Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
La rosa sepolta
Dove ricercheremo noi le corone di fiori
Le musiche dei violini e le fiaccole delle sere
Dove saranno gli ori delle pupille
Le tenebre, le voci - quando traverso il pianto
Discenderanno i cavalieri di grigi mantelli
Sui prati senza colore, accennando. E di noi
Dietro quel trotto senza suono per le valli
D'esilio irrevocabili, seguiranno le immagini.
Ma il più distrutto destino è libertà
Odora eterna la rosa sepolta.
Dove splendeva la nostra fedele letizia
Altri ritroverà le corone di fiori.
Franco Fortini - Foglio di via (Einaudi 1946 - 1980)
Chi era Franco Fortini (la domanda è d'obbligo per i lettori più giovani)? Uno
dei maggiori intellettuali ed operatori culturali italiani della seconda metà
del secolo scorso. Rileggete la sua poesia con un occhio al
testo (in italiano)
di Gelem Gelem, e ditemi se non suonano simili.
Ne avevo già scritto
qualche settimana fa: c'è
anche una memoria nostra, recente - non occorre tornare alla preistoria, che era
capace di interloquire, di intercettare (quindi di iniziare a comprendere),
motivi profondi della cultura (la domanda ricorre:
cosa è la cultura
e a cosa serve?)
romanì, tanto di quelli che vivono senza speranza nei ghetti e nei campi, che di
quella fascia minoritaria di classe intellettuale.
Può essere, uso termini semplicistici, cultura alta (come in Franco Fortini),
cultura pop e folk (come con Bob Dylan), o soltanto memoria popolare (vedi
l'anno scorso). Le divisioni in generi non mi interessano, vanno tenute
assieme con la medesima dignità.
Leggi Scrivo, avendo in mente che la nostra cultura del recente passato,
aveva radici più antiche, ugualmente condivise. Ma queste radici possono
inaridirsi, anche dove sembrava avessero attecchito:
in difesa popolazione rom? Vi assicuro che qui in Italia i rom ci sono, e
sono proprio le persone più spregevoli e disoneste, maleducate e cattive che io
abbia mai visto. Non fraintendete, il fatto che abbiano subito un genocidio
durante l'ultima guerra mondiale non li giustifica affatto, non giustifica il
loro comportamento. Il degrado in cui vivono (e dove vogliono stare e continuare
a viverci) è frutto delle loro colpe,
Lorenzo Cardinali
Non bisogna avere paura delle parole, basta siano corrette. I rom, nella
stragrande maggioranza, vivono di di furti, per questo non sono simpatici a
nessuno, ma pochi, pubblicamente, lo ammettono. IC redazione
Nessuno stupore: può accadere a chiunque, forse in futuro persino a Rom e
Sinti. La responsabilità di percorrere assieme un pezzo di strada o di
allontanarci, è nostra.
Elena Gorolovà, portavoce del gruppo di donne colpite da
sterilizzazione coercitiva
Il Comitato di Helsinki ceco crea una legge per risarcire le persone
sterilizzate illegalmente - Prague, 14.1.2014 17:18, (ROMEA)
Czech Helsinki Committee, translated by Gwendolyn Albert
Il Comitato di Helsinki ceco (Chesky helsinsky vybor - ChHV) ha completato una
carta da usare come guida per il risarcimento delle persone sterilizzate
illegalmente. La ONG sta ora presentando la bozza di legge redatta al Parlamento
Ceco e al Ministro della Giustizia e chiede ad essi di pensare al più presto ad
un'adeguata soluzione al problema della sterilizzazione illegale.
La pratica di sterilizzare le persone senza il loro consenso informato è stata
eseguita, in passato, nel territorio della Repubblica Ceca. Fino al 1991, tale
prassi era frutto di una politica dello Stato volta a limitare la riproduzione
di gruppi considerati scomodi dal regime cecoslovacco.
Dopo il 1991, la Repubblica Ceca ha continuato ad eseguire la pratica di
sterilizzazione delle persone senza il loro consenso informato non adottando
misure legali atte a stabilire le condizioni entro le quali la sterilizzazione
potesse essere legale per legge, tra cui quella del consenso libero ed
informato. Centinaia di persone hanno perciò perso l'opportunità di avere figli,
cosa che ha portato molti traumi ad individui e persone.
