Di Fabrizio (del 07/12/2012 @ 09:05:08, in Italia, visitato 1309 volte)
Karin Faistnauer, Presidente dell'Associazione "Donne e Futuro", scrive alla
cittadinanza lametina
Vivo da tanti anni a Lamezia Terme e sono stata accolta subito in modo
speciale dalla popolazione calabrese. Perciò quando ho capito che tra la
popolazione Zigara e non-zigara c'è un difetto di comunicazione mi sono sentita
in dovere di mettermi in prima persona a vedere come si poteva risolvere il
problema. Sapevo che non sarebbe stato facile, poiché tanti altri avevano già
provato a "civilizzare" gli Zingari. Ma io avevo un vantaggio in più, straniera,
venivo da Innsbruck, non avevo mai avuto contatto con gli Zingari e così non
avevo nessun pregiudizio verso di loro come popolo. Lì vedevo come singole
persone che si comportano più o meno bene e che non conoscono il "nostro" mondo
postmoderno.
Spesso mi chiedono perché mi occupo soltanto delle donne Zingare e io
rispondo sempre che, in effetto, mi occupo di tutti, perché se noi riuscissimo a
risolvere "il problema zingaro" tutti potremmo vivere bene a Lamezia Terme,
perché ci sarebbe finalmente la Pace (guerra non è soltanto quando ci si spara).
Per questo scrivo questa lettera con la preghiera di pubblicarla. Per far
notare che c'è una guerra in atto alimentata anche da un'informazione sbagliata
che aumenta l'astio verso questo popolo misconosciuto: circolano su Facebook
delle foto, dove degli zingari, due donne e un ragazzo, "bruciano" provocando
una grossa nuvola di fumo bianco.
Dopo un'assemblea aperta con il Prefetto dove ha partecipato anche una
delegazione Zingara alla quale è stata rivolta la richiesta formale di non
bruciare più copertoni e rame, gli abitanti "italiani" vicini al campo nomade
sono, giustamente, all'erta per controllare se la promessa da parte degli
zingari, verrà mantenuta. Dopo anni di convivenza difficile anche il fumo bianco
dei rami bagnati dell'albero di olivo accesi per riscaldare i container gelidi o
per cucinare quando non ci sono i soldi per comprare la bombola di gas, viene
visto come una presa in giro, pensando che si vuole nascondere con la sterpaglia
i copertoni o il rame da bruciare. Non è così. Le foto che circolano su Facebook
fanno vedere una famiglia Zingara che non ha mai bruciato ne copertoni, ne rame.
Questa famiglia vive con la vendita di frutta ma si riscalda al caminetto con il
fuoco acceso nell'oliveto.
Adesso, ogni volta che vado al campo nomade, gli zingari che cercano di
sopravvivere in un mondo alieno al loro modo di vivere, mi dicono orgogliosi
"hai visto non bruciamo più", non sapendo che per gli "italiani" anche il fumo
dei rami di olivo bagnati è una minaccia e io spero che chi legge queste righe
mi dirà come posso spiegare a loro che non devono più riscaldarsi o cucinare
perché il fumo è sempre fumo !
Stanchi delle polemiche sulla pulizia dell'ex campo sulla 554 i Rom si appellano
agli amministratori dell’ex giunta comunale colpevoli, secondo quanto
dichiarano, di averli emarginati e abbandonati a loro stessi contribuendo così
al degrado dell’area nella quale erano stanziati:
"La comunità Rom si rende disponibile volontariamente e gratuitamente a lavorare
per la bonifica del luogo (…). Saremmo felici se si rendessero disponibili
volontariamente e gratuitamente gli ex amministratori del Comune di Cagliari
(…)".
Prague, 27.11.2012 0:31
Commento: "Yuck, l'hanno toccato gli zingari!"First published in Deník Referendum. Miroslav Hudec, translated
into English by Gwendolyn
Albert
"Yuck, l'hanno toccato gli zingari!"
