Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 02/06/2008 @ 09:00:13, in Europa, visitato 2239 volte)
Da
Romano Them,
indagine sanitaria (lunghetta, vi avviso)
La crisi del piombo a Mitrovica:
Romano Them chiede un'informazione completa all'ONU
27 Maggio 2008 – Una ricerca, prodotta dall'Istituto di Salute Pubblica di Kosovska Mitrovica
su richiesta dei rappresentanti dei campi IDP (Dispersi Interni) nella Mitrovica
settentrionale, ha confermato i documenti precedenti, secondo cui il livello di
piombo nel sangue dei bambini rom che vivono in questi campi, rimane ad un
livello alto in maniera allarmante. Sui 104 bambini testati, di età tra gli 1 e
i 16 anni, 18 mostrano livelli di piombo eccedenti la soglia critica di 45
μg/dL, per i quali i dottori raccomandano terapia di
chelazione.
D'altra parte, se confermate le indicazioni "Hi" e "Hi Mnogo" contenute
nella ricerca, si riferiscono a livelli nel sangue eccedenti i 65
μg/dL, il numero di bambini con livelli criticamente alti di contaminazione
da piombo nel sangue sale a 38, il 36,5% del gruppo testato.
La contaminazione da piombo nel sangue dei bambini nei campi IDP a Mitrovica
nord è stato un argomento ricorrente dal 2000, quando i primi test casuali fatti
nell'area di Kosovska Mitrovica da un consulente ONU mostrò livelli di piombo
pericolosi solo nei campi. Nel 2004, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO)
compì un'altra serie di test. Questi test mostravano che il 40% dei bambini
nell'area avevano livelli di piombo nel sangue di 10 μg/dL e superiori, che è
considerato dalle moderne ricerche il limite massimo oltre il quale si
verificano danni sanitari irreversibili, incluso impatto alle capacità
cognitive.
Ma, fu proprio Gerry McWeeney, allora manager del Programma di Sviluppo
Sanitario, che notò nel suo rapporto che i bambini rom nei campi presentavano
costantemente i più alti livelli di piombo nel sangue dell'intera popolazione,
sottolineando che una fonte importante di esposizione ha provenuto dalla
contaminazione nel terreno, risultante nella prossimità delle miniere di Trepca.
Come conseguenza, raccomandava l'immediata evacuazione dei bambini da 0 a 6 anni
e delle donne in attesa, e la temporanea rilocazione dell'intero campo "in
attesa di una soluzione permanente e sostenibile".
Fu soltanto poco prima dell'estate del 2005 che un'azione venne
definitivamente presa, sull'onda di una pressione montante e della questione
fatta propria dai media internazionali. Con la fine dell'anno, l'UNMIK decise di
trasferire gli IDP nell'ex base militare francese, conosciuta come Osterode camp,
completamente ristrutturata e col suolo decontaminato. Dopo un'iniziale
resistenza, la maggior parte delle famiglie si mosse verso il nuovo campo, dove
apparentemente iniziò nel settembre 2006 un trattamento medico specialistico (see UNMIK
Press Release).
Ironia della sorte, test effettuati di recente sembrano suggerire che la
contaminazione da piombo nel rinnovato campo di Osterode sia persino superiore a
quella di Cesmin Lug, dove nell'ottobre 2004 la WHO aveva dichiarato che
la situazione era peggiore degli altri campi, con un livello di contaminazione
da piombo al suolo superiore di 359,5 volte il limite riconosciuto.
Nel maggio 2007, una squadra di dottori diretta da Ms. Mary Jean Brown, Capo
del Ramo di Prevenzione all'Avvelenamento da Piombo del Centro USA per il
Controllo e la Prevenzione del Disagio di Atlanta, visitò le attrezzature su
richiesta del Dipartimento di Stato, USOP e USAID. In un rapporto redatto ad
ottobre, gli esperti medici notarono che 39 bambini erano riferitamente chelati.
Ma dissero anche che oltre 90 bambini avrebbero avuto bisogno di terapia,
aggiungendo che a quel periodo il numero esatto non poteva essere determinato.
Nella loro indagine, i dottori si riferirono ai risultati di tre serie di
test condotti dall'Istituto di Salute Pubblica di Mitrovica nord, tra la
fine del 2005 e l'inizio estate del 2007. Secondo questi test, 39 bambini nel
primo, 32 nel secondo e 29 nel terzo, su circa 100 bambini esaminati avevano
livelli capillari di piombo nel sangue superiori a 45 μg/dL. Se
l'assunzione riguardo il significato di "Hi" e "Hi mnogo" risultasse
veritiera, le condizioni sanitarie dei bambini nel campo sarebbero stazionarie,
la tal cosa confermerebbe i dubbi sull'adeguatezza del trattamento medico
fornito in un ambiente che rimane pesantemente contaminato dal piombo.
Le prime informazioni su una nuova e prossima crisi sanitaria nei campi di
Mitrovica nord apparvero settimana scorsa in un
articolo,
pubblicato sulla rivista in Internet New Kosovo Report.
L'autore, il leader del movimento pro-indipendenza Albin Kurti, riteneva che la
WHO aveva prove dagli esami effettuati sui bambini di Cesmin Lug e Osterode che
i loro livelli di piombo erano raddoppiati. Suggeriva anche che la WHO
nascondesse queste informazioni al pubblico.
Allarmati da queste notizie, come
Romano Them, abbiamo contattato l'ufficio WHO di Pristina e chiesto conferma
sulle dichiarazioni e circa eventuali conseguenze di detti risultati. A dispetto
dei chiari riferimenti all'articolo del New Kosovo Report,
accluso alla mail, il direttore locale della WHO, Dr. Dorit Nitzan, finse di
ignorare di quali test Romano Them stesse parlando. Affermando che i test
di laboratorio fossero da tempo condotti dalle istituzioni locali, promise
comunque di investigare e chiese a Romano Them pazienza sino al suo
ritorno in Kosovo. Ulteriori emails, relative ai risultati dei primi test
commissionati dalla WHO, rimasero senza risposta.
Con una reazione simile, il capo dell'ufficio UNICEF in Kosovo, Robert Fuderich,
pretendeva lui pure di non essere a conoscenza dei test, ma quando fu
confrontato con i risultati parziali, comunicati dai rappresentanti del campo in
una
dichiarazione pubblica, riconobbe che la sua organizzazione era stata messa
a conoscenza dei risultati di questi test, ma era in attesa di ottenere una
piena informazione per "notificare alle autorità preposte e cercare di ottenere
da tutti uno sforzo verso una soluzione giusta e finale."
Il rappresentante dell'area della Norwegian Church Aid, un'organizzazione
caritativa che si occupa del campo di Osterode, Ragnar Hansen, fu più esplicito
e disse che la sua organizzazione condivideva le preoccupazioni di Romano Them
riguardo il livello di piombo nel sangue dei bambini IDP. Purtroppo non era in
grado di commentare i risultati dei test, suggerendo che la WHO non avesse
comunicato i risultati dei test precedenti, né alla sua organizzazione né ai
genitori dei bambini.
Dalla sua email risulta che la WHO avesse visto (!!!) i risultati dei test
commissionati dai rappresentanti dei Rom ed era "preoccupata riguardo agli alti
livelli di piombo nei campioni di sangue raccolti".
Romano Them ha anche provato ad ottenere una reazione dall'UNMIK,
che attende tuttora al momento in cui scrive.
Nelle sue raccomandazioni, la dottoressa Brown, del cui Centro è stata
richiesta l'assistenza in questo caso dall'UNICEF e dalla
WHO, scrisse nell'ottobre 2007: "Ci è stata data assicurazione che i livelli nel
sangue stanno decrescendo, e i dati ricevuti dal CDC [Centro per il Controllo
del Disagio] lo confermano. Comunque, i dati completi devono essere resi
disponibili. Agenzia Responsabile: WHO."
Sette mesi dopo, la "confusione da parte dei leader rom e di altri, come la
serietà del problema e l'estensione della contaminazione ambientale" cui la
dottoressa Brown si riferisce nel suo rapporto, è quasi completa. Nelle loro
dichiarazioni sui recenti test sanguigni, i rappresentanti dei campi, Skender Gusani
e Dai Mustafa, scrivono: "WHO ha effettuato dei test sui livelli di piombo nel
sangue dei bambini ed i risultati mostrano che il campo di Osterode è libero dal
piombo, ma i risultati di questi test non sono mai stati mostrati al pubblico e
nemmeno ai genitori dei bambini esaminati."
Romano Them è profondamente preoccupata, non soltanto
dell'inquinamento da piombo stesso, quanto dalla mancanza di informazione e
dalla cattiva comunicazione da parte delle agenzie internazionali coinvolte nel
processo. Chiede alla Missione delle Nazioni Unite in Kosovo di fornire
informazioni immediate e complete circa la contaminazione da piombo nei due
campi IDP di Cesmin Lug e Osterode e sprona la WHO affinché sviluppi le
raccomandazioni contenute nel memorandum, preparato dal Manager del Programma di
Sviluppo, Gerry McWeeney che, nell'ottobre 2004, raccomandava che tutti i
bambini con livelli nel sangue superiori a 10 μg/dL siano ricontrollati ogni
settimana.
Condividiamo le preoccupazioni circa l'adeguatezza di una terapia di chelazione
in un ambiente, che è tuttora pesantemente contaminato dal piombo, come
confermato dai test recenti. Romano Them suggerisce
definitivamente di dare seria considerazione all'evacuazione dei residenti in un
posto sicuro. Le consultazioni dovrebbero aprirsi immediatamente.
For further information
please write to:
kosovoroma@gmail.com
Related news items and
press releases:
UNMIK:
SRSG visits Cesmin Lug, urges Roma to take advantage of Camp Osterode
Facilities, UNMIK/PR/1476, 11
January 2006
UNMIK:
SRSG welcomes start of lead-toxicity treatment for IDPs in Camp Osterode,
UNMIK/PR/1577, 1 September 2006
UNICEF:
Roma
families need rehousing to save children from lead poisoning, 10 February
2006
Reports:
World Health Organisation
(WHO):
Preliminary Report on Blood Lead Levels in North Mitrovica and Zvecan, July
2004
WHO:
Memorandum, 22 October 2004
WHO: Regional Committee for
Europe, Fifty-sixth session Copenhagen, 11–14 September 2006, Provisional agenda
item 7(d):
Enhancing health security: the challenges in the WHO European Region and the
health sector response, 19 June 2006
Gesellschaft für bedrohte Völker (GfBV):
Flüchtlingslager Osterode, 18 September 2006
European Roma Rights Center:
Romani Return to the Mitrovica Mahalla Marred
with Problems
Brown, Mary Jean/Brooks, Barry:
Recommendations for Preventing Lead Poisoning among the Internally Displaced Roma Population in Kosovo
from the Centers for Disease Control and Prevention,
US Centers for Disease Control and Prevention, Atlanta/GA, 27 October 2007
Roma and Ashkali
Documentation Centre (RADC):
Security review of the RAE communities in the divided town of Kosovska Mitrovica,
Pristina, September 2007
Di Fabrizio (del 03/06/2008 @ 09:08:52, in Europa, visitato 1515 volte)
Da
Roma_Francais
LE MONDE | 31.05.08 | 14h46 - BUCAREST CORRESPONDANT Le autorità rumene e le
associazioni dei Rom di Romania condannano in blocco gli slittamenti razzisti
apparsi in Italia. L'indignazione è stata esacerbata da un messaggio apposto
all'ingresso di una falegnameria di Pieve di Soligo (Italia del nord-est) e
ripresa dalla stampa rumena, che annuncia "l'apertura della stagione, che dura
tutto l'anno, della caccia agli animali selvatici migratori come Rumeni,
Albanesi, Kosovari, Musulmani, talibani, Afghani, Zingari ed extracomunitari in
generale".
