuto nel loro lavoro. Principi ed
attitudini sulla non-discriminazione sembrano avere radici profonde, con una
conoscenza relativamente piccola sulla posizione speciale ed i diritti delle
minoranze.
Un'osservazione importante è che i comuni, tranne rare eccezioni, mancano di
strategie e di piani d'azione per migliorare le condizioni di vita dei giovani
rom. Il Tavolo considera che lo scopo sostanziale esista per lo sviluppo
dell'appoggio ai giovani rom attraverso sforzi coordinati del servizio per
l'impiego, scuole e comuni.
Per concludere, il Tavolo nota che l'attuale livello di conoscenza e ricerca
sulla situazione del popolo rom in generale, e dei suoi giovani in particolare,
è limitato. C'è bisogno di ulteriori studi per fornire un quadro approfondito
sulla situazione in cui vivono i Rom, e di conoscenza che può servire a
sostenere nuove iniziative per e con i Rom.
Di Fabrizio (del 05/01/2010 @ 09:13:20, in Europa, visitato 1837 volte)
Da
British_Roma
2 gennaio 2010
Un NUOVO rapporto chiama ad una campagna per combattere il razzismo contro la
comunità di Rom che vivono in Irlanda, stimata in 3.000 membri.
Il gruppo nomade e semi-nomade, i cui antenati vennero dall'India del Nord,
sono stati descritti come la più vasta e discriminata minoranza in Europa.
Il Comitato Joint Oireachtas in Affari Europei ha citato una recente
indagine UE che trova che un quarto degli Europei non si troverebbe bene con un
Rom come vicino.
Viene detto che c'è bisogno di una campagna focalizzata sulla crescita
di testimonianze, per confrontare il razzismo contro i Rom - senza stigmatizzare
il gruppo.
Il senatore Terry Leyden del
Fianna Fail sta lavorando chiaramente per migliorare il livello di integrazione
e comprensione della comunità entro la società irlandese.
Giudice
"Il nostro rapporto identifica alcune misure pratiche che riteniamo
aiuterebbero a migliorare la presenza dei Rom in Irlanda e contribuirebbero a
far giocare loro un ruolo più attivo nella vita irlandese," ha detto.
Il rapporto si riferisce ai commenti fatti l'anno scorso sulla comunità rom
dal giudice Aingeal Ni Chonduin nel Tribunale per l'Infanzia. Accusava i
genitori rom di "crescere i bambini al furto" e di essere responsabili dei
"furti nei nostri negozi". La giudice commentava il fatto che una madre
sedicenne aveva ammesso di aver rubato delle scarpe ed indossava vestiti rubati.
Leyden ha preso le distanze dai rilievi della giudice. "Sono d'accordo che il
furto non si accorda al nostro modo di vita. Non concordo che sia inerente alle
comunità etnicamente minoritarie. Il crimine è un problema universale e non
riguarda soltanto i migranti," ha detto.
Il rapporto chiede che i Rom vengano menzionati nei programmi UE ed irlandesi
anti-discriminazione e di inclusione sociale, che già contengono riferimenti a
gruppi a rischio come i Viaggianti ed i disabili. Chiede la raccolta di dati
certi sui Rom che vivono qui ed una ulteriore ricerca per stabilire se siano
stati vittime di attacchi razzisti.
Michael Brennan Political Correspondent Irish Independent
Di Fabrizio (del 07/01/2010 @ 09:35:29, in Europa, visitato 2139 volte)
Da
Bulgarian_Roma (altro polpettone bulgaro, dove forse non tutto funziona come
descritto, ma che potrebbe essere un punto di partenza per molte realtà
italiane)
PROGRAMMA MUNICIPALE PER LO SVILUPPO DELLA COMUNITA' ROM A SOFIA
Condizione del problema
A Sofia ci sono circa 125.000 Rom residenti, che vivono soprattutto nei
sobborghi, con caratteristiche come povertà strutturale, temi, rimasti insoluti
per decenni, riguardo all'occupazione, infrastrutture, istruzione, sanità.
Discriminazione, esclusione dalla vita pubblica, mancanza di fiducia tra i Rom e
la maggioranza - tutto questo soprattutto a livello locale. Nelle scuole c'è una
crescente segregazione tra i bambini rom ed il resto. Le famiglie rom vivono
condizioni di vita costantemente deteriorate, isolate dalla maggioranza, con la
dominante attitudine negativa da parte della maggior parte delle istituzioni
locali come la polizia, i servizi sociali, gli uffici di collocamento, le
istituzioni municipali ecc.
