Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

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Di Fabrizio (del 24/06/2008 @ 10:37:20, in casa, visitato 1558 volte)

Da Libero.it

Lunedí 23.06.2008 12:41 "Si può essere esemplari anche nel demolire le baracche. Forse una cerimonia di addio sarebbe stato chiedere troppo, ma far sapere a quelle persone dove sarebbero andate ad abitare qualche giorno prima di demolire loro la casa sarebbe stata una normale regola di educazione civica".

La sala principale della Casa dell’Architettura è al buio. Lo schermo nero è attraversato dalle parole inviate in una lettera al ex sindaco di Roma, Veltroni, in occasione dello sgombero di Campo Boario, un campo Rom a Testaccio. Compaiono le prime immagini di "Rome to Roma - diario nomade". È un film documentario di Giorgio De Finis sui rom realizzato dal Laboratorio di Arte urbana Stalker di Roma, in collaborazione con l’Università di Roma Tre e l’Università di Belgrado presentato nella capitale alla presenza del Prefetto Carlo Mosca, Don Bruno Nicolini, presidente Centro Studi Zingari e una platea piena di studenti. Il documentario è la cronaca di un seminario che ha visto oltre 40 studenti provenienti da tutto il mondo andare alla scoperta dei campi nomadi delle capitali.

Partito da Roma, il gruppo di studenti ha attraversato l’Adriatico alla scoperta dei campi rom della capitale serba Belgrado, e poi ancora di Skopje, in Macedonia. Quella di Roma, però, è stata la tappa più importante ed una sperimentazione particolare che ha portato alla luce una realtà complessa, come spiega lo stesso Prefetto di Roma, Carlo Mosca. "Roma è ricca di temi complessi - spiega il Prefetto -. È una città dove si vive drammaticamente il tema della casa, dove ci sono 6 mila procedimenti per sfratti, 2 mila sfratti esecutivi, dove c’è una carenza abitativa che portano a tutta una serie di condizioni che creano frattura sociale. Ma Roma è anche una città che è coinvolta in un altro tema, quello delle popolazioni senza territorio. Questo non è un tema di ordine pubblico e sarebbe molto facile ridurlo a tema di sicurezza pubblica: è un tema squisitamente sociale".

Altra questione è quella della battaglia dei numeri dovuta alla mancanza di un vero e proprio censimento, segno anche questo di non curanza della presenza di questo "popolo leggero". "Sul territorio romano  - continua Mosca - qualcuno dice che siano 9 mila, qualcuno 15 mila, qualcun altro arriva a stimare queste popolazioni su 20 mila. Il primo obiettivo è innanzitutto conoscere questa realtà. Ci sono zingari che abitano a Roma da 40 anni. È una realtà che merita attenzione e conoscenza per sapere chi sono, a quale etnia appartengono, che età hanno e quali problemi. Bisogna cominciare ad ascoltare i rom".

Il progetto di un film, l’interesse da parte del Laboratorio Stalker e di alcuni docenti universitari, nasce dai recenti eventi che hanno interessato i rom. Sgomberi e allontanamenti sono state la miccia di un progetto che da anni aveva investito nella ricerca all’interno dei campi rom. "Allontanare i rom dalla città di Roma - racconta Lorenzo Romito, tra i fondatori del gruppo Stalker - e concentrarli in quelli che sono stati chiamati i villaggi della solidarietà, ci ha preoccupati e abbiamo sentito il bisogno di fare quel che potevamo. Cercare di fare rete tra le università e confrontarci con questo fenomeno insieme agli studenti". L’idea del film e del seminario nascono anche da precedenti iniziative del gruppo.

"Questo percorso è più ampio di quello che si vede nel film, è cominciato con un corso universitario durante il quale siamo andati ad esplorare le rive del Tevere, per incontrare migliaia di persone che abitano e vivono in questi luoghi. Abbiamo proposto un corso che ci portasse dentro la realtà dei campi per imparare dai rom".

Salviati, Casilino 900, Campo Boario e attraversando il mare Gazela, Kralijevo, Shutka. Questi i campi rom e le realtà attraversate dai giovani osservatori e futuri architetti con lo scopo di pensare un modello abitativo nuovo, leggero e che risponda alle esigenze di tutti. "Si tratta di comprendere e realizzare quelle pratiche abitative e costruttive che sono proprie delle diverse realtà rom - Francesco Careri, decente di arte civica presso l’università di Roma Tre e fondatore del Laboratorio Stalker -. Provare ad inserirle in un disegno che sia ammissibile e comprensibile da tutti. Questo non solo per accompagnare i rom nella loro emancipazione abitativa in Italia, ma anche per apprendere da loro strategie che possano contribuire a offrire soluzioni al più generale problema della casa che le nostre città si trovano ad affrontare".

Tre settimane per portare alla luce una realtà abitativa estrema fatta di ripari, nascondigli e vere e proprie baraccopoli dove trovano rifugio persone invisibili ad una città inaridita e che da anni guarda il fiume come ad un ostacolo da attraversare.

