Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 11/07/2008 @ 09:25:11, in Regole, visitato 1623 volte)
Da
Religion Clause
Il
Budapest Times riporta che settimana scorsa la Corte Costituzionale ha
deciso su due emendamenti alla legge sui "discorsi d'odio" precedentemente
giudicata
incostituzionale. Un emendamento permetteva di procedere contro un oratore
che dirigesse discorsi chiaramente infiammatori contro persone di un gruppo
religioso od etnico.
Prima i querelanti dovevano dimostrare che il discorso fosse rivolto
direttamente a loro. L'altro emendamento per la prima volta rendeva un discorso
razzista pari all'offesa criminale, punendolo con sino a due anni di
prigione.
Il tribunale aveva precedentemente giudicato entrambe gli emendamenti
eccessivamente restrittivi della libertà di espressione. Aveva anche giudicato
che solo le persone fisiche potevano avere protetta la loro dignità umana.
Questo non era possibile per comunità o gruppi. Criticando la decisione il
parlamentare socialista Gergely Bárándy ha detto che apre la porta agli attacchi
verbali verso Ebrei e Zingari.
Di Fabrizio (del 11/07/2008 @ 10:38:46, in blog, visitato 1546 volte)
Da
Puta a queer invader
Il testo della mia lettera al giornale, pubblicata oggi da Il Domani di
Bologna
Oggi alle 17.00 in Piazza del Nettuno, la cittadinanza bolognese si
ritrova per un appuntamento promosso dall'Arci e dall'Ufficio Stranieri della
CGIL:
Prendete le impronte anche a noi!. L'obiettivo è protestare contro le
schedature dei rom avviate dal Ministro degli Interni Roberto Maroni. Durante il
Bologna Pride, gli organizzatori hanno sottolineato con
iniziative e dichiarazioni che questi provvedimenti prefigurano l'avvio di
una politica discriminatoria su base etnica e che ricordano dolorosamente le
leggi razziali. Leggi razziali che il fascismo approvò contro la popolazione
ebraica e che portarono al confino e ai campi di concentramento anche molte
persone omosessuali. La comunità gay e lesbica bolognese sarà in piazza
a lasciare le sue impronte: se qualcuno dev'essere schedato, che lo siano tutti,
allora. Zingari, froci, etero, donne, operai, casalinghe, impiegati,
disoccupati. Tutti. Fabrizio De André cantava che gli zingari sono
speciali perché sono la memoria vivente del nostro lontanissimo passato di
nomadi e cacciatori. Che questi versi risuonino anche nelle stanze del Viminale:
"Porto il nome di tutti i battesimi / ogni nome il sigillo di un lasciapassare /
per un guado, una terra, una nuvola, un canto / un diamante nascosto nel pane /
per un solo dolcissimo umore del sangue / per la stessa ragione del viaggio,
viaggiare".
Di Fabrizio (del 11/07/2008 @ 12:49:25, in Italia, visitato 2404 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati
"Capire le differenze, valorizzare le diversità". Questo slogan con cui si apre
oggi il Meeting di San Rossore, appuntamento annuale dedicato alla lotta al
razzismo e ai tanti volti che può assumere. Nell’anniversario del manifesto
della razza che fu firmato nel luglio del 1938 proprio in questa località
toscana, l’incontro si inaugura con un appello per fermare la deriva che
attraversa la nostra società. Tra i primi firmatari il premio Nobel Rita Levi
Montalcini, Massimo Livi Bacci, Enrico Alleva, Guido Barbujani, Marcello Buiatti…
I. Le razze umane non esistono.
L'esistenza delle razze umane è un'astrazione derivante da una cattiva
interpretazione di piccole differenze fisiche fra persone, percepite dai nostri
sensi, erroneamente associate a differenze "psicologiche" e interpretate sulla
base di pregiudizi secolari.
Queste astratte suddivisioni, basate sull'idea che gli umani formino gruppi
biologicamente ed ereditariamente ben distinti, sono pure invenzioni da sempre
utilizzate per classificare arbitrariamente uomini e donne in "migliori"e
"peggiori" e quindi discriminare questi ultimi (sempre i più deboli), dopo
averli additati come la chiave di tutti i mali nei momenti di crisi.
II. L'umanità, non è fatta di grandi e
piccole razze. E' invece, prima di tutto, una rete di persone collegate. E' vero
che gli esseri umani si aggregano in gruppi d'individui, comunità locali, etnie,
nazioni, civiltà; ma questo non avviene in quanto hanno gli stessi geni ma
perché condividono storie di vita, ideali e religioni, costumi e comportamenti,
arti e stili di vita, ovvero culture. Le aggregazioni non sono mai rese stabili
da DNA identici; al contrario, sono soggette a profondi mutamenti storici: si
formano, si trasformano, si mescolano, si frammentano e dissolvono con una
rapidità incompatibile con i tempi richiesti da processi di selezione genetica.
III. Nella specie umana il concetto di
razza non ha significato biologico. L'analisi dei DNA umani ha dimostrato che la
variabilità genetica nelle nostra specie, oltre che minore di quella dei nostri
"cugini" scimpanzè, gorilla e orangutan, è rappresentata soprattutto da
differenze fra persone della stessa popolazione, mentre le differenze fra
popolazioni e fra continenti diversi sono piccole.
I
geni di due individui della stessa popolazione sono in media solo leggermente
più simili fra loro di quelli di persone che vivono in continenti diversi.
