Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.
Non c'è acqua, non possono lavarsi: niente scuola per quattro bambini.
Manuela ha nove anni, dovrebbe essere in classe assieme ai suoi compagni, nella
terza elementare della Racagni. Invece gioca fra i tappeti di casa, nel campo
nomadi del Cornocchio. L’Iren ha staccato l’energia elettrica e la fornitura
dell’acqua, perché le bollette non sono state pagate per anni, fino a un conto
totale di oltre diecimila euro.
I genitori non hanno iscritto i figli a scuola: «Qui non c'è acqua, non c'è il
bagno, non c'è luce. I bambini devono essere puliti, altrimenti i loro compagni
li allontanano, i genitori e le maestre si lamentano - dice la madre - E poi
vogliono che lasciamo il campo. Ci hanno detto: dovete spostarvi. Come facciamo
a mandarli a scuola se ci mandano via?»
Il Comune dice che il regolamento più volte non è stato rispettato, con la
costruzione di strutture abusive, con l’ingresso di furgoni e di famiglie non in
regola con il permesso di soggiorno.
Allo stesso tempo, la questione delicatissima: per mandare i bambini a scuola,
togliendoli in questo modo dalla strada, il Comune deve fare intervenire il
tribunale, il che vuol dire strappare i bambini dai genitori.
Gli altri piccoli del campo nomadi del Cornocchio vanno tutti in classe. In
tutto, i minori sono 27. C'è un pulmino pubblico che li passa a prendere ogni
mattina e li porta a scuola con gli educatori. Durante l’anno ci sono anche
volontari che al pomeriggio li aiutano a studiare e fare i compiti.
Il campo è diviso in due, da una parte ci sono i rom macedoni, dall’altra
parte, separati da una rete e da una fitta siepe, ci sono i rom bosniaci: ed è
proprio qui che vivono i quattro bambini che non sono in classe. Lo scorso anno
avevano fatto numerose assenze: perché si era spostati a Roma e poi erano
ritornati a Parma.
I quattro bambini sono nati in Italia. Il più grande doveva essere in terza
media. Un altro, più piccolo di un anno, non è tornato in seconda media. Un
bambino doveva frequentare la classe seconda delle elementari di Fognano e poi
c'è Manuela (in realtà ha un altro nome, ma nel campo tutti la chiamano così)
che non è alla Racagni.
Suo padre abita da quindici anni nella casa «provvisoria» del Cornocchio. Dei
quattro minori che non frequentano la scuola dell’obbligo, tre sono suoi figli,
e uno è suo nipote: «Mi piacerebbe che andassero a scuola, per capire qualcosa
nella vita, non per diventare come me, che di mestiere faccio il rottamaio»
commenta lui.
Pentole e mosche. Vestiti appesi a un filo legato al palo della luce. Tappeti
e letti stretti uno accanto all’altro. Fiori e roulotte. Chi vive nel campo
nomadi paga affitto, costo dei consumi energetici e dell’acqua. Per cucinare o
lavarsi, la famiglia di Manuela da mesi usa l’acqua dell’idrante, che è a un
passo dal suo tetto. L’idrante è aperto tutto il giorno, Iren poi chiede il
conto alle casse comunali.
All’ingresso del campo, dicono i responsabili della struttura, ci sarebbe la
possibilità di far fare la doccia agli studenti. Ma fra maxibollette e
regolamenti non rispettati è ormai muro contro muro e a farne le spese sono i
più piccoli.
Di Fabrizio (del 05/10/2011 @ 09:45:20, in scuola, visitato 2783 volte)
Il caso all'istituto don Bosco, a largo Preneste. Per Giorgio De Acutis,
responsabile di Casa per i diritti sociali, il blocco della frequenza è
un'anomalia: "E il campo dove vive il ragazzino, il River, è uno a maggior tasso
di scolarizzazione"
"Qui non c'è posto, vai da un'altra parte". È questa la risposta che
Ibrahim, un quindicenne abitante del campo nomadi River, sulla Tiberina, avrebbe
ricevuto pochi giorni fa dall'istituto don Bosco, a largo Preneste. Dove il
giovane, lo scorso anno, ha frequentato il primo anno del corso da tornitore. Il
ragazzo è nell'età dell'obbligo scolastico, non si spiega la decisione della
scuola.
Ibrahim, nato in italia da genitori macedoni, l'anno scorso è stato bocciato.
Qualche giorno fa è tornato a scuola ma: "Mi hanno detto: non c'è posto per te e
mi hanno consigliato di andare in un altro istituto in zona Tiburtina-Rebibbia".
Solo che quella zona non è servita dallo scuolabus che ogni mattina raccoglie
gli studenti del campo: "E io lì come ci arrivo?".
