Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 14/10/2011 @ 09:02:19, in lavoro, visitato 1870 volte)
11 ottobre, 17:19
Progetto pilota al via a Scampia e Secondigliano
(ANSA) - NAPOLI, 11 OTT - Non solo i napoletani, ma anche i rom faranno la
raccolta differenziata. Con questa finalita' e' stato siglato oggi un protocollo
d'intesa tra Prefettura, Comune e Provincia di Napoli. L'intesa prevede la
realizzazione di un progetto pilota per avviare la raccolta differenziata
all'interno dei campi nomadi di Cupa Perillo a Scampia e al Campo Nuovo di
Secondigliano.
Elemento caratterizzante che la raccolta sara' affidata agli abitanti stessi dei
campi. Due gli obiettivi a cui tende il progetto: l'opportunita' per i rom di
partecipare a progetti formativi di lavoro e, allo stesso tempo, il
miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie degli insediamenti. (ANSA).
Raccolta differenziata al campo rom di Scampia
Noiconsumatori.org martedì 11 ottobre 2011 - 5:57:07 PM - Autore: Paola Di
Matteo
Pisani: "Urgono interventi più approfonditi e mirati per l'igiene e la
sicurezza. Fondamentale l'apertura dello svincolo
Siglato oggi il protocollo d'intesa tra Comune di Napoli, Provincia e Prefettura
per avviare la raccolta differenziata nel campo rom di via Cupa Perillo a
Scampia ed nel Campo Nuovo di Secondigliano. Un progetto pilota, questo, che si
propone due obiettivi primari: il miglioramento delle condizioni
igienico-sanitarie all'interno dei villaggi e l'occasione per i nomadi di
partecipare a progetti formativi.
"E' un buona notizia per i residenti e per tutti quei nomadi che finora hanno
vissuto nella mortificazione dei diritti umani – afferma l'avvocato Angelo
Pisani, Presidente dell'VIII Municipalità -. Tuttavia per il quartiere di
Scampia urgono interventi più approfonditi e mirati che noi da tempo invochiamo
alle autorità. Oltre alla raccolta differenziata bisogna innanzitutto assicurare
costantemente la pulizia e la sicurezza, nello specifico agire per una vera e
propria bonifica di questi luoghi dalla sporcizia e dal rischio epidemie e
ripristinare la legalità - spiega Pisani - delocalizzando i campi rom abusivi ed
illegali, operazione che permetterebbe anche il recupero della funzionalità
dello svincolo dell'Asse Mediano chiuso da oltre 25 anni e mai aperto proprio a
causa delle baracche e dei rifiuti di ogni genere".
Il progetto, inoltre, prevede anche un sistema di videosorveglianza nei pressi
del campo rom e nelle zone di raccolta, aspetto di cui il presidente Pisani si
dice "soddisfatto e fiducioso per un'immediata installazione delle videocamere
- un punto fondamentale su cui abbiamo insistito tanto - estremamente necessarie
per controllare e prevenire gli sversamenti illegali".
Napoli, raccolta differenziata: progetto pilota nei campi Rom
DI REDAZIONE IL DENARO – MARTEDÌ 11 OTTOBRE 2011,
Un progetto pilota per la raccolta differenziata all'interno dei campi nomadi
di Scampia e Secondigliano affidata agli stessi abitanti dei villaggi.
Sottoscritto oggi un protocollo d'intesa tra l'ente di Piazza Matteotti, il
Comune di Napoli e la Prefettura. Il progetto elaborato dalla Provincia di
Napoli è finanziato dal Ministero dell'Interno – Dipartimento per le Libertà
Civili e l'Immigrazione – su proposta del Prefetto di Napoli, con la concessione
di un contributo straordinario 200 mila euro nell'ambito di un più ampio disegno
progettuale destinato a realizzare interventi a carattere assistenziale in
favore delle popolazioni nomadi.
LE RISORSE
Una parte del finanziamento è stata già utilizzata in favore dei minori Rom con
borse di studio e con progetti in ambito sportivo che hanno avuto UNA MASSICCIA
adesione; oltre 110 mila euro saranno, invece, destinati al progetto della
raccolta differenziata. Gli insediamenti nomadi sono generalmente caratterizzati
da precarie condizioni igienico sanitarie e, molto spesso, sono ricettacolo di
rifiuti di varia tipologia. L'iniziativa intende dunque rafforzare le attività
di di inclusione sociale della comunità nomadi.
LA FORMAZIONE
Il progetto, che interessa due villaggi, sarà affidato per la realizzazione agli
stessi Rom, che saranno preventivamente formati, a cura dell'amministrazione
provinciale. Per le attività di raccolta è previsto l'utilizzo di sei operatori
organizzati da un coordinatore con il compito di redigere un programma di
raccolta, organizzare in turni il lavoro dei singoli operatori, verificare il
raggiungimento degli obiettivi, gestire l'occorrente per le attività, mantenere
i rapporti con le istituzioni e con le aziende coinvolte, redigere un rapporto
mensile sull'andamento del progetto. Gli operatori avranno i compiti di ritirare
i rifiuti a domicilio secondo le disposizioni del programma di raccolta,
depositare quanto raccolto nella vicina isola ecologica o negli spazi che
verranno indicati dall'Asia, fornire informazioni agli abitanti sulle modalità
della raccolta differenziale, controllare il territorio per quanto attiene
l'igiene ambientale. L'iniziativa presentata alla comunità nomade che ne ha
condiviso i contenuti, ha carattere sperimentale per la durata di nove mesi. Se
il risultato sarà positivo l'esperienza sarà estesa ad altri insediamenti. In
costruzione, intanto, un nuovo villaggio a Scampia il cui progetto è finalmente
arrivato alla fase esecutiva.
