Di Fabrizio (del 27/08/2010 @ 09:25:33, in Italia, visitato 3150 volte)
Preambolo (ovvero, giramento di palle): Da due
settimane l'Unión Romanì ha indetto una
grande manifestazione EUROPEA a Parigi il 4 settembre, contro il razzismo e
l'antiziganismo, che veda la partecipazione di Rom e Sinti da tutto il
continente (anche italiani, sì, anche loro). Va detto, che lo stesso giorno si terranno svariate manifestazioni
in altre città europee, collegate all'evento parigino.
Buon ultima si è aggiunta l'Italia, con il comunicato che riporto qui sotto (a
dimostrazione che sono una persona gentile). Tanti punti esclamativi, ma neanche
una riga è dedicata alla manifestazione di Parigi, dove i firmatari erano
attesi, e l'impressione è che da noi smuovere il fondoschiena senza un gettone
presenza sia molto faticoso. In coda troverete anche l'elenco dei promotori (chi
in buona e chi in malafede). Io a Parigi ci sarò, voi scegliete quel che volete.
From: Daniela De Rentiis
spithrom@webzone.it
Date: 08/26/2010 12:45PM
Subject: URGENTE DA SANTINO SPINELLI
Il COORDINAMENTO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONE
Mobilita Rom e Sinti e tutti gli amici Sabato 4 settembre 2010 in un corteo
civile lungo le strade di Roma per dire:
- STOP A RAZZISMO E DISCRIMINAZIONE CONTRO I ROM E SINTI!
- STOP AI CAMPI NOMADI!
- BASTA USARE ROM E SINTI COME CAPRI ESPIATORI E CARNE DA MACELLO PER FINI
POLITICI
- STOP ALLE NUOVE FORME DI DEPORTAZIONE!!
Il Ministro Maroni con un intervento al Corriere della Sera ha ufficialmente
aperto la campagna elettorale che verterà ancora una volta sul problema della
sicurezza e i predestinati ad essere usati come carne da macello e agnelli
sacrificali saranno i Rom e Sinti.
Il Corriere della Sera ha intervistato il Ministro senza dare alcuna possibilità
ai Rom e Sinti di replicare.
I soliti articoli a senso unico!!
La comunicazione in Italia è pura propaganda e non informazione. Quando si
tratta di Rom e Sinti non c'è mai contraddittorio!!
Ciò che sta accadendo in Francia ai Rom ci indigna come uomini prima che come
cittadini italiani, europei e cittadini del mondo. Basta deportazioni!!
I Rom e Sinti hanno pagato un prezzo altissimo durante la Seconda guerra
Mondiale: i 500 mila Rom e Sinti massacrati dai nazifascisti senza che
questo evento si sia impresso nella memoria collettiva!!
I media asserviti al potere mettono in evidenza solo gli effetti devastanti
della discriminazione senza rilevare le cause che li determinano di cui sono
responsabili le stesse decisioni del governo.
Sarkozy e Maroni mostrano i muscoli contro bambini, donne e vecchi che non
possono difendersi in nessun modo!!
Ai Rom e Sinti solo la cronaca, mentre gli eventi culturali sono oscurati!
La società civile deve essere informata e deve reagire!
L'integrazione passa attraverso i Fondi Europei e non dalle tasche degli
italiani come invece si fa credere!
INVITATE EMAIL ADERITE E FATE ADERIRE!!
Alexian Santino Spinelli (musicista e docente universitario Rom)
Moni Ovadia (artista)
Nazzareno Guarnieri (PresiDente della Federazione Romanì)
Radames Gabrieli (Presidente Federazione Rom e Sinti Insieme)
Sergio Giovagnoli (Presidente l'Apis -Roma)
Valerio Tursi (Presidente Arci Solidarietà -Roma)
Carla Osella (AIZO Rom e Sinti Torino)
Stefano Galieni (giornalista di Liberazione)
Andrea Castelfranato (musicista Lanciano CH)
Diana Pavlovic (attrice Rom Milano)
Yuri De Bar (Consigliere Comunale Sinto Mantova)
Gennaro Spinelli (studente e musicista rom Lanciano CH)
Marian Serban (musicista rom Roma)
Luciano Pannese (musicista Castelluccio Valmaggiore FG)
Luciano Di Giandomenico (direttore d'orchestra -l'Aquila)
Luca Marziali (musicista Civitanova Marche)
Giulia Di Rocco (Ass. Them Romano Lanciano CH)
Antonietta Spinelli (Ass. Thèm Romano Pratola Peligna AQ)
Gianni Novelli (CIPAX Roma)
Marco Brazzoduro (docente universitario Roma)
Nico Arcieri (musicista Bisceglie .BA)
Giani di Claudio (Regista Pianella CH)
Luca Krstic (regista Pescara)
Gennaro Spinelli (commerciante Rom Lanciano CH)
Giulia Spinelli (casalinga Rom Lanciano CH)
Valentina De Rosa (parrucchiera romnì Lanciano CH)
Orietta Cipriani (musicista Pescara)
Lena Persiani (operaia rom - Palena CH)
Roberto Malini (Everyone)
Marco Livia (Acli Roma)
Daniela De Rentiis (Associazione Thèm Romanò Lanciano CH)
Tamara Bellone (docente universitaria Torino)
Rosa Spinelli (dipendente comunale di etnia rom Lanciano CH)
Amelia Spinelli (imprenditrice di etnia rom Lanciano CH)
Piera Tacchino (Ass. Piemonte Grecia Santorre di Santarosa Torino)
Alma Azovic (mediatrice culturale Rom Torino)
Giulia Spinelli (commerciante di etnia rom - Lanciano CH)
Olimpio Cari (Pittore Sinto Bolzano)
Bruno Morelli (pittore Rom Avezzano AQ)
Gennaro Cieri (operaio rom Atessa CH)
Luigi Cieri (Operaio Rom Pescara)
Angela Cieri (Casalinga di etnia rom Paglieta CH)
Silvia Faugno (Cantante lirica Pescara)
Federica Zanetti (docente Universitaria Bologna )
Miriam Mehgnagi (cantante Roma)
Glenis Robinson (Everyone - Roma)
Fabio Parente (Fabulafilm regista e produttore - Roma)
Gennaro Bevilacqua (imprenditore Rom -San Vito Chietino CH)
Orhan Galius (Giornalista Rom Olanda)
Bajram Osmani (giornalista rom.Ass. thèm romanò -Brescia)
Vladimiro Torre (Sinto, presidente Ass. thèm Romanò di Reggio Emilia)
Jovan Damianovic (Deputato Rom Repubblica Serba)
Bajram Haliti (avvocato, scrittore rom - Serbia)
Alija Krasnici (scrittore Rom - Serbia)
Juan De Dios Ramirez Heredia (Union Romanì - Spagna)
Antonio Torres (Union Romanì - Spagna)
Loredana Galassini (giornalista - Roma)