In difesa del ragazzo è intervenuta Sveva Belviso, vicesindaco e assessore alle
Politiche sociali di Roma, che stamattina ha visitato proprio il camping River
in occasione dell'elezione dei rappresentanti. "Ibrahim - ha detto la Belviso -
è un esempio positivo, vuole andare a scuola e noi vogliamo garantirgli il
diritto-dovere di studio, anche perché abbiamo grande difficoltà nella
scolarizzazione dei ragazzi rom dopo le elementari". Per questo, ha detto il
vicesindaco, "parleremo col preside della scuola per trovare una soluzione, ma
siamo sicuri che sia un semplice problema amministrativo".
L'iscrizione dell'alunno straniero nelle classi della scuola
può avvenire in ogni momento dell'anno e quindi anche se è già iniziato. Secondo
la Croce Rossa il problema nei campi nomadi a Roma "diventa sempre più
difficile. A Milano, il numero dei rom non arriva a mille. A Roma, sono dai
7mila ai 9mila". Di questi, oltre il 60 per cento sono minorenni.
La scolarizzazione, fa sapere la Croce Rossa, funziona solo per le scuole
primarie. L'abbandono scolastico inizia nelle scuole medie inferiori, anche se
molti adolescenti risultano iscritti.
Per Giorgio De Acutis, responsabile di Casa per i diritti sociali, il rifiuto
della frequenza di Ibrahim è un'anomalia: "Il River è uno dei campi con il
maggior tasso di scolarizzazione. Sono oltre 200 i bambini e i ragazzi iscritti
a scuola tra i 5 e 16 anni, su un totale di circa 400 persone. Ciò è spiegato
dal fatto che le mamme sono molto partecipi e gli insegnanti tendono a
responsabilizzare le famiglie del campo della Tiberina".
Di Fabrizio (del 07/10/2011 @ 09:58:45, in scuola, visitato 1730 volte)
Spot su Youtube venerdì 14 ottobre dalle 16.00 alle 18.00
Auditorium UNICEF
Via Palestro 68 - ROMA
Come è organizzata a Roma la scolarizzazione dei bambini rom ospiti nei villaggi
attrezzati? Quali enti sono coinvolti? Quali i costi e quali i risultati
raggiunti?
L'Associazione 21 luglio vi invita a partecipare alla presentazione ufficiale
del report "Linea 40 - Lo scuolabus per soli bambini rom", realizzato da Adriana
Arrighi, Carlo Stasolla e Andrea Anzaldi.
Il report, frutto del lavoro di ricerca, verrà presentato da Carlo Stasolla,
presidente dell'Associazione 21 luglio, Stefano Batori, vice preside della
Scuola Media Statale "Bramante" di Roma e Dimitris Argilopoulos, ricercatore
pedagogista dell'Università di Bologna.
Durante l'evento sarà inoltre proiettato il video "Da Barbiana al campo nomadi"
prodotto dall'associazione stessa e realizzato da Davide Falcioni, Andrea
Cottini e Ermelinda Coccia.
La scuola deve tendere tutto nell’attesa di quel giorno glorioso in cui lo
scolaro migliore le dice: "Povera vecchia, non ti intendi più di nulla" e la
scuola risponde con la rinuncia a conoscere i segreti del suo figliolo, felice
solo che il suo figliolo sia vivo e ribelle.
Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana
alla lettera sottoscritta nei giorni scorsi da tutte le forze politiche di
centro sinistra e centro destra (con la sola esclusione della Lega), a quella
successiva congiuntamente inviata al Commissario dalle tre Parrocchie
buccinaschesi, che abbiamo portato alla vostra paziente attenzione, si
aggiunge ora l'intervento del Dirigente scolastico, che
testimonia "l'impegno pluridecennale" che la scuola di Buccinasco ha attuato per
il diritto costituzionale all'istruzione dei bambini sinti del Quartiere
Terradeo, "con riscontri positivi su tutta la popolazione scolastica".
A tutto questo lavoro ha dato un forte e continuo sostegno la Caritas Decanale,
che ha sottoscritto con Apertamente le proposte iniziali al Commissario; e vi
hanno contribuito nel seguire questa vicenda i media e vari blog locali. Ci
auguriamo dunque che esso possa raggiungere le positive conclusioni auspicate da
un'intera collettività.
Nel frattempo rimaniamo nell'attesa dell'avvio del lavoro organizzativo vero e
proprio per l'attuazione della delibera commissariale che recepiva le nostre
proposte.
Non è che siamo impazienti: è che sono trascorsi dieci giorni, certo impegnativi
per il Comune, ma cambia ora anche la stagione e, con l'arrivo dell'autunno
vero, diventerà più difficile attuare i provvedimenti previsti, che dovranno
essere discussi e predisposti con la collaborazione degli Uffici e accompagnati
e sorvegliati nella loro attuazione, per conseguire il migliore risultato.
