Sigilli ai campi rom. E' cominciato il conto alla rovescia
Di Fabrizio (del 22/08/2010 @ 09:00:14, in casa, visitato 1696 volte)
Il Giorno - Milano Triboniano chiuderà entro il 2011 e al suo posto
sorgerà una strada per Expo. Stessa sorte per Novara, Bonfadini e Idro. [...]
Milano, 20 agosto 2010 - Milano come Parigi? Non proprio. Mentre il
presidente francese Nicolas Sarkozy ha avviato i rimpatri forzati dei rom,
l'Amministrazione di Palazzo Marino si avvia allo smantellamento del campo
nomadi più grande della città. Il Triboniano chiuderà i battenti entro la
primavera del 2011, cioè quando Letizia Moratti si giocherà la riconferma a
primo cittadino.
Al posto dello storico campo, che ospita attualmente 600 tra romeni e
bosniaci, sarà costruita una strada prevista nel progetto Expo 2015. Non
esisteranno più nemmeno i campi di via Novara e via Bonfadini, mentre quello di
via Idro sarà riconvertito in un'area di transito, alla quale potranno accedere
anche gli italiani in camper. Spariranno così dalla mappa tre degli insediamenti
più importanti della metropoli. Del resto, la presenza dei nomadi a Milano è
piuttosto articolata. Ci sono una decina di campi regolari, che ospitano più di
mille persone. E poi ci sono quelli irregolari. Quelli itineranti, che rinascono
dopo uno sgombero e poi vengono nuovamente demoliti: proprio ieri, la polizia
locale ha chiuso un accampamento non autorizzato in via Barzaghi, in un'area
utilizzata dalla Protezione civile.
Prosegue la politica della tolleranza zero per gli abusivi. Per quanto
riguarda, invece, gli spazi comunali, si applicherà nei prossimi mesi il
cosiddetto piano Maroni, che punta alla messa in sicurezza dei campi e
all'integrazione dei residenti nella società civile. Per far questo, il ministro
dell'Interno ha stanziato 13 milioni di euro, di cui 4 destinati alle attività
sociali; altri 2 milioni saranno invece ripartiti tra le borse-lavoro, il
rimpatrio di alcuni nuclei familiari e la ristrutturazione di abitazioni da
assegnare ai rom. "Il lavoro sta andando avanti nel migliore dei modi - assicura
il prefetto Gian Valerio Lombardi, commissario straordinario per l'emergenza rom
-. Le associazioni del terzo settore stanno procedendo con i colloqui e contiamo
di far tutto entro i termini fissati".
Sul Triboniano, in particolare, "c'è stata un'accelerazione in questo
ultimo periodo e speriamo di chiudere entro la metà di ottobre". Secondo gli
operatori della Casa della Carità, fondazione che gestirà fino a dicembre il
campo a due passi dal Musocco, una decina di famiglie di rom romeni avrebbe già
deciso di tornare in patria, dove alcune organizzazioni non governative si
occuperanno di facilitarne l'inserimento nel mondo del lavoro. In alternativa,
si può scegliere di restare in Italia, magari in alloggi con affitti calmierati.
D'altro canto, mancano pochi mesi allo smantellamento dell'insediamento, quindi
tutti giocoforza dovranno prendere una decisione.
Restano scettici quelli dell'Opera Nomadi, l'associazione che cerca da
anni di promuovere la piena integrazione delle popolazioni rom, sinte e
camminanti in Italia: "La maggior parte delle persone non vuole abbandonare i
campi né tantomeno tornare in Romania - attacca Giorgio Bezzecchi, presidente
della sezione di Milano -. E poi non bisogna dimenticare che ci sono campi,
quelli di via Idro e via Negrotto, interamente occupati da rom italiani, nati e
cresciuti qui". Negativo anche il parere di Dijana Pavlovic, vicepresidente
della Federazione Rom e Sinti insieme, che torna a chiedere più trasparenza sui
13 milioni di euro messi a disposizione dal Viminale: "Solo una esigua parte -
sostiene - andrà a sostenere le politiche abitative di chi resterà senza casa
dopo lo sgombero del Triboniano e degli altri campi legali a Milano: appena 1,8
milioni di euro. Nove milioni sono serviti per costruire muri e puntare inutili
telecamere".
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