Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 07/07/2011 @ 09:49:26, in casa, visitato 1354 volte)
SIoNOmagazine MARTEDI' 5 LUGLIO 2011
Scriveva Anatole France: "La legge, nella sua maestosa equanimità, proibisce sia
ai ricchi che ai poveri di dormire sotto i ponti". E' a questa massima che deve
essersi ispirato l'attuale commissario prefettizio che regge le sorti
dell'amministrazione comunale, quando ha deciso che i sinti che abitano le
casette in legno del quartiere Terradeo devono sgomberare e le loro abitazioni
in legno abbattute...
Perché la legge è la legge, e le priorità sono le priorità. E' indubbio che in
un paese con consiglio comunale sciolto a causa di sospette illegalità, con un
piano di governo del territorio che giace inerte causa respingimento del TAR, e
un buco di bilancio di un milione e trecentomila euro, la presenza di tre
casupole di legno che ospitano sei famiglie, fosse una priorità cui dare
risposta immediata.
In concreto un'esperienza di integrazione che negli anni ha dato buoni frutti e
che ha anche raccolto consensi trasversali a tutte le forze politiche, rischia
di andare a gambe all'aria per la rigorosa interpretazione di una norma di
legge. Il risultato sarà ovviamente che le famiglie sfrattate (parliamo di gente
che vive in perfetta integrazione con la città da almeno una ventina di anni)
dovranno essere prese in carico dai servizi sociali comunali con tutti costi
relativi in barba al buco di bilancio e che si porrà la parola fine ad un
percorso che per molti versi è stato considerato un modello.
Né i ricchi né i poveri possono abitare in casette di legno senza tutti i timbri
a posto.
Segue comunicato
ASSOCIAZIONE "APERTAMENTE di Buccinasco": Ma non c'è pace per il Terradeo?
A fine maggio è stata annullata la delibera n.183/2010 della passata
amministrazione, che riavviava per la terza volta negli ultimi cinque anni una
procedura di regolarizzazione del Quartiere Terradeo, perseguita da più
amministrazioni di segno diverso.
Questo atto, nel cui merito non ci avventuriamo, ha tuttavia interrotto un
percorso, avviato in accordo con la Provincia di Milano e con l'Ente Parco
Agricolo Sud Milano, che avrebbe poi consentito di sistemare anche le 'casette'.
Ma la delibera cancellata non è stata sostituita con alcun altro provvedimento.
Si è così automaticamente aperto lo spazio per 'normali' procedure in una
situazione che 'normale' non è.
Se condotto alle sue estreme conseguenze, questo procedimento potrebbe giungere
all'ordine di demolizione delle 'casette' (già comunicato), che sono la prima
casa e l'unica abitazione dei titolari, mettendo sei famiglie coi propri bambini
a cielo aperto e costituendo uno sgombero di fatto. Si violerebbero così una
serie di leggi, a cominciare da quella fondamentale, la Costituzione (artt. 2 e
3), nonché la Carta Sociale Europea firmata dal nostro Paese (artt.30 e 31):
diritti fondamentali di ogni persona, sulla cui violazione, abituale nei
confronti di sinti e rom, l'Italia è stata già condannata, ma non se ne dà per
inteso. Pare che non proprio tutti siano tenuti al rispetto di leggi e norme
anche internazionali.
Stiamo parlando, inoltre, di persone regolarmente residenti a Buccinasco,
cittadini!, i cui bambini frequentano le scuole locali e se ne potrebbero
trovare di conseguenza impediti (art. 34 Cost.).
Ora, queste 'irregolarità' su cui si parla e riparla sempre senza concludere, ma
si rischia ora anche di agire, non fanno da specchietto per le allodole? in un
Comune in cui, in assenza d'un piano regolatore, tutti coloro che possono
sbrigliano la… fantasia costruttiva.