Nell'aprile 1999 il Governo ha firmato il Programma Quadro per la pari
integrazione dei Rom nella società bulgara. Dietro questo programma ci sono
oltre 100 organizzazioni. Ma, sinora, due diversi governi non hanno fatto niente
di significante per sviluppare realmente il programma.
Cosa bisogna fare
Le misure che devono essere prese, per creare un clima ed una comprensione
migliore, devono essere conformi alle circostanze locali. L'esperienza indica
che non vengono adoperati programmi nazionali "paracadutati dall'alto". Solo
programmi per lo sviluppo locale, che hanno origine nella comunità, sono capaci
di soddisfare con e usando gli strumenti nazionali, fondi e misure politiche per
lo sviluppo locale. In questa direzione funziona il Consiglio Pubblico Rom "Kupate",
attraverso un programma comunale per lavorare con i Rom, come previsto in uno
dei passi per lo sviluppo a livello locale del Programma Quadro.
La costruzione di un'efficace cooperazione e partnership tra la comunità rom
e le istituzioni locale è una garanzia per risolvere i problemi concreti della
popolazione rom ed è un'operazione proattiva per lo sviluppo dei programmi
comuni. E' per questo che il progetto prevede di unire gli sforzi dei Rom, delle
organizzazioni civili bulgare e delle istituzioni delle autorità locali per
cercare soluzioni comuni ai problemi dei Rom a Sofia. Saranno aderenti ai
bisogni ed alle capacità concrete tanto dei Rom che della municipalità
metropolitana, e con quelle della regione in generale.
Informazioni pubbliche e supporto al programma
L'integrazione e la partecipazione diretta della comunità rom nei processi
decisionali, è una priorità non solo per Sofia, ma anche a livello nazionale,
rispetto all'impegno e agli sforzi della Bulgaria riguardo all'accesso alle
strutture europee.
L'idea di un Programma Municipale come un modo di applicare il Programma
Quadro a livello locale, viene dai rappresentanti della stessa comunità rom. La
strategia ed i passi concreti per il suo svolgimento sono stati ampliamente
discussi con le organizzazioni civili, leader informali, rappresentanti delle
istituzioni a livello locale e nazionale. Come risultato delle discussioni e
delle esperienze pratiche, il Programma Municipale ha sostenuto una serie di
correzioni; ora è flessibile per adattarsi alle condizioni concrete delle
municipalità, incluso Sofia.
E' stata accumulata una seria esperienza pratica dagli sforzi del CPR "Kupate"
per iniziare Programmi Municipali a Rousse, Plovdiv e Stara Zagora, e questa
esperienza promuoverà lo sviluppo del Programma a Sofia.
Le possibilità concrete per la realizzazione di un programma simile sono
state appoggiate dalle istituzioni e dalle organizzazioni civiche rom e bulgare,
che tramite i loro rappresentanti hanno preso parte ai gruppi di lavoro -
Fondazione "Roma Bureau - Sofia", Fondazione "Appoggio ai Rom", organizzazione
indipendente femminile rom "Lachi Romni", Associazione Giovanile Rom -
Sofia, Fondazione Balcanica "Diversità", Human rights Project, Fondazione
"Comunità Rom", il consiglio fiduciario della 75a High School, leader
locali informali e cittadini attivi. Hanno preso parte attiva nell'elaborazione
della strategia proposta e nella progettazione delle attività
Dietro il Programma
Nel dicembre 1998 fu firmato un Accordo per la cooperazione tra il CPR "Kupate"
e la Municipalità Metropolitana per lo sviluppo del Programma Municipale (...).
Nel novembre 1999 fu firmato un Accordo con l'Amministrazione Regionale di Sofia
(...).
Negli incontri e nelle discussioni preliminari con la Municipalità
Metropolitana sono stati discussi e chiariti i seguenti punti: il modo di
lavoro, i meccanismi, direzioni, fasi di attuazione del Programma. Un chiaro
segno della volontà municipale di aiutare per l'inizio dell'attuazione del
Programma di lavoro con i Rom, sono le disposizioni di Stefan Sofianski (...),
in cui sono determinati i partecipanti al gruppo misto della Municipalità
Metropolitana.