Manca solo che chi dirige il Comune dia le necessarie disposizioni.
Mai pensare che i problemi siano risolti col primo sì.
Un caro saluto dall'Associazione "ApertaMente di Buccinasco", Ernesto Rossi e
Augusto Luisi
Sono venuto a conoscenza della situazione del quartiere TERRADEO e del
rischio di demolizione di alcune "casette di legno, senza fondamenta" che
costituiscono l'alloggio di alcuni nuclei familiari di giostrai Sinti.
In qualità di Dirigente Scolastico, non posso e non voglio entrare nel merito
della complessa questione amministrativa ma le rivolgo queste poche righe per
testimoniare l'impegno pluridecennale che la nostra Scuola ha attuato per
l'integrazione dei bambini Sinti, con riscontri positivi su tutta la popolazione
scolastica.
Per questo motivo Le rivolgo un accorato appello affinché sia garantito a questi
nostri alunni la continuità di un percorso scolastico che costituisce per loro
un diritto costituzionale e per la comunità tutta motivo di soddisfazione quale
garante di questo stesso diritto.
Augurandomi una soluzione positiva per tutti, porgo distinti saluti.
Belgioioso, coscritti dividono la strada tra «italiani e zingari». Il
sindaco: «Contro il lavoro di integrazione, la cancelliamo»
BELGIOIOSO- Una linea di demarcazione: italiani da un lato, zingari dall'altro.
Pennellate bianche sull'asfalto davanti alla scuola media di Belgioioso, in via
Donna Anna d'Este. Una scritta razzista difficile da non notare, caratteri
bianchi in stampatello proprio accanto alle strisce pedonali, davanti alle case,
alla scuola Ada Negri, poco distante dalla bocciofila. Una goliardata dei
coscritti che hanno "firmato" e imbrattato anche le strade attorno. «Potevano
evitare, è di cattivo gusto – spiegano nella strada, all'incrocio con via
Fratelli Cervi – quando c'è stata la sagra le bancarelle e le giostre arrivavano
proprio nel punto dove è stata disegnata la linea e la scritta». Ed è a questo
che riferisce la "divisione" disegnata sull'asfalto.
Nel piazzale dopo le scuole ora non ci sono più le giostre, ci sono solo le
roulotte del circo che sta per lasciare Belgioioso. Un pony mangia il fieno, ci
sono caprette e anatre. «Il circo non c'entra niente – spiegano al bar della
bocciofila – non ci sono stati episodi di razzismo da queste parti».
Dalle finestre della scuola la scritta si vede. Non è educativo per gli
studenti. Ma la preside Loredana Lanati, tramite la vice Maria Grazia
Casagrande, dice che preferisce non parlare, ancora prima di poterle domandare
se la scuola chiederà al Comune di cancellare la scritta razzista. Il passaggio
dei coscritti classe 1993 è evidente in tutto il quartiere. Sempre davanti alla
scuola hanno scritto: «La vera storia non si impara sui libri». Ma la divisione
tra italiani e zingari lascia un segno sull'asfalto in contrasto con il lavoro
che si sta facendo a Belgioioso per favorire l'integrazione di comunità con
provenienze diverse. «Abbiamo istituito una commissione per l'integrazione di
cittadini extra comunitari e comunitari – spiega il sindaco di Belgioioso Fabio
Zucca – è un progetto che funziona bene, ci sono rappresentanti delle diverse
comunità. L'integrazione c'è anche nelle nostre scuole, il clima è abbastanza
costruttivo, con tutte le difficoltà che ci sono». E la scritta? «Ha origine più
da un clima nazionale – dice Zucca – qui è stata avvertita come una goliardata,
altre volte ci sono state scritte che hanno suscitato molto più fastidio». A
cancellarla ci penserà il tempo. E il Comune? «Come tutte le scritte
provvederemo al ripristino». Parola del sindaco.
Di Fabrizio (del 22/10/2011 @ 09:22:22, in scuola, visitato 1609 volte)
sabato 29 ottobre dalle ore 20.00 C.S. La Fornace Via Moscova 5, Rho
Serata di finanziamento per la scuola d’italiano della Fornace
20.00 – Cena Menù Balcanico Vegano antipasto crostini con salsa yogurt e salsa ajvar primo pasulj (crema di fagioli bianchi con spezie e bocconcini di soia) secondo cevapcici (polpettine vegane) in salsa ajvar con patate e cipolle
soffritte contorno insalata mista di verdura fresca con salsa yogurt dolce baklava
22.30 – Live concert Caravan Orkestar ft. Jovica Jovic
Caravan Orkestar
Una allegra e festosa carovana di musica nello stile delle fanfare balcaniche e
con un pizzico di klezmer ebraico.
