L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.
Di Fabrizio (del 01/11/2011 @ 09:15:22, in Europa, visitato 2430 volte)
Da
Czech_Roma NdR Calmatesi le violenze esplose in Bulgaria a fine settembre
(anche perché domenica scorsa s'è svolto il primo turno delle
elezioni presidenziali), il clima rimane "caldo" in Repubblica Ceca.
Le segnalazioni di scontri etnici ormai sono così numerose, che non
faccio in tempo a tradurle. Allora, può essere utile illustrare il clima di "pace
armata" che si respira lì, per cercare di capire da dove nasce la violenza
di oggi, sapendo che potrebbe accadere altrove...
translated by Gwendolyn Albert
Ancora una voce allarmistica contro le minoranze, sta circolando nella
Repubblica Ceca via email. Il ministero del lavoro e degli affari sociali ha
già emesso una smentita.
Queste voci si diffondono su internet sempre più frequentemente. La più
recente accusa le "minoranze" di non essere tenute a pagare le prescrizioni in
farmacia. La notizia ha scatenato reazioni stupite, dibattute in un'ampia serie
di discussioni nei forum telematici, sulla veridicità o meno del caso.
Questo il titolo della mail: "Shock in farmacia - INFORMATE TUTTI!" in
cui un anonimo afferma: "Sono entrato in farmacia per comprare ai miei figli
delle medicine per la tosse ed il naso. Gli [appartenenti alla] minoranza erano
davanti a me, hanno scelto le loro medicine e poi hanno tirato fuori un pezzo di
carta del dipartimento sociale... il farmacista ha annuito e se ne sono andati.
Ho chiesto di che si trattasse e mi ha risposto che lo stato pagava le medicine
agli svantaggiati socialmente. Mi sono parecchio stupito, io ho dovuto pagare
500 corone e sono tornato a casa arrabbiato. Lavoro, pago l'assicurazione
sociale, l'assicurazione sanitaria e lemie tasse, e tutto ciò per loro e quelli
come loro. CONDIVIDETE CON GLI ALTRI. DOBBIAMO FARE QUALCOSA!"
Ora sono in tanti a sfruttare questa comunicazione anonima, ingannevole ed
allarmista, allo scopo di manipolare gli altri verso le proprie attività,
cause ed opinioni online. Nel frattempo, un esperto del ministero del lavoro e
degli affari sociali ha già emesso la seguente dichiarazione, che nega
l'esistenza di queste "pratiche": "Quanti sono riconosciuti a vivere in
difficoltà materiali, e che usufruiscono dei benefici disponibili (contributi di
sussistenza, all'alloggio, oppure aiuto straordinario immediato) sono, in base
alla legge sull'assicurazione sanitaria pubblica, esonerati dall'obbligo di
pagare le tasse regolamentari. Tuttavia, la stessa legge non li esonera
dall'obbligo di pagare le medicine! Se queste persone devono accedere alle
medicine che tutti gli altri pazienti pagano normalmente, o contribuiscono alla
spesa, dovranno pagare come chiunque altro! Il ministero della sanità comunica
che i medici hanno la possibilità di prescrivere medicine per ogni malattia
senza alcun sovrapprezzo per l'emissione della ricetta. Nei casi in cui una
medicina non possa essere prescritta per ragioni sanitarie, l'erogante può in
casi eccezionali, pagare l'assistenza sanitaria senza richiedere ulteriori
rimborsi, essendo questa l'unica possibilità di cura, dato lo stato di salute
della persona. L'erogazione di tale assistenza sanitaria nella maggior parte dei
casi dipende da precedenti accordi tra il medico curante ed il paziente. Il
testo di questa catena email e la sua conclusione -ho pagato 500 e lui niente-
distorce la realtà appena descritta. Non funziona così! Anche un destinatario
dell'assistenza dovrebbe pagare 500 corone, escluso il costo della ricetta".
Non è chiaro quale sia la "minoranza" coinvolta nel caso dell'esperienza di
grande ingiustizia in farmacia denunciato dall'anonimo estensore. E' invece
chiaro che questi non abbia capito bene come funzioni il sistema sanitario ed
assistenziale ceco.
Di Fabrizio (del 01/11/2011 @ 09:33:17, in conflitti, visitato 1407 volte)
Scrivevo l'articolo
precedente che piccole e grandi violenze contro Rom e Sinti, accadono e
possono accadere ovunque... anche in Italia (ricordate
Ponticelli?).
Questo è quanto riportato in un COMUNICATO STAMPA del Gruppo Sostegno
Forlanini. Intanto è già ripartita la raccolta fondi e beni; chi volesse
proporre, si metta in contatto con
Stefano Nutini
Sabato 22 ottobre mattina il piccolo insediamento di rom rumeni compreso tra
lo svincolo/immissione della Tangenziale est e il fiume Lambro, sul lato del
Parco Forlanini, al confine tra Segrate e Milano, è stato colpito da un attacco
incendiario, che ha distrutto alcune baracchine e una tenda; secondo quello che
il Gruppo sostegno Forlanini è riuscito a ricostruire insieme agli abitanti, il
rogo è stato causato dalla vendetta di un italiano che ha esplicitamente
ammesso, prima davanti a due rom sconcertati e poi davanti a un altro abitante
del campo, di essersi fatto giustizia da solo, in quanto li accusava - senza
alcuna prova - di avergli sottratto portafoglio e telefonino dall'auto mentre
lui correva di primissima mattina nel Parco Forlanini. L'italiano è poi in ogni
caso sfrecciato via con la sua potente auto, senza lasciar traccia di sé.
Questo fatto, maturato ai danni di persone innocenti, è drammaticamente
sconcertante, anche per l'ammissione sfrontata del sedicente autore, in presenza
delle forze dell'ordine e dei vigili del fuoco che nel frattempo erano
intervenuti per spegnere le fiamme e il fumo, che invadevano pericolosamente la
tangenziale stessa.
Nei mesi scorsi, in almeno due altre occasioni, rispettivamente a notte fonda e
la mattina presto, il campo era stato fatto segno ad alcuni colpi di arma da
fuoco, sparati in aria, probabilmente dalla vicina tangenziale.
