Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Pattuglie miste di Rom ed incaricati della compagnia governativa Egida
saranno dislocate nelle periferie di Sofia abitate da Bulgari e Rom, questo dice
il sindaco Boiko Borissov.
Secondo l'agenzia Focus, la dichiarazione di Borissov è arrivata dopo un
incontro con Tsvetelin Kunchev, leader del partito Euroroma.
Borissov dice che alcuni Rom sono già assunti da Egida. Le organizzazioni Rom
hanno suggerito di impiegare altri 20 Rom, che potrebbero lavorare per la
compagnia.
Ai nuovi impiegati di origine Rom verrà fornita una formazione professionale,
secondo le leggi sulla sicurezza privata.
Kunchev dice che queste pattuglie miste mostreranno che Bulgari e Rom sono
consolidati e che nessun "fattore secondario può causare tensioni artificiali."
Il
12 e 13 agosto 2007 disordini erano accaduti nel quartiere Krasna Polyana.
Circa 200 Bulgari e Rom avevano preso parte a scontri di massa. Gli scontri
erano una conseguenza degli attacchi di skinheads al quartiere.
Secondo Focus, Borissov vorrebbe che queste pattuglie entrassero in servizio
entro il 21 agosto 2007.
Di Fabrizio (del 30/08/2007 @ 09:27:32, in Europa, visitato 6871 volte)
Un partito di estrema destra ai margini della politica ungherese ha
presentato sabato i primi membri di un corpo paramilitare, facendo temere un
risorgere dell'estremismo.
I membri fondatori di Magyar Garda, o Guardia Ungherese, hanno prestato
giuramento accanto al palazzo presidenziale di Budapest alla presenza di circa
1000 sostenitori del partito Jobbik.
Nei pressi, in centinaia partecipavano a una contromanifestazione organizzata
dai gruppi anti-fascisti, incluse organizzazioni per i diritti di Ebrei e
Rom, che richiedono che le autorità vietino il gruppo paramilitare.
Alla cerimonia, erano presenti molte bandiere bianche e rosse dell'Arpad, una
formazione storica delle Frecce Uncinate pro-naziste durante la II Guerra
Mondiale. Anche le uniformi erano addobbate dall'emblema.
La Magyar Garda è stata formata per eseguire una vera (politica) transizione
e salvare il popolo Ungherese," ha detto alla folla il fondatore della Guardia e
presidente di Jobbik, Gabor Vona.
Jobbik, conosciuta per la retorica anti-semita, anti-Rom e anti-gay, è un
partito di estrema destra non rappresentato in Parlamento, ma presente in
diverse municipalità.
Il gruppo paramilitare intende "difendere l'Ungheria fisicamente, moralmente
e spiritualmente." I loro appartenenti, tra l'altro verranno istruiti all'uso
delle armi.
Di recente a luglio, i sostenitori di Jobbik hanno interrotto una
manifestazione gay nella capitale, lanciando uova e bottiglie e ferendo diversi
partecipanti.
Alcuni partecipanti alla contro-manifestazione portavano cartelli con foto
che mostravano ebrei con la stella gialla, inviati sui treni verso i campi di
sterminio.
Le organizzazioni internazionali ebree hanno chiesto al Primo Ministro, il
socialista Ferenc Gyurcsany, di mettere al bando la Magyar Garda, la cui
formazione affermano essere "uno sviluppo estremamente allarmante
dell'anti-semitismo in Europa."