La Caravan Orkestar, gruppo di recente formazione (2005) propone nel proprio
repertorio musiche arrangiate principalmente secondo lo stile delle fanfare
balcaniche.
Lo stile e le musiche di Goran Bregovic ed Emir kusturiza fanno da cornice a
brani tratti dal repertorio ebraico popolare nello stile klezmer, non
disdegnando generi quali il funk e blues.
La ricerca del repertorio musicale spazia, secondo lo spirito e il nome stesso
del gruppo, in differenti generi musicali per rappresentere idealmente
l’itinerario di una carovana nei diversi aspetti sociali e culturali del mondo,
dove, la musica popolare rappresenta nel modo migliore , vita e usanze delle
diverse popolazioni che vi abitano.
Malgrado sia presente da poco nel panorama della provincia Bergamasca, ha avuto
diverse occasioni per esibirsi, riscuotendo ovunque consensi.
Si segnala la partecipazione alle ultime due edizioni del carnevale organizzato
dalla provincia di Bergamo e al carnevale di Trezzo sull’Adda e al Festival di
Artisti di Strada di Costa di Mezzate,
Collabora assiduamente con gruppo teatrale ERBAMIL di Ponteranica.
Il gruppo a organico variabile parte da un minimo di 10 elementi ad un massimo
di 25/30.
Il volume sonoro prodotto dall’organico al suo completo non può che trasmettere
una sensazione irrefrenabile di movimento da parte di chi ascolta.
QUINDI….
Caravan Orkestar Trombe, tromboni, sassofoni, clarinetti e percussioni daranno
vita ad una festa balcanica-slava-ebraica in perfetto stile Kusturica in un
concerto tutto da ballare!!!!
Jovica Jovic - ma penso lo conosciate bene...
Balval è nato nel 1953 da una famiglia di musicisti rom. Suo padre e suo nonno
erano violinisti, all’età di 9 anni ha scelto invece la fisarmonica, strumento
nuovo per quei tempi. All’età di 12 anni suonava ai matrimoni e alle feste. A 18
anni ha deciso di cercare fortuna in altri paesi che potessero offrirgli
maggiori possibilità della Serbia.
Dal 1971 al 1996 ha fatto il musicista in vari paesi d’Europa. Dal 1996 vive
stabilmente in Italia e continua ad esercitare la professione di musicista.
Da cinque anni circa collabora con un gruppo di musica serba e balcanica, i
Muzikanti. Con loro ha prodotto due dischi, e insieme a loro si esibisce in
occasione di eventi pubblici e privati (feste, matrimoni, ecc). Insieme ad altri
musicisti rom ha animato numerose serate in tutta Italia organizzate da Opera
Nomadi, con cui collabora dal 1984.
Nella sua vita ha registrato numerosi dischi, come solista o come membro di
orchestre; nel 2000 ha partecipato alla tournée di Piero Pelù, con il quale ha
anche registrato un video; con Moni Ovadia ha stretto una fraterna amicizia ed
insieme hanno partecipato alla mostra su De Andrè, attualmente in giro per
l’Italia. Numerosi sono i suoi concerti in occasioni ufficiali, in memoria
dell’olocausto con la partecipazione di enti pubblici.
La sua fisarmonica ha quasi 40 anni. Jovica Jovic l’ha acquistata appena
arrivato in Italia, a Stradella, nel 1971. Per essere precisi è una fisarmonica
cromatica, uno di quei modelli introvabili con i bottoni al posto della
tastiera, difficilissima da suonare. Jovic è un serbo di etnia rom e a guardarlo
sembra un elegante pensionato sulla cinquantina, sorridente e dai modi gentili.
Ma, suo malgrado, per tanto tempo ha avuto una doppia vita. Quella ufficiale,
sui palchi di mezza Italia a fianco di artisti internazionali e assieme alla sua
bae l’altro. Con un’unica colpa: avere un visto scaduto. Ora il Maestro non è
più clandestino.
Di Fabrizio (del 31/10/2011 @ 09:58:04, in scuola, visitato 1803 volte)
Scrive Agostino Rota Martir: Altra "perla" apparsa su il Tirreno di
Pisa, merita leggere per intero l'articolo (ho solo il .pdf e sotto riporto
l'edizione breve su web, ndr) per renderci conto della pericolosità sociale,
che l'Amministrazione sta conducendo con caparbietà verso i Rom... l'assessore
al sociale gradualmente e poco alla volta sta iniettando nell'opinione pubblica
il virus anti rom e che purtroppo sembra assimilare bene, grazie all'impegno
costante del Il Tirreno (area PD??)