Come Gruppo sostegno Forlanini - sulla base delle testimonianze raccolte dagli
abitanti del campo, che da tempo seguiamo per le esigenze della loro difficile
vita quotidiana, oltre che per l'impegno nell'accompagnamento sociale -
denunciamo questi episodi crudi, che avrebbero potuto avere conseguenze anche
gravissime per la vita di uomini e donne, al pari dei danni ai beni preziosi
(tende, materassi, coperte, baracche, bombole del gas, vestiario) che comunque
sono stati irreparabilmente distrutti in tal modo; troviamo altamente
deprecabile il ricorso a forme di giustizia "fai da te" che sono tanto
immotivate e indiscriminate quanto pericolose, frutti di una persecuzione
razzista, la stessa che avevamo denunciato tempo fa nella pratica istituzionale
degli sgomberi, inumani e privi di alternative.
La stima sul numero di rom presenti in Italia è di 140mila persone, di cui il
60% è costituito da italiani e il 90% è stanziale. Tanti sono arrivati in Italia
già nel 1400. Più della metà è residente e ha la cittadinanza del nostro paese,
tanti vivono in appartamento e svolgono qualsiasi tipo di lavoro. Non è vero
quindi che i rom sono per definizione 'nomadi' e stranieri. Ma la stampa
italiana continua a ignorare questa "verità sostanziale dei fatti", al rispetto
della quale richiamano l'articolo 2 della legge istitutiva dell'Ordine dei
giornalisti e la Carta di Roma del 2008, un protocollo deontologico riferito
alle notizie sui migranti. Il popolo romanì ha chiesto di non utilizzare il
termine 'zingari' perché ha assunto nel tempo una connotazione dispregiativa,
eppure dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi alle principali testate
nazionali è ormai comune parlare di 'zingaropoli'. Per questo nasce un vademecum
per i giornalisti che trattano notizie sui rom, realizzato dall'Associazione
Stampa Romana, con l'Associazione giornalisti Scuola di Perugia, la Comunità di
Sant'Egidio e l'Assessorato Lavoro e Formazione della Regione Lazio. "Che un
cittadino qualunque si esprima in questo modo non sorprende, ma che degli stessi
preconcetti siano portatori i professionisti dell'informazione è inaccettabile"
scrive il segretario di Asr Paolo Butturini nel primo intervento del vademecum.
Il volumetto si intitola: "Ho visto anche degli zingari felici. Di chi parliamo
quando parliamo di rom", è a cura di Titty Santoriello ed è intervallato da
disegni fatti dai bimbi rom delle Scuole della Pace della Comunità di
Sant'Egidio.
Salta però subito agli occhi, scorrendo l'indice, che un solo paragrafo è
redatto da un autore rom. "Questo è un tipico esempio di esclusione cognitiva
della popolazione romanì – scrive subito Nazareno Guarnieri, presidente della
Federazione Romanì – se oggi la condizione della nostra popolazione è peggiorata
rispetto al passato, malgrado le iniziative attivate, la responsabilità è da
attribuire al mancato coinvolgimento dei diretti interessati ed in particolare
delle professionalità rom". Il contributo di Guarnieri spiega le distinzione nel
variegato mondo romanì. Ci sono cinque grandi comunità romanès, Rom, Sinti, Kale,
Manouches e Romanichals. Insieme formano il popolo Rom, chiamato anche 'romanì,
romanò, romanipè', con un'unica lingua che ha al suo interno 18 dialetti. Esiste
la bandiera rom, verde e azzurra con una ruota a 16 raggi, e un inno (gelem
gelem).
"Rendere normale ciò che è percepito come eccezionale" è il titolo del paragrafo
scritto da don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco, editore
di Redattore Sociale. "Suscitano allerta e mai simpatia – dice don Vinicio –
vanno raccontati i fatti della realtà semplicemente, senza scelte pregiudiziali
negative, ma nemmeno positive". Di "razzismo democratico" verso i rom parla Luca
Bravi, docente all'Università di Firenze, intervistato per il vademecum. Il
professor Bravi spiega l'origine dello stereotipo del nomadismo, che affonda le
radici nel 'Porrajmos" (il grande divoramento) l'olocausto negato dei rom, che
fece circa 500mila vittime tra campi di concentramento ed esecuzioni sommarie.
"Durante il periodo nazista – spiega – rom e sinti negli Stati europei
praticavano una resistenza di basso profilo che significava trovare le modalità
di permanenza per restare dove si erano stanziati. Si spostavano tra i confini.
In quegli anni si diffusero teorie della razza secondo le quali il nomadismo era
una colpa che stava nel loro sangue. Non era così: si spostavano per ragioni
lavorative, molti ad esempio erano giostrai". Il vademecum si conclude con le
parole del Papa Benedetto XVI. Lo scorso 11 giugno il Pontefice ha ricevuto i
rappresentanti dei Rom da tutta Europa in Vaticano e li ha accolti dicendo:
"siete un'amata porzione del popolo di Dio pellegrinante". La Chiesa cattolica
ricorda anche un beato martire rom, Zefirino Giménez Malla, ucciso con il
rosario in mano durante la guerra civile spagnola. Una sua raffigurazione si
trova nel santuario dei santi Cosma e Damiano a Riace (Rc) ed è meta di un
pellegrinaggio rom ogni anno a fine settembre.
E' stato presentato, nella sede della Federazione Nazionale della Stampa
Italiana, un vademecum rivolto ai professionisti dell'informazione sul delicato
tema dei rom. La pubblicazione, che ha il bel titolo di una canzone del '77 di
Claudio Lolli, "Ho visto anche degli zingari felici", offre contributi di
esperti della materia e dell'informazione, arricchiti anche dall'intervento di
Benedetto XVI all'audizione dei Rom, e si propone come strumento di lavoro per
tutti i giornalisti che, fedeli allo spirito della loro professione, si
prefiggano lo scopo di raccontare la realtà sociale senza usare stereotipi
frutto dell'ignoranza, perché è anche con le parole giuste che si sconfiggono i
pregiudizi.
Sull'autobus diretto al centro di Roma, per raggiungere la sede della FNSI,
salgono alla fermata due donne rom con una nidiata di bambini, di un'età
compresa tra i 2 e i 10 anni. "Occhio al portafoglio!" esclama una signora al
marito in piedi accanto a lei. La donna dà voce al pensiero comune e la reazione
di tutti è spontanea, di allerta contro un'eventuale possibilità di borseggio,
così come spontaneamente si indossano gli occhiali scuri quando la luce troppo
forte del sole ci acceca, o il berretto di lana ai primi fiocchi di neve.
