Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 20/05/2010 @ 09:35:32, in musica e parole, visitato 2655 volte)

finalmente dopo averlo promesso a lungo, ci siamo!

Giovedì 27 maggio alle ore 21.00

L'Associazione La Conta in collaborazione con Mahalla - Rom e Sinti in tutto il mondo, organizzano un incontro con

Paul Polansky

Presso il Circolo ARCI Martiri di Turro - Via Rovetta 14 a Milano, ingresso gratuito con tessera Arci

Paul Polansky è nato a Mason City, Iowa, nel 1942. Poeta, fotografo, antropologo, operatore culturale e sociale, è diventato negli anni un personaggio importantissimo per il suo impegno a favore delle popolazioni Rom. Le sue poesie descrivono le atrocità commesse da cechi, slovacchi, albanesi ed altri contro quelle popolazioni. Ha anche svolto studi accurati sui campi di concentramento nazisti, in particolare quello ceco di Lety, nei quali venivano trucidate, insieme a quelle ebraiche, intere comunità Rom. E' stato il primo a presentare al mondo il dramma dei rifugiati del Kosovo, lasciati morire nei campi di accoglienza avvelenati dal piombo. Ha pubblicato diversi libri, realizzato esposizioni fotografiche e film video.

ALLA FINE

"Alla fine,
tutti
scapperanno dal
Kosovo", mi
disse la zingara
chiromante.

"Anche Dio"

Poesia di Paul Polansky innalzata sui cartelli di una manifestazione di Rom del Kosovo in Germania

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Di Fabrizio (del 20/05/2010 @ 09:17:08, in casa, visitato 1695 volte)

Il Tavolo Rom di Milano vi invita al convegno sul tema
ROM E SINTI: POLITICHE POSSIBILI NELL’AREA METROPOLITANA DI MILANO. MODELLI E PROPOSTE

Il convegno si terrà
Giovedì 27 maggio 2010
presso il Salone Luigi Clerici - ACLI provinciali di Milano, Monza e Brianza - Via della Signora 3, Milano

I lavori verranno aperti alle ore 9 con una
Introduzione a cura del Tavolo Rom.

Proseguiranno con l’illustrazione e la messa a confronto di
Esperienze di inserimento abitativo e lavorativo realizzate in Comuni del Nord Italia

Seguirà il
Dibattito con interventi di esponenti delle amministrazioni comunali di Milano e provincia

I lavori del convegno si chiuderanno alle ore 13.

Il Tavolo rom:
ACLI provinciali di Milano Monza e Brianza, ARCI Milano, Associazione Nocetum onlus, Aven Amentza, Caritas ambrosiana, Casa della Carità, CGIL Milano, Comunità di Sant’Egidio, Federazione Rom e Sinti insieme, Gruppo Abele di Milano, Padri Somaschi di Milano, Upre Roma

Nei prossimi giorni vi sarà inviato un invito con il programma dettagliato e gli interventi previsti e il documento elaborato dal Tavolo rom [scaricabile QUI, file .pdf , 654 KB] in preparazione del convegno.

Vi ringraziamo per l’attenzione.

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Di Fabrizio (del 19/05/2010 @ 09:16:19, in Kumpanija, visitato 1749 volte)

Da Roma_Daily_News

Unicef.org by Olga Grebennikova

© Tagikistan UNICEF / 2010 - Mobilitazione sociale della comunità rom nelle zone rurali del Tagikistan

Dopo un ora di viaggio da Dushanbe attraverso campi e giardini ben curati, arriviamo nel centro distrettuale di Gissar. Scendendo nel Centro Immunizzazioni del distretto prendiamo il direttore e il vice capo pediatra e ci avviamo verso quei villaggi dove vivono le persone "più difficili da raggiungere".

Ci stiamo dirigendo verso i villaggi di Sokhtmonchien e Afgonobad. Si trovano a soli pochi km. dal centro distrettuale, e quindi non possono essere chiamati "remoti ed isolati". Ma quando ci arriviamo, ci sentiamo come se fossimo tornati indietro di un secolo.

Qui, dietro graticci e muri di fango, la vita continua come uno o due secoli fa. Naturalmente, ogni casa ha la televisione e le antenne satellitari adornano diversi tetti, ma questi sono gli unici segni del XXI secolo.

Siamo in un insediamento che ospita uno dei più importanti gruppi oggetto della campagna di vaccinazione antipolio - i Rom. Qui sono chiamati anche Lyuli. Questa gente è nomade, e quasi tutte le famiglie sono costantemente in movimento. Nonostante ciò, di solito ci sono un mucchio di bambini nelle famiglie, anche se questo non le ferma dal girare in tutto il paese. Uno dei risultati di questo stile di vita è che alcuni bambini non siano mai stati vaccinati.

