Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 10/12/2009 @ 18:35:16, in Italia, visitato 1747 volte)
Pubblicato da Federazione romanì su 10 Dicembre 2009
Oggi alle ore 12,00 a Pescara presso il centro servizi alla persona URBAN
l’associazione RomSinti@ Politica e la Coop. Pralipè aderenti alla Federazione
romanì hanno convocato una CONFERENZA STAMPA. Buona la presenza di una
rappresentanza della comunità rom, di alcune agenzie di stampa, alcune testate
giornalistiche, televisioni locali . Dopo aver presentato il seguente comunicato
stampa, i promotori hanno risposto alle domande della stampa.
COMUNICATO STAMPA
I conflitti con la minoranza rom presente nella città di Pescara e Provincia, ma
anche in tante altre città Abruzzesi, stanno raggiungendo livelli
ingiustificabili ed eccessivamente pericolosi per il futuro, tali da imporre una
denuncia pubblica forte verso la politica priva di ogni volontà a svolgere il
proprio dovere istituzionale e costituzionale, a coniugare la legalità e
l’integrazione culturale nel rispetto delle norme e dei principi.
Da troppo tempo, per dare soluzione alla questione rom, mancano i doveri della
politica e le dichiarazioni spregevoli contraddistinte dalla fierezza
dell’ignoranza e dall’arroganza del potere, fanno pensare ad una politica alla
ricerca dell’utilizzo strumentale della problematica posta della minoranza rom
per proprio tornaconto personale, indifferente al fatto che il disagio si
riversi irrimediabilmente sulla quotidianità di tutti i cittadini.
La legalità è un valore irrinunciabile, valida per tutti e per ciascuno, che non
può giustificare la negazione dei diritti alla persona.
E’ necessaria una riflessione politica ed istituzionale per una sequenza di
“deficit” che impediscono una integrazione della minoranza Rom; una sequenza di
“deficit” che da troppo tempo non trovano risposte coerenti alle norme ed ai
principi costituzionali ed istituzionali.
Una sequenza di “deficit”, mediatico – culturale – politico – istituzionale – di
partecipazione attiva e di conoscenza, che hanno “categorizzato” i pregiudizi
contro la popolazione rom e “banalizzato” la cultura romanì, che hanno
“ostacolato” i processi di scambio culturale, di acculturazione e inculturazione
ed hanno impedito una “canalizzazione politico/istituzionale” alla cultura
romanì.
“Deficit” che hanno portato a generalizzare in tutta la popolazione rom e
sinta la responsabilità del singolo.
Deficit che mal utilizza le risorse comunitarie che la Commissione Europea
destina per la minoranza rom “… per rimuovere gli ostacoli, ……… che
impediscono la piena realizzazione della persona umana …..”
Una sequenza di deficit che richiedono una risposta urgente e chiara, capace di
abbandonare l’utilizzo strumentale dei rom e avviare processi e percorsi di
integrazione culturale per ricostruire le relazioni umane e lo scambio culturale
con la popolazione romanì, condizioni reali per la garanzia della legalità,
della sicurezza, dei diritti.
Alla luce di ciò, chiediamo con urgenza la costituzione di un tavolo politico
interistituzionale aperto alle organizzazioni rom per poter definire un
programma di integrazione sul territorio.
Pescara, 10/12/2009.
Nazzareno Guarnieri – Federazione romanì
Giulia Prestia – Coop. Pralipè
Guarnieri Franco – RomSinti@ Politica
Di Fabrizio (del 11/12/2009 @ 08:55:00, in Regole, visitato 2025 volte)
Il caso aveva avuto tutt'altra conclusione due anni fa. Per chi
non lo ricordasse,
QUI
Oggi è un gran giorno per tutti i gitani europei: Il Tribunale Europeo dei
Diritti Umani sentenzia che il matrimonio celebrato con il rito gitano ha piena
validità
09-12-2009 - Da un paio d'anni, Unión Romaní si è aggiunta all'iniziativa
della Fondazione Secretariado Gitano in difesa dei legittimi interessi di "La
Nena", dividendoci le carte. Entrambe le organizzazioni sono apparse davanti al
Tribunale Europeo dei Diritti Umani per coprire ampliamente i differenti lati
che la difesa di María Dolores necessitava. La Fondazione, tramite i suoi
avvocati, Magdalena Queipo de Llano López-Cózar e Sebastián Sánchez Lorente,
ha posto le ragioni giuridiche formali che avallavano la petizione di María Luisa Muñoz Díaz
di ottenere la pensione di vedova negatale dalla Sicurezza Sociale spagnola.
Senza alcun dubbio il successo ottenuto da questa azione permetterà a questa
brava gitana di ottenere, anche con gli arretrati, quello che il governo
spagnolo ha negato per tanto tempo.