E' difficile sconfiggere i pregiudizi che nascono dalla non conoscenza. In
realtà pochi di noi sanno, quasi nessuno conosce la cultura di questo popolo,
perché sui mezzi di informazione si parla di rom soltanto per raccontare di
tragedie di bimbi che muoiono nel rogo delle baracche o delle roulotte, oppure
quando si raccontano efferati episodi di cronaca nera, o si descrivono
raccapriccianti realtà sociali di un'infanzia costretta a mendicare e a vivere
nell'indigenza e nella sporcizia. Certo la miseria può generare disagio,
violenza, criminalità, ma questo vale in tutte le comunità. Chi ha fame può
rubare, o delinquere, ma questo ovunque e da che mondo e mondo. Solo questo sono
per noi i Rom o i Sinti, una serie infinita di pregiudizi e luoghi comuni che
non fanno distinzione tra le responsabilità individuali e quelle di un intero
popolo. Per questo non diamo loro neanche la dignità di essere chiamati con il
loro vero nome e li definiamo semplicemente zingari, o nella migliore delle
ipotesi nomadi, descrivendo così una caratteristica che non esiste, perché la
maggior parte di loro vive qui ed è italiana, e solo una piccolissima parte è
nomade nel senso vero del termine.
Zingari generalmente sporchi, brutti e cattivi, ci ricorda nel suo intervento
Paolo Ciani della Comunità di Sant'Egidio, e ladri, aggiungiamo, e secondo una
leggenda infamante dura a morire, persino ladri di bambini. Ogni tanto ci capita
ancora di raccontare di piccole comunità in allerta per questo che è un motivo
ricorrente di pregiudizio e rancore le cui radici affondano in secoli di
ignoranza e superstizione.
Ricordate la orrenda menzogna dei secoli scorsi secondo cui gli ebrei uccidevano
i bambini cristiani per il loro sangue, e che nella mente di molti europei si
trasformò in una tragica convinzione, che fu alla base della "distrazione"
pressoché generale nei confronti della persecuzione prima e della Shoah poi? Il
meccanismo è sempre lo stesso e continua a ripetersi contro chi viene
considerato diverso, quindi "non persona". L'alternativa all'ignoranza è
conoscere per non diffidare, accettare i valori di una cultura diversa che può
arricchirci, apprezzandone le peculiarità e senza avere la presunzione di
imporre la nostra come la migliore possibile, nel tentativo di un'omologazione a
valori che spesso sarebbe meglio rileggere alla luce di una sensibilità nuova e
altra.
Dice Nazareno Guarnieri, presidente della Federazione romanì, nel corso della
conferenza stampa:"Io so per certo che non morirò in uno ospizio, perché la
nostra è una cultura che mette sempre al centro la persona". Come dire, vogliamo
stabilire chi tra noi è più civile? Solo conoscendo e quindi accettando si
possono fare percorsi insieme che portino al miglioramento delle condizioni
sociali di Rom e Sinti e al superamento del disagio sociale. "E a proposito-
aggiunge ancora Guarnieri - non siamo nomadi, e il 50% di noi è italiano da
sempre. Occorre una politica abitativa pubblica normale, basta con i campi
nomadi che alimentano il distacco, la segregazione, l'isolamento, il disprezzo e
l'odio sociale".
Il segretario dell'Associazione Stampa Romana, Paolo Butturini, racconta della
percezione sbagliata che molti cittadini hanno rispetto ai Rom e Sinti. "Sono un
milione e mezzo" gli ha detto sconsolato un tassista romano suggerendo
l'immagine di una paese ormai in preda a un'invasione barbarica inarrestabile e
devastatrice, e vengono quasi tutti dalla Romania, ed essere rom romeni, si sa,
è "il peggio del peggio". Nel nostro Paese in realtà questa popolazione è
composta da circa 140 mila persone, la metà delle quali sono italiane e donne e
bambini con "ansia di normalità", non di omologazione e integrazione forzata, ma
della semplice e naturale normalità della casa, della scuola, degli amici,
dell'accettazione sociale che non faccia sentire stranieri a casa propria.
L'assessore al lavoro e alla Formazione della Regione Lazio, Mariella Zezza, fa
suo l'appello di Roberto Natale, presidente della FNSI, a promuovere una
comunicazione libera da ogni pregiudizio, ricordando che informare "vuol dire
rendersi conto che tutto ciò che c'è dall'altra parte non è una minaccia, ma una
risorsa.
Il fatto è che persiste in tutta Europa la convinzione che il rom non sia uguale
agli altri, per questo, ammonisce Roberto Chinzari, segretario dell'Associazione
giornalisti Scuola di Perugia, è necessario almeno usare le parole giuste per
descrivere la loro realtà e non "barricarci nelle nostre convinzioni, scrivendo
e dicendo imprecisioni. Sui quotidiani, nei servizi radio-televisivi il binomio
"rom-romeno è diventato un marchio di fabbrica per brutti episodi, un'etichetta
che definisce quello che succede "prima che se ne abbia la certezza". E così il
pregiudizio dilaga, e con esso la discriminazione, mentre una buona conoscenza
culturale di ciò che abbiamo di fronte "è il miglior scudo per proteggere dagli
errori e dalla superficialità". "E poi ricordarsi sempre - conclude Chinzari,
che anche di fronte al peggiore dei crimini la responsabilità è sempre di un
individuo, mai di una popolazione o di un'etnia".
E se alla base di ogni espressione artistica c'è il patrimonio culturale e la
cultura dell'informazione, importanti sono gli interventi di una
giornalista-scrittrice, Bianca Stancanelli, che sull'argomento ha scritto un
libro: "La fortuna e la vergogna" edito da Marsilio, e quello di Moni Ovadia, un
artista che al teatro Quirino di Roma ha presentato uno spettacolo: "Senza
confini - ebrei e zingari", che ha dato voce soprattutto alla musica di grandi
musicisti rom.
Spiega Moni Ovadia: "E' un recital di canti, musiche, storie di Rom, Sinti, ed
Ebraiche che mettono in risonanza la comune vocazione delle genti in esilio, una
vocazione che proviene dai tempi remoti e che in tempi più vicini a noi si fa
solitaria, si carica di un'assenza che sollecita un ritorno, un'adesione, una
passione, una responsabilità urgenti, improcrastinabili. "Senza Confini" è la
nostra assunzione di responsabilità".