Ora il loro messaggio si potrebbe tradurre così: (parole mie) l'integrazione può
diventare un pericolo per la sicurezza cittadina, perché questa non scoraggia i
Rom a lasciare il territorio, anzi ne attira altri! Quindi rendiamo difficile la
frequenza dei bambini Rom nelle scuole cittadine...
Il Tirreno di Donatella Lascar L'assessore: non aveva senso mantenerlo, quella struttura va chiusa
TIRRENIA. Quest'anno niente scuolabus per i bambini del campo rom della
Bigattiera. Secondo Guia Giannessi, insegnate della scuola media di Marina e
responsabile per l'intercultura dell'istituto, molti di questi bambini hanno
smesso di andare a scuola perché non tutti i genitori hanno un mezzo per
accompagnarli e la fermata dell'autobus di linea è troppo lontana dal campo per
arrivare a piedi. «Molti sono venuti a scuola solo i primi giorni arrangiandosi
in qualche modo - afferma l'insegnante -, sperando che poi ci sarebbe stato il
pulmino come ogni anno. Quando però hanno visto che per loro questo servizio non
era stato ripristinato, hanno smesso di venire. Molte mamme, che magari hanno il
marito in carcere, non possono portare i bambini a scuola perché non hanno né
patente, né macchina. Dei rom presenti sul territorio vengono solo quelli che
risiedono all'Ittiogenico in viale D'Annunzio perché da quella strada passa
l'autobus di linea. Tutto questo mette a rischio il progetto di integrazione
iniziato diversi anni fa e interrompe i rapporti con le famiglie che ormai ci
avevano accordato la loro fiducia». Ma per l'assessore alle politiche sociali
Maria Paola Ciccone, che in questo caso è anche la dirigente scolastica
dell'istituto comprensivo del litorale, la cancellazione del servizio al campo
rom è dovuta alla decisione già presa da mesi di smantellare il campo e serve
anche a disincentivare nuovi arrivi. «Nel momento in cui avevamo detto che il
campo sulla Bigatti era doveva essere chiuso - sostiene l'assessore -, non
potevamo attivare il servizio, sarebbe servito solo ad illudere chi invece deve
andarsene e magari ad attivare nuovi arrivi dai comuni limitrofi. Arrivi che non
sono stati autorizzati né dai comuni di provenienza e né dalla Società della
Salute - afferma l'assessore Ciccone -. Comunque, nel campo ci sono genitori che
hanno mezzi propri e che accompagnano i figli a scuola e la fermata dell'autobus
di linea non è poi così lontana. Ci sono ragazzini che fino ad ora non hanno
saltato neanche un giorno di scuola. Mentre per i piccolini delle materne stiamo
cercando una soluzione con dei volontari. Il comune di Pisa sta lavorando con la
Regione e i comuni di Livorno, Cascina, Santa Croce, e Cenaia, ossia quelli da
cui provengono le famiglie rom che si sono aggiunte in quest'ultimo anno a
quelle storiche della Bigattiera, per raggiungere un accordo su un progetto per
il loro rientro».
IL POPOLO ROM CULTURA, LINGUA, POLITICHE SOCIALI, USI E COSTUMI,
STORIA, INFANZIA
CALENDARIO 2011
3 novembre 2011 La cultura romanì tra passato e presente di Mirko e Giorgio Bezzecchi
10 novembre 2011 Comunità zigane e politiche pubbliche di Maurizio Pagani e Giorgio
Bezzecchi
1 dicembre 2011 La musica ziganadi Jovica Jovic
15 dicembre 2011 Uno sguardo antropologico sull'infanzia romdi Sophie Alice Sarcinelli
DALLE 17.00 ALLE 19.00
AL MUSEO DEL VIAGGIO IN VIA IMPASTATO, 7 MILANO ROGOREDO
MM3 SAN DONATO
"Lingua e cultura Rom"
Il ciclo d'incontri di Cultura Romanì, curato da Giorgio Bezzecchi e Maurizio
Pagani (entrambi con una ricca e ventennale esperienza maturata all'interno
dell'Opera Nomadi e in collaborazione con A.P., università e centri di ricerca
culturali), sarà volto ad approfondire il tema delle Politiche Pubbliche e
gli aspetti culturali dei diversi gruppi rom e sinti.
Gli incontri avranno una frequenza bisettimanale per un totale complessivo di 50
ore. E' possibile iscriversi anche a uno o più cicli d'incontro di proprio
interesse.
Il corso si avvarrà della partecipazione di studiosi e docenti universitari
che operano da diversi anni nel Settore, proponendo approfondimenti di ricerca
tematici.