Unión Romaní, rappresentata dal suo presidente e avvocato, Juan de Dios
Ramírez-Heredia, ha centrato fondamentalmente la sua difesa nel dimostrare che
l'unione realizzatasi tra María Luisa ed il suo defunto marito tramite il rito
gitano, quando entrambe erano giovani, costituì un vero matrimonio. Qui stava il
controverso punto nevralgico della questione. Il Governo ed i giudici spagnoli
non intendevano ammettere la validità delle nozze gitane e di conseguenza, non
esistendo matrimonio, non riconoscevano il diritto alla pensione di vedovanza.
Ai gitani spagnoli ha causato speciale tristezza la sentenza sfavorevole del
Tribunale Costituzionale spagnolo quando non seppe, o non volle, accettare i
ragionamenti che che gli furono presentati con assoluta precisione. L'eccezione
venne costituita dal magistrato Jorge Rodríguez-Zapata Pérez, che Dio
doni a lui e a tutta la sua famiglia salute e libertà, che da allora occupa un
posto di affetto e rispetto nel cuore di tutti i gitani spagnoli e nel mondo per
essere l'unicoche ci ha dato la ragione, ratificata dal Tribunale Europeo dei
Diritti Umani.
Crediamo che oggi sia un grande giorno non solo per i gitani spagnoli ma
anche per quelli europei. Così abbiamo manifestato davanti all'Alto Tribunale di
Strasburgo. Quel giorno memorabile sapevamo che quanto era in gioco non era
esclusivamente che "La Nena" ottenesse la sua pensione, ma che quei giudici
avevano deciso che María Luisa avesse diritto alla sua pensione di vedovanza
perché lei e suo marito, sposati col rito gitano, costituivano un vero
matrimonio. Il Tribunale di Strasburgo ha ascoltato la nostra voce gitana ed
emesso la sentenza. Una sentenza che riporta la dignità negata a tutto un popolo
e che renderà possibile, perché questo giudizio costituisce giurisprudenza, che
qualsiasi coppia gitana, unita col nostro vecchio rituale, in qualsiasi parte
del vecchio Continente, debba venir riconosciuta dai poteri pubblici come un
vero matrimonio.
Che Dio abbia uno sguardo per i membri del Tribunale Europeo dei Diritti
Umani di Strasburgo e per il magistrato Rodríguez-Zapata, che da oggi occupano
un posto imperituro nel nostro cuore.
UNION ROMANI
Dirección Postal/Postal Address:
Apartado de Correos 202
E-08080 BARCELONA (Spain)
Tel. +34 934127745
Fax. +34 934127040
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URL:
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Di Fabrizio (del 11/12/2009 @ 09:40:40, in Europa, visitato 1695 volte)
Dear all,
My name is Ela Veresiu. I am PhD student at Witten/Herdecke University in Witten
Germany. I am studying city-life in large/global cities and how different people
from different ethnicities live together. This study was my idea and is
independent from the university. The starting point for my work is the Roma
community in Italy and in Europe. I am very interested in hearing stories about
every day life of members of the Roma community. If it is not too much trouble,
I was wondering if you would be interested in talking with me or if you could
put me in contact with anyone associated with the
http://www.sivola.net/dblog/ who would be interested in sharing their
stories with me. I am really interested in talking about everyday activities,
such as cooking, working, shopping. If you have time and are interested, a
conversation over skype or the telephone would be very much appreciated.
This is a link to my website for more information on my work:
http://www.roma-consumers.com/ .
Thank you very much in advance for your help.
Sincerely,
Ela Veresiu
Mi scuso per il ritardo della segnalazione, il concerto è
stasera alle 20.00
Porrajmos nel linguaggio Rom significa “divoramento” e indica la persecuzione e
lo sterminio che il Terzo Reich attuò durante la Seconda Guerra Mondiale
uccidendo oltre 500 mila esseri umani. Nel 1936, alla vigilia dei giochi
olimpici di Berlino, Hitler decide che la città deve essere ripulita. La
politica razzista dei nazisti porta alla costruzione di un campo di
concentramento a Marzahn, dove vengono internati centinaia di Rom e Sinti.
La persecuzione di Rom e Sinti è l’unica, unitamente a quella ebraica, a
essere dettata da motivazioni pseudo-razziali, ma la tragedia delle popolazioni
sinte e rom non si conclude con la fine della Guerra: la Repubblica Federale
Tedesca infatti, riconoscerà la loro persecuzione molto tempo dopo, concedendo i
risarcimenti con grandissimo ritardo.
Francesco Lotoro ha cercato di ricostruire un importante tassello della
letteratura concentrazionaria aggiungendo all’opera da lui curata,
l’Enciclopedia discografica KZ Musik pubblicata dalla Musikstrasse di Roma
giunta al dodicesimo CD-volume, l’intero corpus musicale creato da Sinti e Rom
nei campi di sterminio durante il Secondo Conflitto Mondiale. Il risultato di
questa prestigiosa opera di ricostruzione sarà presentato sabato 12 dicembre
all’Auditorium dell’Assunta a Trinitapoli alle ore 20. ‘Prendi un violino e
suona’ è il titolo dato alla conferenza concerto alla quale prenderanno parte
oltre allo stesso Lotoro, l’assessore al Mediterraneo della Regione Puglia,
Silvia Godelli, il Sindaco di Trinitapoli Ruggero Di Gennaro, il Commissario
straordinario di Margherita di Savoia Rachele Gandolfo, il Dirigente scolastico
della Scuola Media Giuseppe Garibaldi di Trinitapoli Anna Maria Trufini, il
musicista Rom slovacco Milan Godla.