Non siamo in presenza, al Terradeo, di abusi, né di furbizie e approfittamenti,
ma di situazioni assentite ripetutamente dalle Autorità competenti e oggetto di
una interminabile procedura di regolarizzazione a tutt'oggi non conclusa e anzi
interrotta. Nella quale i sinti del Terradeo sono le vittime.
Giova infine ricordare che il Comune di Buccinasco è destinatario di una somma
assegnata dal Prefetto di Milano, in qualità di Commissario straordinario (Fondo
Maroni, soldi U.E.), soldi non utilizzabili, finché non sarà stata completata la
procedura di regolarizzazione di cui abbiamo parlato. Se ce li tengono da parte.
Abbiamo voluto proporre all'opinione pubblica di Buccinasco un quadro
complessivo dei problemi, ma siamo convinti che ci siano volontà e spazi per
operare, con la dovuta cautela e ragionevolezza, senza
violare alcuna legge, ma anzi accompagnando un gruppo di persone a lungo
emarginate dalla società ad inserirsi correttamente, proprio nel pieno rispetto
delle leggi. Ci appelliamo dunque alla cittadinanza, alle forze politiche e
sociali e alle competenti Autorità, perché vogliano consentire, sospendendo le
procedure in atto, uno spazio di confronto, teso a ripristinare una procedura di
regolarizzazione e salvaguardia.
Buccinasco 1° luglio 2011
Costituita il 13 novembre 2006, registrata a Milano l'8 marzo 2007, n.1753,
serie 3. Codice fiscale 97459790156
In più occasioni la Corte Costituzionale ha affermato che rientra, tra i
compiti della Repubblica, quello di favorire l'accesso alla abitazione ai
cittadini più deboli. La difficoltà di avere una casa costituisce insomma una
delle preoccupazioni alle quali le amministrazioni pubbliche devono offrire
risposte efficaci, in particolare attraverso i piani di edilizia economica e
popolare.
I riferimenti costituzionali del diritto alla casa" sono gli art. 2, 3 e 32.
Infatti le politiche legislative in materia abitativa sono basate sulla tutela
dei diritti inviolabili della persona, tutela che è strettamente legata ai
compiti che lo Stato ha nel rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale.
Di Fabrizio (del 10/07/2011 @ 09:51:47, in casa, visitato 1499 volte)
La Stampa In Lungo Stura Lazio vivono 600 persone di cui 130 bambini.
Intesa Regione-Provincia-Comune sui campi rom - 06/07/2011 - ANDREA ROSSI -
TORINO
La road map non ha una scadenza precisa, però un punto d’arrivo sì: chiudere
le mega baraccopoli rom, a cominciare da Lungo Stura Lazio, un groviglio di
catapecchie abitate da 600 persone, tra cui 130 bambini, sulle rive del fiume.
Una bidonville senza igiene né sicurezza, troppo grande per non essere
smembrata. Così sarà: gli occupanti verranno distribuiti in vari comuni del
Torinese. Dove? In insediamenti di piccole dimensioni. I primi verranno
costruiti a Rivalta e Ivrea. La via d’uscita verrà definita nel protocollo
d’intesa che Prefettura, Regione, Provincia e Comune firmeranno la prossima
settimana. Una piccola rivoluzione che apre alla gestione collegiale dei campi
nomadi, finora scaricata sulle spalle dei singoli comuni. Regista dell’intesa è
stato il prefetto Alberto Di Pace, commissario del governo per l’emergenza rom.
Solo a Torino, oggi, nei campi autorizzati vivono 800 persone, in quelli abusivi
più di mille, la metà in Lungo Stura Lazio, la partita più urgente da risolvere.
Come? Potrà sembrare strano, ma la strada scelta è quella tracciata tempo fa dal
prefetto e teorizzata anche a Milano, in campagna elettorale, dal nuovo sindaco
Giuliano Pisapia: l’autocostruzione, percorso previsto dal Piano per
l’integrazione nella sicurezza proposto dal ministro dell’Interno Maroni nel
2010. A Milano la Lega ha fortemente contrastato il progetto di Pisapia; in
Piemonte, invece, il Carroccio, che guida la Regione, farà la sua parte
sottoscrivendo il protocollo che verrà attuato probabilmente sotto la
supervisione del presidente della Provincia Antonio Saitta.