Alberto Custodero (Giornalista - Roma)
Davide Spinelli (studente universitario Rom Ortona CH)
Giulia Spinelli (studentessa di etnia rom Lanciano CH)
Evedise Spinelli (studentessa di etnia rom Lanciano CH)
Antonio Ranieri (musicista Lanciano CH)
Liviana Ranieri (musicista Lanciano CH)
Gianni Di Fonso (giostraio Rom - Lanciano CH)
Bruno di Fonzo (ingegnere Argenta FE)
Paolo Barabani (cantante Argenta FE)
Cristiana Arena (musicista - Pescara)
Gianluca Magagni (AIZO Rom e Sinti -Trento)
Claudio Bocci (Ass. Altrevie Roma)
Franca Minnucci (attrice - Pescara)
Franco Rossi (Ass. Cult. Colonos - Udine)
Maria Grazia Dicati (Federazione Romanì - Piove di Sacco PA)
Salvo Di Maggio (Cooperativa ERMES - Roma)
Guido Cohen (Consigliere Comunità Ebraica - Roma)
Gaetano Maffia (regista - Roma)
Franco Mancuso (Roma)
Adriano Mordenti (Artista Roma)
Mariella Valente (IDV Livorno)
Franco Guarnieri (operaio rom Pescara)
Gino Di rocco (studente universitario rom Lanciano CH)
Giuseppe Di Rocco (imprenditore rom Francavilla al Mare CH)
Umberto Di Nella (imprenditore rom Vinchiaturo CB)
Tommaso Di Nella (commerciante rom Lanciano CH)
Maria Rosa Sisto (pediatra Francavilla al Mare CH)
Roberta Sangiorgi (presidente Associazione Ex e Tra Mantova)
Pino Petruzzelli (attore, Genova)
Di Sucar Drom (del 26/08/2010 @ 12:00:11, in Italia, visitato 1676 volte)
La campagna Dosta (Basta) è coordinata e finanziata dall'UNAR, Ufficio
Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, in collaborazione con il Consiglio
d'Europa e con le principali federazioni rom e sinte, per promuovere in Italia
una maggiore conoscenza delle culture dei rom e sinti. Feste, concerti,
dibattiti si svilupperanno nella intera penisola per parlare di arte e cultura
della più grande minoranza d'Europa e per sconfiggere con la conoscenza gli
stereotipi che hanno sempre accompagnato questo popolo.
Nella campagna è stata inserita anche Brescia perché sia in città che in
provincia si sono manifestati, sia recentemente che in passato, pregiudizi e
comportamenti ostili di alcune importanti istituzioni.
Brescia 28 agosto 2010, presso casa del popolo "Euplo Natali" in via
Risorgimento n 18 Programma
Ore 9:30 inaugurazione mostra sul Porrajmos (la persecuzione subita dai rom e
sinti durante il periodo nazi-fascista), la mostra rimarrà esposta fino al
giorno 4 settembre 2010 dal lunedì al sabato dalle ore 9:30 alle ore 22:00 la
domenica dalle 15:00 alle 24:00.
Convegno sul tema dell'antirazzismo coordina giornalista Brescia oggi ore 10:00 saluti segretario CGIL di Brescia
ore 10:15 campagna dosta Yuri Del Bar Segretario Federazione Rom e Sinti Insieme
ore 10:30 situazione delle minoranze sinte a Brescia Henich Renato Presidente
Associazione Sinti Italiani di Brescia
ore 10:45 da Cesare Lombroso criminologo a Sandro Mazzatorta sindaco di Chiari,
teoria e pratica dell'antiziganismo dall'Italia unita all'Italia federale
Luigino Beltrami osservAzione - centro di ricerca azione contro la
discriminazione di rom e sinti
Ore 11:00 dibattito
ore 21:00 Concerto di musica tradizionale sinta con il gruppo di Atos
Una delle otto famiglie rom inizia ad insediarsi
nella loro nuova casa. Photo by Isabela Stefan - World Vision MEERO,http://meero.worldvision.org
17/08/2010 - Nuove case per otto famiglie rom nel comune di Cumpana,
distretto di Costanza, hanno non solo cambiato le loro vite, ma hanno anche
avuto un impatto positivo sull'intera comunità. Un anno fa, l'Organizzazione di
Base Comunitaria (CBO) ottenne il suo primo prestito dall'Unione Europea, in
partenariato col consiglio locale ed il municipio, per costruire otto case per
famiglie rom svantaggiate del posto. Settimana scorsa, le otto
famiglie rom selezionate si sono trasferite nelle loro nuove case e hanno
iniziato a decorarle, pulirle e arredare le stanze. E' già evidente che il
progetto ha cambiato l'attitudine dell'intera popolazione rom di Cumpana e sta
nel contempo ricostruendo la fiducia nell'appoggio della comunità ed aumentando
l'auto rispetto dei Rom.
L'aspetto contento dei nuovi proprietari dice tutto. Camminano con orgoglio,
sorridono apertamente e parlano con esuberanza delle loro nuove case. Avere una
casa propria da a queste famiglie un senso di uguaglianza con gli altri nel
comune e con la comunità maggioritaria e le loro facce lucenti rivelano quanto
ciò sia importante.
Nuren, 33 anni e madre di tre bambini, viveva in una baracca di fango e
cartoni, senza servizi e acqua corrente. Il tetto sfondato era una fonte
costante di pericolo per i bambini e quando pioveva la casa spesso si allagava.
Ora, hanno una casa di tre stanze con bagno e cucina interni.
Dice Nuren: "Ero ansiosa di entrare in casa mia e quello che ho provato
quando l'ho fatto è stato meraviglioso. Anche se c'è ancora molto lavoro, è casa
mia e lo farò con tutto il cuore."
A Cumpana vivono circa 900 Rom, e qui i tassi analfabetismo e di
disoccupazione sono molto alti.
Aise Hasan è un'altra madre di cinque bambini, il più piccolo ha solo due
mesi. Questa famiglia è molto povera ma sta facendo ogni sforzo per finire la
casa. Ali Regep, il compagno di Aise, investe ogni soldo risparmiato per
comperare la pittura per decorarla. Dice che celebreranno il trasloco nella
nuova casa appena l'abitazione sarà pronta. Nel frattempo, Aise cura i bambini e
aiuta Ali come può.
"La prima notte sotto questo tetto, ho pregato e ringraziato Dio per un
regalo simile. Persino nei miei sogni più audaci, non avevo il coraggio di
chiedere una casa così bella. Prima, vivevamo in una piccolo stanza in affitto.
