Cosenza, la comunità rom accampata lungo il fiume Crati sperimenta una stufa che
trasforma in calore il rischio incendio. Così si punta su energia alternativa e
riciclaggio
Nella foto la stufa Rmh all'interno della Scuola del Vento (© Coessenza \
Confluenze) -
Corriere della Calabria
COSENZA Riscaldarsi riciclando, con una stufa semplice da realizzare ed
efficiente. Sembra lo spot di una televendita. E ad alcuni sembrerà pure
impossibile, ma chi la sta provando è pronto a giurare che la stufa Rocket Mass
Heater fa egregiamente il suo lavoro ed è un oggetto rivoluzionario. Il "target"
è inedito: vista la loro capacità di riciclare materiali, è ideale per i rom. In
più, i costi di realizzazione sono vicini allo zero e soprattutto, grazie alla
struttura e al funzionamento, il rischio di incendio e di ustioni è molto più
contenuto: sono due dei motivi per cui un oggetto così - che potrebbe essere
venduto in tv o sul web ma attualmente è utilizzato nella "Scuola del Vento" Coessenza all'interno del campo nomadi di Cosenza lungo il fiume Crati
- è stato
salutato con entusiasmo. La baraccopoli rom del capoluogo calabrese festeggia
così la Scuola del Vento, un progetto educativo che quest'anno spegnerà 5
candeline: lezioni gratuite in una baracca autocostruita dai rom e dai volontari
di alcune associazioni della città.
L'Rmh, l'"oggetto misterioso" con cui la Scuola si sta riscaldando da qualche
mese, è una stufa a legna con un'efficienza termica tale da ottenere la stessa
quantità di calore utilizzando tra il 50 e l'80% in meno di legna rispetto a una
stufa tradizionale: ciò è possibile grazie al processo di pirolisi, che consente
di far bruciare la maggior parte dei gas della combustione (il fumo del fuoco)
ottenendo così altro calore, ed emissioni minime composte quasi esclusivamente
da Co2 e vapore acqueo. "Considerato poi che la forma e il funzionamento della
camera di combustione creano un tiraggio consistente - spiegano i volontari
della Scuola del Vento -, è possibile indirizzare il tubo di uscita degli
esausti nella direzione desiderata, anche orizzontalmente, e ciò permette di
farlo passare all'interno di una massa termica di materiale inerte pietroso (il
pavimento, una panchina, un letto, un muretto o un qualsiasi altro elemento
architettonico) ottenendo così di accumulare all'interno della casa una notevole
quantità di calore che andrebbe altrimenti disperso". Anche i costi e i tempi di
realizzazione di questo sistema innovativo sono eccezionalmente contenuti: è
possibile infatti realizzare un impianto base con massa termica per meno di 150
euro e in meno di due giornate lavorative. Inoltre, sono già stati sperimentati
sistemi che incorporano la possibilità di produrre acqua calda.
RMH, UN SISTEMA RIVOLUZIONARIO
NON SOLO PER LA COMUNITA' NOMADE
Un impianto di riscaldamento a costo ridotto e più sicuro dei metodi finora
usati dalle fasce di cittadini meno abbienti che popolano la città potrebbe
essere una salvezza se pensiamo agli episodi drammatici dell'ultimo anno: ai
primi di marzo 2013 due clochard morti carbonizzati in una vecchia palazzina
abbandonata, a pochi metri dal salotto buono di Cosenza, mentre il 2 gennaio a
fare una fine simile è stato un anziano sarto, travolto dalle fiamme nella sua
mansarda alle spalle del Municipio. Ma il rischio incendi è comune a tutti i
(non) luoghi d'Italia abitati da quelli che i sociologi chiamano "marginali":
proprio all'alba di oggi a Roma un cittadino straniero è morto carbonizzato in
un incendio scoppiato in un residence abitato soprattutto da migranti, che
vivono in condizioni disumane.
Insomma, il Rocket Mass Heater potrebbe far comodo a molti, di questi tempi. Ma
perché è ancora più rivoluzionario per la comunità rom? Eccolo spiegato, in
quattro punti:
- L'utilizzo di una stufa con massa termica consente di avere minori sbalzi di
temperatura. Ciò è particolarmente rilevante in un ambiente come le baracche che
si surriscaldano quando le stufe a legna sono accese per poi raffreddarsi molto
velocemente appena la stufa si spegne, portando alla condensa dell'umidità
trattenuta all'interno dai rivestimenti plastici che vengono utilizzati per
isolare le baracche e, dunque, ad una sostanziale insalubrità dell'ambiente.
- La possibilità di utilizzare un quantitativo di legna molto inferiore
disincentiva il ricorso a legna con plastica o vernici attaccati e alla
plastica.