Avvicinarsi quindi, anche e soprattutto attraverso il linguaggio della musica e
del teatro, a un popolo di pace, che non ha mai dichiarato guerra a nessuno, che
"per questo meriterebbe il premio Nobel per la pace". Persino la loro
persecuzione da parte dei nazisti è misconosciuta e sottovalutata (ne morirono
nei campi di sterminio centinaia di migliaia). "I Rom vivono la vita, non la
consumano - spiega Moni Ovadia - e ci danno lezione di civiltà". Li percepiamo
solo come un problema perché non sappiamo quasi niente della loro cultura e solo
la conoscenza può aiutarci a capire ancora una volta che non c'è il buio oltre
la siepe.
Jody è un bambino delle giostre in una Festa di un piccolo paese italiano.
Quando sei quel bambino sei "diverso" e la tua diversità ti insegnano a
viverla come una missione: Noi siamo la Festa! Quello che non ti dicono è che un
bimbo "normale" può insegnarti l'infinito valore di una sconfitta.
Il reportage: "Ci hanno distrutto la baracca, ora siamo qui, tra i cespugli. Non
cacciateci più". Il difficile lavoro dei volontari della "Piccola Carovana"
Gli "invisibili" sono dappertutto, nelle praterie di Bologna, nascondono le loro
tende nei parchi e nei campi trascurati, sempre più lontani dalla città,
inseguiti dalle forze dell'ordine e per niente amati dai residenti. A Casteldebole, le ruspe hanno distrutto anche gli alberi, per spazzare via le
tende. Cataste di tronchi divelti accanto alle misere cose ridotte a poltiglia.
Tornate ad essere rifiuto, come del resto erano state prima di essere riusate.
La scena non cambia, dai tempi di Cofferati. A Casteldebole, vicino a villa
Ranuzzi, le ruspe hanno sgomberato decine di rom romeni non più tardi di dieci
giorni fa. Sono rimaste solo le tracce della caccia agli "invisibili", qualcuno
ha rialzato una tenda un po' più distante. "Due settimane fa qui c'era un
villaggio rom, ci saranno state cinquanta persone. Era alla fermata dell'86,
loro identificano i luoghi così. Quanto costa il lavoro di una ruspa? Se i soldi
spesi dal Comune per questi interventi venissero usati per realizzare dei
percorsi di reinserimento, sarebbe tutto di guadagnato. Gli sgomberi non
risolvono il problema. Ed è chiaro che l'invisibilità, la mancanza di una casa e
di un lavoro aumenta il ricorso all'illegalità".
Daniele Bergamini è presidente della coop Piccola Carovana, di cui è socio anche
don Giovanni Nicolini. L'associazione per conto del Comune segue le famiglie rom
sgomberate anni fa dal Reno, ora quasi tutte (una quarantina) dotate di
alloggio. Ma i volontari non perdono di vista gli "invisibili", i romeni
arrivati dopo gli sgomberi del Reno che cercano scampo dalle ruspe negli
anfratti dei parchi e dei campi, da Borgo Panigale a Casteldebole, dal Navile al
Reno, dalla collina ai Prati di Caprara a via Bassa dei Sassi. Famiglie
disseminate, spesso con bambini piccoli "e da anni ormai i servizi sociali non
se ne occupano più, quando arriva la polizia o i vigili per uno sgombero, le
assistenti sociali non ci sono", dice Elisa Trimeni, volontaria del gruppo che
in via Triumvirato incontra una donna rom di 23 anni con tre figli, il più
grande di sette anni. Niente foto. I suoi occhi nerissimi, appena sa che c'è un
giornalista, si riempiono di terrore: "Adesso mi portano via i figli?".
Elisa e Daniele le regalano un pacco di pasta, lei racconta che hanno distrutto
la sua baracca in via Bencivenni e ora la famiglia vive nascosta tra i cespugli,
"ma i vigili e i carabinieri vengono sempre a cacciarci via". E' di Brca, vicino
a Craiova, "ma la mia casa è piccola e non c'è da mangiare. Qui mio marito ogni
tanto trova un piccolo lavoro". I volontari la invitano ad un incontro, magari
potrebbero trovarle un alloggio meno precario. I bambini ridono sull'altalena.
Anche nei boschi dei Prati di Caprara, a due passi dalla maternità del Maggiore,
le ruspe hanno lasciato le tracce dei cingoli e i cumuli dei rifiuti. Qualcuno
vive ancora lì. Ecco un uomo e una donna che si dileguano tra alberi e radure.
Qualche tenda di cellophane e tracce di fuochi recenti. Anche qui, una volta,
c'erano decine di rom: "Le nostre stime dicono che attualmente a Bologna ci sono
dai 100 ai 150 "invisibili" - dice Bergamini - vanno e tornano, non vanno mai
via del tutto. Li trovi magari a dormire al pronto soccorso dell'ospedale, a
fare la doccia al dormitorio del Lazzaretto, a girare sui treni o a chiedere
aiuto nelle parrocchie, alcune delle quali sono molto sensibili. Noi portiamo
cibo, diamo consulenza psicologica. Una famiglia che viveva a Borgo Panigale
l'abbiamo fatta rimpatriare con un aiuto economico. Ma ci vuole di più".
IL POPOLO ROM CULTURA, LINGUA, POLITICHE SOCIALI, USI E COSTUMI,
STORIA, INFANZIA
CALENDARIO 2011
3 novembre 2011 La cultura romanì tra passato e presente di Mirko e Giorgio Bezzecchi
10 novembre 2011 Comunità zigane e politiche pubbliche di Maurizio Pagani e Giorgio
Bezzecchi
1 dicembre 2011 La musica ziganadi Jovica Jovic
15 dicembre 2011 Uno sguardo antropologico sull'infanzia romdi Sophie Alice Sarcinelli
DALLE 17.00 ALLE 19.00
AL MUSEO DEL VIAGGIO IN VIA IMPASTATO, 7 MILANO ROGOREDO
MM3 SAN DONATO
"Lingua e cultura Rom"
Il ciclo d'incontri di Cultura Romanì, curato da Giorgio Bezzecchi e Maurizio
Pagani (entrambi con una ricca e ventennale esperienza maturata all'interno
dell'Opera Nomadi e in collaborazione con A.P., università e centri di ricerca
culturali), sarà volto ad approfondire il tema delle Politiche Pubbliche e
gli aspetti culturali dei diversi gruppi rom e sinti.
Gli incontri avranno una frequenza bisettimanale per un totale complessivo di 50
ore. E' possibile iscriversi anche a uno o più cicli d'incontro di proprio
interesse.