Di Fabrizio (del 31/08/2007 @ 09:36:58, in Italia, visitato 2486 volte)
Dal giornalino di una scuola di Pisa di V Elementare... quando la voce dei bambini è più saggia degli esperti operatori del Comune e delle varie Associazioni di "volontariato"!? Ciao Agostino Rota Martir
giornale di pensiero numero 21 della nuova Contributo volontario bambino fondato dal maestro Rodolfo Sorrenti serie (n.135) 09 gennaio 200; http://www.microvoce.it/
Senza rifugio Quest'estate due di noi hanno perso la casa, il loro rifugio più importante. Uno di loro è nel progetto “Le città sottili" e, non si sa ,quando, forse gliene costruiranno un'altra. L'altro invece no e sarà costretto ad andare via dal campo. La casa è un diritto di tutti Non è giusto che i rom siano divisi tra chi è dentro e chi è fuori dal progetto del Comune, che dà loro la casa. C'è chi rischia di perdere proprio rifugio :>-- molta gente se ne frega. Orhan vorrebbe una camera tutta sua e tante cose. Lui, invece, vive in una roulotte con fuori i topi. Vorremmo andare a casa dei nostri amici Molti di noi vorrebbero andare a giocare da Orhan e Gunesh; perché siamo amici. Solo pochi di noi ci sono stati, perché il posto è lontano ed e difficile organizzarsi. I rom vivono fuori dalla città I rom sembra che abitino in dei ghetti, da cui non possono uscire, come in un castello senza finestre. Non è 'giusto che il loro campo sia a parte. Noi vorremmo che Orhan e Gunesh abitassero in città, almeno potrebbero giocare con altri bambini. Fanno parte della nostra città, non possiamo escluder li. Il Comune crea esclusione Il Comune esclude i rom in modo brutto e li fa uscire prima da scuola. Perché fa così con i rom? È ingiusto. Secondo noi, a volte il Comune fa cose sbagliate tipo ha messo isolato il campo rom perché forse pensa che siano cattivi. I rom hanno un progetto, una lista di famiglie che potranno restare quando verrà ristrutturato il campo. Chi si era allontanato da Pisa è rimasto fuori. Inoltre il Comune aveva detto che avrebbe iniziato i lavori a settembre, invece non li ha ancora iniziati. Infatti dice ma non mette in atto e li fa aspettare. Il Comune e i cittadini hanno paura dei rom, ma noi potremmo convincerli a portare queste famiglie nella città. Forse non è tutta colpa del Comune, ma anche dei cittadini stessi. Gli adulti pensano che i rom siano inferiori Infatti sembra che gli adulti abbiano paura. Se non avessero paura, non userebbero la parola zingaro per offendere. Credere che i rom non siano gente perbene è una cattiveria. Certa gente pensa che i rom puzzano, che siano cattivi e incivili, per questo allontanano i propri figli dai rom. Questo crea esclusione dalla comunità, come se i rom fossero una razza inferiore. La TV e i giornali influenzano le persone La TV è solo una scatola che influenza e crea esclusione. Infatti spesso dice cose cattive sulle persone straniere. Secondo noi, le notizie in TV mettono paura e così si creano i muri. I giornali dovrebbero dire cose vere, e non importa la provenienza della persona che ha commesso il fatto. Pensiamo che la gente dovrebbe abbattere questi muri formati dalla TV che separa gli adulti dai nostri compagni rom. I nostri pensieri Secondo noi i rom devono avere gli stessi diritti, perché sono persone uguali a tutti. Infatti, ogni persona va giudicata per come è fatta dentro e non per l'aspetto. Se tutti volessero, i diritti dei rom sarebbero rispettati e loro potrebbero fare una vita migliore. Invece, certe volte, i rom vengono limitati. In questo caso, sembra quasi che stia tornando il fascismo. Mancano solo le leggi razziali... Testo collettivo classe quinta 2 - La nuova microvoce n. 21 del 09 gennaio 2007
Di Sucar Drom (del 01/09/2007 @ 09:11:41, in blog, visitato 2099 volte)
Roma, sgombrato il Residence Bravetta
Il Residence Bravetta chiude i battenti, e questa volta probabilmente per
sempre. Dopo le evacuazioni e le demolizioni degli ultimi 17 mesi, all’alba del
23 agosto è stata sgomberata anche la quinta palazzina, l’ultima ancora occupata
in quello che era diventato il simbolo dell’emergenza abitativa capitolina. ...
Roma, gli sgomberi intelligenti...
“Una mazzata”, lo sgombero dal Residence Bravetta, avvenuto ieri all’alba, per
Castel Costantinescu. La ragazza, 29 anni, ha alle spalle un lungo e travagliato
percorso di uscita dalla vita del “campo nomadi”, per offrire ai figli -
quattro, il più piccolo di cinque mesi - una possibilità di ...
Torino, Vailatti: un sinto coraggioso
Il primo giocatore di calcio sinto italiano che ha il coraggio di dichiararsi,
al contrario di molti altri, di appartenere alla minoranza italiana più numerosa
e discriminata fa tutto in nove minuti. La casacca gialla, l’urlo di Novellino:
«Dai Riki, tocca a te», il sorpasso biancocele...
Austria, il giubileo del santuario di Mariazell
Il motivo ufficiale del viaggio apostolico di papa Benedetto XVI in Austria è il
giubileo del santuario di Mariazell. Sarebbero passati 850 anni, da quando il
monaco benedettino Magnus nel 1157 p...
Milano, continuano le illegalità in via Triboniano
Continuano gli sgomberi in via Triboniano, dettati dai discriminanti “patti di
legalità e socialità”. Alcuni giorni fa sono state espulse altre tre famiglie,
donne e bambini compresi (11 persone in tutto), i...