Nel giugno 2000 il programma è stato elaborato da un gruppo misto di lavoro
dei rappresentanti delle istituzioni della Municipalità Metropolitana e dei
rappresentanti delle OnG Rom a Sofia (...), che è stato adottato dal Consiglio
Municipale Metropolitana, decisione N: 8 /20.04.2001/ appendice 6/.
Dall'agosto 2002 sono stati sviluppati i seguenti passi:
- Stabilito il Consiglio Pubblico - segretario Zlatko Mladenov, vice
segretario Asen Dulgerov, segretario della Municipalità Metropolitana e Dimitar Georgiev
(...).
- Accordo tra la Municipalità Metropolitana e la Coalizione delle OnG Rom
(...).
- Determinare direzioni e numero dei progetti integrati (PI).
- Determinare le principali OnG che elaborano PI con termini, partner e
consulenti.
- Presentare il PI completo ad un incontro col Consiglio Pubblico, per
discuterlo e correggerlo.
- Costo per i partecipanti all'elaborazione del PI.
- Traduzione del PI, preparazione dei suoi riassunti.
Entro la fine di settembre, dovrà essere fatto quanto segue:
- Presentazione del PI ad una conferenza per i sottoscrittori.
- Determinare i sottoscrittori referenti al PI.
- Sviluppo dei PI a cui è stato garantito sostegno finanziario.
Risultati raggiunti
Sinora nell'attività sono stati raggiunti i seguenti risultati:
- Sviluppo di relazioni tra le OnG Rom - buona cooperazione nell'agire
assieme.
- Stabilire il dialogo con l'autorità locale - gli incaricati della
Municipalità Metropolitana consegnano le informazioni necessarie ed assieme
alle OnG Rom elaborano passi concreti per la realizzazione del programma.
- Programma elaborato - unico in Bulgaria, incontra i bisogni reali della
comunità.
- Processo decisionale unitario - il Consiglio Pubblico impone, adotta,
discute e prende le decisioni.
- Fornito supporto e propria contribuzione quando si fa richiesta di fondi
- la Municipalità Metropolitana consegna queste preferenze dai propri fondi.
- Un gran mole di esperienza accumulata - questa esperienza può essere
utile a tutti e siamo pronti a condividerla con tutti quanti vogliano
lavorare con le autorità locali.
Consiglio Pubblico per la realizzazione del Programma
Il segretario:
Zlatko Mladenov
Di Fabrizio (del 09/01/2010 @ 09:11:08, in Europa, visitato 1766 volte)
Da
La voix des Rroms
Dal 2006, sono stati costruiti dei "Villaggi d'inserimento per i Rom"
nell'agglomerato di Seine-Saint-Denis. Vi sono sistemate delle famiglie
selezionate dopo un'inchiesta sociale condotta dal Pact Arim, un'associazione
delegata dalla prefettura. I beneficiari, Rom rumeni e bulgari, non ottengono
alcun documento di lavoro dalla prefettura e quindi non possono lavorare
legalmente. Di conseguenza, devono seguire, come tutti i loro concittadini, la
procedura applicata alla vigilia dell'entrata della Bulgaria e della Romania
nell'Unione Europea, che nei fatti rende il conseguimento di un titolo di
lavoro quasi impossibile.
Questi ultimi giorni un'informazione è emersa dall'opacità dove si sono
sviluppati questi progetti pilotati congiuntamente dalla prefettura, dai comuni
di sinistra, da imprese e dalla solidarietà benevola di associazioni dette
"umanitarie" che però sono quanti ostruiscono i fori: il 75% del budget di
questi villaggi è consacrato alla guardiania ed alla sorveglianza. In effetti,
vigilanti delle società private sono incaricati della sorveglianza di questi
luoghi chiusi, dove è proibito l'accesso a tutte le persone esterne che non
abbiano un'autorizzazione speciale rilasciata dal gestore.
