Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località

La redazione
-

\\ Mahalla : VAI : scuola (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 21/10/2011 @ 09:21:30, in scuola, visitato 1661 volte)

La Provincia Pavese 19 ottobre 2011 - di Marianna Bruschi

Belgioioso, coscritti dividono la strada tra «italiani e zingari». Il sindaco: «Contro il lavoro di integrazione, la cancelliamo»

BELGIOIOSO- Una linea di demarcazione: italiani da un lato, zingari dall'altro. Pennellate bianche sull'asfalto davanti alla scuola media di Belgioioso, in via Donna Anna d'Este. Una scritta razzista difficile da non notare, caratteri bianchi in stampatello proprio accanto alle strisce pedonali, davanti alle case, alla scuola Ada Negri, poco distante dalla bocciofila. Una goliardata dei coscritti che hanno "firmato" e imbrattato anche le strade attorno. «Potevano evitare, è di cattivo gusto – spiegano nella strada, all'incrocio con via Fratelli Cervi – quando c'è stata la sagra le bancarelle e le giostre arrivavano proprio nel punto dove è stata disegnata la linea e la scritta». Ed è a questo che riferisce la "divisione" disegnata sull'asfalto.

Nel piazzale dopo le scuole ora non ci sono più le giostre, ci sono solo le roulotte del circo che sta per lasciare Belgioioso. Un pony mangia il fieno, ci sono caprette e anatre. «Il circo non c'entra niente – spiegano al bar della bocciofila – non ci sono stati episodi di razzismo da queste parti».

Dalle finestre della scuola la scritta si vede. Non è educativo per gli studenti. Ma la preside Loredana Lanati, tramite la vice Maria Grazia Casagrande, dice che preferisce non parlare, ancora prima di poterle domandare se la scuola chiederà al Comune di cancellare la scritta razzista. Il passaggio dei coscritti classe 1993 è evidente in tutto il quartiere. Sempre davanti alla scuola hanno scritto: «La vera storia non si impara sui libri». Ma la divisione tra italiani e zingari lascia un segno sull'asfalto in contrasto con il lavoro che si sta facendo a Belgioioso per favorire l'integrazione di comunità con provenienze diverse. «Abbiamo istituito una commissione per l'integrazione di cittadini extra comunitari e comunitari – spiega il sindaco di Belgioioso Fabio Zucca – è un progetto che funziona bene, ci sono rappresentanti delle diverse comunità. L'integrazione c'è anche nelle nostre scuole, il clima è abbastanza costruttivo, con tutte le difficoltà che ci sono». E la scritta? «Ha origine più da un clima nazionale – dice Zucca – qui è stata avvertita come una goliardata, altre volte ci sono state scritte che hanno suscitato molto più fastidio». A cancellarla ci penserà il tempo. E il Comune? «Come tutte le scritte provvederemo al ripristino». Parola del sindaco.

 
Di Fabrizio (del 18/10/2011 @ 09:41:59, in scuola, visitato 1665 volte)

Notizie precedenti

Care amiche e amici,

alla lettera sottoscritta nei giorni scorsi da tutte le forze politiche di centro sinistra e centro destra (con la sola esclusione della Lega), a quella successiva congiuntamente inviata al Commissario dalle tre Parrocchie buccinaschesi, che abbiamo portato alla vostra paziente attenzione, si aggiunge ora l'intervento del Dirigente scolastico, che testimonia "l'impegno pluridecennale" che la scuola di Buccinasco ha attuato per il diritto costituzionale all'istruzione dei bambini sinti del Quartiere Terradeo, "con riscontri positivi su tutta la popolazione scolastica".

A tutto questo lavoro ha dato un forte e continuo sostegno la Caritas Decanale, che ha sottoscritto con Apertamente le proposte iniziali al Commissario; e vi hanno contribuito nel seguire questa vicenda i media e vari blog locali. Ci auguriamo dunque che esso possa raggiungere le positive conclusioni auspicate da un'intera collettività.

Nel frattempo rimaniamo nell'attesa dell'avvio del lavoro organizzativo vero e proprio per l'attuazione della delibera commissariale che recepiva le nostre proposte.
Non è che siamo impazienti: è che sono trascorsi dieci giorni, certo impegnativi per il Comune, ma cambia ora anche la stagione e, con l'arrivo dell'autunno vero, diventerà più difficile attuare i provvedimenti previsti, che dovranno essere discussi e predisposti con la collaborazione degli Uffici e accompagnati e sorvegliati nella loro attuazione, per conseguire il migliore risultato.
Manca solo che chi dirige il Comune dia le necessarie disposizioni.
Mai pensare che i problemi siano risolti col primo sì.