Il corso si avvarrà della partecipazione di studiosi e docenti universitari
che operano da diversi anni nel Settore, proponendo approfondimenti di ricerca
tematici.
Gli incontri tematici avranno come relatori filologi, antropologi, pedagogisti,
sociologi, ma anche artisti e figure del popolo Rom e Sinto. Il corso è rivolto a insegnanti, educatori, mediatori, assistenti
sociali, amministratori e impiegati pubblici, studiosi, ricercatori…. e a
chiunque abbia voglia di approfondire questo tema.
"Musica zigana"
Il Maestro Jovica Jovic, proporrà un corso di cultura musicale
con l'uso e la conoscenza di alcuni strumenti musicali tipici e l'insegnamento
della fisarmonica. Jovica è senz'altro oggi, unanimemente, riconosciuto
come uno dei più valenti musicisti nato e formatosi all'interno delle comunità
Rom.Autore e protagonista di numerose performance artistiche, metterà a
disposizione il suo talento musicale e la grande generosità umana per accostarsi
e approfondire la conoscenza e l'insegnamento della musica zigana, attraverso
lezioni frontali e di gruppo.
Gli incontri avranno una frequenza bisettimanale per un totale complessivo di 50
ore. Il corso è rivolto a coloro che intendono approfondire la propria
conoscenza musicale.
I DOCENTI:
GIORGIO BEZZECCHI – presidente della cooperativa Romano Drom, è
un Rom Harvato, esperto di processi e politiche di mediazione culturale. Da
molti anni è uno dei massimi dirigenti dell'Opera Nomadi. Vive e lavora a
Milano.
MAURIZIO PAGANI - dirigente dell'Opera Nomadi, da molti anni è
attivamente impegnato in azioni di promozione sociale delle comunità zingare
e studio delle politiche pubbliche. Vive e lavora a Milano.
SOPHIE ALICE SCARPINELLI - dottore in antropologia presso l'Ehess
di Parigi - École des Hautes Études en Sciences Sociales - si occupa di
antropologia dell'infanzia.
JOVICA JOVIC - Musicista Rom Dal 1971 al 1996 ha fatto il
musicista in vari paesi d'Europa. Dal 1996 vive stabilmente in Italia e
continua ad esercitare la professione di musicista.
MIRKO BEZZECCHI - Anziano della famiglia Bezzecchi, Rom harvato,
è l'unico della sua famiglia di origine ad essere sopravvissuto al Porrajmos.
E' cittadino italiano di origine slovena.
Di Fabrizio (del 04/11/2011 @ 09:00:36, in conflitti, visitato 1746 volte)
E' da un po' di tempo che non dedico attenzione
all'Ungheria. Di quanto è successo nei mesi scorsi a
Gyöngyöspata ne parlai questa primavera. Trovo su
Chiara-di-notte.blogspot.com l'aggiornamento che riporto sotto. Dall'autrice di quel blog
mi arriva anche un invito a dare spazio a figure femminili che tra i Rom si
battano non solo contro le discriminazioni esterne, ma anche contro quelle
interne alla comunità, come ad esempio
Ostalinda Maya Ovalle. Tempo permettendo, ci proverò.
L'articolo sara' un po' lungo - ed anche noioso -, pertanto ho scelto di
proporlo diviso in piu' parti, in modo da renderlo maggiormente scorrevole alla
lettura e piu' snello all'eventuale discussione che dovesse svilupparsi. Conto
di poter, con le parti successive e i commenti, sviscerare quelle eventuali
domande o dubbi che credo siano presenti quando si parla di zingari, di gadje',
di razzismo, d'intolleranza, di colpe e cause di un fenomeno che ormai sta
dilagando in tutta Europa.
L'Ungheria e' in crisi. Le tensioni con la popolazione zingara minacciano di
lacerare l'intero tessuto sociale del paese. Nonostante il popolo rom abbia qui
vissuto armoniosamente per cinque secoli, ora, con l'ascesa della destra
xenofoba e razzista, vigilantes seminano il terrore nelle comunita' tzigane ed
e' soprattutto nella citta' di Gyöngyöspata che il problema, alcuni mesi fa, e'
esploso prepotentemente svegliando la coscienza sopita di molte persone.
Gyöngyöspata e' una piccola citta' che si trova nel nord-est dell'Ungheria, ad
un'ora e mezzo di strada da Budapest. Per chi non conosce questa terra e vi si
reca da turista, e' un luogo che possiede quel fascino tipico di ogni cittadina
ungherese della regione: una imponente chiesa bianca e le case dai tetti rosso
stucco disseminate lungo un ordinato e ben curato paesaggio di campagna. Pero',
alla periferia, su entrambi i lati di un torrente che ogni volta che piove
tracima, c'e' quello che i turisti non vedranno mai: il ghetto zingaro. Case
fatiscenti dove il soffitto fa fatica a non crollare. Una cucina, un paio
camerette e dieci, quindici, persone che ci vivono dentro ammassate. Sono
moltissimi i bambini.
Se riuscirete a farvi accettare, potrete essere invitati ad entrare. Allora vi
siederete su un letto povero e dondolante, mentre intorno a voi i bimbi,
sorprendentemente tutti sempre allegri e sorridenti, inizieranno a danzare al
ritmo di qualsiasi musica esca dall'altoparlante della vecchia radio. Nella
piccola cucina, ci sara' di sicuro un'enorme pentola di riso bollente sul fuoco,
quella che serve ogni giorno per il pranzo e la cena. La padrona di casa vi
raccontera' con un sorriso pieno d'orgoglio della sua famiglia e dei suoi
nipoti, molti dei quali vi fisseranno come se foste dei viaggiatori giunti da un
lontano pianeta.
In queste famiglie, ormai, nessuno piu' ha un lavoro o la speranza di trovarne
uno. Il tasso di natalita' nella comunita' tzigana e' il doppio di quello dei
gadje' - i non zingari - e sono pochi i bambini che frequentano una scuola. Le
cose sono precipitate negli ultimi tempi, con la crisi economica. Lo Stato
risulta sempre piu' assente ed ha tagliato moltissimi dei fondi destinati al
welfare e alla tutela delle minoranze. Per questo motivo un po' tutti, zingari e
non, per ragioni diverse, stanno cominciando a perdere la pazienza, ed e' sempre
piu' tangibile la sensazione che le due comunita', incitate anche dai tanti
politicanti che mestano nel torbido, difficilmente riusciranno ad andare
d'accordo come e' avvenuto in passato.