Roma, il "campo modello": un ghetto tra alcolismo, tossicodipendenza e cani
randagi che aggrediscono le persone
Container a forma di casetta, con tetto spiovente, comignolo e giardino. Una
nursery con parco giochi per bimbi dai 3 ai 5 anni. Tre enormi tensostrutture
per feste e incontri. Un servizio di vigilanza 24 ore al giorno, potenziato
dalla presenza di 16 telecamere lungo l'intero perimetro del campo. E ancora: un
presidio medico e, per...
Violenti e vendicativi, ecco i nuovi italiani
In aumento la vendetta e la giustizia fai-da-te. A Roma un intero condominio
lincia un presunto pedofilo. E un uomo getta un secchio di acido contro tre
persone perché chiacchieravano sotto le sue finestre. Secondo il Viminale cresce
la violenza a bassa intensità. Un processo sommario con tanto di testimone, poi
il linciaggio. La giustizia-fai-da-te è esplosa in un residence di Val Cannuta,
a Roma, dove un bimbo di sette anni ha r...
Firenze, infuria la polemica per una quindicina di lavavetri
Infuria la polemica politica dopo l'emanazione dell’ordinanza del Comune di
Firenze che vieta l’attività di “lavavetri girovaghi” sulle strade cittadine.
Una quindicina le persone denunciate…
Bertinotti, Ma...
Razzismo e violenza persistono in Europa
"Razzismo e violenza persistono in Europa". Queste in sintesi le conclusioni del
Rapporto sul razzismo e la xenofobia nel 2006 presentato lunedì scorso in
Parlamento dall'Agenzia europea dei diritti fondamentali. Il docum
Firenze, puniamo il raket e non i poveri
Quali sono i veri motivi che hanno ispirato il provvedimento anti-lavavetri?
L'assessore ha dichiarato che tutto deriva dalle tantissime segnalazioni di
cittadini esasperati e l'urgenza è tale da giustificare un atto emanato senza
una preventiva discussione in Consiglio Comunale. Si sono verificate
aggressioni? Si è scoperta una pericolosa rete criminale che gestisce gli spazi
ai s...
Reggio Emilia, continua la polemica sul percorso di chiusura dei "campi nomadi"
Campo nomadi di via Gramsci e smantellamento per dar vita alle micro-aree: a
questo punto all’interno della maggioranza di centrosinistra che governa Reggio
urge un confronto. Ecco perché entro la fine di questa settimana a riunirsi in
via del tutto preliminare saranno i rappresentanti del quel Partito democratico
che siede in Comune (vale a dire Ds più Margherita), mentre a seguire - e dunque
all’ini...
Di Fabrizio (del 02/09/2007 @ 09:49:57, in Europa, visitato 1615 volte)
da
LA
VOIX DES RROMS
Oggi, 31 agosto 2007, verso 10 ore, una ventina di Rroms che erano stati
espulsi di un terreno situato dietro la via André Campra a Saint-Denis si sono
raccolti dinanzi alla sindaca di Saint-Denis. Fanno parte di quei 600 Rroms che
si trovavano su questo terreno e che non sono stati scelti per il progetto
d'inserimento professionale realizzato dal vice prefetto, né hanno accettato il
famoso "aiuto umanitario al ritorno" gestito dalla ANAEM. Erano venuti a
chiedere alla sindaca una soluzione per il loro rialloggiamento.
Un rappresentante de "LA VOIX DES RROMS" è andato alla loro riunione e previa
una consultazione, è stata posta una domanda alla sindaca, che precisa le
aspirazioni di queste famiglie : apprendimento del francese, inserimento
professionale, iscrizione dei bambini a scuola e rialloggiamento provvisorio in
attesa dell'acquisizione di un'indipendenza di ciascuno.
Una delegazione di 6 persone è stata ricevuta dalla prima aggiunta al sindaco,
la signora Soulas, come pure i sigg. Cossic e Dionisi, dei servizi
amministrativi del municipio. La sig.ra Soulas ha precisato che il comune di
Saint-Denis salutava l'iniziativa del vice prefetto, ma che aveva bene messo in
guardia sul fatto che lo sgombero del terreno creava una situazione nuova
difficile per loro (gli espulsi) che non potrebbe essere gestita dalla città.
