Ricevo da Maria Grazia Dicati
"Capire le differenze, valorizzare le diversità". Questo slogan con cui si apre
oggi il Meeting di San Rossore, appuntamento annuale dedicato alla lotta al
razzismo e ai tanti volti che può assumere. Nell’anniversario del manifesto
della razza che fu firmato nel luglio del 1938 proprio in questa località
toscana, l’incontro si inaugura con un appello per fermare la deriva che
attraversa la nostra società. Tra i primi firmatari il premio Nobel Rita Levi
Montalcini, Massimo Livi Bacci, Enrico Alleva, Guido Barbujani, Marcello Buiatti…
I. Le razze umane non esistono.
L'esistenza delle razze umane è un'astrazione derivante da una cattiva
interpretazione di piccole differenze fisiche fra persone, percepite dai nostri
sensi, erroneamente associate a differenze "psicologiche" e interpretate sulla
base di pregiudizi secolari.
Queste astratte suddivisioni, basate sull'idea che gli umani formino gruppi
biologicamente ed ereditariamente ben distinti, sono pure invenzioni da sempre
utilizzate per classificare arbitrariamente uomini e donne in "migliori"e
"peggiori" e quindi discriminare questi ultimi (sempre i più deboli), dopo
averli additati come la chiave di tutti i mali nei momenti di crisi.
II. L'umanità, non è fatta di grandi e
piccole razze. E' invece, prima di tutto, una rete di persone collegate. E' vero
che gli esseri umani si aggregano in gruppi d'individui, comunità locali, etnie,
nazioni, civiltà; ma questo non avviene in quanto hanno gli stessi geni ma
perché condividono storie di vita, ideali e religioni, costumi e comportamenti,
arti e stili di vita, ovvero culture. Le aggregazioni non sono mai rese stabili
da DNA identici; al contrario, sono soggette a profondi mutamenti storici: si
formano, si trasformano, si mescolano, si frammentano e dissolvono con una
rapidità incompatibile con i tempi richiesti da processi di selezione genetica.
III. Nella specie umana il concetto di
razza non ha significato biologico. L'analisi dei DNA umani ha dimostrato che la
variabilità genetica nelle nostra specie, oltre che minore di quella dei nostri
"cugini" scimpanzè, gorilla e orangutan, è rappresentata soprattutto da
differenze fra persone della stessa popolazione, mentre le differenze fra
popolazioni e fra continenti diversi sono piccole.
I
geni di due individui della stessa popolazione sono in media solo leggermente
più simili fra loro di quelli di persone che vivono in continenti diversi.
Proprio a causa di queste differenze ridotte fra popolazioni, neanche gli
scienziati razzisti sono mai riusciti a definire di quante razze sia costituita
la nostra specie, e hanno prodotto stime oscillanti fra le due e le duecento
razze.
IV. E' ormai più che assodato il carattere
falso, costruito e pernicioso del mito nazista della identificazione con la
"razza ariana", coincidente con l'immagine di un popolo bellicoso, vincitore,
"puro" e "nobile", con buona parte dell'Europa, dell'India e dell'Asia centrale
come patria, e una lingua in teoria alla base delle lingue indoeuropee. Sotto il
profilo storico risulta estremamente difficile identificare gli Arii o Ariani
come un popolo, e la nozione di famiglia linguistica indoeuropea deriva da una
classificazione convenzionale. I dati archeologici moderni indicano, al
contrario, che l'Europa è stata popolata nel Paleolitico da una popolazione di
origine africana da cui tutti discendiamo, a cui nel Neolitico si sono
sovrapposti altri immigranti provenienti dal Vicino Oriente.
L'origine degli Italiani attuali risale agli stessi immigrati africani e
mediorientali che costituiscono tuttora il tessuto perennemente vivo
dell'Europa. Nonostante la drammatica originalità del razzismo fascista, si deve
all'alleato nazista l'identificazione anche degli italiani con gli "ariani".
V. E' una leggenda che i sessanta milioni
di italiani di oggi discendano da famiglie che abitano l'Italia da almeno un
millennio. Gli stessi Romani hanno costruito il loro impero inglobando persone
di diverse provenienze e dando loro lo status di cives romani. I fenomeni di
meticciamento culturale e sociale, che hanno caratterizzato l'intera storia
della penisola, e a cui hanno partecipato non solo le popolazioni locali, ma
anche greci, fenici, ebrei, africani, ispanici, oltre ai cosiddetti "barbari",
hanno prodotto l'ibrido che chiamiamo cultura italiana.
Per
secoli gli italiani, anche se dispersi nel mondo e divisi in Italia in piccoli
Stati, hanno continuato a identificarsi e ad essere identificati con questa
cultura complessa e variegata, umanistica e scientifica.
