Segnalazione di Marco Brazzoduro
Da Adista n. 51
IL DIRETTORE DELLA CARITAS LOCALE SCRIVE AD ALEMANNO 36209. ROMA-ADISTA. Una
reazione indignata e ferma contro la politica degli sgomberi dei campi Rom
portata avanti dalla giunta capitolina guidata da Gianni Alemanno arriva da don
Franco De Donno, da anni responsabile della Caritas di Ostia, nella XXVI
prefettura del territorio diocesano di Roma. De Donno, in una lettera aperta al
sindaco del 21 giugno scorso, denuncia in particolare lo sgombero del piccolo
campo Rom di via delle Acque Rosse a Ostia Ponente, avvenuto quello stesso
giorno. Sono solo state smantellate «delle povere tende e poche masserizie –
denuncia il prete – senza per nulla indicare una adeguata alternativa».
Indignato, il direttore della Caritas ha preso immediatamente carta e penna per
manifestare al sindaco il proprio «sgomento», «tanto più profondo in quanto da
vario tempo abbiamo iniziato un percorso di dialogo fruttuoso con l’Assessore
Lodovico Pace e con i Vigili Urbani del XIII Municipio: con varie assemblee dei
Rom e con una metodologia di "rete" nutrivamo solide speranze per il
raggiungimento di una serena emersione e di una dignitosa inclusione e
integrazione alloggiativa e lavorativa, come già avviene in varie città di
Italia, avendo avuto la disponibilità di una convinta e responsabile
collaborazione dei nostri Rom». Invece, quelle ruspe e quel camion «non
sgomberavano soltanto quelle poche e povere masserizie, ma anche e soprattutto
le speranze di un progetto alternativo tanto faticosamente ma decisamente
avviato con le Istituzioni locali».
Eppure, racconta il direttore della Caritas di Ostia, una delle prime iniziative
di Alemanno ad avvio del suo mandato, «quasi a dare un chiaro segnale di
politica collaborativa, fu quella di convocare in Campidoglio i rappresentanti
del mondo del Volontariato». «La sua promessa – scrive De Donno – fu quella che
ci avrebbe chiamato periodicamente per un confronto sui problemi della città,
visti anche con gli occhi del volontariato: ottimo inizio! Ma che delusione
dover constatare non solo il mancato mantenimento di una promessa, ma anche la
lontananza sempre più abissale di certe decisioni riguardo all’accoglienza e al
rispetto della dignità di ogni persona».
«Tra qualche giorno, signor Sindaco – è la chiusa della lettera – è atteso qui a
Ostia per inaugurare il Parco "Clemente Riva" intitolato al nostro amatissimo
vescovo di recenti anni passati: il Parco si trova a pochi passi dal piccolo
campo Rom oggi sgomberato! Con quale coerenza Lei vorrà svolgere questa
inaugurazione nel nome di mons. Clemente Riva, che fu amico e difensore
coraggioso degli ultimi?».
(valerio gigante)