Tuttavia, il municipio rilancerà la sua domanda di una tavola rotonda a livello
almeno regionale per trovare soluzioni a questa situazione che si trova in molte
altre città dell'Ile-de-France. "LA VOIX DES RROMS" ha annunciato la sua analisi
della situazione, in particolare del fatto, poco conosciuto e/o trascurato dalle
autorità, che nella maggior parte dei casi, le famiglie interessate vengono da
un ambiente rurale. Così, sarebbe più giudizioso e più conforme alle domande
degli interessati da allargare il campo del lavoro ed esplorare le possibilità
d'impianto delle famiglie che lo desiderano in villaggi francesi, in cui possono
allo stesso tempo acquisire esperienze nuove e contribuire allo sviluppo
duraturo con l'agricoltura biologica.
Per quanto riguarda la domanda di rialloggiamento, la sindaca di Saint-Denis si
è detta nell'impossibilità di rispondervi. Cosciente del rischio di vedere una
nuova bidonville costituirsi con edifici in abbandono occupati, la signora
Soulas ha informato che la durata di tale impianto non dipendeva dalla volontà
della sindaca ma che non avrebbe chiesto un'espulsione.
Sulla questione dell'istruzione dei bambini, Rroms vi tiene tanto più che il
rientro arriva a grandi passi, e passi saranno fatti nel corso della settimana
prossima.
Di Fabrizio (del 03/09/2007 @ 09:20:34, in scuola, visitato 2281 volte)
Invio mio articolo sulla didattica interculturale,
se volete pubblicarlo.
Saluti Maria Grazia Dicati
Premessa
La significativa presenza, all’interno delle scuole,
di bambini stranieri ha evidenziato e fatto emergere prepotentemente la
questione della cultura e della lingua come elementi basilari da tenere
nella dovuta considerazione nel percorso scolasico, tanto che le parole
educazione e pedagogia interculturale sono ormai entrate nel
linguaggio complessivo della scuola.
I rom e i sinti, pur essendo, per la maggior parte
cittadini italiani, possono essere considerati gli stranieri più vecchi
(in Italia dal 1400) per quanto riguarda LA LORO CULTURA E LA LORO
LINGUA, anche se questi due aspetti non sono mai stati sufficientemente
accreditati se non per gli aspetti più appariscenti e folcloristici
quali il nomadismo, l’abbigliamento, le abitazioni…
Ma, gli insegnanti con bambini rom in classe, prima
ancora che iniziasse l’immigrazione da altri paesi e non si fosse
sviluppato un dibattito così forte sulla cultura, sulla lingua altra e
sull’apprendimento dell’italiano come seconda lingua (L2), dovevano
comunque fare i conti con questi due fattori.
I bambini stessi li ponevano quotidianamente e, a
meno che uno non chiudesse occhi ed orecchie, non era possibile
ignorarli.
Come si fa ad ignorare una bambina che si pone e ti pone
questa domanda :
” Perché Maria Grazia devo imparare a parlare come
gli altri bambini e gli altri bambini invece non devono imparare a
parlare come parlo io?” E quasi per una forma di protesta o per farci
capire il suo disagio psicologico e le sue oggettive difficoltà, a
volte, si rapportava con me e con i docenti solo in lingua romanés: io
le chiedevo qualcosa e lei parlava e rispondeva solo utilizzando la sua
lingua romanés.
La risposta potrebbe sembrare facile, bastava dire
che nessuno conosceva la sua lingua, ma in realtà non era solo questo,
la richiesta esprimeva un bisogno più interiore rispetto alla sua
identità.
Ancor oggi, infatti, nonostante l’interculturalità sia una concetto
acquisito e condiviso in una realtà sociale e scolastica multiculturale,
sembra che il progetto interculturale arrivi fino ad un certo punto
oltre il quale ci sono i rom e i sinti.
Nell’unica e superata C.M. 207/86 “Scolarizzazione
degli alunni nomadi e zingari” i bambini rom vengono definiti come
“soggetti svantaggiati sul piano socioculturale”, ma l’appartenenza ad
una cultura diversa e il parlare una lingua diversa, peraltro
antichissima, può determinare uno svantaggio socioculturale?
Con quali parametri viene valutato lo svantaggio?
Qual è la cultura di riferimento rispetto alla quale la cultura rom è
inferiore?
Non c’è forse il rischio di confondere gli elementi
propri della cultura romanì con gli effetti dell’emarginazione e
dell’esclusione sociale, propri di qualsiasi comunità costretta a vivere
in determinate condizioni?
La scuola, e non solo, avrebbe il compito e il dovere di chiarirsi sul
modello culturale a cui fare riferimento e dimostrare che l’educazione
interculturale può tradursi in forme organizzative e strategie
didattiche di lavoro quotidiano, NON solamente come interesse e scelta
del singolo docente più sensibile e motivato perché ha il bambino rom/sinto
in classe, ma come progetto anche dove non frequentano bambini rom,
sinti o bambini stranieri.