Il grido proveniva dalla madre di un bambino di due anni che, spaventato, è
scoppiato a piangere. Si era incuriosito per qualcosa sopra un cestino dei
rifiuti in una città della Boemia del Nord. Il primo ammonimento di non toccare
il cestino sembrava aver terminato il suo effetto - sembrava non aver capito.
Dall'aspetto e dal comportamento, immaginai che probabilmente venivano da una
famiglia povera. La madre indossava un cappotto rosa un po' sporco e fumava
mentre parlava ad alta voce col ce3llulare attaccato all'orecchio, controllando
il bambino di tanto in tanto con rapide occhiate, mentre lui cercava in giro
qualcosa di divertente.
Mi è venuta in mente quella madre "bianca" quando ho letto l'articolo su Právo
intitolato "A nessuno piacciono i Romanì, ma gli estremisti stanno perdendo" del
22 novembre. Non so chi abbia effettivamente toccato il cestino prima del
bambino, e probabilmente non lo sa neanche sua madre. La piazza era silenziosa
come se tutti lì attorno fossero morti da tempo in quel noioso, ventoso tardo
pomeriggio di sabato. Evidentemente, la madre aveva usato quello che considerava
il suo argomento pregnante per non toccare il cestino.
Nel concetto popolare, il termine "zingaro" intende qualcosa di realmente
detestabile. Sostanzialmente, un sinonimo per asociale. Questo stereotipo
concettuale dura da decenni e viene tramandato da generazioni. "Sono come
zingari bianchi", dicevano i nostri genitori 50 anni fa, parlando di gente
disordinata, il cui aspetto personale o i quartieri dove vivevano erano
trascurati, o in qualche manieri problematici. Se gli intervistati di recente
dall'agenzia di sondaggi STEM soltanto hanno avuto un ricordo di quelle nozioni,
quando hanno risposto alle domande sulle persone rom, non c'è da stupirsi se il
risultato è che "nessuno" li ama.
Di Fabrizio (del 09/12/2012 @ 09:08:05, in casa, visitato 1478 volte)
La Stampa di
GIUSEPPE LEGATO 30/11/2012 - IL CASO Il "quartiere" sarà ricostruito lontano dalla tangenziale
Una delle villette realizzate a Tetti Rolle. Quattro sono state condonate o
semicondonate: i sinti, pagando, potranno ricostruirle altrove
NICHELINO
Il villaggio quasi interamente abusivo realizzato dai sinti a ridosso della
tangenziale Sud - tra le uscite Debouchè e La Loggia - verrà abbattuto.
L'amministrazione di Nichelino ha presentato nei giorni scorsi in commissione un
progetto ribattezzato «di normalizzazione» di un'area edificata in barba a molte
delle regole urbanistiche vigenti.
L'insediamento
Si tratta di una quindicina di case basse (un piano al massimo con mansarda) di
cui quattro condonate (o semi-condonate). Sono state erette una ventina di anni
fa e con il tempo hanno finito per costituire un autentico mini quartiere della
città. Non è un luogo con tutti i comfort: l'illuminazione è scarsa, le fogne
assenti. Ma il problema principale è che la maggior parte delle costruzioni
siano state realizzate a una decina (al massimo una ventina) di metri dalla
carreggiata della tangenziale. A dividerli dalle tre corsie d'asfalto (direzione
Savona-Piacenza) c'è solo un guard-rail, poi più nulla. Una situazione
rischiosissima che potrebbe trasformarsi in tragedia da un momento all'altro: se
un camion o un'auto dovessero uscire di strada proprio in quel tratto
piomberebbero dentro le case. E cosi all'idea del Comune di sanare un abuso
clamoroso si è unito l'appello del presidente dell'Ativa (la società che
gestisce la tangenziale di Torino) Giovanni Ossola, che tempo fa aveva lanciato
l'allarme: «Quelle case rappresentano un pericolo enorme».
Il progetto
Ora si vara il piano che consentirà di abbatterne almeno dodici. Così spiega
Domenico Sibilla, dirigente dell'ufficio tecnico all'interno del Comune:
«Moltissime delle case in questione sono costruite al di fuori della fascia di
rispetto». L'idea è quella di consentire ai sinti «di ricostruire interamente a
loro spese le case in una zona, sempre a Tetti Rolle, lontana dalla carreggiata.