Proprio a causa di queste differenze ridotte fra popolazioni, neanche gli
scienziati razzisti sono mai riusciti a definire di quante razze sia costituita
la nostra specie, e hanno prodotto stime oscillanti fra le due e le duecento
razze.
IV. E' ormai più che assodato il carattere
falso, costruito e pernicioso del mito nazista della identificazione con la
"razza ariana", coincidente con l'immagine di un popolo bellicoso, vincitore,
"puro" e "nobile", con buona parte dell'Europa, dell'India e dell'Asia centrale
come patria, e una lingua in teoria alla base delle lingue indoeuropee. Sotto il
profilo storico risulta estremamente difficile identificare gli Arii o Ariani
come un popolo, e la nozione di famiglia linguistica indoeuropea deriva da una
classificazione convenzionale. I dati archeologici moderni indicano, al
contrario, che l'Europa è stata popolata nel Paleolitico da una popolazione di
origine africana da cui tutti discendiamo, a cui nel Neolitico si sono
sovrapposti altri immigranti provenienti dal Vicino Oriente.
L'origine degli Italiani attuali risale agli stessi immigrati africani e
mediorientali che costituiscono tuttora il tessuto perennemente vivo
dell'Europa. Nonostante la drammatica originalità del razzismo fascista, si deve
all'alleato nazista l'identificazione anche degli italiani con gli "ariani".
V. E' una leggenda che i sessanta milioni
di italiani di oggi discendano da famiglie che abitano l'Italia da almeno un
millennio. Gli stessi Romani hanno costruito il loro impero inglobando persone
di diverse provenienze e dando loro lo status di cives romani. I fenomeni di
meticciamento culturale e sociale, che hanno caratterizzato l'intera storia
della penisola, e a cui hanno partecipato non solo le popolazioni locali, ma
anche greci, fenici, ebrei, africani, ispanici, oltre ai cosiddetti "barbari",
hanno prodotto l'ibrido che chiamiamo cultura italiana.
Per
secoli gli italiani, anche se dispersi nel mondo e divisi in Italia in piccoli
Stati, hanno continuato a identificarsi e ad essere identificati con questa
cultura complessa e variegata, umanistica e scientifica.
VI. Non esiste una razza italiana ma
esiste un popolo italiano. L'Italia come Nazione si è unificata solo nel 1860 e
ancora adesso diversi milioni di italiani, in passato emigrati e spesso
concentrati in città e quartieri stranieri, si dicono e sono tali. Una delle
nostre maggiori ricchezze, è quella di avere mescolato tanti popoli e avere
scambiato con loro culture proprio "incrociandoci" fisicamente e culturalmente.
Attribuire ad una inesistente "purezza del sangue" la "nobiltà" della "Nazione"
significa ridurre alla omogeneità di una supposta componente biologica e agli
abitanti dell'attuale territorio italiano, un patrimonio millenario ed esteso di
culture.
VII. Il razzismo è contemporaneamente
omicida e suicida. Gli Imperi sono diventati tali grazie alla convivenza di
popoli e culture diverse, ma sono improvvisamente collassati quando si sono
frammentati.
Così è avvenuto e avviene nelle Nazioni con le guerre civili e quando, per
arginare crisi le minoranze sono state prese come capri espiatori. Il razzismo è
suicida perché non colpisce solo gli appartenenti a popoli diversi ma gli stessi
che lo praticano. La tendenza all'odio indiscriminato che lo alimenta, si
estende per contagio ideale ad ogni alterità esterna o estranea rispetto ad una
definizione sempre più ristretta della "normalità". Colpisce quelli che stanno
"fuori dalle righe", i "folli", i "poveri di spirito", i gay e le lesbiche, i
poeti, gli artisti, gli scrittori alternativi, tutti coloro che non sono
omologabili a tipologie umane standard e che in realtà permettono all'umanità di
cambiare continuamente e quindi di vivere. Qualsiasi sistema vivente resta tale,
infatti, solo se è capace di cambiarsi e noi esseri umani cambiamo sempre meno
con i geni e sempre più con le invenzioni dei nostri "benevolmente disordinati"
cervelli.
VIII. Il razzismo discrimina, nega i
collegamenti, intravede minacce nei pensieri e nei comportamenti diversi. Per i
difensori della razza italiana l'Africa appare come una paurosa minaccia e il
Mediterraneo è il mare che nello stesso tempo separa e unisce. Per questo i
razzisti sostengono che non esiste una "comune razza mediterranea". Per spingere
più indietro l'Africa gli scienziati razzisti erigono una barriera contro
"semiti" e "camiti",con cui più facilmente si può entrare in contatto.
La
scienza ha chiarito che non esiste una chiara distinzione genetica fra i
Mediterranei d'Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani
dall'altra. Sono state assolutamente dimostrate, dal punto di vista
paleontologico e da quello genetico, le teorie che sostengono l'origine africana
dei popoli della terra e li comprendono tutti in un'unica razza.
IX. Gli ebrei italiani sono
contemporaneamente ebrei ed italiani. Gli ebrei, come tutti i popoli migranti
(nessuno è migrante per libera scelta ma molti lo sono per necessità) sono
sparsi per il Mondo ed hanno fatto parte di diverse culture pur mantenendo
contemporaneamente una loro identità di popolo e di religione. Così è successo
ad esempio con gli Armeni, con gli stessi italiani emigranti e così sta
succedendo con i migranti di ora: africani, filippini, cinesi, arabi dei diversi
Paesi , popoli appartenenti all'Est europeo o al Sud America ecc. Tutti questi
popoli hanno avuto la dolorosa necessità di dover migrare ma anche la fortuna,
nei casi migliori, di arricchirsi unendo la loro cultura a quella degli
ospitanti, arricchendo anche loro, senza annullare, quando è stato possibile, né
l'una né l'altra.