"L’aspetto più grave che pesa sull’integrazione – spiega don Bruno Nicolini, presidente Centro Studi Zingari - è questo disprezzo tremendo, ma soprattutto la mancanza di fiducia. Bisogna entrare nel tempo della responsabilità, è il tempo in cui occorre dare fiducia alle comunità. Ci chiedono fiducia, ma la fiducia viene sono se diamo loro responsabilità".

Dai rom, secondo don Bruno Nicolini, possiamo imparare tanto sulle diversità e sulla importanza che loro le attribuiscono. I rom riportano al centro dell’attenzione i rapporti primari tra le persone, rapporti che forse la nostra città contemporanea ha perso di vista. La pellicola continua a scorrere.

"Queste non sono immagini di Roma – scriveva Pier Paolo Pisolini nel 1966 parlando delle borgate –.  So ben figurarmi gli occhi che sorvolano queste immagini senza guardarle. Sono gli occhi di coloro che pensano che le borgate non siano non solo un problema loro, ma un problema attuale". La sala è illuminata dalle immagini degli sgomberi. Il film viene trascinato via dallo schermo con le ruspe e la luce scompare con le baracche di Casilino 900, parete dopo parete. Resta il silenzio prima dell’applauso, resta ancora una delle domande della voce narrante: sarebbe possibile sgomberare e trasferire con la partecipazione, invece che demolire con le ruspe e sgomberare con la forza?

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Di Fabrizio (del 24/06/2008 @ 09:54:41, in Italia, visitato 1759 volte)

Ricevo da Sara Graziani

COMUNICATO STAMPA: ROM..anticamente ZINGARI
INCONTRO CON PROIEZIONE VIDEO


Giovedì 26 giugno 2008, ore 17.00
Palazzo Valentini - Sala delle Bandiere (Via IV Novembre 119/A)

"I Rom: rubano per cultura; sono nomadi per cultura; inaffidabili per cultura..", stereotipi che rappresentano un popolo sconosciuto.

Dopo le fiamme nei campi rom di Ponticelli a metà maggio, le schedature su base etnica di cittadini Rom e Sinti a Milano, lo sgombero di aree di sosta a Roma, le molotov in un campo a Napoli, un popolo cerca di sopravvivere difendendo le proprie tradizioni, la propria cultura.

Rom..anticamente Zingari, vuole rappresentare più che un incontro un viaggio di avvicinamento a culture solo apparentemente così lontane da noi.

Mediatori culturali, esponenti delle comunità Rom, studiosi, ripercorreranno le tappe del cammino che ha portato la popolazione di etnia Rom dall'India fino in Europa, facendo chiarezza sui molti luoghi comuni che da sempre colpiscono le comunità zingare.

L'Associazione Duncan 3.0, con il Patrocinio della Provincia di Roma, presenta una iniziativa che coinvolge istituzioni, associazioni e i rom in prima persona, per confrontarsi, discutere di politiche sociali, ma soprattutto per conoscere e illustrare la cultura rom, dal viaggio fino agli istituti culturali più importanti (l'arte, l'assetto sociale, gli anziani, la danza...) e fare una panoramica di come le comunità rom sono distribuite sul nostro territorio.

Una conferenza dibattito con proiezione video con l'obiettivo di mostrare al pubblico la cultura Rom da una prospettiva diversa rispetto a quella comunemente lasciata passare sui media ed affrontare con autorità politiche e personalità del sociale un tema quanto mai attuale.

Giovedì 26 giugno 2008, ore 17.00 Palazzo Valentini - Sala delle Bandiere (Via IV Novembre 119/A)

Relatori:
GIANLUCA PECIOLA, consigliere provinciale
ARMANDO GNISCI, Università di Roma "Sapienza"
PAOLO PERRINI, dirigente Arci Solidarietà del Lazio
GRAZIANO HALILOVIC, mediatore culturale

Partecipano:
CECILIA D'ELIA, Assessore alle politiche culturali della Provincia di Roma
CLAUDIO CECCHINI, Assessore alle politiche sociali e per la famiglia ed ai rapporti istituzionali della Provincia di Roma

PORTERA' IL SUO SALUTO LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PROVINCIALE, PINA MATURANI

Sono stati invitati:
NICOLA ZINGARETTI, Presidente della Provincia di Roma,
CARLO MOSCA, Prefetto di Roma.

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Di Fabrizio (del 24/06/2008 @ 09:01:09, in Kumpanija, visitato 1403 volte)

Da Roma_Daily_News

Indo-Asian News Service

Giovedì 19 giugno 2008 (Mumbai) -Per secoli sono stati temuti, disprezzati ed invidiati. Gli zingari, una minoranza etnica europea, continuano ad affrontare una discriminazione che non è molto differente da quella che i Dalit in India devono contendersi.

Una squadra di funzionari ungheresi, nazione che ha un'alta popolazione di zingari itineranti, è stata a Mumbay per studiare il lavoro fatto per migliorare la vita dei Dalit e portare a casa qualche lezione.

"Gli Zingari sono stati considerati uno strano popolo quando erano nomadi, e questo fu 200 anni fa. L'alienazione continua." dice Timea Borovzsky, capo del Direttorato Generale per le Pari Opportunità (DGEO) del Ministero Ungherese per l'Istruzione e la Cultura.

"E' come la discriminazione di casta contro i Dalit in India," dice Borovzsky.