Solo in questo modo si concorrerà a costruire quel
dialogo necessario ad una civile e positiva convivenza, eliminando
qualsiasi forma di barriera fisica, mentale, culturale, che ci impedisce
di conoscere ed interagire con chi è diverso.
Non è quindi possibile parlare di didattica
interculturale relativamente ai rom e ai sinti senza un legittimo
riconoscimento della culturale e della lingua romanì, condizione
inderogabile per la costruzione e la condivisione del progetto
educativo interculturale tra le comunità Rom-Sinte e la scuola .
La Didattica interculturale
Diventa però superficiale e riduttivo parlare di
DIDATTICA INTERCULTURALE facendo riferimento solamente alla
canzonetta, al balletto, alla poesia, o alla costruzione della maschera
africana……, in quanto tali interventi potrebbero fissare e non
contrastare gli stereotipi e i pregiudizi.
Un progetto interculturale dovrebbe, a mio giudizio,
innanzitutto contemplare la DIMENSIONE
RELAZIONALE tra i docenti della scuola e le famiglie dei i
bambini rom /sinti.
Come può fare un insegnante a progettare il suo
intervento educativo e didattico se non conosce le modalità educative
dei bambini rom?
Come fa ad interpretare i loro comportamenti ed
atteggiamenti nel momento in cui si differenziano dagli altri bambini?
Come predisporre gli interventi per motivarli, per
gratificarli, per valorizzarli! Quali modalità deve mettere in campo per
rimproverarli e in quali circostanze è doveroso farlo ?
Rispetto a questi interrogativi risulta troppo
sbrigativo e teorico sostenere ed esigere il rispetto delle regole in
base al principio di uguaglianza di tutti gli alunni : tale affermazione
diventa irrealizzabile se non si parte dal presupposto che “a volte” il
punto di partenza della maggior parte degli alunni non rom/sinti
costituisce il punto di arrivo per gli alunni rom/sinti, tragurdo
che richiede una progettazione specifica sulle competenze sociali e
comportamentali da acquisire all’interno della scuola.
Non si chiede agli insegnanti di accettare o di
condividere le scelte educative dei rom e dei sinti, anzi si potrebbe
anche essere contrari ai loro stili educativi, ma si richiede
conoscenza, comprensione e rispetto per chi ha adottato un modello
educativo adeguato alla vita di un popolo nomade, secondo convinzioni e
motivazioni storiche, culturali e sociali.
Come si può adeguare il nostro intervento educativo e
non conoscere che il bambino rom viene educato all’autonomia, ad essere
responsabile delle sue scelte, che difficilmente viene obbligato a fare
ciò che non vuole, che diverse sono le modalità del rimprovero, che è
innanzitutto educato al vincolo del sangue, alla solidarietà della sua
famiglia e del suo gruppo di appartenenza in opposizione alla società
stanziale spesso ritenuta minacciosa e nemica………
Ecco quindi l’importanza della conoscenza e del
dialogo innanzitutto con le famiglie dei bambini rom e sinti e, dove non
fosse possibile, attraverso il rapporto con i mediatori culturali dello
stesso gruppo rom/sinto, grazie ai quali diventa più semplice la
disponibilità, l’apertura e l’interazione per realizzare il percorso di
continuità educativa tra ciò che il bambino apprende nel suo contesto
familiare e ciò che deve imparare a scuola.
Un secondo aspetto che la DIDATTICA INTERCULTURALE
dovrebbe considerare riguarda la METODOLOGIA
DELLE SINGOLE DISCIPLINE : si può forse sottovalutare che il
bambino rom/sinto appartiene ad un popolo con una cultura orale?
Un’approfondita e seria riflessione pedagogica sullo
stile cognitivo di bambini di cultura orale, probabilmente potrebbe
scandagliare meglio le loro difficoltà di apprendimento (nelle nostre
scuole) e di conseguenza ricercare e sperimentare le strategie adeguate
da adottare.
Nella scuola infatti si registrano tra i vari docenti
posizioni differenziate : alcuni sostengono che i bambini rom/sinti
hanno uno stile cognitivo uguale a qualsiasi altro bambino e di
conseguenza si devono adottare gli stessi metodi per l’apprendimento;
altri invece sono convinti che la causa dell’insufficiente apprendimento
è da addebitare allo stile cognitivo diverso; altri ancora considerano
le difficoltà di apprendimento come dei disturbi e quindi propongono
metodologie ed interventi simili a quelli che si utilizzano con i
bambini disabili o con percorsi individualizzati fuori dalla classe.
