Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 11/07/2008 @ 12:49:25, in Italia, visitato 2403 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati
"Capire le differenze, valorizzare le diversità". Questo slogan con cui si apre
oggi il Meeting di San Rossore, appuntamento annuale dedicato alla lotta al
razzismo e ai tanti volti che può assumere. Nell’anniversario del manifesto
della razza che fu firmato nel luglio del 1938 proprio in questa località
toscana, l’incontro si inaugura con un appello per fermare la deriva che
attraversa la nostra società. Tra i primi firmatari il premio Nobel Rita Levi
Montalcini, Massimo Livi Bacci, Enrico Alleva, Guido Barbujani, Marcello Buiatti…
I. Le razze umane non esistono.
L'esistenza delle razze umane è un'astrazione derivante da una cattiva
interpretazione di piccole differenze fisiche fra persone, percepite dai nostri
sensi, erroneamente associate a differenze "psicologiche" e interpretate sulla
base di pregiudizi secolari.
Queste astratte suddivisioni, basate sull'idea che gli umani formino gruppi
biologicamente ed ereditariamente ben distinti, sono pure invenzioni da sempre
utilizzate per classificare arbitrariamente uomini e donne in "migliori"e
"peggiori" e quindi discriminare questi ultimi (sempre i più deboli), dopo
averli additati come la chiave di tutti i mali nei momenti di crisi.
II. L'umanità, non è fatta di grandi e
piccole razze. E' invece, prima di tutto, una rete di persone collegate. E' vero
che gli esseri umani si aggregano in gruppi d'individui, comunità locali, etnie,
nazioni, civiltà; ma questo non avviene in quanto hanno gli stessi geni ma
perché condividono storie di vita, ideali e religioni, costumi e comportamenti,
arti e stili di vita, ovvero culture. Le aggregazioni non sono mai rese stabili
da DNA identici; al contrario, sono soggette a profondi mutamenti storici: si
formano, si trasformano, si mescolano, si frammentano e dissolvono con una
rapidità incompatibile con i tempi richiesti da processi di selezione genetica.
III. Nella specie umana il concetto di
razza non ha significato biologico. L'analisi dei DNA umani ha dimostrato che la
variabilità genetica nelle nostra specie, oltre che minore di quella dei nostri
"cugini" scimpanzè, gorilla e orangutan, è rappresentata soprattutto da
differenze fra persone della stessa popolazione, mentre le differenze fra
popolazioni e fra continenti diversi sono piccole.
I
geni di due individui della stessa popolazione sono in media solo leggermente
più simili fra loro di quelli di persone che vivono in continenti diversi.
Proprio a causa di queste differenze ridotte fra popolazioni, neanche gli
scienziati razzisti sono mai riusciti a definire di quante razze sia costituita
la nostra specie, e hanno prodotto stime oscillanti fra le due e le duecento
razze.
IV. E' ormai più che assodato il carattere
falso, costruito e pernicioso del mito nazista della identificazione con la
"razza ariana", coincidente con l'immagine di un popolo bellicoso, vincitore,
"puro" e "nobile", con buona parte dell'Europa, dell'India e dell'Asia centrale
come patria, e una lingua in teoria alla base delle lingue indoeuropee. Sotto il
profilo storico risulta estremamente difficile identificare gli Arii o Ariani
come un popolo, e la nozione di famiglia linguistica indoeuropea deriva da una
classificazione convenzionale. I dati archeologici moderni indicano, al
contrario, che l'Europa è stata popolata nel Paleolitico da una popolazione di
origine africana da cui tutti discendiamo, a cui nel Neolitico si sono
sovrapposti altri immigranti provenienti dal Vicino Oriente.
L'origine degli Italiani attuali risale agli stessi immigrati africani e
mediorientali che costituiscono tuttora il tessuto perennemente vivo
dell'Europa. Nonostante la drammatica originalità del razzismo fascista, si deve
all'alleato nazista l'identificazione anche degli italiani con gli "ariani".
V. E' una leggenda che i sessanta milioni
di italiani di oggi discendano da famiglie che abitano l'Italia da almeno un
millennio. Gli stessi Romani hanno costruito il loro impero inglobando persone
di diverse provenienze e dando loro lo status di cives romani. I fenomeni di
meticciamento culturale e sociale, che hanno caratterizzato l'intera storia
della penisola, e a cui hanno partecipato non solo le popolazioni locali, ma
anche greci, fenici, ebrei, africani, ispanici, oltre ai cosiddetti "barbari",
hanno prodotto l'ibrido che chiamiamo cultura italiana.
Per
secoli gli italiani, anche se dispersi nel mondo e divisi in Italia in piccoli
Stati, hanno continuato a identificarsi e ad essere identificati con questa
cultura complessa e variegata, umanistica e scientifica.
VI. Non esiste una razza italiana ma
esiste un popolo italiano. L'Italia come Nazione si è unificata solo nel 1860 e
ancora adesso diversi milioni di italiani, in passato emigrati e spesso
concentrati in città e quartieri stranieri, si dicono e sono tali. Una delle
nostre maggiori ricchezze, è quella di avere mescolato tanti popoli e avere
scambiato con loro culture proprio "incrociandoci" fisicamente e culturalmente.