Borovzsky assieme ad altri due membri del DGEO ha visitato a lungo le asciutte alture interne della regione del Vidarbha nel nord est della Maharashtra.

Durante la loro tranquilla visita, hanno studiato come i Dalit vivono in capanne illuminate dei lampi degli uragani e fanno fronte a pregiudizi di casta.

"Volevamo vedere di persona che tipo di progetti sono stati implementati in India per aiutare i Dalit a rialzarsi," dice Gabor Sarkozi, vice direttore generale di DGEO.

"In Europa ci sono 15 milioni di Zingari ed in Ungheria, la popolazione è tra i 600.000 e  700.000. Sono la più grande minoranza etnica e la comunità più oltraggiata," aggiunge Sarkozi.

Suri Szilivia, ricercatrice ed interprete di DGEO, dice. "Gli Zingari o Cigan come sono chiamati in Ungheria, hanno una connessione millenaria con l'India. Le semantiche del loro linguaggio è simile al Sanscrito."

"Ma oltre a ciò, il riformatore sociale indiano Babasaheb Ambedkar è una figura riverita da loro come pure da noi ricercatori in Ungheria," dice Suri.

"Nei posti pubblici, i membri della maggioranza comunitaria vorrebbero andare via piuttosto che essere visti con un Cigan. I Rom sono serviti con riluttanza negli hotel e raramente vengono offerti loro lavori rispettabili. Persino il tono verso di loro ha una tinta derogatoria." aggiunge Suri.

Sarkozi puntualizza che in Ungheria, "gli zingari (una parola politicamente scorretta) o Rom o Cigan sono costretti a vivere con mitici stereotipi sociali come quelli che da voi (India) hanno le cosiddette tribù criminali."

"Sono scuri di pelle ed hanno i più alti tassi di abbandono scolastico. Sono guardati dall'alto in basso e la gente li evita. Vivono in ghetti, anche se questi slums non sono così male come quelli che abbiamo visto nei villaggi vicino a Nagpur,'' dice Sarkozi.

Sarkozi dice anche che il governo ungherese negli ultimi anni ha tentato di sollevare questa comunità che, attualmente ha i più alti tassi di disoccupazione e campa di lavori stagionali nel campo delle costruzioni o di lavori agricoli dallo stipendio quotidiano.

Secondo Borovszky, ''Una delle ragioni per cui abbiamo selezionato l'India è stata precisamente per la natura della discriminazione che è tanto simile tra loro e i Dalit."

"Abbiamo trovato diversi progetti estremamente interessanti, innovativi e socialmente rilevanti nel portare un cambio a comunità depresse e marginalizzate," dice Borovszky.

Sarkozi ha detto che la discriminazione è diventata più aperta negli ultimi 20 anni. "Durante il regime comunista non era così. Ma ora stanno emergendo strutture parallele di discriminazione. Vogliamo che siano assorbiti nella società maggioritaria e siano trattati con equità."

Quindi cosa dire sull'apartheid per questa comunità nelle istituzioni?

"Benché non ci siano politiche simili, un progetto simile è stato a suo tempo introdotto, ma senza successo. Negli ultimi 20 anni, sono cresciuti diversi gruppi come i neonazisti e gli skinhead. Finora non sono diventati violenti, ma sono estremamente virulenti riguardo tali politiche," dice Sarkozi.

Parlando dei progetti che questo gruppo di studio intende introdurre in Ungheria, dice Szilivia, "Intendiamo sviluppare il progetto ed inoltre introdurre laboratori per gli insegnati, così che possano imparare come entrare in empatia con questi popoli marginalizzati."

"Nel nostro giro, abbiamo trovato associazioni caritative ed OnG che lavorano con i Dalit, unendosi empaticamente con forza irreprimibile. E' una cosa che vogliamo infondere tra gli insegnanti che lavorano in scuole per gli zingari," aggiunge Sarkozi.

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Di Fabrizio (del 24/06/2008 @ 00:37:20, in Italia, visitato 1481 volte)

Ricevo da Tommaso Vitale

NOTA PER LA STAMPA
Gravissima aggressione ai danni di un cittadino rumeno: il Naga chiede venga fatta chiarezza

Milano, 23 giugno 2008. Sei giorni di prognosi per trauma cranico dopo una notte in osservazione al pronto soccorso dell'Ospedale San Paolo: Stelian Covaciu (rom rumeno), con la sua famiglia, sarebbe stato "allontanato" con questi esiti dalla polizia lo scorso venerdì 19 giugno dalla baracca lungo la massicciata della stazione di San Cristoforo dove viveva con la moglie, i tre figli minorenni e la nuora incinta.

Secondo quanto raccontato dallo stesso Covaciu, l’aggressione segue un episodio analogo avvenuto martedì 17 giugno, quando alle 8.00 del mattino si sono presentate due persone, presentatesi come poliziotti, che, in assenza del padre, hanno minacciato i componenti della famiglia Covaciu, tra l'altro intimandoli di lasciare la baracca se non volevano venisse distrutta. Poco dopo, i due hanno costretto i Covaciu a entrare nella sala di attesa della stazione per un controllo, li hanno strattonati, perquisiti e lì trattenuti, fino a quando il capostazione, richiamato dalle urla dei bambini, della madre e del padre nel frattempo intervenuto, ha chiesto spiegazioni.