Il programma del concerto comprende canti creati a Belzec, Auschwitz, Chelmno
e nei campi di lavoro forzati aperti dai nazisti in Slovacchia.
“Il lavoro di recupero della musica creata dal popolo Romanì nei Lager è
stato molto più complesso di altre parallele produzioni concentrazionarie. Ciò
perché trattasi prevalentemente di musica trasmessa oralmente e conservata
pressoché intatta nella loro vita quotidiana e nella memoria collettiva.” Spiega
il professor Lotoro. “Molti di questi canti arrivano a noi attraverso diversi
modi di esecuzione che variano (a volte anche in modo significativo) da
villaggio a villaggio. Per esempio, Andr’oda taboris cantato a Dhlè Stràze ha
piccole differenze rispetto a quello cantato a Zehra, anche se il testo
coincide”.
Da quanto tempo lavora a questo progetto di recupero della musica dei Rom
e dei Sinti nei lager?
Lavoro a questo particolare filone delle mie ricerche da circa 10 anni; ho
dovuto attendere la pubblicazione del dodicesimo volume dell’Enciclopedia KZ
Musik per dedicarmi con particolare attenzione negli ultimi 12 mesi alla musica
di Rom e Sinti nei lager nazisti, convogliando qui in Puglia alcuni tra i più
validi strumentisti del repertorio Rom come Milan Godla, Marian Serba e Ion
Stanescu, noleggiare ottimi strumenti musicali adatti a tale repertorio come un
grande cimbalom, il tarogato (un particolare clarinetto a forma conica) e una
gamma enorme di flauti e recorders.
Quale è la particolarità di questa musica?
Trovo questa musica molto più “permeabile” della situazione umana nei campo.
Mi spiego; tenendo sempre presente la diversa tipologia dei campi (internamento,
transito, concentramento) e lo stato di cattività più o meno flessibile (ebrei,
detenuti politici, polacchi, civili o militari), la produzione musicale degli
Ebrei a Theresienstadt, dei polacchi ad Auschwitz e Mauthausen, dei frati
benedettini e francescani a Dachau (giusto per fare alcuni esempi) è sempre
“filtrata” dal gusto mitteleuropeo dell’epoca, dall’attenzione alla partitura,
scritta meticolosamente anche su supporti fragili (carta-musica sporca, carta
igienica incollata a strati), dalla giusta strumentazione. .Nella produzione
Romanì, invece, il campo “entra tutto” nella musica, il dolore si fa
musicalmente più intenso senza mediazione; la musica sembra essere l’espressione
più autentica dello stato di abbandono che hanno particolarmente sofferto i Rom
nei campi.
Come dire, la musica di Sinti, Roma, Kalè e di altre famiglie del popolo
romanes è immediata, colpisce di primo acchito, non si fa andare a cercare; e va
suonata lasciando il musicista e il cantante, in un certo senso, liberi di
esprimersi, ricavare l’improvvisazione del momento. Non possiamo neanche
immaginare quanta musica dei Rom abbia respirato, fianco a fianco, con quella
ebraica.
Nei giorni più tristi non solo per l’Europa ma per l’intera civiltà umana,
Ebrei e Rom hanno cantato e suonato l’ultima musica prima che la peggior sorte
si accanisse su questi due popoli dando origine alla catastrofe (la Shoah) e al
divoramento (il Porrajmos).
Lucilla Efrati
Di Fabrizio (del 12/12/2009 @ 09:03:04, in Italia, visitato 1810 volte)
Segnalazione di Marco Brazzoduro
Di “Rivoluzione Copernicana” aveva parlato lo scorso agosto il Sindaco
Alemanno, preannunciando un nuovo approccio della Giunta Capitolina alla
questione nomadi. Un approccio “all’insegna della stretta identità tra legalità
e solidarietà, tra sicurezza ed integrazione” furono le parole del Primo
Cittadino. In attesa dell’imminente chiusura di oltre 80 campi abusivi e di
altri 9 definiti “tollerati”, la condizione del campo autorizzato della
Cesarina è, questo sì, intollerabile. Nonostante il Comune paghi profumatamente
l’affitto del fazzoletto di terra, oltre ad una quota per ogni abitante,
l’erogazione di servizi e utenze basilari per delle roulotte che ospitano
famiglie sono demandate alla discrezionalità del proprietario del campo.