Adesso abbiamo tre stanze ed un grande bagno. Ho lavato i bambini nella vasca,
con l'acqua calda. E' bello e ci sentiamo rispettati, come esseri umani. Appena
possibile, mi sposerò con il mio compagno per vivere legalmente insieme sottola
benedizione divina," dice Aise.
Come da accordo, le famiglie rom dovranno coprire i costi di acqua ed
elettricità e dopo cinque anni di locazione soddisfacente, ne assumeranno la
proprietà. Le famiglie che non manterranno le promesse di curarsi dell'alloggio,
perderanno l'opportunità della proprietà - una condizione che i membri
dell'Associazione credono aumentare il senso di responsabilità sin dall'inizio.
"Il processo di selezione è stato duro. Prima, abbiamo selezionato 100
famiglie rom povere, condotto investigazioni sociali per ognuna di loro e poi le
abbiamo ristrette a otto.. Alcuni dei criteri di differenzazione erano: numero
dei bambini, livello di alfabetizzazione, situazione finanziaria, se i bambini
erano iscritti a scuola, possesso di carta d'identità, livello dei debiti,
sanzioni o precedenti penali," dice Marcela Avram, capo referente sociale per il
comune e Manager assistente del progetto.
Scopo del progetto è di di integrare i Rom nella comunità aiutandoli a
qualificarsi per lavori di costruzione ed incoraggiandoli a mandare i bambini a
scuola. Il consiglio locale ha co-finanziato il progetto con 52.725 euro ed
assistito con la raccolta dati e selezione dei beneficiari. Altri 200.000 euro
sono stati forniti tramite i fondi PHARE (Unione Europea).
"Queste otto famiglie rom che andranno nelle nuove case hanno avuto un
effetto straordinariamente positivo sull'intera popolazione rom di Cumpana. I
residenti rom non credevano che i Rumeni li avrebbero aiutati. Ora ci credono,
ed hanno cambiato il loro atteggiamento. Ti salutano differentemente, con
maggior rispetto. E poi, non sono più recalcitranti ed aggressivi. Con questo
progetto abbiamo fatto di passi positivi e le cose miglioreranno dopo che verrà
sviluppato un secondo progetto simile, il cui obiettivo è costruire altre dieci
case per i Rom," dice Mitu Stan, consigliere locale per i Rom e membro
dell'Organizzazione di Base Comunitaria di Cumpana.
Travellers' TimesIl cielo è il limite - Un film potente
basato sull'esperienza del bullismo vissuto da una ragazza romanì ha ottenuto
premi e presto verrà trasmesso da Sky TV, scrive Jake Bowers
(il link per chi legge da
Facebook)
Un trailer dal film Romany Me, per ottenerne una copia, scrivere a:romanyme2010@aol.com
Bullismo, autolesionismo ed odio razziale sono tutti presenti in un nuovo
film che espone i danni che l'ignoranza può compiere a scapito delle vite dei
giovani zingari e Viaggianti. Romany
Me, basato su alcuni degli eventi di vita vera di una ragazza, presto verrà
proiettato su Sky TV.
Il potente dramma di 16' ha vinto il premio Film Giovanile durante il London
Happy Soul Festival ad aprile di quest'anno - di sensibilizzazione sulla salute
mentale nelle minoranze etniche e nei gruppi socialmente esclusi.
Da quando è iniziato nel sobborgo londinese di Merton nel 2007, si è
allargato dalla comunità asiatica a quelle iraniana, coreana, congolese, somala,
etiopica, caribica-africana, indiana, ebrea ed ora quella zingara e viaggiante.
Ma il film è lontano da una visione estranea, perché Romani Me è stato
co-scritto da una giovane, Tayla-Jaye e da sua madre, Adele "Dee" Gregory,
dopo che avevano vinto la loro lotta al bullismo.
Si focalizza su una teenager viaggiante, Lena, che dopo lo sgombero del sito
dove viveva con la famiglia, si trasferisce in una casa. Racconta del suo
viaggio per superare il bullismo subito, focalizzandosi sulla sua passione per
la danza.
Il film parla di come fattori esterni, come il bullismo, possano condizionare
il benessere mentale ed emozionale di una persona. Dice Dee "Ci sono stati
periodi davvero traumatici a scuola ed è per questo che abbiamo voluto
raccontare la sua storia."
La Fondazione Salute Mentale Sutton, che è coinvolta nell'Happy Soul
Festival, si è approcciata alla famiglia per scrivere e realizzare un film sulla
comunità zingara e viaggiante, ed assieme hanno deciso che presentare la storia
della loro famiglia sul bullismo avrebbe aiutato a far crescere la dovuta
consapevolezza.
"Ci sono stati dei momenti in cui pensavo: -Cosa sto facendo?- ma la forza e
la passione dati da tutti nel raccontare questa storia, è stata la spinta per
vedere attraverso il progetto." dice Dee.
Dee vede la sua famiglia passata attraverso l'inferno quando sua figlia
subisce il bullismo: "Mi ha colpito e ha riguardato tutti noi," dice. Aggiunge
che qualcuno potrebbe chiedersi perché semplicemente non è andata in un'altra
scuola, spiegando che se fosse andata altrove, sarebbe potuto succedere di
nuovo.
Cecile Bowie, operatrice per lo sviluppo comunitario della fondazione, è
entrata in contatto con altri membri della comunità zingara e viaggiante nel
quartiere londinese di Sutton.
E molto spesso le dicono di quanto sono stati discriminati e dei tanti
bambini della comunità viaggiante che hanno subito il bullismo a scuola.
"In termini di salute è molto difficile per loro aver fiducia nel settore
pubblico, quando sono stati esclusi dalla società britannica per oltre 600
anni," aggiunge Cecile.
Un'altra ragione per cui Dee voleva raccontare la storia di sua figlia era di
cambiare la percezione sui membri della comunità viaggiante.
"Ad essere onesti, quella era la ragione - se cambiassimo anche l'opinione di
una sola persona - sarebbe importante," aggiunge Dee.
Il film è stato diretto dal regista (premiato anche lui) Julius Amedume, di
cui Dee dice che ha preso del tempo per approcciare la comunità. prima di
dirigere il progetto.
Cary Rajinder Sawhney, che ha organizzato il film festival vinto da Romany
Me, dice: "E' contro la legge essere razzisti o omofobi, ma il tipo di vicende
provate dai viaggianti non sono altrettanto largamente condannate, e succedono
ancora oggi."
"Ho trovato scioccante scoprire quanto pregiudizio c'era verso questo
gruppo."
Intende raccomandare il film al London Film Festival ed altri festival
cinematografici internazionali e Dee spera che possa tramutarsi in un
lungometraggio.