Quello della difficile coesistenza fra zingari e gadje', che piu' di ogni altra
cosa rappresenta non solo simbolicamente l'enorme divario fra chi oggi ha
qualcosa e chi invece non ha niente, e' un problema che esiste in tutta Europa.
Dalla Bulgaria alla Gran Bretagna, dall'Italia alla Francia, oggi il vecchio
continente e' alle prese con un nuovo focolaio di intolleranza xenofoba, ed
anche stavolta, come sempre, a farne le spese saranno i piu' deboli, vale a dire
coloro che non possono difendersi su cui si riversera' l'odio e la rabbia di
tutti: gli zingari.
Si deve dire che fin da quando sono arrivati nel XV secolo, raramente le
relazioni degli zingari con le comunita' locali sono andate lisce. Hitler non e'
e non sara' certo l'ultimo ad aver tentato di sterminare questo popolo che gia'
molti altri, in passato, avevano gia' cercato di cancellare dalla faccia della
terra, ed e' nei discorsi di tanta gente, fra i buonismi ipocriti di chi si
mette a piangere per i cagnetti abbandonati, che spesso si riscontra questo
antico desiderio atavico: sterminare chi viene ritenuto diverso, inferiore,
inutile, apportatore solo di degrado, sporcizia, malaffare.
Tutto cio' lo si puo' vedere bene da cio' che accade in molti paesi al cui
governo sono arrivati partiti populisti e di chiara matrice razzista, ma anche
laddove il diritto di rimanere zingari non era mai stato messo in discussione.
Paesi in cui le tensioni continuano pero' ad aumentare. In Gran Bretagna,
l'intolleranza e' cresciuta a dismisura negli ultimi anni a causa delle ondate
di immigrazione dalla Romania e Bulgaria, ma anche in Bulgaria e Romania, paesi
dove gli zingari hanno vissuto in gran numero per secoli, esiste tuttora
un'inestinguibile discriminazione. Persino in Spagna, unico paese europeo che
dopo la morte di Franco puo' vantare dei veri successi in fatto di tolleranza e
integrazione, il tasso di abbandono della scuola da parte dei bimbi gitani e'
dell'80%.
Nei confronti dei Rom persiste un po' ovunque l'immagine di una comunita' di
fuorilegge, piccoli criminali, inetti, miserabili che sbarcano il lunario
sopravvivendo ai margini della societa'. Questo, da alcuni anni, lo si riscontra
anche in Ungheria, uno dei paesi in cui fino a poco tempo fa ci si poteva
aspettare che le cose andassero meglio. Dopo tutto, gli zingari qui ci hanno
vissuto per un lungo periodo di tempo - circa cinquecento anni – tanto che le
parole "ungherese" e "tzigano" alla fine si integrano perfettamente. Come in
Spagna per i gitani, l'immaginario artistico del Rom ungheresi, specialmente
nella musica, si e' intrecciato con l'identita' culturale dell'intera nazione.
Senza gli tzigani, infatti, Franz Liszt non avrebbe mai potuto comporre le sue
melodie.
I Rom di Ungheria, fra l'altro, sono anche i piu' importanti dal punto di vista
sociale e a un livello culturale piu' alto che altrove, ad eccezione forse della
sola Russia. Ci sono quattro deputati rom nel parlamento ungherese, e l'unica
eurodeputata rom a Strasburgo e' ungherese. Molti funzionari del governo lo
sono, ed anche gran parte della burocrazia. Eppure, fra tutti i luoghi, e'
proprio in Ungheria, dove non ci sono problemi legati all'immigrazione o alla
lingua, che gli zingari sembrano costituire una potenziale e grave minaccia per
il futuro della nazione.
Lo scorso marzo, centinaia di vigilantes in divisa hanno fatto irruzione in
Gyöngyöspata rimanendovi per tre settimane. Vestiti in uniformi paramilitari
nere, sono entrati nel ghetto zingaro ed hanno iniziato a pattugliarlo
ostentatamente, come se fossero poliziotti. Appartenevano ad un'organizzazione
chiamata Szebb Jövőért Polgárőr Egyesület (Guardia Civile per un Futuro
Migliore), una frangia del partito di estrema destra Jobbik.
Con gli atteggiamenti tipici dei nazisti, questa gente ha pattugliato la citta'
giorno e notte, gridando ed impedendo ai rom di dormire, oppure minacciandoli
con armi e cani, o seguendoli ogni volta che lasciavano le loro case, senza che
la polizia locale dicesse o facesse niente. I bambini avevano paura di andare a
scuola, gli uomini non se la sentivano di andare a lavorare e alle madri veniva
impedito di entrare nei negozi a comprare cibo. Questa situazione ha avuto fine
solo quando la Croce Rossa ungherese ha evacuato tutti i rom, portandoli via a
bordo di autobus.
E' stata l'ascesa dell'estrema destra magiara, che nelle ultime elezioni ha
raggiunto oltre il 15%, che ha rinfocolato e dato forza a questo sentimento
antitzigano che non si vedeva piu' dai tempi del nazismo. Qualcosa che preoccupa
e spaventa tutti, persino i liberali ungheresi tradizionalmente di destra. Si
deve tener conto che l'etnia rom in Ungheria rappresenta oltre l'8% dell'intera
popolazione e cio' che potrebbe scaturire da un'eventuale sommossa, qualora gli
animi fossero esacerbati, non e' prevedibile ne' auspicabile.
In questo clima d'intolleranza e razzismo, non sono mancate le violenze fisiche
e neppure svariati attacchi omicidi: sono nove gli zingari uccisi negli ultimi
tre anni. La tecnica preferita degli aggressori e' quella di colpire una casa ai
margini di un villaggio, gettare una bottiglia molotov, attendere che gli
abitanti fuggano dalle fiamme per poi sparare loro addosso quando escono. Ma al
di la' di questi dati scioccanti e del cieco pregiudizio, cio' che manca e' una
spiegazione del perche' tutto cio' stia accadendo proprio ora.