I due, nel rispondere di essere poliziotti, hanno comunque lasciato andare la famiglia.

La notte di venerdì Stelian Covaciu è stato minacciato dalla polizia, percosso e questa volta è finito al pronto soccorso, dove ha passato una notte in osservazione; è stato infine dimesso alle 15.30 di sabato pomeriggio, alla presenza di giornalisti e associazioni di volontariato.

Si aggiunga, infine, che fino ad ora alla famiglia Covaciu sarebbe stato fisicamente impedito di ritirare i loro averi, tuttora giacenti nella baracca, sorvegliata a vista dalla polizia.

Il Naga, che con i gruppi Medicina di strada e SOS Espulsioni offre assistenza sanitaria e legale a chi vive nelle aree dimesse ed i campi rom della città di Milano, chiede con forza che venga fatta chiarezza su tali gravissimi avvenimenti, ennesimi episodi di sopruso e discriminazione a danno di rom rumeni, persone che, benché cittadini europei, troppo spesso non sono nelle condizioni di sporgere denuncia, per timore delle possibili ripercussioni.

Per maggiori informazioni
Segreteria di direzione - NAGA
02 58 10 25 99
389 51 55 818
naga@naga.it
www.naga.it

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Di Fabrizio (del 23/06/2008 @ 20:05:06, in scuola, visitato 1963 volte)

Ricevo da Maria Grazia Dicati

Al Ministro della Pubblica Istruzione MariaStella Gelmini

Egregio Sig. Ministro,

quale Presidente della "Federazione Rom e Sinti Insieme" e a nome mio personale, appartenente alla minoranza Rom, mi rivolgo a Lei in qualità di garante e responsabile del diritto allo studio nel nostro Paese.

Il clima di intolleranza che ha determinato in questi giorni gli episodi di violenza condannati in primis dall'Unione Europea di cui l'Italia è paese membro, deplorati anche da intellettuali, giornalisti, associazioni, comunità Cristiane, singoli cittadini, attraverso petizioni e appelli alle più alte cariche dello Stato e della Chiesa Cattolica, ricordano e reclamano la sicurezza anche per gli stessi Rom e Sinti.

Sicuramente il gesto della ragazzina di Napoli, forse di etnia rom, ha fatto da detonatore alle tensioni che covavano da anni, mettendo in moto una "giustizia fai da te", montata ora dopo ora tra gente esasperata e stufa del degrado, ma , individuare nei gruppi sociali più deboli o nelle etnie più indifese il nemico da prendere come pretesto per i problemi del momento, colpevolizzare interi popoli, accusati di essere per loro stessa natura subdoli, violenti, pericolosi, ci riporta a tempi di un nostro triste e funesto passato.

Siamo profondamente indignati per il comportamento di nostri concittadini che, ci condannano, non per responsabilità e colpe individuali, ma spesso per la nostra appartenenza etnica ignorando, le parole di un Grande come Primo Levi "Non comprendo, non sopporto che si giudichi un uomo non per quello che è ma per il gruppo cui gli accade di appartenere"

Siamo altresì indignati e preoccupati anche per tutti i Rom e Sinti in Italia da moltissimi anni, sprovvisti della cittadinanza Italiana, difficile se non impossibile da ottenere nelle condizioni in cui vivono, soprattutto ora.

Se l'attuale ondata , a mio avviso, irrazionale e pericolosa, scaturisce da una frattura culturale profonda, non vorremmo che fossero colpiti anche i nostri bambini, circa il 50% della nostra popolazione; sarebbe davvero insopportabile scoprire che anche nella tutela dei minori e dei loro diritti universali, esistono bambini di serie A e bambini di serie B.

Chiediamo a Lei di fare piena luce su quanto accaduto a una bambina Sinta di 8 anni a Brescia, oggetto di infamanti insulti da parte dei compagni di scuola e che è stata bersaglio di lanci di sassi. mentre si allontanava con la madre,

Fatti come questo, purtroppo non unici e non primi, contribuiscono a fomentare altro odio e altra violenza in un luogo che per sua natura e dovere istituzionale non può essere che educativo e rispettoso di tutte le culture, compresa quella dei Rom e dei Sinti.

Chiediamo a Lei di sollecitare i Dirigenti Scolastici, i Docenti e tutti coloro che lavorano nella scuola, affinchè vigilino perché simili episodi non si ripetano e non diventino ulteriore causa di abbandono scolastico da parte degli alunni Sinti e Rom frequentanti le scuole del nostro Paese.

Ci auguriamo che soprattutto i Docenti, si sentano impegnati nel loro difficile lavoro quotidiano e sappiano mettere in atto attraverso la loro etica professionale tutte le strategie possibili per arginare ed impedire quanto potrebbe accadere anche in loro presenza.

Siamo convinti che l'esempio e le idee di Don Milani siano più che mai attuali e siano certamente condivise dai Docenti che hanno nelle loro mani il futuro dei nostri bambini e di conseguenza anche il futuro del nostro Paese :

"Se mandate via i poveri dalla scuola non è più una scuola; è un ospedale che cura i sani e manda via i malati, diventa uno strumento di differenziazione sempre più irrimediabile."

La testimonianze di Rebecca, ragazzina Rom prodigio, un talento che ricorda il grande artista Otto Mueller, sviluppato senza insegnanti, disegnando e dipingendo all'interno di baracche o sotto i ponti, perseguitata da razzismo e politiche intolleranti, o l'esempio del ragazzo Rom di quattordici anni che vive in un campo nomadi della provincia di Cagliari, risultato il più bravo della classe, per voti e condotta, costituiscono per tutti noi motivo di riflessione e di condanna per quanti, in questo momento, sollecitano provvedimenti in contrasto con i diritti dei bambini.

Molteplici sono le problematiche che impediscono ed interferiscono per una piena e completa scolarizzazione dei bambini Sinti e Rom, problematiche che non sempre la scuola da sola può e deve affrontare, in quanto sono di competenza di altri Enti ed altre Istituzioni.

Per questo Le chiediamo di affrontare questa vergognosa piaga del nostro Paese sia attraverso l'assunzione di responsabilità da parte di altri Ministeri, ma anche attraverso il coinvolgimento degli stessi Sinti e Rom che in questi anni hanno maturato la dovuta esperienza e competenza nel settore.

Nel ringraziare i Dirigenti e le Scuole che nell'Anno Europeo del Dialogo Interculturale, hanno condiviso ed attuato il progetto Esmeralda per una corretta conoscenza dei Rom e dei Sinti, desideriamo citare ancora una volta gli insegnamenti di Don Milani :"Non dimentichiamo mai che il vero cantiere della pace e della guerra siamo noi nel piccolo ambito dei nostri rapporti quotidiani. Noi, come membri della specie umana, non siamo in condizione di continuare il nostro percorso storico se non confrontandoci con la presenza dell'Altro come tale".

La saluto con gratitudine

Federazione Rom e Sinti Insieme - Il presidente: Nazzareno Guarnieri

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Di Fabrizio (del 23/06/2008 @ 18:11:27, in scuola, visitato 1553 volte)

Ricevo da Maria Grazia Dicati

MILANO - Una classe ghetto per bambini rom. O quasi. Succede alla scuola dell´infanzia di via Magreglio a Milano. Il prossimo anno scolastico ci saranno 25 bambini rom, alcuni del vicino campo nomadi di via Triboniano. Di questi, tredici finiranno in un´unica classe, con altri quattro bimbi stranieri e otto italiani. Da qui la protesta del collegio scolastico: «Se il ruolo della scuola è quello di promuovere un pieno e completo processo di integrazione, come può il Settore educazione creare classi nelle quali c´è una presenza elevata di bambini della stessa etnia e in cui gli stessi, anziché beneficiare di una sana e serena integrazione, si vedranno maggiormente emarginati? Non sarebbe più rispettoso per i bambini un´equa distribuzione in almeno due scuole?».

Una richiesta arrivata, sotto forma di lettera, all´assessore comunale alle Politiche sociali e rilanciata dalla Cgil. «È giusto inserire i bambini rom nelle scuole comunali, ma metterne così tanti in un´unica classe diventa una forma di ghettizzazione, così non si costruisce l´integrazione», spiega Adriano Sgrò, segretario cittadino della Cgil-funzione pubblica. La scuola di via Magreglio ha quattro classi - che da settembre diventeranno cinque - e cento bambini, tra cui molti figli di stranieri. Ma mai, finora, bambini rom. I 25 in arrivo sono stati inseriti dalla Casa della Carità di don Virginio Colmegna (i genitori hanno firmato il "Patto di legalità") che, in realtà, aveva iscritto i bambini del Triboniano in cinque scuole della zona, per evitare alte concentrazioni, e invece ha scoperto che il Comune ha dirottato la maggior parte proprio in via Magreglio. La protesta delle insegnanti non è però una questione di razzismo, anzi. «Non è che non vogliamo questi bambini - spiegano - ma è un numero troppo alto, considerando che non abbiamo una formazione professionale adeguata e mancano mediatori culturali e strutture».

Ora, dopo la lettera inviata all´assessore Moioli e dopo la denuncia della Cgil, si aspettano risposte dal Comune. E fanno una riflessione amara: «Ci sentiamo ancora una volta abbandonate nella nostra dignità di professioniste e di lavoratrici. Dovremo affrontare una sfida come questa, senza nessun tipo di aiuto e di sostegno da parte dell´Amministrazione che tanto parla di qualità del servizio educativo e poco o nulla investe, riducendo i servizi a baby parcheggi e a pura assistenza sociale. Ma il ruolo di noi insegnanti è ben altra cosa».