Un caro saluto dall'Associazione "ApertaMente di Buccinasco", Ernesto Rossi e Augusto Luisi


Comune di Buccinasco

  • c.a. Commissario Prefettizio Dott.ssa IACONTINI
  • e.p.c. Spett.le Ass.ne Apertamente Sig.ra GABRIELI

Sono venuto a conoscenza della situazione del quartiere TERRADEO e del rischio di demolizione di alcune "casette di legno, senza fondamenta" che costituiscono l'alloggio di alcuni nuclei familiari di giostrai Sinti.

In qualità di Dirigente Scolastico, non posso e non voglio entrare nel merito della complessa questione amministrativa ma le rivolgo queste poche righe per testimoniare l'impegno pluridecennale che la nostra Scuola ha attuato per l'integrazione dei bambini Sinti, con riscontri positivi su tutta la popolazione scolastica.

Per questo motivo Le rivolgo un accorato appello affinché sia garantito a questi nostri alunni la continuità di un percorso scolastico che costituisce per loro un diritto costituzionale e per la comunità tutta motivo di soddisfazione quale garante di questo stesso diritto.

Augurandomi una soluzione positiva per tutti, porgo distinti saluti.

IL DIRIGENTE SCOLASTICO, Dott. Vittorio CIOCCA

 
Di Fabrizio (del 07/10/2011 @ 09:58:45, in scuola, visitato 1729 volte)


Spot su Youtube
venerdì 14 ottobre dalle 16.00 alle 18.00
Auditorium UNICEF Via Palestro 68 - ROMA


Come è organizzata a Roma la scolarizzazione dei bambini rom ospiti nei villaggi attrezzati? Quali enti sono coinvolti? Quali i costi e quali i risultati raggiunti?

L'Associazione 21 luglio vi invita a partecipare alla presentazione ufficiale del report "Linea 40 - Lo scuolabus per soli bambini rom", realizzato da Adriana Arrighi, Carlo Stasolla e Andrea Anzaldi.
Il report, frutto del lavoro di ricerca, verrà presentato da Carlo Stasolla, presidente dell'Associazione 21 luglio, Stefano Batori, vice preside della Scuola Media Statale "Bramante" di Roma e Dimitris Argilopoulos, ricercatore pedagogista dell'Università di Bologna.
Durante l'evento sarà inoltre proiettato il video "Da Barbiana al campo nomadi" prodotto dall'associazione stessa e realizzato da Davide Falcioni, Andrea Cottini e Ermelinda Coccia.

La scuola deve tendere tutto nell’attesa di quel giorno glorioso in cui lo scolaro migliore le dice: "Povera vecchia, non ti intendi più di nulla" e la scuola risponde con la rinuncia a conoscere i segreti del suo figliolo, felice solo che il suo figliolo sia vivo e ribelle.
Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana


Vi aspettiamo.

 
Di Fabrizio (del 05/10/2011 @ 09:45:20, in scuola, visitato 2782 volte)

Il caso all'istituto don Bosco, a largo Preneste. Per Giorgio De Acutis, responsabile di Casa per i diritti sociali, il blocco della frequenza è un'anomalia: "E il campo dove vive il ragazzino, il River, è uno a maggior tasso di scolarizzazione"

"Qui non c'è posto, vai da un'altra parte". È questa la risposta che Ibrahim, un quindicenne abitante del campo nomadi River, sulla Tiberina, avrebbe ricevuto pochi giorni fa dall'istituto don Bosco, a largo Preneste. Dove il giovane, lo scorso anno, ha frequentato il primo anno del corso da tornitore. Il ragazzo è nell'età dell'obbligo scolastico, non si spiega la decisione della scuola.

Ibrahim, nato in italia da genitori macedoni, l'anno scorso è stato bocciato. Qualche giorno fa è tornato a scuola ma: "Mi hanno detto: non c'è posto per te e mi hanno consigliato di andare in un altro istituto in zona Tiburtina-Rebibbia". Solo che quella zona non è servita dallo scuolabus che ogni mattina raccoglie gli studenti del campo: "E io lì come ci arrivo?".