L’impianto elettrico consente il funzionamento delle sole lampadine: basta un
asciugacapelli per far saltare il contatore. Nella malaugurata ipotesi in cui
ciò avvenga, il proprietario del campo priva gli abitanti della luce per ben tre
giorni, a scopo punitivo. Facilmente comprensibili le difficoltà a gestire una
quotidianità che prevede l’accudimento di neonati disponendo di acqua calda
(anche per le docce) per sole 3 ore al giorno, in assenza di elettrodomestici e
frigoriferi, usufruendo di bagni predisposti in un unico spazio aperto,
riscaldando le fatiscenti roulotte con precarie stufe a gas (con il rischio di
sovraccarico e di conseguante stacco della luce per i successivi 3 giorni). Il
tutto, si ribadisce, dietro lauto compenso. Riteniamo doveroso informare che
ogni nucleo familiare (sono meno di 50 quelli oggi ospitati nel campo della
Cesarina) paga una sorta di pizzo al proprietario pari a 50 euro mensili,
ovviamente senza ricevuta, senza specificare a che titolo vengano pretesi questi
soldi. Per le utenze?! Gli abitanti del campo non possono ricevere visite di
familiari ed amici senza l’autorizzazione del proprietario. In assenza di un
regolamento scritto, l’ingresso di visitatori esterni è concesso a sua
discrezione e solo in rarissimi casi. Fino a poco tempo fa due pulmini
accompagnavano i bambini del campo a scuola (sono quasi tutti scolarizzati).
Attualmente il servizio è stato ridotto ad un solo pulmino, che sembra destinato
a scomparire con il prossimo anno scolastico, in barba alla tanto citata
aggregazione.
In fiduciosa attesa della promessa “Rivoluzione Copernicana”,
SI CHIEDE
AL SINDACO DI ROMA
Di consentire agli abitanti del campo nomadi della Cesarina di mantenere intatta
la precaria rete sociale tessuta con la città circostante. Tra mille difficoltà,
adulti in cerca di lavoro e bambini in una scuola che insegna un mondo nuovo
sfidano ogni giorno l’ignoranza ed il pregiudizio, conquistando una dignità che
qualcuno si arroga il diritto di negare. Spostare il campo Nomadi della Cesarina
significa vanificare questi sforzi, creando solo disagi e sofferenza.
di farsi carico responsabilmente delle condizioni di vita di coloro che ospitano
un campo riconosciuto dal Piano Nomadi. Che alla fermezza della Giunta, che con
la sua scure taglia gli insediamenti “non tollerati”, corrisponda la giustezza
di alloggi dignitosi e atti ad ospitare donne, bambini ed anziani.
firma la petizione
Di Fabrizio (del 12/12/2009 @ 09:26:19, in Europa, visitato 2042 volte)
Draganesti Olt
da
CITYROM Una ricerca per la soluzione dei problemi abitativi delle
popolazioni emarginate
«Hanno costruito tutte queste case dall’Italia. Hanno fatto i soldi in
Italia. Anch’io ho comprato la casa». Maria abita a Draganesti, un paese di
dodicimila abitanti nella regione dell’Oltenia, in Romania. Ha cinquanta anni,
tre figli e sette nipoti ed è separata dal marito. Coi soldi che ha
guadagnato in Italia ha comperato una casa per il figlio maggiore. È costata
undicimila euro. «Ho lavorato da una donna: lavavo, stiravo – dice in un buon
italiano –. Ho fatto anche la badante. Abitavo nella baracca. Mio figlio Michele
quando siamo arrivati aveva sette anni, è andato scuola per quattro anni. Una
famiglia italiana mi aiutava. Lo portavano in macchina a scuola e lo andavano a
prendere. Dormiva da loro tutta la settimana e la domenica mattina lo
riportavano in baracca. Ma i nostri parenti erano invidiosi e hanno detto che
quelli si approfittavano del bambino. Continuavano a dirlo e allora ho
denunciato la famiglia italiana. Ma poi ho ritirato la denuncia e abbiamo fatto
pace. Sono tornata qui perché sono ammalata. Depressione. Mio marito mi ha
mandato via e vivo da mio figlio maggiore. L’Italia mi ha distrutto. Tante
famiglie sono diventate ricche e tante si sono rovinate. Solo chi ruba e fa cose
brutte ha la casa grande, ha tutto…».
Ogni tanto Maria torna in Italia. Resta a Milano un mese dormendo in una
baracca in un campo abusivo. Con l’elemosina guadagna circa trecento euro. Porta
i soldi a casa e quando finiscono riparte. È quello che fa la maggior parte dei
milletrecento rom che vivono a Draganesti (più del dieci per cento della
popolazione del paese). Viaggiano con un piccolo bus guidato da uno degli
abitanti, che per cinquanta euro assicura il collegamento con Milano e trasporta
anche pacchi e lettere. Qualcuno ha ottenuto un container nel campo comunale di
via Triboniano ma in genere i rom di Draganesti a Milano abitano nelle “baracchine”,
insediamenti abusivi che costituiscono una sorta di doppio milanese del loro
villaggio romeno. Sono loro che per anni hanno resistito a una serie di sgomberi
sotto il ponte di Bacula, nel quartiere della Bovisa, alla periferia nord di
Milano, ricostruendo ogni volta le baracchine. Dopo l’ultimo sgombero e la messa
in sicurezza dell’area da parte del comune, si sono trasferiti in una zona
abbandonata nel quartiere Lambrate.
