Francesca Cookney -
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Nonostante il generalmente impatto positivo della legislazione
anti-discriminazione della UE, un recente rapporto mostra che la violenza ed i
crimini razzisti sono aumentati in Europa dall'introduzione delle direttive del
2000. Il rapporto intitolato "Razzismo e Xenofobia negli stati membri della UE"
è stato pubblicato agli inizi della settimana (scorsa ndr) dalla
recentemente stabilita Agenzia per i Diritti Fondamentali e rivela che il
razzismo e la discriminazione sono aumentati in 8 dei 27 Stati Membri, incluse
Danimarca, Germania, Francia, Irlanda, Finlandia e GB.
Secondo il rapporto, le disuguaglianze e le discriminazioni etniche
continuano nell'impiego, nella scolarizzazione e nell'alloggio ed i dati
raccolti tra il 2005 ed il 2006 mostrano un aumento dei crimini e della violenza
razziale in diversi paesi d'Europa. La ricerca appunta come gli immigrati siano
vittime dei casi di discriminazione più diffusi e particolarmente i Rom che sono
finiti recentemente sotto i riflettori dopo che un incendio in Italia ha ucciso
quattro bambini Rom ed alimentato il dibattito sulle politiche UE e sulla realtà
della situazione a livello nazionale.
L'Italia è un paese che per lungo tempo è stato criticato per le scorciatoie
politiche riguardo la comunità viaggiante. Aperta discriminazione ed odio
razziale appaiono fuori controllo secondo quanto Nazzareno Guarnieri, Rom e
membro di un'associazione che raggruppa varie associazioni Rom e Sinte, descrive
come "indifferenza politica". Non è l'unico paese ad essere criticato per le sue
politiche verso i Rom, ma dopo la tragedia di Livorno è sotto attacco da tutte
le parti. Il Primo Ministro Romano Prodi ha riconosciuto il problema ma dice che
prima che sia risolto a livello UE, sarà difficile affrontarlo a livello
nazionale. "La questione Rom è terribilmente complicata," dice. Guarnieri è meno
convinto. "Il fatto è che la UE ha promulgato una serie di regole che l'Italia
non ha applicato o rispettato."
Secondo le statistiche ci sono circa 12 milioni di Rom in Europa. La
maggioranza di loro vive in baraccopoli ai margini delle maggiori città, isolati
dal resto della comunità ed in condizioni sciagurate. "Ci sono diverse politiche
a livello regionale o locale, e ciò è problematico (...) si ha una situazione
estremamente confusa, con differenti norme, regole differenti in differenti
città e nessun approccio comprensivo o un quadro in cui lavorare," riconosce
Michael Guet, capo della Divisione Rom e Viaggianti del Consiglio
d'Europa, ma aggiunge fermamente che "la ghettizzazione di parte della
popolazione non è accettabile per gli standards del Consiglio d'Europa."