Questi elementi rivelano che il fine reale di questi progetti è il controllo
e la sorveglianza di una parte dei Rrom migranti originari della Romania e della
Bulgaria, quando la parte rimanente, la maggioranza, è condannata a chinare la
schiena sotto il manganello e ad andarsene. Da un lato le leggi privano uomini e
donne, tra gli altri, del loro diritto elementare al lavoro, dall'altro questi
progetti fanno credere che la sola maniera di inserire i "fuorilegge" che loro
stessi hanno fabbricato è di concentrarli "nei villaggi d'inserimento per i
Rom". L'accompagnamento sociale verso l'impiego di persone che non hanno il
diritto di lavorare rivela il camuffamento di questa politica di contenimento e
di controllo adottata dalle autorità. Questa politica esclude semplicemente che
i Rrom pretendano d'inserirsi nel campo dell'applicazione della dichiarazione
dei diritti dell'uomo, dunque dell'umanità. Cosa fa la società civile?
Il collettivo Romeurope, che riunisce associazioni che si dicono a sostegno
dei Rrom ed è finanziato dalla Fondazione Abbé Pierre, non si è mai espresso
riguardo questi progetti. Una ventina d'associazioni, per la maggior parte
membri del collettivo, hanno denunciato nel 2009 l'espulsione di 2.200 Rrom
dalla regione parigina. Tuttavia, nessuna menzione viene fatta nel comunicato
dei "villaggi d'inserimento", che in altri momenti erano presentati come
alternative a queste espulsioni ripetute.
Un articolo dell’Humanité cita Malik Salemkour, vice-presidente della Lega
dei Diritti dell'Uomo: "Se ancora queste espulsioni avessero lo scopo di mettere
queste persone in un dispositivo per prendersele in carico… Ma non è così".
Qualche giorno più tardi, il 29 dicembre, in un articolo intitolato "Villaggi
d'inserimento, l'inizio di una soluzione?", Salemkour si esprime in questi
termini: "Sono chiaramente discutibili, dato che l'accompagnamento sociale
d'inserimento per il lavoro e l'alloggio è una buona cosa, occorre comunque
interrogarsi sulla sua logica etnica dato che in questi villaggi, non ci sono
che Rom." Si può rimanere sulla teoria, mentre si considerano degli uomini
come fossero materia prima? Perché "interrogarsi" è una cosa, rispondere alle
domande un'altra. Qualificare qualcosa come "discutibile" è una cosa, discuterla
realmente, un'altra. Perché Salemkour, la LDH, Romeurope ecc. non discutono
questo soggetto e non rispondono alle domande che si pongono? Cosa li ferma?
La voix des Rroms ha chiesto con una lettera del 29 dicembre 2009 a tutte le
associazioni firmatarie del comunicato menzionato di prendere una posizione
chiara e pubblica sui "villaggi d'inserimento", come La voix des Rroms ha fatto
già dal 2007. Senza risposta al 4 gennaio, ha reinviato l'appello, ma continua
il silenzio.
In queste condizioni, La voix des Rroms domande a tutte le strutture che
dicono di sostenere "i Rrom migranti": Sia di dire pubblicamente, chiaramente e
rapidamente la loro posizione riguardo "ai villaggi d'inserimento", o di tacersi
una buona volta per tutte e non "indignarsi" per le conseguenze di un
trattamento che rifiutano di denunciare.
Di Fabrizio (del 09/01/2010 @ 09:12:31, in Europa, visitato 2133 volte)
07.01.2010 Da Capodistria, scrive Stefano Lusa
Un paesino della Slovenia, una famiglia rom, un funerale. E gli abitanti del
posto che si oppongono ad una tumulazione, avvenuta alla fine sotto la scorta di
unità speciali della polizia. L'ennesimo caso di intolleranza in Slovenia nei
confronti dei rom
Doveva essere un classico funerale ed invece sì è trasformato nell’ennesimo
caso d’intolleranza nei confronti dei rom sloveni. Il 2 gennaio scorso tutto
sembrava essere pronto per la sepoltura di una quarantenne rom residente in un
insediamento della bassa Carniola. Lei e la sua famiglia avevano sempre
vissuto lì ed i suoi cari avrebbero voluto seppellirla nel cimitero del paese.
La cosa non è stata possibile. Nel camposanto, infatti, non c’era più posto per
nuove tombe, così si è deciso di tumularla nel cimitero del paese vicino.
Il funerale era programmato alle 16. L’impresa di pompe funebri aveva già
scavato la fossa. Nel primo pomeriggio, però, gli abitanti del luogo hanno
iniziato a raccogliersi davanti alla locale stazione dei pompieri, per
protestare contro quella tumulazione. Secondo la polizia si sarebbe trattato di
una sessantina di persone; altre fonti parlano di un centinaio.