Pagheranno tutto loro: per il Comune - assicura - questa sarà un'operazione a
costo zero».
I tempi
Il sindaco Giuseppe Catizone definisce questa soluzione «una sintesi tra
ripristino della legalità e garanzia di equità sociale. I problemi non si
risolvono soltanto con le ruspe, ma anche con il dialogo». Il Comune anticiperà
le spese di urbanizzazione dell'area, che saranno recuperate sul costo dei
fabbricati a carico dei sinti. Solo dopo aver pagato potranno entrare nelle case
nuove. Il piano presentato da Palazzo Civico offre anche dettagli
architettonici: gli alloggi saranno realizzati all'interno di edifici disposti a
corte e si affacceranno su un cortile interno con giardino, ipotesi progettuale
che pare soddisfi anche le richieste delle famiglie. Il documento arriverà in
Consiglio comunale entro l'anno, poi si aspetteranno le osservazioni della
Provincia e infine partiranno i cantieri.
Di Fabrizio (del 09/12/2012 @ 09:11:54, in Italia, visitato 2098 volte)
Contributo di Enrica Bruzzichessi,
collaboratrice presso l'Associazione di Studi storici "Olokaustos" di Venezia, iscritta e volontaria
A.N.P.I. (le foto sono di Giacomo Baldini)
Nessuno sta facendo favori a nessuno. Questo è il messaggio che mi preme
arrivi a tutti quelli che hanno partecipato al Convegno Rom-anticamente,
tenutosi a Civitanova Marche, nella sala consiliare e patrocinato dal Comune; e
soprattutto a coloro che, per avversione o per disinteresse, dopo aver criticato
l'operato di Cittadinanza Attiva, hanno trovato qualcosa di meglio da fare
sabato 24 novembre.
Fortunatamente ci sono cittadini che, invece di pensare soltanto alle
faccende strettamente personali, si riconoscono nei problemi degli altri e ogni
giorno si sentono in dovere di fare qualcosa per migliorare la situazione e
l'ambiente in cui vivono, per sé e per gli altri. O se vogliamo, come ho
affermato anche durante il mio breve intervento al suddetto convegno,
rivendicano i diritti di tutti per chiedere implicitamente che vengano
rispettati i propri. Ed è proprio questo, secondo me, ciò che dovremmo fare, se
vogliamo veramente uscire da questa crisi. Gli strumenti ci sono. Dobbiamo solo
volerlo unitariamente.
Che gli strumenti ci siano è ampiamente dimostrato; lo ha fatto anche
Cittadinanza Attiva di Civitanova Marche, un comitato spontaneo di cittadini,
uniti dal comune intento di prendere parte attiva alla risoluzione dei problemi
che investono la sensibilità collettiva, a prescindere da appartenenze o
orientamenti ideologici; un gruppo di sole quattro persone (almeno per ora), il
cui fine è quello di favorire un progressivo avvicinamento tra istituzioni e
cittadini. Lo ha fatto attraverso varie iniziative in passato (vedi Cittadinanza Attiva), e lo ha fatto sabato 24 novembre durante il convegno,
approntando un Progetto, "CIVITANOVA
SOLIDALE con i ROM" per l'inserimento abitativo e lavorativo di numero 20
persone che dormono nei locali della Stazione Fs di Civitanova. Si tratta di
venti persone, tutte adulte, senza casa e senza lavoro. Sono uomini e donne di
etnia rom, in città dal 2002, tutti provenienti dalla Romania.
