Da
La voix des Rroms
Dal 2006, sono stati costruiti dei "Villaggi d'inserimento per i Rom"
nell'agglomerato di Seine-Saint-Denis. Vi sono sistemate delle famiglie
selezionate dopo un'inchiesta sociale condotta dal Pact Arim, un'associazione
delegata dalla prefettura. I beneficiari, Rom rumeni e bulgari, non ottengono
alcun documento di lavoro dalla prefettura e quindi non possono lavorare
legalmente. Di conseguenza, devono seguire, come tutti i loro concittadini, la
procedura applicata alla vigilia dell'entrata della Bulgaria e della Romania
nell'Unione Europea, che nei fatti rende il conseguimento di un titolo di
lavoro quasi impossibile.
Questi ultimi giorni un'informazione è emersa dall'opacità dove si sono
sviluppati questi progetti pilotati congiuntamente dalla prefettura, dai comuni
di sinistra, da imprese e dalla solidarietà benevola di associazioni dette
"umanitarie" che però sono quanti ostruiscono i fori: il 75% del budget di
questi villaggi è consacrato alla guardiania ed alla sorveglianza. In effetti,
vigilanti delle società private sono incaricati della sorveglianza di questi
luoghi chiusi, dove è proibito l'accesso a tutte le persone esterne che non
abbiano un'autorizzazione speciale rilasciata dal gestore.
Questi elementi rivelano che il fine reale di questi progetti è il controllo
e la sorveglianza di una parte dei Rrom migranti originari della Romania e della
Bulgaria, quando la parte rimanente, la maggioranza, è condannata a chinare la
schiena sotto il manganello e ad andarsene. Da un lato le leggi privano uomini e
donne, tra gli altri, del loro diritto elementare al lavoro, dall'altro questi
progetti fanno credere che la sola maniera di inserire i "fuorilegge" che loro
stessi hanno fabbricato è di concentrarli "nei villaggi d'inserimento per i
Rom". L'accompagnamento sociale verso l'impiego di persone che non hanno il
diritto di lavorare rivela il camuffamento di questa politica di contenimento e
di controllo adottata dalle autorità. Questa politica esclude semplicemente che
i Rrom pretendano d'inserirsi nel campo dell'applicazione della dichiarazione
dei diritti dell'uomo, dunque dell'umanità. Cosa fa la società civile?
Il collettivo Romeurope, che riunisce associazioni che si dicono a sostegno
dei Rrom ed è finanziato dalla Fondazione Abbé Pierre, non si è mai espresso
riguardo questi progetti. Una ventina d'associazioni, per la maggior parte
membri del collettivo, hanno denunciato nel 2009 l'espulsione di 2.200 Rrom
dalla regione parigina. Tuttavia, nessuna menzione viene fatta nel comunicato
dei "villaggi d'inserimento", che in altri momenti erano presentati come
alternative a queste espulsioni ripetute.
Un articolo dell’Humanité cita Malik Salemkour, vice-presidente della Lega
dei Diritti dell'Uomo: "Se ancora queste espulsioni avessero lo scopo di mettere
queste persone in un dispositivo per prendersele in carico… Ma non è così".
Qualche giorno più tardi, il 29 dicembre, in un articolo intitolato "Villaggi
d'inserimento, l'inizio di una soluzione?", Salemkour si esprime in questi
termini: "Sono chiaramente discutibili, dato che l'accompagnamento sociale
d'inserimento per il lavoro e l'alloggio è una buona cosa, occorre comunque
interrogarsi sulla sua logica etnica dato che in questi villaggi, non ci sono
che Rom." Si può rimanere sulla teoria, mentre si considerano degli uomini
come fossero materia prima? Perché "interrogarsi" è una cosa, rispondere alle
domande un'altra. Qualificare qualcosa come "discutibile" è una cosa, discuterla
realmente, un'altra. Perché Salemkour, la LDH, Romeurope ecc. non discutono
questo soggetto e non rispondono alle domande che si pongono? Cosa li ferma?
La voix des Rroms ha chiesto con una lettera del 29 dicembre 2009 a tutte le
associazioni firmatarie del comunicato menzionato di prendere una posizione
chiara e pubblica sui "villaggi d'inserimento", come La voix des Rroms ha fatto
già dal 2007. Senza risposta al 4 gennaio, ha reinviato l'appello, ma continua
il silenzio.
In queste condizioni, La voix des Rroms domande a tutte le strutture che
dicono di sostenere "i Rrom migranti": Sia di dire pubblicamente, chiaramente e
rapidamente la loro posizione riguardo "ai villaggi d'inserimento", o di tacersi
una buona volta per tutte e non "indignarsi" per le conseguenze di un
trattamento che rifiutano di denunciare.