X.
L'ideologia razzista è basata sul timore della "alterazione" della propria
razza eppure essere "bastardi" fa bene. E' quindi del tutto cieca rispetto al
fatto che molte società riconoscono che sposarsi fuori, perfino con i propri
nemici, è bene, perché sanno che le alleanze sono molto più preziose delle
barriere. Del resto negli umani i caratteri fisici alterano più per effetto
delle condizioni di vita che per selezione e i caratteri psicologici degli
individui e dei popoli non stanno scritti nei loro geni.
Il
"meticciamento" culturale è la base fondante della speranza di progresso che
deriva dalla costituzione dell'Unione Europea. Un'Italia razzista che si
frammentasse in "etnie" separate come la ex-Jugoslavia sarebbe devastata e
devastante ora e per il futuro.
Le
conseguenze del razzismo sono infatti epocali: significano perdita di cultura e
di plasticità, omicidio e suicidio, frammentazione e implosione non
controllabili perché originate dalla ripulsa indiscriminata per chiunque
consideriamo "altro da noi".
Di Fabrizio (del 11/07/2008 @ 13:43:42, in Italia, visitato 1877 volte)
Da
ChiAmaMilano
Voci e storie dei Sinti italiani che chiedono solo di essere trattati come
tutti gli altri cittadini
Noi li chiamiamo zingari, loro ci chiamano gagè: ma la parola ‘zingari’ include
un insieme di comunità di diversa provenienza, religione e tradizioni che si
riuniscono dando origine a un unico popolo, i rom. Un popolo che viene da
lontano, dall’India del Nord, tra la valle dell’Indo e le pendici himalayane e
parla una propria lingua traslitterata dal sanscrito chiamata "romanès".
In questo gruppo ci sono anche i Sinti, i "rom" del Sind (oggi Pakistan): oggi i
Sinti in Italia vivono in comunità sparse in tutta la penisola, costituite per
lo più da piccoli gruppi parentali. Sono cittadini italiani e vivono sulla
Penisola da oltre mezzo secolo. Le loro attività principali rimangono le
giostre, anche nei parchi fissi, e il commercio ambulante. I Sinti che vivono in
Italia sono cittadini italiani a tutti gli effetti, e per ribadire il loro
diritto ad essere riconosciuti e non discriminati hanno manifestato lo scorso
lunedì 7 luglio in piazza San Babila a Milano, contro i provvedimenti decisi dal
governo che li vorrebbe sottoporre a censimento, insieme a tutto il popolo rom.
Guarda il
video
Di Fabrizio (del 11/07/2008 @ 21:49:17, in scuola, visitato 1532 volte)
Ricevo da Michela
La vergogna comincia dalla scuola -
circolopasolini@splinder.com
Benché nessuno voglia parlare di scuola non avendo alcun appeal, ne parlo e
scrivo. Quella che segue è una circolare dell'Ufficio scolastico di Milano per
la "rilevazione" degli alunni Rom e Sinti, rilevazione su base etnica. Da molto
tempo ormai nella scuola italiana il degrado morale e civile impera passando
inosservato. E' un degrado dei comportamenti, dei principi, del linguaggio,
della mentalità. E' da tempo che a ottobre arriva nelle aule una circolare che
parla di sussidi "ad alunni lombardi" intendendo con questo quelli residenti in
Lombardia. Ma il linguaggio rivela. In una scuola italiana si può lasciare
appeso al muro per mesi di una classe prima il discorso che Mussolini fece in
occasione del concordato, e nessuno, delle centinaia di persone che vi
transitano, dica nulla. Solo quando sono messi di fronte alla minaccia di una
denuncia per apologia di reato si disturbano a toglierla. E quante altre cose si
potrebbero raccontare se solo trovassero orecchie ad ascoltare. Non ci stupiamo
quindi se troviamo in questa circolare una scheda con la dizione: "Indicare se
l’alunno è Nomade italiano o straniero". (ic)
UFFICIO SCOLASTICO PROVINCIALE DI MILANO
Formazione - Politiche giovanili e Sostegno alla persona
Prot. n. 3058
Milano, 11 Giugno 2007
Ai Dirigenti Scolastici
delle Scuole di Milano e provincia
Loro Sedi
Oggetto: rilevazione alunni ROM SINTI.
Si informano le SS.LL. che l’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia ha
promosso l’approfondimento della sezione delle ricerca sugli insediamenti delle
famiglie rom e sinte in alcune città della Lombardia, con particolare riguardo
agli aspetti educativi che coinvolgono i minori rom e sinti.
A tale scopo - come sottolinea la lettera, prot. 11897 del 4/6/07 inviata dall’USRL
a questo Ufficio- viene proposta la rilevazione in oggetto che ha come finalità
una raccolta di dati quantitativi e qualitativi che permettano di leggere i
seguenti aspetti:
Caratteristiche dell’alunno
Qualità della presenza in Italia
Situazione abitativa di provenienza
Iter scolastico pregresso
Modalità inserimento nella classe
Tipo di strutturazione delle scuole per accoglienza, inserimento, apprendimento
Livello di frequenza/ motivazione del minore nomade
Esiti scolastici
Rapporti con la famiglia
La tabulazione dei dati, che le SS.LL. vorranno cortesemente inviarci compilando
l’allegata scheda, permetteranno non solo di avere un quadro dettagliato della
realtà nelle scuole della nostra provincia , ma anche di utilizzare tali dati
per una sempre migliore programmazione dell’offerta formativa sia della
scuola sia di altri soggetti istituzionali e non, che sono interessati dalla
problematica dell’inserimento sociale e scolastico dei minori “nomadi”.