Il modello delineato nel piano ricalca la vicenda del Dado di Settimo Torinese,
la prima esperienza di autorecupero e autocostruzione rivolta alla comunità rom
in Piemonte. Nella palazzina alle porte di Torino vivono sei famiglie che hanno
scelto di abbandonare i campi e accettare una serie di regole: l’iscrizione a
scuola per i minori, l’inserimento lavorativo tramite corsi di formazione e
tirocini per gli adulti, la cura degli spazi comuni. Sul tutto sovraintende
l’associazione Terra del Fuoco, che sarà interlocutore privilegiato del progetto
tra istituzioni.
Tramite il protocollo si tenterà di diffondere l’esperienza del Dado in altri
Comuni del Torinese, così da svuotare i campi abusivi - a cominciare da Lungo
Stura Lazio - in favore di strutture più piccole, e ragionare quindi su numeri
ridotti. Alcune aree sono già state individuate, oltre a Settimo, anche a
Rivalta e Ivrea. Nel frattempo si cercherà di passare dalla fase dei campi
abusivi a quelli transitori. In ogni caso la strada sarà una sola: smembrare i
grandi insediamenti abusivi perché è lì che si possono annidare delinquenza e
degrado.
La soluzione dovrebbe permettere a Torino di uscire dall’emergenza nomadi. La
città, negli ultimi anni, più volte ha lamentato di essere stata lasciata sola e
senza fondi nell’affrontare i grandi numeri degli insediamenti rom. Nei mesi
scorsi il governo ha stanziato cinque milioni; ora, con il protocollo - che ieri
è stato approvato dalle giunte di Provincia e Comune - si poggia il secondo
tassello: la gestione sarà collegiale.
Da
Redattore Sociale. Articoli precedenti:
21 aprile e
6 luglio. L'ultima segnalazione su
Mahalla
Succede a Pessano con Bornago, in provincia di Milano. L'intervento di un
gruppo di cittadini, di Caritas Ambrosiana e Avvocati per Niente ha impedito il
provvedimento. Natalia Halilovic, una rom del campo: "La nostra vita ormai è in
questo Comune"
MILANO – Abitano in due camper e in una roulotte, accatastate al bordo di una
stradina che si perde in mezzo ai campi di Pessano con Bornago, comune in
provincia di Milano. In quest'area dal 2002 vivono almeno una trentina di rom,
fra loro 15 minori. Sono bosniaci, entrati in Italia nel lontano 1969 e da
allora ancora alla ricerca di un posto dove stare.
Rischiavano di essere sgomberati domani, 13 luglio, ma un gruppo di cittadini si
è opposto, ottenendo un congelamento – e non una soppressione - dell'ordinanza.
Mentre il sindaco Giordano Mazzurana e l'assessore alle Politiche sociali Chiara
Fiocchi (l'amministrazione è di centro sinistra, ndr) discutevano con Caritas e
Avvocati per Niente onlus sul futuro dei rom, fuori dal Municipio cinque anziani
del paese alzavano cartelli con scritto "I diritti non si sgomberano". "Ora
bisogna capire se Caritas, Casa della Carità o altri enti del privato sociale
saranno in grado di offrire una soluzione, almeno per i casi più vulnerabili",
spiega Alberto Guariso di Avvocati per Niente. Intanto l'avvocato attende per
oggi un "censimento" delle fragilità all'interno del campo. I casi conclamati,
al momento, sono Maria Halilovic, una signora di 73 anni con tre bypass, e il
figlio Spaho, cieco dalla nascita.