In maniera piuttosto animata contestavano la decisione di seppellire lì quella
donna e chiedevano che fosse portata da un'altra parte. Nel loro cimitero, sino
a quel momento, non era stato sepolto nessun rom. Il timore, a quanto sembra,
era che in futuro ne potessero venir tumulati degli altri. Nel corso della
manifestazione non sono mancate nemmeno le solite accuse all’indirizzo di quelli
che sprezzantemente vengono definiti “zingari”, con i quali, è stato fatto
notare, ci sarebbero “brutte esperienze”.
Per cercare di dipanare l’intricata matassa sono scesi in campo la polizia, i
rappresentanti dei rom e la locale “iniziativa civica” che da tempo contesta i
“privilegi” dei quali secondo loro i rom locali goderebbero. La trattativa non
ha portato a nulla ed ad un certo punto è sembrato che le esequie fossero
rimandate a data da destinarsi.
Alla fine il nodo gordiano è stato sciolto dalle forze dell’ordine, che hanno
intimato di far svolgere il funerale. Appare evidente che l’ordine sia arrivato
dall’alto. Per garantire la sicurezza sul posto sarebbero arrivate da Lubiana
unità speciali della polizia. La tumulazione, così, è avvenuta con quasi un’ora
di ritardo e senza che vi fossero ulteriori contestazioni. Probabilmente è stato
fatto capire agli organizzatori della protesta che impedire lo svolgimento di un
funerale poteva portare a seri guai con la giustizia. Del resto l’attuale
governo di centrosinistra sembra meno disposto ad assecondare gli umori della
popolazione locale.
L’episodio, comunque, ha fatto ancora una volta venire al pettine le tensioni
che regnano in quella zona della Slovenia. I rom sono accusati di avere tutta
una serie di privilegi e di essere autorizzati a non rispettare la legge. Si
dice che guidino senza patente con macchine senza targa, che non mandino i figli
a scuola, che rubino, che lascino in giro rifiuti, che costruiscano le loro case
ed i loro accampamenti abusivamente, che preferiscano vivere di sovvenzioni, che
non hanno voglia di lavorare ed altro ancora. In parole povere la popolazione
locale farebbe volentieri a meno della presenza dei rom e lo ha fatto capire in
più occasioni, con una serie di manifestazioni inquietanti.
Secondo le stime in Slovenia vivrebbero circa 10.000 rom insediati soprattutto
nell’Oltremura e nella bassa Carniola. Da notare, però, che al censimento del
2002, quando ai cittadini era stato chiesto di esprimere la loro appartenenza
nazionale, solo poco più di 3200 persone avevano dichiarato di essere rom.
Evidentemente quella è un’etichetta che pesa e che è meglio omettere per essere
accettato nella società.
Nell’Oltremura non si registrano particolari problemi, la comunità rom sembra
abbastanza ben integrata e tutto sommato tollerata dagli altri abitanti. Ben
diversa, invece, è la situazione nella bassa Carniola. Negli scorsi anni qui si
sono registrati episodi gravi. Fiumi d’inchiostro sono stati spesi per
descrivere la cacciata della famiglia Strojan dal villaggio di Ambrus e il
tentativo di istituire classi separate in una delle locali scuole elementari con
un’elevata presenza di alunni rom. Proprio per questi fatti Lubiana ha dovuto
fare i conti con le critiche che sono piovute al suo indirizzo da parte delle
associazioni e delle istituzioni che si occupano del rispetto dei diritti umani
sia in Slovenia sia all’estero.
Come nel resto d’Europa, anche in Slovenia, la posizione dei rom è preoccupante.
Secondo valutazioni del governo solo una percentuale che va dal 2-10% ha un
lavoro fisso, gli altri vivono di sovvenzioni sociali e di piccoli espedienti.
Bassissimo è anche il loro livello di scolarizzazione. Il 65% di essi non
avrebbe finito la scuola dell’obbligo. Ci sono poi seri problemi per quanto
riguarda la frequenza delle scuole dell’obbligo da parte dei bambini, ma
l’emergenza più inquietante è quella che riguarda le loro condizioni di vita.
Va segnalato che i rom sloveni sono oramai diventati stanziali e che vivono in
insediamenti con case vere e proprie. In molti casi si tratta di terreni
occupati abusivamente e di abitazioni costruite senza i necessari permessi.