Gli incontri tematici avranno come relatori filologi, antropologi, pedagogisti,
sociologi, ma anche artisti e figure del popolo Rom e Sinto. Il corso è rivolto a insegnanti, educatori, mediatori, assistenti
sociali, amministratori e impiegati pubblici, studiosi, ricercatori…. e a
chiunque abbia voglia di approfondire questo tema.
"Musica zigana"
Il Maestro Jovica Jovic, proporrà un corso di cultura musicale
con l'uso e la conoscenza di alcuni strumenti musicali tipici e l'insegnamento
della fisarmonica. Jovica è senz'altro oggi, unanimemente, riconosciuto
come uno dei più valenti musicisti nato e formatosi all'interno delle comunità
Rom.Autore e protagonista di numerose performance artistiche, metterà a
disposizione il suo talento musicale e la grande generosità umana per accostarsi
e approfondire la conoscenza e l'insegnamento della musica zigana, attraverso
lezioni frontali e di gruppo.
Gli incontri avranno una frequenza bisettimanale per un totale complessivo di 50
ore. Il corso è rivolto a coloro che intendono approfondire la propria
conoscenza musicale.
I DOCENTI:
GIORGIO BEZZECCHI – presidente della cooperativa Romano Drom, è
un Rom Harvato, esperto di processi e politiche di mediazione culturale. Da
molti anni è uno dei massimi dirigenti dell'Opera Nomadi. Vive e lavora a
Milano.
MAURIZIO PAGANI - dirigente dell'Opera Nomadi, da molti anni è
attivamente impegnato in azioni di promozione sociale delle comunità zingare
e studio delle politiche pubbliche. Vive e lavora a Milano.
SOPHIE ALICE SCARPINELLI - dottore in antropologia presso l'Ehess
di Parigi - École des Hautes Études en Sciences Sociales - si occupa di
antropologia dell'infanzia.
JOVICA JOVIC - Musicista Rom Dal 1971 al 1996 ha fatto il
musicista in vari paesi d'Europa. Dal 1996 vive stabilmente in Italia e
continua ad esercitare la professione di musicista.
MIRKO BEZZECCHI - Anziano della famiglia Bezzecchi, Rom harvato,
è l'unico della sua famiglia di origine ad essere sopravvissuto al Porrajmos.
E' cittadino italiano di origine slovena.
Di Fabrizio (del 03/01/2012 @ 09:49:16, in scuola, visitato 1773 volte)
Ogni tanto tocca ripeterlo: in Mahalla amiamo le belle
storie. Segnalazione di Fiorella
Giornalettismo.com di
CLEMENTINA COPPINI 1 gennaio 2012Un ragazzino Rom con tre nomi e il suo sogno di andare a scuola
C'è un bambino, si chiama Carlos, è un rom nato nel 1999. In famiglia lo
chiamano Daniel ma lui a se stesso ha dato il nome di Lorenzo. Si è battezzato
così. Ha fatto fino alla terza elementare nel suo paese, poi ha passato tre anni
per strada nel nostro. Non va a scuola da anni, ma lui a scuola ci vuole andare.
Così la sua mamma, che è una povera donna che chiede l'elemosina davanti al
panificio Crippa, chiede aiuto al Nonno Francesco, il nonno civico della scuola
elementare del quartiere, e alla Signora Maria Carmen, madre di una bambina alle
elementari e di un bambino alle medie. La mamma di Daniel, di cui nessuno sa il
nome e forse non lo sa più nemmeno lei, va alla scuola media del centro della
bella cittadina del nord, ma è una stracciona e quindi non la fanno entrare
dalla preside. La chiameremo Ferma, perché è una che per la nostra bella società
è meglio che non si muova, perché nessuno desidera che si muova. Il suo posto è
lì, come arredamento del marciapiede davanti al panificio. Osa andare alla
scuola a chiedere l'elemosina di un posto per il suo Lorenzo. Le sgherre della
preside hanno l'ordine di non far passare gli scocciatori, che sono i genitori
poveri o stranieri o vestiti male o che hanno la fatica e la disillusione
stampata addosso. Possono passare solo quelli con la faccia da studiati e con i
vestiti stirati, perché quello è il genere di visitatore che non dà fastidio.
Ferma ha altre tre figlie in Romania, ha 32 anni ed è già nonna. Vive in un
catorcio di camper freddo d'inverno e caldo d'estate e la sua professione è
chiedere la carità. Resta lì, Ferma, fuori dalla presidenza, con una specie di
penoso sacchetto all'interno del quale stanno accartocciati i documenti suoi e
di suo figlio. Passa un anno veloce o lento, ma il tempo scorre per vie e modi
paralleli al normale per uno che è abituato a vivere davanti a una vetrina. Il
pane ogni giorno è uguale, per chi non ce l'ha.