A portare i rom a Pessano con Bornago è stato il marito di Maria. Qui, 8 anni
fa, aveva comprato un campo, ad uso agricolo. Voleva avere la famiglia vicina,
durante il suo ricovero all'ospedale San Raffaele. Ma quando, nel 2008, è stata
introdotta la legge Maroni che vieta gli assembramenti di roulotte sui terreni
ad uso agricolo, Maria è stata costretta a spostarsi "in strada", pochi metri
più in là. Con lei, i due figli Spaho e Natalia. Un luogo scomodo, di passaggio,
perché da qui transitano ogni giorno gli agricoltori per raggiungere i propri
terreni. Per il Comune questa situazione è diventata con il tempo inaccettabile,
tanto che il villaggio rom diventa un problema.
"Nel novembre 2010 sono venuti a fare il primo sgombero", racconta Natalia. A
detta del Comune, in quel momento nel campo abusivo di Pessano c'erano più di 33
famiglie. Chi ha potuto se n'è andato, gli altri sono rimasti qui. I segni di
quell'evento sono ancora visibili: alle spalle delle roulotte affiorano i resti
di altre case mobili, abbandonate in quello stato dal giorno dello sgombero.
"Peggio di una discarica. Ma il Comune crede che dobbiamo portare via tutto noi?
Sono loro che l'hanno fatto e loro devono pulirlo", denuncia Natalia.
Al campo i bambini si tuffano in un canale, che scorre proprio di fronte alle
roulotte. Uno di loro, di 14 anni, racconta che quest'anno non ha potuto
frequentare la seconda media, perché sua madre lo teneva a casa, temendo ogni
giorno che lo sgombero minacciato diventasse effettivo.
"Fossi il presidente della Repubblica – dice – donerei a tutti i rom un campo
dove stare". Parla del sindaco come il responsabile delle condizioni assurde in
cui è costretto a vivere. "Tutti i nostri figli sono iscritti a scuola, ma non
sempre siamo riusciti a mandarli – spiega Natalia -, ma la colpa è del Comune
che ci vuole cacciare via". Una delle donne del campo non vuole che si facciano
fotografie né a lei né ai suoi figli: "In città ci conoscono tutti e io mi
vergogno del posto in cui sono costretta ad abitare". "Abbiamo rinunciato ad
essere nomadi – racconta Maria – perché volevamo che i nostri nipoti
studiassero, imparassero a leggere e scrivere e si trovassero un buon lavoro. Se
ci continuano a sgomberare ci fanno tornare all'epoca dei miei bisnonni"
(Lorenzo Bagnoli) © Copyright Redattore Sociale
Di Fabrizio (del 14/07/2011 @ 09:14:43, in casa, visitato 1408 volte)
Segnalazione di Marco Brazzoduro
Da Adista n. 51
IL DIRETTORE DELLA CARITAS LOCALE SCRIVE AD ALEMANNO 36209. ROMA-ADISTA. Una
reazione indignata e ferma contro la politica degli sgomberi dei campi Rom
portata avanti dalla giunta capitolina guidata da Gianni Alemanno arriva da don
Franco De Donno, da anni responsabile della Caritas di Ostia, nella XXVI
prefettura del territorio diocesano di Roma. De Donno, in una lettera aperta al
sindaco del 21 giugno scorso, denuncia in particolare lo sgombero del piccolo
campo Rom di via delle Acque Rosse a Ostia Ponente, avvenuto quello stesso
giorno. Sono solo state smantellate «delle povere tende e poche masserizie –
denuncia il prete – senza per nulla indicare una adeguata alternativa».