"Dopo che la Repubblica Ceca è stata a lungo inattiva in questo senso nonostante
le ripetute critiche alla sua situazione provenienti sia a livello
internazionale che nazionale dai difensori dei diritti umani, il Comitato di
Helsinki ceco ha deciso di contribuire ad accelerare il processo di adozione di
misure legali atte ad assicurare l'effettiva e rapida implementazione del
risarcimento alle persone sterilizzate illegalmente tramite la presentazione di
questo materiale." ha dichiarato Michaela Tejnorovà, avvocato del ChHV. Una
ricerca statistica sul campo, che ha accompagnato la scrittura della bozza del
ChHV, ha mostrato come alcune donne stiano tuttora ricevendo risposte negative da
alcune istituzioni mediche relative all'ottenimento delle cartelle cliniche
relative alla loro sterilizzazione.
"Alcune donne erano scettiche sul collaborare con noi a riguardo di questa
problematica dato che, per molti anni, avevano provato e fallito
nell'ottenimento di un risarcimento. Riaprire questo tema ha riportato loro
memorie dolorose e ha ricordato loro tutte le diverse conseguenze di ciò che è
stato fatto loro, non solo quelle mediche." dice Elena Gorolovà del gruppo di
Donne colpite da Sterilizzazione Coercitiva che collabora col progetto del ChHV.
Altri articoli di Mahalla sulle sterilizzazioni forzate
di Fabrizio Casavola, con la collaborazione di
Jovica Jovic -
Scaricatelo gratuitamente
Perché
Quello che leggerete, è già stato pubblicato negli ultimi anni, sul mio blog
Mahalla ed anche da altre parti. Niente di nuovo, se non il tentativo di fare
ordine e cercare il filo del discorso.
Di fatti accaduti 70 anni fa, e che spesso hanno radici più antiche.
Nessuna pretesa di un scrivere un documento storico, solo vorrei vedere allo
specchio questa Memoria. Cercare, attraverso testimonianze di personaggi noti e
altri che non lo sono mai stati, di capire dopo tutto questo tempo come la
memoria può convivere, quanto ci appartiene e quanto invece sia distante.
Fate conto di fare una chiacchierata, seduti ad un tavolo, magari con una
tazza di brodo caldo in mano. Per capirsi, per condividere. Per sapere dove si
può finire. Pagine di canzoni, poesie e qualche riflessione.
La memoria è un lusso, il dialogo una necessità. Quindi, dopo averci pensato un
attimo, ho pensato bene che chiunque potesse scaricare gratis questi appunti.
Sperando che il lettore alla fine mi scriva... una lettera, un pensiero o una
cartolina.
Ringraziamenti
La foto di copertina è di Cristina Simen, e anche quelle del campo di
Rho dopo la demolizione. Le foto del campo di Rho in festa sono di Ivana
Kerecki, sua anche la registrazione del video finale della festa dello
Zecchino d'Oro
Voglio inoltre ringraziare: Doriana Chierici Casadio, Gaia Moretti, Carlo
Stasolla, Luca Bravi, Carlo Berini, Sergio Franzese, Federico Bevilacqua e
Alessandro Morazzini per i contributi e le istruttive e civili discussioni. Infine, un ringraziamento particolare al Teatro Officina per la
calda ospitalità che mi ha offerto.
Copyright Attribuzione Creative Commons 2.0
Pubblicato il 21 gennaio 2014
Lingua Italiano
Pagine 31
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Dimensioni del file 1.08 MB
La
libreria di Mahalla
e per gli amici e i lettori di Milano e dintorni,
RICORDATEVI L'APPUNTAMENTO DI STASERA!
Di Fabrizio (del 30/01/2014 @ 09:00:02, in media, visitato 1491 volte)
Cronache che di ordinario razzismo
"Cosa pensi di quelli che rubano? Come si fa a imparare a non rubare?". Lo
chiede il giornalista Paolo Griseri a un bambino, in un'intervista video
pubblicata su La Repubblica. E ancora: "Hai già incontrato dei poliziotti? Che
tipi sono?".
Il bambino ha scritto una lettera a una delle sue insegnanti, raccontando quali
lavori vorrebbe fare da grande. "Il maestro, il poliziotto", come tantissimi
bambini.
Tra le altre cose, ha scritto che vorrebbe imparare "a non rubare". Da qui la
scelta di Griseri di recarsi presso il campo rom dove vive, almeno "fino a che
non arriva la macchina che spacca tutto" come specifica il bambino.