Un'altra ragione è che i Rom di solitosi sentono marginalizzati e così preferiscono non mostrarsi nei punti di vaccinazioni ufficiali. E' per questa ragione che il governo tagico, l'OMS e l'UNICEF hanno deciso di raggiungerli a casa loro.

© Tagikistan UNICEF / 2010 - Vaccinazione domiciliare dei bambini rom

"Abbiamo lavorato qui ogni giorno dall'inizio della campagna," dice Salim Mirkhoev, direttore del Centro Immunizzazioni distrettuale. "La campagna si è svolta in un punto vaccinazione in una scuola del posto, ed alcune famiglie hanno portato con sé i bambini per l'immunizzazione. Ma abbiamo deciso di venire in questi villaggi per una vaccinazione domiciliare, perché ancora ieri nuove persone si sono presentate nel villaggio, come pure il giorno precedente. Abbiamo già immunizzato altri 39 bambini, e sembra che dovremo continuare."

Nasiba ha 24 anni - e tre bambini che sono tutti nel nostro gruppo di interesse. Il più grande ha 5 anni, il secondo 3 ed il terzo è tra le sue braccia - ha solo 8 mesi. "Quando ieri ho deciso di venire," dice avvolta nello scialle la donna, che è analfabeta, "era tardi, e la nostra casa molto lontana. Per questo sono rimasta al centro del villaggio con dei parenti, per fare la vaccinazione. Mi hanno detto che è una malattia molto contagiosa, e non voglio che i miei bambini si ammalino," dice. La giovane non sa leggere, ma le abbiamo dato lo stesso il libretto UNICEF con i richiami per la seconda e la terza vaccinazione.

"Se anche un solo bambino non fosse immunizzato, sarebbe come una bomba per tutti gli altri bambini nel villaggio e nell'area, perché ognuno dovrebbe essere vaccinato senza eccezione. Siamo responsabili per loro," dice Umeda Sadykova, assistente UNICEF per il programma Salute e Nutrizione.

Nel distretto di Gissar ci sono poco più di 38.000 bambini sotto i 6 anni di età, e oltre il 90% di loro è già stato vaccinato. Per lo più la popolazione del Tagikistan è disciplinata, e crede ai dottori ed ai mezzi di informazione.

"Il problema è solo con quelle comunità dove neanche i residenti sanno quante famiglie sono via dal villaggio e quando ritorneranno," dice Salim Mirzoev.

Ilkhom tra poco compirà 5 anni e scoppia in lacrime alla vista degli estranei, ma il dottore gli agita teneramente la testa, calmandolo con le parole e stupito il bimbo ingoia il vaccino, non facendo nemmeno caso al gusto. Era stato sui pascoli con suo padre, dice la madre, ed è tornato soltanto stamattina. E' un bene che siate venuti oggi.

Khidoyat ha 35 anni, ha tre bambini piccoli e sinora nessuno di loro era mai stato vaccinato. "Siamo tornati apposta da Rudaki," dice. "I miei bambini non sanno cosa sono i vaccini."

E' da notare che quasi tutti gli adulti con cui abbiamo parlato volevano sapere delle vaccinazione ed erano ben disposti, nonostante il fatto che comunità simili di solito sono chiuse e maldisposte verso gli estranei.

Ma vedendo, o meglio intuendo, la tiepida apertura da parte nostra, la contraccambiano. Si mettono volentieri in posa di fronte alle macchine fotografiche e chiedono persino di essere ritratti. Ci seguono per il villaggio, sorridendo e cercando di attirare la nostra attenzione.

"Che Dio benedica voi e la vostra iniziativa," dice un'anziana, quando salutiamo una famiglia dopo che il dottore ha immunizzato due bambini che erano a letto dopo la circoncisione. "Siete venuti nelle nostre case per salvare i nostri bambini da questa terribile malattia. Non lo dimenticheremo mai," ci dice, alzando le braccia al cielo.

Quante sorprendenti scoperte si possono fare in un giorno! E' necessario fare un passo indietro dai propri pregiudizi e tentare di capire un altro mondo, un'altra cultura ed altri valori.

In Tagikistan la vaccinazione è in corso...

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Di Fabrizio (del 18/05/2010 @ 09:09:06, in Europa, visitato 1941 volte)

Da Nordic_Roma

Helsingin Sanomat

Martedì [scorso ndr] l'organizzazione per i diritti umani Amnesty International ha lanciato una campagna per portare l'attenzione alle gravi violazioni dei diritti umani, che dicono essere inflitte ai Rom.

In una lettera inviata al Primo Ministro Matti Vanhanen (Centro), Amnesty nota che i Rom sono sempre più bersagli di razzismo ed attacchi razzisti, e che il governo non sta facendo niente per fermarli.

"La mancanza d'azione da parte della UE è scioccante", scrive Amnesty al Primo Ministro.