"Non è soltanto un film bello davvero. E' una rara rappresentazione della
loro comunità," dice lui.
"Credo che il film meriti di essere visto più ampliamente, perché è una
storia unica e ci sono soltanto cinque o sei film sui Viaggianti mai girati in
GB."
Il film è ripreso a lungo nella scuola di danza iniziata da Dee, dopo che lei
porta via Tayla-Jaye dalla scuola di danza che lei frequentava sin da bambina, a
causa del bullismo patito quando scoprono che è di origine romanì.
Il gruppo Ambition Dance and Drama ora è cresciuto da nove ragazzi a circa
50, di origini e culture differenti, parzialmente finanziato dal consiglio e
genera altri redditi attraverso la raccolta di fondi.
"E' diventato sempre più grande - abbiamo ottenuto tanto in 17 mesi, è un
club per tutti," dice Dee.
La notte dei premi, quando Romany Me è stata annunciato come vincitore, Dee
dice che tutti i 50 ragazzi le sono saltati addosso per l'eccitazione.
"Li ho dovuti tirare giù dal soffitto. Quel che ricordo è che ero abbracciata
da questi bambini e che venivano da me da tutte le parti," dice.
Dee spera che in futuro la cultura romanì diventi più accettata e che la
gente sia in grado di distinguere tra le diverse comunità viaggianti.
Negli ultimi 3 anni, il gruppo di danza ha sostenuto il Mese di Storia Rom,
Zingara, Viaggiante ogni mese di giugno, cosa che Dee ritiene aiuterà a
promuovere una migliore comprensione e a rimuovere i pregiudizi verso zingari e
Viaggianti.
"La parola "pikey" dovrebbe essere eliminata dal vocabolario. Queste non sono
parole che la gente deve dire," conclude.
Di Fabrizio (del 24/08/2010 @ 09:29:40, in Europa, visitato 1768 volte)
Gli euro-nomadidi Tanya Mangalakova | Sofia 19 agosto 2010
Sfruttano le possibilità dei mezzi di comunicazione elettronici e quelle dei
voli low cost. Vivono divisi tra il "qui" del paese di origine e il "là" di
quello che hanno scelto per lavorare. Utilizzano identità multiple. Sono gli
"euro-nomadi", gruppo in continua crescita anche in Bulgaria
Ivanka lavora da ormai cinque anni in una clinica privata di Londra. Ogni due
mesi, questa energica bulgara di 44 anni prende l'aereo e atterra all'aeroporto
di Sofia, dove l'aspetta suo marito Krasimir.
Dall'aeroporto Ivanka e Krasimir vanno nella loro città natale, Stara Zagora,
situata nella Bulgaria centrale, dove trascorreranno insieme una settimana. La
loro figlia, Emanuela, si sta per laureare in filologia indiana all'Università
di Sofia, e vorrebbe continuare con studi specialistici a Londra.
Ivanka ha preparato un programma di spostamenti per quasi tutto l'anno prossimo,
basato sui voli low cost che connettono la capitale britannica a quella bulgara.
"Con mio marito ogni volta ci separiamo per due o tre mesi, ma il nostro
matrimonio non ne soffre. Nei dieci giorni che passiamo insieme in Bulgaria, non
abbiamo davvero tempo per litigare", dice Ivanka.
"Mio marito non riesce a trovare lavoro a Londra, e io non voglio perdere
l'occasione di una posizione ben pagata. Dopo il 1° gennaio 2007, data di
ingresso della Bulgaria nell'Unione europea, il mio status di lavoratrice in
Gran Bretagna è migliorato sensibilmente, e oggi sul mercato del lavoro ho gli
stessi diritti dei colleghi inglesi".
La nostra conversazione avviene attraverso "Skype", lo strumento che permette ad
Ivanka di mantenere i contatti con gli amici in Bulgaria e nel mondo. Per i
nuovi "euro-nomadi" come Ivanka sono proprio i mezzi di comunicazione
elettronici, insieme ai collegamenti low cost, a far cadere confini prima
difficilmente valicabili.
Gli "euro-nomadi" stanno modificando le caratteristiche dell'istituzione
matrimoniale in Bulgaria, in una forma difficilmente accettabile per le vecchie
generazioni.
Maria, una pensionata di Sofia, l'anno scorso ha trascorso il suo settantesimo
compleanno a Johannesburg, Sud Africa, ospite della figlia.
Maria guarda con un certo scetticismo al matrimonio di suo figlio Nikolay,
medico di 42 anni, che lavora a Parigi, mentre la moglie vive a Ruse, sul
Danubio, dove amministra un impianto tessile. Ogni mese Nikolay prende l'aereo
per Bucarest (la capitale rumena si trova ad appena 70 chilometri da Ruse) per
trascorrere qualche giorno con la famiglia.
Secondo l'etnografa Margarita Karamihova, tra gli emigranti esiste il modello
della "doppia casa", divisa tra il "qui" (in Bulgaria) e il "là" (all'estero).
Le basi di questo modello sono fornite dalla possibilità di aiutare
finanziariamente i propri cari e di mantenere le proprietà nel luogo natale
attraverso le risorse finanziarie frutto del lavoro lontano da casa.
In Bulgaria, gli "euro-nomadi" non sono solo specialisti qualificati come Ivanka
e Nikolay. Ci sono anche lavoratori stagionali o impiegati nelle costruzioni o
in agricoltura, i cui risparmi, spediti a casa attraverso la Western Union, sono
di fondamentale importanza nel budget delle famiglie di origine.
Ritorno in Europa
Il crollo del regime comunista è coinciso con l'affermarsi del processo di
globalizzazione. I bulgari, che vivevano dietro la cortina di ferro e che non
potevano viaggiare liberamente, hanno così potuto riscoprire l'Europa e il
mondo.
Negli anni '90 circa un milione di bulgari ha fatto le valigie verso i paesi
sviluppati dell'Occidente, alla ricerca di una vita migliore. Nel decennio
successivo l'emigrazione ha portato alla divisione della popolazione bulgara in
due grandi gruppi.
Da una parte ci sono i nuovi nomadi, in continuo aumento, e nelle cui fila non
figurano solo gli studenti e i lavoratori qualificati, che cercano la propria
realizzazione professionale fuori dal paese, utilizzando le risorse messe a
disposizione dalla globalizzazione e in continuo spostamento.
In questo gruppo infatti trovano posto anche i lavoratori non qualificati, che
non hanno titoli di studio, ma sono riusciti comunque a trovare una nicchia di
mercato in molti paesi dell'Ue, soprattutto nelle costruzioni, nell'agricoltura
e nei servizi. Le famiglie dei nuovi nomadi sviluppano nuovi modelli: i coniugi
vivono separatamente, viaggiano tra la Bulgaria e i paesi in cui lavorano, i
loro figli studiano nelle università di Bruxelles, Londra, Vienna.