Escludendo però che tutti i bambini rom possano avere deficit
intellettivi, i dati oggettivi relativi all’apprendimento, sono
estremamente al di sotto degli standard minimi richiesti per tutti gli
alunni : nella maggior parte dei casi i bambini rom/sinti raggiungono un
livello nettamente inferiore a quello degli altri bambini, pur restando
spesso a scuola per tempi più lunghi rispetto agli altri ; in molti
casi non riescono ad acquisire nemmeno la strumentalità della lettura e
della scrittura, motivazione primaria per cui i rom mandano i loro
figli a scuola.
Si può ignorare che nel loro gruppo si esprimono e
comunicano in romanés e che la competenza nella lingua italiana potrebbe
essere molto limitata?
Considerando poi che nella maggior parte dei casi
sono bambini che hanno esperienze esclusivamente con i coetanei del loro
gruppo e che i bambini non rom difficilmente fanno amicizia con loro,
anzi spesso li temono, non si può non intervenire a livello
metodologico con modalità socializzanti e di lavoro cooperativo.
Tutto questo potrebbe richiedere un’organizzazione
della classe più flessibile, per piccoli gruppi o attività di
insegnamento personalizzato, con orari di lavoro ben definiti ed con
criteri valutativi adeguati al percorso didattico delineato.
Infine parlare di DIDATTICA INTERCULTURALE,
significa non trascurare i percorsi di
EDUCAZIONE ALLE DIVERSITÀ, come sfondo integratore delle
discipline, non come spazio a parte, non
come qualcosa che si aggiunge, ma qualcosa che va a modificare, a
integrare le discipline scolastiche seguendo due livelli :
- livello base secondo il principio che non siamo tutti
uguali, ma TUTTI DIVERSI, allo scopo di far acquisire agli
alunni gli strumenti di base, l’alfabeto e quelle competenze utili
per affrontare tematiche più impegnative. Se la finalità educativa
per interiorizzare che “diversità” non è sinonimo di inferiorità,
ma costituisce una risorsa utile per tutti, è necessario in questa
fase, a mio parere, lavorare su un terreno neutro, utilizzando più
codici, dai semplici racconto ai film, che favoriscano la
riflessione sulle dinamiche e sui comportamenti tra soggetti diversi
: “ la rana che vuole diventare grande come il bue, l’elefantino
Dumbo che viene deriso per le sue orecchie….il traghetto sputa acqua
che per sentirsi accettato deve uccidere….” o film sull’identità,
sulla difficoltà di comprensione, sui pregiudizi….
- livello specifico per la conoscenza del mondo rom, della
cultura e della storia, cultura che si confronta ed interagisce alla
pari con altre culture, a cui è dovuto rispetto e considerazione.
Testimonianze Sinte/Rom
“NON ASSIMILATECI” chiede Yuri Del Bar,
Mediatore Culturale Sinto, attualmente Consigliere Comunale
nella città di Mantova “costruiamo insieme una scuola interculturale,
una scuola dove vi siano tracce della nostra cultura e della nostra
storia di rom e sinti italiani
La mia è una cultura orale, non una cultura
scritta. La scuola per la cultura sinta non ha lo stesso valore che ha
nella cultura maggioritaria, dove è
anche uno strumento sociale.
La scuola, per la mia cultura adesso, è vista come
strumento per imparare a leggere, scrivere e far di conto, pura
istruzione. La nostra associazione, ed io come mediatore culturale,
tende ad aiutare i ragazzi ad avere un’esperienza positiva nella scuola
perché loro saranno i genitori di domani. Se un genitore ha avuto una
buona esperienza scolastica quando era bambino, aiuterà il proprio
figlio nella sua esperienza scolastica. Un’ultima cosa rivolta agli
insegnanti: un bambino sinto per sentirsi bene a scuola, deve sentirsi
ACCETTATO. Provate ad immaginare per un attimo un
mondo dove la mia cultura, maggioritaria in senso numerico, obblighi i
vostri figli, minoranza in senso numerico, a frequentare la nostra
“scuola”, il nostro modo di educare.”
Anche Giorgio Bezzecchi , Mediatore culturale e
linguistico rom e consulente presso
scuole, Enti locali,Associazioni….afferma “ una particolare
ATTENZIONE ALLA CULTURA ED ALLA LINGUA DEI ROM E DEI SINTI
non soltanto incoraggerà la frequenza, ma potrà fornire agli stessi un
valido aiuto perché acquistino una piena coscienza culturale dell’oggi e
del domani
La sfida culturale che la scuola dovrebbe percorrere è
innanzitutto quella di accogliere il bambino rom e sinto col suo
bagaglio culturale, la sua lingua, le sue condizioni di vita spesso
difficili e conflittuali con la società maggioritaria….”