- La qualità degli esausti, che sono praticamente respirabili, migliora
radicalmente la qualità dell'aria all'esterno, che, specialmente nei campi
densamente popolati, è spesso molto inquinata proprio a causa della combustione
di materiali tossici e del posizionamento molto basso dei comignoli, favorendo
malattie respiratorie e neoplasie.
- Il bidone incorporato nel sistema, può essere utilizzato come piano di
cottura, portando ad un risparmio sul gas e ad un miglioramento della qualità
dell'aria all'interno delle baracche, dove la combustione del gas per la cottura
può inquinare pesantemente l'aria.
OSTILITA' DEI CITTADINI (E DELLA NATURA)
L'INTEGRAZIONE FINORA È FALLITA
La "stufa rivoluzionaria" è un tassello che arricchisce la sfida della Scuola
del Vento, esperienza di integrazione come poche altre su scala nazionale.
Quella della scolarizzazione dei bambini rom rumeni accampati nei due campi
cittadini (a Vaglio Lise e nel Palazzetto dello Sport di Cosenza-Casali) è una
questione molto delicata: i dati non proprio incoraggianti spiegano meglio la
situazione. Nel biennio 2011-2012 risultavano 52 bambini iscritti a scuola, di
cui 40 alle elementari e 12 alle medie. I frequentanti alle elementari sono
stati 29, 11 bambini hanno invece frequentato con discontinuità. Alle medie, 8
bambini hanno seguito con costanza, 4 saltuariamente. Il disagio economico,
sociale e ambientale in cui vivono le loro famiglie è una delle cause della
dispersione scolastica. L'assenza di una residenza ufficiale causa, invece, la
difficoltà di accesso alle vaccinazioni (un dossier appena ultimato da un gruppo
di associazioni ha contato fino a oggi 23 bambini vaccinati, mentre gli
operatori dell'ambulatorio dei Medici Senza Confini "A. Grandinetti" di Cosenza
hanno documentato i rischi igienico-sanitari nei due nuclei abitativi (campo e
Palazzetto). Secondo i volontari, un primo passo verso una reale integrazione
potrebbe essere l'impiego dei rom nella raccolta e lavorazione del materiale
ferroso e dei rifiuti ingombranti, sulla scorta di quanto già accade a Bolzano
ma anche a Reggio Calabria e Lamezia.
Anche se la diffidenza è dura a morire, in 9 anni di presenza, le
"manifestazioni" più ostili per i rom della baraccopoli sono venute dal fiume in
piena, dalla pioggia o dalle fiamme (mai dolose, se non in un caso e ad opera di
una persona del campo). La scorsa estate, però, dopo il boom di furti nei
quartieri periferici vicini al campo ma anche in centro città, si registrò
qualche episodio di violenza sotto forma di raid punitivo: i topi d'appartamento
non sono mai stati individuati, ma nella vulgata dei cosentini "gli zingari"
erano i colpevoli.
COSTANO 7000 EURO A BIENNIO
ECCO I NUMERI DEI 2 "CAMPI"
Nell'ultimo biennio, la cifra totale messa a disposizione del Comune di Cosenza
- denunciano i volontari - ammonta a soli 7000 euro, serviti per coprire i costi
dei pasti erogati ai rom sfollati da un grosso incendio scoppiato a Vaglio Lise
nel luglio del 2012, e per il pagamento delle utenze del Palazzetto dello Sport
di Cosenza-Casali, luogo nel quale queste persone sono state temporaneamente
sistemate e dove alcuni rom risiedono tuttora. I dati ufficiali a disposizione
dell'Ufficio Statistiche del Comune di Cosenza raccolti in occasione dei due
censimenti effettuati prima nel marzo del 2010 e poi nel mese di luglio del
2011, indicano la presenza di sole 320 persone. Di queste, la maggior parte è
collocata nell'"insediamento informale" di Vaglio Lise, mentre una cinquantina
di persone, circa 13 famiglie, si trovano all'interno del Palazzetto dello sport
di Cosenza-Casali.
Il primo ottobre 2009, con una massiccia operazione congiunta di polizia,
carabinieri, guardia di finanza e corpo forestale in collaborazione con vigili
del fuoco e 118, furono notificati 90 provvedimenti di allontanamento
dall'Italia per motivi di sicurezza emessi dal prefetto di Cosenza, su
segnalazione della questura - e fu di fatto eseguito il primo "censimento" dei
rom rumeni che vivono nella baraccopoli lungo il Crati. Oggi da quella stessa
baraccopoli arriva una piccola ma significativa lezione sulle nuove energie.
eu. f.