Si invitano , pertanto, le SS.LL. a far pervenire entro il 6 Luglio 2007 le
schede contenenti i dati relativi ai propri alunni rom e sinti,
inviandole all’indirizzo e mail intercultura.csa.mi@tiscali.it alla cortese
attenzione della Prof.ssa R.Spadaro, oppure tramite consegna a mano, che dal 20
Giugno 2007, data prevista per il trasloco, dovrà essere indirizzata a USP di
Milano , Via Ripamonti 89 , piano 6° Area Intercultura Successo Formativo.
Si ringrazia per la loro cortese collaborazione e si porgono distinti saluti.
F.to Il Dirigente
Antonio Zenga
La scheda in allegato:
http://www.milano.istruzione.lombardia.it/circ2007/all_30587_07.doc
comprende le seguenti Voci
Denominazione scuola
Sigla Alunno
Età
Sesso
Indicare se l’alunno è Nomade italiano o straniero
Stato in cui è nato
Se straniero, anno di arrivo in Italia
Gruppo nomade di appartenenza (Es. Sinti , Rom , Abruzzesi….)
Luogo di Abitazione (Campo, Appartamento, ….)
Anno di arrivo nell’attuale scuola
Classe in cui è inserito
GRADO di scuola frequentata
Inserimento in classi inferiori all’età (n. anni di ritardo)
Inizio frequenza scolastica: se a settembre o in corso d’anno
Tipo di frequenza (regolare, saltuaria, a periodi alterni )
Proveniente da quale scuola: la stessa, altra italiana , altra straniera
Percorso scolastico pregresso: materna, elementare, media (indicare se in Italia
o estero)
Livello conoscenza lingua italiana orale, scritta: nessuna, elementare ,
sufficiente,buona,…)
Esiti scolastici ottenuti Insuff. Scarsi Suff. Buoni
Programmazione didattica diversificata (per lingua italiana – per discipline…)
se Sì Come:
Attività laboratoriali se Sì Quali,quando:
Attività di supporto con extrascuola se Sì Dove,chi:
Certificazione degli esiti: materiali di verifica “dedicati” se si Come, quali:
Rapporti con la famiglia: se si Come e perché:
Impiego di Mediatori Culturali: se Sì Quando:
Su:
http://www.milano.istruzione.lombardia.it/circ2007/cprot30587_07.html
Di Fabrizio (del 12/07/2008 @ 08:42:14, in Italia, visitato 1703 volte)
Ricevo da
Eleonora Casula
In tutta Italia, giorno dopo giorno, i diritti umani e civili del popolo rom
vengono violati dai nostri amministratori. Un popolo, quello dei Rom, tutelato
sulla carta anche in Sardegna con leggi regionali ad hoc che "danno diritti" ai
"nomadi" per "preservare la loro cultura", ma ciò poi non è praticato dai fatti,
o quando si tenta di praticarlo i soldi stanziati dall'assemblea regionale non
bastano mai.
Nella realtà quotidiana, la pacifica vita del popolo rom, viene disturbata da
raid autorizzati con ordinanze di sgombero immediato dove le loro abitazioni
vengono distrutte, i beni frantumati, e le persone vengono lasciate sulla
strada, ma soprattutto vengono puniti i più piccoli delle comunità, bambini e
bambine che già vivono un difficile contesto di inclusione sociale.
A volte ci capita di legger e notizie di sgombero nelle più svariate parti
d'Italia, rimaniamo immobili, quasi siamo certi che qui, nella nostra terra,
questo non potrebbe mai accadere. Invece accade... Qualche giorno fa, è stato
sgombrato e raso al suolo un insediamento rom che sorgeva ai margini di
Terralba, ed ora la piccola comunità, con 28 minori, è profuga per forza, o
meglio lo sarebbe se non esistesse don Giovanni Usai e la comunità il
Samaritano.
L'apporto dato da Don Giovanni Usai che gli ospita nei terreni della comunità
da lui gestita è sicuramente immenso e prezioso, accogliere e dare nuove
certezze in particolare ai minori ha un grandissimo valore umano e sociale,
dovrebbe essere l'esempio da seguire per tutti noi.
Molti membri e militanti della nostra associazione si battono da anni, per il
rispetto e la tutela di questo popolo e soprattutto per i diritti dei piccoli
rom sempre oltremodo violati.
Noi che abbiamo camminato con loro, che abbiamo pianto e festeggiato,
sentiamo un profondo disagio quando leggiamo il battage politico sulla nostra
stampa regionale, e, come tutt* quell* che da sempre si occupano di esseri umani
in difficoltà leggere quotidianamente sulla stampa di amministratori e politici
pro o contro ROM, come se non si trattasse di essere umani con i loro corpi, i
loro sorrisi, le loro gioie, i loro amori e i loro dolori ci fa male. Non basta
e non serve dire IO SONO UNO ZINGARO, IO SONO UN IRREGOLARE come te, non è
utile, non risolve il problema, continua purtroppo a fomentare un'ulteriore
bagarre, ora più che mai serve ora più che mai la SOLIDARIETA' CONCRETA. Per ora
le famiglie rom, e per i loro bimbi, in età scolastica sono ben ospitati presso
la comunità il SAMARITANO, serve tutto, ma soprattutto servono azioni concrete,
come ci ha confermato lo stesso don Giovanni USAI, da lui in prima persona sono
stati accolti umanamente, alloggiano in tende fornite dalla protezione civile,
hanno acqua luce e quel che serve per TIRARE A CAMPARE.
