07.01.2010 Da Capodistria, scrive Stefano Lusa
Un paesino della Slovenia, una famiglia rom, un funerale. E gli abitanti del
posto che si oppongono ad una tumulazione, avvenuta alla fine sotto la scorta di
unità speciali della polizia. L'ennesimo caso di intolleranza in Slovenia nei
confronti dei rom
Doveva essere un classico funerale ed invece sì è trasformato nell’ennesimo
caso d’intolleranza nei confronti dei rom sloveni. Il 2 gennaio scorso tutto
sembrava essere pronto per la sepoltura di una quarantenne rom residente in un
insediamento della bassa Carniola. Lei e la sua famiglia avevano sempre
vissuto lì ed i suoi cari avrebbero voluto seppellirla nel cimitero del paese.
La cosa non è stata possibile. Nel camposanto, infatti, non c’era più posto per
nuove tombe, così si è deciso di tumularla nel cimitero del paese vicino.
Il funerale era programmato alle 16. L’impresa di pompe funebri aveva già
scavato la fossa. Nel primo pomeriggio, però, gli abitanti del luogo hanno
iniziato a raccogliersi davanti alla locale stazione dei pompieri, per
protestare contro quella tumulazione. Secondo la polizia si sarebbe trattato di
una sessantina di persone; altre fonti parlano di un centinaio.
In maniera piuttosto animata contestavano la decisione di seppellire lì quella
donna e chiedevano che fosse portata da un'altra parte. Nel loro cimitero, sino
a quel momento, non era stato sepolto nessun rom. Il timore, a quanto sembra,
era che in futuro ne potessero venir tumulati degli altri. Nel corso della
manifestazione non sono mancate nemmeno le solite accuse all’indirizzo di quelli
che sprezzantemente vengono definiti “zingari”, con i quali, è stato fatto
notare, ci sarebbero “brutte esperienze”.
Per cercare di dipanare l’intricata matassa sono scesi in campo la polizia, i
rappresentanti dei rom e la locale “iniziativa civica” che da tempo contesta i
“privilegi” dei quali secondo loro i rom locali goderebbero. La trattativa non
ha portato a nulla ed ad un certo punto è sembrato che le esequie fossero
rimandate a data da destinarsi.
Alla fine il nodo gordiano è stato sciolto dalle forze dell’ordine, che hanno
intimato di far svolgere il funerale. Appare evidente che l’ordine sia arrivato
dall’alto. Per garantire la sicurezza sul posto sarebbero arrivate da Lubiana
unità speciali della polizia. La tumulazione, così, è avvenuta con quasi un’ora
di ritardo e senza che vi fossero ulteriori contestazioni. Probabilmente è stato
fatto capire agli organizzatori della protesta che impedire lo svolgimento di un
funerale poteva portare a seri guai con la giustizia. Del resto l’attuale
governo di centrosinistra sembra meno disposto ad assecondare gli umori della
popolazione locale.
L’episodio, comunque, ha fatto ancora una volta venire al pettine le tensioni
che regnano in quella zona della Slovenia. I rom sono accusati di avere tutta
una serie di privilegi e di essere autorizzati a non rispettare la legge. Si
dice che guidino senza patente con macchine senza targa, che non mandino i figli
a scuola, che rubino, che lascino in giro rifiuti, che costruiscano le loro case
ed i loro accampamenti abusivamente, che preferiscano vivere di sovvenzioni, che
non hanno voglia di lavorare ed altro ancora. In parole povere la popolazione
locale farebbe volentieri a meno della presenza dei rom e lo ha fatto capire in
più occasioni, con una serie di manifestazioni inquietanti.
Secondo le stime in Slovenia vivrebbero circa 10.000 rom insediati soprattutto
nell’Oltremura e nella bassa Carniola. Da notare, però, che al censimento del
2002, quando ai cittadini era stato chiesto di esprimere la loro appartenenza
nazionale, solo poco più di 3200 persone avevano dichiarato di essere rom.
Evidentemente quella è un’etichetta che pesa e che è meglio omettere per essere
accettato nella società.
Nell’Oltremura non si registrano particolari problemi, la comunità rom sembra
abbastanza ben integrata e tutto sommato tollerata dagli altri abitanti. Ben
diversa, invece, è la situazione nella bassa Carniola. Negli scorsi anni qui si
sono registrati episodi gravi. Fiumi d’inchiostro sono stati spesi per
descrivere la cacciata della famiglia Strojan dal villaggio di Ambrus e il
tentativo di istituire classi separate in una delle locali scuole elementari con
un’elevata presenza di alunni rom. Proprio per questi fatti Lubiana ha dovuto
fare i conti con le critiche che sono piovute al suo indirizzo da parte delle
associazioni e delle istituzioni che si occupano del rispetto dei diritti umani
sia in Slovenia sia all’estero.
Come nel resto d’Europa, anche in Slovenia, la posizione dei rom è preoccupante.
Secondo valutazioni del governo solo una percentuale che va dal 2-10% ha un
lavoro fisso, gli altri vivono di sovvenzioni sociali e di piccoli espedienti.
Bassissimo è anche il loro livello di scolarizzazione. Il 65% di essi non
avrebbe finito la scuola dell’obbligo. Ci sono poi seri problemi per quanto
riguarda la frequenza delle scuole dell’obbligo da parte dei bambini, ma
l’emergenza più inquietante è quella che riguarda le loro condizioni di vita.
Va segnalato che i rom sloveni sono oramai diventati stanziali e che vivono in
insediamenti con case vere e proprie. In molti casi si tratta di terreni
occupati abusivamente e di abitazioni costruite senza i necessari permessi.
Spesso i loro villaggi non sono provvisti di strade asfaltate e degli
allacciamenti alla rete idrica, a quella elettrica o a quella fognaria. Le
condizioni igieniche quindi spesso risultano precarie. Del resto bisogna fare i
conti con una situazione che per decenni non è stata gestita e di cui ci si è
poco occupati.
Negli ultimi anni è stato fatto qualche sforzo per regolare la questione e sono
stati ipotizzati anche dei condoni. La cosa, però, in alcuni casi ha fatto
andare su tutte le furie la popolazione locale, che protesta contro questi
“privilegi”. Quello che appare evidente, comunque, è che nella bassa Carniola in
molti preferirebbero vedere i rom lontano dai loro villaggi. Rom e sloveni,
così, quando sono costretti a convivere lo fanno da separati in casa.
Sta di fatto che la strada per superare i molti pregiudizi ed i molti stereotipi
che esistono nella società sui rom è ancora lunga. In Slovenia, comunque, a
livello nazionale si sta tentando di fare qualcosa. Nel 2007 è stata accolta una
legge quadro che regola la loro tutela ed è stata garantita una loro
rappresentanza nei consigli comunali. Lubiana starebbe cercando di creare
un’élite culturale rom e puntando sulla loro scolarizzazione. La ricetta
dovrebbe servire ad integrare meglio i rom nella società, bisognerà, comunque,
vedere se alla fine si riuscirà a capire che i rom, in Slovenia come nel resto
d’Europa, chiedono solamente due cose: non essere discriminati, ma nemmeno
assimilati.