Recentemente molti mendicanti rom sono arrivati ad Helsinki. Le pattuglie stradali dispiegate dal Deaconess Institute [vedi ndr] stimano che ora ci siano ad Helsinki oltre 200 Rom dalla Romania e dalla Bulgaria.

Marjatta Vesalainen, a capo dell'attività della pattuglie del Deaconess Institute, dice che alcuni Rom stanno evidentemente cercando lavoro, portando referenze di precedenti impieghi.

Circa 30 Rom hanno richiesto asilo in Finlandia. Ai cittadini Ue non può essere garantito l'asilo politico, ma possono ottenere vitto e alloggio mentre vengono vagliate le loro richieste.

In precedenza, i Rom tendevano ad evitare i contatti con gli incaricati, perché il gravare ripetutamente sul welfare statale poteva essere motivo di espulsione.

Il Parlamento dibatterà un'iniziativa proposta dal parlamentare di Helsinki Juha Hakola (Partito della Coalizione Nazionale), che renderebbe l'elemosina un crimine.

Anche Jussi Pajunen, Sindaco di Helsinki, ha chiesto di vietare l'accattonaggio. E' preoccupato della prospettiva di un'accresciuta insicurezza ad Helsinki.

"Chiedere l'elemosina e commettere crimini sono paralleli, e parzialmente un fenomeno complementare", scrive Hakola nella sua iniziativa. Indica anche che con la proibizione dell'accattonaggio sarebbe possibile aumentare significativamente la qualità dello sviluppo urbano.

"Diminuirebbero i furti, ed avrebbero fine gli accampamenti parzialmente illegali".

Anne Holmlund, Ministro degli Interni (Partito della Coalizione Nazionale), ha detto di stare studiando come la legge possa essere cambiata e permettere agli incaricati di reagire all'accattonaggio.

"Questo criminalizzerebbe la povertà. Il problema della povertà europea verrebbe risolto spostandolo fuori dalla vista - come la spazzatura", dice Frank Johansson, direttore esecutivo di Amnesty Finlandia.

Amnesty chiede alle autorità ed alla UE di prendere misure più forti per migliorare la situazione dei diritti umani dei Rom. "I Rom soffrono per serie violazioni dei diritti umani", dice Tiina Valonen, capo della sezione diritti umani di Amnesty Finlandia.

"La UE ha poteri giuridici, economici e politici, che non sta adoperando, anche se il suo ufficio dei diritti fondamentali sta riportando di continuo degli illeciti", dice.

C'è anche il pericolo che che un divieto legale dell'accattonaggio produca effetti opposti a quelli desiderati.

"Questo riporta alla memoria il precedente dibattito sulla prostituzione. Se si spinge la gente ai margini e li si rende dei fuorilegge, allora sono alla mercé degli sfruttatori", annota Puumalainen.

"Prima dobbiamo chiederci qual è il problema dell'elemosinare. E' che la gente non vuole vederlo, o che davvero vuol confrontarsi col crimine possibile, le infezioni da epatite e l'usura che vi si cela dietro?"

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Carissimi/e,
in occasione del consiglio di Zona 3 di ieri ho presentato, con altri consiglieri, l’interrogazione di cui riporto il testo qui di seguito.

Antonella Fachin - Lista civica Uniti con Dario Fo

INTERROGAZIONE nella seduta del 13 maggio 2010

I sottoscritti

Premesso che

- Da notizie sui quotidiani, il comune di Milano ha effettuato circa 300 sgomberi forzati in quasi tre;

- Sempre da notizie giornalistiche uno sgombero costa mediamente 20.000 euro ma può costare anche 30.000 euro e più e quindi ad oggi il Comune di Milano ha speso circa 9 milioni di euro;

- Le disposizioni delle Nazioni Unite e quelle del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa in materia di sgomberi forzati stabiliscono tra l’altro:

o le garanzie minime di rispetto dei diritti umani, vietando inutili accanimenti sulle persone sgomberate (in occasione di ogni sgombero i servizi sociali del Comune offrono soluzioni che impediscono alle famiglie di stare unite, ai bimbi di età inferiore ai 7 anni di continuare a stare insieme a entrambi i genitori e ai bimbi di età superiore ai 7 anni di stare con la propria madre), nonché

o la preventiva predisposizione di adeguate alternative abitative per i nuclei familiari;

Considerato che

- Gli sgomberi forzati compiuti nel Comune di Milano non hanno sinora rispettato le disposizioni delle Nazioni Unite e quelle del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa in materia;

- Le persone allontanate forzatamente si disperdono momentaneamente sul territorio circostante per poi trovare rifugio nelle innumerevoli aree private da anni dismesse e abbandonate nelle periferie di Milano;