Indignato, il direttore della Caritas ha preso immediatamente carta e penna per
manifestare al sindaco il proprio «sgomento», «tanto più profondo in quanto da
vario tempo abbiamo iniziato un percorso di dialogo fruttuoso con l’Assessore
Lodovico Pace e con i Vigili Urbani del XIII Municipio: con varie assemblee dei
Rom e con una metodologia di "rete" nutrivamo solide speranze per il
raggiungimento di una serena emersione e di una dignitosa inclusione e
integrazione alloggiativa e lavorativa, come già avviene in varie città di
Italia, avendo avuto la disponibilità di una convinta e responsabile
collaborazione dei nostri Rom». Invece, quelle ruspe e quel camion «non
sgomberavano soltanto quelle poche e povere masserizie, ma anche e soprattutto
le speranze di un progetto alternativo tanto faticosamente ma decisamente
avviato con le Istituzioni locali».
Eppure, racconta il direttore della Caritas di Ostia, una delle prime iniziative
di Alemanno ad avvio del suo mandato, «quasi a dare un chiaro segnale di
politica collaborativa, fu quella di convocare in Campidoglio i rappresentanti
del mondo del Volontariato». «La sua promessa – scrive De Donno – fu quella che
ci avrebbe chiamato periodicamente per un confronto sui problemi della città,
visti anche con gli occhi del volontariato: ottimo inizio! Ma che delusione
dover constatare non solo il mancato mantenimento di una promessa, ma anche la
lontananza sempre più abissale di certe decisioni riguardo all’accoglienza e al
rispetto della dignità di ogni persona».
«Tra qualche giorno, signor Sindaco – è la chiusa della lettera – è atteso qui a
Ostia per inaugurare il Parco "Clemente Riva" intitolato al nostro amatissimo
vescovo di recenti anni passati: il Parco si trova a pochi passi dal piccolo
campo Rom oggi sgomberato! Con quale coerenza Lei vorrà svolgere questa
inaugurazione nel nome di mons. Clemente Riva, che fu amico e difensore
coraggioso degli ultimi?».
(valerio gigante)
Di Fabrizio (del 20/07/2011 @ 09:03:07, in casa, visitato 1830 volte)
Il giornale di Vicenza 19/07/2011 NOMADI. L'assessore Giuliari ha chiesto ai
tecnici del Comune di individuare un'area adatta (notizie
precedenti NDR)
Il campo nomadi di via Cricoli
Il recente sequestro di un terreno agricolo in via Mantovani da parte della
polizia locale di Vicenza, e i dubbi conseguenti che fosse destinato a diventare
un campo nomadi, hanno riportato alla ribalta la questione dell'ospitalità alle
famiglie Sinti e Rom che vivono nel capoluogo.
Si torna a parlare, in particolare, della riqualificazione dei campi di via
Cricoli e di via Diaz, dove vivono rispettivamente una trentina e una decina di
famiglie. Il Comune ha ricevuto un finanziamento ministeriale di 400 mila euro
per i lavori, che naturalmente potranno essere avviati solo dopo che le famiglie
verranno temporaneamente spostate in un altro luogo.
«Sto aspettando una proposta da parte della struttura comunale - spiega
l'assessore Giovanni Giuliari - che suggerisca una soluzione, cioè un'area dove
accogliere le famiglie in via temporanea. Una cosa del genere è già stata fatta
quand'era assessore Sante Sarracco, allora venne utilizzata l'area in via
Cairoli dove ora c'è il parcheggio». Dopo la riqualificazione, il campo di via
Cricoli sarà necessariamente più piccolo «e non può essere altrimenti - dice
Giuliari - altrimenti rischiano di cadere nel fiume. Alcuni nuclei hanno già
trovato collocazione in un'abitazione, vedremo al momento come risolvere la
cosa». L'assessore sottolinea il positivo percorso fatto con le famiglie:
«Abbiamo fatto installare, e ringrazio Aim per la collaborazione, dei contatori
dell'energia elettrica, uno per ciascun nucleo, in modo che ciascuna famiglia
paghi ciò che è giusto. Abbiamo fatto degli incontri per dare le opportune
istruzioni. Non solo: ci sono stati due inserimenti lavorativi di giovani Sinti
in aziende, stanno andando molto bene. Collaboriamo con scuole e volontari per
seguire i bambini, anche dal punto di vista igienico. Con le famiglie del campo
abbiamo fatto un patto: basta atti contro la legge. Lo stanno rispettando. Mi
aspetto che ci siano polemiche - conclude Giuliari - ma vogliamo che la nostra
sia la città dell'accoglienza».