Napoli, la raccolta differenziata arriva al campo Rom
Ecodallecitta.it - mercoledì 12 ottobre 2011 18:46
Siglato un protocollo d'intesa tra Prefettura, Comune e Provincia di Napoli che
prevede la realizzazione di un progetto pilota per avviare la raccolta
differenziata all'interno dei campi Rom di Scampia e Secondigliano
L'11 ottobre il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, il prefetto
di Napoli, Andrea De Martino, il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, hanno
firmato un accordo per la realizzazione di un progetto pilota per avviare la
raccolta differenziata negli insediamenti Rom di Cupa Perillo a Scampia e al
Campo Nuovo di Secondigliano.
Il progetto è stato elaborato dall’Amministrazione provinciale di Napoli e
finanziato dal Ministero dell’Interno. La raccolta sarà affidata agli abitanti
stessi dei campi. Due gli obiettivi a cui tende il progetto: l'opportunità per i
rom di partecipare a progetti formativi di lavoro e, allo stesso tempo, il
miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie degli insediamenti.
"Se a Napoli la raccolta differenziata la faranno i rom, che per i nostri
costumi oggettivamente vivono in condizioni precarie e disagiate, allora non
vedo chi possa più esimersi da questo dovere civico" ha dichiarato il presidente
della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro. "La valenza di questo progetto, voluto
dalla mia amministrazione e portato avanti con successo dall’assessore Marilù
Galdieri - ha aggiunto Cesaro - è duplice: innanzitutto è portatore di messaggi
di integrazione, visto che gli attori ed i realizzatori dello stesso saranno
proprio le comunità nomadi; in secondo luogo perché, grazie a questa iniziativa,
si potranno contrastare fenomeni quanto mai frequenti quali roghi di rifiuti e
suppellettili spesso individuati proprio presso i campi nomadi. Tale progetto,
inoltre, si inserisce nel solco della piena collaborazione con l’amministrazione
comunale di Napoli, perché ribadisco - ha concluso Cesaro - che solo con la
sinergia delle varie istituzioni il territorio potrà puntare ad un suo effettivo
rilancio".
"Oggi in prefettura - ha detto poi l’assessore provinciale al lavoro ed alle
risorse umane, Marilù Galdieri - ho parlato con Nino, rom in rappresentanza
della comunità di Secondigliano e di Scampia. Credono fermamente in questa che
vedono anche come un’ opportunità di migliorare la vita all’interno dei campi e
di formazione spendibile anche in un futuro lavorativo. Mi piacerebbe, ad
esempio, che proprio qualche rom, un domani, possa spiegare a noi napoletani
come effettuare correttamente la raccolta differenziata".
Di Fabrizio (del 13/10/2011 @ 09:18:04, in Regole, visitato 1478 volte)
Due notizie prese da ImmigrazioneOggi del 3 ottobre
scorso
Lega Nord: durata della carta d'identità legata al permesso di soggiorno e
cancellazione d'ufficio dalle anagrafi entro 60 giorni dal permesso non
rinnovato.
La nuova proposta del Carroccio per rendere ancora più severa la normativa
già modificata nel 2009 con la legge n. 94 sulla sicurezza.
Una proposta di legge per equiparare la durata della carta d'identità a
quella del permesso di soggiorno e che prevede la cancellazione d'ufficio dalle
anagrafi degli stranieri che non presentano entro 60 giorni la documentazione di
rinnovo del permesso.
È l'iniziativa del gruppo parlamentare della Lega Nord alla Camera, che vede
primo firmatario Luciano Dussin, e che chiede, che per gli stranieri, la durata
del documento di identità sia "indissolubilmente legata" alla durata del titolo
di soggiorno.
L'obiettivo, ha spiegato Dussin, è quello di "fornire agli organi di pubblica
sicurezza ulteriori strumenti di controllo e vigilanza del territorio".
Controllo e vigilanza che, secondo il parlamentare, vanno esercitate anche
attraverso "la repressione di ogni tipo di utilizzo illegittimo da parte dello
straniero dell'iscrizione all'anagrafe della popolazione residente".
La proposta prevede infatti la cancellazione d'ufficio dall'anagrafe dello
straniero che non abbia entro i sessanta giorni successivi alla scadenza del
permesso di soggiorno rinnovato la dichiarazione di dimora abituale nel Comune.
Un procedimento che, spiega l'esponente del Carroccio, "non avverrà più
impegnando risorse e mezzi ai fini del 'rintraccio' o della 'notifica' del
provvedimento di cancellazione, ma sarà effettuata d'ufficio". Con questa
modifica, "l'onere della prova" spetterà quindi allo straniero, che sarà
chiamato a rinnovare il permesso di soggiorno o a fornire un documento che provi
come sia stata avviata la richiesta di rinnovo. Oggi, invece, il regolamento
anagrafico, modificato con la legge n. 94 del 2009 sulla sicurezza, stabilisce
che gli stranieri, entro sessanta giorni dal rinnovo del permesso di soggiorno,
hanno l'obbligo di rinnovare all'ufficiale di anagrafe la dichiarazione di
dimora abituale nel comune (e comunque non decadono dall'iscrizione nella fase
di rinnovo del permesso di soggiorno); se non effettuano la dichiarazione nei
tempi, si procede alla loro cancellazione trascorsi sei mesi dalla scadenza del
permesso di soggiorno, previo avviso da parte dell'ufficio, con invito a
provvedere nei successivi 30 giorni.
(Red.)
Filippina arrestata ed espulsa perché nel nullaosta c'è il nome da sposata e non
da nubile. Il Giudice di pace annulla.
Si è conclusa positivamente la vicenda iniziata nel 2010 della giovane
filippina, che vive a Bologna, con un figlioletto di 4 anni.