Attribuire ad una inesistente "purezza del sangue" la "nobiltà" della "Nazione"
significa ridurre alla omogeneità di una supposta componente biologica e agli
abitanti dell'attuale territorio italiano, un patrimonio millenario ed esteso di
culture.
VII. Il razzismo è contemporaneamente
omicida e suicida. Gli Imperi sono diventati tali grazie alla convivenza di
popoli e culture diverse, ma sono improvvisamente collassati quando si sono
frammentati.
Così è avvenuto e avviene nelle Nazioni con le guerre civili e quando, per
arginare crisi le minoranze sono state prese come capri espiatori. Il razzismo è
suicida perché non colpisce solo gli appartenenti a popoli diversi ma gli stessi
che lo praticano. La tendenza all'odio indiscriminato che lo alimenta, si
estende per contagio ideale ad ogni alterità esterna o estranea rispetto ad una
definizione sempre più ristretta della "normalità". Colpisce quelli che stanno
"fuori dalle righe", i "folli", i "poveri di spirito", i gay e le lesbiche, i
poeti, gli artisti, gli scrittori alternativi, tutti coloro che non sono
omologabili a tipologie umane standard e che in realtà permettono all'umanità di
cambiare continuamente e quindi di vivere. Qualsiasi sistema vivente resta tale,
infatti, solo se è capace di cambiarsi e noi esseri umani cambiamo sempre meno
con i geni e sempre più con le invenzioni dei nostri "benevolmente disordinati"
cervelli.
VIII. Il razzismo discrimina, nega i
collegamenti, intravede minacce nei pensieri e nei comportamenti diversi. Per i
difensori della razza italiana l'Africa appare come una paurosa minaccia e il
Mediterraneo è il mare che nello stesso tempo separa e unisce. Per questo i
razzisti sostengono che non esiste una "comune razza mediterranea". Per spingere
più indietro l'Africa gli scienziati razzisti erigono una barriera contro
"semiti" e "camiti",con cui più facilmente si può entrare in contatto.
La
scienza ha chiarito che non esiste una chiara distinzione genetica fra i
Mediterranei d'Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani
dall'altra. Sono state assolutamente dimostrate, dal punto di vista
paleontologico e da quello genetico, le teorie che sostengono l'origine africana
dei popoli della terra e li comprendono tutti in un'unica razza.
IX. Gli ebrei italiani sono
contemporaneamente ebrei ed italiani. Gli ebrei, come tutti i popoli migranti
(nessuno è migrante per libera scelta ma molti lo sono per necessità) sono
sparsi per il Mondo ed hanno fatto parte di diverse culture pur mantenendo
contemporaneamente una loro identità di popolo e di religione. Così è successo
ad esempio con gli Armeni, con gli stessi italiani emigranti e così sta
succedendo con i migranti di ora: africani, filippini, cinesi, arabi dei diversi
Paesi , popoli appartenenti all'Est europeo o al Sud America ecc. Tutti questi
popoli hanno avuto la dolorosa necessità di dover migrare ma anche la fortuna,
nei casi migliori, di arricchirsi unendo la loro cultura a quella degli
ospitanti, arricchendo anche loro, senza annullare, quando è stato possibile, né
l'una né l'altra.
X.
L'ideologia razzista è basata sul timore della "alterazione" della propria
razza eppure essere "bastardi" fa bene. E' quindi del tutto cieca rispetto al
fatto che molte società riconoscono che sposarsi fuori, perfino con i propri
nemici, è bene, perché sanno che le alleanze sono molto più preziose delle
barriere. Del resto negli umani i caratteri fisici alterano più per effetto
delle condizioni di vita che per selezione e i caratteri psicologici degli
individui e dei popoli non stanno scritti nei loro geni.
Il
"meticciamento" culturale è la base fondante della speranza di progresso che
deriva dalla costituzione dell'Unione Europea. Un'Italia razzista che si
frammentasse in "etnie" separate come la ex-Jugoslavia sarebbe devastata e
devastante ora e per il futuro.
Le
conseguenze del razzismo sono infatti epocali: significano perdita di cultura e
di plasticità, omicidio e suicidio, frammentazione e implosione non
controllabili perché originate dalla ripulsa indiscriminata per chiunque
consideriamo "altro da noi".
Di Fabrizio (del 11/07/2008 @ 10:38:46, in blog, visitato 1544 volte)
Da
Puta a queer invader
Il testo della mia lettera al giornale, pubblicata oggi da Il Domani di
Bologna
Oggi alle 17.00 in Piazza del Nettuno, la cittadinanza bolognese si
ritrova per un appuntamento promosso dall'Arci e dall'Ufficio Stranieri della
CGIL:
Prendete le impronte anche a noi!. L'obiettivo è protestare contro le
schedature dei rom avviate dal Ministro degli Interni Roberto Maroni. Durante il
Bologna Pride, gli organizzatori hanno sottolineato con
iniziative e dichiarazioni che questi provvedimenti prefigurano l'avvio di
una politica discriminatoria su base etnica e che ricordano dolorosamente le
leggi razziali. Leggi razziali che il fascismo approvò contro la popolazione
ebraica e che portarono al confino e ai campi di concentramento anche molte
persone omosessuali. La comunità gay e lesbica bolognese sarà in piazza
a lasciare le sue impronte: se qualcuno dev'essere schedato, che lo siano tutti,
allora. Zingari, froci, etero, donne, operai, casalinghe, impiegati,
disoccupati. Tutti. Fabrizio De André cantava che gli zingari sono
speciali perché sono la memoria vivente del nostro lontanissimo passato di
nomadi e cacciatori. Che questi versi risuonino anche nelle stanze del Viminale:
"Porto il nome di tutti i battesimi / ogni nome il sigillo di un lasciapassare /
per un guado, una terra, una nuvola, un canto / un diamante nascosto nel pane /
per un solo dolcissimo umore del sangue / per la stessa ragione del viaggio,
viaggiare".