23-06-2008 La repubblica LUCA DE VITO ORIANA LISO

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Di Fabrizio (del 23/06/2008 @ 09:49:32, in Italia, visitato 1633 volte)

Ricevo da Tommaso Vitale

ROMA (22 giugno) - Chi si aspetta uno stile silenzioso e senza sorprese cambi passerella. Non c'è traccia nel Dna di Vivienne Westwood di quella pesante, soffocante e sbiadita normalità. Sarà per l'aria rivoluzionaria respirata accanto ai Sex Pistols al fianco del marito- manager della band punk britannica, o per quell'inconsueta quanto invidiabile voglia di non ripetersi. Fatto sta che madame Viv non si arrende e dopo essersi battuta per i diritti civili aderendo alla campagna Liberty creando t-shirt da collezione con lo slogan I am not a terrorist, please don't arrest me, a Milano ha portato alla settimana della moda i rom. Non solo la loro cultura tradotta in abiti per la collezione uomo primavera-estate 2009, ma proprio loro. Sfilano modelli dalla pelle ambrata, tatuaggi, sorrisi incastonati in dentature d'oro, catenoni e stampe floreali, cachemire indiano, camicie a righe e pantaloni stretti e tirati. Resuscitato il tartan westwoodiano di due icone come Cary Grant e Clark Gable, regalato all'icona del fashion newyorkese Carrie di Sex and City l'abito (sfortunato) per convolare a nozze con l'amato Big, madame Viv è scesa in strada, ha respirato le atmosfere dei vicoli metropolitani senza casa e si è lasciata affascinare dalla cultura dei nomadi. Cosa non gradita a tutti.

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Di Fabrizio (del 23/06/2008 @ 08:47:39, in Italia, visitato 1778 volte)

Ricevo da Maria Grazia Dicati

La Federazione Rom e Sinti insieme promuove per il giorno 10 Luglio 2008 a Roma alle ore 14.00 al Foro Boario del Quartiere Testaccio (a 700 metri dalla stazione Piramide della Metro linea B) l’assemblea pubblica:

"Dosta… Basta … manipolazione e autoreferenzialità. Rom e Sinti: dialogo diretto e ruolo attivo",

INVITA a partecipare Rom e Sinti, gli amici di Rom e Sinti, la società civile ed i cittadini dell’Italia multiculturale e solidale per dire BASTA! … alla discriminazione razziale verso Rom e Sinti, per CHIEDERE la piena applicazione delle norme e dei principi Costituzionali, Europee ed Internazionali, il rispetto della legalità e la sicurezza per tutte le persone, nessuno escluso.

Individuare nelle minoranze Rom e Sinte il nemico da prendere come pretesto e colpevolizzare una intera popolazione, accusata di essere pericolosi criminali, ci riporta ai tempi di un nostro funesto passato, quando anche Rom e Sinti hanno ingiustamente pagato con la perdita di vita umane.

La lettura dei dati dal punto di vista mediatico, individuale o politico, incuranti delle conseguenze che le false dichiarazioni e l’agire politico/mediatico hanno nella popolazione, sottolinea come la richiesta di legalità sia una "maschera" che non collega più la causa all’effetto e che genera insicurezza.

L’obiettivo dichiarato sembrerebbe quello di "garantire la sicurezza", ma spesso l’effetto concreto è quello di aumentare inutilmente il tasso di percezione dell’insicurezza e della paura civile senza risolvere il problema in modo responsabile, ma sempre funzionale al proprio tornaconto mediatico, individuale o partitico.

Le minoranze Rom e Sinte non hanno mai chiesto privilegi, ma LA NORMALITA’, cioè i riconoscimenti democratici di minoranza, alla pari di tutte le altre minoranze, ed essere protagonisti pensanti di una sicurezza sociale basata sulla risoluzione non violenta dei conflitti e nelle relazioni sociali e culturali aperte, responsabili e solidali.

La Federazione Rom e Sinti insieme dice BASTA! … DOSTA!...

Dosta! … illegalità, insicurezza

DOSTA! … al comportamento di quei cittadini, quei politici e quei media che ci condannano, NON per responsabilità e colpe individuali, ma per la nostra appartenenza etnica, senza conoscerci

DOSTA! … alle dichiarazioni pubbliche false, diffamanti e discriminanti di tutti i rom e di tutti i sinti, che fanno da detonatore alle tensioni, mettendo in moto una "giustizia fai da te", montata ora dopo ora tra gente esasperata.

DOSTA! … al clima di odio razziale diffuso dai principali media italiani contro le minoranze Rom e Sinte, con mistificazioni e falsità, senza alcun diritto di replica alla rappresentatività Rom e Sinta, alla quale hanno sempre negato la presenza attiva e concesso spazio mediatico a presunti esperti, opportunisti senza scrupoli, che si sono arrogati il diritto di autorappresentare Rom e Sinti

DOSTA! … alle soluzioni "differenziate", segreganti e discriminanti, senza prospettiva di NORMALITA’, subite passivamente da Rom e Sinti

DOSTA! … all’indifferenza verso i Rom immigrati, costretti a fuggire dal loro paese per la guerra, arrivati in Italia da moltissimi anni e ancora oggi sprovvisti di documenti e della cittadinanza Italiana, difficile se non impossibile da ottenere nelle condizioni in cui vivono, soprattutto ora

DOSTA! … ALL’ASSENZA di un dialogo diretto e di un ruolo attivo di Rom e Sinti

DOSTA! … al "lavoro sporco" per frammentare e dividere Rom e Sinti.