In difesa del ragazzo è intervenuta Sveva Belviso, vicesindaco e assessore alle Politiche sociali di Roma, che stamattina ha visitato proprio il camping River in occasione dell'elezione dei rappresentanti. "Ibrahim - ha detto la Belviso - è un esempio positivo, vuole andare a scuola e noi vogliamo garantirgli il diritto-dovere di studio, anche perché abbiamo grande difficoltà nella scolarizzazione dei ragazzi rom dopo le elementari". Per questo, ha detto il vicesindaco, "parleremo col preside della scuola per trovare una soluzione, ma siamo sicuri che sia un semplice problema amministrativo".

L'iscrizione dell'alunno straniero nelle classi della scuola può avvenire in ogni momento dell'anno e quindi anche se è già iniziato. Secondo la Croce Rossa il problema nei campi nomadi a Roma "diventa sempre più difficile. A Milano, il numero dei rom non arriva a mille. A Roma, sono dai 7mila ai 9mila". Di questi, oltre il 60 per cento sono minorenni.

La scolarizzazione, fa sapere la Croce Rossa, funziona solo per le scuole primarie. L'abbandono scolastico inizia nelle scuole medie inferiori, anche se molti adolescenti risultano iscritti.

Per Giorgio De Acutis, responsabile di Casa per i diritti sociali, il rifiuto della frequenza di Ibrahim è un'anomalia: "Il River è uno dei campi con il maggior tasso di scolarizzazione. Sono oltre 200 i bambini e i ragazzi iscritti a scuola tra i 5 e 16 anni, su un totale di circa 400 persone. Ciò è spiegato dal fatto che le mamme sono molto partecipi e gli insegnanti tendono a responsabilizzare le famiglie del campo della Tiberina".

(29 settembre 2011)

 
Di Fabrizio (del 02/10/2011 @ 09:21:02, in scuola, visitato 1431 volte)

Gazzetta di Parma Enrico Gotti - 26/09/2011 - STRAJÈ-STRANIERI

Non c'è acqua, non possono lavarsi: niente scuola per quattro bambini. Manuela ha nove anni, dovrebbe essere in classe assieme ai suoi compagni, nella terza elementare della Racagni. Invece gioca fra i tappeti di casa, nel campo nomadi del Cornocchio. L’Iren ha staccato l’energia elettrica e la fornitura dell’acqua, perché le bollette non sono state pagate per anni, fino a un conto totale di oltre diecimila euro.

I genitori non hanno iscritto i figli a scuola: «Qui non c'è acqua, non c'è il bagno, non c'è luce. I bambini devono essere puliti, altrimenti i loro compagni li allontanano, i genitori e le maestre si lamentano - dice la madre - E poi vogliono che lasciamo il campo. Ci hanno detto: dovete spostarvi. Come facciamo a mandarli a scuola se ci mandano via?»

Il Comune dice che il regolamento più volte non è stato rispettato, con la costruzione di strutture abusive, con l’ingresso di furgoni e di famiglie non in regola con il permesso di soggiorno.

Allo stesso tempo, la questione delicatissima: per mandare i bambini a scuola, togliendoli in questo modo dalla strada, il Comune deve fare intervenire il tribunale, il che vuol dire strappare i bambini dai genitori.

Gli altri piccoli del campo nomadi del Cornocchio vanno tutti in classe. In tutto, i minori sono 27. C'è un pulmino pubblico che li passa a prendere ogni mattina e li porta a scuola con gli educatori. Durante l’anno ci sono anche volontari che al pomeriggio li aiutano a studiare e fare i compiti.

Il campo è diviso in due, da una parte ci sono i rom macedoni, dall’altra parte, separati da una rete e da una fitta siepe, ci sono i rom bosniaci: ed è proprio qui che vivono i quattro bambini che non sono in classe. Lo scorso anno avevano fatto numerose assenze: perché si era spostati a Roma e poi erano ritornati a Parma.

I quattro bambini sono nati in Italia. Il più grande doveva essere in terza media. Un altro, più piccolo di un anno, non è tornato in seconda media. Un bambino doveva frequentare la classe seconda delle elementari di Fognano e poi c'è Manuela (in realtà ha un altro nome, ma nel campo tutti la chiamano così) che non è alla Racagni.

Suo padre abita da quindici anni nella casa «provvisoria» del Cornocchio. Dei quattro minori che non frequentano la scuola dell’obbligo, tre sono suoi figli, e uno è suo nipote: «Mi piacerebbe che andassero a scuola, per capire qualcosa nella vita, non per diventare come me, che di mestiere faccio il rottamaio» commenta lui.