Di Fabrizio (del 11/07/2008 @ 09:25:11, in Regole, visitato 1621 volte)
Da
Religion Clause
Il
Budapest Times riporta che settimana scorsa la Corte Costituzionale ha
deciso su due emendamenti alla legge sui "discorsi d'odio" precedentemente
giudicata
incostituzionale. Un emendamento permetteva di procedere contro un oratore
che dirigesse discorsi chiaramente infiammatori contro persone di un gruppo
religioso od etnico.
Prima i querelanti dovevano dimostrare che il discorso fosse rivolto
direttamente a loro. L'altro emendamento per la prima volta rendeva un discorso
razzista pari all'offesa criminale, punendolo con sino a due anni di
prigione.
Il tribunale aveva precedentemente giudicato entrambe gli emendamenti
eccessivamente restrittivi della libertà di espressione. Aveva anche giudicato
che solo le persone fisiche potevano avere protetta la loro dignità umana.
Questo non era possibile per comunità o gruppi. Criticando la decisione il
parlamentare socialista Gergely Bárándy ha detto che apre la porta agli attacchi
verbali verso Ebrei e Zingari.
Di Fabrizio (del 11/07/2008 @ 09:19:55, in Italia, visitato 1687 volte)
ANCHE NOI SIAMO ROM
E I BAMBINI ITALIANI SONO TUTTI UGUALI
La legittima repressione della microcriminalità non può diventare l’alibi delle
Istituzioni per lanciare una campagna d’odio verso un’etnia e tanto meno per
attuare una “schedatura” su base etnica di persone che non hanno commesso alcun
reato, compresi i minori.
Oltre la metà degli appartenenti alle comunità Rom e dei Sinti in Italia sono
cittadini italiani e cittadini dell’Unione europea a tutti gli effetti.
Sottoporli a schedatura, rilevare le impronte digitali dei loro bambini, vìola
apertamente i diritti internazionali dell´uomo, le norme e i trattati
dell’Unione europea, la convenzione sui diritti dell’infanzia. E vìola l’art. 3
della nostra Costituzione, che afferma che “Tutti i cittadini hanno pari
dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di
razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e
sociali.”
Le generazioni uscite dal dopoguerra non avevano mai conosciuto provvedimenti
volti a marchiare un’etnia, a sottoporla a schedature indipendentemente dalla
cittadinanza.
Perciò non possono non riandare alle testimonianze di tempi lontani e non
avvertire tutta la gravità di quanto sta accadendo in una diffusa indifferenza.
E’ nostro dovere etico, civile, spirituale persino, guardare con rispetto ai
diritti di tutte le minoranze. Chiediamo perciò ai cittadini democratici e
responsabili, a coloro che “sanno”, a coloro che “intuiscono” i rischi della
Storia, di opporsi al razzismo e a chi lo fomenta per fini politici. Per fermare
subito la catena dell’odio e delle discriminazioni.
Il 14 luglio troviamoci a Milano
dalle 18 alle 20
in piazza dei Mercanti.
Lì ci schederemo tutti. E manderemo le nostre impronte digitali di cittadini
italiani al Ministero dell’Interno
PER ADESIONI:
Comitato milanese per la legalità
Arci di Milano
PRIME ADESIONI: ANED, ANPI Comune di Corsico; ANPI Comune di Cesano
Boscone, Anpi Comune di Buccinasco, ANPI Comune di Trezzano Sul Naviglio, Sandro
Battisti, Lucia Vasini, Francesca Comencini, Carlo Rossoni e Ottavia Piccolo,
Anna Bonaiuto, Alessandra Dal Moro , Mimmo e Anna Maria Claps , Alfredo Galasso,
Gianni Barbacetto, Chiara Acciarini, Laura Maragnani, Fabrizio Casavola -
Redazione di Mahalla, Associazione Le Girandole
Di Fabrizio (del 11/07/2008 @ 08:41:13, in scuola, visitato 1479 volte)
Da
Roma_Francais
"La scuola deve giocare il proprio ruolo" - domenica 06.07.2008, 05:34 - La
Voix du Nord
Giovedì sera, nella sala parrocchiale in route de Desvres, a
Saint-Martin-Boulogne, s'è costituito un collettivo di difesa dei Rom. La sua
prima azione, iscrivere sei bambini, di età tra i 6 e gli 11 anni, alla scuola
di
Wimille, comune dove sono installati.
"Buongiorno, mi chiamo Samantha, ho 8 anni, vorrei andare alla scuola a
Wimille. Buongiorno, mi chiamo Abel, ho 7 anni, anch'io vorrei andare alla
scuola a Wimille..." Anitsa, Samir, Sévère, Ionut, che per la circostanza ha
messo gli abiti della domenica e le sue scarpe di vernice, vi accolgono nella
sala parrocchiale di Saint-Martin-Boulogne messa a disposizione dall'abbé
Boutoille, un posto dove funziona il seminario di pre-scolarizzazione animato
dalle associazioni che sostengono e vengono in aiuto ai Rom.