VI. Non esiste una razza italiana ma
esiste un popolo italiano. L'Italia come Nazione si è unificata solo nel 1860 e
ancora adesso diversi milioni di italiani, in passato emigrati e spesso
concentrati in città e quartieri stranieri, si dicono e sono tali. Una delle
nostre maggiori ricchezze, è quella di avere mescolato tanti popoli e avere
scambiato con loro culture proprio "incrociandoci" fisicamente e culturalmente.
Attribuire ad una inesistente "purezza del sangue" la "nobiltà" della "Nazione"
significa ridurre alla omogeneità di una supposta componente biologica e agli
abitanti dell'attuale territorio italiano, un patrimonio millenario ed esteso di
culture.
VII. Il razzismo è contemporaneamente
omicida e suicida. Gli Imperi sono diventati tali grazie alla convivenza di
popoli e culture diverse, ma sono improvvisamente collassati quando si sono
frammentati.
Così è avvenuto e avviene nelle Nazioni con le guerre civili e quando, per
arginare crisi le minoranze sono state prese come capri espiatori. Il razzismo è
suicida perché non colpisce solo gli appartenenti a popoli diversi ma gli stessi
che lo praticano. La tendenza all'odio indiscriminato che lo alimenta, si
estende per contagio ideale ad ogni alterità esterna o estranea rispetto ad una
definizione sempre più ristretta della "normalità". Colpisce quelli che stanno
"fuori dalle righe", i "folli", i "poveri di spirito", i gay e le lesbiche, i
poeti, gli artisti, gli scrittori alternativi, tutti coloro che non sono
omologabili a tipologie umane standard e che in realtà permettono all'umanità di
cambiare continuamente e quindi di vivere. Qualsiasi sistema vivente resta tale,
infatti, solo se è capace di cambiarsi e noi esseri umani cambiamo sempre meno
con i geni e sempre più con le invenzioni dei nostri "benevolmente disordinati"
cervelli.
VIII. Il razzismo discrimina, nega i
collegamenti, intravede minacce nei pensieri e nei comportamenti diversi. Per i
difensori della razza italiana l'Africa appare come una paurosa minaccia e il
Mediterraneo è il mare che nello stesso tempo separa e unisce. Per questo i
razzisti sostengono che non esiste una "comune razza mediterranea". Per spingere
più indietro l'Africa gli scienziati razzisti erigono una barriera contro
"semiti" e "camiti",con cui più facilmente si può entrare in contatto.
La
scienza ha chiarito che non esiste una chiara distinzione genetica fra i
Mediterranei d'Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani
dall'altra. Sono state assolutamente dimostrate, dal punto di vista
paleontologico e da quello genetico, le teorie che sostengono l'origine africana
dei popoli della terra e li comprendono tutti in un'unica razza.
IX. Gli ebrei italiani sono
contemporaneamente ebrei ed italiani. Gli ebrei, come tutti i popoli migranti
(nessuno è migrante per libera scelta ma molti lo sono per necessità) sono
sparsi per il Mondo ed hanno fatto parte di diverse culture pur mantenendo
contemporaneamente una loro identità di popolo e di religione. Così è successo
ad esempio con gli Armeni, con gli stessi italiani emigranti e così sta
succedendo con i migranti di ora: africani, filippini, cinesi, arabi dei diversi
Paesi , popoli appartenenti all'Est europeo o al Sud America ecc. Tutti questi
popoli hanno avuto la dolorosa necessità di dover migrare ma anche la fortuna,
nei casi migliori, di arricchirsi unendo la loro cultura a quella degli
ospitanti, arricchendo anche loro, senza annullare, quando è stato possibile, né
l'una né l'altra.
X.
L'ideologia razzista è basata sul timore della "alterazione" della propria
razza eppure essere "bastardi" fa bene. E' quindi del tutto cieca rispetto al
fatto che molte società riconoscono che sposarsi fuori, perfino con i propri
nemici, è bene, perché sanno che le alleanze sono molto più preziose delle
barriere. Del resto negli umani i caratteri fisici alterano più per effetto
delle condizioni di vita che per selezione e i caratteri psicologici degli
individui e dei popoli non stanno scritti nei loro geni.
Il
"meticciamento" culturale è la base fondante della speranza di progresso che
deriva dalla costituzione dell'Unione Europea. Un'Italia razzista che si
frammentasse in "etnie" separate come la ex-Jugoslavia sarebbe devastata e
devastante ora e per il futuro.
Le
conseguenze del razzismo sono infatti epocali: significano perdita di cultura e
di plasticità, omicidio e suicidio, frammentazione e implosione non
controllabili perché originate dalla ripulsa indiscriminata per chiunque
consideriamo "altro da noi".