Pentole e mosche. Vestiti appesi a un filo legato al palo della luce. Tappeti e letti stretti uno accanto all’altro. Fiori e roulotte. Chi vive nel campo nomadi paga affitto, costo dei consumi energetici e dell’acqua. Per cucinare o lavarsi, la famiglia di Manuela da mesi usa l’acqua dell’idrante, che è a un passo dal suo tetto. L’idrante è aperto tutto il giorno, Iren poi chiede il conto alle casse comunali.

All’ingresso del campo, dicono i responsabili della struttura, ci sarebbe la possibilità di far fare la doccia agli studenti. Ma fra maxibollette e regolamenti non rispettati è ormai muro contro muro e a farne le spese sono i più piccoli.

 
Di Fabrizio (del 30/09/2011 @ 09:33:57, in scuola, visitato 1515 volte)

Segnalazione di Stefano Pasta da Libero. Da notare che basta abbandonare i toni da crociata che in questi casi sono soliti per quel giornale (difatti si tratta di un pezzo che arriva da Adnkronos ; - )) e anche i soliti commentatori razzisti stanno zitti.

Milano, 22 set. (Adnkronos) - A quindici anni ha imparato, in soli sei mesi, a leggere, scrivere e fare di conto, in tempo utile ad iscriversi ad una scuola professionale, dove potra' imparare un mestiere che gli dia da vivere. Protagonista della storia e' un giovane rom venuto dalla Romania a Milano e a raccontarla e' Elisa Graziano, insegnante all'Itc Schiaparelli-Gramsci di Milano e, all'occorrenza, insegnante di strada.

"E. (l'iniziale e' di fantasia, ndr) - riferisce la Graziano - e' uno studente sedicenne al centro di un progetto piuttosto avventuroso: a quindici anni ha seguito un percorso di studi organizzato esclusivamente per lui da un gruppo di insegnanti volontari. Quando Stefano Pasta, della Comunita' di Sant'Egidio, ci ha chiesto di occuparcene ci ha spiegato che bisognava insegnargli a leggere, a scrivere e a far di conto nell'arco di otto mesi, perche' questo era il tempo massimo per non perdere il treno dei corsi di formazione professionale".

"La cosa - continua l'insegnante - poteva sembrare complessa, benche' fattibile, ma lo era oltre le nostre aspettative perche' E. si esprimeva esclusivamente in lingua romanes, l'idioma della sua famiglia e del suo popolo, la lingua dei rom. Era troppo grande per essere inserito nelle scuole elementari ma decisamente analfabeta per le scuole medie. Sapevamo che era fuggito dalla miseria di un villaggio romeno per cercare opportunita' di vita".

"Poi - prosegue l'insegnante - la faccenda si e' complicata anche perche' abbiamo dovuto seguirlo negli spostamenti causati dagli sgomberi dei campi a Milano. C'e' da dire che la determinazione di questo adolescente ci ha aiutati a proseguire comunque, infatti non abbiamo fatto nessuna fatica a fargli rispettare i nostri appuntamenti di studio: ricordo che un pomeriggio si e' presentato bagnato fradicio, ma con i quaderni asciutti, per aver dormito in un giardinetto sotto l'acqua scrosciante di novembre, dopo l'ennesimo sgombero".

"Ancora pazienza - continua la Graziano - la nostra scuola itinerante e' continuata tra la sede Acli di via Conterosso e la biblioteca di via Valvassori Peroni, a Milano, dall'ottobre del 2010 a giugno del 2011, per 10 ore settimanali, di pomeriggio. Studente tenace e fiducioso, il nostro E. ha frequentato le lezioni nonostante, da due mesi, venisse da Pavia, dove tuttora vive in una casa abbandonata, per completare l'anno scolastico con i suoi insegnanti di sempre: se noi abbiamo avuto pazienza, lui ha dovuto trovare risorse interiori di ben piu' alto respiro".

"Sostenuto dal nostro affetto e da una nostra piccola borsa di studio - conclude l'insegnante - ha potuto ancora proseguire sulla strada della sua personale emancipazione sino a tagliare il suo primo personalissimo traguardo: l'inserimento in una scuola di formazione professionale a settembre. Adesso ci sentiamo di ringraziare sia Stefano, della Comunita' di S. Egidio, che molti altri cittadini i quali , facendo rete con il loro sostegno, ci hanno permesso di realizzare questo piccolo ma concreto gesto di solidarieta'".