Ovviamente, si tratta anche di un problema locale. In Gyöngyöspata il problema
sono gli alloggi, cioe' le misere case degli zingari, fatiscenti e considerate
pericolose dal punto della stabilita' strutturale - anche se alcune sono
migliori e piu' solide di altre - che sono tutte raggruppate insieme sul bordo
della citta'. Quando la Croce Rossa ha proposto di risistemare alcune famiglie
in alloggi meno malsani piu' vicini al centro della citta', cio' ha infiammato
l'intolleranza dei gadje' che non volevano "mischiarsi" a chi, a loro giudizio,
avrebbe portato in citta' degrado, sporcizia e traffici illeciti. Senza
considerare che non si trattava di intrusi, di invasori, di inferiori da
ghettizzare, ma di una popolazione ben radicata che vive in Ungheria da
centinaia d'anni. Gli zingari di Gyöngyöspata, infatti, cantavano l'inno
nazionale in faccia ai vigilantes. Ed avevano tutto il diritto di farlo essendo
ad ogni effetto cittadini ungheresi, uguali agli altri per diritto
costituzionale oltre che per diritto "umano".
Di Fabrizio (del 04/11/2011 @ 09:05:53, in casa, visitato 1357 volte)
31/10/11
TORTONA - Proseguono gli incontri del Tavolo di Concertazione per Area
attrezzata Comunità dei Sinti tortonesi voluti dall'amministrazione comunale e
dai rappresentanti della comunità al fine di iniziare un percorso di adeguamento
della struttura e di affrontare tematiche urgenti come le problematiche relative
allo sgombero dell'area interessata dalla costruzione della nuova tangenziale.
I vari soggetti che abitualmente siedono al tavolo, tra cui il sindaco,
Massimo Berutti, l'assessore ai Lavori Pubblici, Stefano Orsi Carbone,
l'assessore ai Servizi Sociali, Laura Castellano, il responsabile della Caritas
Diocesana, Don Michele Chiappuzzi, il rappresentante dell'Associazione Sucar
Drom per la tutela diritti e cultura Sinti, Carlo Berini, oltre a dirigenti
dell'amministrazione comunale e alcuni rappresentanti della Comunità dei Sinti
di Tortona, hanno ritenuto opportuno definire un Protocollo d'Intesa tra Comune
e Comunità dei Sinti di Tortona che consenta l'avvio del progetto.
Nel corso dell'incontro di giovedì scorso più che un protocollo d'intesa è
stato stilato un atto con cui le parti interessate riconoscono i propri impegni
e le azioni da compiere.
Nello specifico l'amministrazione comunale acquisterà, una superficie che
sarà messa a disposizione della Comunità dei Sinti, quale area aggiuntiva a
quella esistente, per realizzare il trasferimento e il regolare insediamento dei
nuclei attualmente residenti sull'area da loro occupata non regolarmente.
I nuclei della Comunità dei Sinti si impegneranno a trasferirsi, a propria
cura e spese, nell'area resa disponibile del comune, contribuiranno, con
modalità finanziarie e pratiche che si andranno a definire sulla base del
progetto alla realizzazione dell'area.
"Con questo accordo – ha precisato l'assessore al Patrimonio e alle
Infrastrutture, Stefano Orsi Carbone – procederemo all'acquisto del terremo di
circa milleottocento metri quadri di cui disponiamo già l'impegno di vendita. In
questo modo adempiremo a quanto richiesto dalla SCR eliminando la problematica
che vincolava l'inizio dell'opera. Tengo a precisare che, come da progetto,
l'area confinante con la nuova tangenziale sarà protetta con due guard rail e
pannelli alti due metri, tutelando così anche gli abitanti del campo"
Nel corso dell'incontro i rappresentanti della Comunità dei Sinti hanno
voluto sottolineare la loro posizione. "Per troppo tempo siamo comparsi sui
giornali e, per questa ragione, vogliamo intervenire per far capire la nostra
situazione – hanno dichiarato i rappresentanti della Comunità dei Sinti -. Una
nostra rappresentanza partecipa a tutti gli incontri del tavolo di concertazione
voluto dal Comune, con il quale ci siamo accordati per provvedere ai pagamenti
dell'acqua e per lo spostamento dall'area sulla quale passerà la tangenziale. La
fognatura l'abbiamo fatta a nostre spese, collaborando nei lavori. La luce la
paghiamo e ci teniamo a dire che dal Comune non abbiamo mai ricevuto dei soldi,
né oggi né in passato. Ci stiamo regolarizzando nei limiti delle nostre
possibilità. Noi siamo una minoranza linguistica; siamo cittadini sinti italiani
e nati in Italia da numerose generazioni. La maggior parte dei nostri vecchi è
nata a Tortona. Noi non disturbiamo e non diamo fastidio a nessuno, abbiamo la
residenza e siamo cittadini tortonese, e troviamo ingiusto che, per colpa di chi
sbaglia, si generalizzi creando una sorta di diffidenza nei nostri confronti.
Purtroppo, nonostante i nostri bambini vadano a scuola regolarmente e giochino a
calcio nelle squadre cittadine, siamo ancora troppo discriminati e nei nostri
confronti ci sono troppi pregiudizi. La nostra è una tradizione che dura da più
di 2000 anni e la gente dovrebbe conoscerla per capire il nostro modo di vivere.
Il Vescovo e le associazioni di volontariato ci sono molto vicini; con lo stesso
Vescovo abbiamo dei momenti di aggregazione. Noi chiediamo solo rispetto e
dignità, le stesse cose che noi diamo agli altri; la possibilità di integrarci,
abbiamo anche fatto dei corsi di formazione ma nessuno ci assume. E chiediamo di
non comparire più sui giornali e di essere lasciati stare. Noi siamo disposti ad
assumerci i nostri doveri ma chiediamo più rispetto".
Di Sucar Drom (del 05/11/2011 @ 09:52:51, in blog, visitato 1527 volte)
Energia elettrica, la Federazione Rom e Sinti Insieme incontra l'Autorità per
l'energia e per il gas
Dal mese di settembre l'ENEL non ha più rinnovato i contratti a forfait
(forniture temporanee) per l'erogazione dell'energia elettrica. Al posto dei
vecchi contratti ha imposto dei nuovi contratti temporanei a consumo, secondo
quanto disposto dall'Autorità per l'energia e per il gas con Delibera
n.67/2010...
Milano, nuova amministrazione, vecchi sgomberi!
Intervista ai volontari del servizio di Medicina di strada del Naga in merito ai
recenti sgomberi nel territorio milanese. Allontanamenti spontanei, prevenzione
di insediamenti abusivi, sgomberi civil...