Flora è tornata a Draganesti dopo l’ultimo sgombero, il marito è rimasto a
Milano. «Vasile chiede l’elemosina e poi mi manda i soldi. Li porta qui un amico
con la macchina. Io sto qui perchè i bambini vanno a scuola. Per ognuno di loro
il governo mi dà un sussidio di circa dieci euro al mese. Una volta sola li ho
portati per due mesi in Italia». A Milano Flora viveva col marito in una baracca
sotto il cavalcavia Bacula, costruita da loro stessi con assi di legno
recuperate dai cantieri e teloni di pvc. Misurava due metri per tre e c’era
spazio per un materasso e una stufa a legna. Si affacciava in uno spiazzo tra le
baracche dove gli abitanti del villaggio si riunivano per chiacchierare,
cucinare sulla griglia e mangiare insieme. A Draganesti Flora vive lungo la
strada che conduce al centro del paese, sui cui lati sorgono case monofamiliari
abitate da cittadini di etnia rom e non solo. Alcune sono piccole, costituite da
un’unica stanza fatta di mattoni di terra a vista. Altre sono più grandi, con i
tetti decorati con lamiera intagliata e un corridoio d’ingresso illuminato da
ampie finestre. Altre ancora sono nuove o in costruzione, molto più grandi, dai
colori vivacissimi, con torri, archi e cortili chiusi da cancellate. A
Draganesti non ci sono fogne e i servizi per la maggior parte sono costituiti da
una baracca in un angolo del cortile. Pochissime case hanno l’acqua corrente
mentre la maggior parte ha il pozzo in cortile.
La casa di Flora è stata dipinta recentemente di un arancione molto acceso e
ha gli infissi bianchi. «L’abbiamo ampliata due anni fa, con i soldi
dell’elemosina. Abbiamo unito le due vecchie stanze e ne abbiamo aggiunto
un’altra», racconta. La cucina è un piccolo edificio giallo indipendente,
situato nell’ampio cortile pavimentato. Sul retro si trovano un recinto con
polli e oche e la baracca di legno della latrina. Le stanze sono accoglienti,
ciascuna con un grande letto-sofà e tappeti colorati alle pareti. La stanza più
grande è riscaldata da un’antica stufa a legna in ceramica.
Poco lontano dalla casa di Flora abita Monica. Anche a Milano, sotto il
cavalcavia, Flora e Monica erano vicine di casa. Monica ha diciannove anni ed è
tornata da poco in Romania per partorire. Il bambino, nato otto giorni fa, l’ha
chiamato Armani. Il padre del bimbo e il cognato di Monica sono ancora a Milano.
Monica abita con il padre, la madre, il fratello di sedici anni e la sorellina
di sette in una casetta fatiscente che confina col cortile di una delle case più
grandi e vistose del paese. Anche questa appartiene a loro, l’ha costruita il
padre di Monica. Ma la casa è quasi vuota. Le sei ampie stanze hanno l’aspetto
intatto, così come il bagno piastrellato con vasca e doccia. Una stanza funziona
da guardaroba ed è piena di abiti tradizionali femminili. «Non posso dormire
nella casa nuova – dice la mamma di Monica –, non sono abituata. Non so quando
ci andremo. Adesso viviamo tutti insieme nella casa piccola».
Luciano ha ventiquattro anni. Lui una casa non ce l’ha. Abita dalla sorella
che al momento è a Milano. Fino a un mese fa anche lui era in Italia, con la
moglie e il figlio che ora ha un anno e mezzo. Era in regola, con la carta
d’identità italiana. «A Milano – dice – lavoravo per una ditta di materassi. Ho
anche il fatto il muratore. Ho distribuito volantini. Tre anni di lavoro e sono
riuscito a comprare solo un pezzo di terreno. È costato quattromila euro. Voglio
costruirci la casa. La faccio con la terra perché non ho i soldi per i mattoni.
Il terreno è largo sette metri e lungo cento, ci voglio coltivare la verza, il
pomodoro… Qui lavoro per una famiglia rom, faccio trasporti con il loro carretto
a cavallo. Mi danno venti euro al mese. Anche mia moglie lavora due o tre ore al
giorno in casa loro. Ci sono anche i rom ricchi a Draganesti. C’è il più ricco
della Romania che ha quindici case, tutte uguali. Negli anni Novanta è stato in
Italia, in Germania, ha girato tutta l’Europa. Non si sa che lavoro fa, non si
può chiederglielo… Dall’Italia sono andato via perchè gli assistenti sociali
hanno preso mio figlio. Hanno detto che io e mia moglie facevamo accattonaggio.
Allora ho preso mio figlio e sono andato via. In Italia non torno senza un
lavoro».