Però non basta, non basta perché lo sgombero del loro campo li ha lasciati
inermi senza nulla. Ora è giunto il momento di dare una concreta mano di aiuto,
perchè questo è quello che vi chiedono ed è quello che ci siamo resi conto che
serve. Soltanto Don Giovanni e i suoi amici non possono bastare e noi ci
troviamo in DOVERE, in DOVERE UMANO, di chiedere aiuto a tutta la popolazione
sensibile a questo problema. Servono con urgenza BENI ALIMENTARI (pasta, sugo,
zucchero, caffè....) ABITI e BIANCHERIA INTIMA, PANNOLINI, LATTE PER BAMBINI;
Giocattoli per i bimbi, MEDICINE di primo soccorso, antinfiammatori,
antistaminici e altro (forniamo la lista a chi la dovesse richiede) - chiediamo
ai medici della provincia di Oristano e anche oltre di aiutarci nella raccolta.
Necessita tutto il vostro aiuto, anche se non potete materialmente economico,
la nostra associazione come sempre fatto fin ora pubblicherà tutto online, per
questo mettiamo a disposizione il nostro conto corrente postale n 83660159
intestato all'associazione EL GATO OBRERO o IBAN IT75 L076 0117 4000 0008 3660
159 bonifici o conto paypal
gatoobrero@yahoo.it con causale "per i bimbi rom di Terralba".
E' necessario fare un'azione concreta, un gesto di solidarietà umana per
ridare fiducia a chi oggi è sotto accusa proprio come se vi fosse in atto una
pulizia etnica. Quello che sta succedendo in questo territorio oramai è
diventato ridicolo. Prima un sindaco rade al suolo un campo per altro ben
sistemato, poi un altro emana un'ordinanza di sgombero immediato, e l'emana non
nei confronti dei Rom ma intima Don Giovanni. A noi sorge il dubbio che si
preferisce vedere le kampine dei rom parcheggiate lungo le strade provinciali
del nostro territorio. Non è più dignitoso e più sicuro per loro stessi e per i
bimbi stare comunque, si accampati, ma accampati in un luogo sicuro e
protetto???Noi siamo e sosteniamo Don Giovanni ma sopratutto stiamo dalla parte
dei Rom, nostri fratelli.
In questi giorni i nostri tanti amici portano avanti una raccolta di beni
necessari e, saremmo come associazione in piazza ad Oristano per raccogliere il
vostro contributo, comunicheremo al più breve ore e luoghi, ma nel frattempo
restiamo a disposizione sulla nostra utenza 3397916117 o su mail
gatoobrero@yahoo.it affinché tutt* i
cittadini che volessero contribuire con un gesto solidale possano farlo
liberamente ed al più presto.
ciao a tutti
eleonora
blog:
http://gatoobrero.blogspot.com
Di Fabrizio (del 12/07/2008 @ 08:52:38, in Europa, visitato 1797 volte)
Da
Roma_Daily_News
Riporta La Repubblica nell'edizione online, che i cittadini Europei
più infastiditi dalla presenza dei Rom sono gli Italiani, seguiti soltanto dai
Cechi, secondo i dati rivelati da una ricerca di Euro-barometro condotta tra
febbraio e marzo sull'argomento della discriminazione nell'Unione Europea.
Approssimativamente il 47% degli intervistati Italiani dichiara di essere
importunato dall'idea di avere un vicino Rom, comparato alla media EU del 24%.
Questa è la più alta percentuale vista in Europa, ma l'Italia non è il
solo paese in questa posizione, dato che anche il 47% dei Cechi è infastidito
dalla prospettiva di vivere vicino ad una persona Rom. Segue la Slovacchia, col
38%. Ma la situazione è differente in Francia, dove soltanto il 15% degli
intervistati è infastidito dalla presenza dei Rom, mentre la percentuale in
Germania è del25%.
Attraverso la UE, il 24% degli Europei, vale a dire un quarto della
popolazione, non vuole avere niente a che fare con gente di etnia Rom. Secondo i
dati da Euro-barometro, la percentuale riguardo gli altri gruppi etnici scende
in questo caso al 6%.
D'altra parte, soltanto il 5% degli Italiani dichiara di avere amici Rom, la
stessa percentuale è presente pure tra gli intervistati Tedeschi. Ma in
Francia, questa percentuale è del 14%, la stessa della percentuale generale
europea.
I dati del sondaggio indicano che il 14% degli Italiani non si sente
infastidito dai Rom, comparato con la media Europea del 36%. In Francia, questa
percentuale è del 48%, comparato al 33% della Germania.
Nel medesimo contesto, possiamo vedere che i tre quarti degli intervistati
Polacchi considerano che la tematica Rom sparirebbe se avessero un lavoro.
D'altra parte, l'avversione verso i Rom è minore in Polonia che in
Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, scrive il giornale
Gazeta Wyborcza.
La maggioranza dei Polacchi (92%) considera che ogni bambino Rom ha il
diritto di imparare nella stessa classe di altri bambini; soltanto il 4% la
pensa differentemente. In confronto, i rapporti sono del 77% e del 18% in
Slovacchia.