Censimento 2011, come funziona e cosa fare
Da alcuni giorni è iniziato in Italia il 15° Censimento dell'ISTAT (Istituto
Nazionale di Statistica), l'ultimo è stato dieci anni fa. Il Censimento
serve a "contare" la popolazione e a raccogliere informazioni che costituiscono
il punto di partenza per individuare adeguate politiche e azioni di sviluppo...
Milano, la Consulta Rom e Sinti presenta un documento al Sindaco
Oggi, lunedì 24 ottobre dalle ore 16, rappresentanti della Consulta Rom e Sinti
di Milano saranno presenti davanti a Palazzo Marino (in foto) in occasione della
riunione del consiglio comunale...
Lanciano (CH), 18° edizione del Festival Alexian and International Friends
Il 29 ottobre prossimo la 18° edizione del Festival Alexian and International
Friends fra gli ospiti che si esibiranno Lino Patruno e i Ladri di Carrozzelle.
Confermata la partecipazione di Ferdi Berisa vincitore del Grande Fratello 2009
e di Povia vincitore di San Remo del 2006. Presenterà l’evento la famosa
conduttrice Rai Lorena Bianchetti...
Federazione all'Autorità: sospendete la delibera 67/10 e istituite un tavolo
tecnico
Il 13 ottobre scorso una delegazione della Federazione Rom e Sinti Insieme ha
incontrato il dott. Egidio Fedele Dell'Oste e due suoi collaboratori (Direzione
Tariffe) dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas. L'incontro è stato
cordiale e ha fatto emergere le criticità che tantissimi sinti e rom in Italia
hanno sollevato in questi giorni, dopo l'entrata in vigore della...
Rom e Sinti, TUTTI UNITI il 9 novembre a Roma
Il 9 novembre 2011 si terrà a Roma in piazza Montecitorio la prima
manifestazione unitaria delle associazioni sinte e rom italiane. L'idea della
manifestazione è stata lanciata nei mesi scorsi da Radames Gabrielli, Presidente
della Federazione Rom e Sinti Insieme che coordina 22 associazioni sinte e rom a
livello nazio...
Pisa, niente scuolabus per i bimbi Rom di Marina
Per chi suona la campana a Pisa? Quante volte ancora attraverseremo,
indifferenti, i confini che ci allontanano dalla cosiddetta civiltà per
approdare nei paludosi territori dominati dalla barbarie? Gran...
Tortona (AL), i sinti: basta falsità, chiediamo più rispetto!
A Tortona (AL) da alcuni mesi un esponente politico locale interviene a
sproposito sulla situazione abitativa delle famiglie sinte residenti. Per questa
ragione le famiglie sinte hanno redatto un comunicato che nei giorni scorsi è
stato diffuso dalla stampa locale...
TUTTI UNITI, aderisci anche tu!
Mercoledì 9 novembre 2011 si terrà a Roma la manifestazione nazionale TUTTI
UNITI (crohl chetane), promossa dalle associazioni sinte e rom in Italia. La
manifestazione è stata lanciata da Radames Gabrielli, Presidente della
Federazione Rom e Sinti Insieme...
Di Fabrizio (del 06/11/2011 @ 08:54:47, in casa, visitato 1838 volte)
Chiediamo a coloro che possono farlo d’intervenire presso il Prefetto
Lombardo con una mail o telefonicamente per chiedere che ci venga dato il tempo
materiale di eseguire gli ordini ricevuti, come già è successo e sta succedendo.
Non si può chiedere a famiglie con bambini e donne incinte (una ha partorito
alcuni giorni fa, un’altra è prossima) di stare sotto la pioggia, non essendo
ancora pervenute tutte le case mobili sostitutive delle casette da demolire. Si
chiede di sospendere l’ordinanza o prorogare i termini, essendovi la volontà di
ottemperare.PER INVIARE MAIL
COMUNICATO dell’ASSOCIAZIONE APERTAMENTE
Nonostante l'accordo raggiunto tra le parti tradotto in delibera dal
Commissario, la firma dell'applicazione dello stesso da parte delle sei famiglie
sinte , queste sono state bersagliate da ben 4 ordinanze di demolizione
esecutive (vedi
cronache precedenti, ndr.).
Due nell'ultima settimana.
Quattro di queste famiglie hanno svuotato completamente la vecchia
abitazione.
Tre alle quali sono state assegnate altrettante case mobili (che però sono
oggetto di contestazione perché ammalorate e forse più vecchie di quanto ci
hanno detto), stanno smontando la vecchia abitazione. Operazione che dovrebbe
terminare per domenica sera, nonostante il maltempo.
Altre tre famiglie, quelle col maggior numero di figli, stanno attendendo la
notizia di quando arriveranno le loro case mobili. Nel frattempo sono ferme
nell'operazione di demolizione delle loro vecchie case perché non avrebbero dove
andare con i loro figli.
In questo quadro, c'è pendente sul capo di tutte e sei le famiglie, l'ultima
ordinanza esecutiva per il 07.11.2011. Non solo, ci è giunta la notizia che per
lunedì mattina 07.11.2011, è stata predisposta una azione sul Q.re Terradeo
(Campo sinti ) ad opera delle Forze dell’Ordine.
Da noi interpellato il Segretario Comunale ha confermato e si è
dichiarato impotente a revocare o modificare l'ordine già impartito.
Come Associazione Apertamente a fronte di questa incomprensibile ed
irresponsabile decisione, riteniamo non si possano lasciare da sole queste
Famiglie.
Saremo lunedì mattina al Quartiere con loro, come abbiamo fatto per questa
vicenda in questi mesi, dalle ore 07.30. Vi invitiamo a intervenire sul
Commissario per revocare o prorogare questa inutile ed assurda decisione ed ad
essere presenti con un vostro rappresentante al Quartiere Terradeo.
Stiamo mandando questa comunicazione a tutte le Forze Politiche di Buccinasco, di Destra, di Centro e di Sinistra, alle Parrocchie, alla Caritas Decanale
alle Direzioni Didattiche, il Tavolo Rom e Sinti di Milano ed a tutti coloro nel
recente passato ci hanno sostenuto per la soluzione positiva di questa
incredibile vicenda.
Per Associazione Apertamente Rossi Ernesto, Luisi Antonio
Buccinasco 05.11.2011
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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Outsourcing Questo e' un blog sgarruppato e provvisorio, di chi non ha troppo tempo da dedicarci e molte cose da comunicare. Alcune risorse sono disponibili per i lettori piu' esigenti: