su Casa Europa; di Paolo Soldini
"La Romania è entrata nell'Unione europea con tutti i suoi Rom". Il capo del
governo di Bucarest Traian Basescu è stato chiarissimo: la Romania non accetterà
discriminazioni etniche nell'accettazione dei suoi cittadini in Germania, in
Gran Bretagna e in tutti gli altri stati dell'Unione. E' caduta così l'assurda
pretesa avanzata da più parti sia a Berlino che a Londra di distinguere
legalmente tra immigrati rumeni (e bulgari, perché il problema è comune)
"normali" e immigrati di etnia rom: sono tutti cittadini con uguale dignità e
uguali diritti, anche quando si recano in altri Paesi. Il principio dovrebbe
essere pacifico, ma - fino alle perentorie parole che Basescu ha pronunciato a
Berlino (e presumibilmente nei colloqui che aveva avuto prima con i dirigenti
tedeschi) - non lo era affatto. L'idea che si possano discriminare i Rom
inventando per loro regole e divieti che non valgono per i loro connazionali è
abbastanza diffusa e il premier rumeno ha ricordato che qualcuno questa politica
ha provato pure a metterla in pratica: l'Italia, al tempo del non rimpianto
ministro dell'Interno Maroni, provò a rimpatriare d'autorità gli "indesiderati"
di etnia rom e cittadinanza rumena. Con l'unico risultato che quasi tutti,
appena scesi dagli aerei su cui erano stati caricati a forza, ripartirono per il
Bel Paese, al cui governo le autorità di Bruxelles ricordarono con una certa
rudezza gli obblighi derivanti dalle regole della libera circolazione
all'interno dell'Unione. Dal 1° gennaio scorso sono caduti i limiti per i
cittadini di Bulgaria e Romania, fissati al momento del loro ingresso in Ue nel
2007.
Timori d'invasione
Proprio questa scadenza ha sollevato in vari Paesi, ma soprattutto in Germania e
nel Regno Unito, una sindrome da invasione del tutto irrazionale e
ingiustificata, o meglio: spiegabile con le pulsioni populistiche delle destre
dei due Paesi. Nella Repubblica federale a cavalcare la tigre è stata ed è
prevalentemente la Csu, la sorella bavarese della Cdu della cancelliera Merkel.
Da settimane è in corso una campagna contro gli "immigrati per povertà", che
arriverebbero in Germania dai due Paesi balcanici con l'unico obiettivo di
approfittare indebitamente delle misure del welfare tedesco: sussidi di
disoccupazione, contributi per la maternità e via elencando. Sui muri di Monaco
e delle altre città del Land compaiono manifesti in cui si minaccia: "Chi
imbroglia vola via". La realtà è molto diversa. Secondo l'Ufficio federale del
lavoro i cittadini rumeni e bulgari che vorrebbero emigrare in Germania sono non
più di 180mila, oltre un quarto dei quali con titoli di studio alti: soprattutto
medici e ingegneri, ma anche informatici, infermieri, operai specializzati.
Secondo i ricercatori dell'Istituto per gli studi economici di Colonia il saldo
tra la spesa per le prestazioni sociali che verrebbero erogate agli immigrati
balcanici e gli introiti per lo Stato in termini di tasse e contributi sarebbe
largamente positivo. D'altra parte, tutti gli istituti di ricerca concordano sul
fatto che l'economia tedesca è in una fase in cui ha un forte bisogno di
manodopera e il governo federale ne è ben consapevole, visto che promuove
continue campagne di richiamo di stranieri, qualificati o meno.
Non si sa quanti dei 180mila in arrivo da Bulgaria e Romania sarebbero di etnia
rom: numerose missioni inviate nei mesi scorsi in Romania per indagare sulla
quantità di Rom intenzionati a partire per la Repubblica federale non hanno
permesso di accertarlo. Certo, nessuno nega che qualche problema di integrazione
delle comunità nomadi rumene e bulgare, comunque, si porrà, come peraltro si è
già posto in altri Paesi, come l'Italia e la Francia, ma anche in Germania e in
Austria, dove un certo flusso migratorio di gitani orientali si registra da
anni. Ma i problemi sono del tutto gestibili e, soprattutto, le autorità dei due
Paesi sono intenzionate a farsene carico. Basescu ha proposto a Berlino un
programma di sostegno alle comunità rom in Germania. Bucarest potrebbe inviare
forze di polizia, medici, assistenti sociali e soprattutto educatori e
insegnanti che si prenderebbero cura degli emigrati di origine rom. Esperienze
simili sono state già compiute, per esempio in Italia per quanto riguarda la
collaborazione delle polizie, e hanno dato buoni risultati.
Approfondimento:
Roma are
EU citizens too, Romanian President says su Euobserver.com