Il Centro di Ricerca per l'Opinione Pubblica in Polonia (CBOS) puntualizza il
fatto che nel loro paese, il numero dei Rom è inferiore di quello di altri paesi
inclusi nella ricerca. Per questo, l'opinione dei Polacchi è, in larga misura,
il risultato di stereotipi e non è basato sull'esperienza reale. Solo il 19% dei
Polacchi dichiara di conoscere i Rom, mentre questa percentuale ammonta a circa
l'80% negli altri paesi.
Secondo altri studi di CBOS, i Rom causano ancora la più alta avversione tra
tutti, ma questa decresce di anno in anno. Nel 1995, il 73% dei Polacchi
dichiarò la propria avversione verso i Rom, mentre la percentuale scese al 59%
nel 2007.
DIVERS – www.divers.ro
Di Fabrizio (del 12/07/2008 @ 09:07:21, in Europa, visitato 1469 volte)
Da
rage against the world
Sempre più dura la reazione dell'America latina alla direttiva Ue sulle
espulsioni
Dopo la minaccia di chiudere i rubinetti del petrolio, Hugo Chávez ha avvertito
nuovamente l'Unione europea: se andrà avanti con la nuova direttiva
sull'immigrazione, Caracas potrebbe rispondere con l'espulsione di capitali
europei. L'Assemblea Nazionale (Parlamento) del Venezuela analizzerà
prossimamente la proposta lanciata dal presidente: "Se i governi d"Europa
applicano la direttiva per il ritorno degli immigrati illegali approvata
recentemente dal Parlamento dell'Ue - ha detto la presidente dell'Assemblea
Nazionale, Cilia Flores - si metterà in pratica il principio della reciprocità"
e "si prenderanno delle misure rispetto ai capitali presenti nel nostro
territorio". Il messaggio di Chávez è stato chiaro: "Se l"Europa inizia a
oltraggiare il nostro popolo", allora "noi potremmo prendere in considerazione"
una nuova norma, ovvero "una legge di ritorno dei capitali europei".
L'avvertimento non poteva essere più esplicito: "Se ne vadano, tornino in
Europa. Qui ci sono varie banche europee, potrebbero andarsene" come le
"compagnie petrolifere". Chávez ha assicurato che le aziende e i cittadini del
vecchio continente vengono accolti a braccia aperte nel paese sudamericano, ma
ha avvisato: "Siamo disposti a far sì che ci rispettino in tutto il mondo". In
Venezuela esistono importanti investimenti europei nel settore del greggio (da
Total a Statoil) e nel campo finanziario (ad esempio i gruppi spagnoli Bbva o
Santander).
Non è la prima accesa reazione di Chávez contro la nuova politica migratoria
approvata dai 27 membri dell'Unione. Qualche settimana fa il leader venezuelano
annunciò la possibile sospensione delle vendite petrolifere ai paesi che
applicheranno la direttiva. Si calcola che circa 1,8 milioni di latinoamericani
senza documenti potrebbero essere interessati dalla nuova legge.
Anche il vicepresidente del Parlamento venezuelano, Saúl Ortega, ha
assicurato che l"Assemblea Nazionale discuterà la proposta di Chávez. Tutta
l'America latina - secondo Ortega - dovrebbe rispondere contro questa nuova
politica migratoria. Una delle condanne più dure, finora, è arrivata dai
presidenti del Mercosur.
Di Fabrizio (del 12/07/2008 @ 11:35:51, in Italia, visitato 2142 volte)
VAKRIBEN* !
Giornata Rom all'insegna del dialogo interculturale in Europa
Università La Sapienza, P.le Aldo Moro, Roma – 17 Luglio 2008
17.30 TAVOLA ROTONDA Rom, sinti e camminanti: dall'esclusione all'integrazione
europea
[Aula Amaldi, Dipartimento di Fisica]
Saluti:
Renato GUARINI, Rettore Università La Sapienza
Pier Virgilio DASTOLI, Direttore Rappresentanza in Italia della
Commissione europea
Introduzioni:
Commissione europea: Joachim OTT, Unità Azioni contro le
Discriminazioni, DG Occupazione, affari sociali e pari opportunità
Parlamento europeo: Roberta ANGELILLI (UEN), Marco CAPPATO
(ALDE), Monica FRASSONI (VERDI), Viktoria MOHACSI (ALDE)
Onu: Marta GUGLIELMETTI, Referente Italia Campagna del Millennio
Testimonianze:
Roberta CIPOLLINI, Docente Facoltà di Sociologia, Università La Sapienza
Umiza HALILOVIC, Portavoce Villaggio Rom di Monte Mario
Mirko GRGA, Gruppo di lavoro CILAP/EAPN Italia partecipazione persone e
povertà
Alexian Santino SPINELLI, Rappresentante per l'Italia dello European Roma
and Travellers' Forum e Docente di Lingua e Cultura Romanì all'Università di
Trieste
Pino PETRUZZELLI, Regista e attore, autore del libro "Non chiamarmi
zingaro"
Sergio GIOVAGNOLI, Presidente ARCI Solidarietà Lazio ONLUS
Carlo DE ANGELIS, Presidente Coordinamento Nazionale Comunità di
Accoglienza (CNCA) Lazio
Modera il dibattito Angela MANGANARO, Giornalista Sole 24Ore
19.30 Buffet
21.00 Serata di cinema, musica e poesie
[Piazzale della Minerva, Università La Sapienza]
Proiezione del cortometraggio: "Treni strettamente riservati", realizzato
da Fandango Film per l'Ufficio per l'Italia del Parlamento europeo. Presenterà
il cortometraggio l'autore e regista Emanuele Scaringi
HOT CLUB DE ZAZZ, formazione musicale dedicata al musicista jazz Django
Reinhardt
Lettura poesie Romanì da Alexian Santino SPINELLI
MUSICANTI RUDARI musica tradizionale e moderna di area balcanica
ALEXIAN GROUP musica romanì di diverse regioni del mondo
Una delegazione della Commissione europea e del Parlamento europeo visiterà
venerdì 18 i campi Rom Salone, Casilino 900, Candoni e Martora
In collaborazione con:
Sapienza – Università di Roma – Parlamento europeo Ufficio per l'Italia –
EAPN Arci Solidarietà – Ermes Cooperativa sociale Onlus -CNCA
Per ulteriori informazioni, contattare: Elena Montani,
Elena.Montani@ec.europa.eu –
06.69999215
* Vakriben significa dialogo in lingua romanì
Rosella Conticchio Schirò
Commissione europea
Rappresentanza in Italia
Via IV Novembre, 149
00187 Roma
tel. + 39 06 69999 204
fax + 39 06 679 16 58
e-mail:
Rosella.Conticchio-Schiro@ec.europa.eu
http://ec.europa.eu/italia
Da
Bulgarian_Roma
Blowing the Blues Away by Vesselin Dimitrov
I giovani Rom trovano nelle offerte musicali una via di fuga dagli slum
bulgari
2 luglio 2008 SOFIA | Angel Tichaliev sembrava vecchio e stanco mentre aspetta
alla stazione nella sua città di Sliven, Bulgaria. Era già primavera, ma quel
famoso trombettista aveva indosso il cappotto. Tossiva.
Sino all'anno scorso, Tichaliev e la sua banda, la
Karandila Gypsy Brass
Orchestra, suonava ogni estate sui palchi dei più grandi festival di musica
europei. Ma i problemi di asma del leader della banda peggioravano e i Karandila
dovettero tagliare le loro esibizioni.
Benché la carriera del Tichaliev abbia cominciato a calare, egli è molto fiero.
Angel Tichaliev
insegna a giovani musicisti pieni di speranza. L'anno scorso, Tichaliev ha
aperto una scuola di musica per ragazzi nel quartiere-ghetto dove vive. Foto di Nadezhda Chipeva.
Nonostante l'occasionale ostilità che la banda incontra, i Karandila hanno
superato la scena della musica locale e sono diventati un hit internazionale.
Tichaliev, 53 anni, suona da quando era un bambino ma non fu conosciuto finché
non si unì ai Karandila. Nel suo paese, la musica ha aiutato Tichaliev e gli
altri membri del complesso nell'integrarsi nella società bulgara.
"Tutti qui ci conoscono - anche i topi," dice il trombettista.
E' questo amore per la musica che Tichaliev spera cambierà la vita dei
giovani Rom che affrontano difficoltà simili. Recentemente, il musicista ha
deciso di creare una scuola per la gioventù svantaggiata di Nadezhda, il
quartiere Romani di Sliven.
"Ho avuto questo sogno," ha detto Tichaliev. "Aiutare i bambini, perché anche
se vanno a scuola, non sono ben istruiti. Ho deciso di fare qualcosa per loro."
Gli occhi di Tichaliev si illuminano quando parla dello studio, dove insegna a
15 ragazzi tra gli 8 e i 14 anni. "Alcuni di loro frequentano il sesto grado ma
non saprebbero calcolare tre volte sei. La musica è la loro unica possibilità."
LA STRADA PER LA FAMA
I Karandila iniziarono a Sliven il 10 luglio 1994. Quella fu una data storica
per la Bulgaria, perché la nazionale di calcio batté la Germania nei quarti di
finale del Campionato Mondiale negli Stati Uniti. Yordan Letchkov, nato a Sliven,
segnò il gol vincente ed quel gruppo di musicisti da matrimonio improvvisò
un'aria chiamata "Letchkov Kocheck", suonando in città tutta la notte.
Letchkov gradì ed appoggiò i musicisti, aiutandoli a trovare ingaggi ed anche
a registrare il loro primo album, Estate Zingara, nel 1999.
Nel contempo i Karandila iniziarono a suonare nei festival in Bulgaria. Lo
stile proprio della banda - un mix distinto di ritmi balcanici e zigani e di
ottoni americani - fece presa e presto vennero notati dagli scout della musica
internazionale. La banda da allora ha condiviso i palchi con star della
world-music come Orchestre Baobab e Fanfare Ciocarlia.
La carriera della banda raggiunse il culmine nel 2002 quando furono invitati
al Vienna Volksoper per sostenere alcune speciali performance dell'operetta
Contessa Maritza di Emmerich Kalman. La direttrice Vera Nemirova, figlia di
immigrati Bulgari, aveva ascoltato i Karandila a Sofia e fu così impressionata
da cambiare la partitura di "Contessa Maritza" perché i musicisti Romani
potessero suonare con l'orchestra classica.
I Karandila suonarono con i propri tempi e stile e secondo i media locali il
pubblico ne fu entusiasta. Il giornale viennese Kurier giudicò lo
spettacolo un trionfo. Una banda di ottoni Zingari salì sul palco ed
"improvvisamente un sound mai ascoltato in una prima guidò il Teatro
dell'Opera," scrisse il giornale.
VIVERE ROMANI
Alla luce del loro successo musicale, può sembrare sorprendente che tutti i
12 membri del gruppo continuino a vivere a Nadezhda, un povero quartiere
adiacente lo scalo merci di Sliven.