È stato annullato dal Giudice di pace di Bologna Nicoletta Maccaferri il decreto
di espulsione a carico di una donna filippina di 35 anni, madre di un bambino di
4 anni e mezzo, impiegata in un agriturismo del Bolognese, che nell'aprile 2010
era stata prima incarcerata e poi espulsa per un equivoco nato dal doppio
cognome, da nubile e da sposata.
Il marito della donna lavorava a Bologna regolarmente quando lei, J.I., arrivò
in Italia nel 2006, con un visto per cure mediche per portare a termine la
gravidanza. Permesso che scadeva il giorno della nascita del bambino, il 24
agosto 2006. J.I. fece richiesta di rinnovo, ma il 5 aprile del 2007 le venne
notificato un decreto di espulsione per essersi trattenuta in Italia senza aver
chiesto il permesso nei termini prescritti. Il decreto le venne notificato in
italiano e in inglese, due lingue poco conosciute allora dalla donna. Il suo
referente italiano intanto, sia nel 2006 che nel 2007, aveva fatto richiesta di
nullaosta al lavoro subordinato per la sua regolarizzazione lavorativa; di
conseguenza la donna, ritornata nel giugno 2009 nelle Filippine, il 3 luglio
ricevette il nullaosta con regolare visto di ingresso per l'Italia. Con questi
documenti tornò a Bologna e chiese il permesso di soggiorno per motivi di
lavoro. Nella primavera 2010 ricevette una lettera dell'Ufficio immigrazione per
comunicazioni sul permesso di soggiorno: così con il marito e il bambino andò
all'Ufficio dove le spiegarono che la sua domanda di permesso non era
ammissibile e seduta stante l'arrestarono.
Per il nullaosta al lavoro sarebbero state date generalità diverse, sosteneva
nel decreto la Questura, ma secondo la difesa, l'avvocato Cristina Gandolfo, in
realtà nel nullaosta c'erano semplicemente le generalità da sposata, fermi
restando tutti gli altri dati e soprattutto le impronte digitali rilevate.
Ma per l'Ufficio immigrazione, malgrado anche il figlio in età pre-scolare, la
donna – che nel frattempo aveva lavorato regolarmente pagando i contributi –
andava espulsa. "Il decreto di espulsione – ha osservato nelle motivazioni il
giudice – appare motivato su un presupposto di fatto contrario al vero, in
quanto la donna è rientrata in Italia con il nome J.E., riconosciuto nel suo
Paese quanto il nome J.I., munita di regolare visto di ingresso ottenuto a
seguito di nulla osta al lavoro subordinato concesso dallo Sportello unico per
l'immigrazione. Ne consegue che il decreto di espulsione dovrà essere
annullato".
(Red.)
Di Fabrizio (del 13/10/2011 @ 09:10:59, in blog, visitato 1711 volte)
Circa un mese fa, scrivevo
Giramenti. Ricevo, con permesso di pubblicazione,
questa mail da parte di chi scrisse quell'articolo:
Mi spiace molto dell'equivoco creatosi, in quanto per mia disattenzione ho
citato solo l'autrice Karin Waringo e non Lei, in quanto traduttore dello stesso
articolo. Non volevo in nessun modo mancarLe di rispetto, ne tanto meno mancare
di rispetto al Vs lavoro che fate egregiamente sul Vs blog, in modo volontario e
senza alcun profitto. Volevo solo divulgare delle notizie che mi sembrava
fosse giusto sapesse quanta più gente è possibile, mi creda molti anzi
moltissimi non sanno delle sofferenze dei rom durante la seconda guerra
mondiale, come sicuramente lei sa di memoria storica scritta su questi argomenti
non ne esiste molta purtroppo. Approfitto per chiedere scusa sia a Lei che ai
suoi collaboratori, non c'era nessuna cattiva fede, la prego di credermi.
Continuerò a leggere il suo blog, e semmai dovessi postare qualcosa, sicuramente
non commetterò mai più lo stesso errore.
Rosalba Moccia
Oggi alle 14.26, mi scrive la redazione di Campo Libero,
segnalandomi questo
link:
ERRATA CORRIGE SU CONTRIBUTO DI ROSALBA MOCCIA
Per correttezza, pubblichiamo una rettifica relativa al contributo pubblicato
sul nostro sito nel mese di agosto 2011 a firma di Rosalba Moccia.
Nella sua riflessione, la socia Moccia, per riportare l'attenzione sulla
questione rom, cita un articolo di Karin Waringo postato il 1 agosto
2005, ma non il traduttore dello stesso, Fabrizio Casavola, quale fonte
originale attraverso il suo blog (http://www.sivola.net/dblog)
Rispondiamo così al signor Casavola che sottolinea giustamente, dalle pagine del
suo blog, che lavoriamo tutti nel sociale e, presumibilmente, tendiamo agli
stessi obiettivi. Ci scusiamo con lui per l'inconveniente: non era nostra
intenzione causare problemi a nessuno, quanto piuttosto, attraverso il ricordo,
sensibilizzare i lettori riprendendo una storia che non tutti conoscono e che
l'attenzione mediatica spesso ha trascurato.
Di Fabrizio (del 12/10/2011 @ 09:42:05, in sport, visitato 1572 volte)
Uno dei miti di quando ero bambino: Dragan Džajić, stempiata ala sinistra della
nazionale jugoslava, che nel 1968 vidi perdere l'Europeo di calcio contro
l'Italia (foto tratta da
Aoutravisao.wordpress.com) Settimana scorsa gli occhi degli appassionati di calcio erano puntati sulla
partita Serbia-Italia, e molti esprimevano le loro giustificate
preoccupazioni, visto cos'era successo nella partita dell'andata a Genova.
Ricordate?
Come accade spesso parlando dell'Europa dell'est, la Serbia per i nostri
mezzi d'informazione diventa il capro espiatorio di una situazione di disagio
comune a tutta la regione. E di una serie di spinte politiche-sociali
"giocate" dagli attori più controversi, incapaci di scegliere i loro futuri
padroni, mentre continuano le faide riemerse da un passato di oltre 70 anni fa.
