Gazzetta di Parma Enrico Gotti - 26/09/2011 - STRAJÈ-STRANIERI
Non c'è acqua, non possono lavarsi: niente scuola per quattro bambini.
Manuela ha nove anni, dovrebbe essere in classe assieme ai suoi compagni, nella
terza elementare della Racagni. Invece gioca fra i tappeti di casa, nel campo
nomadi del Cornocchio. L’Iren ha staccato l’energia elettrica e la fornitura
dell’acqua, perché le bollette non sono state pagate per anni, fino a un conto
totale di oltre diecimila euro.
I genitori non hanno iscritto i figli a scuola: «Qui non c'è acqua, non c'è il
bagno, non c'è luce. I bambini devono essere puliti, altrimenti i loro compagni
li allontanano, i genitori e le maestre si lamentano - dice la madre - E poi
vogliono che lasciamo il campo. Ci hanno detto: dovete spostarvi. Come facciamo
a mandarli a scuola se ci mandano via?»
Il Comune dice che il regolamento più volte non è stato rispettato, con la
costruzione di strutture abusive, con l’ingresso di furgoni e di famiglie non in
regola con il permesso di soggiorno.
Allo stesso tempo, la questione delicatissima: per mandare i bambini a scuola,
togliendoli in questo modo dalla strada, il Comune deve fare intervenire il
tribunale, il che vuol dire strappare i bambini dai genitori.
Gli altri piccoli del campo nomadi del Cornocchio vanno tutti in classe. In
tutto, i minori sono 27. C'è un pulmino pubblico che li passa a prendere ogni
mattina e li porta a scuola con gli educatori. Durante l’anno ci sono anche
volontari che al pomeriggio li aiutano a studiare e fare i compiti.
Il campo è diviso in due, da una parte ci sono i rom macedoni, dall’altra
parte, separati da una rete e da una fitta siepe, ci sono i rom bosniaci: ed è
proprio qui che vivono i quattro bambini che non sono in classe. Lo scorso anno
avevano fatto numerose assenze: perché si era spostati a Roma e poi erano
ritornati a Parma.
I quattro bambini sono nati in Italia. Il più grande doveva essere in terza
media. Un altro, più piccolo di un anno, non è tornato in seconda media. Un
bambino doveva frequentare la classe seconda delle elementari di Fognano e poi
c'è Manuela (in realtà ha un altro nome, ma nel campo tutti la chiamano così)
che non è alla Racagni.
Suo padre abita da quindici anni nella casa «provvisoria» del Cornocchio. Dei
quattro minori che non frequentano la scuola dell’obbligo, tre sono suoi figli,
e uno è suo nipote: «Mi piacerebbe che andassero a scuola, per capire qualcosa
nella vita, non per diventare come me, che di mestiere faccio il rottamaio»
commenta lui.
Pentole e mosche. Vestiti appesi a un filo legato al palo della luce. Tappeti
e letti stretti uno accanto all’altro. Fiori e roulotte. Chi vive nel campo
nomadi paga affitto, costo dei consumi energetici e dell’acqua. Per cucinare o
lavarsi, la famiglia di Manuela da mesi usa l’acqua dell’idrante, che è a un
passo dal suo tetto. L’idrante è aperto tutto il giorno, Iren poi chiede il
conto alle casse comunali.
All’ingresso del campo, dicono i responsabili della struttura, ci sarebbe la
possibilità di far fare la doccia agli studenti. Ma fra maxibollette e
regolamenti non rispettati è ormai muro contro muro e a farne le spese sono i
più piccoli.