 
Di Fabrizio (del 18/09/2011 @ 09:04:21, in scuola, visitato 1523 volte)

Ancora scuola, stavolta buone notizie. La segnalazione è di Stefano Pasta

Incrocinews.it 12.09.2011 di Silvio MENGOTTO

Dopo un percorso di studi e di integrazione sostenuto dalla Comunità di Sant'Egidio, ora è stato inserito in una scuola di formazione professionale

Nello scorso febbraio la Commissione straordinaria del Senato per la tutela e la promozione dei diritti umani ha approvato il Rapporto conclusivo dell'indagine sulla condizione di rom, sinti e caminanti in Italia, con una particolare attenzione al rapporto tra minori e scuola, istruzione e formazione professionale. Il Rapporto documenta l'importanza della frequentazione scolastica per i bambini rom, incentivandone lo studio anche attraverso borse di studio. Un progetto che raccomanda «un forte radicamento civico, rifacendosi all'art. 34 della Costituzione: "La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze"».

In un documento dello scorso ottobre ("Rom, comunità cristiana e pubbliche amministrazioni"), la Curia ambrosiana affermava che «il miglior risultato è l'inserimento scolastico di tanti minori rom: l'integrazione passa da questa strada». Per dare un segnale propositivo alla propria esperienza trentennale, nel 2008 la Comunità di Sant'Egidio ha dato vita al programma "Diritto alla Scuola, Diritto al futuro": tra gli obiettivi la «prevenzione e il contrasto dell'evasione scolastica». Su questo diritto universale all'istruzione la Comunità ha organizzato a Milano una rete di solidarietà e sensibilità concreta, con risultati importanti nell'ottica della sicurezza e dell'integrazione.

Sono 15 i bambini rom e adolescenti che, grazie a borse di studio, hanno continuato con profitto a frequentare le scuole del quartiere Feltre. Insieme alla Comunità di Sant'Egidio, anche maestre e cittadini milanesi. Sono gli stessi genitori dei compagni di banco a sostenere queste borse di studio. Una solidarietà che dura da oltre due anni, da quando nell'ex palazzina di via Rubattino furono sgomberati i bambini rom e le loro famiglie.

Questo legame ha fatto nascere conoscenze reciproche, cammini di integrazione e storie come quella, del tutto particolare, di Marius Draganestj, «uno studente sedicenne al centro di un progetto piuttosto avventuroso», spiega Elisa Graziano, insegnante e all'occorrenza anche insegnante di strada. Un anno fa, grazie al coinvolgimento paziente di volontari e insegnanti, Marius ha seguito un percorso di studi ritagliato sulle sue particolari esigenze e situazione. Data l'età non poteva frequentare le scuole elementari e risultava analfabeta per le scuole medie. Parlava esclusivamente la lingua romanes. Nell'arco di otto mesi bisognava prepararlo e istruirlo. «Questo era il tempo massimo per non perdere il treno dei corsi di formazione professionale», continua Elisa.

La determinazione di Marius era così radicata che spesso rinunciava volontariamente allo svago per studiare. Dall'ottobre del 2010 sino a giugno del 2011, per dieci ore pomeridiane settimanali, sotto la spinta della Comunità di Sant'Egidio i volontari hanno organizzato una scuola itinerante tra la sede Acli di via Conterosso e la biblioteca di via Valvassori. «La determinazione di questo adolescente ci ha aiutati a proseguire - continua Elisa -. Infatti non abbiamo faticato a fargli rispettare i nostri appuntamenti di studio: ricordo che un pomeriggio si è presentato bagnato fradicio, ma con i quaderni asciutti, per aver dormito in un giardinetto sotto l'acqua scrosciante di novembre, dopo l'ennesimo sgombero». Lezioni continuate regolarmente anche se negli ultimi due mesi Marius si era spostato a Pavia per abitare in una casa abbandonata. Sostenuto dall'affetto dei volontari e da una borsa di studio Marius «ha potuto proseguire sulla strada della sua personale emancipazione, fino a tagliare il suo primo personalissimo traguardo: l'inserimento in una scuola di formazione professionale a settembre».

 
Di Fabrizio (del 17/09/2011 @ 09:27:27, in scuola, visitato 1390 volte)

Col permesso di chi l'ha scritta lo scorso 13 settembre, riporto una comunicazione riguardo il trasporto scolastico per gli alunni delle scuole dell'obbligo del campo di via Idro a Milano.