SCUOLA DI PERIFERIA - Un giorno Nonno Francesco e Maria Carmen vedono il
bambino, chiedono alla madre perché non sia a scuola e decidono di andare a
parlare con la preside della scuola media del centro. Qualcuno dirà "Come mai
non se ne sono accorti prima?" oppure "Era il minimo che potessero fare". Però
il fatto è che sono stati gli unici a vedere quel bambino e a pensare di
chiedere spiegazioni a Ferma. Gli altri sono passati e basta, si sono accorti ma
non è loro interessato e il minimo che potevano fare non lo hanno fatto. Nonno
Francesco e Maria Carmen si presentano per parlamentare e vengono fatti passare,
perché hanno le caratteristiche che rendono una persona atta a varcare la soglia
dell'ufficio della responsabile dell'istituto. Con loro c'è Lorenzo, tutto
pulito e ordinato, con ai piedi le scarpe da ginnastica più bianche che si siano
mai viste ai piedi di un ragazzo di quell'età. Vuole fare bella impressione
perché così magari lo prendono. Per lui sarebbe un privilegio, non sa che da noi
è un obbligo. La preside ascolta Maria Carmen e dice che non ha posto per il
bambino nella scuola del centro, ma è persona disponibile. Allora chiama la
scuola media di periferia, che è più adatta a un bambino rom che lei è sicura
che fino al giorno prima chiedeva l'elemosina. Invece no: Ferma non ha mai
voluto che suo figlio chiedesse la carità, perché è una cosa troppo umiliante.
All'altra scuola risponde la vicepreside (il preside non c'è, perché si vede che
in certe zone basta il vice) che lo accetta tra i suoi alunni, non dimenticando
di sottolineare come la media del centro abbia scaricato altrove il piccolo rom.
Questa è solo una cattiveria gratuita. Se domani alla scuola del centro si
presentano a iscrivere il pargolo due bei genitori eleganti e laureati anche nel
loro caso la preside chiama la scuola decentrata. Chi potrebbe dubitarne?
NIENTE ISCRIZIONI PER GLI STRACCIONI - Ferma il pomeriggio stesso va in
segreteria con il suo scartoccio di documenti, ma è una stracciona anche per la
scuola del quartiere popolare e non le danno retta. Non può ritirare il modulo
d'iscrizione perché non sa fare la sua firma, così torna alla roulotte pensando
che non si può fare niente. Maria Carmen lo viene a sapere la mattina dopo,
chiama la vicepreside, che non c'è. Richiama più volte, lascia il suo numero.
Niente, non viene richiamata. Presidi e vicepresidi sono molto occupati, non
hanno tempo da perdere al telefono. Maria Carmen aspetta, Daniel aspetta. I
giorni passano e la scuola non chiama per dire quando il ragazzo potrà iniziare.
Alcune anime pie intanto gli procurano del materiale. Quando vede quella che
sarà la sua cartella – uno zaino usato che non sembra nemmeno usato, ma l'ex
proprietario è un bambino che ne ha uno nuovo ogni anno, perché noi siamo una
civiltà che insegna ai propri figli a buttare, e da noi la misurazione dell'usatezza
è quantomai soggettiva – non riesce a credere che sia per lui, perché gli sembra
troppo bella. Ora che ha il suo zaino della Seven, Lorenzo inizia a credere di
potersi sedere a un proprio banco, bisogna insistere. E allora via di nuovo con
le telefonate in segreteria e, per incentivare la risposta, con lo scrivere
qualche mail alle persone giuste. Tempo poche ore la vicepreside si libera dei
gravosi impegni, trovando il tempo per avvisare Maria Carmen che la settimana
entrante Lorenzo comincia la scuola. Ferma viene convocata in segreteria con il
suo scartoccio di documenti, e stavolta qualcuno aiuta questa zingara
analfabeta. Così l'iscrizione viene perfezionata e tutto si smuove. Alla scuola
ora pensano anche a come procurargli i libri e a come aiutarlo a recuperare il
tempo perduto.
I ROM CHE HANNO PAURA DI NOI - Daniel è sveglio, ma deve imparare tante cose.
Gli danno un insegnante di supporto. È un lunedì mattina di ottobre quando
Daniel entra in classe. Ce la farà? Le difficoltà dell'affrontare la scuola
media per uno che non ha nemmeno finito le elementari lo spingeranno
all'abbandono? D'altronde la legge dice che le elementari non le poteva più
fare. Nel paese delle eccezioni ci sono regole molto severe, imprescindibili,
ferree, sebbene per alcuni soltanto. Purtroppo il ragazzo non potrà andare in
mensa, non c'è posto. Con tutto quello che si butta, davvero non si può mettere
qualche maccherone in un piatto per lui? No, non si può. Mangerà un panino fuori
dalla classe, ma lui è abituato a stare fuori da qualcosa, a non appartenere.
