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Tagikistan
Di Fabrizio (del 19/05/2010 @ 09:16:19, in Kumpanija, visitato 1749 volte)

Da Roma_Daily_News

Unicef.org by Olga Grebennikova

© Tagikistan UNICEF / 2010 - Mobilitazione sociale della comunità rom nelle zone rurali del Tagikistan

Dopo un ora di viaggio da Dushanbe attraverso campi e giardini ben curati, arriviamo nel centro distrettuale di Gissar. Scendendo nel Centro Immunizzazioni del distretto prendiamo il direttore e il vice capo pediatra e ci avviamo verso quei villaggi dove vivono le persone "più difficili da raggiungere".

Ci stiamo dirigendo verso i villaggi di Sokhtmonchien e Afgonobad. Si trovano a soli pochi km. dal centro distrettuale, e quindi non possono essere chiamati "remoti ed isolati". Ma quando ci arriviamo, ci sentiamo come se fossimo tornati indietro di un secolo.

Qui, dietro graticci e muri di fango, la vita continua come uno o due secoli fa. Naturalmente, ogni casa ha la televisione e le antenne satellitari adornano diversi tetti, ma questi sono gli unici segni del XXI secolo.

Siamo in un insediamento che ospita uno dei più importanti gruppi oggetto della campagna di vaccinazione antipolio - i Rom. Qui sono chiamati anche Lyuli. Questa gente è nomade, e quasi tutte le famiglie sono costantemente in movimento. Nonostante ciò, di solito ci sono un mucchio di bambini nelle famiglie, anche se questo non le ferma dal girare in tutto il paese. Uno dei risultati di questo stile di vita è che alcuni bambini non siano mai stati vaccinati.

Un'altra ragione è che i Rom di solitosi sentono marginalizzati e così preferiscono non mostrarsi nei punti di vaccinazioni ufficiali. E' per questa ragione che il governo tagico, l'OMS e l'UNICEF hanno deciso di raggiungerli a casa loro.

© Tagikistan UNICEF / 2010 - Vaccinazione domiciliare dei bambini rom

"Abbiamo lavorato qui ogni giorno dall'inizio della campagna," dice Salim Mirkhoev, direttore del Centro Immunizzazioni distrettuale. "La campagna si è svolta in un punto vaccinazione in una scuola del posto, ed alcune famiglie hanno portato con sé i bambini per l'immunizzazione. Ma abbiamo deciso di venire in questi villaggi per una vaccinazione domiciliare, perché ancora ieri nuove persone si sono presentate nel villaggio, come pure il giorno precedente. Abbiamo già immunizzato altri 39 bambini, e sembra che dovremo continuare."

Nasiba ha 24 anni - e tre bambini che sono tutti nel nostro gruppo di interesse. Il più grande ha 5 anni, il secondo 3 ed il terzo è tra le sue braccia - ha solo 8 mesi. "Quando ieri ho deciso di venire," dice avvolta nello scialle la donna, che è analfabeta, "era tardi, e la nostra casa molto lontana. Per questo sono rimasta al centro del villaggio con dei parenti, per fare la vaccinazione. Mi hanno detto che è una malattia molto contagiosa, e non voglio che i miei bambini si ammalino," dice. La giovane non sa leggere, ma le abbiamo dato lo stesso il libretto UNICEF con i richiami per la seconda e la terza vaccinazione.

"Se anche un solo bambino non fosse immunizzato, sarebbe come una bomba per tutti gli altri bambini nel villaggio e nell'area, perché ognuno dovrebbe essere vaccinato senza eccezione. Siamo responsabili per loro," dice Umeda Sadykova, assistente UNICEF per il programma Salute e Nutrizione.

Nel distretto di Gissar ci sono poco più di 38.000 bambini sotto i 6 anni di età, e oltre il 90% di loro è già stato vaccinato. Per lo più la popolazione del Tagikistan è disciplinata, e crede ai dottori ed ai mezzi di informazione.

"Il problema è solo con quelle comunità dove neanche i residenti sanno quante famiglie sono via dal villaggio e quando ritorneranno," dice Salim Mirzoev.

Ilkhom tra poco compirà 5 anni e scoppia in lacrime alla vista degli estranei, ma il dottore gli agita teneramente la testa, calmandolo con le parole e stupito il bimbo ingoia il vaccino, non facendo nemmeno caso al gusto. Era stato sui pascoli con suo padre, dice la madre, ed è tornato soltanto stamattina. E' un bene che siate venuti oggi.

Khidoyat ha 35 anni, ha tre bambini piccoli e sinora nessuno di loro era mai stato vaccinato. "Siamo tornati apposta da Rudaki," dice. "I miei bambini non sanno cosa sono i vaccini."

E' da notare che quasi tutti gli adulti con cui abbiamo parlato volevano sapere delle vaccinazione ed erano ben disposti, nonostante il fatto che comunità simili di solito sono chiuse e maldisposte verso gli estranei.

Ma vedendo, o meglio intuendo, la tiepida apertura da parte nostra, la contraccambiano. Si mettono volentieri in posa di fronte alle macchine fotografiche e chiedono persino di essere ritratti. Ci seguono per il villaggio, sorridendo e cercando di attirare la nostra attenzione.

"Che Dio benedica voi e la vostra iniziativa," dice un'anziana, quando salutiamo una famiglia dopo che il dottore ha immunizzato due bambini che erano a letto dopo la circoncisione. "Siete venuti nelle nostre case per salvare i nostri bambini da questa terribile malattia. Non lo dimenticheremo mai," ci dice, alzando le braccia al cielo.

Quante sorprendenti scoperte si possono fare in un giorno! E' necessario fare un passo indietro dai propri pregiudizi e tentare di capire un altro mondo, un'altra cultura ed altri valori.

In Tagikistan la vaccinazione è in corso...