Un progetto che nasce dalla voglia di aiutare l'integrazione (intesa come
partecipazione attiva di tutte le parti coinvolte) della comunità rom nella
propria città dopo anni di emarginazione, e dalla volontà di combattere il
pregiudizio razziale e gli stereotipi che seguono da sempre alla parola
"zingari", o nomadi. Un pregiudizio che è dominante in Italia ed è difficile da
eliminare anche a livello locale. Dopo una prima azione di "sostentamento" al
gruppo di 20 rom da parte di Cittadinanza Attiva con cibo e bevande, un articolo
comparso sul Corriere Adriatico riportava le parole dell'ex Sindaco Massimo
Mobili che, in relazione a questo fatto, ha dichiarato: "non è dando da mangiare
ai rom che si argina il problema, ma lo si fa solo dando loro una casa, un
lavoro e una scolarizzazione". Questa dichiarazione è stata interpretata da
Cittadinanza Attiva come una sorta di apertura riguardo la tematica, così si è
deciso di portare avanti un percorso "umanitario" nella speranza che, una volta
raccolte tutte le informazioni necessarie, la giunta comunale e il consiglio
avrebbero preso dei provvedimenti volti ad una soluzione della questione.
Cittadinanza Attiva ha ricevuto il sostegno concreto da parte di EveryOne Group,
che ha messo a disposizione dei cittadini civitanovesi tutta la propria
esperienza (i contatti istituzionali e la rete internazionale di organizzazioni
ed organi che tutelano i diritti umani e civili, la capacità di mediazione,
ecc.); il gruppo per la cooperazione internazionale, nella persona di Roberto
Malini, è stato di grande aiuto, avendo anche inviato a Civitanova un mediatore
di Lingua romanès che aiutasse i volontari a raccogliere le informazioni
primarie sulla comunità in questione. I dati raccolti sono poi stati presi in
esame e, seguendo le direttive europee per il lavoro e l'alloggio , e quelle
del Ministero dell'Interno (Strategia nazionale d'inclusione dei rom dei sinti e
dei caminanti), si è giunti alla compilazione di un Progetto d'inclusione che,
grazie ad un interscambio di beni e competenze, potrebbe valere come progetto
pilota per tante realtà marchigiane in cui sono presenti numeri esigui di
senzatetto e volto alla riqualificazione di aree agricole abbandonate.
Naturalmente si è arrivati a questa conclusione dopo aver coinvolto i soggetti
interessati e dopo una lunga disamina dei provvedimenti europei, di quelli
nazionali e di quelli della Regione Marche.
Il Progetto presentato durante il
Convegno sarà portato, sempre nella persona di Roberto Malini, in Europa. Gli
aspetti umanitari e quelli informativo-culturali, rientrano in molti piani e
norme d'integrazione promossi dall'Unione europea; sarà dunque possibile
chiedere importanti finanziamenti a progetto avviato, senza, come polemizzano
alcuni, andare a pesare sulle tasche dei cittadini. Credo che tutta questa
faccenda vada sottolineata e raccontata come esempio positivo di partecipazione
politica da parte di alcuni cittadini che, nonostante le enormi difficoltà che
si trovano ad affrontare quotidianamente (disoccupazione, intolleranza, ecc.),
si rimboccano le maniche e prendono parte a quella che dovrebbe essere la vita
sociale e politica di tutti. Lo fanno per la loro la città, per la qualità della
vita dei propri concittadini, quindi anche per loro stessi. Lo fanno perché
valgano i Diritti, in un paese dove la Legge, e prima di tutto la Carta
costituzionale, vengono violate ogni giorno.
