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Persecuzione dei Rom: una spirale di violenza, ma cresce la rete antirazzista
Di Fabrizio (del 22/06/2008 @ 13:22:59, in Italia, visitato 1845 volte)

di Roberto Malini

Il caso di Rebecca Covaciu e di suo padre, il missionario cristiano evangelico Stelian, è emblematico del clima che circonda oggi il popolo Rom in Italia. Le segnalazioni di atti di violenza, minacce e insulti razzisti nei confronti di Rom, attuate da cittadini italiani, neonazisti o membri delle forze dell'ordine ("presunti membri" sottolineano le autorità) aumentano ogni giorno. Quando le vittime protestano o reclamano i loro diritti attraverso associazioni per i Diritti Umani o i media, si verificano ritorsioni immediate, sempre più dure. Alcuni Rom, soprattutto romeni, sembrano essersi volatilizzati e le loro famiglie non ne hanno più notizia di loro. Come denunciato dall'europarlamentare ungherese di etnia Rom Viktoria Mohacsi, la pratica della sottrazione dei bambini Rom da parte delle autorità è tuttora in atto e riguarda ormai centinaia di casi. Le madri Rom, che improvvisamente si vedono sottrarre i loro piccoli, tentano in molti casi il suicidio, "anche bevendo benzina o candeggina," ci ha detto un testimone. Pesanti intimidazioni colpiscono ormai anche gli attivisti. "Affiancando il Gruppo EveryOne nelle azioni di supporto alla famiglia Covaciu," ci ha confidato ieri un volontario, "ho vissuto giorni di terrore. Chi tutela i Rom è trattato dalle autorità con ostilità, come se fosse un criminale pericoloso o un favoreggiatore di delinquenti. Viviamo in un regime dittatoriale che sta operando una purga etnica, ma la complicità fra carnefici e media fa sì che la tragedia umanitaria avvenga nell'indifferenza". Per fortuna l'Europa e le Nazioni unite sono molto vicine alla rete antirazzista che si è creata in Italia. Il commissario europeo per i diritti umani Thomas Hammarberg è costantemente in contatto con il Gruppo EveryOne e il Coordinamento Nazionale Antidiscriminazioni e in questi giorni effettuerà un audit presso le Istituzioni italiane per identificare le azioni da intraprendere. Anche il Cerd (Comitato delle Nazioni unite contro la discriminazione razziale) e l'Unicef sono in rete con noi e intendono attuare interventi sia in relazione al caso di Rebecca che in generale per combattere la persecuzione dei Rom. Non dimentichiamo, poi, il sostegno alle campagne del Gruppo EveryOne e del Coordinamento Nazionale Antdiscriminazioni che i radicali e alcuni gruppi politici europei ( ALDE, PSE, Verts/ALE, Gruppo GUE/NGL ecc.) non fanno mai mancare. "La campagna per i diritti del popolo Rom ci vedrà sempre accanto a voi," mi ha assicurato recentemente Marco Pannella. Contemporaneamente, l'europarlamentare Viktoria Mohacsi si impegna con grandi energie per divulgare la realtà di un'oppressione che assume i contorni foschi di un nuovo olocausto. La nuova sinergia con l'Associazione Thèm Romanò (Mondo Zingaro) e la crescita progressiva del Coordinamento Nazionale Antidiscriminazione ci assicurano la possibilità di attuare strategie nazionali e internazionali a 360 gradi. Tornando al gravissimo episodio di persecuzione della famiglia Covaciu, ricordiamo che Stelian è membro del Gruppo EveryOne e che da molte parti questo particolare comincia ad essere associato alle molteplici aggressioni che si sono verificate contro di lui. Minacce gravi e intimidazioni di ogni genere hanno già toccato, ormai, praticamente tutti i membri del Gruppo EveryOne, nonostante il Parlamento europeo abbia intimato agli Stati membri dell'Unione di assicurare un clima di collaborazione intorno alle organizzazioni che operano per i Diritti Umani e di evitare di ostacolare il loro operato, fondamentale in una società democratica. Dopo l'aggressione del 17 giugno e il pestaggio del 19, il giorno successivo, 20 giugno 2008, gli stessi agenti violenti, ancora in divisa e brandendo i micidiali manganelli, sono tornati in Piazza Tirana e hanno setacciato la zona, chiedendo con tono minaccioso ai Rom del posto dove potessero trovare Rebecca. In previsione del nuovo raid, però, il nostro gruppo e i suoi partner milanesi avevano già spostato la famiglia in un luogo sicuro. A tutti gli antirazzisti, un invito a centuplicare gli sforzi, perché l'arroganza e la violenza manifesta da parte degli aguzzini, coperta pervicacemente e acriticamente dalle autorità, non è segno di forza, ma di quel nervosismo incontrollato che appartiene ai vili. Il coraggio non deve venir meno a nessuno, perché se quattro anni fa eravamo in poche unità a fronteggiare gli abusi e i pogrom nei confronti delle famiglie Rom, oggi siamo in migliaia. E se prima la stampa, le televisioni e le radio attuavano una censura totale, riguardo a questo argomento (fatta eccezione per network come radio Radicale, Radio Popolare e IndyMedia), oggi vi sono decine di giornalisti democratici che diffondono regolarmente la cronaca della persecuzione, rompendo la cortina di complicità e silenzio. Nessuno di voi, amici antirazzisti, è solo.

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