G.P.
Tratto dalla Gazzetta della Martesana 18 luglio 2011 - Congelata l'ordinanza del sindaco sul campo di via Montegrappa
Pessano con Bornago - Rischiavano di essere sgomberati mercoledì, ma alcuni
cittadini che hanno manifestato li hanno salvati. Per ora. La trentina di nomadi
che si trova ancora al campo di via Montegrappa, tra cui 15 minori, doveva
essere mandata via quando cinque residenti muniti di cartelli con scritto «I
diritti non si sgomberano» hanno manifestato davanti al Comune, ottenendo il
congelamento dell'ordinanza firmata dal sindaco Giordano Mazzurana . A sostenere
i diritti dei rom c'erano anche Caritas e l'associazione «Avvocati per niente
Onlus»: la prima si sta interessando per trovare una soluzione alternativa,
almeno per i casi più vulnerabili, mentre la seconda, capitanata dall'avvocato
Alberto Guariso, è in attesa di ricevere la lista delle fragilità all'interno
del campo, in cui ci sono persone anziane e disabili. Una movimentazione
sollevata da alcuni pessanesi, tra cui Frances Catania, che ha cercato di
sensibilizzare l'opinione pubblica sulla vicenda difendendo i rom anche dalle
accuse dei proprietari degli orti confinanti al campo. L'Amministrazione
comunale, però, è sempre stata ferma sulla vicenda: quel campo va ripulito, i
nomadi sgomberati e l'area destinata a riqualificazione per poter essere fruita
dai residenti. I rom, bosniaci, vivono al campo di Pessano con Bornago dal 2002
e i bambini hanno frequentato le scuole del paese anche se, recentemente, alcuni
sono rimasti al campo per paura dello sgombero. Resta da vedere cosa deciderà il
sindaco e se, nel frattempo, saranno trovate altre soluzioni per i casi più
gravi..
Segnalazioni precedenti da Pessano con Bornago
Fine MOMENTANEA di una
storia dove molti hanno voluto chiudere gli occhi
Tratto dalla Gazzetta della Martesana - Lunedì 25 luglio 2011
Non esiste più il campo nomadi di via Montegrappa. A oltre dieci anni di
distanza dai primi insediamenti, anche le ultime roulottes sono state rimosse e
i rom cacciati. Lo sgombero è avvenuto mercoledì, senza momenti di tensione: sul
posto sono intervenuti solo gli agenti della Polizia locale. Erano rimasti una
roulotte, due camper e una tenda, per una decina di rom. La scorsa settimana
cinque manifestanti erano riusciti a far sospendere l'ordinanza di sgombero
firmata dal sindaco che, però, a distanza di pochi giorni, ha dato il via libera
ai ghisa di agire. Il terreno, comunque, viene costantemente monitorato per
evitare che altri nomadi possano insediarsi. "E' stata ripristinata una
situazione di legalità - ha detto il sindaco Giordano Mazzurana - La
strada, a passaggio pubblico, non poteva essere occupata da mezzi e manufatti:
esisteva un abuso che non potevamo permettere".