Troviamo particolare la scelta di sottoporre queste domande a un minore: gli si
chiede "cosa rubano" le persone che vivono nel campo, "come si fa". Gli si
chiede "cosa vengono a fare i poliziotti" a casa sua.
"Vuoi trovare un lavoro per evitare di fare questo", afferma Griseri,
riferendosi ai furti.
Il bambino frequenta le elementari: deve davvero già pensare alla ricerca di
lavoro, per evitare di incappare in un destino che, dall'intervista, appare
segnato?
Forse il video voleva presentare un possibile modello di ‘inserimento sociale'.
Ma ci sembra che veicoli piuttosto stereotipi e pregiudizi, già dal titolo: Il
sogno del bambino rom: ‘Voglio imparare a non rubare'.
Qui il video.
Di Fabrizio (del 31/01/2014 @ 09:09:49, in Italia, visitato 1648 volte)
Pisa, 29 Gennaio 2014 Il comunicato di Africa Insieme e Rebeldia
Ci risiamo. Ancora una volta, la politica del Comune sui rom assume un solo e
unico volto: quello degli sgomberi. Con un intervento effettuato la scorsa
settimana, infatti, la Polizia Municipale ha notificato un'ordinanza di
allontanamento a quattro nuclei familiari del campo di Coltano.
Come noto, l'insediamento di Coltano è diviso in due aree: da un lato il
"villaggio", con le famose "casette" assegnate ai rom; dall'altro il "campo",
dove abitano famiglie che non sono rientrate nell'area attrezzata. Da mesi si
discute del destino di questa seconda area. Oggi l'amministrazione ha dato la
sua risposta: quattro nuclei verranno sgomberati, ma solo a due di questi è
stata proposta una dignitosa soluzione abitativa. Le altre famiglie - nelle
quali vi sono anche bambini - dovranno allontanarsi.
Ci risiamo, dunque: l'amministrazione comunale ripropone la consueta strada
degli anni passati. Nel frattempo, il mondo intorno a noi è cambiato. L'Italia
si è dotata di un programma nazionale denominato "Strategia di Inclusione", che
chiede di interrompere la spirale perversa degli sgomberi, e di avviare progetti
di inserimento abitativo.
La Regione Toscana ha creato
tavoli di lavoro con gli enti locali per trovare
soluzioni abitative e per scongiurare gli sgomberi forzati. Vi sono fondi
europei stanziati per progetti validi e innovativi, e già alcune città toscane
hanno avuto accesso a questi fondi. Il Comune di Pisa non ha presentato alcun
progetto ed è oggi il fanalino di coda delle politiche sociali sui rom, sia a
livello regionale che nazionale.
A pochi chilometri da Coltano, un altro campo - quello della Bigattiera - ha
suscitato
aspre polemiche nei mesi scorsi. Una
mozione del Consiglio Comunale
obbligava il Sindaco a ripristinare l'erogazione della luce elettrica e
dell'acqua corrente, e a garantire il trasporto scolastico dei bambini [per il
testo della mozione e il dibattito in aula si veda l'apposita pagina sul
sito
del Consiglio Comunale di Pisa]. Oggi, a quasi sei mesi di distanza, nulla si è
mosso, e quella comunità continua ad essere priva dei servizi essenziali.
Un
recente dossier dell'Associazione 21 Luglio - una delle più note
organizzazioni internazionali di tutela dei diritti umani - inserisce Pisa tra
le città dove più frequentemente sono violati i diritti dell'infanzia rom. Non è
proprio un bel biglietto da visita per un Sindaco che si definisce “amico
dell'infanzia”…
Ancora una volta, ci troviamo a proporre la soluzione più semplice. Si revochi
l'ordinanza di sgombero, e si apra un tavolo di lavoro con le famiglie
interessate, con la Regione e con le associazioni, per trovare soluzioni
condivise e rispettose dei diritti fondamentali. E' davvero così difficile
farlo?
Africa Insieme / Progetto Rebeldia
Di Fabrizio (del 01/02/2014 @ 09:08:56, in lavoro, visitato 1878 volte)
Come un villaggio ungherese lotta contro la disoccupazione
tra la minoranza rom - da
ETHOCИ
[video in tedesco, articolo tradotto (insomma...) dal bulgaro con Google
translator]
Un gruppo di Rom di un villaggio ungherese non ha altra scelta che lavorare
in agricoltura: raccolta di rifiuti da compostare o la costruzione di serre. Vi
è impiegato il 50% della popolazione rom.
