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La NOSTRA memoria
Di Fabrizio (del 27/01/2014 @ 09:01:36, in musica e parole, visitato 1870 volte)

La rosa sepolta

Dove ricercheremo noi le corone di fiori
Le musiche dei violini e le fiaccole delle sere

Dove saranno gli ori delle pupille
Le tenebre, le voci - quando traverso il pianto

Discenderanno i cavalieri di grigi mantelli
Sui prati senza colore, accennando. E di noi

Dietro quel trotto senza suono per le valli
D'esilio irrevocabili, seguiranno le immagini.

Ma il più distrutto destino è libertà
Odora eterna la rosa sepolta.

Dove splendeva la nostra fedele letizia
Altri ritroverà le corone di fiori.

Franco Fortini - Foglio di via (Einaudi 1946 - 1980)


Chi era Franco Fortini (la domanda è d'obbligo per i lettori più giovani)? Uno dei maggiori intellettuali ed operatori culturali italiani della seconda metà del secolo scorso. Rileggete la sua poesia con un occhio al testo (in italiano) di Gelem Gelem, e ditemi se non suonano simili.

Ne avevo già scritto qualche settimana fa: c'è anche una memoria nostra, recente - non occorre tornare alla preistoria, che era capace di interloquire, di intercettare (quindi di iniziare a comprendere), motivi profondi della cultura (la domanda ricorre: cosa è la cultura e a cosa serve?) romanì, tanto di quelli che vivono senza speranza nei ghetti e nei campi, che di quella fascia minoritaria di classe intellettuale.

Può essere, uso termini semplicistici, cultura alta (come in Franco Fortini), cultura pop e folk (come con Bob Dylan), o soltanto memoria popolare (vedi l'anno scorso). Le divisioni in generi non mi interessano, vanno tenute assieme con la medesima dignità.

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Scrivo, avendo in mente che la nostra cultura del recente passato, aveva radici più antiche, ugualmente condivise. Ma queste radici possono inaridirsi, anche dove sembrava avessero attecchito:

    in difesa popolazione rom? Vi assicuro che qui in Italia i rom ci sono, e sono proprio le persone più spregevoli e disoneste, maleducate e cattive che io abbia mai visto. Non fraintendete, il fatto che abbiano subito un genocidio durante l'ultima guerra mondiale non li giustifica affatto, non giustifica il loro comportamento. Il degrado in cui vivono (e dove vogliono stare e continuare a viverci) è frutto delle loro colpe,
    Lorenzo Cardinali


    Non bisogna avere paura delle parole, basta siano corrette. I rom, nella stragrande maggioranza, vivono di di furti, per questo non sono simpatici a nessuno, ma pochi, pubblicamente, lo ammettono.
    IC redazione

Nessuno stupore: può accadere a chiunque, forse in futuro persino a Rom e Sinti. La responsabilità di percorrere assieme un pezzo di strada o di allontanarci, è nostra.