Segnalazioni precedenti da Pessano con Bornago
Di Fabrizio (del 28/07/2011 @ 09:08:11, in casa, visitato 1656 volte)
Storia precedente
Corriere del Veneto Mentre il Comune studia la riqualificazione, gli
zingari (e l'opposizione) chiedono lo spostamento. L'area è a rischio
esondazioni
VICENZA - "Spostate permanentemente le famiglie rom di via Cricoli, il
campo è illegittimo e a rischio alluvione". A Vicenza si torna a parlare dei
nomadi e del campo di via Cricoli: la Lega Nord chiede che lo spostamento
temporaneo per i lavori di ristrutturazione dell'area diventi permanente, il Pdl
auspica "che sia in una zona extra cittadina ". Ma anche gli stessi nomadi ora
chiedono di sostare in un'area più sicura. Mentre l'assessore al Sociale
Giovanni Giuliari assicura che il trasloco ci sarà, "ma solo per due tre mesi,
il tempo di fare i lavori". Il luogo di destinazione però è ancora ignoto: nei
corridoi del Comune le voci parlano di San Pietro Intrigogna, della zona
industriale o come terza ipotesi l'area di Vicenza est dove sorgerà il nuovo
stadio. Gli stessi nomadi non ne sanno nulla: "Non abbiamo ancora fatto alcun
sopralluogo, in nessuna area - commenta Davide Casadio, associazione Sucar Drom
- certo, sarebbe meglio portar via queste famiglie da lì. Quella di via Cricoli
è un'ex discarica ".
Dello spostamento temporaneo del campo si è parlato anche in consiglio comunale,
venerdì. Di fatto c'è un'insolita convergenza di opinioni fra l'opposizione di
centrodestra e i rappresentanti delle famiglie nomadi (30 famiglie, cento
persone, per lo più di etnia sinta), limitatamente a quel riguarda l'area: tutti
sono infatti d'accordo che non è adatta, e che gli attuali abitanti dovrebbero
essere spostati in modo permanente. "Sarebbe meglio portarli via da lì. La
realtà è che i sinti sono stati messi in un posto che una volta era un deposito
rifiuti - commenta Casadio - il primo problema da superare però è la xenofobia,
i vicentini superino i muri che ci sono. E' un vero peccato che il progetto
delle micro-aree sia stato accantonato. Circa lo spostamento, comunque, noi non
abbiamo avuto ancora nessuna comunicazione precisa dal Comune sulla zona che
dovrebbe temporaneamente ospitare le famiglie: speriamo ci sia il massimo
dialogo possibile". Patrizia Barbieri (Lega Nord) insiste sulla necessità di
impiegare al meglio i fondi ministeriali disponibili. "I nomadi vanno spostati
in area periferica proprio come trasferimento - osserva la consigliera comunale
- il Comune si spenda per impiegare i soldi stanziati da Roma in tal senso:
sappiamo tutti che la zona di via Cricoli è "illegittima", visto che è a rischio
alluvione, ed è pericolosa perché lì passa il gasdotto.
Investire in quello spazio significa buttare via dei soldi statali e non
risolvere il problema". Critico anche Valerio Sorrentino (Pdl) che rimarca come
"l'amministrazione cerchi di dare le notizie più scomode ad agosto. Comunque,
aspettiamoci una ribellione a questa decisione: non ci sono zone cittadine
individuabili che possano ospitare i nomadi. Come minimo, devono individuare una
zona extra cittadina, lontana dai centri residenziali ". Il consigliere Marco
Zocca, dello stesso partito, a sua volta, lunedì mattina, chiederà di "conoscere
con urgenza le aree individuate". L'assessore Giovanni Giuliari ribadisce che il
trasferimento sarà a termine, e manifesta tranquillità. "Stiamo aspettando che i
tecnici relazionino alla giunta sull'area individuata - precisa -. Fra poco
inizieremo la concertazione sia con le famiglie vicentine che con i nomadi, che
saranno spostati per due o tre mesi. Ricordo che la riqualificazione del campo Cricoli è stata predisposta dallo stesso ministero degli Interni che chiede
espressamente di mettere in sicurezza questi spazi". E ancora: "Per l'inverno ci
auguriamo che il campo di via Cricoli sia pronto - conclude l'assessore -:
certo, non ci staranno tutti di nuovo lì dentro. Vediamo quali altre soluzioni
trovare, magari qualcuno starà in appartamento, come già succede. Gli altri
rispetteranno tutte le norme in vigore, dalla fedina penale pulita al pagamento
delle bollette".