Oltre a questi bambini e le loro mamme, rappresentanti della LDH, della FCPE,
di Agir pour les Roms, dei Verdi, dei sindacati (Sud éducation solidaire) e dei
cittadini. "Sono già due anni che i Rom sono arrivati nel Boulonnais" ricorda
Jeadette Vaillant, presidente della LDH, senza omettere le numerose espulsioni
di cui queste famiglie sono state oggetto nella nostra regione. Il presidente di
Agir pour les Roms insiste: "Un certo numero tra loro hanno veramente
l'intenzione di inserirsi nella nostra regione." "La scuola della Repubblica
deve giocare il suo ruolo", reclama Christian Daquin, rappresentante della FCPE.
Il punto è che la domanda d'iscrizione di sei bambini, di età tra i 6 e gli
11 anni, alla scuola di Wimille, per il momento non è ancora realizzata. I
rappresentanti di queste differenti associazioni si sono raggruppati in
collettivo ed hanno deciso di interpellare il prefetto, la Halde, i difensori
dei bambini ed il ministro dell'Educazione Nazionale per far rispettare gli
articoli della Costituzione che data del 1946 e 1958.
Il parere del sindaco
Contattato sabato mattina, Antoine Logié, sindaco di Wimille, a cui il
collettivo "rimprovera non di volere iscrivere i piccoli Rom per timore della
reazione negativa dei genitori degli altri allievi e della popolazione", spiega
di aver saputo della domanda d'iscrizione da rappresentanti della LDH e della
FCPE solo sabato scorso. "I Rom si sono installati su un terreno umido e che
appartiene allo Stato. Vogliono rimanere là? Bisogna scolarizzarli? Sarebbe
auspicabile che la commissione insegnamento del consiglio municipale desse la
propria opinione sulla questione. La direttrice della scuola primaria è stata
contattata, così come i rappresentanti dei genitori degli alunni. I pareri sono
estremamente condivisi. Mercoledì sera, parleremo di questo oggetto nel
consiglio municipale." E' l'inizio di un'apertura?
In ogni caso, la negoziazione non si chiude.
Di Fabrizio (del 11/07/2008 @ 00:40:41, in media, visitato 1514 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati
Rivolgo un appello a tutti coloro che in questo periodo si sono mobilitati
per denunciare il provvedimento del governo relativo alle impronte dei bimbi
rom, affinché si proceda rapidamente nei confronti di Panorama e si valuti se ci
sono gli estremi per una denuncia : "Continuiamo a difendere e proteggere i
bambini!"
Rom nati per rubare e impronte ai bambini
di
osservatoriosullalegalita.org
La copertina del settimanale Panorama di questa settimana rappresenta un bambino
rom con la scritta: "Nati per rubare" e sottotitolo "LADRI BAMBINI Appena
vengono al mondo li addestrano ai furti, agli scippi, all'accattonaggio. E se
non ubbidiscono sono botte e violenza. Ecco la vita di strada (e le voci) dei
piccoli rom che il ministro Maroni vuole censire, anche con le impronte
digitali".
L'Osservatorio sulla legalita' e sui diritti onlus denuncia il messaggio
vergognoso e per di piu' falso e disinformativo di tale titolo.
Presupporre che il crimine sia una caratteristica tipica di un'etnia non solo e'
una conclusione arbitraria, ma equivale ad etichettare un'intero popolo, a
partire dai minori. E il messaggio e' letto da chiunque lo veda esposto in
edicola, anche se non compra il giornale.
Il tutto per giustificare le discusse scelte del governo sulla questione
sicurezza (e' di oggi la bocciatura da parte del parlamento UE della schedatura
dei Rom voluta dal governo italiano).
Ricordiamo, con parole molto piu' autorevoli delle nostre, cosa significa e cosa
comporta quanto sta accadendo. E lo ricordiamo soprattutto alle destre, che
quando fa comodo (cioe' per opporsi all'Islam o a parte della sinistra che
contesta Israele) si schierano con gli Ebrei:
Il presidente dell'Unione delle comunità ebraica in Italia, Renzo Gattegna
(agenzia APcom del 15 maggio 2008):
"L'indiscriminata espulsione di massa di un gruppo etnico potrebbe forse
produrre momentanei consensi e una breve ed effimera illusione, ma ben presto la
vera natura discriminatoria di un simile atto emergerebbe con chiarezza e
verrebbero messi a nudo tutti gli errori e le omissioni che nel tempo hanno
prodotto questa degenerazione ingovernabile. Porto l'esempio dei nomadi, ma
dobbiamo ricordare che le stesse pericolose dinamiche potrebbero colpire
chiunque...
Di fronte a gravi crimini commessi da singoli individui che la giustizia non
riesce a perseguire, si riversano odio e sospetto su intere collettività senza
nessuna distinzione tra persone oneste e criminali. ... Se proseguisse un
processo di criminalizzazione generalizzata, sia nei confronti dei nomadi che di
qualsiasi altro popolo, gli onesti, abbandonati e discriminati, resterebbero in
ostaggio dei criminali. E la sconfitta dello Stato sarebbe totale".