C'è poi un altro gruppo, che si posiziona agli antipodi del primo. E' il gruppo
dei marginalizzati e dei condannati alla dimensione "locale". Utilizzando le
chiavi di lettura del sociologo Zygmunt Bauman, quest'ultimi vivono "sotto il
peso del continuo eccesso di tempo libero", che solitamente riempiono guardando
soap-opera in tv.
In questo gruppo figurano gran parte dei pensionati bulgari, che trovano
difficile viaggiare anche all'interno dei confini del paese, condannati
all'immobilità da pensioni miserrime che spesso si aggirano tra i 100 e i 200
euro, risorse che permettono a malapena di pagare cibo e riscaldamento. Anche i
poveri (gran parte dei quali è rappresentata dalla comunità dei rom) fanno parte
di questo gruppo, che riesce a malapena o per nulla a godere dei vantaggi
dell'ingresso della Bulgaria nell'Ue.
Identità multiple
Margarita Karamihova indaga i processi migratori e le sfaccettature
dell'identità multipla dei musulmani bulgari nella regione di Satovcha, dopo
l'ondata migratoria che ha colpito l'area dopo il 1998.
Principali destinazioni di quest'ondata sono state la Spagna, il Portogallo, la
Grecia, Cipro, l'Italia e gli Stati Uniti. Secondo l'etnografa ognuno dei
migranti ha solitamente a disposizione un "portafoglio" di identità, che
utilizza in modo differente a seconda della situazione.
Passato il confine, sul territorio di altri stati vengono caratterizzati come
cittadini bulgari, e si integrano facilmente nelle reti di rapporti formate
dagli slavi dei Balcani. Con l'emigrazione si rafforza l'identità bulgara,
mentre quella concorrente, turca, non viene attivata.
Gli emigranti in Europa occidentale provenienti da Satovcha utilizzano il
vantaggio rappresentato dall'essere bulgari, oggi cittadini di un membro a pieno
titolo dell'Unione europea, e al tempo stesso affermano con orgoglio la propria
identità locale.
Secondo la Karamihova il caso di Satovcha mostra "una forte identità locale,
slegata dalla destinazione di emigrazione e il cui centro reale-virtuale è il
villaggio lasciato in Bulgaria, lì dove si trovano le tombe degli antenati".
Secondo l'etnografa Mila Maeva, i turchi di Bulgaria preferiscono invece
emigrare in Germania, a causa della numerosa comunità turca presente nel paese,
che li accetta con facilità e fornisce loro lavoro, potendo comunicare nella
stessa lingua. Anche il buon livello di retribuzione influisce sulla scelta
della destinazione di emigrazione.
Dopo la Germania i turchi di Bulgaria preferiscono l'Olanda e il Belgio. In
Europa occidentale lavorano soprattutto nei cantieri, in agricoltura e (in
Olanda) nelle serre.
Studiando le scelte identitarie in questa comunità, la Maeva ritiene che nella
maggior parte dei casi i turchi bulgari preferiscano viaggiare con passaporti
che riportano i loro nomi nella versione bulgara, a causa dei pregiudizi diffusi
in occidente sulle comunità musulmane.
In questo caso il lavoro all'estero rafforzerebbe il senso di appartenenza alla
comunità turca, ma anche a quella dei credenti musulmani. Dopo quella etnica e
religiosa, tra i turchi di Bulgaria vengono in ordine di importanza l'identità
nazionale (bulgara) e infine quella europea.
La libertà di movimento in Europa fornisce quindi ai bulgari varie possibilità
di scelta identitaria. Tra tutte queste identità, in generale, quella
sovranazionale ed europea è ancora la meno radicata e la più difficile da
individuare.
Per chi è diviso tra Bulgaria e resto d'Europa, l'identità locale resta
prevedibilmente quella più visibile. Sul sito di una delle organizzazioni di
emigranti bulgari all'estero, ad esempio, è stato pubblicato lo scorso giugno il
seguente invito a partecipare ad un incontro a Madrid.
"Alla vigilia del 21 giugno, il giorno più lungo dell'anno, anticamente festa
del fuoco del dio Sole, gli antichi bulgari si riunivano in località sacre per
celebrare riti con cui si pregava per il bene e la salute del popolo... Siamo
convinti che, nell'Europa senza confini di oggi, noi bulgari dobbiamo conservare
la nostra identità spirituale più che mai".
IL PREMIO GRANDE IMMUNITA': disonora quell'avvocato che ha fatto della sua
connivenza il meglio per prevenire azioni legali contro l'ONU o qualsiasi membro
di quello staff che commisero negligenza colposa contro i bambini IDP che erano
sotto la tutela dell'UNHCR.
Nel 1990 Borg Oliver, avvocato maltese di formazione americana, venne quasi
scelto come presidente dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in
riconoscimento della sua popolarità presso l'ONU come ambasciatore di Malta.
Sino allora, Borg Olivier era stato coinvolto in diversi lavori con l'ONU,
culminati in alcuni conflitti d'interesse col governo del Kosovo.
Il preambolo della Carta delle Nazioni Unite è uno degli esempi più
inspiranti della letteratura legale. Vi si dice che i popoli del mondo hanno
proclamato con coraggio la loro determinazione nel riaffermare la fede nei
diritti umani e nella dignità delle persone umane. Come avvocato ONU in Kosovo,
Borg Olivier probabilmente non ha mai letto quel preambolo. Almeno, non secondo
le sue azioni per come ha abilmente procrastinato dal 2006 per ritardare una
revisione delle affermazioni fatte a nome degli zingari dei campi di
Mitrovica alla ricerca di un risarcimento per l'avvelenamento da piombo nei
campi ONU, che ha lasciato almeno 86 morti ed ogni bambino nato con danni
irreversibili al cervello.
Dopo aver lavorato come consigliere legale top per l'ONU in Kosovo, il nostro
signor Borg Olivier andò direttamente a lavorare ed essere pagato come
consulente del governo kosovaro. E' quello che si chiama una "porta girevole" e
porta a domandarsi su una delle peggiori pratiche del conflitto d'interesse.
Mentre lavorava per l'ONU in Kosovo, Borg Olivier aiutò a mungere denaro dalla
Kosovo Trust Agency ai funzionari a Pristina, per poi accettare un lavoro da
loro pagato. Anche se parte dei Fondi Trust delle contestate vendite di Olivier
di imprese statali sono ritornati, Borg Olivier ha mantenuto il suo lavoro.