"Abbiamo bisogno di vedere. La mattina, quando ti alzi, la prima cosa che
viene in mente è se funzionerà o no. Carcere o prestazioni sociali non sono la
soluzione al problema della disoccupazione. Abbiamo bisogno di un cambiamento,"
dice il sindaco a "Deutsche Welle".
La soluzione al problema della disoccupazione in questo paese è percepita dal
governo di Viktor Orban come un modello da applicare alla strategia nazionale
epr i Rom. [...] E' raro il successo di simili modelli. In un altro villaggio, a
300 km dalla capitale, la disoccupazione ha raggiunto proporzioni preoccupanti.
Senza programmi per il lavoro i residenti [...] possono scegliere tra morire di
fame o lavorare quasi come schiavi, senza cibo e senza le condizioni sanitarie
necessarie. Chi raccoglie legna, riceve 200 euro al mese e il diritto a portare
a casa un po' di legna da ardere. I Rom in Ungheria potrebbero vivere meglio
grazie ai milioni versati da Bruxelles per i vari progetti, tuttavia i fondi non
sono distribuiti correttamente.
Negli ultimi 25 anni, dice Alada Horvath, deputato del Partito Rom, tutte le
parti hanno concordato su una cosa: l'odio verso gli zingari. Secondo lui, non è
stato fatto nulla per migliorare la loro vita, ed il 90% dei 790.000 Rom
ungheresi è disoccupato. Dei fondi beneficia solo quella parte di Rom vicini al
governo, in questo caso del partito del primo ministro Orban.
Laszlo Bogdan non fa parte di quel partito, i suoi compaesani devono lavorare
duro. Però, i frutti del loro lavoro sono per tutti. Si mostra come un piccolo
villaggio da solo può far fronte ai problemi senza aiuti da parte dello stato.
Di Fabrizio (del 02/02/2014 @ 09:08:32, in casa, visitato 2858 volte)
Cosenza, la comunità rom accampata lungo il fiume Crati sperimenta una stufa che
trasforma in calore il rischio incendio. Così si punta su energia alternativa e
riciclaggio
Nella foto la stufa Rmh all'interno della Scuola del Vento (© Coessenza \
Confluenze) -
Corriere della Calabria
COSENZA Riscaldarsi riciclando, con una stufa semplice da realizzare ed
efficiente. Sembra lo spot di una televendita. E ad alcuni sembrerà pure
impossibile, ma chi la sta provando è pronto a giurare che la stufa Rocket Mass
Heater fa egregiamente il suo lavoro ed è un oggetto rivoluzionario. Il "target"
è inedito: vista la loro capacità di riciclare materiali, è ideale per i rom. In
più, i costi di realizzazione sono vicini allo zero e soprattutto, grazie alla
struttura e al funzionamento, il rischio di incendio e di ustioni è molto più
contenuto: sono due dei motivi per cui un oggetto così - che potrebbe essere
venduto in tv o sul web ma attualmente è utilizzato nella "Scuola del Vento" Coessenza all'interno del campo nomadi di Cosenza lungo il fiume Crati
- è stato
salutato con entusiasmo. La baraccopoli rom del capoluogo calabrese festeggia
così la Scuola del Vento, un progetto educativo che quest'anno spegnerà 5
candeline: lezioni gratuite in una baracca autocostruita dai rom e dai volontari
di alcune associazioni della città.
L'Rmh, l'"oggetto misterioso" con cui la Scuola si sta riscaldando da qualche
mese, è una stufa a legna con un'efficienza termica tale da ottenere la stessa
quantità di calore utilizzando tra il 50 e l'80% in meno di legna rispetto a una
stufa tradizionale: ciò è possibile grazie al processo di pirolisi, che consente
di far bruciare la maggior parte dei gas della combustione (il fumo del fuoco)
ottenendo così altro calore, ed emissioni minime composte quasi esclusivamente
da Co2 e vapore acqueo. "Considerato poi che la forma e il funzionamento della
camera di combustione creano un tiraggio consistente - spiegano i volontari
della Scuola del Vento -, è possibile indirizzare il tubo di uscita degli
esausti nella direzione desiderata, anche orizzontalmente, e ciò permette di
farlo passare all'interno di una massa termica di materiale inerte pietroso (il
pavimento, una panchina, un letto, un muretto o un qualsiasi altro elemento
architettonico) ottenendo così di accumulare all'interno della casa una notevole
quantità di calore che andrebbe altrimenti disperso". Anche i costi e i tempi di
realizzazione di questo sistema innovativo sono eccezionalmente contenuti: è
possibile infatti realizzare un impianto base con massa termica per meno di 150
euro e in meno di due giornate lavorative. Inoltre, sono già stati sperimentati
sistemi che incorporano la possibilità di produrre acqua calda.