Almeno sarà fuori dalla sua classe, e non da una classe qualsiasi o dalla classe
di un altro. Ferma lo aspetta ogni giorno fuori da scuola, non lo lascia mai
andare in giro da solo. Ha paura per suo figlio, che gira bello e pulito e più
ingenuo dei suoi coetanei italiani. Molto più ingenuo. Incredibile a dirsi, ma i
rom hanno paura di noi. O forse non è così incredibile. Maria Carmen e una
maestra elementare in pensione gli danno ripetizioni due volte alla settimana,
ma la strada è lunga e l'inverno sta diventando sempre più freddo, nel camper.
Daniel è a scuola, le sue scarpe bianche splendono sotto il banco. Questa storia
finisce dove avrebbe dovuto cominciare, con Lorenzo che ascolta la lezione nella
sua classe e ha davanti una strada lunghissima, ma ha già iniziato a mostrare di
avere un'intelligenza molto brillante. Questa storia è vera, verissima e Lorenzo
esiste, eccome se esiste. Studia, Lorenzo, perché, per chi deve salvare se
stesso da una situazione schifosa (chi scrive lo sa per esperienza personale),
ogni giorno passato a imparare è un nuovo inizio, è la speranza. È Capodanno.
Di Fabrizio (del 16/01/2012 @ 09:58:00, in scuola, visitato 1505 volte)
Segnalazione di Luca Klobas. Scrivevo quest'estate, sempre a proposito di un articolo del medesimo
giornalista (credo):
Un altro fenomeno preoccupante di razzismo istituzionale, che
riguarda diversi paesi dell'Europa centro-orientale, è quello della segregazione
scolastica dei bambini rom posti, senza ragione alcuna, in classi differenziali.
Sarebbe un discorso molto lungo, che si potrebbe riprendere in seguito (magari
prima di farvi stupire da un ennesimo articolo che troverete in rete), se nel
frattempo volete informarvi leggete, prendendovi il tempo che vi necessita,
QUI.
Il Piccolo - Classi solo per rom, scontro in Slovacchia Per la prima volta una sentenza impone di eliminare la separazione tra i banchi.
La scuola si oppone
BELGRADO
I contendenti: le autorità scolastiche e un tribunale. Il pomo della discordia:
gli alunni rom di una scuola elementare in Slovacchia, quella del paesino di
Sarisske Michalany. Sarà una questione che farà discutere ancora a lungo quella
nata nel distretto di Presov, nel Nordest del Paese. Il caso è scoppiato con la
decisione di una Corte distrettuale locale di sanzionare, per la prima volta
nella storia slovacca, la pratica di un istituto scolastico di separare gli
alunni di etnia rom da quelli slovacchi "puri". Alla scuola sono iscritti 430
studenti, di cui più della metà rom. Delle 22 classi attive, ben 12 sono
riservate ai soli zingari. Tutte collocate su un piano diverso da quelle degli
altri ragazzi, per aumentarne ancor più la distanza e l'esclusione.
Secondo la sentenza, i dirigenti scolastici hanno 30 giorni per creare classi
miste ma la scuola si oppone. «Stiamo preparando un appello contro la decisione
della Corte», ha dichiarato la direttrice Maria Cvancigerova al quotidiano
slovacco d'indirizzo liberale "Sme". «Non discriminiamo nessuno, al contrario.
Cerchiamo di aiutare i bambini rom» ha rincarato, giustificandosi col fatto che
le classi "speciali" consentono di seguire meglio i rom, che spesso «non parlano
slovacco, non rispettano le norme basilari d'igiene e non sono assistiti dai
genitori, fattori che li condannerebbero a fallire se inseriti in classi miste»,
ha spiegato un'altra insegnante al giornale. La questione ora ritornerà nelle
mani dei giudici – e il rappresentante del governo per la questione rom si è già
schierato dalla loro parte – ma intanto i residenti "non-rom" del villaggio
parteggiano compatti a favore della separazione. Minacciano di togliere i propri
figli dall'istituto e di costringerli al pendolarismo pur di evitare le classi
miste. Malgrado le promesse e gli sforzi delle autorità nazionali, la
segregazione dei rom nel sistema educativo in Slovacchia è una consuetudine
ancora molto diffusa. Secondo il commissario per i diritti umani del Consiglio
d'Europa Thomas Hammarberg, che ha pubblicato a fine dicembre un nuovo rapporto
sulla Slovacchia, la segregazione prende forma attraverso «l'assegnazione
sproporzionata di bambini rom a scuole speciali per bimbi con disabilità mentali
o con l'inserimento degli alunni rom in classi o scuole solo per rom».
Un'abitudine, come dimostra il caso di Sarisske Michalany, difficile da
estirpare.
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