L’ANED (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti) di Roma esprime
"la più sentita riprovazione per il disegno di legge che prevede la schedatura
dei Rom e Sinti presenti sul territorio italiano, tramite la rilevazione delle
impronte digitali come in uso per i criminali. Il provvedimento è
particolarmente odioso e inaccettabile, perché rivolto anche ai bambini e a
tutti i minori che, finora, anche se privi di documenti, hanno potuto
frequentare la scuola pubblica del nostro paese.
Il progetto di schedatura è, oltretutto, in totale contrasto con la Convenzione
Internazionale per i Diritti del Fanciullo promulgata nel 1989 dall’ONU e
ratificata dallo Stato italiano. Tale provvedimento richiama procedure di
schedatura razzista utilizzate dai regimi nazifascisti durante il secolo scorso,
per costruire archivi che miravano alla individuazione, emarginazione,
concentrazione e conseguente deportazione di ogni minoranza e diversità. Nel
caso che questo provvedimento venisse approvato, l’intero Consiglio direttivo
dell’ANED di Roma chiede di essere schedato insieme ai Rom".
Il presidente della Comunita' ebraica romana Riccardo Pacifici (agenzia ANSA, 15
MAG):
''Vigileremo affinche' sia garantita, prima di tutto, la sicurezza di tutti noi
tutti cittadini italiani, ma anche che le misure adottate a contrasto dei
fenomeni criminali non abbiano un capro espiatorio, vittima sacrificale, delle
cose che non vanno... Il nostro spirito era e rimane quello di costruire dalla
brutta lezione della seconda guerra mondiale un approccio del nostro rapporto
con le minoranze basato sulla lotta prima di tutto all'indifferenza, nemica dei
diritti di chi subisce l'ingiustizia''.
Per Pacifici la nomina di un Commissario per l'emergenza Rom ''sulla spinta di
sentimenti nati dalla paura e che attraversano trasversalmente tutte le forze
politiche non e' lo strumento di comunicazione migliore. Le parole hanno un
peso. Mentre sarebbe meglio adottare le stesse misure parlando di 'Emergenza
sicurezza' generica per reati che provengono da ogni etnia, italiana compresa.
La nostra non e' una polemica ma una pacata riflessione per fare in modo che
forze xenofobe e razziste estranee alle nostre istituzioni non possano farsi
giustizia da sole''.
Il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici (intervista ad
Ecoradio):
"Possiamo concordare con il Ministro Maroni riguardo il rispetto della legalità
e la tutela dei minori ma il problema è forse l'errore di comunicazione compiuto
che è legato all'idea di una schedatura che possa colpire solo certe persone,
solo una certa categoria di cittadini. É un errore su cui si rischia di fare una
sorta di cortocircuito, su cui bisogna stare molto attenti.
Ci devono essere provvedimenti uguali per tutti i cittadini che vivono nel suolo
italiano, immigrati e non. È questo il punto sul quale dobbiamo lavorare. Le
impronte ai bambini rom, inoltre, non hanno alcun senso perchè si
modificherebbero col passare del tempo e sarebbe vano lo sforzo fatto. È
sbagliato, inoltre, fare una legge ad hoc solo per i rom. Non bisogna dare sfogo
a chi può coltivare sentimenti razzisti che possono sorgere nei monenti di paura
e insicurezza nella popolazione. Dobbiamo fare un'opera di prevenzione.
Ben vengano- conclude Pacifici- iniziative a tutela dei bambini rom nei casi di
sfruttamento ma deve emergere nella comunicazione che esiste tutto un mondo di
rom dove vige la legalità, dove i bambini vanno a scuola, dove la gente paga le
tasse e dove, insomma, si vive nella piena regolarità. Ecco bisogna far emergere
anche il buono che c'è in questa comunità e che rappresenta la maggior parte dei
Rom."
Di Fabrizio (del 10/07/2008 @ 18:24:16, in Europa, visitato 1546 volte)
Da
Luciano Muhlbauer
Riportiamo qui di seguito il comunicato stampa ufficiale del Parlamento
Europeo, relativo all’odierna approvazione della risoluzione contro il
rilevamento delle impronte digitali ai rom in Italia:
"A seguito dell'acceso dibattito in Aula del 7 luglio scorso, il Parlamento
ha adottato con 336 voti favorevoli, 220 contrari e 77 astensioni una
risoluzione sostenuta da PSE, ALDE, Verdi/ALE e GUE/NGL che esorta le
autorità italiane "ad astenersi dal procedere alla raccolta delle impronte
digitali dei rom, inclusi i minori, e dall’utilizzare le impronte digitali
già raccolte, in attesa dell'imminente valutazione delle misure previste
annunciata dalla Commissione". Ritiene infatti che ciò "costituirebbe
chiaramente un atto di discriminazione diretta fondata sulla razza
e l’origine etnica, vietato dall'articolo 14 della Convenzione europea dei
diritti dell’uomo, e per di più un atto di discriminazione tra i cittadini
dell’UE di origine rom o nomadi e gli altri cittadini, ai quali non viene
richiesto di sottoporsi a tali procedure".