- In assenza di progetti individuali e/o per nucleo familiare ai fini della integrazione lavorativa e abitativa, oltre che della scolarizzazione dei minori- gli sgomberi forzati non rappresentano una soluzione, ma costituiscono un vano tentativo di spostare le persone da una zona periferica a un’altra zona periferica, come fosse una “fatica di Sisifo” sia per il Comune, sia per le persone coinvolte;

- Le uniche persone che non vivono più in rifugi precari e in aree abbandonate, ossia le persone che non vivono più da “abusivi” sono SOLO quelle che, grazie ai percorsi di integrazione abitativa e lavorativa realizzati da associazioni di volontariato e da comuni cittadini, oggi vivono in appartamento, di cui pagano il canone calmierato, in vista di una totale autonomia lavorativa ed economica;

- Sono disponibili le prime valutazioni delle politiche di integrazione e promozione sociale per i gruppi rom e sinti realizzate in svariate città europee e italiane, le quali dimostrano che:

o una forte presenza pubblica è elemento centrale per favorire percorsi duraturi di inserimento sociale di individui fortemente stigmatizzati ed

o è possibile perseguire una vera politica sociale nei confronti dei gruppi romanì e sinti, con buoni esiti in termini di efficacia, e con costi non eccessivi e che vanno riducendosi nel tempo, gestendo il mandato pubblico in collaborazione con il terzo settore su progetti e interventi da attuare.

Tutto ciò premesso,

chiedono

a Sindaco e Vicesindaco di Milano,
all’Assessore alla famiglia, scuola e politiche sociali e
al Prefetto di Milano

- di sapere quanti sgomberi sono stati effettuati dal 2008 ad oggi e quanti soldi pubblici sono stati complessivamente spesi, specificando il numero di mezzi e personale impiegati nei predetti sgomberi e le risorse economiche spese;

- di sapere, in merito alle risorse economiche destinate agli sgomberi, se esse provengono

o dal bilancio del Comune e, in questo caso, a quali voci di spesa sono stati sottratti, o

o dal bilancio dello Stato e, in questo caso, con quale precisa destinazione siano stati assegnati e più precisamente se tali risorse debbano essere destinate esclusivamente a sgomberi o se possano e/o debbano essere destinati a processi di integrazione delle minoranze etniche Romanì e Sinta;

- di sapere chi ha provveduto con ruspe, gru, camion ecc. a smantellare e distruggere i rifugi nei 300 sgomberi effettuati; ossia se sono operatori esclusivamente pubblici o anche privati e, in questo secondo caso, di sapere:

o quanti sono gli operatori privati coinvolti,

o come sono stati scelti, se con gara pubblica o per trattativa privata,

o che tipo di contratto/accordo hanno stipulato con il Comune e quanto è il valore economico complessivamente corrisposto a ciascun operatore privato nel 2008, nel 2009 e nei primi 4 mesi del 2010;

- di sapere se il Comune e la Prefettura abbiano effettuato una disamina dei risultati sinora ottenuti in relazione ai milioni di euro spesi e se, alla luce dei miseri risultati e degli enormi soldi spesi, non siano finalmente giunti alla conclusione che il metodo esclusivo degli sgomberi non è efficace;

- di sapere se abbiano finalmente concluso che rappresenta uno SPRECO di denaro pubblico -ancora più grave in un periodo di crisi che richiederebbe maggiore OCULATEZZA, oltre che LUNGIMIRANZA- il ricorso esclusivo a sgomberi che sinora hanno distrutto non solo beni materiali, anche quelli che erano di proprietà dei rom e dei sinti allontanati, ma anche i processi di scolarizzazione che erano in atto, negando i più elementari e internazionali diritti dell’infanzia, e le reti di socialità e solidarietà che faticosamente il privato sociale aveva intessuto e che continuerà comunque ad offrire;

- di sapere se, dopo circa tre anni di sgomberi, e in assenza di risultati significativi dato che vengono allontanati sempre gli stessi nuclei familiari e gli stessi individui di etnia romanì e sinta, identificati ad ogni sgombero e perciò ormai ben noti all’amministrazione comunale, si voglia affrontare la questione in maniera razionale e con buon senso e non più in maniera ideologica e ottusa;

- di sapere se si voglia ancora negare l’evidenza da un lato del fallimento della politica adottata da Milano e dall’altro del successo delle amministrazioni comunali (sia di destra che di sinistra), quali Mantova, Vicenza, Venezia, Treviso, Padova, Bergamo, Trento, Bologna, Settimo Torinese, Modena, Pisa, Buccinasco, che si sono assunte la responsabilità di offrire percorsi di integrazione e di sostegno e garanzie reputazionali alle famiglie e persone di etnia romanì e sinta desiderose di avere una opportunità di vita dignitosa, all’interno della comunità e non ai suoi margini, come reietti. Tali città, infatti, hanno realizzato politiche di più seria e incisiva integrazione e hanno così permesso non solo la dismissione dei campi rom ma, a molto minor costo rispetto a Milano, hanno risolto la problematica al punto che, come pare, non sono stati necessari ulteriori nuovi campi (a fronte di alcun nuovo insediamento abusivo);

