Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località
Di Fabrizio (del 16/05/2010 @ 09:36:51, in conflitti, visitato 2058 volte)
(il
link
per chi legge da Facebook) Un appel de La voix des Rroms / Video realisee
par GadjeProductions
Testo di Roberto Malini
Domani, 16 maggio, l'associazione La Voix des
Rroms celebra per la prima volta in Francia il
66° anniversario dell'insurrezione dei Rom e
Sinti ad Auschwitz-Birkenau. Raymond Guèreme,
sopravvissuto ai campi e protagonista della
Resistenza testimonierà la sua esperienza. La
canzone che gli dedicarono le sue sorelle, anche
loro internate nei campi, come tutti i Rom
catturati dai nazisti, sarà interpretata, con la
partecipazione di trenta artisti, durante la
celebrazione. [...]
Qui di seguito, il testo
scritto da Roberto Malini due anni fa, per
ricordare la pagina tragica e
gloriosa dei Rom e Sinti chiusi
nello Zigeunerlager di Auschwitz e
tradotta in francese dal prof.
Saimir Mile per "La Voix des Rroms".
"Per opporre alla
discriminazione dei Rom ragioni di
civiltà è fondamentale celebrare
ogni anno, nelle ricorrenze, la
memoria delle vittime Rom
dell’Olocausto," ha scritto
recentemente l'autore nel corso di
un progetto per la Croce Rossa.
"Scrissi il brano che segue il 16
maggio 2008, per ricordare una
pagina di memoria del Samudaripen e
dei suoi martiri, che nello stesso
giorno, nel 1944, vergarono con il
sangue una pagina indimenticabile di
resistenza ed eroismo ad Auschwitz,
la «fabbrica della morte».
Siamo tutti Rom
Per opporre alla discriminazione
dei Rom ragioni di civiltà è
fondamentale celebrare ogni
anno, nelle ricorrenze, la
memoria delle vittime Rom
dell’Olocausto. Scrissi il brano
che segue il 16 maggio 2008, per
ricordare una pagina di memoria
del Samudaripen e dei suoi
martiri, che nello stesso
giorno, nel 1944, vergarono con
il sangue una pagina
indimenticabile di resistenza ed
eroismo ad Auschwitz, la
«fabbrica della morte».
Il 16 maggio 1944 4.000 Rom
internati nello zigeunerlager di
Auschwitz decisero di opporsi ai
loro aguzzini, che secondo
programma erano venuti a
prelevarli, per condurli nelle
camere a gas. Di fronte a
un’umanità ridotta in condizioni
pietose – formata da nugoli di
bambini pelle e ossa, donne e
capifamiglia scalzi – si trovava
la più potente e organizzata
macchina di oppressione morte di
tutti i tempi. Non furono solo
gli uomini a decidere di non
piegare il capo di fronte ai
carnefici in divisa; anche le
manine ossute dei bimbi e delle
donne raccolsero pietre,
mattoni, spranghe, rudimentali
lame e tutti insieme i Rom di
Auschwitz dissero: «No!».
«Non vi daremo i nostri piccoli,
perché li facciate uscire dai
vostri camini. I vostri medici
ne hanno già straziati tanti,
sperimentando la loro scienza
mostruosa su di loro. Le loro
urla salivano fino al cielo, più
in alto ancora del fumo denso
che usciva dai crematori, più in
alto ancora delle nostre
preghiere. Non annienterete le
nostre famiglie, cui avete già
tolto i doni preziosi della
libertà e della dignità. Non
lasceremo alle vostre mani
rapaci, ai vostri cuori
tenebrosi, al vostro odio
disumano la bellezza delle
nostre vite, la santità
dell’amore che unisce le nostre
famiglie in un popolo povero, ma
fiero». Le mamme stringevano al
petto i bimbi più piccoli,
mentre combattevano; i ragazzini
difendevano lo Zigeunerlager
finché il sangue non li copriva,
rendendoli simili agli spiriti
della vendetta delle leggende;
braccia scure brandivano armi
rudimentali in un impeto
instancabile, finché le SS si
ritirarono, esterrefatte davanti
a quell’eroismo, a quel coraggio
sovrumano che affrontava le
pallottole e le baionette con la
carne nuda. Le SS si ritirarono,
portando con sé molti cadaveri
tedeschi. Solo il 2 agosto 1944
i nazisti – dopo aver ridotto in
fin di vita la popolazione Rom
prigioniera della «fabbrica
della morte», limitando al
minimo il suo sostentamento
alimentare – riuscirono a
liquidare lo Zigeunerlager.
2.897 eroi Rom furono
assassinati in una sola notte
nelle camere a gas di Birkenau.
Oggi, 16 maggio 2008, siamo di
fronte agli eredi dei carnefici
di Hitler. I mandanti del nuovo
crimine di massa sono quegli
uomini e quelle donne che
vediamo ogni giorno sulle pagine
dei giornali e in TV,
sorridenti, pieni di boria,
rifatti dal lifting e dal
trucco, con le bocche ghignanti
piene di parole che suonano come
«legalità», «giustizia»,
«sicurezza», ma che significano
persecuzione, razzismo e morte.
Li vediamo ogni giorno e non
hanno più colore politico,
perché sono uniti e uniformati
dall’odio. Non hanno rispetto di
niente: non della vita, non dei
diritti umani, non delle leggi
universali, non della nuova
Europa che si oppone ai
pregiudizi. Hanno istigato
violenze e pogrom in tutta
Italia, ingannando le masse con
calunnie razziste e incitamenti
alla violenza xenofoba. Non li
fermeremo, noi che vediamo
ancora la luce dei Diritti
Umani, noi che adesso siamo
tutti Rom, noi che vogliamo
essere Rom perché vogliamo
essere giusti, non li fermeremo
se non decidiamo fin da adesso
di ereditare l’orgoglio dei Rom
di Auschwitz e non ci prepariamo
a schierarci accanto alle
famiglie perseguitate, sfidando
le autorità che non
rappresentano più nulla, le
divise che non rappresentano più
nulla, le più alte cariche dello
Stato che hanno tradito ogni
valore, che non hanno il diritto
ad esprimersi a nome di un
popolo, di una civiltà di
un’umanità che – fra tanti
orrori – ha creato anche un
testo che è un impegno a
costruire un futuro migliore per
tutti: la Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani.
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