Il servizio [di trasporto scolastico ndr.] inizierà lunedì 26, con due settimane di ritardo rispetto l’inizio scolastico.
Questo è quello che venerdì pomeriggio mi ha riferito Don Massimo [Mapelli di Casa della Carità ndr.] che era stato contattato da qualcuno del Comune che gli riferiva che era stata inviata una mail al Capo di Gabinetto del Sindaco (la mail l’avevo mandata io [riportata QUI ndr] non avendo avuto alcuna risposta dalla Vicesindaco).
La segreteria di Baruffi poco dopo aver ricevuto la mail, mi ha risposto scrivendomi di aver interessato alla questione il Direttore del Settore Servizi per Minori, Dott. Mirante. Questo avveniva venerdì mattina, poi più nulla.
Domenica sera, dopo aver letto la lettera del Sindaco agli studenti, ho scritto anche a lui, purtroppo nessun cenno di risposta, neanche da parte della sua segreteria!

In conclusione: ieri dei 4 bambini che iniziavano la prima elementare, credo ne siano arrivati solo due (accompagnati dalle loro famiglie e da Franca); questa mattina ho incontrato Franca e Tora [le mediatrice scolastiche dell'anno scorso, attualmente il loro contratto non è ancora rinnovato ndr.] che accompagnavano (a titolo gratuito e personale) alcuni bambini, credo i due primini di ieri e due bimbe di seconda.

In tutto i bambini che da Idro usufruiscono del servizio di trasporto sono circa 20/25, sicuramente in Via Russo ne vengono 12, in Cesalpino 5 e alle medie ne vanno altri 6 circa (non so il numero esatto).

Questo è quanto. Avrei voluto scrivervi altro ma, purtroppo, devo constatare che il vento per i bambini di Idro non ha portato alcun cambiamento …
Laura


Intervallo: la situazione a settembre 2010


Eh no, la mail non c'è... perché nel frattempo in molti, associazioni, singoli, consiglieri di zona ecc. si sono mobilitati per quello che a parole si chiama "servizio", nei fatti è un "diritto", il diritto allo studio. Così, tra una promessa ed un diniego al telefono, anche la mail ha cambiato forma più volte. Finché la sera di giovedì scorso, arriva un SMS di Paolo Limonta (i milanesi sanno chi è, ma in campagna elettorale l'hanno conosciuto in molti anche fuori dai confini cittadini): "si farà di tutto x iniziare il servizio lunedì, se va malissimo si inizia mercoledì (ma se va proprio male) e, dal prox anno, niente storie, si inizia dal primo giorno di scuola."

Laura e la sua associazione hanno così pubblicato questo sul blog della loro scuola:

giovedì 15 settembre 2011
LETTERA APERTA AL SINDACO
Caro Sindaco,

abbiamo letto la sua lettera aperta agli studenti per l'inizio dell'anno scolastico.

Un bel gesto, cominciare l'anno con un "grande in bocca al lupo!" da parte del Sindaco è una bella cosa.

La scuola nella quale principalmente operiamo ha riaperto i battenti lunedì 12. Attendeva tutti i suoi piccoli studenti, ma all'appello ne sono mancati alcuni: non c'erano i bimbi Rom che abitano al campo comunale di via Idro.

Elementare.russo è un associazione di volontariato che tra le tante cose, da qualche anno, è impegnata per migliorare l'integrazione di questi bambini a scuola. Speravamo davvero di vederli arrivare lunedì 12 come tutti i loro compagni ma anche quest'anno c'è stato qualche intoppo e l'amministrazione Comunale non è stata in grado di dare avvio al servizio, come si sperava, fin dal primo giorno di scuola.

Abbiamo saputo che gli uffici competenti stanno facendo di tutto per far iniziare il servizio da lunedì 19 con l'impegno per l'anno prossimo di farlo iniziare con il primo giorno di scuola. Noi ci contiamo perché questo minimo servizio serve a tutelare un fondamentale diritto per i bambini Rom, il diritto all'istruzione.

E' cosi importante che il servizio inizi con l'inizio scolastico perché anche i bambini Rom devono poter godere della "magia" del primo giorno di scuola, perché entrare in classe insieme ai loro compagni gli consente di vivere il ritmo lento del rientro a scuola dopo le lunghe vacanze estive, offrendogli la possibilità di consolidare i rapporti con i compagni e gli insegnanti.

In questa cosa ci crediamo, e lo abbiamo raccontato un anno fa alla telecamera di Paolo Andriolo che fece un servizio per il primo giorno di scuola, andato in onda su Telelombardia.