Spesso i loro villaggi non sono provvisti di strade asfaltate e degli
allacciamenti alla rete idrica, a quella elettrica o a quella fognaria. Le
condizioni igieniche quindi spesso risultano precarie. Del resto bisogna fare i
conti con una situazione che per decenni non è stata gestita e di cui ci si è
poco occupati.
Negli ultimi anni è stato fatto qualche sforzo per regolare la questione e sono
stati ipotizzati anche dei condoni. La cosa, però, in alcuni casi ha fatto
andare su tutte le furie la popolazione locale, che protesta contro questi
“privilegi”. Quello che appare evidente, comunque, è che nella bassa Carniola in
molti preferirebbero vedere i rom lontano dai loro villaggi. Rom e sloveni,
così, quando sono costretti a convivere lo fanno da separati in casa.
Sta di fatto che la strada per superare i molti pregiudizi ed i molti stereotipi
che esistono nella società sui rom è ancora lunga. In Slovenia, comunque, a
livello nazionale si sta tentando di fare qualcosa. Nel 2007 è stata accolta una
legge quadro che regola la loro tutela ed è stata garantita una loro
rappresentanza nei consigli comunali. Lubiana starebbe cercando di creare
un’élite culturale rom e puntando sulla loro scolarizzazione. La ricetta
dovrebbe servire ad integrare meglio i rom nella società, bisognerà, comunque,
vedere se alla fine si riuscirà a capire che i rom, in Slovenia come nel resto
d’Europa, chiedono solamente due cose: non essere discriminati, ma nemmeno
assimilati.
Di Fabrizio (del 11/01/2010 @ 09:18:35, in Europa, visitato 1772 volte)
Segnalazione di Tommaso Vitale
Domenica 17 gennaio dalle ore 18.00
PALAZZINA LIBERTY
Largo Marinai d'Italia, 1 MILANO
Amici del Museo d'Arte di Tel Aviv
Si ringrazia per la collaborazione CASA DELLA POESIA
Il 27 gennaio 1945 i soldati dell'Armata Rossa liberarono Auschwitz-Birkenau
salvando i pochi sopravvissuti e svelando l'ORRORE. Tutti dovremmo saperlo e
ricordarlo. ma pare che non sia così. La cronaca quotidiana ci dice che non
è così.
In anticipo sul calendario della memoria pubblica, A.M.A.T.A. onlus (Amici del
Museo d'Arte di Tel Aviv) invita a un "suo" Giorno della Memoria il 17
gennaio 2010. Quella stessa domenica Papa Ratzinger andrà in visita alla
sinagoga romana in nome di un dialogo non facile. Nel medesimo giorno la
comunità ebraica ricorderà il tentato pogrom del 1793: il ghetto assediato e
incendiato, gli ebrei salvi grazie a un acquazzone improvviso che spense le
fiamme.
L'associazione A.M.A.T.A. onlus invita a riflettere sullo Sterminio con il
mezzo che le è proprio, avendo cioè a cuore la diffusione della cultura edel
rispetto senza distinzione di nazionalità, etnia, colore, religione.
Guardiamo il mondo intorno a noi, lasciando alle istituzioni la fatica di non
soccombere sotto il peso di rituali e ripetitività.
Quando - presto, prestissimo - rimarremo noi soli a sapere, a ricordare la Shoà,
quando i testimoni non ci saranno più, è allora che ci serviranno vecchie-nuove
parole, vecchie-nuove melodie, nuovi strumenti della Storia. Di quella Storia
che è storia di ogni giorno.
Stefano Jesurum
PROGRAMMA
ore 18.00
1a parte
NON CHIAMARMI ZINGARO Spettacolo di Pino Petruzzelli
Intervallo
Cena offerta dal Museo d'Arte di Tel Aviv con i sapori della cucina ebraica
2a parte
Interverranno:
Ron Huldai Sindaco di Tel Aviv
Tommaso Kemeny Poeta
David Maghnagi Docente di Psicologia presso "La Sapienza" di Roma
Radu Mihaileanu Regista cinematografico (Train de Vie, Vai e vivrai,
Il concerto)
Dijana Pavlovic Attrice
Alexian Gruppo musicale rom
Trio Nefesh Gruppo musicale klezmer
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