Cronaca Qui è senz'altro uno dei giornali più
antizigani che abbiamo in Italia. Interessante seguire l'evolvere dei suoi
"ragionamenti" a proposito della svolta politica in Francia:
dall'entusiasmo del 19 agosto, è passato in soli 2 giorni al riconoscere che
queste decisioni rischiano di spostare i problemi sotto casa dei suoi lettori
(pubblico in calce l'articolo). Insomma, nonostante i salti di gioia
(propagandistici) dei vari De Corato, cominciano ad emergere le contraddizioni e
il riconoscimento delle strumentalizzazioni e piccolezze di Sarkozy, come potete
leggere anche
QUI, o addirittura sul
Foglio. Prima
e dopo la lettura, vi ricordo l'appuntamento a Parigi.
Non ce ne vogliano i sostenitori della sovranità dello Stato, ma ci sono
situazioni in cui il singolo Paese non può esprimersi senza pensare alle
ricadute sugli altri.
Prendiamo il caso del pugno di ferro del francese Sarkozy, che ha deciso
l'espulsione e il rimpatrio di centinaia di zingari rom. La questione non
riguarda solo la Francia, ovviamente, perché buona parte di costoro non
aspetteranno l'espulsione per allontanarsi dalle sponde della Senna e
raggiungere lidi più "ospitali". Per intenderci, quasi certamente l'Italia. Non
per nulla a Torino si sta già ipotizzando un vertice in Prefettura, non appena
sarà insediato il successore di Padoin, per fare fronte alla situazione. E anche
coloro che torneranno in Romania, certo non impiegheranno molto a riprendere la
strada per destinazioni dove sicuramente potranno trovare appoggi logistici. E
alcune delle comunità più numerose si trovano sicuramente a Torino e Milano.
Dunque, la politica ferrea di Sarkozy, al di là di ogni tipo di giudizio
sulla sua efficacia, rischia di divenire una sorta di spostamento della polvere
sotto il tappeto, oppure - per usare una immagine più appropriata - assomiglia
al gesto di chi pulisce il proprio giardino gettando le foglie secche e gli
sfalci in quello del vicino.
Bisogna considerare che su certi temi, e le politiche dell'immigrazione sono
tra questi, la sovranità nazionale deve accettare il proprio limite: le misure,
per essere realmente efficaci, non possono trascendere da una condivisione più
ampia di obiettivi e metodi, a livello europeo se possibile. Poi è vero che
troppe cose separano i vari Paesi ben più di un confine, troppo diverse sono le
singole politiche nazionali. E accordarsi diventa impossibile. Ma ai critici, e
a coloro che temono un accanimento di tipo razzistico, ricordiamo che non solo
la tolleranza, ma anche la stessa accoglienza hanno dei costi. Basti vedere
quanto occorre pagare a Torino per ripulire le discariche nei pressi degli
accampamenti abusivi. L'illegalità ha un costo economico oltre che sociale. E
venirne a capo è interesse collettivo, di cui l'Europa, intesa come unione di
governi, deve farsi carico. Anche se, per certi versi, appare più facile
occuparsi delle carrette del mare che approdano o meno sulle coste, che non di
coloro che nei nostri Paesi già vivono, nella legalità o meno. Non farlo è
semplice dimostrazione di miopia.
andrea.monticone@cronacaqui.it