Vogliamo sperare che per il futuro sia possibile trovare una soluzione che garantisca a questi bambini di frequentare la scuola fin dal suo primo giorno, come tutti i bambini. Se così non fosse, anche quel poco che le associazioni come la nostra riescono a fare per migliorare l'integrazione dei bambini Rom viene messo in discussione.

Le auguriamo dunque buon lavoro e le chiediamo di non spegnerci il sogno di una Milano migliore, una Milano in cui noi crediamo.
Pubblicato da Ass. elementare.russo a 9/15/2011


PS: ovviamente noi rompipalle della Mahalla vi terremo aggiornati... ; - )

 
Di Fabrizio (del 16/09/2011 @ 09:21:47, in scuola, visitato 1606 volte)



Medici per la Pace Onlus sostiene i bambini Rom che hanno iniziato la scuola

Dal 14 settembre al 24 settembre. Aiutaci anche tu!

L’istruzione è un diritto per ogni bambino. Per i piccoli Rom è anche una promessa di un futuro migliore. È per questo che Medici per la Pace con TUTTI A SCUOLA! vuole sostenere l’inserimento scolastico di circa 20 bambini.
È un aiuto concreto alle famiglie, che spesso nel loro percorso di integrazione sono ostacolate dalle condizioni di povertà in cui si trovano. Dovendo provvedere a 3 o 4 figli, per loro i costi del materiale sono una vera e propria “mazzata”.

Con TUTTI A SCUOLA! entro il 24 settembre raccogliamo zaini, album da disegno, matite, matite rosse/blu, gomme bianche, temperamatite con contenitore, colori a matita, pennarelli a punta fine, forbicine a punta arrotondata, colle stick, penne blu/rosse/verdi cancellabili, quadernini, quadernoni a righe, quadernoni a quadri, copertine blu/rosse/gialle/verdi/arancioni/trasparenti. Raccogliamo anche sacchetti di stoffa con l’asciugamano, sacchetti per le scarpe da ginnastica, tovaglioli, fazzoletti e confezioni di sapone liquido.

Dai una mano anche tu!

Puoi andare alla cartolibreria Nosè di via Montorio 26 e depositare il materiale nell’apposito raccoglitore oppure portarlo direttamente nella nostra sede di via G. Cotta 4 in Borgo Venezia (ci troviamo all’interno della casa di soggiorno Le Betulle).

Il tuo contributo è importante!

Per info e donazioni:
Medici per la Pace Onlus
Via G. Cotta, 4
37131 Verona
Tel: 045.525726
info@mediciperlapace.org
www.mediciperlapace.org

 
Di Sucar Drom (del 15/09/2011 @ 08:53:54, in scuola, visitato 1493 volte)

ZeroViolenzaDonne di Paola De Meo - 13 settembre 2011
(vedi anche)

"Ma che strano modo di venire a scuola
dietro una bicicletta che è anche una carriola
c'è una nuova amichetta, non parla una parola
sembra in difficoltà ma poi è lei che ci consola..."
da "Sono cool questi Rom", Assalti Frontali 2011

Cantano e ballano i bambini dell'Iqbal Masih, insieme ai loro compagni Rom. E' uno spettacolo per genitori insegnanti e amici che conclude un anno scolastico passato a parlare e a mettere in versi e musica diritti e articoli della Costituzione. Hanno inventato un rap sulla Costituzione: "Art. 34: La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita." E ancora: "I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi"…
E' finito un altro anno intenso e divertente, fatto di discussioni serie e avvincenti, di studio e di ricerca, di molte domande e poche risposte, e strane canzoni che resteranno nel ricordo insieme alla sensazione di aver parlato di cose da grandi e del proprio futuro.
A scuola si studia, ma soprattutto si fa esperienza del mondo, bambini e adulti tutti insieme e le storie di ciascuno diventano le storie di tutti.
E in questo incontrarsi, davanti ai pantaloni lisi e a una faccia arruffata e un po' monella, si svuotano i pregiudizi più oscuri e minacciosi. Allora, con immenso sollievo, ci riscopriamo umani.

Madalina viene a scuola tutti i giorni, non è mai in ritardo, non fa capricci, è sempre pulita e in ordine. Non era mai andata a scuola ma fa progressi veloci e nel giro di poco è quasi alla pari con gli altri. Contemporaneamente anche gli adulti fanno grandi progressi: le famiglie dei bambini della classe parlano di lei come la "loro" bimba Rom e fanno la colletta perché ha bisogno di occhiali da vista e la sua famiglia non può comprarglieli. Madalina vive ancora in una ex fabbrica occupata ma, grazie anche alla comunità scolastica, oggi è un po' meno "zingara".

La scuola pubblica, piaccia o no, è questo: un ponte, a volte di pietra altre solo di liane, tra persone e culture diverse, uno spazio e un tempo di incontro e conoscenza reciproca, di uscita dall'isolamento. Un ponte tutt'altro che scontato, da costruire con intelligenza e sensibilità, da coltivare con cura giorno dopo giorno. E per costruirlo la scuola e i suoi operatori devono ricercare, non senza fatica, modi di entrare in relazione con le famiglie Rom e non, per esplicitare e risolvere aspettative, fraintendimenti, paure, diffidenze reciproche.

Bisogna trasmettere l'idea che l'istituzione scolastica non è in antagonismo con i valori educativi della famiglia rom e mettersi personalmente in gioco per permettere lo sviluppo di rapporti e relazioni basate sulla fiducia. Bisogna rassicurare le famiglie degli altri alunni sui timori che l'inserimento di bimbi Rom si ripercuota negativamente sulla vita della classe. Bisogna trovare forme nuove di organizzazione interna e allacciare rapporti stabili con le altre istituzioni e con le associazioni per concertare azioni coerenti.
Così, insieme ai volontari, le maestre cominciano ad andare al campo ogni mattina per portare i bimbi a scuola e nel giro di qualche anno ci si ritrova ad accogliere le nuove generazioni che, accompagnate dai genitori, vengono a scuola perché "ci si sta bene".

Ma anche quando ormai la scuola è diventata un valore e insieme un riferimento per la comunità Rom, gli interventi al campo restano necessari per conoscere e capire la realtà in cui i bambini vivono. Siamo, infatti, soliti a chiamare Rom, Nomadi o Zingari una costellazione di etnie molto diverse per cultura, credo religioso e provenienza geografica, spesso tra loro incompatibili: Sinti, Rudari, Khorakhané, Rom Rumeni, accomunati soltanto dalla migrazione forzata dai luoghi d'origine e oggi, con le politiche di respingimento adottate dal Comune di Roma, dalla convivenza forzata nei campi autorizzati.

Rendersi conto che le richieste che si fanno a scuola sono altre, a volte anche distanti o contraddittorie, rispetto a quelle che si vivono a casa, aiuta i docenti a elaborare strumenti didattici e strategie più efficaci che rendano più graduale il passaggio: dalla cultura orale a quella scritta, dall'apprendimento esclusivamente concreto e basato sull'imitazione all'astrazione dei segni. Né bastano le specifiche competenze professionali: ci vuole tempo e pazienza, capacità di mettersi in ascolto e lasciarsi guidare da un'osservazione attenta sul modo in cui i bambini entrano in rapporto con loro e con gli altri, sostenendo comportamenti che aiutino a stare bene insieme, rispettando spazi, tempi e modi degli altri.

E'quindi all'interno di un clima affettivo accogliente e valorizzante che i bimbi Rom, come anche gli altri del resto, prendono coscienza dell'ambiente scolastico, familiarizzano con regole e tempi diversi da quelli conosciuti, scoprono motivazioni ad apprendere, incominciano a intravedere per se stessi un futuro diverso da quello dei loro genitori (e sono le bambine più dei maschietti ad esplicitare il desiderio di trovare un lavoro, forse per sfuggire ad un destino di maternità precoce e povertà duratura).
La scuola pubblica: un ponte tra chi ha cittadinanza e chi "dovrebbe" restare invisibile.
E' proprio questa vocazione a includere, ad affiancare chi si vede negati diritti e dignità che le viene rimproverata dai politici attuali mentre si nascondono dietro "giustificazioni" demagogiche di ordine, decoro e sicurezza.

Nell'alba livida di un giorno di novembre del 2009 arriva la Folgore a sgomberare (la chiamano bonifica!) un insediamento di duecento persone tra uomini, donne e bambini. E mentre gli uomini scappano o vengono portati in caserma, mentre le ruspe già distruggono quelle misere casupole, le mamme e i papà degli altri vanno a prendere i "loro" bambini Rom per portarli al riparo, a scuola.
Continueranno a venire dal nuovo posto che li ha accolti, distante chilometri, seduti nella cesta di plastica che il papà ha assicurato al telaio della vecchia bicicletta.
Valentin e Cristina, deportati troppo lontano, qualche giorno dopo ci salutano tra le lacrime incredule di adulti e compagni.
Per loro la scuola è finita, per noi la Costituzione è stata, ancora una volta, calpestata.

 
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