Sono intervenuti al Convegno Roberto Malini, co-presidente dell'EveryOne
Group, che ha fatto un breve excursus della storia del popolo rom in Europa e ha
parlato dei progetti che ha seguito negli anni precedenti e quelli che
appronterà per il futuro (con riferimento particolare alla situazione della
comunità romnì di Pesaro, che da anni subisce la sistematica violazione dei
diritti fondamentali); Ipat Ciuraru, attivista per i diritti dei rom che ha
aiutato Laura Marzola e gli altri di Cittadinanza Attiva ad entrare in contatto
con gli uomini e le donne in questione, intervenuto a parlare alla platea
presente, raccontando della sua vita ciò che è riuscito fare fino a che
l'emozione non ha avuto il sopravvento; l'assessore ai Servizi sociali,
Antonella Sglavo, che ha tenuto a precisare, proprio riguardo allo scontento
generale della popolazione civitanovese, che il Progetto di Cittadinanza Attiva
non toglie niente a nessuno e che, anzi, quelli come questo sono percorsi
necessari da mettere in pratica se si vuole essere coerenti con la volontà
europea di eliminare la discriminazione nei confronti di questo popolo e di
altre minoranze; tre componenti di Cittadinanza Attiva, Vincenzo Cozzolino,
Lucia Marzola e Laura Marzola che ha presentato il progetto e mediato l'intera
iniziativa; Fabio Patronelli e Steed Gamero, membri anche loro dell'EveryOne
Group, e la sottoscritta in quanto rappresentante A.N.P.I. (iscritta alla
sezione intercomunale "24 Marzo") e "interessata dei fatti". Hanno voluto
portare il loro sostegno anche una rappresentante autorevole della Regione
Marche, la dott.ssa Anna Clora Borghesi (referente Cittadini Stranieri Immigrati
per OMBUDSMAN, Autorità per la garanzia dei diritti degli adulti e dei bambini
della regione) che ha espresso più che un parere positivo riguardo al progetto e
l'intenzione di "importarlo" nella provincia di Ancona, e altri esponenti di
enti e associazioni delle province di Macerata, Ancona e Fermo, (ANOLF, ARCI,
ecc.) dimostratisi tutti riconoscenti nei confronti di questi quattro cittadini
volenterosi di fare qualcosa per la propria città. Erano presenti, infine, sei
delle venti persone a cui il progetto è rivolto. Preoccupati, come la stessa
Laura Marzola che ha affermato "ci aspettavamo delle contestazioni", per l'esito
che avrebbe avuto la conferenza, ma soprattutto emozionati e grati. Le
contestazioni non sono arrivate in loco, ma siamo sicuri che chi non approva
questo progetto farà di tutto per ostacolarne la riuscita. Durante il Convegno è
stato anche anticipato da Roberto Malini che l'attività dei quattro cittadini
civitanovesi verrà premiata perché esempio da tener presente nella difesa dei
diritti umani. Il Premio MAKWAN 2012, dedicato alla memoria del ventunenne
Makwan Moloudzadeh, condannato a morte in Iran e impiccato il 5 dicembre 2007,
perché accusato di aver commesso atti omosessuali, verrà dunque assegnato
all'Associazione CITTADINANZA ATTIVA di Civitanova Marche. Un riconoscimento
annuale che viene assegnato in base alla decisione di una giuria internazionale,
a persone o associazioni che si sono distinte per azioni o progetti a tutela dei
diritti fondamentali degli individui, dei gruppi sociali e dei popoli.
Durante il Convegno è stato anche anticipato da Roberto Malini che l'attività
dei quattro cittadini civitanovesi verrà premiata perché esempio da tener
presente nella difesa dei diritti umani. Il Premio MAKWAN 2012, dedicato alla
memoria del ventunenne Makwan Moloudzadeh, condannato a morte in Iran e
impiccato il 5 dicembre 2007 perché accusato di aver commesso atti omosessuali,
verrà dunque assegnato all'Associazione CITTADINANZA ATTIVA di Civitanova
Marche. Un riconoscimento annuale che viene assegnato in base alla decisione di
una giuria internazionale, a persone o associazioni che si sono distinte per
azioni o progetti a tutela dei diritti fondamentali degli individui, dei gruppi
sociali e dei popoli.
Il mio intervento è stato breve e incentrato sul problema di "definizione".
Anni di ricerca in questo ambito mi hanno resa estremamente sensibile alle
definizioni e alle scelte dei termini che si usano per parlare di rom e sinti.
Ho accennato al grande problema del razzismo e a quello dei pregiudizi che
accompagnano la minoranza rom da secoli, invitando i presenti a fare attenzione,
perché nessuno di noi possiede anticorpi così forti e in misura sufficiente per
sentirsi immune da questo cancro dell'Umanità che è il Razzismo. Credo che
l'A.N.P.I. in questo senso, sia a livello nazionale che locale, possa fare molto
attraverso la sensibilizzazione verso alcuni temi, l'educazione e la promozione
di una cittadinanza attiva. L'impegno civile, solo
questo, può aiutarci a cambiare strada.