- di sapere se sia vero che in occasione di ogni sgombero, vengano distrutti e sottratti anche i beni di proprietà delle persone e famiglie sgomberate in quanto acquistati o ad esse donati dai volontari o da altri cittadini (v. ad es. coperte, tende, generatori di energia, fornelli, indumenti ecc.) e, in caso affermativo, se non ritengano che tali azioni possano costituire atti di abuso di potere e in violazione delle norme del nostro diritto oltre che del principio costituzionale che “la legge è uguale per tutti” e, analogamente, anche il diritto di proprietà.

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Di Fabrizio (del 16/05/2010 @ 09:45:21, in scuola, visitato 1809 volte)

Segnalazione di Laura Coletta

Cari bambini vi proponiamo un piccolo viaggio tra ricordi del passato e natura, a bordo delle vostre biciclette per guardare il quartiere con altri occhi. Domenica 23 maggio alle ore 15:00 tutti in sella davanti alla scuola elementare di via Russo, andremo a vedere il poco distante monumento di P.zza Piccoli Martiri e poi proseguiremo lontani dal traffico automobilistico, immersi in un raro angolo di natura milanese: percorreremo la ciclabile lungo il Naviglio Martesana fino ad incontrare il fiume Lambro, poco oltre il campo Rom di via Idro, dove abitano (kaj bešé? dove abiti?) alcuni alunni dell'Istituto Comprensivo Russo- Pimentel..

Associazione Elementare Russo
Nata il 2 ottobre 2008 da un gruppo di persone che da oltre un anno volontariamente lavoravano insieme per cercare di far risolvere i molti problemi del complesso scolastico della scuola elementare "Russo-Pimentel" in via Russo 23/27. L’Associazione si propone inoltre di:

-promuovere tutte le iniziative necessarie a promuovere la cultura della solidarietà, dell'impegno civile, della pace, della tutela ambientale e dell'integrazione sociale;

-essere costantemente di stimolo alla scuola nel suo obbiettivo primario di formare uno studente che sia innanzi tutto un cittadino;

-contribuire al miglioramento delle condizioni di vivibilità e fruibilità del territorio. L’Associazione aspira infine a diventare uno dei riferimenti per la vita del quartiere, cooperando con altre associazioni impegnate in progetti per la costruzione di una città a misura di bambino.

Indirizzo web: http://elementarerusso.blogspot.com

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Di Fabrizio (del 16/05/2010 @ 09:36:51, in conflitti, visitato 2058 volte)

 (il link per chi legge da Facebook) Un appel de La voix des Rroms / Video realisee par GadjeProductions

Testo di Roberto Malini

Domani, 16 maggio, l'associazione La Voix des Rroms celebra per la prima volta in Francia il 66° anniversario dell'insurrezione dei Rom e Sinti ad Auschwitz-Birkenau. Raymond Guèreme, sopravvissuto ai campi e protagonista della Resistenza testimonierà la sua esperienza. La canzone che gli dedicarono le sue sorelle, anche loro internate nei campi, come tutti i Rom catturati dai nazisti, sarà interpretata, con la partecipazione di trenta artisti, durante la celebrazione. [...]

Qui di seguito, il testo scritto da Roberto Malini due anni fa, per ricordare la pagina tragica e gloriosa dei Rom e Sinti chiusi nello Zigeunerlager di Auschwitz e tradotta in francese dal prof. Saimir Mile per "La Voix des Rroms". 

"Per opporre alla discriminazione dei Rom ragioni di civiltà è fondamentale celebrare ogni anno, nelle ricorrenze, la memoria delle vittime Rom dell’Olocausto," ha scritto recentemente l'autore nel corso di un progetto per la Croce Rossa. "Scrissi il brano che segue il 16 maggio 2008, per ricordare una pagina di memoria del Samudaripen e dei suoi martiri, che nello stesso giorno, nel 1944, vergarono con il sangue una pagina indimenticabile di resistenza ed eroismo ad Auschwitz, la «fabbrica della morte».

Siamo tutti Rom

Per opporre alla discriminazione dei Rom ragioni di civiltà è fondamentale celebrare ogni anno, nelle ricorrenze, la memoria delle vittime Rom dell’Olocausto. Scrissi il brano che segue il 16 maggio 2008, per ricordare una pagina di memoria del Samudaripen e dei suoi martiri, che nello stesso giorno, nel 1944, vergarono con il sangue una pagina indimenticabile di resistenza ed eroismo ad Auschwitz, la «fabbrica della morte».