Insomma lo sport è la cartina di tornasole del vaso di Pandora che si è
aperto oltre 20 anni fa con la caduta dei regimi di allora, spesso
impresentabili ma che erano un fattore di stabilità. Rimane, come al tempo della
cortina di ferro, un elemento di lotta nazionalista, vedi i recenti (esagerati)
entusiasmi per la conquista del titolo europeo di pallavolo della Serbia. Ne
scrive quest'articolo di
Repubblica.
Ma, proprio perché Repubblica s'è distinta spesso in polemiche
anti-serbe, ripeto: la Serbia è solo un pezzetto dell'ennesimo puzzle
balcanico.
Dove ogni singolo stato è differente, per storia, popolazioni, economia ecc.
ma i fenomeni sociali si rimbalzano similmente, quasi ci fosse un tam-tam da un
paese all'altro:
- In
Bulgaria, sono stati ancora i tifosi di calcio a dare inizio alle
violente manifestazioni anti-rom, che si sono diffuse rapidamente a macchia
d'olio in tutto il paese. Gli sciacalli, gli ultra-nazionalisti di Ataka intendo, si sono fatti vivi solo a cose fatte, giusto in tempo per rivendicarsene il merito.
- Sempre in Bulgaria,
tanto i tifosi quanto i dirigenti delle squadre di calcio, non fanno
fare un bella figura del loro paese all'estero.
Altri tre esempi li trovo citati in Osservatorio dei Balcani e Caucaso:
- In
Bosnia Erzegovina (che per fare da contrappunto alla "cattiva"
Serbia, consideriamo per pigrizia come uno stato vittima della storia),
le partite di calcio tra squadre di calcio che "rappresentano" etnie
diverse, si svolgono in un clima di emergenza continua. Appena un attimo più
calma la situazione in Croazia, ma anche lì il calcio è terreno di scontro
di interessi contrapposti, e relative violenze.
- In
Kosovo anche lo sport vive una sua situazione particolare di isolamento,
specchio delle sue contraddizioni politiche. Sempre dal Kosovo, si ricorda
come anche
la nazionale serba di pallavolo venga arruolata nell'oltre decennale
conflitto etnico, ancora non pacificato. Come accade spesso leggendo gli
articoli di Osservatorio dei Balcani e Caucaso, bisogna anche
scorrere i commenti per avere il quadro delle polemiche che si ripetono da
decenni come un vecchio ed abusato copione.
Considerazioni finali:
- Non solo in Italia, ma anche nei Balcani, parlare di sport purtroppo
prescinde dalla bontà della sua pratica, per portarci ad esaminare gli
sporchi interessi che stanno dietro.
- Se la Serbia piange, gli altri non ridono.
Di Fabrizio (del 12/10/2011 @ 09:29:45, in Regole, visitato 1371 volte)
Medea.noblogs
Ciao a tutt*, vi inoltro per conoscenza la lettera che ho spedito al gruppo Pam
dopo aver assistito ieri ad un episodio di razzismo nel supermercato Metà di Via
Madama Cristina angolo Via S.Pellico, a 100 mt da P.za Madama nel quartiere
S.Salvario a Torino. Fate girare il più possibile e cerchiamo di boicottare il
negozio, il razzismo è una piaga sociale da combattere sempre e ovunque.
Gentile Servizio Clienti,
ieri 6/10/2011 alle ore 13.15 circa mi trovavo in un supermarket del vostro
gruppo, ovvero il Metà di via Madama Cristina angolo via Silvio Pellico; ero
alla cassa del supermarket e mi apprestavo a porre i prodotti sul carrello
scorrevole della cassa, quando dall'ingresso è entrata una signora Rom con sua
figlia. Con totale sbigottimento da parte mia e degli altri clienti. la cassiera
ha lasciato le sue mansioni e si è messa davanti alla signora impedendole di
entrare, adducendo come motivo il fatto che <<Quelli come lei>> non possono
entrare nel supermercato. La signora, che voleva solamente acquistare dei
pannolini per il suo bebè era sbigottita e confusa. Mi sono rivolto quindi alla
cassiera chiedendole se lei aveva visto nello specifico la signora rubare
all'interno del locale, ricevendo come risposta un "No",e, nonostante facessi
notare che si stava compiendo del becero razzismo identificando il comportamento
di un singolo qualunque come di tutta un'etnia o un popolo, la cassiera
irremovibile non faceva entrare la signora. In quel momento, vedendo la
situazione di umiliazione negli occhi di questa signora, ho posato la merce
sulla cassa e me ne sono andato, certo che in quel supermercato non ci tornerò
più e anzi, farò di tutto affinchè altre persone mie conoscenti non si rechino
in quel luogo.
Questo comportamento mi ha ricordato anni bui della nostra storia, raccontati da
mio nonno, quando si impediva l'ingresso nei locali "agli ebrei e ai cani" o
quando, nella Torino anni '60, comparivano i "non si affitta ai meridionali"
sugli annunci immobiliari, tutte cose che non hanno insegnato nulla se esistono
ancora oggi, nel 2011, episodi di questo tipo.
Mi preme ricordare inoltre che è vietato per legge non fare entrare una persona
all'interno di un luogo aperto al pubblico, per qualsiasi motivo.
Cordialmente,
Simone Pallaro
Di Fabrizio (del 11/10/2011 @ 09:45:36, in media, visitato 2382 volte)
Da
Bulgarian_Roma
TOL 03/10/2011 - Reporter bulgara bersaglio su Facebook per la copertura
delle violenze etniche
Mirolyuba Benatova
Le tensioni etniche che hanno preso piede in Bulgaria (vedi
QUI ndr) hanno portato ad un incidente online particolarmente brutto.