DOSTA! … manipolazione, autoreferenzialità, assistenzialismo culturale

La "Federazione Rom e Sinti insieme" INVITA ad aderire e a partecipare all’assemblea pubblica del 10 luglio 2008 a Roma con un caloroso appello:

a Rom e Sinti per rendere visibile la nostra numerosa presenza, per dare voce alle nostre proteste e alle nostre proposte, per farci conoscere direttamente;

a tutte le persone Rom e Sinte che hanno usufruito di corrette opportunità per "farcela", per non essere più costretti a nascondere e rinnegare la propria storia familiare e personale per la paura della discriminazione razziale;

agli amici di Rom e Sinti per sostenere il dialogo diretto ed il ruolo attivo di Rom e Sinti, per dire BASTA! … alle violenze e alle violazioni;

ai cittadini dell’Italia multiculturale e solidale per la piena affermazione dei diritti e dei doveri per tutti, nessuno escluso;

alle organizzazioni della società civile per manifestare solidarietà alla popolazione Rom e Sinta;

alle personalità e gli artisti Italiani ed Europei, per dire con autorevolezza "NO alla discriminazione razziale, SI all’applicazione delle norme e dei principi Costituzionali, Europee, Internazionali.

Federazione Rom e Sinti insieme

Per adesioni: federazioneromsinti@yahoo.it
Per aggiornamenti sull’assemblea pubblica: http://comitatoromsinti.blogspot.com

Programma provvisorio:
1° parte della giornata: assemblea pubblica con interventi diversi
2° parte della giornata: manifestazione culturale

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Di Fabrizio (del 22/06/2008 @ 13:22:59, in Italia, visitato 1844 volte)

di Roberto Malini

Il caso di Rebecca Covaciu e di suo padre, il missionario cristiano evangelico Stelian, è emblematico del clima che circonda oggi il popolo Rom in Italia. Le segnalazioni di atti di violenza, minacce e insulti razzisti nei confronti di Rom, attuate da cittadini italiani, neonazisti o membri delle forze dell'ordine ("presunti membri" sottolineano le autorità) aumentano ogni giorno. Quando le vittime protestano o reclamano i loro diritti attraverso associazioni per i Diritti Umani o i media, si verificano ritorsioni immediate, sempre più dure. Alcuni Rom, soprattutto romeni, sembrano essersi volatilizzati e le loro famiglie non ne hanno più notizia di loro. Come denunciato dall'europarlamentare ungherese di etnia Rom Viktoria Mohacsi, la pratica della sottrazione dei bambini Rom da parte delle autorità è tuttora in atto e riguarda ormai centinaia di casi. Le madri Rom, che improvvisamente si vedono sottrarre i loro piccoli, tentano in molti casi il suicidio, "anche bevendo benzina o candeggina," ci ha detto un testimone. Pesanti intimidazioni colpiscono ormai anche gli attivisti. "Affiancando il Gruppo EveryOne nelle azioni di supporto alla famiglia Covaciu," ci ha confidato ieri un volontario, "ho vissuto giorni di terrore. Chi tutela i Rom è trattato dalle autorità con ostilità, come se fosse un criminale pericoloso o un favoreggiatore di delinquenti. Viviamo in un regime dittatoriale che sta operando una purga etnica, ma la complicità fra carnefici e media fa sì che la tragedia umanitaria avvenga nell'indifferenza". Per fortuna l'Europa e le Nazioni unite sono molto vicine alla rete antirazzista che si è creata in Italia. Il commissario europeo per i diritti umani Thomas Hammarberg è costantemente in contatto con il Gruppo EveryOne e il Coordinamento Nazionale Antidiscriminazioni e in questi giorni effettuerà un audit presso le Istituzioni italiane per identificare le azioni da intraprendere. Anche il Cerd (Comitato delle Nazioni unite contro la discriminazione razziale) e l'Unicef sono in rete con noi e intendono attuare interventi sia in relazione al caso di Rebecca che in generale per combattere la persecuzione dei Rom. Non dimentichiamo, poi, il sostegno alle campagne del Gruppo EveryOne e del Coordinamento Nazionale Antdiscriminazioni che i radicali e alcuni gruppi politici europei ( ALDE, PSE, Verts/ALE, Gruppo GUE/NGL ecc.) non fanno mai mancare. "La campagna per i diritti del popolo Rom ci vedrà sempre accanto a voi," mi ha assicurato recentemente Marco Pannella. Contemporaneamente, l'europarlamentare Viktoria Mohacsi si impegna con grandi energie per divulgare la realtà di un'oppressione che assume i contorni foschi di un nuovo olocausto. La nuova sinergia con l'Associazione Thèm Romanò (Mondo Zingaro) e la crescita progressiva del Coordinamento Nazionale Antidiscriminazione ci assicurano la possibilità di attuare strategie nazionali e internazionali a 360 gradi. Tornando al gravissimo episodio di persecuzione della famiglia Covaciu, ricordiamo che Stelian è membro del Gruppo EveryOne e che da molte parti questo particolare comincia ad essere associato alle molteplici aggressioni che si sono verificate contro di lui. Minacce gravi e intimidazioni di ogni genere hanno già toccato, ormai, praticamente tutti i membri del Gruppo EveryOne, nonostante il Parlamento europeo abbia intimato agli Stati membri dell'Unione di assicurare un clima di collaborazione intorno alle organizzazioni che operano per i Diritti Umani e di evitare di ostacolare il loro operato, fondamentale in una società democratica. Dopo l'aggressione del 17 giugno e il pestaggio del 19, il giorno successivo, 20 giugno 2008, gli stessi agenti violenti, ancora in divisa e brandendo i micidiali manganelli, sono tornati in Piazza Tirana e hanno setacciato la zona, chiedendo con tono minaccioso ai Rom del posto dove potessero trovare Rebecca. In previsione del nuovo raid, però, il nostro gruppo e i suoi partner milanesi avevano già spostato la famiglia in un luogo sicuro. A tutti gli antirazzisti, un invito a centuplicare gli sforzi, perché l'arroganza e la violenza manifesta da parte degli aguzzini, coperta pervicacemente e acriticamente dalle autorità, non è segno di forza, ma di quel nervosismo incontrollato che appartiene ai vili. Il coraggio non deve venir meno a nessuno, perché se quattro anni fa eravamo in poche unità a fronteggiare gli abusi e i pogrom nei confronti delle famiglie Rom, oggi siamo in migliaia. E se prima la stampa, le televisioni e le radio attuavano una censura totale, riguardo a questo argomento (fatta eccezione per network come radio Radicale, Radio Popolare e IndyMedia), oggi vi sono decine di giornalisti democratici che diffondono regolarmente la cronaca della persecuzione, rompendo la cortina di complicità e silenzio. Nessuno di voi, amici antirazzisti, è solo.