Dove andarono i Fondi Trust? Sicuramente non hai bambini romanì che l'ONU ha
tenuto su terreni contaminati per quasi undici anni, mentre Borg Olivier
difendeva gli amministratori con immunità e privilegi, dicendo che questi erano
necessari per il buon funzionamento della missione ONU. Nel settembre 2006,
ammise verbalmente che l'ONU era responsabile delle condizioni tossiche dei
campi rom e che voleva collaborare con gli avvocati che rappresentavano le
famiglie che pativano di avvelenamento da piombo. Venne concordato a voce di
instaurare una commissione per stabilire il compenso di ogni famiglia. Invece,
quando venne organizzato un incontro con gli avvocati che rappresentavano le
famiglie del campo, Borg Olivier rifiutò di prendervi parte e disse a Dianne
Post, l'avvocato americano rappresentante la maggior parte dei Rom/Askali dei
campi, che non intendeva incontrarla di nuovo e disse di non dover rispondere
agli zingari; che doveva risposta solo al suo superiore dell'ONU e che l'ONU non
doveva rispondere a nessuno. Secondo la carta fondante ONU, la Convenzione sui
Privilegi e le Immunità del 1946, l'organizzazione beneficia di immunità legale
"per l'adempimento dei suoi scopi". Dal 2008, l'ONU ha passato la gestione dei
campi al governo kosovaro, dove Borg Olivier ora lavora come consulente
profumatamente pagato.
Save the Children
IL PREMIO OSSIMORO: disonora quell'organizzazione che agisce esattamente
nella maniera opposta di come implicherebbe il suo nome e marchio. Anche se
molte altre organizzazioni sono state prese in considerazione per questo premio,
come l'UNICEF, nessuna OnG negli scorsi dieci anni in Kosovo merita questo
premio più di SAVE THE CHILDREN GB.
CITAZIONI DA "SAVE THE CHILDERN":
"Per alleviare il disagio e promuovere il benessere dei bambini di
ogni paese, senza differenza di razza, colore, nazionalità, credo o
sesso..."
"Ogni anno, quasi 10 milioni di bambini muovono prima di raggiungere
il quinto compleanno - la maggior parte per cause prevenibili o affrontabili.
Non possiamo e non vogliamo permettere che questo continui."
"Il nostro scopo è di proteggere i diritti dei bambini attraverso il
patrocinio internazionale per promuovere soluzioni ed assicurare
finanziamenti per il lavoro umanitario, e far pressione ai governi nazionali
affinché cambino leggi, politiche e pratiche o si migliorino le condizioni."
"Save the Children coordina il Gruppo d'Azione sui Diritti Infantili,
una rete di organizzazioni non governative che contribuiscono alla Strategia
UE per i Diritti del Fanciullo. Inoltre, richiamiamo il Consiglio dei
Diritti Umani ONU a focalizzarsi in misura maggiore nel suo lavoro e
attenzione sui bambini."
"Save the Children lavora per far sentire le voci dei bambini ai più
alti livelli nazionali ed internazionali."
"Noi... abbiamo persuaso le autorità locali in Kosovo a fondare asili
d'infanzia interetnici."
"Il nostro ufficio di consulenza legale a Ginevra ha concluso che
siamo la principale organizzazioni dei diritti infantili a Ginevra, dove ha
base il Comitato ONU sui Diritti dell'Infanzia."
"Nel 2008 lo studio legale Baker & McKenzie ha fornito un prezioso
aiuto alle nostre attività volte a proteggere il logo ed il marchio di Save
the Children in tutto il mondo."
"Nell'anno in corso ho visto con i miei occhi, visitando la Cina ed
il Kosovo, l'alta considerazione in cui è tenuto il nostro staff in questi
diversi paesi, e l'eccellente lavoro che stanno facendo per aiutare l'accesso
dei bambini ad adeguati servizi sanitari, istruzione e programmi
alimentari." Alan Parker, Presidente, Save the Children GB
Save the Children GB rivendica di essere la più importante organizzazione
indipendente nel creare cambi duraturi nelle vite dei bambini. Tuttora questa
OnG di Londra ha fermamente rifiutato di prendersi cura dei bambini zingari
sofferenti di avvelenamento da piombo e malnutrizione anche se a Save the
Children è stato chiesto di farlo da parte tanto dell'UNHCR che dal Ministero
della Salute del Kosovo. Nonostante abbia un ufficio a tempo pieno a Pristina ed
un ufficio regionale a Mitrovica, Save the Children nel 2005 ha rifiutato il
contratto dell'UNHCR perché, secondo il loro ufficio locale, la percentuale che
avrebbero dovuto ricevere dal budget dei campi non era tale da interessarli.
Nel 2009, venne chiesto ripetutamente a Save the Children di unirsi ad altre
OnG, come l'OMS, Human Rights Watch, ICRC, Society for Threatened Peoples,
Kosovo Roma Refugee Foundation, Kosovo Medical Emergency Group, ecc., nel
richiedere l'immediata evacuazione dei campi zingari dai terreni contaminati ed
il trattamento medico per i bambini sofferenti dei più alti livelli di piombo
nella letteratura medica. Save the Children rifiutò.
Save the Children proclama con orgoglio: "Save the Children lavoro per e con
i bambini a rischio di fame e malnutrizione e quelli afflitti da disastri
naturali, guerre e conflitti." I bambini zingari che stanno morendo di
avvelenamento da piombo, furono cacciati dalle loro nel 1999 dagli estremisti
albanesi dopo la guerra del Kosovo (un conflitto) e da allora sono sopravvissuti
(fame e malnutrizione) di quanto trovano nei container dell'immondizia vicino
agli uffici di Mitrovica di Save the Children.
Nel 2008, Save the Children Alliance ha avuto entrate per US $ 1.275.999.361.
11/08/2010 - Dev'essere stato circa un anno fa. Stavo camminando in Spagna
con delle colleghe quando una signora molto anziana mi chiese in turco la
bottiglia d'acqua che portavo con me.
Quando le chiesi di dov'era, mi disse che era una Rom della Bulgaria, e che
sapeva parlare il turco perché Turchi e Rom una volta erano lì parimenti
oppressi, e per questo i due gruppi si sentivano vicini l'un l'altro. Non so
cosa stesse facendo lì, ma mi disse che la sua vita in Spagna era brutta come in
Bulgaria e che il destino dei Rom non cambia mai.
Una collega spagnola che era con noi si rattristò per questa conversazione.
Riaffermò che i Rom erano i nuovi "Ebrei" e che sono uno dei bersagli principali
del crescente nazionalismo in Europa occidentale. Sinceramente pensai che la mia
collega stava esagerando quando diceva di aver paura che i Rom potessero essere
vittime di uccisioni di massa. Insistette che gli Europei non potevano vivere
senza la sensazione di essere minacciati da "altri" attorno a loro, fornendo
molti esempi dalla storia rom.