Il 16 maggio 1944 4.000 Rom internati nello zigeunerlager di Auschwitz decisero di opporsi ai loro aguzzini, che secondo programma erano venuti a prelevarli, per condurli nelle camere a gas. Di fronte a un’umanità ridotta in condizioni pietose – formata da nugoli di bambini pelle e ossa, donne e capifamiglia scalzi – si trovava la più potente e organizzata macchina di oppressione morte di tutti i tempi. Non furono solo gli uomini a decidere di non piegare il capo di fronte ai carnefici in divisa; anche le manine ossute dei bimbi e delle donne raccolsero pietre, mattoni, spranghe, rudimentali lame e tutti insieme i Rom di Auschwitz dissero: «No!».

«Non vi daremo i nostri piccoli, perché li facciate uscire dai vostri camini. I vostri medici ne hanno già straziati tanti, sperimentando la loro scienza mostruosa su di loro. Le loro urla salivano fino al cielo, più in alto ancora del fumo denso che usciva dai crematori, più in alto ancora delle nostre preghiere. Non annienterete le nostre famiglie, cui avete già tolto i doni preziosi della libertà e della dignità. Non lasceremo alle vostre mani rapaci, ai vostri cuori tenebrosi, al vostro odio disumano la bellezza delle nostre vite, la santità dell’amore che unisce le nostre famiglie in un popolo povero, ma fiero». Le mamme stringevano al petto i bimbi più piccoli, mentre combattevano; i ragazzini difendevano lo Zigeunerlager finché il sangue non li copriva, rendendoli simili agli spiriti della vendetta delle leggende; braccia scure brandivano armi rudimentali in un impeto instancabile, finché le SS si ritirarono, esterrefatte davanti a quell’eroismo, a quel coraggio sovrumano che affrontava le pallottole e le baionette con la carne nuda. Le SS si ritirarono, portando con sé molti cadaveri tedeschi. Solo il 2 agosto 1944 i nazisti – dopo aver ridotto in fin di vita la popolazione Rom prigioniera della «fabbrica della morte», limitando al minimo il suo sostentamento alimentare – riuscirono a liquidare lo Zigeunerlager. 2.897 eroi Rom furono assassinati in una sola notte nelle camere a gas di Birkenau.

Oggi, 16 maggio 2008, siamo di fronte agli eredi dei carnefici di Hitler. I mandanti del nuovo crimine di massa sono quegli uomini e quelle donne che vediamo ogni giorno sulle pagine dei giornali e in TV, sorridenti, pieni di boria, rifatti dal lifting e dal trucco, con le bocche ghignanti piene di parole che suonano come «legalità», «giustizia», «sicurezza», ma che significano persecuzione, razzismo e morte. Li vediamo ogni giorno e non hanno più colore politico, perché sono uniti e uniformati dall’odio. Non hanno rispetto di niente: non della vita, non dei diritti umani, non delle leggi universali, non della nuova Europa che si oppone ai pregiudizi. Hanno istigato violenze e pogrom in tutta Italia, ingannando le masse con calunnie razziste e incitamenti alla violenza xenofoba. Non li fermeremo, noi che vediamo ancora la luce dei Diritti Umani, noi che adesso siamo tutti Rom, noi che vogliamo essere Rom perché vogliamo essere giusti, non li fermeremo se non decidiamo fin da adesso di ereditare l’orgoglio dei Rom di Auschwitz e non ci prepariamo a schierarci accanto alle famiglie perseguitate, sfidando le autorità che non rappresentano più nulla, le divise che non rappresentano più nulla, le più alte cariche dello Stato che hanno tradito ogni valore, che non hanno il diritto ad esprimersi a nome di un popolo, di una civiltà di un’umanità che – fra tanti orrori – ha creato anche un testo che è un impegno a costruire un futuro migliore per tutti: la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. 

Traduzione in francese su "La Voix des Rroms": http://www.blogg.org/blog-44189-offset-105.html

Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
+39 393 4010237 :: 39 331 3585406
info@everyonegroup.com :: www.everyonegroup.com

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Dal blog di Luciano Muhlbauer

La Celere di De Corato, cioè i reparti antisommossa dotati di caschi, scudi e manganelli, che la Polizia Locale di Milano sta costituendo, sono impropri ed illegali. Pertanto, oggi mi sono rivolto al Prefetto con una nota scritta, chiedendo il suo urgente intervento affinché venga ristabilita la legalità e scongiurata la costituzione di reparti antisommossa del Comune.

Infatti, da qualche anno il vicesindaco De Corato sta incentivando la formazione di nuclei speciali nell'ambito della polizia municipale milanese, a partire da quelli "problemi del territorio" e trasporto pubblico, che tendono ad assumere compiti e funzioni che si sovrappongono a quelli delle forze dell'ordine, sebbene ciò sia fuori dalla legge nazionale e regionale e gli agenti coinvolti non dispongano di una formazione anche soltanto lontanamente paragonabile a quella delle forze di polizia.