Più in particolare, i deputati ritengono "inammissibile" che, con
l'obiettivo di proteggere i bambini, questi ultimi "vedano i propri diritti
fondamentali violati e vengano criminalizzati". Sostengono, invece, che "il
miglior modo per proteggere i diritti dei bambini rom sia di
garantire loro parità di accesso a un’istruzione, ad alloggi e a
un’assistenza sanitaria di qualità, nel quadro di politiche di inclusione e
di integrazione, e di proteggerli dallo sfruttamento". Conpidono inoltre
la posizione della Commissione, secondo cui questi atti costituirebbero una
violazione del pieto di discriminazione diretta e indiretta, prevista
dalla direttiva UE n. 2000/43/CE che attua il principio della parità di
trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine
etnica, sancito dal trattato. Osservano peraltro che i rom sono "uno dei
principali bersagli del razzismo e della discriminazione", come dimostrato
"dai recenti casi di attacchi e aggressioni ai danni di rom in Italia e
Ungheria.
Il Parlamento invita inoltre la Commissione "a valutare
approfonditamente le misure legislative ed esecutive adottate dal
governo italiano per verificarne la compatibilità con i trattati dell’UE e
il diritto dell’UE". Esprime poi preoccupazione per il fatto che, a seguito
della dichiarazione dello stato di emergenza, i Prefetti, cui è stata
delegata l’autorità dell’esecuzione di tutte le misure, inclusa la raccolta
di impronte digitali, "possano adottare misure straordinarie in deroga alle
leggi", sulla base di una legge riguardante la protezione civile in caso di
"calamità naturali, catastrofi o altri eventi", "che non è adeguata o
proporzionata a questo caso specifico". I deputati si dicono anche
preoccupati riguardo all’affermazione - contenuta nei decreti amministrativi
e nelle ordinanze del governo italiano - secondo cui la presenza di campi
rom attorno alle grandi città costituisce di per sé una grave emergenza
sociale, con ripercussioni sull'ordine pubblico e la sicurezza, che
giustificano la dichiarazione di uno "stato d'emergenza" per 12 mesi.
Più in generale, il Parlamento chiede a tutti gli Stati membri
di rivedere e abrogare le leggi e le politiche che discriminano i rom sulla
base della razza e dell’origine etnica, direttamente o indirettamente, e
sollecita Consiglio e Commissione a monitorare l’applicazione dei trattati
dell’UE e delle direttive dell’UE sulle misure contro la discriminazione e
sulla libertà di circolazione, al fine di "assicurarne la piena e coerente
attuazione". Ribadisce, infatti, che "le politiche che aumentano
l'esclusione non saranno mai efficaci nella lotta alla criminalità e non
contribuiranno alla prevenzione della criminalità e alla sicurezza". Invita
poi gli Stati membri a intervenire a tutela dei minori non accompagnati
soggetti a sfruttamento, "di qualsiasi nazionalità essi siano". Inoltre,
sostengono che, laddove l'identificazione di tali minori sia necessaria, gli
Stati membri dovrebbero effettuarla, caso per caso, attraverso procedure
ordinarie e non discriminatorie e "nel pieno rispetto di ogni garanzia e
tutela giuridica".
Il Parlamento, condanna "totalmente e inequivocabilmente" tutte le forme di
razzismo e discriminazione cui sono confrontati i rom e altri considerati
"zingari" e invita il Consiglio e la Commissione a rafforzare
ulteriormente le politiche dell’UE riguardanti i rom, lanciando una
strategia dell’UE per i rom volta "a sostenere e promuovere azioni e
progetti da parte degli Stati membri e delle ONG connessi all’integrazione e
all’inclusione dei rom, in particolare dei bambini". Invita inoltre la
Commissione e gli Stati membri "a varare normative e politiche di sostegno
alle comunità rom, promuovendone al contempo l’integrazione in tutti gli
ambiti, e ad avviare programmi contro il razzismo e la discriminazione nelle
scuole, nel mondo del lavoro e nei mezzi di comunicazione e a rafforzare lo
scambio di competenze e di migliori pratiche".
In tale contesto, ribadisce l’importanza di sviluppare strategie a livello
dell’UE e a livello nazionale, avvalendosi pienamente delle
opportunità offerte dai fondi dell’UE, di abolire la segregazione
dei rom nel campo dell’istruzione, di assicurare ai bambini rom parità di
accesso a un’istruzione di qualità (partecipazione al sistema generale di
istruzione, introduzione di programmi speciali di borse di studio e
apprendistato). Ma anche di assicurare e migliorare l’accesso dei rom ai
mercati del lavoro, di assicurare la parità di accesso all’assistenza
sanitaria e alle prestazioni previdenziali, di combattere le pratiche
discriminatorie in materia di assegnazione di alloggi e di rafforzare la
partecipazione dei rom alla vita sociale, economica, culturale e politica".
Di Fabrizio (del 10/07/2008 @ 17:29:38, in Europa, visitato 1564 volte)
Da
Radionetherland
By Vanessa Mock in Strasbourg 10-07-2008
Il ministro italiano degli interni, Roberto Maroni, dice che la misura è
disegnata per "prevenire fenomeni come l'accattonaggio". Ma i critici ritengono
che la minoranza zingara sia stata ingiustamente oggetto del nuovo governo di
destra guidato dal Primo Ministro Silvio Berlusconi.
La Commissione Europea ha chiesto un'indagine sulle misure.