Le recenti decisioni sui Rom del presidente francese Nicolas Sarkozy mi hanno
ricordato gli ammonimenti della mia collega. A seguito degli ordini del
presidente Sarkozy, le autorità locali hanno iniziato a smantellare un totale di
300 insediamenti rom in tutto il paese. Sembra che tutte le volte che la sua
popolarità declina, il presidente Sarkozy sente il bisogno di usare la retorica
nazionalista per riguadagnare appoggi. I Rom sono diventati le ultime vittime di
quest'attitudine, dopo le politiche come "i musulmani non sono europei", "la
Turchia non è Europa" e "le donne che portano il burqa devono stare a casa".
Anche nei tempi antichi i Rom viaggiavano in tutto il continente e,
nonostante il loro stile di vita nomade, non erano considerati stranieri nei
paesi dove passavano le loro vite. Con le loro tradizioni e credenze ancestrali,
i Rom in verità sono abbastanza differenti dalla maggior parte degli Europei che
vivono nelle città o nei villaggi. La maggioranza dei Rom europei vivevano in
Europa orientale durante l'epoca della guerra fredda, ma quando i paesi del
blocco orientale si unirono alla UE, acquisirono la cittadinanza europea e così
il diritto di viaggiare liberamente per l'Europa, proprio come ogni altro gruppo
etnico o sociale di quei paesi.
Inoltre, nel caso dell'Ungheria e della Romania, i diritti delle minoranze
delle popolazioni rom furono uno dei principali argomenti del processo di
negoziazione UE. La UE è stata abbastanza esplicita nel chiedere a questi paesi
di attuare misure di discriminazioni positive verso queste persone. Alcuni paesi
candidati dell'Europa orientale hanno ascoltato le raccomandazioni UE su come
trattare la popolazione rom, e li hanno persino obbligati a vivere in grandi
appartamenti, nel nome di migliori condizioni di vita. Tuttavia, questa politica
è stata rigettata dai Rom stessi, che affermano che fosse irrispettosa del loro
tradizionale modo di vita. In alcuni casi, hanno reagito mettendo i loro animali
in queste case mentre loro sceglievano di vivere in tende all'aperto.
Il concetto solito di stato-nazione prevede progetti di "creazione della
nazione" attraverso l'assimilazione o politiche d'integrazione, usando la forza
se necessario. Quanti resistono a queste politiche sono sovente esclusi dalla
società. Inoltre, la loro resistenza spesso fornisce una scusa per etichettarli
come "cattive persone". Alcuni Europei vogliono che i Rom diventino invisibili,
e paesi come la Francia preferiscono "risolvere" il problema rom rimandandoli
nei loro paesi d'origine come l'Ungheria e la Romania. Se questo è quel che si
chiama "unità nella diversità", è allora impossibile affermare che la UE si
definisca un buon esempio per paesi come la Turchia.
DOC. Da Napoli alla Romania, "Europa 0 km" racconta un viaggio nel presente
dei rom tra soprusi della camorra, razzismo dilagante e fabbriche chiuse. Disoccupazione in Romania, ostilità in Italia. Il documentario Europa 0 km
"segue la diaspora dei 900 rom cacciati da Ponticelli nel maggio di due anni fa
- racconta il co-regista Luca Bellino - dopo 3 giorni di roghi e bombe molotov
sui loro campi".
Com’è potuto succedere?
E' stata la conseguenza di un contesto nazionale durato mesi, a partire
dall’omicidio Reggiani a Roma. Lo sfondo è stato un accordo sotterraneo tra
apparati amministrativi e il clan dei Sarno, per cui nella zona dove si
trovavano i nove campi si doveva costruire, cantierizzando entro una data.
Esattamente un mese dopo l’incendio. I soldi sono arrivati a pioggia, e tra
l’altro nell’inchiesta l’assessore coinvolto è stato arrestato.
L’atteggiamento della gente comune?
Purtroppo in quel quartiere gestiva tutto la criminalità. Se invece guardiamo
alle vite private, c’erano grande comunione e amicizie. Ma, quando è arrivato il
richiamo all’ordine, appoggiato anche da manifesti del Pd ("Via i Rom da
Ponticelli"), come al solito sono state mandate avanti le donne a dire: "via
tutti".
Dove sono finiti i rom?
Una parte è tornata in Romania, a Calarasi, e un’altra si è rifugiata in altri
nuovi campi arrangiati a Napoli.
Com’è la situazione nel Paese d’origine?
C’è una grandissima nostalgia del regime comunista, si ricorda che nelle
fabbriche lavoravano soprattutto i rom. Dopo l’89 hanno chiuso e da lì è
iniziata la diaspora verso l’Europa, culminata con l’ingresso della Romania
nell’Unione europea. Da qui il titolo del film, perché lì abbiamo visto ovunque
cartelli con questa scritta. L’Europa però ha significato sfruttamento da parte
delle multinazionali, tante anche italiane, con stipendi bassissimi e Rom che
non lavoravano più. Ora con la crisi generale le nuove fabbriche stanno per
chiudere, la crescita del Paese un po’ di soldi li porta, molti sono tornati e
un tessuto lavorativo si sta ricreando.
E a Napoli?
La situazione è d’emergenza, i campi sono in condizioni estreme e precarie, non
c’è nessun progetto di scolarizzazione né di formazione. I rom vivono della
raccolta del ferro, attività principale, e di elemosina. Vogliono una stabilità,
e quando d’estate tornano a Calarasi, con quei soldi costruiscono le proprie
case.
L’idea del documentario?
Ci siamo resi conto che di questo evento simbolico fortissimo - cruciale nella
storia del razzismo italiano, nel quale ci si è sentiti legittimati, nel
silenzio generale, a incendiare abitazioni come fecero i fascisti in Africa -
non se ne parlava più. Quindi per noi è stato un atto necessario.
Di Fabrizio (del 22/08/2010 @ 09:05:12, in media, visitato 1759 volte)
Cronaca Qui è senz'altro uno dei giornali più
antizigani che abbiamo in Italia. Interessante seguire l'evolvere dei suoi
"ragionamenti" a proposito della svolta politica in Francia:
dall'entusiasmo del 19 agosto, è passato in soli 2 giorni al riconoscere che
queste decisioni rischiano di spostare i problemi sotto casa dei suoi lettori
(pubblico in calce l'articolo). Insomma, nonostante i salti di gioia
(propagandistici) dei vari De Corato, cominciano ad emergere le contraddizioni e
il riconoscimento delle strumentalizzazioni e piccolezze di Sarkozy, come potete
leggere anche
QUI, o addirittura sul
Foglio. Prima
e dopo la lettura, vi ricordo l'appuntamento a Parigi.