Luciano a Draganesti sembra un’eccezione. Le scenografiche case di chi torna
dall’Italia con i soldi spiccano nel paesaggio agricolo depresso dell’Oltenia e
costituiscono un miraggio a cui è difficile resistere. I rom di Draganesti vanno
avanti e indietro da Milano a caccia di soldi, da ottenere con il lavoro,
l’accattonaggio o le attività illecite. D’altronde a Draganesti il lavoro non
c’è e quel poco è pagato malissimo. Un operaio in fabbrica guadagna duecento
euro e in questa zona la fabbrica è una sola. Produce vestiti e vi lavorano
duecento donne. Solo tre sono rom. (sp/…)
Segnalazione di Tommaso Vitale
11/12/2009 - L'INTERNAMENTO DEI ROM E DEI SINTI IN ITALIA DAL '40 AL '43
Mercoledì alle 11 Convegno alla Sala del Mappamondo. Introduce Lupi. Diretta
webtv
In occasione del settantunesimo anniversario della promulgazione delle leggi
antiebraiche e razziali, mercoledì 16 dicembre alle 11, presso la Sala del
Mappamondo di Palazzo Montecitorio, si terrà il convegno "L'internamento dei Rom
e dei Sinti in Italia dal '40 al '43". Aprirà i lavori, il Vicepresidente della
Camera dei deputati, Maurizio Lupi. Seguiranno gli interventi di Nazzareno
Guarnieri, Presidente della Federazione Romanì, Radames Gabrielli, Presidente
della Federazione Rom e Sinti Insieme, Luca Bravi, Professore presso la Facoltà
di Scienze della Formazione dell'Università di Firenze. Durante l'iniziativa,
sono inoltre previste, una testimonianza di Malena Halilovic, giovane ragazza
rom, la proiezione di un video e la lettura della poesia "Deportazione", del
sinto Vittorio Mayer Pasquale. L'evento sarà trasmesso in diretta sulla webtv di
Montecitorio.
Di Sucar Drom (del 13/12/2009 @ 09:52:26, in blog, visitato 1741 volte)
Venezia, consegnate alle famiglie sinte le nuove abitazioni
L’altra notte sono bastati 38 minuti per il trasloco delle famiglie sinte
veneziane nel nuovo Villaggio di via Vallenari. Lo ha reso noto il comandante
generale della Polizia municipale di Venezia, Marco Agostini, rispondendo alle
domande de...
Torino, Rom Città Aperta
Si rinnova la collaborazione del Sottodiciotto con il Centro Nazionale di
Documentazione e Analisi per l’Infanzia e l’Adolescenza (CNDA), il più
importante osservatorio italiano sul mondo dei minori, attraverso l’iniziativa
“...
Roma, Casilino 900: festa d’addio al campo nomadi
Si avvia a conclusione la storia quarantennale del campo rom Casilino 900, che
dovrebbe essere sgomberato nel prossimo mese di gennaio, per «celebrarla»
gli abitanti dell’insediamento propongono...
Milano, De Corato: “c'è un solo verbo per riassumere la politica del Comune di
Milano nei confronti dei rom: sgomberare”
“C'è un solo verbo per riassumere la politica del Comune di Milano nei confronti
dei rom: sgomberare”. Il vice-sindaco Riccardo De Corato, poco incline alla
mediazione o al fair play, contattato telefonicamente da Peacereporter sulla
questione dei rom, perde il controllo. Non usa mezzi termini il braccio...
Schio (VI), una casa per due anziane sinte? No della Lega Nord che è pronta ad
occupare lo stabile
Un edificio fatiscente da ristrutturare per insediarvi una coppia di anziane
sinte con residenza a Schio. L'ipotesi è nell'aria, si parla di 100 mila euro a
bilancio e la Lega minaccia una dura battaglia, sino all'occupazione, se
necessario. Lo stabile in oggetto era già sta...
Napoli, il tribunale: la giovane Angelica? Stia in cella perché è Rom
Fanno discutere le motivazioni con cui il Tribunale per i minorenni ha respinto
la richiesta di scarcerare Angelica V., la giovanissima rom condannata per il
tentato rapimento della bambina di Ponticelli avvenuto nell’estate del 2008.
Angelica — condannata in primo grado e in appello — è i...
Mantova, rintracciateci all’evento “Discriminazione In-Forma”
Rintracciateci a Mantova all’evento “Discriminazione In-Forma”, giovedì 3
dicembre 2009, alle ore 18.00, presso la Libreria Feltrinelli, in Corso Umberto
I n.56. Lo Sportello Antidiscriminazioni di “Articolo 3” esplora il tema della
corretta informazione come mezzo per il ricono...
Milano, il Cardinale Tettamanzi critica la politica degli sgomberi contro i Rom
Dallo sgombero delle famiglie rom di Rubattino al rischio di infiltrazioni
mafiose nei cantieri delle grandi opere, dalla crisi economica all'Expo,
dall'abuso di alcol e droga alla questione del crocifisso nelle scuole: sono
molti i temi di scottante attual...