Andrea Alba - 25 luglio 2011
Di Fabrizio (del 02/08/2011 @ 09:57:54, in casa, visitato 1531 volte)
Il presidente del consiglio comunale richiede una motivazione scritta da
allegare alla proposta presentata dall'opposizione - Ven, 29/07/2011 - 09:11 —
La Redazione
Alla fine si è conclusa con un nulla di fatto la richiesta dei gruppi
d'opposizione (Pdl, Lega, Rilanciare Montemurlo e La Destra) per l'istituzione
di una commissione d'indagine sull'occupazione del "villaggio per la residenza
dei Sinti" in via Prato a Montemurlo. Il consiglio comunale, infatti, non ha
votato il punto per la totale mancanza di motivazioni a corredo della proposta.
Il gruppo del Pd ha lasciato la sala consiliare facendo venir meno il numero
legale: "non si può votare contro il nulla", ha spiegato Antonio Russo,
capogruppo del Pd, che più volte durante la discussione del punto ha invitato i
colleghi dell'opposizione a motivare la richiesta dell'istituzione di una
commissione d'indagine in modo tale da poter esprimere un voto. Già alcune
settimane fa il presidente del consiglio comunale, Giuseppe Forastiero, aveva
scritto ai proponenti dell'ordine del giorno, facendo rilevar loro che nella
richiesta mancava del tutto "la parte istruttoria e la proposta deliberativa",
una mancanza che di fatto impediva la sua votazione in consiglio. Elementi che,
però, non sono stati forniti dal capogruppo della Destra, Roberto Ulivi che ha
precisato"La richiesta ha lo scopo di far chiarezza- in maniera riservata-
sull'eventuale responsabilità di dipendenti e politici sull'occupazione abusiva
del campo di via Prato. In un primo momento pensavo che la responsabilità fosse
da attribuire tutta ai Sinti, ma successivamente ho ritenuto opportuno accertare
altre responsabilità. Da qui la richiesta di una commissione d'indagine." Anche
il sindaco nel suo intervento ha sottolineato che "la richiesta non possa essere
accettata per la mancanza di motivazioni" ed ha poi ricordato come i Sinti si
siano assunti pubblicamente e pienamente la responsabilità del gesto
dell'occupazione del campo di via Prato.
Di Fabrizio (del 04/08/2011 @ 09:08:09, in casa, visitato 1341 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Alla fine ce l'hanno fatta.
Il pressing sulla comunità rom, che aveva resistito nella Basilica San Paolo
ed era stata successivamente trasferita a Tor Fiscale in attesa di una soluzione
dignitosa, é riuscito!
Il Comune di Roma e la Caritas hanno messo in campo tutte le loro risorse per
consegnare questa comunità al Centro di via Salaria, un CIE camuffato, un ghetto
lontanissimo dal territorio e dalle scuole, un luogo di segregazione ed
emarginazione, già denunciato dai dossier dell'Associazione 21 luglio (vedi
QUI ndr).
Probabilmente la "soluzione" punitiva di via Salaria vuole essere un monito
per quanti in questi mesi, rom e non rom, hanno deciso di rivendicare i propri
inalienabili diritti umani. Forse qualcuno vuole dimostrare che oltre
assistenzialismo ed emergenze milionarie nient'altro può essere ammesso in
questa città.
E invece le giornate di San Paolo restano un segnale per chi amministra e per
chi mentre con una mano firma accordi di solidarietà, con l'altra consegna i rom
a ghettizzazione certa.
Resta il fatto che non potremo mai obbligarli ad essere davvero solidali, ma
possiamo costringerli ad umiliarsi al punto di operare esclusivamente di
nascosto, in piena estate, lontani dai riflettori.
POPICA ONLUS
Link all'articolo de il Manifesto
|