Contatto:
Gruppo EveryOne
Tel. (+ 39) 331-3585406 - (+ 39) 334-8429527
www.everyonegroup.com :: info@everyonegroup.com

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Di Fabrizio (del 22/06/2008 @ 09:40:33, in Europa, visitato 1372 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

20.06.2008

Spettabili,

Signore e Signori, istituzioni, politici, attivisti...

Il 20 giugno è [stato] il Giorno internazionale del Rifugiato, ma per molti anni la popolazione Rom è stata fuori dalle loro case, forzata a migrare e sono rifugiati. La nostra reazione è simile a quella degli anni scorsi perché non abbiamo visto cambi positivi. In questo giorno è meglio il dolore della celebrazione. Questa è una chiamata per una nostra maggiore responsabilità ed uno stimolo più effettivo nel risolvere le tematiche dei Rom rifugiati.

Il Congresso Nazionale Rom (RNC) come Federazione di movimenti Romani dei diritti civili ed umani, organizzazione rivolta a combattere il razzismo anti-Romani e gli abusi dei diritti umani sui Rom, continua a premere per un miglioramento dei diritti dei Rom. RNC come organizzazione internazionale con lo scopo di rappresentare e stimolare la partecipazione attiva e l'integrazione del popolo Romani sui principi della moderna società europea è tuttora preoccupata per i Rom rifugiati dal Kosovo. RNC sta scrivendo per esprimere la propria grave preoccupazione sulla situazione irrisolta di molti rifugiati della regione balcanica.

Oggi stiamo testimoniando contro la moderna deportazione dei rifugiati dai paesi europei, con vecchi strumenti non democratici. Il maggior esempio non umano è la situazione dei Rom rumeni in Italia. A questo aggiungiamo i suggerimenti dei politici europei che dicono che ognuno è benvenuto eccetto  Rom. Se andiamo indietro di diversi anni, 8 anni dopo che la guerra in Kosovo è finita, e i Rom sono ancora rifugiati senza nessun visibile meccanismo di sviluppo. I Rom non sono stati inclusi nei negoziati per definire il futuro status del Kosovo, anche se RNC ha fatto pressione in tutti questi anni per migliorare la loro situazione.

La tragedia dei rifugiati Rom non è stata tenuta in conto seriamente da molti soggetti, i rifugiati Rom non sono un "piccolo errore" ed un danno collaterale delle guerre dei Balcani, specialmente se sono una minoranza senza stato, questo è un momento urgente in cui la UE e gli altri soggetti internazionali devono avere un serio approccio verso questa situazione che dura da 8 anni. I Rom tuttora hanno di fronte violazioni della dignità e dei diritti umani basici in Kosovo, quando volontariamente decidono di farvi ritorno, ma d'altra parte molti Rom richiedenti asilo in paesi terzi europei, hanno di fronte gli sgomberi forzati e le deportazioni.

In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, RNC chiede nuovamente con urgenza il miglioramento dei Rom rifugiati nella regione balcanica e la definizione del loro status, tentando di focalizzare l'attenzione verso i Rom rifugiati in seguito alla guerra del Kosovo e delle precedenti guerre balcaniche. RNC intende fare pressione alle autorità internazionali per implementare compiutamente tutti gli standard relativi ai rifugiati. Il 20 giugno, come Giorno Internazionale del Rifugiato, sembra ora un giorno comune, abbiamo misure dichiarative visibili, ma non abbiamo misure visibili ed effettive per tutto l'anno, forse soltanto i nomi degli alti rappresentanti sono cambiati, ma la tragedia dei rifugiati Rom rimane soggetto di immensa preoccupazione per tutti noi. Diritti dei rifugiati senza status legale sono soltanto un'illusione.

In fede,

Devlesa

Asmet Elezovski

Spokesman of Roma National Congress (RNC), ERTF delegate

asmetelezovski@yahoo.com

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