Due notizie prese da ImmigrazioneOggi del 3 ottobre
scorso
Lega Nord: durata della carta d'identità legata al permesso di soggiorno e
cancellazione d'ufficio dalle anagrafi entro 60 giorni dal permesso non
rinnovato.
La nuova proposta del Carroccio per rendere ancora più severa la normativa
già modificata nel 2009 con la legge n. 94 sulla sicurezza.
Una proposta di legge per equiparare la durata della carta d'identità a
quella del permesso di soggiorno e che prevede la cancellazione d'ufficio dalle
anagrafi degli stranieri che non presentano entro 60 giorni la documentazione di
rinnovo del permesso.
È l'iniziativa del gruppo parlamentare della Lega Nord alla Camera, che vede
primo firmatario Luciano Dussin, e che chiede, che per gli stranieri, la durata
del documento di identità sia "indissolubilmente legata" alla durata del titolo
di soggiorno.
L'obiettivo, ha spiegato Dussin, è quello di "fornire agli organi di pubblica
sicurezza ulteriori strumenti di controllo e vigilanza del territorio".
Controllo e vigilanza che, secondo il parlamentare, vanno esercitate anche
attraverso "la repressione di ogni tipo di utilizzo illegittimo da parte dello
straniero dell'iscrizione all'anagrafe della popolazione residente".
La proposta prevede infatti la cancellazione d'ufficio dall'anagrafe dello
straniero che non abbia entro i sessanta giorni successivi alla scadenza del
permesso di soggiorno rinnovato la dichiarazione di dimora abituale nel Comune.
Un procedimento che, spiega l'esponente del Carroccio, "non avverrà più
impegnando risorse e mezzi ai fini del 'rintraccio' o della 'notifica' del
provvedimento di cancellazione, ma sarà effettuata d'ufficio". Con questa
modifica, "l'onere della prova" spetterà quindi allo straniero, che sarà
chiamato a rinnovare il permesso di soggiorno o a fornire un documento che provi
come sia stata avviata la richiesta di rinnovo. Oggi, invece, il regolamento
anagrafico, modificato con la legge n. 94 del 2009 sulla sicurezza, stabilisce
che gli stranieri, entro sessanta giorni dal rinnovo del permesso di soggiorno,
hanno l'obbligo di rinnovare all'ufficiale di anagrafe la dichiarazione di
dimora abituale nel comune (e comunque non decadono dall'iscrizione nella fase
di rinnovo del permesso di soggiorno); se non effettuano la dichiarazione nei
tempi, si procede alla loro cancellazione trascorsi sei mesi dalla scadenza del
permesso di soggiorno, previo avviso da parte dell'ufficio, con invito a
provvedere nei successivi 30 giorni.
(Red.)
Filippina arrestata ed espulsa perché nel nullaosta c'è il nome da sposata e non
da nubile. Il Giudice di pace annulla.
Si è conclusa positivamente la vicenda iniziata nel 2010 della giovane
filippina, che vive a Bologna, con un figlioletto di 4 anni.
È stato annullato dal Giudice di pace di Bologna Nicoletta Maccaferri il decreto
di espulsione a carico di una donna filippina di 35 anni, madre di un bambino di
4 anni e mezzo, impiegata in un agriturismo del Bolognese, che nell'aprile 2010
era stata prima incarcerata e poi espulsa per un equivoco nato dal doppio
cognome, da nubile e da sposata.
Il marito della donna lavorava a Bologna regolarmente quando lei, J.I., arrivò
in Italia nel 2006, con un visto per cure mediche per portare a termine la
gravidanza. Permesso che scadeva il giorno della nascita del bambino, il 24
agosto 2006. J.I. fece richiesta di rinnovo, ma il 5 aprile del 2007 le venne
notificato un decreto di espulsione per essersi trattenuta in Italia senza aver
chiesto il permesso nei termini prescritti. Il decreto le venne notificato in
italiano e in inglese, due lingue poco conosciute allora dalla donna. Il suo
referente italiano intanto, sia nel 2006 che nel 2007, aveva fatto richiesta di
nullaosta al lavoro subordinato per la sua regolarizzazione lavorativa; di
conseguenza la donna, ritornata nel giugno 2009 nelle Filippine, il 3 luglio
ricevette il nullaosta con regolare visto di ingresso per l'Italia. Con questi
documenti tornò a Bologna e chiese il permesso di soggiorno per motivi di
lavoro. Nella primavera 2010 ricevette una lettera dell'Ufficio immigrazione per
comunicazioni sul permesso di soggiorno: così con il marito e il bambino andò
all'Ufficio dove le spiegarono che la sua domanda di permesso non era
ammissibile e seduta stante l'arrestarono.
Per il nullaosta al lavoro sarebbero state date generalità diverse, sosteneva
nel decreto la Questura, ma secondo la difesa, l'avvocato Cristina Gandolfo, in
realtà nel nullaosta c'erano semplicemente le generalità da sposata, fermi
restando tutti gli altri dati e soprattutto le impronte digitali rilevate.
Ma per l'Ufficio immigrazione, malgrado anche il figlio in età pre-scolare, la
donna – che nel frattempo aveva lavorato regolarmente pagando i contributi –
andava espulsa. "Il decreto di espulsione – ha osservato nelle motivazioni il
giudice – appare motivato su un presupposto di fatto contrario al vero, in
quanto la donna è rientrata in Italia con il nome J.E., riconosciuto nel suo
Paese quanto il nome J.I., munita di regolare visto di ingresso ottenuto a
seguito di nulla osta al lavoro subordinato concesso dallo Sportello unico per
l'immigrazione. Ne consegue che il decreto di espulsione dovrà essere
annullato".
(Red.)