Le polemiche nate e perpetrate sulla stampa locale subito dopo il Convegno sono
frutto dello scontento cittadino e di una mancata puntualità nelle dichiarazioni
da parte di alcuni rappresentanti istituzionali. Sono state riportate notizie
inesatte riguardo al Progetto stesso e si è alimentato un clima di intolleranza
verso alcuni aspetti, che era già nell'aria al momento della prima conferenza
stampa di Cittadinanza Attiva. Nessuno ha mai parlato di "campo rom" o "campo
nomadi", né si sta favorendo un gruppo minoritario piuttosto che un altro.
L'ultima dichiarazione del Sindaco di Civitanova fa ben sperare che si voglia
mettere da parte incomprensioni e posizioni ostili ad una risoluzione del
problema. Il problema in questione, non è la presenza di queste quindici persone
sul territorio, ma il fatto che il freddo intenso di questi giorni sta minando
in modo importante la condizione di salute, già precaria, delle suddette
persone.
Certi che la collaborazione tra istituzioni, enti
preposti e cittadinanza sarà senz'altro costruttiva e porterà ad un'intesa sulle
modalità d'intervento (ci si aspetta intanto un'accoglienza temporanea immediata
per i prossimi mesi), attendiamo nuove e auguriamo buon lavoro a chi si sta
impegnando a tal fine.
Con l'occasione, ringrazio ancora Cittadinanza Attiva per l'impegno e per
avermi dato la possibilità di partecipare a tale iniziativa.
Enrica Bruzzichessi - Venezia, sabato 8 dicembre 2012
PS: Una cosa soltanto: ci sarebbe forse da aggiungere (anche per spiegare i
motivi che hanno provocato così tanta polemica intorno a questo convegno, il
primo motivo, sai benissimo anche tu, è che ci siamo avvicinati troppo al
"fuoco") che l'Unar ha iniziato un'attività di monitoraggio sul gruppo facebook
Civitanova Speakers' Corner e sul loro blog in quanto promotori di una
petizione che chiedeva un'azione forte contro il problema dei nomadi nel centro
di Civitanova Marche.
Slovakia, 30.11.2012 0:26, Gli Slovacchi vendono terreno a basso costo
ai residenti degli insediamenti romanì
iDNES.cz, translated by Gwendolyn Albert
Riunione di giubbe nere di cuoio: Kotleba (a sinistra) coi suoi fedeli amici
della Repubblica Ceca, il Partito della Giustizia Social dei Lavoratori (Dělnická
strana sociální spravedlnosti - DSSS)
Il portale di notizie iDNES.cz riferisce che gli Slovacchi stanno
contemplando come agire con gli insediamenti romanì illegali nel loro paese. Uno
di questi insediamenti è il villaggio di Krásnohorské Podhradie, di cui parte
del terreno appartiene al neonazista Marián Kotleba, che ha minacciato di
demolire tutte le piccole casette romanì sulla sua proprietà. Intanto Erika Gažiková,
della locale comunità romanì, quest'estate ha guadagnato abbastanza soldi con la
raccolta di funghi e frutti di bosco, da poter acquistare il terreno circostante
la sua casa nel villaggio, come pure altri residenti rom.
Gažiková ha pagato 0,66 euro a metro quadro. Il prezzo di una birra piccola a
Praga. Circa 900 Rom vivono nell'insediamento dove Kotleba detiene circa 800 mq.
di terra. Ha più volte minacciato di radere al suolo le piccole case dove i Rom
attualmente vivono.
Nell'insediamento ci sono stati pattugliamenti della polizia, a causa delle
ripetute minacce di Kotleba. Gli altri abitanti vogliono che la situazione si
calmi, dando una mano ai Rom ed offendo loro terreni municipali ad un prezzo che
sia per loro abbordabile.
Il prezzo di 0,66 euro a metro quadro è stato stabilito dal comune nel 2007.