Questo non ha dato luogo ad alcuna denuncia ufficiale italiana, tranne quella
della CGIL, da cui è stata rivelata la scritta. L'ambasciata rumena a
Roma ha chiesto misure contro gli autori di "questo testo a carattere
pronunciatamente estremista e xenofobo".
L'associazione dei Rom d Romania Romani Criss, denuncia, a sua volta,
"l'estremismo" della nuova politica italiana sull'immigrazione. "E'
inconcepibile che, nell'Europa del 2008, si combatta la delinquenza secondo
criteri etnici, si tratta d'una politica d'ispirazione estremista," ha affermato
il suo dirigente, Marian Mandache, tramite i suoi avvocati. "Non resta che
obbligare i Rom a portare una stella o una banderuola per ritornare settanta
anni dietro, ad un'epoca di cui non si vuole più ricordare."
Le allusioni al nazismo si moltiplicano in Romania e rischiano di nuocere ai
positivi scambi economici tra i due paesi. 23.000 imprese italiane sono
impiantate in Romania e migliaia di rumeni lavorano in Italia. L'organizzazione
Caritas stima in 556.000 il numero di Rumeni nella Penisola ma, secondo altre
stime, il loro numero, fortemente aumentato dopo l'adesione della Romania
all'Unione Europea del2007, potrebbe raggiungere 1 milione di persone.
Mostrata a dito come la prima responsabile della delinquenza, durante la
campagna delle elezioni legislative in aprile, che hanno visto il trionfo della
destra, questa comunità si sente oggi più fragile ed indebolita.
Mirel Bran - Article paru dans l'édition du 01.06.08
Di Fabrizio (del 03/06/2008 @ 09:36:38, in Europa, visitato 1673 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
30 Maggio 2008 | 11:25 | Source: Beta - BELGRADO - Una svastica ed una serie
di insulti sono stati tracciati sulla sede centrale dell'Unione Rom, lo comunica
la stessa.
Il presidente di Unione Rom, Rajko Duric, ha detto che la svastica e gli
insulti [...] sono apparsi nottetempo sul muro e sulla porta degli uffici.
Ha aggiunto che l'incidente è stato comunicato alla polizia e che le indagini
erano in corso.
Duric ha detto che qualcosa di simile potrebbe essere previsto, da quando
l'Unione Rom è stata "eliminata come partito".
Ha aggiunto che lo scorso anno, particolarmente in coincidenza con la
campagna elettorale, aveva ricevuto messaggi minatori, anche se non aveva dato
molta importanza alla cosa.
L'Unione Rom di Serbia non ha raggiunto il
quorum alle elezioni tenutesi l'11 maggio.
Di Fabrizio (del 07/06/2008 @ 08:59:14, in Europa, visitato 1753 volte)
Da
Nordic_Roma
YLE 02.06.2008, 10.13 - Helsinki sta tentando di tagliare il numero di
mendicanti che arrivano dall'estero sino alle strade della città. Per questo
sforzo, la città ha commissionato all'Istituto Deaconess un sondaggio sui
mendicanti e di scoprire come sono arrivati e a chi va il denaro raccolto.
Quieti mendicanti, inginocchiati sui marciapiedi sono trascurati facilmente
nel trambusto urbano, ed poche persone si fermano ad offrire un soldo o due.
La città di Helsinki ha commissionato all'Istituto Deaconess, una fondazione
sociale, di conoscere di più su questi arrivi. Alcuni membri dell'Istituto, che
parlano rumeno, stanno prendendo contatto con questi mendicanti per le strade,
cercando di determinare da dove arrivino, come sia organizzato il loro
mendicare, e cosa possibilmente possa essere fatto per aiutarli.
L'anno scorso circa 100 mendicanti sono apparsi ad Helsinki, la maggior parte
membri della minoranza Rom dell'Europa meridionale. Quest'anno sono in molte
città.
Una donna ci ha detto di chiedere l'elemosina per aiutare i sei bambini in
Romania. Raccoglie circa 10 € al giorno. Una risposta che si cerca è se qualcuno
ne chiede una parte. In alcune parti d'Europa, la mendacità è un affare
organizzato.
Le congregazioni pentecostali in Finlandia, in particolare, hanno aiutato
questi gruppi di mendicanti. Sono stati stabiliti contatti, in parte perché
queste congregazioni includono molti Rom finlandesi.
La maggior parte delle persone ignora o evita questi mendicanti, spesso
perché la gente, onestamente, non sa come reagire in faccia alla povertà. I
funzionari dicono che sarebbe meglio aiutarli a casa loro, non per le vie della
città. Raccomandano anche di non dare soldi ai mendicanti, ma né chiedere
l'elemosina né il darla è illegale.
Di Fabrizio (del 07/06/2008 @ 09:18:08, in Europa, visitato 1502 volte)
Da Roma_Daily_News
Il rapporto rilasciato da Amnesty International nel 2008, segnala l'intolleranza e la discriminazione verso le minoranze sessuali e l'etnia Rom. Il presidente Basescu ed il ministro degli esteri Cioroianu sono stati ricordati per le loro dichiarazioni razziste.
Le minoranze etniche, i Rom in particolare, continuano a confrontarsi con serie discriminazioni, anche nel lavoro, la casa, la salute e la scolarizzazione. L'UNICEF ha riportato a marzo che oltre il 70% delle famiglie Rom non hanno accesso all'acqua corrente e che la segregazione dei bambini rom nelle scuole differenziali e le classi "soli Rom" continuano ad essere preoccupanti. Continuano i discorsi di odio ed intolleranti dei media e di alcune autorità pubbliche.
Maggio scorso, il presidente Traian Basescu chiamò "sporco zingaro" un giornalista, ma poi si scusò. Il Consiglio Nazionale per la Lotta alla Discriminazione chiese spiegazioni al presidente.
C'è stata tensione con l'Italia dopo che questa ha dichiarato l'intenzione di espellere i Rom di nazionalità rumena. A novembre, il ministro degli esteri Adrian Cioroianu disse in un dibattito televisivo di considerare di "comprare un pezzo di terra nel deserto egiziano e di popolarlo con quanti appannavano l'immagine del paese." Adrian Cioroianu più tardi si scusò, ma rifiutò di ritrattare. Il primo ministro "deplorò" i commenti del ministro ma non prese nessuna azione ulteriore. Diverse organizzazioni dei diritti umani susseguentemente scrissero una lettera aperta chiedendo le dimissioni di Adrian Cioroianu, e l'OnG Romani-CRISS inviò una protesta al Consiglio Nazionale per la Lotta alla Discriminazione (Consiliul National pentru Combaterea Discriminarii, CNCD).
A luglio, la Corte Europea per i Diritti Umani ha espresso il proprio giudizio sul caso di Belmondo Cobzaru, un Rom picchiato mentre era sottola custodia degli agenti di polizia a Mangalia nel 1997. La Corte ha stabilito che la Romania ha violato la proibizione di trattamenti inumani e degradanti, il diritto ad un rimedio effettivo e la proibizione della discriminazione.
DIVERS – www.divers.ro
Di Fabrizio (del 09/06/2008 @ 09:27:33, in Europa, visitato 1841 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
Spalato, 4 giugno 2008 - Dice un funzionario Rom, che oltre 40.000 Rom vivono
in Croazia, anche se le stime ufficiali dall'ultimo censimento ne indicano di
meno.
Le stime suggeriscono un numero tra i 30.000 ed i 40.000 Rom, comparate alle
registrazioni che ne contano soltanto 9.000, nota l'unico rappresentante
parlamentare della comunità rom.
Nazif Memedi dice che molti Rom si registrano come Macedoni o Albanesi,
dipende da quale parte della ex Yugoslavia arrivino.
"E' per questo che lavoriamo perché i Rom si dichiarino e credo che entro il
2012 potremo registrarne ufficialmente oltre 20.000" dice.
Memedi aggiunge che nel 2003, c'erano circa 11.000 Rom dichiarati.
Dice che un nuovo censimento non dovrebbe pesare sullo stato croato, dato che
"I Rom dichiarati o no usano già i benefici sociali."
"Ricevono 370 kune (€ 50) per membro familiare al mese e tanto più le
famiglie sono numerose, tanto più alta è la somma," dice Memedi.
Aggiunge che i Rom Croati hanno abbandonato da tempo il loro stile di vita
tradizionalmente nomadico, e si sono assimilati al modo di vita occidentale.
Nel frattempo il gruppo croato, Minoranze a Rischio, ha recentemente notato
che "Entro gli ultimi due anni, ci sono stati rapporti di discriminazione
ufficiale ed attività anti-Rom da parte dell'etnia croata."
Il gruppo ha anche aggiunto che "Mentre gli stereotipi anti-Rom sono durevoli
nella società croata, i prospetti degli sviluppi nella posizione dei Rom Croati
non sono completamente visibili. A casa dell'orientamento pro-occidentale
assunto dal paese dopo la morte del presidente (Franjo) Tudjman (1999), la
Croazia è attualmente molto interessata nello sviluppo dei diritti umani e la
posizione delle sue minoranze."
Minoranze a Rischio aggiunge che "Dal 1999, ci sono state una serie di
iniziative politiche, designate per migliorare la posizione dei Rom ma, come nel
2003, lo sviluppo non è ancora iniziato. Molti Rom rimangono senza carte
d'identità o cittadinanza."
BalkanInsight
Di Fabrizio (del 11/06/2008 @ 08:29:07, in Europa, visitato 1840 volte)
Da
Baltic_Roma
2 giugno, 2008 - In cooperation with BNS - VILNIUS - I Lituani
preferirebbero lavorare con i Rom, con persone che escono da una dipendenza o
con quanti hanno un orientamento sessuale differente, che comunicare con loro
nelle loro vite personali.
Secondo i dati di un sondaggio condotto da un istituto di ricerca di Vilnius,
sette Lituani su dieci non avrebbero problemi ad avere come colleghi di lavoro
membri della comunità Rom, persone che escono da una dipendenza o quanti abbiano
orientamento sessuale non tradizionale. Altri 6 su 10 non avrebbero problemi
se il loro collega fosse stato precedentemente incarcerato o avesse avuto
disordini psicologici.
D'altra parte, sette abitanti su dieci eviterebbero di avere a che fare con
membri della comunità Rom, persone che hanno superato dipendenze di sorte o
quanti hanno orientamento sessuale non tradizionale, fuori dal campo lavorativo.
Le persone sono più tolleranti riguardo ai disabili: solo due su dieci non
vorrebbero avere come vicini chi ha una disabilità fisica.
Gli abitanti intervistati più dei loro datori di lavoro hanno fiducia nelle
abilità dei rappresentanti dei gruppi sociali sopracitati, con 75 responsabili
di azienda che esprimono un'opinione che tale gente non riuscirebbe a fare
fronte al loro lavoro, comunque soltanto 25% degli abitanti votati hanno tenuto
lo stesso atteggiamento.
Quando è stato chiesto loro perché avrebbero problemi nel lavorare a fianco
di persone di gruppi a rischio, le risposte dicono che si sentirebbero in
difficoltà (48%), o non saprebbero come comportarsi (31%). Per queste ragioni,
oltre il 60% degli intervistati non vorrebbero comunicare affatto e tre su dieci
cercherebbero informazioni aggiuntive.
Durante questo sondaggio, commissionato dal Ministero per la Sicurezza
Sociale ed il Lavoro, sono stati intervistati oltre 1.000 Lituani di tutte le
regioni del paese.
Source:
The
Baltic Times
Di Fabrizio (del 15/06/2008 @ 08:51:09, in Europa, visitato 1552 volte)
Da
Romanian_Roma
Bucarest, 9 giugno /Rompres/ - La Romania non può assumersi lei sola la
responsabilità di ciò che i cittadini della minoranza etnica rom fanno
all'estero, ha dichiarato lunedì a Bucarest il presidente rumeno, Traian Basescu,
durante una conferenza stampa congiunta col presidente finlandese, Tarja Halonen.
[Ndr: i Rom in Romania, secondo il censimento del 2002, sono stimati al 2,5%
della popolazione].
"La Romania non introdurrà mai delle restrizioni di circolazione per i suoi
cittadini. Tutti i cittadini potranno circolare in Europa e, fianco ai governi
degli stati dove i Rom [di Romania ndr] si stabiliscono, noi dovremo trovare
delle soluzioni", ha detto il presidente Basescu.
La problematica riguardante i Rom, la loro circolazione nello spazio
comunitario, ha costituito uno dei soggetti affrontati da Traian Basescu e Tarja
Halonen, durante i loro discorsi lunedì scorso a Bucarest. Secondo Basescu, la
Commissione Europea sta elaborando un documento per approntare soluzioni a
livello europeo.
Tarja Halonen da parte sua ha detto che la Finlandia può condividere con la
Romania la sua esperienza per quanto riguarda la situazione dei Rom.
"Anche noi, abbiamo una popolazione rom in Finlandia. Anche noi abbiamo
problemi da fronteggiare. Abbiamo acquisito parecchia esperienza per quanto
riguarda, per esempio, la situazione dei bambini rom che abbandonano la scuola.
Siamo coscienti che tutti i bambini debbano avere diritto
all'istruzione.
Concentriamo i nostri sforzi per portarli a seguire la scuola, ad imparare un
mestiere che fornisca loro i mezzi per vivere. La mendicità non è un mestiere ed
in Finlandia ci sono dei Rom rumeni che la praticano" ha dichiarato la
presidente finlandese.
Asserendo che la popolazione rom finlandese è assai meno numerosa, Tarja
Halonen ha proseguito: "Consideriamo pertanto che ci sono due aspetti principali
quanto alla situazione dei Rom. Assicurargli alloggio e l'accesso
all'istruzione, e noi agiamo in questo senso. La stessa cosa dovrebbe passare a
livello di comunità europea, dell'OCSE, occorre cercare soluzioni a riguardo.
Non possiamo accettare la mendicità che ci inquieta profondamente", ha
sottolineato Halonen. Da parte sua, Traian Basescu ha fatto conoscere
che la sua discussione avesse anche affrontato altri temi legati alla UE,
temi riguardanti il Kosovo, la zona del mar Nero o la sicurezza delle frontiere.
"Credo che l'esperienza della Finlandia in materia di buon governo sia
estremamente utile (...) Il sistema finlandese è il più efficiente per quanto
riguarda la scolarizzazione. Ci sono alcuni settori dove lo scambio d'esperienze
è molto importante", ha invece rimarcato il presidente Basescu. [Rompres]
www.Roumanie.com
Di Fabrizio (del 15/06/2008 @ 08:53:44, in Europa, visitato 4199 volte)
Da
Osservatorio sui Balcani
11.06.2008 scrive
Tanya Mangalakova [Български]
A maggio, sulla "Gora", in Kosovo, l'aria risuona di tamburi e zufoli. E' "Djuren",
la festa più sentita nella comunità dei gorani, slavi di religione islamica. Gli
emigranti ritrovano parenti e amici, per i giovani, veri protagonisti della
festa, è il momento di cercare la propria "dolce metà"
Foto di Tanya Mangalakova
Ermina ha diciassette anni. Bella come un quadro, vive tra la capitale
macedone Skopje e la cittadina di Petrich, in Bulgaria meridionale. I suoi
genitori sono gorani del villaggio di Brod, nella regione della Prizrenska Gora,
in Kosovo. La famiglia ha ereditato la professione di pasticcieri, tipica dei
gorani del Kosovo. Nel 2006 hanno aperto una loro pasticceria nel centro di
Petrich; prima lavoravano a Skopje, come fa almeno la metà degli abitanti di
Brod. Ermina studia a distanza in un istituto superiore di Skopje, e aiuta i
propri genitori in pasticceria. Suo fratello, Almir, 24 anni, è già famoso a
Petrich per la qualità del suo “burek”.
Per tutto l'anno Ermina ed Almir aspettano con impazienza che arrivi il mese di
maggio, quando sulla “Gora” si festeggia la grande festa di “Djuren”, il nome
con cui i gorani chiamano la festa originariamente dedicata a San Giorgio. Il 3
maggio i ragazzi viaggiano attraverso la Macedonia per andare a Brod, villaggio
dall'aspetto caratteristico disteso su un altopiano alle falde della Sar Planina.
E' il padre, Bilgaip, che rimane a Petrich per tenere aperto il negozio, dando
così l'opportunità ai giovani, che nel frattempo hanno riempito il bagagliaio
dell'auto fino all'orlo di vestiti all'ultima moda, di festeggiare “Djuren”
sulla “Gora”. Per tre giorni Ermina ed Almir sfileranno sul “corso” del paese,
indossando tutti i propri vestiti più belli. Sul “corso” nascono storie d'amore,
che di solito finiscono col matrimonio. E' “Djuren”!
"Djuren"
Donna gorana
“Djuren” è sicuramente la festa più importante, per i gorani, una festa che
unisce in modo eclettico elementi cristiani ed islamici. Dal 4 all'8 di maggio,
secondo un'antica tradizione, gli emigranti gorani tornano nei propri villaggi
della “Gora”, che durante l'inverno restano quasi disabitati. Ogni anni, in
questa occasione, la Sar Planina si riempie del suono di zufoli e tamburi, che
la trasformano, dandole un'atmosfera mistica, quasi fossimo in Tibet. Le donne
vestono i “noshni”, abiti tradizionali cuciti a mano. Aspettano tutto l'anno per
poter mostrare gli abiti, arricchiti da grosse monete d'oro. Ci si trucca per
ore, fino a che il viso non diventa una maschera preziosa.
“Djuren” comincia il 5 maggio, detto “travke”. Nella mattina di questo giorno si
raccolgono erbe (travke, appunto) che vengono poi immerse nell'acqua con cui si
lavano i bambini. Quest'anno a Brod c'erano due fidanzamenti ufficiali, il che
significa festa per tutto il villaggio. In serata, musicanti da Prizren hanno
suonato per alcune ore, sia nella parte superiore che in quella inferiore di
Brod. Le strette stradine fervevano di vita, giovani e vecchi ballavano lo
“horo” (o “kolo” ballo tradizionale comune in tutti i Balcani), sul “corso”
faceva mostra di se tutta la gioventù di Brod. I giovani che ancora non hanno
trovato una “verenica” (fidanzata) facevano mostra delle proprie possibilità,
spandendo denaro per far sì che i musicanti rom suonassero senza fine.
Il 6 maggio i gorani si danno appuntamento sui prati della “Vlaska”, località
vicina al villaggio di Vranista. Quasi ogni villaggio gorano ha un luogo
particolare dove festeggiare “Djuren”. Il 7 si festeggia in un campo vicino a
Rapca, il 9 a Brod, il 10 non lontano da Restelica.
Il 6 maggio sulla “Vlaska”
"Sul corso"
Il 6 maggio i gorani festeggiano all'aperto sulla “Vlaska”. Si raccolgono
ramoscelli di salice, si ballo lo “horo” al suono di tamburi e zufoli, si
arrostisce l'agnello. Nonostante il tempo brutto, anche quest'anno le ragazze e
le donne gorane hanno indossato i propri “noshni” e scarpe bianche abbellite da
migliaia di perline di vetro. Da Brod la gente è scesa prima in direzione di
Dragas per poi arrivare sulla “Vlaska”, dove il sole ha iniziato a far capolino
tra le nuvole. “Il 'corso' sulla 'Vlaska' è il più bello di tutta la 'Gora'”,
dicono convinti i gorani. Qui le giovani sfilano nei propri preziosi vestiti, ma
sempre accompagnate da un cavaliere, marito o fidanzato che sia. “Dal colore del
vestito”, raccontano le sorelle Javahida di Vraniste, “si può capire chi è
sposata e chi è libera”. Le donne sposate portano vestiti neri, quelle libere
invece indossano colori chiari, come fanno anche le ragazze fidanzate. Le donne
più anziane, come le sorelle Javahida, portano vestiti semplici, sempre neri. Le
donne più giovani impreziosiscono invece il proprio abbigliamento con seta,
broccato, ricami, ed indossano gioielli in abbondanza. Le donne gorane si
coprono la testa con la “basrama”, un grande e bello scialle, ornato anche
questo da migliaia di perline.
La tradizione vuole che le ragazze, durante il lungo inverno, tessano da sole
il proprio vestito, “per diventare da belle ad ancora più belle”. Oggi soltanto
una piccola minoranza ha conservato quest'arte. Vajda, 64 anni, ancora adesso
cuce e orna i “noshni”. Le giovani, comprano proprio da donne come lei. Un
vestito può costare anche più di mille euro, ma indossare gli abiti tradizionali
durante la festa di “Djuren” è obbligatorio. Le monete d'oro, anche queste parte
del completo da sfoggiare, vengono invece ereditate di generazione in
generazione. Vajda ricorda con nostalgia la propria giovinezza. Suo marito è
insegnante a Vraniste, sono sposati da 44 anni, quando ancora non c'era alcun
“corso” sul quale ragazzi e ragazze potessero scambiarsi sguardi ed innamorarsi.
“Il 'corso' è nato quando i giovani hanno cominciato a lavorare in città”,
racconta. “Dopo aver visto come si passeggiava a Belgrado, hanno portato qui
questa abitudine”.
La festa di “Djuren” è strettamente legata al modo tradizionale di vita dei
gorani: gli uomini in giro nei Balcani dove lavorano alla produzione artigianale
di dolci e “burek”, le donne a casa per badare ai figli. La tradizione vuole
quindi che a “Djuren” gli uomini tornino nei propri villaggi di origine, per
incontrare parenti ed amici. Gli scapoli, poi, tornano per trovare la propria
“dolce metà”.
Durante il periodo di festa, i caffè di Brod sono pieni di giovani. Anche oggi,
i gorani rispettano le antiche regole, che prevedono che alle donne non sia
permesso mettere piede in questi locali. Almir, come tutti gli altri giovani, va
a dormire solo a notte inoltrata, si sveglia tardi, cammina per le strade di
Brod come drogato di felicità. “Ho solo tre giorni a disposizione, e voglio
utilizzare ogni minuto, ogni secondo, per stare insieme ai miei amici. Viviamo
dispersi e lontani, chi a Skopje, chi a Nis, chi a Belgrado, chi in Bulgaria. 'Djuren'
e l'unico momento in cui riusciamo a riunirci tutti, e a stare insieme sulla
nostra 'Gora'”.
Di Fabrizio (del 17/06/2008 @ 09:13:44, in Europa, visitato 1400 volte)
Segnalato da
Maria Grazia Dicati
RAZZISMO SELVAGGIO IN ITALIA - Perdono sempre gli stessi
I gitani italiani, specialmente, e molti altri gruppi gitani del resto del
mondo, si stanno rivolgendo a noi chiedendo aiuto. La maggioranza sono messaggi
angosciati di una comunità allarmata davanti al sopraffacente trionfo della
coalizione politica - alcuni dei partiti che la compongono sono di estrema
destra - guidata da Silvio Berlusconi. Alcuni giorni prima che si producessero
le inqualificabili aggressioni patite dai gitani di Ponticelli (Napoli), per
mano di alcuni scalmanati che han dato fuoco alle loro umili baracche,
un'organizzazione gitana italiana ci diceva: "Noi gitani siamo in pericolo
in Italia. Abbiamo paura delle deportazioni dei gitani in Italia. Per favore -
mi dice - inviate un comunicato al Governo italiano perché rispetti le Direttive
comunitarie".
A nostro parere la paura che esprime il nostro interlocutore non è infondata.
Le ultime dichiarazioni dei nuovi governanti italiani prefigurano ogni tipo di
precarietà. Giudicate voi se non è così: Il nuovo sindaco di Roma, il
post-fascista Gianni Alemanno, annunciò lunedì scorso che la sua prima misura
come sindaco sarebbe stata demolire gli accampamenti gitani. "Procederemo a
smantellare gli accampamenti nomadi che a Roma sono 25": Però i napoletani di
Ponticelli si sono portati avanti. Niente da smantellare. Fuoco purificatore che
è più rapido di montare camere a gas in stile nazi! Umberto Bossi, il leader
della Lega Nord, è euforico. Questo soggetto parla di "caccia" . "Dobbiamo
cacciare i clandestini", ha detto, provocando la sconfitta sinistra italiana.
Come qualsiasi bullo di quartiere ha lanciato il suo proclama di guerra: "Non so
cosa vorrà fare la sinistra, noi siamo pronti. Se vogliono lo scontro, i fucili
sono caldi. Abbiamo 300.000 uomini, 300.000 martiri, pronti a combattere. E non
stiamo giocando. Non siamo quattro gatti".
Però la cosa più triste è che Silvio Berlusconi,
il rieletto presidente del Governo italiano, al vedere i suoi giovani esultanti
salutando in stile fascista, ha confessato: "A vederli, ho pensato: la nuova
falange romana siamo noi".