Milano, la Padania attacca Tettamanzi: "Ma è un vescovo o un imam?"
"Onorevole Tettamanzi", titolava a tutta pagina la Padania di ieri.
Nell'articolo, un affondo ancora più pesante: "Cardinale o imam? Se lo chiedono
in molti. Tettamanzi la città la vive poco". L'attacco del quotidiano della Lega
all'arcivescovo di Milano arriva a freddo, due gi...
Milano, la politica reagisce con imbarazzo all'appello del Cardinale Tettamanzi
L’unico che non glissa è Riccardo De Corato. «All’arcivescovo — dice il vice
sindaco — tocca la cura delle anime e quando si esprime su argomenti come la
solidarietà, l’uguaglianza, la giustizia, il perdono, parla ex cathedra. I suoi
richiami sono sempre degni di grande attenzione. Ma altra cosa ...
Milano, le reazioni politiche agli attacchi contro il Cardinale Tettamanzi
"I fustigatori, i tronisti e i Torquemada sono arrivati come un orologio (e un
referendum) svizzero. Non sono piaciute le critiche del cardinale Tettamanzi
alla recente raffica di sgomberi che ha messo sulla strada 250 rom di un
accampamento abusivo alla ...
Milano, Napolitano e Bertone chiedono rispetto per l’Arcivescovo Tettamanzi
"Raccomando rispetto e verità per il cardinale di Milano, un grande pastore
della Chiesa che dona la vita per il suo popolo". Così il segretario di Stato
vaticano, cardinal Tarcisio Bertone, difende l'arcivescovo di Milano, cardinale
Dionigi Tettamanzi, o...
Quelle simmetrie polemiche, quella via segnata nella Costituzione
I recenti attacchi al cardinal Tettamanzi, paragonato a un «imam» dalla
"Padania" e criticato da alcuni ministri leghisti, ricordano, a chi non abbia la
memoria troppo corta, bordate analoghe lanciate, undici mesi fa, dalla
presidente del Piemonte, Mercedes Bresso (Pd) al cardinal Poletto, il qu...
Giornata mondiale dei Diritti Umani
Il 10 dicembre, la giornata internazionale dei diritti umani , promossa
dall'ONU, è dedicata alla "non discriminazione". Molte violazioni sono fondate,
secondo l'ONU, appunto sulla discriminazione, il razzismo e sull'esclusione per
motivi di caratte...
Pescara, Guarnieri: necessaria integrazione culturale dei Rom
"I conflitti con i rom presenti a Pescara e provincia stanno raggiungendo
livelli ingiustificabili ed eccessivamente pericolosi per il futuro". E' il
grido di allarme lanciato oggi a Pescara dalla Federazion...
Schio (VI), una casa per due anziane sinte? Dopo la Lega Nord anche il PD dice
no
Le signore Adriana e Nicoletta (in foto) sono tornate a Schio e stazionano con
le loro due roulotte dalle parti del convento dei Cappuccini, dove hanno
ottenuto residenza. Cercano casa con l'appoggio di molti scledensi (90
firmatari...
Milano, arrivano i soldi per gli "alleggerimenti" mentre la società civile si
mobilita
La risposta della città e delle istituzioni alla presenza dei Rom «non può
essere l’azione di forza, senza alternative e prospettive, senza finalità
costruttive». Le parole del Cardinale Dionigi Tettamanzi venerdì scorso hanno
sollevato un’aspra polemica. Oggi il Ministro all’Interno, Rober...
Venezia, iniziano i lavori per l'energia elettrica mentre la Lega Nord annuncia
una petizione
Un tratto di via Vallenari viene chiuso al transito dei veicoli per una
settimana per i lavori di allacciamento alla rete elettrica del villaggio per i
Sinti veneziani. Lo prevede una ordinanza della Municipalità di Mestre Centro
che autorizza la ditta V...
I sogni dei bambini messi in banca sul web
Arriva una mappa del mondo attraverso i sogni dei bambini. Un giro del globo in
trecento notti, in trecento pensieri più reali del vero, raccontati da chi non
ha ancora dieci anni e un'immaginazione scapigliata che in un grattacielo della
periferia romana o in una capanna del Senegal rend...
Milano, leggere Tettamanzi prima di criticarlo
Il discorso alla città di Milano tenuto dal cardinale Dionigi Tettamanzi alla
vigilia di Sant'Ambrogio ha suscitato, quest'anno, un vespaio di polemiche che
non è facile placare. Sono note (e prevedibili) soprattutto le reazioni di parte
leghista, anche se alcuni esponenti del Carrocci...
Cosenza, premiato l'artista Bruno Morelli
Il 29 ottobre al Teatro Rendano l’artista Bruno Morelli ha ricevuto a il Premio
Carical per la Cultura Mediterranea istituito dalla Fondazione CARICAL.
L’importante premio è stato assegnato a Bruno Morelli nell’ambito della sezione
creatività. L’Istituto di Cultura Sinta si complimenta con Fo...