Non c'era dunque da stupirsi che ad un certo punto saltasse fuori anche una specie di reparto antisommossa, vecchio sogno finora proibito del vicesindaco. Era successo sicuramente, come avevamo potuto documentare e denunciare proprio noi, il 9 febbraio scorso, quando lo sgombero dell'insediamento rom di Chiaravalle fu eseguito da un reparto della Polizia Locale equipaggiato con caschi antisommossa, manganelli e scudi con la scritta "Polizia Locale" e in assenza di funzionari di polizia o carabinieri.

Ebbene, oggi l'edizione milanese del quotidiano La Repubblica ha reso noto che all'interno della PL di Milano sono iniziati i corsi di formazione per la celere di De Corato. Prevedono anche esercitazioni pratiche in palestra con l'armamentario antisommossa, anche se il tutto, cioè teoria e pratica messi insieme, non dura più di 24 ore. Cioè, una sorta di lezione in pillole: 24 ore e anche tu puoi fare il celerino.

Complimenti vicesindaco! Dopo l'ennesimo abuso da parte di qualche agente dei reparti antisommossa (vedi il caso Gugliotta), sempre più persone si rendono conto che la formazione, tecnica e civica, andrebbe rafforzata e il nostro buon De Corato se ne esce con l'instant-celerino…

Ma non è soltanto questione di formazione, ma anche e soprattutto di legalità. Il nostro ordinamento e le nostre leggi, nazionali e regionali, prevedono che di ordine e sicurezza pubblica si occupi lo Stato –e dunque Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza- e non i Sindaci, o i Vicesindaci, che dovrebbero invece occuparsi di quello che gli compete e che troppo spesso dimenticano.

Auspichiamo che il Prefetto voglia intervenire in tempi brevi, perché con l'avvio dei corsi di formazione è iniziata la fase della formalizzazione dei reparti antisommossa e questo equivale all'istituzionalizzazione di una situazione illegittima e illegale.

Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer

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Di Fabrizio (del 15/05/2010 @ 09:04:59, in media, visitato 2454 volte)

Segnalazione di Roberto Malini

Milano, 13 maggio 2010. «Bambini rom costretti a rubare» è un'inchiesta sulla vita dei bambini Rom prodotta da Bbc This World (2009) e realizzata da Liviu Tipurita, che sarà trasmessa su Current Tv domenica 16 maggio alle ore 23. Si tratta di un documentario-farsa, preparato a tavolino per rinfocolare pregiudizi atavici nei confronti del popolo Rom. Come faccio ad affermarlo? Semplice: la produzione mi contattò più volte, prima di girarlo. Il reporter romeno aveva maturato l'idea di realizzare un'inchiesta-choc dopo aver preso visione di un articolo apparso sul Corriere della Sera (articolo che ho già commentato) dove si vedono bambini Rom (fra i quali il famoso "Bobi") in posa davanti all'obiettivo di un fotografo, nell'atto di compiere - ora con la mano destra, ora divenendo improvvisamente mancini - borseggi nei pressi della Stazione Centrale di Milano, davanti ai passanti che osservano quelle "performance" senza manifestare il minimo turbamento. Dopo l'arresto, il piccolo "Bobi", secondo le autorità e il giornalista del Corriere, avrebbe chiesto di essere allontanato dai genitori-aguzzini e affidato a una brava famiglia italiana. Nella realtà, il piccolo è stato sottratto alla famiglia e affidato a comunità in attesa di essere inserito in nuclei familiari italiani per ben trenta volte (sic!), ma ogni volta è fuggito per tornare dai suoi, preferendo la povertà di una baracca - ma insieme ai suoi cari - agli agi promessi dalle assistenti sociali e dai tanti amici della "legalità". Ho spiegato con chiarezza alla produzione la mia perplessità sulle foto apparse sul quotidiano italiano, così come sui numerosi casi in cui persone di etnia Rom venivano accusate di crimini efferati, al fine di provocare intolleranza nel popolo italiano e rendere possibile la grande operazione di pulizia etnica che avrebbe successivamente ridotto i Rom in Italia da circa 180 mila agli attuali 40 mila. Ho spiegato all'entourage di Tipurita che i Rom solo in casi rari di devianza picchiano i loro bambini e che l'elemosina era il solo mezzo con cui le famiglie potevano procurarsi mezzi di sopravvivenza. Ho proposto loro di incontrare la famiglia di "Bobi", che si trovava in un insediamento a Pioltello, e di intervistare alcune giovani Rom costrette dalla povertà e dall'emarginazione a vivere mendicando. I responsabili di produzione, però, non accoglievano alcuna delle mie proposte. "Vogliamo qualcosa di diverso," mi chiedevano. "Non potrebbe consentirci di incontrare Rom che comprano e vendono bambini, genitori Rom che seviziano i figli per costringerli a mendicare, prostitute Rom minorenni o ladruncoli Rom?". Erano inutili i miei tentativi di spiegare loro che il popolo Rom presenta la stessa percentuale di ladri e di genitori indegni che hanno gli altri popoli, che nei campi avrebbero trovato indigenza, malattie, esclusione sociale, ma anche tanta solidarietà, una grande unione, uno spirito pacifico e un amore infinito per i bambini. A tale proposito, riportai loro un proverbio conosciuto dai Rom di tutto il mondo: "Tanti bambini, tanta gioia". Ho offerto ai collaboratori di Tipurita tutto il materiale relativo ai nostri studi sui Rom ("Grazie, non si dia pena di inviarcelo") e l'opportunità di conoscere personaggi che danno lustro al popolo più discriminato d'Europa: Santino Spinelli, Rebecca Covaciu, Dijana Pavlovic, Goffredo Bezzecchi e altri. "Se questa è la sua posizione," mi rispondevano, "non è di nostro interesse incontrarla. Noi abbiamo un'altra visione riguardo ai Rom". E chiudevano così la conversazione. La loro "visione" è diventata una delle più oscene calunnie mai diffuse dai media. La conosceremo nei dettagli domenica prossima.