Ora i consiglieri vorrebbero aumentarlo, ma non oltre i 5,00 euro a metro
quadro. Il prezzo di mercato nel villaggio, situato in prossimità del famoso
Castello
Krásná Horka, è circa il doppio.
"Il basso prezzo nell'insediamento dovrebbe motivare i Rom del posto a
mettere ordine nei loro affari," ha detto il sindaco Peter Bollo al giornale
slovacco Korzár. Alcuni Rom hanno acquistato terreni per ottenere i sussidio
statali all'alloggio di 100,00 euro al mese. Solo loro hanno diritto a quella
somma, se disoccupati e residenti su terreno di proprietà.
In Slovacchia il problema degli insediamenti illegali riguarda diverse
centinaia di miglia di Rom. Ora le OnG stanno aiutandoli ad acquistare i terreni
su cui vivono. Dopo anni di tira-e-molla, anche lo stato ha in progetto un
programma per far fronte alla situqazione. Secondo questo programma, lo stato
dovrebbe acquistare i terreni privati ora occupati dagli insediamenti per poi
affittarli o rivenderli ai residenti, a condizioni vantaggiose. Parte
dell'operazione, evidentemente, sarà da finanziare con fondi comunitari.
Di Fabrizio (del 11/12/2012 @ 09:08:04, in Italia, visitato 1443 volte)
Una nuova segnalazione dell'Osservatorio
21 luglio, intitolata Milone: "con i rom Prato come il Bronx",
mi stuzzica strani pensieri.
Aldo Milone non è un politico di primo pelo, vanta un lungo corso
nell'amministrazione pubblica, che l'ha portato agli attuali incarichi nel
comune di Prato. Dovrebbe sapere che compito di un amministratore è il bene dei
suoi cittadini, sia di quelli che sono razzisti che di quelli che non lo sono.
Invece Milone adopera il proprio razzismo "percepito" per svicolare dai propri
compiti e fare della sua posizione un trampolino di polemica politica.
Insomma, niente di nuovo, direte. Soltanto, ripeto, sono questioni che ci
riguardano tutti:
gli sgomberi avvengono un po' in tutta la Toscana, per non
parlare della cittĂ di Firenze. Una gara tra destra e sinistra,
ma dipendono in minima parte dalla regione e dall'odiato Enrico
Rossi. Il quale, a parte mettere a disposizione un po' di
soldini, avrĂ (al limite!) ricordato gli obblighi che competono
a chi sgombera (dare un preavviso adeguato, offrire una
sistemazione alternativa, usare lo sgombero ESCLUSIVAMENTE come
ultima risorsa). Volendo, si può fare orecchie da mercante, ma
sono norme internazionali sottoscritte pure dall'Italia
(figuriamoci da Prato!)
sgomberare significa quindi che anche la parte piĂą forte
deve agire con responsabilitĂ , e che quindi una QUALSIASI forza
politica non può farne una panacea valida per ogni situazione -
questo vale anche nel lungo termine. Sintetizzando: è arduo
lamentarsi di chi vuole "assegnare case ai Rom", e nel contempo
di chi "stende panni o fa i suoi bisogni incurante del
degrado che crea" visto che alternative il comune non ne offre.
MAHALLA international
è un servizio, come si dice adesso, SOCIAL, a cui potete contribuire anche
voi. Sostanzialmente è una rassegna stampa, ancora in fase sperimentale, di
articoli e contributi su Rom, Sinti, Kalé e Romanichals da tutto il mondo, in
lingua originale. Per me un ritorno alle origini quando, più di una decina di
anni fa, mi affacciai sul web traducendo in italiano le notizie che arrivavano
dall'estero.
Ricordo che ancora tutto è BETA TEST, scrivetemi se
avete suggerimenti.
NB: A me piace tanto, ma non ci sto capendo niente...