Emergenza civiltà
Qualche sera fa sono stato invitato a introdurre un libro di pedagogia
interculturale. L’incontro procedeva senza grossi scossoni e la platea
applaudiva e annuiva soddisfatta alle tesi espresse. Verso la fine della serata
ho chiesto all’autrice di parlarci di un paragrafo del suo libro ...
Di Fabrizio (del 14/12/2009 @ 17:40:08, in Italia, visitato 1748 volte)
Venerdì 18 dicembre, dalle 17.00 alle 21.00, in
via Frisi 6 a Milano
Vendita straordinaria dei lavori del Laboratorio di cucito del Campo Rom di
Rho!
Se dovete prendere ancora qualche pensierino, è l'occasione giusta:
Cristina vi aspetta con i lavori di cucito delle ragazze del campo di via Sesia
di Rho
Dopo il successo alla Grande festa balcanica, ci sono ancora:
- gonne
- sacchetti lavanda x cassetti
- sacchetti anticervicale
- grembiuli
- portatorte
- borse!
Fate un doppio regalo: a chi volete voi e alle alle nostre ragazze!
Inoltrate e condividete!
GRAZIE!
Anche su
Facebook
Di Fabrizio (del 15/12/2009 @ 09:17:33, in casa, visitato 1965 volte)
Da
Czech_Roma
Kobylé nad Vidnavkou, 12.12.2009, 16:04, (ROMEA/Šumperský a jesenický deník)
- I Rom di Kobylé nad Vidnavkou stanno riparando un edificio residenziale in
rovina, con l'assistenza del consiglio comunale e della Società dei Rom di
Moravia (Společenství Romů na Moravě). Da 35 anni l'edificio non aveva
acqua corrente. Le donne andavano a prendere l'acqua al fiume, o più
recentemente ad un pozzo riaperto, che in precedenza era adoperato come
discarica. Riporta il giornale Šumperský a jesenický deník che i residenti in
passato avevano rivenduto l'impianto idraulico.
Gli uomini che vivono lì, ora passano il tempo libero tra mattoni, malta e
tubature. "Per noi è un gran cambiamento. Soprattutto per i bambini. Ci saranno
acqua corrente ed i servizi," riporta il giornale le parole di Anna Oračková.
Le donne che lì vivono dovevano trasportare diversi secchi d'acqua ogni giorno
ed erano a rischio continuo di epidemie.
La ricostruzione è il risultato della gran mole di lavoro del consiglio
cittadino e degli operatori sociali della Società dei Rom di Moravia. Un anno
fa, la famiglia Goga, proprietaria dell'edificio, persero un membro della
famiglia in un incidente stradale. Quando Milena Kamená, sindaca (indipendente)
di Kobylé nad Vidnavkou, venne coinvolta nella questione dell'eredità, suggerì
di portare le medievali condizioni di vita all'epoca moderna.
"Ho detto che sarebbe stata la loro prima ed ultima possibilità di migliorare
la proprietà, ed ho chiesto se volevano spendere una parte del denaro per
riparare l'edificio. È triste che la morte del padre della famiglia sia la fonte
di questa inaspettata possibilità, ma hanno avuto l'opportunità di
ristrutturare," ha detto la sindaco al giornale.
La vedova ed i figli del defunto spenderanno 200.000 CZK per le riparazioni,
una pari cifra è stata donata alla famiglia da un'associazione civica che vuole
rimanere anonima. "Sono stato il primo ad essere d'accordo. Approvo di spendere
il denaro per le riparazioni. Ci siamo incaricati noi dei lavori," dice
orgogliosamente Gustav Goga.
"E' stata un'idea eccellente. Il nostro intento era di portarvi l'acqua
corrente. Sono contento che siano stati trovati i fondi," ha detto a
Deník Rudolf Dubovan, della Società dei Rom di Moravia.
Dubovan sta aiutando le famiglie a trasformare la costruzione in una
residenza adeguata. "L'acqua è già collegata. Ci saranno due bagni, uno al
pianterreno e l'altro al primo piano," ha detto Dubovan. Il forno per il pane è
stato rimosso per potere costruire un bagno. Sarà anche spostato lo scarico del
bagno precedente, dove veniva fatta scorrere l'acqua raccolta esternamente.
"Costruiremo una pergola. Ci sarà un altro scarico corrente. Costruiremo anche
un camino, così non ci sarà rischio di incendi ed installeremo nuovi pavimenti.
Cos'altro? Vedremo cosa possono permettersi."
L'edificio, posto vicino alla ferrovia, ospitava due famiglie. Dopo che i
primi occupanti se ne andarono, i Rom occuparono l'edificio e gradualmente lo
svuotarono di ogni suppellettile di valore. Lo stato, che in origine ne deteneva
la proprietà, la vendette infine alla famiglia Goga al prezzo simbolico di una
corona. L'operatore sul campo Rudolf Dubovan ha lavorato negli ultimi due anni
con le famiglie che vivono lì. L'allacciamento dell'acqua è il più grande
successo della loro collaborazione.
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