RMH, UN SISTEMA RIVOLUZIONARIO
NON SOLO PER LA COMUNITA' NOMADE
Un impianto di riscaldamento a costo ridotto e più sicuro dei metodi finora
usati dalle fasce di cittadini meno abbienti che popolano la città potrebbe
essere una salvezza se pensiamo agli episodi drammatici dell'ultimo anno: ai
primi di marzo 2013 due clochard morti carbonizzati in una vecchia palazzina
abbandonata, a pochi metri dal salotto buono di Cosenza, mentre il 2 gennaio a
fare una fine simile è stato un anziano sarto, travolto dalle fiamme nella sua
mansarda alle spalle del Municipio. Ma il rischio incendi è comune a tutti i
(non) luoghi d'Italia abitati da quelli che i sociologi chiamano "marginali":
proprio all'alba di oggi a Roma un cittadino straniero è morto carbonizzato in
un incendio scoppiato in un residence abitato soprattutto da migranti, che
vivono in condizioni disumane.
Insomma, il Rocket Mass Heater potrebbe far comodo a molti, di questi tempi. Ma
perché è ancora più rivoluzionario per la comunità rom? Eccolo spiegato, in
quattro punti:
- L'utilizzo di una stufa con massa termica consente di avere minori sbalzi di
temperatura. Ciò è particolarmente rilevante in un ambiente come le baracche che
si surriscaldano quando le stufe a legna sono accese per poi raffreddarsi molto
velocemente appena la stufa si spegne, portando alla condensa dell'umidità
trattenuta all'interno dai rivestimenti plastici che vengono utilizzati per
isolare le baracche e, dunque, ad una sostanziale insalubrità dell'ambiente.
- La possibilità di utilizzare un quantitativo di legna molto inferiore
disincentiva il ricorso a legna con plastica o vernici attaccati e alla
plastica.
- La qualità degli esausti, che sono praticamente respirabili, migliora
radicalmente la qualità dell'aria all'esterno, che, specialmente nei campi
densamente popolati, è spesso molto inquinata proprio a causa della combustione
di materiali tossici e del posizionamento molto basso dei comignoli, favorendo
malattie respiratorie e neoplasie.
- Il bidone incorporato nel sistema, può essere utilizzato come piano di
cottura, portando ad un risparmio sul gas e ad un miglioramento della qualità
dell'aria all'interno delle baracche, dove la combustione del gas per la cottura
può inquinare pesantemente l'aria.
OSTILITA' DEI CITTADINI (E DELLA NATURA)
L'INTEGRAZIONE FINORA È FALLITA
La "stufa rivoluzionaria" è un tassello che arricchisce la sfida della Scuola
del Vento, esperienza di integrazione come poche altre su scala nazionale.
Quella della scolarizzazione dei bambini rom rumeni accampati nei due campi
cittadini (a Vaglio Lise e nel Palazzetto dello Sport di Cosenza-Casali) è una
questione molto delicata: i dati non proprio incoraggianti spiegano meglio la
situazione. Nel biennio 2011-2012 risultavano 52 bambini iscritti a scuola, di
cui 40 alle elementari e 12 alle medie. I frequentanti alle elementari sono
stati 29, 11 bambini hanno invece frequentato con discontinuità. Alle medie, 8
bambini hanno seguito con costanza, 4 saltuariamente. Il disagio economico,
sociale e ambientale in cui vivono le loro famiglie è una delle cause della
dispersione scolastica. L'assenza di una residenza ufficiale causa, invece, la
difficoltà di accesso alle vaccinazioni (un dossier appena ultimato da un gruppo
di associazioni ha contato fino a oggi 23 bambini vaccinati, mentre gli
operatori dell'ambulatorio dei Medici Senza Confini "A. Grandinetti" di Cosenza
hanno documentato i rischi igienico-sanitari nei due nuclei abitativi (campo e
Palazzetto). Secondo i volontari, un primo passo verso una reale integrazione
potrebbe essere l'impiego dei rom nella raccolta e lavorazione del materiale
ferroso e dei rifiuti ingombranti, sulla scorta di quanto già accade a Bolzano
ma anche a Reggio Calabria e Lamezia.