Una delle prime giornaliste ad occuparsi dei disordini a Katunitsa, Mirolyuba Benatova
per bTV, ha detto che la sua pagina Facebook è stata cancellata dagli
amministratori del sito dopo che qualcuno s'era lamentato definendola
"dannosa ed offensiva".
Mentre la sua pagina veniva cancellata, la giornalista subiva "una settimana
di terrore verbale, odio, intimidazioni e dichiarazioni apertamente antisemite"
in un'altra pagina sempre su Facebook, dal titolo
Mirolyuba Benatova
Nemica del Popolo Bulgaro, commenta "Omicidio
su Facebook" postando sul sito web della società civile Online Parliament.
Il grilletto è stato la caratterizzazione su bTV dei manifestanti e dei teppisti
del calcio che hanno distrutto le proprietà del boss rom.
"Hanno chiesto che mi scusassi perché avevo chiamato quanti loro vedevano
come rappresentanti della società civile -tifosi di calcio che si sono
comportati oltraggiosamente-. Ragazzi che si erano fotografati mentre facevano
saluti nazisti di fronte alla fiamme, chiedevano che dicessi che loro erano
cittadini giustamente arrabbiati."
I tifosi di calcio sono stati al centro dei disordini che si sono scatenati
il 23 settembre quando un uomo è stato investito ed ucciso da un minivan. Il
conducente era legato a
Kiril Rahskov, Rom ritenuto un boss della mafia. Nelle proteste che sono
seguite, persone descritte come hooligan hanno dato alle fiamme le proprietà di
Rashkov nel villaggio centro-meridionale di Kanunitsa. Ci sono state
manifestazioni in tutto il paese, la polizia ha arrestato circa 350 persone.
Anche i fan dello Zenit St. Pietroburgo hanno potuto dire la loro sulla
questione. In una partita casalinga, hanno issato uno striscione che recitava,
in bulgaro: "La Bulgaria è per i Bulgari, non per lo sporco" come scrive
novinite.com.
Non è chiaro se i fan fossero russi o bulgari.
Due giorni dopo, secondo le agenzie stampa, sostenitori del Politechnica Timisoara,
squadra rumena di seconda divisione, hanno innalzato uno striscione con la prima
strofa di un popolare motivo bulgaro del XIX secolo: "Alzati, alzati eroe dei
Balcani! Vai, Bulgaro!"
Domenica 2 ottobre ha visto a Sofia ed altrove tanto marce per la pace che
proteste anti-rom. Circa 5.000 tifosi di calcio e studenti si sono riuniti in
una piazza nel centro di Sofia, per protestare contro quella che chiamano
l'inazione del governo contro il crimine.
Di Fabrizio (del 11/10/2011 @ 09:35:12, in Europa, visitato 1609 volte)
Da
Czech_Roma Non ci sono solo le manifestazioni violente in Repubblica Ceca (QUI
e
QUI le cronache più recenti), ma un atteggiamento generale che fa da
corollario
Romea.cz Praga, 3.10.2011 21:07, David Tišer: un club praghese non ci fa
entrare, lo boicotteremo David Tišer, translated by Gwendolyn Albert
Le opinioni pubblicate nella sezione Commenti non riflettono necessariamente
il punto di vista o le opinioni dei giornalisti del server news Romea.cz o
dell'associazione civica ROMEA
David Tišer: Rom ed attivista per i diritti dei gay
Sei di noi - due ragazzi e quattro ragazze - recentemente hanno tentato
di entrare nel club "Retro", quartiere praghese di Vinohrady. Stavamo passando
attraverso il ristorante, dove era seduto il proprietario, quando un buttafuori
è corso sulle scale. Il buttafuori ha dato un occhio alla nostra
identificazione, gli è occorso un attimo per accorgersi che eravamo in sei.
Quando ebbe in mano la carta d'identità di una ragazza di Pilsen, cominciò a
lamentarsi che le persone di quella città la settimana prima avevano creato
confusione nel club. Gli abbiamo chiesto cosa centrassimo noi. Gli ho anche
fatto capire che tutti gli altri erano praghesi.
Il buttafuori ha iniziato a fare commenti "discreti" sul nostro conto, ad
esempio: "Ci sono stati molti ladri qui ultimamente", ecc. Ha rifiutato di farci
entrare. Non ha detto direttamente che lo faceva perché eravamo Rom, ma era
chiaro dalle sue giustificazioni che la nostra etnia ne era il motivo. Mentre
era occupato con noi, la gente entrava ed usciva continuamente, nessuno di loro
era Rom.
Sono andato a lamentarmi al bar, ma la barista mi ha detto che era tutto
inutile e dovevamo andarcene. Volevo che chiamasse il proprietario, che era
seduto al bar, ma lui ci ha fatto sapere di non avere tempo per noi.
Ho chiamato la polizia, l'ufficiale che è arrivato sin dall'inizio ha
affermato che non c'era nulla da fare. Ci ha accompagnato per negoziare col
buttafuori, che improvvisamente ha iniziato a sostenere che non poteva farci
entrare, perché era in corso una festa privata di compleanno. Gli ho detto che
se lo stava inventando, perché altri miei amici erano già dentro e non sapevano
niente di questa festa. La sua risposta: "Bene, se hai degli amici lì, non
lamentarti che non vi vogliamo perché siete Rom."
Ho risposto: "I miei amici non sono Rom - abbiamo molti amici che non lo
sono."
Il buttafuori insisteva che non potevamo entrare. Il poliziotto ci diceva che
non poteva fare nulla perché il club era privato.
Mentre il poliziotto era presente, il buttafuori non ha permesso a nessun
cliente (tutti non-Rom) di entrare nel club, per attenersi alla sua storia di
una festa privata di compleanno. Dopo chela polizia se n'è andata, ha lasciato
passare nel club tutti i "bianchi". Ce ne siamo andati anche noi.
Sono arrabbiato perché ci sono stati diversi eventi che si sono tenuti al
club "Retro", organizzati sia da associazioni rom che pro-rom.
Ovviamente, il proprietario è stato pagato per l'uso dello spazio. E' chiaro che
per lui i soldi odorino di buono - ma quando la gente rom vuole entrare nel suo
club per divertirsi come chiunque altro, d'improvviso non andiamo più bene.
La prossima volta il Retro non ci andrà più bene. Singoli ed associazioni non
devono più tenere lì i loro eventi. A Praga ci sono abbastanza imprese che
sapranno apprezzare sia i soldi che le persone che li offrono, Rom inclusi.
Di Sucar Drom (del 10/10/2011 @ 09:32:02, in blog, visitato 1418 volte)
Buccinasco (MI), non c'è pace per il Terradeo...
...che è un "quartiere" di Buccinasco (altrove verrebbe definito un campo
"nomadi', ma che nomadi sono? se ci stanno da oltre 30 anni, con regolare
contratto col Comune), pulito ordinato, abitato da un'ampia famiglia di giostrai
sinti, italiani, buccinaschesi, difesi da ogni Amministrazione, di destra, di
centro, di sinistra...
Milano, Consulta rom e sinti: i fondi europei non possono essere spesi per la
"sicurezza"
Comunicato stampa. La Consulta rom e sinti di Milano inizia propone al Comune un
percorso per la revisione dell'utilizzo dei fondi sociali destinati
all'integrazione delle comunità rom e sinte...
Ministero dell'Interno, come spendere il Fondo europeo per l'integrazione?
La Commissione europea ha assegnato 30 milioni di euro all'Italia per
cofinanziare i progetti. Sul web un questionario per suggerire al Ministero
dell'Interno cosa mettere nei bandi...
CoE, dichiarazione finale del Summit of Mayor on Roma and Sinti
Comunicato stampa, Strasburgo 22 settembre 2011. In una dichiarazione finale
adottata dal primo Vertice europeo dei sindaci a Strasburgo, i partecipanti da
47 paesi membri del Consiglio d'Europa hanno confermato la loro determinazione a
sostenere ulteriori azioni per migliorare l...
Mantova, In Other Words
Si terrà il 6 ottobre la conferenza internazionale In Other Words (in altre
parole), presso l'Aula magna della Fondazione Università di Mantova. L'obiettivo
della conferenza è discutere di stereotipi, rappresentazione delle minoranze e
media. Per informazioni e iscrizione: Matteo Bassoli...
Cambia il procedimento per l'azione giudiziaria civile anti-discriminazione
Dal 6 ottobre cambia il procedimento per l'azione giudiziaria civile
anti-discriminazione - D.lgs. 01.09.2011, n. 150 (G.U. 21.09.2011, n. 220). Le
controversie in materia di discriminazione per motivi di nazionalità, etnico-razziali, di credo religioso, età, disabilità o orientamento sessuale, di
genere nell'accesso ai beni e servizi...
Milano, inaugurazione de Il Museo del Viaggio Fabrizio De Andre'
Il Consorzio SiR, l'Opera Nomadi Milano, la Cooperativa Romano Drom e la
Cooperativa Arca di Noè, in collaborazione con Fondazione Cariplo invitano
all'inaugurazione de IL MUSEO DEL VIAGGIO FABRIZIO DE ANDRE', Museo
Etnografico-storico e centro di documentazione della cultura romanì...
World Habitat Day: "Casa dolce casa… il diritto all'alloggio è un diritto umano"
In occasione del World Habitat Day, che si celebra oggi, la Sezione Italiana di
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Ia bers du U VELTO RADIO - Un anno di U VELTO RADIO
Un anno fa U Velto Radio (mobile/cellulare) iniziava le sue trasmissioni
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Milano: è finita la paura? No, per i rom la paura non finisce mai
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una...
Roma, lo sgombero inutile in via Salaria
La mattina del 29 settembre è stato effettuato ad opera di Polizia e Vigili
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d'accoglienza"...
Roma, i Rom sono perseguitati
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diffusa della città alla condizione disumana delle comunità rom e a seguito
dell'intervento della Caritas che ha risolto solo per qualche mese il problema
di un r...
EZrome - Scritto e Inviato da Donata Zocche 06 Ottobre, 2011
'Devo ammettere che faccio fatica a rendermi conto d'essere davvero a Roma. Non
mi sarei mai aspettato di trovare questa baraccopoli dentro la mia città: buia,
fredda, piena di pozzanghere'.
A parlare è Pietro, uno dei protagonisti di Oggi mi sa che muoio, di
Jole Severi Silvestrini, pubblicato da Mondadori. Ma sono in molti a non aspettarselo,
specialmente quando la visione della realtà viene offuscata dalla
non-conoscenza, dal pregiudizio. Specialmente quando la realtà si chiama campo
nomadi, un posto dove pochi vorrebbero andare, e ancora meno ci sono stati.
Jole Severi Silvestrini, invece, quella realtà la conosce bene, perché ha
operato come medico volontario al campo rom di Casilino 900. Dalla sua
incredibile esperienza è nato un libro prezioso e autentico, che pagina dopo
pagina ci accompagna nel luogo-simbolo di tante nostre paure, restituendoci la
visione nitida di chi ha visto le cose coi propri occhi.
Dottoressa Severi Silvestrini, 'Oggi mi sa che muoio' nasce dalla sua esperienza
personale presso il servizio di Medicina Solidale di Tor Bella Monaca e di
Casilino 900. Perché ha deciso di fare il medico in un campo rom?
Come molte altre persone, in un certo senso privilegiate, anche a me è successo
di rendermi conto di essere una donna fortunata e di sentire il bisogno di
donare parte del mio tempo e delle mie conoscenze a quelli che reputavo meno
fortunati di me. Ero in un momento particolare della mia vita, non solo
professionale, e non mi aspettavo minimamente che da questa esperienza sarei
stata proprio io quella che, a conti fatti, avrebbe tratto il maggior guadagno.
Infatti, ero convinta che fare volontariato significasse soprattutto dare e
invece mi sono ritrovata a ricevere tantissimo. A Tor Bella Monaca non mi sono
presa cura solo di donne Rom, ma di molte pazienti immigrate e provenienti da
tutte le parti del mondo. Io sono ginecologa e per questo ho seguito soprattutto
donne in gravidanza e mi sono subito accorta di quanto queste persone avessero
bisogno di raccontare le loro storie e di come fosse bello starle a sentire. Il
mio desiderio di scrivere è diventato addirittura un bisogno impellente e così è
uscito "I Racconti Dell'Attesa" il primo libro nato dall'esperienza a "Torbella".
E' una raccolta di favole, in tante lingue diverse, che mi hanno raccontato le
mamme in attesa e che nel corso dei nove mesi abbiamo tradotto insieme. Da quel
momento ho capito cosa significasse per me fare il medico: non solo il
Policlinico, l'Università, i pazienti come "casi" da riportare ai congressi, ma
il prendersi cura davvero delle persone con le loro storie cariche di sofferenza
ma anche di vita e di speranza, di gioia e di voglia di raccontare. E sono
andata avanti e ho scritto anche "Oggi mi sa che muoio", stavolta un romanzo,
che mi ha permesso di dar voce a tanti personaggi diversi, insomma, a tutti
quelli che hanno cambiato il mio lavoro in meglio.
Najo, uno dei protagonisti, ad un certo punto dice: 'Gagè! ma non dirmi che non
sai ancora come vi chiamiamo?! sei proprio imbranato! i gagè sono la gente come
te, quella che non è rom, insomma siete voi: i non zingari!'
Le è capitato di sentirsi in una situazione ribaltata, cioè ad essere lei la
'diversa', 'quella che appartiene ad un'altra realtà'?
Be', in un certo senso la sensazione di essere sempre un po' fuori contesto, non
perfettamente integrata nell'ambiente in cui vivo e lavoro, mi ha sempre
accompagnata, turbandomi anche un po'. Ho sempre pensato fosse un mio limite
sentirmi spesso "fuori luogo" rispetto alla mia "casta", fino a quando non ho
capito che in realtà essere un po' strana poteva essere una mia risorsa e
infatti sentire di non appartenere completamente a quella che dovrebbe essere la
mia realtà mi permette di immedesimarmi con le storie degli altri, di coloro che
vengono da mondi lontani e molto diversi da quello in cui sono nata e cresciuta.
Ora mi succede ancor più di prima di sentirmi trattare dai miei colleghi come
"quella un po' bizzarra", ma non mi preoccupa, va bene così: sono un po'
"diversa".
Pietro è un giovane volontario, che offrendo il proprio aiuto contravviene alle
regole della comunità rom. Scatenerà, involontariamente, effetti deleteri. Come
giudica la conoscenza che i 'gagè' hanno generalmente del mondo rom?
Non si può mai parlare di vera conoscenza quando l'approccio a una realtà è
offuscato dai pregiudizi, io credo che la maggior parte dei gagè nutrano solo
diffidenza e paura nei confronti del mondo rom, ma anche i rom sono spesso
profondamente sospettosi nei confronti dei gagè e per questo ci attribuiscono
caratteristiche grottesche che derivano solo dai loro preconcetti. Pietro, come
molti ragazzi della sua età, ha solo una conoscenza molto superficiale del mondo
dei campi, però gli capita di innamorarsi di una zingara e l'amore sarà una
molla potentissima che indurrà dei cambiamenti drammatici. L'amore ha il potere
di trasformare le persone e di rendere possibile una conoscenza reale e concreta
dell'altro, del diverso, che altrimenti non sarebbe mai stata possibile. Ma
l'amore non è "attento" e a volte travolge le differenze, sì, insomma, l'amore
non è quasi mai "politicamente corretto".
'Non mi sarei mai aspettato di trovare questa baraccopoli dentro la mia città:
buia, fredda, piena di pozzanghere', si trova ad un certo punto a pensare
Pietro.
Si può dire che da una parte l'attaccamento alle proprie tradizioni e dall'altra
la difesa messa in atto verso certe realtà difficili, come i campi nomadi,
finiscono col consolidare ancora di più queste realtà?
Certamente, è proprio così. Siamo tutti un po' responsabili dell'esistenza di
realtà assurde come quella dei campi, che sono luoghi indecenti nei quali le
condizioni di vita delle persone che ci abitano sono assolutamente
inaccettabili.
Jasmina dice a Pietro: 'Devo proprio spiegarti un bel po' di cose su quello che
da noi un ragazzo e una ragazza … se non sono sposati … bè, insomma, diciamo
così: non possiamo stare mai da soli!'
Le regole tradizionali più rigide sono destinate ad allentarsi tra le
generazioni più giovani, avvicinando mondi diversi?
Sì, anche questo è un aspetto che fa parte delle trasformazioni che i
protagonisti di questa storia subiranno grazie all'innamoramento che è la molla
capace di produrle. In questa storia non ci sono i buoni e i cattivi, né tra gli
zingari né tra i gagè, non si propongono soluzioni facili e finali rassicuranti
e nemmeno regole giuste contrapposte a regole sbagliate, però Pietro, Jasmina e
i ragazzini del campo diventeranno amici e un sentimento d'affetto, di curiosità
e fascino reciproco li unirà permettendogli di vincere le paure e quindi anche
il bisogno di difendersi trincerandosi dietro a comportamenti rigidamente
stereotipati. I giovani di questo romanzo sono gli unici che riescono a
contravvenire alle regole dei loro rispettivi mondi. Non a caso questo libro è
dedicato soprattutto a giovani adulti e ho scelto di pubblicarlo in una collana
per ragazzi, infatti, credo che il messaggio vada indirizzato a loro perché sono
loro che possono davvero recepirlo.
Dottoressa Severi Silvestrini, con quali pregiudizi è entrata al campo rom di
Casilino 900, e con quali giudizi ne è uscita?
Sono entrata con i pregiudizi che credo abbiamo tutti come per esempio: gli
zingari non hanno nessuna voglia di lavorare, sono ladri e bugiardi, trattano
male le donne e i bambini, vengono da altri paesi più poveri e sfortunati del
nostro, ma non vogliono integrarsi alle nostre leggi e alla nostra cultura, sono
sporchi e pigri. In verità avevo in testa anche una serie di idee preconcette un
po' ideologiche e romantiche del tipo: lo zingaro è libero perché si rifiuta di
condividere le norme della nostra società, lo zingaro preferisce vivere in una
baracca ed essere nomade piuttosto che sentirsi incatenato alle nostre regole
borghesi, lo zingaro è orgoglioso d'esserlo e vuole rimanere tale e … via
dicendo.
In realtà le cose non stanno affatto così. Per prima cosa ho scoperto che la
maggior parte delle persone che vivono nei campi, almeno nella nostra città, è
nata in Italia da genitori che a loro volta sono nati qui e, considerando il
fatto che tra di loro ci si sposa molto presto e si diventa genitori già a
quindici o sedici anni, talvolta anche i loro nonni sono nati in un campo rom in
Italia. Insomma, sono italiani di seconda o addirittura di terza generazione .
Alla luce di ciò suona piuttosto ridicola l'intenzione di alcuni di rispedire
questa gente a casa loro visto che la loro casa è proprio qui, da noi. E
nonostante questo, nessuno di loro, come sarebbe giusto, è cittadino italiano e
per molti di loro è difficilissimo avere persino il permesso di soggiorno. In
Italia qualsiasi straniero senza documenti in regola commette un reato e quindi
qualsiasi zingaro è un fuorilegge fin dalla nascita. In queste condizioni anche
se qualcuno di loro volesse davvero "integrarsi" e vivere una vita onesta, chi
darebbe lavoro a uno zingaro senza documenti?
Un'altra importante scoperta che ho fatto è che nessuno tra le persone che ho
conosciuto a Casilino 900, soprattutto i ragazzi e i bambini, è orgoglioso di
essere costretto a rubare o a fare accattonaggio per campare, e nessuno, ma
proprio nessuno, preferirebbe vivere in una baracca sporca, senza acqua, senza
bagno, gelata d'inverno e bollente d'estate, piuttosto che in una vera casa se
gliene fosse data la possibilità. Poi ho capito che nessun bambino preferisce
andare a chiedere l'elemosina, o andare alla ricerca di cose da mangiare o
vendere infilandosi nei cassonetti, oppure essere costretto a rubare portafogli
sugli autobus, piuttosto che andare a scuola. Tutti quelli che ho conosciuto
vorrebbero imparare a leggere e a scrivere e sognano di fare da grandi dei
lavori rispettabili, ma sanno che questa è una possibilità a loro preclusa.
Ho scoperto che il nomadismo è scomparso tra i Rom, infatti sono morte tutte
quelle occupazioni e quei mestieri che lo giustificavano. Quasi più nessuno
aspetta la festa del paese e l'arrivo dei giostrai, dei musicanti, delle
cartomanti, dei fabbricanti di pentole e di coltelli, gli arrotini, gli
ombrellai, i domatori di cavalli e così via. Ora in tutte le città, e persino
nei paesini, ci sono i grandi centri commerciali, i cinema multisale e i parchi
di divertimento e gli zingari non servono più. Un tempo per la famiglia Rom era
indispensabile spostarsi di paese in paese per portare durante le fiere le
proprie mercanzie e i propri mestieri, ora che è scomparsa questa necessità il
nomadismo non ha più ragion d'essere. Gli zingari sono diventati stanziali e la
maggior parte di loro sogna un lavoro e una casa e una vita proprio come quella
dei gagè.
Infine ho capito che nei campi non si nasconde solo la microcriminalità legata
ai furtarelli, alle truffe e all'accattonaggio necessari alla sopravvivenza di
tanti poveracci, ma che tra le baracche trovano rifugio criminali veri e propri,
e che refurtive di migliaia e migliaia di euro sono state rinvenute in molti
campi, nonché molte armi e chili di droga. I campi, infatti, sono posti
dimenticati e abbandonati, spesso ai margini della città, praticamente fuori da
ogni regola e legge e senza quasi alcun controllo, insomma, sono posti ideali
per molti delinquenti, anche potenti e collegati alle mafie, che hanno tutti gli
interessi affinché le cose non cambino mai.
Oggi mi sa che muoio
di Jole Severi Silvestrini
Edizioni Mondadori
Sabato 15 ottobre alle ore 10.00
Mantova, Palazzo del Plenipotenziario - piazza Sordello 43
Invito:
- alle associazioni aderenti alla Federazione Rom e Sinti Insieme,
- alle associazioni rom e sinte,
- ai gruppi costituiti di sinti e rom.
Ordine del giorno:
- Manifestazione del 9 novembre
- Situazione dei nuovi contratti ENEL (vedi
QUI ndr)
- Varie ed eventuali.
Sono invitate a partecipare anche tutte le associazioni sinte e rom, ma anche
i singoli sinti e rom simpatizzanti.
Il presidente: Radames Gabrielli
I vice presidenti: Davide Casadio e Dijana Pavlovic
Email: romsintiinsieme@libero.it - Web:
http://comitatoromsinti.blogspot.com
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