Non ce ne vogliano i sostenitori della sovranità dello Stato, ma ci sono
situazioni in cui il singolo Paese non può esprimersi senza pensare alle
ricadute sugli altri.
Prendiamo il caso del pugno di ferro del francese Sarkozy, che ha deciso
l'espulsione e il rimpatrio di centinaia di zingari rom. La questione non
riguarda solo la Francia, ovviamente, perché buona parte di costoro non
aspetteranno l'espulsione per allontanarsi dalle sponde della Senna e
raggiungere lidi più "ospitali". Per intenderci, quasi certamente l'Italia. Non
per nulla a Torino si sta già ipotizzando un vertice in Prefettura, non appena
sarà insediato il successore di Padoin, per fare fronte alla situazione. E anche
coloro che torneranno in Romania, certo non impiegheranno molto a riprendere la
strada per destinazioni dove sicuramente potranno trovare appoggi logistici. E
alcune delle comunità più numerose si trovano sicuramente a Torino e Milano.
Dunque, la politica ferrea di Sarkozy, al di là di ogni tipo di giudizio
sulla sua efficacia, rischia di divenire una sorta di spostamento della polvere
sotto il tappeto, oppure - per usare una immagine più appropriata - assomiglia
al gesto di chi pulisce il proprio giardino gettando le foglie secche e gli
sfalci in quello del vicino.
Bisogna considerare che su certi temi, e le politiche dell'immigrazione sono
tra questi, la sovranità nazionale deve accettare il proprio limite: le misure,
per essere realmente efficaci, non possono trascendere da una condivisione più
ampia di obiettivi e metodi, a livello europeo se possibile. Poi è vero che
troppe cose separano i vari Paesi ben più di un confine, troppo diverse sono le
singole politiche nazionali. E accordarsi diventa impossibile. Ma ai critici, e
a coloro che temono un accanimento di tipo razzistico, ricordiamo che non solo
la tolleranza, ma anche la stessa accoglienza hanno dei costi. Basti vedere
quanto occorre pagare a Torino per ripulire le discariche nei pressi degli
accampamenti abusivi. L'illegalità ha un costo economico oltre che sociale. E
venirne a capo è interesse collettivo, di cui l'Europa, intesa come unione di
governi, deve farsi carico. Anche se, per certi versi, appare più facile
occuparsi delle carrette del mare che approdano o meno sulle coste, che non di
coloro che nei nostri Paesi già vivono, nella legalità o meno. Non farlo è
semplice dimostrazione di miopia. andrea.monticone@cronacaqui.it
Di Fabrizio (del 22/08/2010 @ 09:00:14, in casa, visitato 1695 volte)
Il Giorno - MilanoTriboniano chiuderà entro il 2011 e al suo posto
sorgerà una strada per Expo. Stessa sorte per Novara, Bonfadini e Idro. [...]
Milano, 20 agosto 2010 - Milano come Parigi? Non proprio. Mentre il
presidente francese Nicolas Sarkozy ha avviato i rimpatri forzati dei rom,
l'Amministrazione di Palazzo Marino si avvia allo smantellamento del campo
nomadi più grande della città. Il Triboniano chiuderà i battenti entro la
primavera del 2011, cioè quando Letizia Moratti si giocherà la riconferma a
primo cittadino.
Al posto dello storico campo, che ospita attualmente 600 tra romeni e
bosniaci, sarà costruita una strada prevista nel progetto Expo 2015. Non
esisteranno più nemmeno i campi di via Novara e via Bonfadini, mentre quello di
via Idro sarà riconvertito in un'area di transito, alla quale potranno accedere
anche gli italiani in camper. Spariranno così dalla mappa tre degli insediamenti
più importanti della metropoli. Del resto, la presenza dei nomadi a Milano è
piuttosto articolata. Ci sono una decina di campi regolari, che ospitano più di
mille persone. E poi ci sono quelli irregolari. Quelli itineranti, che rinascono
dopo uno sgombero e poi vengono nuovamente demoliti: proprio ieri, la polizia
locale ha chiuso un accampamento non autorizzato in via Barzaghi, in un'area
utilizzata dalla Protezione civile.
Prosegue la politica della tolleranza zero per gli abusivi. Per quanto
riguarda, invece, gli spazi comunali, si applicherà nei prossimi mesi il
cosiddetto piano Maroni, che punta alla messa in sicurezza dei campi e
all'integrazione dei residenti nella società civile. Per far questo, il ministro
dell'Interno ha stanziato 13 milioni di euro, di cui 4 destinati alle attività
sociali; altri 2 milioni saranno invece ripartiti tra le borse-lavoro, il
rimpatrio di alcuni nuclei familiari e la ristrutturazione di abitazioni da
assegnare ai rom. "Il lavoro sta andando avanti nel migliore dei modi - assicura
il prefetto Gian Valerio Lombardi, commissario straordinario per l'emergenza rom
-. Le associazioni del terzo settore stanno procedendo con i colloqui e contiamo
di far tutto entro i termini fissati".
Sul Triboniano, in particolare, "c'è stata un'accelerazione in questo
ultimo periodo e speriamo di chiudere entro la metà di ottobre". Secondo gli
operatori della Casa della Carità, fondazione che gestirà fino a dicembre il
campo a due passi dal Musocco, una decina di famiglie di rom romeni avrebbe già
deciso di tornare in patria, dove alcune organizzazioni non governative si
occuperanno di facilitarne l'inserimento nel mondo del lavoro. In alternativa,
si può scegliere di restare in Italia, magari in alloggi con affitti calmierati.
D'altro canto, mancano pochi mesi allo smantellamento dell'insediamento, quindi
tutti giocoforza dovranno prendere una decisione.
Restano scettici quelli dell'Opera Nomadi, l'associazione che cerca da
anni di promuovere la piena integrazione delle popolazioni rom, sinte e
camminanti in Italia: "La maggior parte delle persone non vuole abbandonare i
campi né tantomeno tornare in Romania - attacca Giorgio Bezzecchi, presidente
della sezione di Milano -. E poi non bisogna dimenticare che ci sono campi,
quelli di via Idro e via Negrotto, interamente occupati da rom italiani, nati e
cresciuti qui". Negativo anche il parere di Dijana Pavlovic, vicepresidente
della Federazione Rom e Sinti insieme, che torna a chiedere più trasparenza sui
13 milioni di euro messi a disposizione dal Viminale: "Solo una esigua parte -
sostiene - andrà a sostenere le politiche abitative di chi resterà senza casa
dopo lo sgombero del Triboniano e degli altri campi legali a Milano: appena 1,8
milioni di euro. Nove milioni sono serviti per costruire muri e puntare inutili
telecamere".
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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