Anche se la diffidenza è dura a morire, in 9 anni di presenza, le
"manifestazioni" più ostili per i rom della baraccopoli sono venute dal fiume in
piena, dalla pioggia o dalle fiamme (mai dolose, se non in un caso e ad opera di
una persona del campo). La scorsa estate, però, dopo il boom di furti nei
quartieri periferici vicini al campo ma anche in centro città, si registrò
qualche episodio di violenza sotto forma di raid punitivo: i topi d'appartamento
non sono mai stati individuati, ma nella vulgata dei cosentini "gli zingari"
erano i colpevoli.
COSTANO 7000 EURO A BIENNIO
ECCO I NUMERI DEI 2 "CAMPI"
Nell'ultimo biennio, la cifra totale messa a disposizione del Comune di Cosenza
- denunciano i volontari - ammonta a soli 7000 euro, serviti per coprire i costi
dei pasti erogati ai rom sfollati da un grosso incendio scoppiato a Vaglio Lise
nel luglio del 2012, e per il pagamento delle utenze del Palazzetto dello Sport
di Cosenza-Casali, luogo nel quale queste persone sono state temporaneamente
sistemate e dove alcuni rom risiedono tuttora. I dati ufficiali a disposizione
dell'Ufficio Statistiche del Comune di Cosenza raccolti in occasione dei due
censimenti effettuati prima nel marzo del 2010 e poi nel mese di luglio del
2011, indicano la presenza di sole 320 persone. Di queste, la maggior parte è
collocata nell'"insediamento informale" di Vaglio Lise, mentre una cinquantina
di persone, circa 13 famiglie, si trovano all'interno del Palazzetto dello sport
di Cosenza-Casali.
Il primo ottobre 2009, con una massiccia operazione congiunta di polizia,
carabinieri, guardia di finanza e corpo forestale in collaborazione con vigili
del fuoco e 118, furono notificati 90 provvedimenti di allontanamento
dall'Italia per motivi di sicurezza emessi dal prefetto di Cosenza, su
segnalazione della questura - e fu di fatto eseguito il primo "censimento" dei
rom rumeni che vivono nella baraccopoli lungo il Crati. Oggi da quella stessa
baraccopoli arriva una piccola ma significativa lezione sulle nuove energie.
eu. f.
Di Fabrizio (del 03/02/2014 @ 09:05:44, in lavoro, visitato 1857 volte)
Giovedi 23 Gennaio 2014 "Volevo essere come gli altri"
di Sabine Wagner
E perciò Niza Bislimi ha nascosto a lungo la sua provenienza, sia in Kosovo che
qui in Germania. E' una Rom, per essere precisi: una Romnì. Lei conosce tutti i
pregiudizi contro i Rom. Da quattro anni è avvocato specializzato in diritto
dell'immigrazione. Solo ora Niza Bislimi ha dichiarato la propria origine.
Cosa che, come lei sa, non compiono altri Rom che hanno fatto carriera.
Ora è avvocato, non è stato facile
Attraverso tutti gli ostacoli verso il successo
Lei conosce la discriminazione sin dall'infanzia. [...] La incontro alla Corte
distrettuale di Essen. Il vestito le si adatta perfettamente. [...]. Da quattro
anni Nizaqete Bislimi, detta Niza, parla apertamente della sua provenienza.
[...] In questo tempo è entrata in contatto col razzismo e lo sta contrastando
in occasione di manifestazioni per i diritti umani. Fin da bambina ha nascosto
di essere una zingara. Voleva soltanto essere come tutti gli altri. Da allora la
sua storia è buona come soggetto di un dramma: a 14 anni la fuga da Kosovo verso
la Germania con l'aiuto dei contrabbandieri - la vita in un centro profughi. Per
13c anni la paura costante di essere deportata. Ha avuto una madre e quattro
fratelli e sorelle molto capaci. Una famiglia tedesca l'ha aiutata a studiare
nei momenti iniziali e così nelle più avverse circostanze ha imparato il
tedesco, prendendo poi il diploma. Alla fine, ha ottenuto il titolo di avvocato,
titolo puramente "tollerato" nello stato dello Jura.