Contemporaneamente, il Parlamento Europeo ha appena adottato una risoluzione che
chiede al Governo Italiano di fermare i suoi piani. Il Parlamento Europeo dice
che è inaccettabile "violare i diritti fondamentali [degli zingari] e
criminalizzarli."
Database etnico
La parlamentare italiana Monica Frassoni (Verdi) ritiene che le
autorità abbiano già iniziato a creare banche dati sugli zingari che vivono
nei campi attorno alle maggiori città. Ammonisce che questo vìola le leggi
europee.
"il punto è che il governo italiano ha rilasciato un decreto
obbligando tutti quelli che vivono nei campi - normalmente zingari - ad
essere archiviati e dicendo da dove arrivino e quale origine etnica abbiano.
Anche quale sia la loro religione, cosa che è assolutamente proibita dalle
nostre leggi. Questo significa realmente creare un database su origine
etnica. Questa è la ragione per cui ci focalizziamo su questo: perché c'è
una contraddizione diretta con la legislazione europea".
Il Commissario Europeo alla Giustizia Jacques Barrot sottolinea che l'Italia
ha promesso di inviare un rapporto dettagliato sui propri piani entro la fine di
luglio.
"E' importante per me che ci sia un'indagine estremamente precisa e
chiara,"
dice. Ma il Commissario dice anche che gli è stato assicurato dal ministro
Maroni che l'agenzia infantile delle Nazioni Unite, l'UNICEF, appoggia il piano
controverso. Questo perché le impronte digitali aiuterebbero ad assicurare che i
bambini Rom vadano a scuola e ricevano l'assistenza sociale.
Facile Bersaglio
Ma Juan de Dios Ramírez-Heredia, presidente della Union Romani della vicina
Spagna, dice che le misure sono in primo luogo collegate alle promesse di
sconfiggere il crimine. Queste promesse sono un elemento chiave della campagna
che hanno riportato Berlusconi al potere all'inizio dell'anno. Il Primo Ministro
ha anche fatto un collegamento esplicito tra il crescere del tasso di
criminalità ed il grande numero di Rom che vivono in Italia.
"Ha vinto sfruttando la paura pubblica sul crescere dell'insicurezza
in Italia. La paura è stata incanalata verso gli zingari, che sono una
minoranza invisibile."
Juan de Dios Ramírez-Heredia aggiunge che i più deboli della società sempre
"finiscono per pagare il prezzo delle politiche anti-migratorie".
Frassoni dice che ora è dovere dell'Europa di agire.
" Non sono neppure sicura che sarà abbastanza, ma la UE è una comunità
di diritti e valori e dobbiamo fare questo oppure saremo mostrati come
totalmente inutili".
Petizione
Nel contempo, oltre 100 membri del Parlamento Europeo - inclusi i leader dei
gruppi parlamentari - mercoledì hanno aggiunto le proprie impronte ad una
petizione di protesta contro la politica italiana.
"Questo è un forte atto politico che intende chiedere una fine immediata a
questa azione,"
ha detto Giusto Catania, parlamentare italiano comunista che ha organizzato
la protesta.
Di Fabrizio (del 10/07/2008 @ 12:25:11, in blog, visitato 1959 volte)
Comunicato stampa di
Luciano Muhlbauer
A Milano proseguono le operazioni di schedatura dei rom e oggi è toccato al
campo autorizzato di via Negrotto, 23. E come al solito, il vicesindaco De
Corato si autocelebra, diramando comunicati stampa e annunciando che
l’operazione di polizia ha permesso l’identificazione di 82 "nomadi italiani,
provenienti principalmente dalla ex-Jugoslavia" e la scoperta di due
edificazioni abusive "in legno e muratura".
Insomma, un altro grande successo per il cosiddetto censimento voluto dal
Governo, per scoprire finalmente chi sono queste persone sconosciute che abitano
nei campi? Non proprio, perché è stato scoperto quello che
già si sapeva e sono state identificate persone già identificate.
Infatti, la Polizia Locale di Milano da anni scheda meticolosamente i rom
presenti sul territorio milanese, come avevamo denunciato cinque giorni fa,
anche se soltanto tre quotidiani - Liberazione, il Manifesto e la Repubblica - e
l’emittente radiofonica Radio Popolare hanno ritenuto opportuno informarne
l’opinione pubblica.
E così è sufficiente prendere in mano il dossier della polizia locale che
raccoglie i dati del periodo ottobre 2006 – dicembre 2007 e consultare la scheda
relativa al campo oggi visitato dalle forze dell’ordine, per sapere quello che
De Corato sostiene di aver scoperto oggi. La scheda parla infatti di 78
abitanti, di "nazionalità: Sinti italiani (Lombardia, Veneto e Friuli) – Estera
(ex Yugoslavia)" e rileva la presenza di "case in legno e muratura che hanno
sostituito le roulotte originarie tutte dotate di servizi interni; le
costruzioni abusive, regolarmente denunciate all’A.G., sono state condonate per
stato di necessità".
Mettendo un attimo da parte ogni considerazione sul concetto inquietante di
"nazionalità" impiegato, risulta dunque evidente che la banca dati della polizia
municipale, la quale fa capo al vicesindaco, dispone già di un quadro completo,
peraltro in continuo e autonomo aggiornamento.