Link correlato: http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_maggio_13/current-bambini-rom-costretti-rubare-1703012864280.shtml
 

Per ulteriori informazioni:

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Di Fabrizio (del 14/05/2010 @ 09:30:59, in casa, visitato 2346 volte)

Segnalazione di Paolo Teruzzi

Sos fornace

La vicenda del campo regolare di via Sesia sta arrivando a una conclusione che con ogni probabilità si consumerà con una serie di sgomberi prima della fine dell’estate. Attualmente nell’area sono rimasti sette nuclei familiari e nei giorni scorsi i conflitti interni alla maggioranza tra la Lega Nord e il sindaco hanno fatto emergere con chiarezza il destino di queste persone.

Il 15 aprile scorso il Comune ha inviato una lettera a due famiglie con la quale le accusa di aver consumato indebitamente la corrente allacciandosi abusivamente alla centralina comunale – quella che serve a fornire energia elettrica all’impianto di illuminazione dell’area – chiede il rimborso di somme spropositate per il consumo effettuato e dichiara la violazione del regolamento del campo [che prevede come sanzione l'allontanamento]. Le famiglie in questione sono quella di Jovica Jovic, il famoso musicista che ha ricevuto un permesso di soggiorno straordinario da Maroni il marzo scorso e quella di suo figlio Petar.
Quanto contestato è totalmente pretestuoso perché fin dal loro ingresso al campo le persone in questione hanno fatto domanda per avere un contatore autonomo [senza ricevere alcun riscontro]. Il fatto che utilizzassero la corrente pagata dal Comune è dovuto a un errore dell’amministrazione, infatti, l’estensione del campo era stata ridimensionata rispetto al progetto originario perché i cantieri della TAV – che passa li vicino – avevano occupato abusivamente una parte del terreno destinato alla costruzione del campo. Questo ha comportato una riduzione del numero di moduli abitativi con la conseguenza che a Jovica e Petar sono stati assegnati due prefabbricati che all’inizio avrebbero dovuto ospitare le associazioni che avevano firmato la convenzione per la gestione del campo [Caritas e Opera Nomadi] e che avrebbero utilizzato, quindi, delle utenze intestate al comune. Ovviamente, l’amministrazione si è accorta dell’errore solo adesso che ha intenzione di sgomberare queste famiglie.

Recentemente Zucchetti ha ribadito che "la presenza dei rom a Rho è una presenza ostile", ma che ci sono "nuclei che vogliono uscire da certe modalità" e per questo ha firmato un accordo con la prefettura per dare la casa a 4 famiglie residenti in via Sesia. Noi pensiamo che anche l’attuale Sindaco sia una presenza ostile per Rho visto che pensa più agli interessi suoi e dei suoi amici – come ampiamente dimostrato dalle vicende del Rebora, del Piano Alfa e del PGT – invece che a quelli della città, ma ciò non toglie che debba garantire un’abitazione a tutte le famiglie di via Sesia e, soprattutto, alla famiglia di Johnny Milenkovic – un cittadino italiano di etnia rom sgomberato ingiustamente dalle case di via Magenta l’inverno scorso – evitando, però, di elargire l’ennesima prebenda ai suoi amici della Compagni delle Opere, ma garantendo la trasparenza e l’imparzialità nell’erogazione del contributo attraverso una regolare gara d’appalto.

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