Da
Osservatorio sui Balcani
11.06.2008 scrive
Tanya Mangalakova [Български]
A maggio, sulla "Gora", in Kosovo, l'aria risuona di tamburi e zufoli. E' "Djuren",
la festa più sentita nella comunità dei gorani, slavi di religione islamica. Gli
emigranti ritrovano parenti e amici, per i giovani, veri protagonisti della
festa, è il momento di cercare la propria "dolce metà"
Foto di Tanya Mangalakova
Ermina ha diciassette anni. Bella come un quadro, vive tra la capitale
macedone Skopje e la cittadina di Petrich, in Bulgaria meridionale. I suoi
genitori sono gorani del villaggio di Brod, nella regione della Prizrenska Gora,
in Kosovo. La famiglia ha ereditato la professione di pasticcieri, tipica dei
gorani del Kosovo. Nel 2006 hanno aperto una loro pasticceria nel centro di
Petrich; prima lavoravano a Skopje, come fa almeno la metà degli abitanti di
Brod. Ermina studia a distanza in un istituto superiore di Skopje, e aiuta i
propri genitori in pasticceria. Suo fratello, Almir, 24 anni, è già famoso a
Petrich per la qualità del suo “burek”.
Per tutto l'anno Ermina ed Almir aspettano con impazienza che arrivi il mese di
maggio, quando sulla “Gora” si festeggia la grande festa di “Djuren”, il nome
con cui i gorani chiamano la festa originariamente dedicata a San Giorgio. Il 3
maggio i ragazzi viaggiano attraverso la Macedonia per andare a Brod, villaggio
dall'aspetto caratteristico disteso su un altopiano alle falde della Sar Planina.
E' il padre, Bilgaip, che rimane a Petrich per tenere aperto il negozio, dando
così l'opportunità ai giovani, che nel frattempo hanno riempito il bagagliaio
dell'auto fino all'orlo di vestiti all'ultima moda, di festeggiare “Djuren”
sulla “Gora”. Per tre giorni Ermina ed Almir sfileranno sul “corso” del paese,
indossando tutti i propri vestiti più belli. Sul “corso” nascono storie d'amore,
che di solito finiscono col matrimonio. E' “Djuren”!
"Djuren"
Donna gorana
“Djuren” è sicuramente la festa più importante, per i gorani, una festa che
unisce in modo eclettico elementi cristiani ed islamici. Dal 4 all'8 di maggio,
secondo un'antica tradizione, gli emigranti gorani tornano nei propri villaggi
della “Gora”, che durante l'inverno restano quasi disabitati. Ogni anni, in
questa occasione, la Sar Planina si riempie del suono di zufoli e tamburi, che
la trasformano, dandole un'atmosfera mistica, quasi fossimo in Tibet. Le donne
vestono i “noshni”, abiti tradizionali cuciti a mano. Aspettano tutto l'anno per
poter mostrare gli abiti, arricchiti da grosse monete d'oro. Ci si trucca per
ore, fino a che il viso non diventa una maschera preziosa.
“Djuren” comincia il 5 maggio, detto “travke”. Nella mattina di questo giorno si
raccolgono erbe (travke, appunto) che vengono poi immerse nell'acqua con cui si
lavano i bambini. Quest'anno a Brod c'erano due fidanzamenti ufficiali, il che
significa festa per tutto il villaggio. In serata, musicanti da Prizren hanno
suonato per alcune ore, sia nella parte superiore che in quella inferiore di
Brod. Le strette stradine fervevano di vita, giovani e vecchi ballavano lo
“horo” (o “kolo” ballo tradizionale comune in tutti i Balcani), sul “corso”
faceva mostra di se tutta la gioventù di Brod. I giovani che ancora non hanno
trovato una “verenica” (fidanzata) facevano mostra delle proprie possibilità,
spandendo denaro per far sì che i musicanti rom suonassero senza fine.
Il 6 maggio i gorani si danno appuntamento sui prati della “Vlaska”, località
vicina al villaggio di Vranista. Quasi ogni villaggio gorano ha un luogo
particolare dove festeggiare “Djuren”. Il 7 si festeggia in un campo vicino a
Rapca, il 9 a Brod, il 10 non lontano da Restelica.
Il 6 maggio sulla “Vlaska”
"Sul corso"
Il 6 maggio i gorani festeggiano all'aperto sulla “Vlaska”. Si raccolgono
ramoscelli di salice, si ballo lo “horo” al suono di tamburi e zufoli, si
arrostisce l'agnello. Nonostante il tempo brutto, anche quest'anno le ragazze e
le donne gorane hanno indossato i propri “noshni” e scarpe bianche abbellite da
migliaia di perline di vetro. Da Brod la gente è scesa prima in direzione di
Dragas per poi arrivare sulla “Vlaska”, dove il sole ha iniziato a far capolino
tra le nuvole. “Il 'corso' sulla 'Vlaska' è il più bello di tutta la 'Gora'”,
dicono convinti i gorani. Qui le giovani sfilano nei propri preziosi vestiti, ma
sempre accompagnate da un cavaliere, marito o fidanzato che sia. “Dal colore del
vestito”, raccontano le sorelle Javahida di Vraniste, “si può capire chi è
sposata e chi è libera”. Le donne sposate portano vestiti neri, quelle libere
invece indossano colori chiari, come fanno anche le ragazze fidanzate. Le donne
più anziane, come le sorelle Javahida, portano vestiti semplici, sempre neri. Le
donne più giovani impreziosiscono invece il proprio abbigliamento con seta,
broccato, ricami, ed indossano gioielli in abbondanza. Le donne gorane si
coprono la testa con la “basrama”, un grande e bello scialle, ornato anche
questo da migliaia di perline.
La tradizione vuole che le ragazze, durante il lungo inverno, tessano da sole
il proprio vestito, “per diventare da belle ad ancora più belle”. Oggi soltanto
una piccola minoranza ha conservato quest'arte. Vajda, 64 anni, ancora adesso
cuce e orna i “noshni”. Le giovani, comprano proprio da donne come lei. Un
vestito può costare anche più di mille euro, ma indossare gli abiti tradizionali
durante la festa di “Djuren” è obbligatorio. Le monete d'oro, anche queste parte
del completo da sfoggiare, vengono invece ereditate di generazione in
generazione. Vajda ricorda con nostalgia la propria giovinezza. Suo marito è
insegnante a Vraniste, sono sposati da 44 anni, quando ancora non c'era alcun
“corso” sul quale ragazzi e ragazze potessero scambiarsi sguardi ed innamorarsi.
“Il 'corso' è nato quando i giovani hanno cominciato a lavorare in città”,
racconta. “Dopo aver visto come si passeggiava a Belgrado, hanno portato qui
questa abitudine”.
La festa di “Djuren” è strettamente legata al modo tradizionale di vita dei
gorani: gli uomini in giro nei Balcani dove lavorano alla produzione artigianale
di dolci e “burek”, le donne a casa per badare ai figli. La tradizione vuole
quindi che a “Djuren” gli uomini tornino nei propri villaggi di origine, per
incontrare parenti ed amici. Gli scapoli, poi, tornano per trovare la propria
“dolce metà”.
Durante il periodo di festa, i caffè di Brod sono pieni di giovani. Anche oggi,
i gorani rispettano le antiche regole, che prevedono che alle donne non sia
permesso mettere piede in questi locali. Almir, come tutti gli altri giovani, va
a dormire solo a notte inoltrata, si sveglia tardi, cammina per le strade di
Brod come drogato di felicità. “Ho solo tre giorni a disposizione, e voglio
utilizzare ogni minuto, ogni secondo, per stare insieme ai miei amici. Viviamo
dispersi e lontani, chi a Skopje, chi a Nis, chi a Belgrado, chi in Bulgaria. 'Djuren'
e l'unico momento in cui riusciamo a riunirci tutti, e a stare insieme sulla
nostra 'Gora'”.