Circa un quarto dei 100.000 abitanti di Sliven sono Rom, e la maggior parte
vive tra le mura di Nadezhda. Il muro, ricorda Tichaliev, fu costruito alla metà
degli anni '80, per fermare i furti dei treni che da Sliven passavano verso
l'URSS.
Tichaliev ci ha raccontato questa storia mentre attraversavamo il muro ed
entravamo in quello che tutti qui chiamano "il ghetto" in una strada fangosa.
Era difficile vedere perché i lampioni erano rotti. Non c'era nessuno per
strada, a parte pochi ragazzi che fumavano tranquillamente al buio.
Nonostante l'atmosfera oppressiva, una recente indagine dell'istituto
bulgaro di ricerca GfK cita Nadezhda come esempio di tolleranza verso la
minoranza Romani. In nessun'altra città bulgara i Rom sono accettati meglio che
qui, riporta l'indagine, puntualizzando che gli indicatori del tasso di
disoccupazione dei Rom della città è del 40%, molto meno della stima nazionale
del 70%. Un investimento nell'istruzione già dal 1977 ha aiutato i Rom ad
integrarsi ed ha promosso "lo sviluppo di sani rapporti sociali tra differenti
gruppi etnici di Sliven" ha detto Dimirar Kostov, capo del Dipartimento
Integrazione di Sliven.
In generale, d'altra parte, "l'intero gruppo etnico è discriminato dalla
società [Bulgara]" asserisce la ricerca.
Tichaliev ha detto di aver provato la discriminazione solo una volta nella
vita, ma il suo manager, Viktor Lilov, potrebbe raccontare un'altra storia.
Lilov, fondatore della
Messechina Music, ha promosso i Karandila dal 2005.
"Durante uno dei nostri primi tour con i Karandila, stavamo aspettando
nell'aeroporto di Sofia, quando un ufficiale della dogana mi si è avvicinato,"
racconta Lilov. L'ufficiale chiese a Lilov cosa facessero "quegli Zingari"
nell'aeroporto. Lilov rispose che erano musicisti che rappresentavano la cultura
Bulgara attraverso l'Europa.
"Quelli sono Zingari, non Bulgari," rispose l'ufficiale.
Lilov ammette di non avere difficoltà ad organizzare concerti all'estero, ma
quando vengono in Bulgaria, suonano meno spesso. "E' quasi impossibile trovare
il supporto finanziario per gli spettacoli," dice Lilov, la cui compagnia dirige
musicisti e produce musica. "Quando gli sponsor sentono il termine 'musica
Zingara' perdono interesse.
RIDARE INDIETRO
La banda appare occasionalmente in patria, ed è attesa per suonare in due
festival Bulgari a luglio. Un concerto a Sofia lo scorso maggio potrebbe aver
indicato un nuovo inizio, non per il suo successo - c'erano solo 300 persone, si
lamenta Lilov - ma perché ha visto il debutto dei "Karandila Junior", una banda
dei ragazzi che stanno studiando con Tichaliev.
Quando la salute del trombettista peggiorò nel 2007, decise di investire
tempo e denaro per sviluppare i successori della sua banda. Costruì una stanza
per le ripetizioni accanto alla sua casa a Nadezhda, e poi iniziò a cercare
giovani talenti.
Cominciò invitando il figlio del musicista più anziano della banda, ma poi
la voce girò nel ghetto ed i ragazzi iniziarono ad arrivare ogni giorno per le
audizioni. Tichaliev spiega che prima cercò di ottenere un'impressione sul senso
del ritmo dei ragazzi. Poi, misurò quanto i ragazzi erano seri sulla musica come
carriera. Nell'ottobre 2007, aveva già 10 studenti.
Diversi mesi dopo che aveva iniziato ad insegnare ai ragazzi, Tichaliev aprì
una porta e mi guidò in una stanza stretta, ricoperta di manifesti dei
differenti festival in cui avevano suonato i Karandila senior.
Uno dopo un altro, i ragazzi di Karandila hanno rivelato come iniziano le
lezioni giornaliere. Di solito, si parte alle sei e si prosegue per due ore, ma
erano tutti in ritardo con l'eccezione di un ragazzo magro in giacca di
cuoio. "Non posso aspettare di venire qua tutte le sere. E' molto più
interessante della scuola", dice Hasan, il ragazzo.
Tichaliev è un insegnante paziente. Lascia suonare i ragazzi , fermandoli di
volta in volta per dare istruzioni. La lavagna sul muro è ricoperta delle sue
note musicali scribacchiate. "Devono imparare la struttura della musica, i tempi
dell'improvvisazione è finito", dice.
Benché sia il principale insegnante, Tichaliev chiama spesso insegnanti
professionali dalla vicina città di Kotel - dove si trova una delle due scuole
superiori di musica in Bulgaria - per aiutarlo.
"Aspettate e vedrete, in pochi anni la piccola Karandila sarà di classe
mondiale," ha detto il manager Ivaylo Ivanov, alla prima dei ragazzi a Sofia.
Ivanov ripetè in seguito le stesse parole, quando Tichaliev scese dal palco.
Ivanov ha detto che i suoi piani sono di lavorare con questo gruppo di ragazzi e
non aggiungere per il momento nuovi musicisti.
Ivanov repeated the same words soon afterwards, as Tichaliev came down from the
stage. Ivanov said his plans are to work with this group of boys and not add any
new musicians for the time being. e non aggiungere qualsiasi nuovi musicisti per
il momento.
Tichaliev ha sospirato. "Bene, farò qualsiasi cosa che posso per loro,
qualsiasi cosa…"
Vesselin Dimitrov is a TOL correspondent in Sofia.
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