E allora avanziamo ancora una volta alcune domande molto semplici, ma anche
molto importanti. Il Commissario straordinario, Prefetto Lombardi, era a
conoscenza dell’esistenza della banca dati costruita dagli uomini di De Corato e
aveva informato il Ministro Maroni? Chi aveva autorizzato e su quali presupposti
la classificazione su base etnica di dati sensibili, di cittadini italiani e
stranieri, da parte della Polizia Locale di Milano? E visto che la schedatura
etnica già esiste, perché ripeterla con grande dispendio di forze dell’ordine e
annunci pubblicitari, se non allo scopo di umiliare persone colpevoli unicamente
di essere zingari?
Riteniamo che sia preciso dovere della Prefettura e del Ministero fornire una
risposta urgente ed esauriente. Non perché lo chiede Rifondazione Comunista, ma
perché la trasparenza è un atto dovuto nei confronti dei cittadini.
Di Fabrizio (del 10/07/2008 @ 09:15:10, in Europa, visitato 1707 volte)
Da
Roma_Daily_News
3 luglio 2008
Anche se la discriminazione in generale è decresciuta nel continente europeo
durante gli ultimi anni, la discriminazione basata sull'origine etnica è ancora
percepita come estesa, con i Rom in particolare affrontano alti livelli di
pregiudizio, secondo una notizia di Eurobarometro.
Tra le sei categorie investigate (disabilità, età, genere, origine etnica,
religione ed orientamento sessuale), la discriminazione su base di origine
etnica è percepita come la più estesa tra gli Europei ed è considerata essere un
problema più grande di quanto fosse cinque anni fa.
Mentre la discriminazione basata su età, disabilità, religione e genere
sembra essere scesa, quasi la metà degli intervistati (48%) dicono che la
discriminazione etnica sta peggiorando.
Questo è particolarmente il caso dei Paesi Bassi, dove il 71% degli
intervistati hanno detto che la situazione è deteriorata. Ora circa quattro
persone su cinque dicono che la discriminazione è estesa e più di uno su cinque
lo ha testimoniato di persona. La situazione è percepita come peggiore in
Danimarca (69%), Ungheria (61%), Italia (58%) e Belgio (56%), mentre i cittadini
di
Polonia (17%), Lituania (20%), Cipro (23%) and Lettonia (25%) sono più ottimisti
riguardo la situazione nel loro paese rispetto a cinque anni fa.
L'omofobia è tuttora forte
La discriminazione su base dell'orientamento sessuale è vista come la seconda
più comune forma di discriminazione nella UE, con il 51% degli intervistati che
la considerano diffusa. La situazione è peggiore a Cipro, in Grecia ed in
Italia, con circa tre quarti degli intervistati che dicono che l'omofobia è
comune. Ma anche il
Portogallo (65%) e la Francia (59%) sono generalmente percepiti come omofobici.
L'omofobia meno diffusa si vede nei nuovi stati membri, come la Bulgaria (20%),
la Repubblica Ceca (27%), la Slovacchia (30%) e l'Estonia (32%).
Diritti dei cittadini?
La ricerca mostra anche che più della metà degli Europei non conosce i propri
diritti (53%) e potrebbe diventare vittima di discriminazioni o fastidi. In
media, solo un terzo degli intervistati ha detto di essere informato sui propri
diritti. Anche se i cittadini in Finlandia (62%), Malta (49%) e Slovenia (44%)
appaiono essere più informati, i livelli sono molto più bassi in Austria (18%) e Bulgaria (17%).
Rom - categoria speciale
Mentre la media degli Europei dice di trovarsi comoda avendo come vicino
qualcuno di differente origine etnica (con una media di 8,1 su una scala da uno
a dieci, con dieci intervistati "totalmente comodi" ed uno "molto scomodo"), la
situazione è completamente differente quando si tratta di avere vicino un Rom.
Nella Repubblica Ceca come in Italia, quasi la metà degli intervistati (47%) si
troverebbe scomoda (media Ceca 3,7, media Italiana 4,0). Questo è anche il caso
di Irlanda (40%; 4,8), Slovacchia (38%;
4,5), Bulgaria (36%; 4,8) e Cipro (34%; 5,6).
La Commissione invita ad una risposta unitaria
Come parte del pacchetto sociale principale presentato ieri (2 luglio), la
Commissione Europea ha pubblicato anche un rapporto intitolato: "L'esclusione
Rom richiede una risposta unitaria," che guarda ai diversi strumenti disponibili
per l'azione della UE per ottenere una migliore inclusione dei Rom.
Esso identifica diverse aree chiave per azioni, inclusa l'istruzione, la
sanità pubblica e l'uguaglianza di genere. Il documento sarà discusso al Summit
Rom Europei che avrà luogo a Bruxelles il 16 settembre 2008. "I Rom sono una
delle più grandi minoranze etniche nella UE, ma troppo spesso sono i cittadini
dimenticati d'Europa," dice il Commissario per le Pari Opportunità Vladimír Špidla. "Affrontano
persistente discriminazione ed ampia esclusione sociale. La UE hanno una
responsabilità comune nel terminare questa situazione. Abbiamo gli strumenti per
compiere il lavoro - ora dobbiamo usarli più efficacemente."
Links:
Eubarometer:
Discrimination in the European Union: Perceptions, Experiences and
Attitudes
European Commission:
Roma exclusion requires joint response, says EC report
|