In ogni modo, MAHALLA international
è anche su
Facebook (nella foto, i nostri potenti mezzi informatici)
Usti' nad Labem, 30.11.2012 1:10, Radio Ceca: Esercizi di arricchimento
sugli ostelli per poveriCzech Radio, translated by Gwendolyn Albert
via
Beneše Lounského n. 5 nel quartiere Předlice di Ústí nad Labem
(PHOTO: Google Maps)
Riferisce la radio ceca che chi possiede spazi residenziali con rate
sproporzionate, spesso attrezzate con docce e servizi igienici nei corridoi,
o altre restrizioni a possibili visitatori, può essere classificato come
trafficante di povertà. I gestori di questo traffico possono contare sul fatto
che i loro clienti sono persone che non sono in grado di trovare altri
appartamenti in affitto e che lo stato contribuirà al pagamento delle fatture.
Per la maggior parte delle persone che vi risiedono, sono l'ultima risorsa
durante la fuga dai ghetti.
"La gente vuole andarsene. Prima di tutto, chiedono una sistemazione
dignitosa, perché la maggior parte vive in condizioni inadeguate. Significa che
gli appartamenti sono sovraffollati e le condizioni igieniche non dovrebbero
essere così.," Denisa Urbánszká, operatrice sul campo di People in Need,
descrive così la situazione nel quartiere di Předlice a Ústí nad Labem. "Diversi
inquilini in un edificio dai soffitti marci, nessuna porta d'ingresso e finestre
rotte, mi dicono di pagare al padrone 6.000 corone (1 euro=25 corone circa,
ndr.) al mese per un monolocale".
Il proprietario non ha mai riparato l'edificio e mai trovato una sistemazione
alternativa per queste persone, finite a vivere nel suo residence. People in Need
sta aiutando chiunque voglia lasciare le località socialmente escluse per una
nuova sistemazione, ma Urbánszká dice che per loro è molto difficile quando sono
etichettati come i "Rom di Předlice": "Sono molte le famiglie
numerose. Molti hanno sette o più figli. E dipende anche dal fatto che sono
Rom."
Quando non c'è altro posto dove andare, la gente finisce in questi ostelli
dove le condizioni sono peggiori che negli appartamenti normali, ma i costi sono
superiori. Ad esempio, nel residence in questione ad Ústí nad Labem, ogni adulto
paga 5.000 corone al mese a cui vanno aggiunte 1.000 corone per ogni bambino,
oltre al canone dovuto per una camera in base al numero di persone della
famiglia.
Lo conferma
Celestina Hadravová, dell'Ufficio del Lavoro di Ústí nad Labem: "Quei contratti
sono carissimi. Troppo. Ci portano, ad esempio, contratti dove l'affitto è di
6.000 corone a persone per una stanza. Qualcun altro ci porta contratti da 7.000
corone a persona - non corrispondono per niente alle cifre d'affitto richieste
in questa località."
Di solito la gente va all'Ufficio del Lavoro per ricevere i sussidi sociali,
calcolati sulla base delle spese abitative. "Dipende dal numero di residenti nel
comune e poi dal numero di persone nella famiglia... Per una famiglia di cinque,
i costi non possono superare le 13.565 corone al mese. Però, la maggior parte
delle famiglie hanno altre fonti di reddito o di benefici sociali, così il kloro
costo non raggiunge mai il massimo," spiega Hadravová.
Anche quando lo stato non paga l'intero importo richiesto dai proprietari di
queste costosissime strutture residenziali, i costi dei sussidi sociali
aumentano la spesa complessiva. In internet stanno girando molte segnalazioni
"garantite" su questi abusi nel welfare.
"In una di queste si diceva che una donna riceveva 33.000 corone al mese di
sussidio... Però, non si aggiunge ai lettori che questa somma va ad una famiglia
di otto componenti, ad esempio, e che vivono in un ostello dove pagano ogni mese
18.000 corone di affitto," ha commentato Petra Klingerová di People in Need.
Klingerová dice che il problema non è l'abuso di massa del welfare da parte
di persone che ne hanno bisogno, ma il problema è dello sfruttamento del sistema
a scopo di lucro. La radio ceca ha anche detto di aver cercato il parere di
quanti possiedono edifici residenziali ad Ústí nad Labem, ma che hanno rifiutato
di farsi intervistare.
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