Maria Grazia Dicati
Di Fabrizio (del 04/09/2007 @ 09:37:17, in Europa, visitato 1612 volte)
Francesca Cookney -
http://europe. tiscali.co. uk/114b6f42bd6. html
Nonostante il generalmente impatto positivo della legislazione
anti-discriminazione della UE, un recente rapporto mostra che la violenza ed i
crimini razzisti sono aumentati in Europa dall'introduzione delle direttive del
2000. Il rapporto intitolato "Razzismo e Xenofobia negli stati membri della UE"
è stato pubblicato agli inizi della settimana (scorsa ndr) dalla
recentemente stabilita Agenzia per i Diritti Fondamentali e rivela che il
razzismo e la discriminazione sono aumentati in 8 dei 27 Stati Membri, incluse
Danimarca, Germania, Francia, Irlanda, Finlandia e GB.
Secondo il rapporto, le disuguaglianze e le discriminazioni etniche
continuano nell'impiego, nella scolarizzazione e nell'alloggio ed i dati
raccolti tra il 2005 ed il 2006 mostrano un aumento dei crimini e della violenza
razziale in diversi paesi d'Europa. La ricerca appunta come gli immigrati siano
vittime dei casi di discriminazione più diffusi e particolarmente i Rom che sono
finiti recentemente sotto i riflettori dopo che un incendio in Italia ha ucciso
quattro bambini Rom ed alimentato il dibattito sulle politiche UE e sulla realtà
della situazione a livello nazionale.
L'Italia è un paese che per lungo tempo è stato criticato per le scorciatoie
politiche riguardo la comunità viaggiante. Aperta discriminazione ed odio
razziale appaiono fuori controllo secondo quanto Nazzareno Guarnieri, Rom e
membro di un'associazione che raggruppa varie associazioni Rom e Sinte, descrive
come "indifferenza politica". Non è l'unico paese ad essere criticato per le sue
politiche verso i Rom, ma dopo la tragedia di Livorno è sotto attacco da tutte
le parti. Il Primo Ministro Romano Prodi ha riconosciuto il problema ma dice che
prima che sia risolto a livello UE, sarà difficile affrontarlo a livello
nazionale. "La questione Rom è terribilmente complicata," dice. Guarnieri è meno
convinto. "Il fatto è che la UE ha promulgato una serie di regole che l'Italia
non ha applicato o rispettato."
Secondo le statistiche ci sono circa 12 milioni di Rom in Europa. La
maggioranza di loro vive in baraccopoli ai margini delle maggiori città, isolati
dal resto della comunità ed in condizioni sciagurate. "Ci sono diverse politiche
a livello regionale o locale, e ciò è problematico (...) si ha una situazione
estremamente confusa, con differenti norme, regole differenti in differenti
città e nessun approccio comprensivo o un quadro in cui lavorare," riconosce
Michael Guet, capo della Divisione Rom e Viaggianti del Consiglio
d'Europa, ma aggiunge fermamente che "la ghettizzazione di parte della
popolazione non è accettabile per gli standards del Consiglio d'Europa."
Di Sucar Drom (del 05/09/2007 @ 09:49:14, in blog, visitato 1468 volte)
Bolzano, il presente di un popolo antico
L’Associazione NEVO DROM e l’U.N.A.R. (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni
Razziali ed Etniche, Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità,
Presidenza del Consiglio dei Ministri) organizzano “il presente di un popolo
antico”, manifestazione di promozione socio culturale.
Siete tutti invitati all’inaugurazione ...
Pavia, sciopero della fame al quarto giorno
Mercoledì 5 settembre a Pavia si inaugurerà la seconda edizione del Festival dei
Saperi, che avrà per tema la “Nuova città e nuova democrazia”. Gli operai del
Comune stanno allestendo il palco in Piazza della Vittoria.
A 500 metri dal ce...
La paura dei lavavetri
In pochi giorni, anzi poche ore, il fastidio profondo causato dai lavavetri ha
preso il posto in prima pagina sui giornali, nelle discussioni cittadine, nello
scontro di culture fra governo e opposizione di ben altre turpitudini italiane.
È bastato che il municipio di Firenze approvasse un’ordinanza che punisce fino a
tre mesi di ca....
Reggio Calabria, una giornata storica per i Rom e per tutta la città
Una giornata storica. Come altro si può definire la giornata in cui un simbolo
del degrado di Reggio “il 208” è stato raso al suolo. Dopo 40 anni di sterili
passerelle parolaie sull’argomento, le ruspe hanno riconsegnato alla città ed al
nobile rione di Sbarre un pezzo di territorio che sembrava avulso da qualsiasi
tentativo di ...