Come avvocato, si è specializzata in diritto dell'immigrazione
Un essere umano
Avendo a lungo nascosto qui in Germania il suo essere Rom, ha avuto anche a che
fare con la loro già scarsa posizione di richiedenti asilo. Dice: "Eravamo
tenuti d'occhio perché indossavamo solo abiti della Caritas e vivevamo nelle
baracche alla periferia della città." L'appartenere ad una minoranza etnica
tanto criticata, oltre all'aspetto visivo, spiega la sua riluttanza. Cosa
sarebbe successo se si fosse scoperta la sua origine? Niza Bislimi non ha una
risposta a questa domanda. Quello di cui è sicura, è che senza l'appoggio di sua
madre e la coesione della famiglia non ce l'avrebbe fatta. Impariamo da una
grande donna e dalla sua famiglia cosa può significare per una tedesca, una
kosovara, una romnì "un essere umano". Che in romanés si traduce proprio con
Rom.
[...]
Lettura consigliata da Mahalla
L'Europa che c'è: un giro tra i racconti e i pensieri di
intellettuali e professionisti rom nel nostro continente
su Casa Europa; di Paolo Soldini
"La Romania è entrata nell'Unione europea con tutti i suoi Rom". Il capo del
governo di Bucarest Traian Basescu è stato chiarissimo: la Romania non accetterà
discriminazioni etniche nell'accettazione dei suoi cittadini in Germania, in
Gran Bretagna e in tutti gli altri stati dell'Unione. E' caduta così l'assurda
pretesa avanzata da più parti sia a Berlino che a Londra di distinguere
legalmente tra immigrati rumeni (e bulgari, perché il problema è comune)
"normali" e immigrati di etnia rom: sono tutti cittadini con uguale dignità e
uguali diritti, anche quando si recano in altri Paesi. Il principio dovrebbe
essere pacifico, ma - fino alle perentorie parole che Basescu ha pronunciato a
Berlino (e presumibilmente nei colloqui che aveva avuto prima con i dirigenti
tedeschi) - non lo era affatto. L'idea che si possano discriminare i Rom
inventando per loro regole e divieti che non valgono per i loro connazionali è
abbastanza diffusa e il premier rumeno ha ricordato che qualcuno questa politica
ha provato pure a metterla in pratica: l'Italia, al tempo del non rimpianto
ministro dell'Interno Maroni, provò a rimpatriare d'autorità gli "indesiderati"
di etnia rom e cittadinanza rumena. Con l'unico risultato che quasi tutti,
appena scesi dagli aerei su cui erano stati caricati a forza, ripartirono per il
Bel Paese, al cui governo le autorità di Bruxelles ricordarono con una certa
rudezza gli obblighi derivanti dalle regole della libera circolazione
all'interno dell'Unione. Dal 1° gennaio scorso sono caduti i limiti per i
cittadini di Bulgaria e Romania, fissati al momento del loro ingresso in Ue nel
2007.
Timori d'invasione
Proprio questa scadenza ha sollevato in vari Paesi, ma soprattutto in Germania e
nel Regno Unito, una sindrome da invasione del tutto irrazionale e
ingiustificata, o meglio: spiegabile con le pulsioni populistiche delle destre
dei due Paesi. Nella Repubblica federale a cavalcare la tigre è stata ed è
prevalentemente la Csu, la sorella bavarese della Cdu della cancelliera Merkel.
Da settimane è in corso una campagna contro gli "immigrati per povertà", che
arriverebbero in Germania dai due Paesi balcanici con l'unico obiettivo di
approfittare indebitamente delle misure del welfare tedesco: sussidi di
disoccupazione, contributi per la maternità e via elencando. Sui muri di Monaco
e delle altre città del Land compaiono manifesti in cui si minaccia: "Chi
imbroglia vola via". La realtà è molto diversa. Secondo l'Ufficio federale del
lavoro i cittadini rumeni e bulgari che vorrebbero emigrare in Germania sono non
più di 180mila, oltre un quarto dei quali con titoli di studio alti: soprattutto
medici e ingegneri, ma anche informatici, infermieri, operai specializzati.