Alla vista della gravità dei fatti la
UNION ROMANI, riconoscendo il sentire maggioritario dei gitani spagnoli e per la
rappresentazione che si ostenta nella UNION ROMANI INTERNACIONAL, si propone
iniziare le seguenti azioni:
Primo, Denunciare la gravità degli attentati sofferti dai gitani europei
residenti in Italia e chiedere la solidarietà dei cittadini di qualsiasi paese
di fronte alla violenza cieca ed assassina dei razzisti. Per questo
chiediamo che si scrivano lettere dirette al Presidente del Governo italiano,
inviandole direttamente alla sua residenza nel Quirinale (Roma) o alle
ambasciate italiane in ogni paese. (L'indirizzo dell'Ambasciata italiana in
Spagna è il seguente: Calle Lagasca, 98. Código postal 28006 Madrid)
Secondo: Sollecitare il Ministro degli Esteri di Spagna perché si
interessi alla situazione dei gitani residenti in Italia, esprimendo la
preoccupazione della comunità gitana spagnola per la situazione in cui possano
trovarsi i gitani espulsi dalle loro dimore incendiate. Il nostro Governo è
legittimato a fare questa consultazione in base a quanto previsto dalla
Direttiva 2004/38/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo relativa al diritto
dei cittadini dell'Unione e dei membri delle sue famiglie a circolare e
risiedere liberamente nel territorio degli Stati membri. Effettivamente,
trattandosi di una Direttiva e non dimenticando che ogni Stato membro può
determinare la miglior forma di applicare le disposizioni del Diritto
comunitario, è obbligatorio esercitare un lavoro critico e di vigilanza dei
Governi perché le misure adottate nei distinti Stati membri conducano ad una
applicazione del Diritto comunitario con la stessa efficacia e rigore con cui si
applicano le norme interne dei suoi rispettivi Diritti nazionali.
Terzo: Chiedere alla Commissione delle Petizioni del Parlamento Europeo
che, con carattere d'urgenza, inizi un'inchiesta sulla situazione che ha
portato la comunità italiana di Ponticelli (Napoli) allo stato di
contrapposizione che soffrono i gitani che vivono in quel luogo.
Quarto: Sollecitare i Gruppi Parlamentari del Parlamento Europeo che
formulino, con carattere d'urgenza, le precise iniziative parlamentari che
obblighino il Consiglio a chiedere nella Sessione Plenaria di Strasburgo e
Bruxelles sulle misure che il Governo italiano possa aver preso per porre freno
a queste aggressioni e per condannare i colpevoli delle stesse.
Quinto: L'Unión Romaní è convinta che l'immensa maggioranza dei
cittadini italiani - inclusi i votanti di Berlusconi - rifiuta la violenza,
venga da dove venga. Per questa ragione, attraverso la Unión Romaní Internacional,
si propone stabilire, con le organizzazioni gitane italiane, un programma di
mutua collaborazione al fine di mettere in campo le misure adeguate che
garantiscano la difesa di questi cittadini europei che non hanno commesso
alcun delitto se non quello di essere "poveri e gitani".
Sesto: Oggi stesso abbiamo avuto notizia che il Governo italiano si
propone di indurire i mezzi contro l'immigrazione di modo tale che l'essere
"clandestino" sarà un delitto compreso nel Codice Penale. In questo senso, Roberto Calderoli,
nuovo Ministro italiano proveniente dalla Lega Nord, ha dichiarato che per non
essere "clandestino": "Bisogna dimostrare se si è onesti, altrimenti, li si
espelle dall'Italia".
Come Unión Romaní inizieremo i procedimenti per interporre una denuncia
contro il Governo italiano per non adempimento della Direttiva 2004/38/CE
del Parlamento e del Consiglio Europeo relativa al diritto dei cittadini
dell'Unione e dei membri delle sue famiglie a circolare e risiedere liberamente
nel territorio degli Stati membri. Quando venne promulgato a Maastricht,
nell'anno 1992, il Trattato che porta il nome della famosa città olandese, i
Capi di Stato e del Governo approvarono la Dichiarazione 19 al fine di chiarire
le incertezze sull'applicazione del Diritto comunitario. I massimi dirigenti
europei non avevano alcun dubbio che "per la coerenza e l'unità del processo di
costruzione europea, è essenziale che tutti gli Stati membri traspongano
integralmente e fedelmente nel loro Diritto nazionale le direttive comunitarie
di cui siano destinatari nei luoghi disposti alle stesse".
Le Direttive sono lo strumento armonizzatore per eccellenza del Direttivo
Comunitario perché tramite loro si realizza, dice l'art. 94 del Trattato,
l'approccio delle disposizioni legali, regolamentari ed amministrative degli
Stati membri, che incidano direttamente nella stabilità o nel funzionamento
dell'Unione Europea.
Settimo: Per terminare proponiamo di elevare la nostra
preoccupazione per la magnitudine e la gravità di questi accadimenti di fronte
alle istanze internazionali più rappresentative. Così faremo di fronte al
Consiglio d'Europa, davanti all'Organizzazione per la Sicurezza e la
Cooperazione in Europa (OCSE) e davanti alla Commissione per i Diritti Umani
delle Nazioni Unite.
Una volta ancora reclamiamo la solidarietà di tutti i democratici di Spagna e
d'Europa. Nessuno può farsi giustizia da solo, perché quando ciò succede perdono
sempre gli stessi: i più poveri, i più indifesi, quelli per cui non ci sono
diritti, nella maggioranza dei casi, di essere lettere stampate su carta
bagnata. Abbiamo bisogno del calore umano della società,per questo domandiamo
l'appoggio di tutti i democratici europei a difesa dei Diritti Umani di quanti,
essendo innocenti, si vedono aggrediti, vilipesi e stigmatizzati per delitti che
non hanno commesso. Per terminare, come proprio riconosce la Commissione, ogni
espulsione "deve essere motivata dalla situazione individuale" di persone
specifiche, e non "deve significare un'espulsione di gruppo" di collettivi
rispetto alle loro origini geografiche.
Speriamo che il fuoco di Ponticelli purifichi ed elimini l'odio e
l'intolleranza che tante volte sono stati il germe delle più gravi tragedie
nella storia d'Europa.
JUAN DE DIOS RAMÍREZ HEREDIA - Presidente de la Unión Romaní
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