Il nostro slogan: intolleranza zero
L’Italia non cessa di stupirci per le sorprese che ci riserva ad ogni nuovo
giorno che espletiamo il rito dell’acquisto dei nostri quotidiani. I titoli ci
fanno scoprire che i problemi endemici che affliggono il paese come: lo
strapotere della criminalità organizzata che controlla intere regioni,
l’evasione fiscale, la diffusa corruzione, le anomalie di un p...
Di Fabrizio (del 06/09/2007 @ 09:47:11, in Europa, visitato 1899 volte)
Da
Macedonian_Roma
E' vietato ai Rom l'ingresso al caffè bar "Kartel", sulla riva del fiume
Vardar, nel centro di Skopje. Pochi giorni fa un gruppo di sette giovani Rom,
Alen Hasan, Daniel Petrovski, Leila Amet, Gilbert Mamut, Alberto Mamut, Selina
Alieva e Nexharije Muratova, volevano prendere un caffé da "Kartel", ma il
cameriere ha detto loro che non potevano sedersi senza una prenotazione. I
giovani Rom hanno chiesto a chi avrebbero dovuto rivolgersi, ed il cameriere ha
risposto che dovevano parlare col proprietario. I giovani Rom aggiungono che
durante la loro discussione col manager del bar, altri clienti entravano e si
sedevano senza ulteriori richieste del cameriere e senza prenotazione.
La discussione col manager è terminata quando questi ha detto: "Non vogliamo
Rom. Sono un danno alla nostra reputazione".
Alcuni di questi Rom erano in vacanza in Macedonia dalla Francia. "Cose così
là non accadono. Siamo tutti uguali. Sono tornato nel mio paese e mi hanno detto
che c'era un bel bar lungo il viale. Sfortunatamente, la cultura di qualcuno è
di basso livello." dice Gilbert Mamut.
In Macedonia d'altronde, aggiunge il resto del gruppo, questa sta diventando
la norma quotidiana per i Rom. "Siamo una nazione di fronte a grandi
discriminazioni, e nessuno ci accetta come cittadini uguali agli altri,
nonostante il fatto che siamo leali allo Stato", è il loro commento.
I Rom affrontano tuttora discriminazioni, dicono diversi studenti che di
propria iniziativa, hanno compilato una lista di tutti i casi dove i Rom sono
bersagli di apparenti discriminazioni.
Dicono gli studenti: "Abbiamo condotto l'iniziativa indipendentemente. Stiamo
ancora raccogliendo informazioni. La lista dei bar che hanno -regole- simili a
Kartel è molto lunga. Non è un evento isolato. Ne abbiamo registrato più di 50,
gli stessi casi o simili."
I Rom continuano ad essere la comunità più discriminata nella Repubblica di
Macedonia, conclude Iso Rusi, Presidente del Comitato di Helsinki per i Diritti
Umani in Macedona. Dice che il progetto del "Decennio Rom" che aveva lo scopo di
includere attivamente i Rom nella società, appare una "bugia multicolore" ed i
Rom sono una comunità etnica a cui nessuno presta attenzione.
Conclude Rusi: "Il numero dei partiti politici Rom sta crescendo, ma
sono ancora lontani dall'articolare effettivamente i loro problemi. Dubito che i
partiti Rom nella regione stiano contribuendo al miglioramento della loro
situazione, che può essere descritta come catastrofica, ed i Rom sono il miglior
esempio che non esiste uno "stato campione" che abbia regolato le relazioni
interetniche in maniera decente."
Di Fabrizio (del 07/09/2007 @ 09:42:20, in scuola, visitato 1527 volte)
Da settembre i Rom della Repubblica Ceca potranno frequentare un corso di computer per principianti, organizzato dall'associazione Romea [...]
Il centro offre anche libero accesso ad Internet. Viene visitato da 259 persone a settimana. I Rom possono anche cercare lavoro via Internet, aggiunge Adam Pospisil di Romea.
Durante lo scorso mese, 5 dei 20 clienti registrati hanno trovato lavoro nella borsa del lavoro Internet per Rom, la maggior parte nei servizi sociali, come in organizzazioni per disabili o consumatori di droghe, e nel campo delle costruzioni.
Pospisil dice che i Rom mostrano alto interesse per altri siti Rom, visitati da 400 persone ogni giorno.
Nel caso di discriminazioni, i Rom e le altre persone possono usufruire di un numero verde gratuito. Circa 70 persone al mese usano questa linea.
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