Carissimi/e,
in occasione del consiglio di Zona 3 di ieri ho presentato, con altri
consiglieri, l’interrogazione di cui riporto il testo qui di seguito.
Antonella Fachin - Lista civica Uniti con Dario Fo
INTERROGAZIONE nella seduta del 13 maggio 2010
I sottoscritti
Premesso che
- Da notizie sui quotidiani, il comune di Milano ha effettuato circa 300
sgomberi forzati in quasi tre;
- Sempre da notizie giornalistiche uno sgombero costa mediamente 20.000 euro ma
può costare anche 30.000 euro e più e quindi ad oggi il Comune di Milano ha
speso circa 9 milioni di euro;
- Le disposizioni delle Nazioni Unite e quelle del Comitato dei Ministri del
Consiglio d'Europa in materia di sgomberi forzati stabiliscono tra l’altro:
o le garanzie minime di rispetto dei diritti umani, vietando inutili accanimenti
sulle persone sgomberate (in occasione di ogni sgombero i servizi sociali del
Comune offrono soluzioni che impediscono alle famiglie di stare unite, ai bimbi
di età inferiore ai 7 anni di continuare a stare insieme a entrambi i genitori e
ai bimbi di età superiore ai 7 anni di stare con la propria madre), nonché
o la preventiva predisposizione di adeguate alternative abitative per i nuclei
familiari;
Considerato che
- Gli sgomberi forzati compiuti nel Comune di Milano non hanno sinora rispettato
le disposizioni delle Nazioni Unite e quelle del Comitato dei Ministri del
Consiglio d'Europa in materia;
- Le persone allontanate forzatamente si disperdono momentaneamente sul
territorio circostante per poi trovare rifugio nelle innumerevoli aree private
da anni dismesse e abbandonate nelle periferie di Milano;
- In assenza di progetti individuali e/o per nucleo familiare ai fini della
integrazione lavorativa e abitativa, oltre che della scolarizzazione dei minori-
gli sgomberi forzati non rappresentano una soluzione, ma costituiscono un vano
tentativo di spostare le persone da una zona periferica a un’altra zona
periferica, come fosse una “fatica di Sisifo” sia per il Comune, sia per le
persone coinvolte;
- Le uniche persone che non vivono più in rifugi precari e in aree abbandonate,
ossia le persone che non vivono più da “abusivi” sono SOLO quelle che, grazie ai
percorsi di integrazione abitativa e lavorativa realizzati da associazioni di
volontariato e da comuni cittadini, oggi vivono in appartamento, di cui pagano
il canone calmierato, in vista di una totale autonomia lavorativa ed economica;
- Sono disponibili le prime valutazioni delle politiche di integrazione e
promozione sociale per i gruppi rom e sinti realizzate in svariate città europee
e italiane, le quali dimostrano che:
o una forte presenza pubblica è elemento centrale per favorire percorsi duraturi
di inserimento sociale di individui fortemente stigmatizzati ed
o è possibile perseguire una vera politica sociale nei confronti dei gruppi
romanì e sinti, con buoni esiti in termini di efficacia, e con costi non
eccessivi e che vanno riducendosi nel tempo, gestendo il mandato pubblico in
collaborazione con il terzo settore su progetti e interventi da attuare.
Tutto ciò premesso,
chiedono
a Sindaco e Vicesindaco di Milano,
all’Assessore alla famiglia, scuola e politiche sociali e
al Prefetto di Milano
- di sapere quanti sgomberi sono stati effettuati dal 2008 ad oggi e quanti
soldi pubblici sono stati complessivamente spesi, specificando il numero di
mezzi e personale impiegati nei predetti sgomberi e le risorse economiche spese;
- di sapere, in merito alle risorse economiche destinate agli sgomberi, se esse
provengono
o dal bilancio del Comune e, in questo caso, a quali voci di spesa sono stati
sottratti, o
o dal bilancio dello Stato e, in questo caso, con quale precisa destinazione
siano stati assegnati e più precisamente se tali risorse debbano essere
destinate esclusivamente a sgomberi o se possano e/o debbano essere destinati a
processi di integrazione delle minoranze etniche Romanì e Sinta;
- di sapere chi ha provveduto con ruspe, gru, camion ecc. a smantellare e
distruggere i rifugi nei 300 sgomberi effettuati; ossia se sono operatori
esclusivamente pubblici o anche privati e, in questo secondo caso, di sapere:
o quanti sono gli operatori privati coinvolti,
o come sono stati scelti, se con gara pubblica o per trattativa privata,
o che tipo di contratto/accordo hanno stipulato con il Comune e quanto è il
valore economico complessivamente corrisposto a ciascun operatore privato nel
2008, nel 2009 e nei primi 4 mesi del 2010;
- di sapere se il Comune e la Prefettura abbiano effettuato una disamina dei
risultati sinora ottenuti in relazione ai milioni di euro spesi e se, alla luce
dei miseri risultati e degli enormi soldi spesi, non siano finalmente giunti
alla conclusione che il metodo esclusivo degli sgomberi non è efficace;
- di sapere se abbiano finalmente concluso che rappresenta uno SPRECO di denaro
pubblico -ancora più grave in un periodo di crisi che richiederebbe maggiore
OCULATEZZA, oltre che LUNGIMIRANZA- il ricorso esclusivo a sgomberi che sinora
hanno distrutto non solo beni materiali, anche quelli che erano di proprietà dei
rom e dei sinti allontanati, ma anche i processi di scolarizzazione che erano in
atto, negando i più elementari e internazionali diritti dell’infanzia, e le reti
di socialità e solidarietà che faticosamente il privato sociale aveva intessuto
e che continuerà comunque ad offrire;
- di sapere se, dopo circa tre anni di sgomberi, e in assenza di risultati
significativi dato che vengono allontanati sempre gli stessi nuclei familiari e
gli stessi individui di etnia romanì e sinta, identificati ad ogni sgombero e
perciò ormai ben noti all’amministrazione comunale, si voglia affrontare la
questione in maniera razionale e con buon senso e non più in maniera ideologica
e ottusa;
- di sapere se si voglia ancora negare l’evidenza da un lato del fallimento
della politica adottata da Milano e dall’altro del successo delle
amministrazioni comunali (sia di destra che di sinistra), quali Mantova,
Vicenza, Venezia, Treviso, Padova, Bergamo, Trento, Bologna, Settimo Torinese,
Modena, Pisa, Buccinasco, che si sono assunte la responsabilità di offrire
percorsi di integrazione e di sostegno e garanzie reputazionali alle famiglie e
persone di etnia romanì e sinta desiderose di avere una opportunità di vita
dignitosa, all’interno della comunità e non ai suoi margini, come reietti. Tali
città, infatti, hanno realizzato politiche di più seria e incisiva integrazione
e hanno così permesso non solo la dismissione dei campi rom ma, a molto minor
costo rispetto a Milano, hanno risolto la problematica al punto che, come pare,
non sono stati necessari ulteriori nuovi campi (a fronte di alcun nuovo
insediamento abusivo);
- di sapere se sia vero che in occasione di ogni sgombero, vengano distrutti e
sottratti anche i beni di proprietà delle persone e famiglie sgomberate in
quanto acquistati o ad esse donati dai volontari o da altri cittadini (v. ad es.
coperte, tende, generatori di energia, fornelli, indumenti ecc.) e, in caso
affermativo, se non ritengano che tali azioni possano costituire atti di abuso
di potere e in violazione delle norme del nostro diritto oltre che del principio
costituzionale che “la legge è uguale per tutti” e, analogamente, anche il
diritto di proprietà.