Secondo i ricercatori dell'Istituto per gli studi economici di Colonia il saldo
tra la spesa per le prestazioni sociali che verrebbero erogate agli immigrati
balcanici e gli introiti per lo Stato in termini di tasse e contributi sarebbe
largamente positivo. D'altra parte, tutti gli istituti di ricerca concordano sul
fatto che l'economia tedesca è in una fase in cui ha un forte bisogno di
manodopera e il governo federale ne è ben consapevole, visto che promuove
continue campagne di richiamo di stranieri, qualificati o meno.
Non si sa quanti dei 180mila in arrivo da Bulgaria e Romania sarebbero di etnia
rom: numerose missioni inviate nei mesi scorsi in Romania per indagare sulla
quantità di Rom intenzionati a partire per la Repubblica federale non hanno
permesso di accertarlo. Certo, nessuno nega che qualche problema di integrazione
delle comunità nomadi rumene e bulgare, comunque, si porrà, come peraltro si è
già posto in altri Paesi, come l'Italia e la Francia, ma anche in Germania e in
Austria, dove un certo flusso migratorio di gitani orientali si registra da
anni. Ma i problemi sono del tutto gestibili e, soprattutto, le autorità dei due
Paesi sono intenzionate a farsene carico. Basescu ha proposto a Berlino un
programma di sostegno alle comunità rom in Germania. Bucarest potrebbe inviare
forze di polizia, medici, assistenti sociali e soprattutto educatori e
insegnanti che si prenderebbero cura degli emigrati di origine rom. Esperienze
simili sono state già compiute, per esempio in Italia per quanto riguarda la
collaborazione delle polizie, e hanno dato buoni risultati.
Approfondimento:
Roma are
EU citizens too, Romanian President says su Euobserver.com
Di Fabrizio (del 05/02/2014 @ 09:01:10, in media, visitato 1859 volte)
La foto è riportata su
Giornalettismo, che la attribuisce al Tempo. Un vero
capolavoro artistico e di satira, il sindaco capitolino vestito da romnì!
Non fosse che in passato s'è sentito e visto di molto peggio, e ultimamente la
lotta politica si svolge secondo le regole del wrestling,
Vignetta a parte, è interessante anche il testo: Per dare ristoro
agli alluvionati li sistema insieme agli zingari. A parte che se fossi
un alluvionato, la cosa non mi scandalizzerebbe più di tanto (ma è un
giudizio personale), da quell'ignorante che sono non capisco il
collegamento tra "dare ristoro agli alluvionati" e "Marino sindaco di Rom".
Forse, per essere sindaco di "non Rom" avrebbe dovuto lasciare (Rom e non-Rom)
sotto l'acqua?
Misteri della politica!
Credo che la domanda se la siano posta anche nella redazione del Tempo,
perché indecisi se avessero scritto qualche grossa stronzata, piuttosto che
ammetterlo provano a insistere nella loro opera di convincimento con un secondo
articolo:
Marino sistema gli sfollati dai rom
Stavolta il giornalista fa un ragionamento più articolato, di cui continuo a
non capire la logica, ma inizio a capire a chi si rivolge: quei lettori convinti
che "meglio sfollati che zingari". Non ha neanche bisogno di parlare
male degli zingari, lo si fa già tutti i giorni: si usano i tanti odiati zingari
come arma contro un avversario politico, con un evento di sfondo, l'allagamento,
che sta mettendo in ginocchio tutta la città, rom e no.
Leggendo l'articolo, c'è qualcuno che si lamenta di questa convivenza
(saranno casi singoli? Un sentimento diffuso? Non possiamo saperlo), c'è
l'assessore che tenta di giustificarsi, la consigliera che parte all'attacco.
Tutto abbastanza scontato. E poi c'è un albergo con i letti caldi e le colazioni
e, credetemi, tutto ciò sta diventando un sogno anche per molti di noi non-rom.
Vorrei dire a chi si lamenta di questa convivenza forzata, che ha avuto la
grande fortuna che è mancata a noi "buonisti da trincea": conoscere i Rom senza
doverne condividere le miserevoli condizioni in cui spesso sopravvivono. E anche
di essere scampati ad una piena che li avrebbe portati in un REALITY SHOW che
per molti Rom è realtà quotidiana. AVETE AVUTO QUESTA FORTUNA, SFRUTTATELA!
E può darsi che in queste condizioni, date da un evento eccezionale, non ci
si inizi a conoscere.
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