Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 11/11/2011 @ 09:43:04, in Regole, visitato 1673 volte)
Intitoliamo questo siparietto "prove tecniche di dialogo". La
stessa testata un paio di settimane fa, riportava che i Sinti erano disposti
a pagare gli arretrati dovuti (rateizzandoli, immagino). Come potete leggere qui
sotto, a Stefano Cavalli della Lega Nord questo non basta. Anzi, lo manda su
tutte le furie (forse li preferisce morosi).
Piacenza24.eu - Stefano Cavalli, Lega Nord
Pubblicato: lunedì 7 novembre 2011 - 17:16
Piacenza - Sinti di Piacenza, Cavalli (LN): "Sinti strumentalizzano i loro
stessi figli per continuare a non pagare. Comune e tribunale dei minori
intervengano per revocare loro la potestà genitoriale".
«Devo ammettere - dichiara Stefano Cavalli, consigliere regionale della Lega
Nord - che la comunità dei sinti piacentini è riuscita, ancora una volta, a
sorprendermi. Pur di non pagare i debiti accumulati per le utenze e pur di
ostacolare l'istallazione di impianti capaci di addebitare le utenze in base ai
consumi, gli occupanti del campo attrezzato di Torre della Razza ora tirano in
ballo, strumentalizzandoli nel peggiore dei modi, i loro stessi figli,
privandoli della scuola dell'obbligo. Un comportamento che si commenta da solo,
- aggiunge l'esponente del Carroccio - mi auguro solamente che l'Amministrazione
piacentina, spesso troppo accondiscendente nei confronti dei nomadi, non ceda ai
loro vili ricatti morali. Confido inoltre - conclude Cavalli - che il tribunale
dei minori si attivi quanto prima per revocare la potestà genitoriale a coloro
che stanno deliberatamente vietando ai loro figli di frequentare la scuola
dell'obbligo al solo scopo di poter continuare a consumare acqua ed energia
elettrica a sbaffo.»
Di Fabrizio (del 27/10/2011 @ 09:44:55, in Regole, visitato 1817 volte)
Da
Roma_Daily_News
Budapest, 20 ottobre2011: Oggi, European Roma Rights Centre (ERRC) ha
inviato una lettera per fare pressione alle autorità ucraine ad investigare
sulla condotta delle forze dell'ordine, impegnate in azione contro i residenti
rom, attraverso controlli discriminatori dei documenti d'identità, presa di
impronte digitali e verifica di altri documenti, a Leopoli tra settembre e
ottobre 2011.
Individui rom a Leopoli hanno riferito di essere stati oggetto di misure
specifiche per la raccolta di informazioni identificative personali, in assenza
di qualsiasi accusa di coinvolgimento in attività criminali. La polizia ha
riferito di avere indagato sui Rom nel corso del processo di regolari controlli
in posti pubblici, utilizzando misure per controllare i documenti d'identità di
qualsiasi persona rom si trovasse in loco. Alcuni di loro furono anche portati
alla stazione di polizia, dove vennero prese loro le impronte digitali,
fotografati ed alcuni vennero picchiati.
Azioni simili, rivolte contro persone senza alcun ragionevole sospetto,
sollevano serie preoccupazioni sulla legge ucraina, Costituzione inclusa, ed
anche sugli obblighi del paese verso i trattati internazionali.
Di conseguenza, ERRC ha richiesto alla Procura della Repubblica di aprire
un'indagine sulla condotta e la legalità delle forze dell'ordine a Leopoli, e ad
adottare ogni misura per porre fine alle misure illegali e discriminatorie,
oltre a giudicare i rsponsabili.
Testo completo della lettera ERRC disponibile in
inglese e
russo.
Per ulteriori informazioni:
Sinan Gökçen
ERRC Media and Communications Officer
sinan.gokcen@errc.org
+36.30.500.1324
© ERRC 2011. All rights reserved
Di Fabrizio (del 27/10/2011 @ 09:05:05, in Regole, visitato 1622 volte)
Continuate a mandarci segnalazioni a
corriereimmigrazione@gmail.com
o all'avvocato Domenico Tambasco
dtamb2000@yahoo.it
IL CASO. E' da qualche mese che ci arrivano segnalazioni da parte di immigrati
riguardo le agenzie di Recupero Credito e i loro spregiudicati mezzi di
riscossione. M.R., debitore nei confronti di un gestore telefonico, ci racconta
di essere stato chiamato e minacciato di "controlli incrociati con l'ufficio
immigrazione" in caso non avesse saldato il suo debito. A M.S., per lo stesso
motivo, hanno parlato di "segnalazioni all'ufficio competente". Mentre a F.R.
hanno fatto notare che, non pagando, avrebbe avuto problemi con il permesso di
soggiorno.
Per sciogliere il nodo e capirne di più abbiamo contattato Domenico Tambasco,
avvocato professionista e membro dell'associazione Tribunale Dell'Immigrato. Per
quanto riguarda i debiti, ci spiega, al momento di richiesta di permesso di
soggiorno possono incidere quelli con il fisco, ma non quelli contratti con i
privati. Con questi ultimi si può rischiare al massimo un decreto ingiuntivo, ma
la procedura legale è costosa e non viene richiesta di solito per importi sotto
i 6000 euro. Quindi, per ovviare al problema di pressioni o ricatti
ingiustificati, resta solo da fare un esposto in Procura per minacce o violenza
privata (o anche solo lasciare intendere di farlo).
COS'E' IL RECUPERO CREDITO
Adesso è utile fare un ripasso su cosa sono queste agenzie, come operano e quali
sono le loro tattiche. Il Recupero Credito (e qui lo consideriamo per importi
sotto i 6000 euro) è fatto da società che, acquistando o fittando i debiti a
prezzi stracciati (da aziende di telefonia, banche ecc) si occupano poi di
riscuoterli in via "stragiudiziale". Cioè trovando un accordo bonario,
consensuale con il debitore. Come? Chiamandolo e in taluni casi recandosi alla
sua abitazione.
LE "ARMI" DEL RECUPERO CREDITO
Non potendo intraprendere azioni legali contro il debitore, perché spesso gli
importi sono bassi e non ci sarebbe convenienza, le azioni del Recupero Credito
sono solo di pressione. Cartoline, raccomandate e telefonate sono le armi
principali. Per i solleciti a mezzo posta può essere usata l'intestazione di un
ufficio legale, ma gli avvocati sono di solito interni o appoggiati all'agenzia
e le lettere non hanno nessun valore.
COME CI SCOVA IL RECUPERO CREDITO
Per venire a conoscenza del numero o del recapito delle persone, le società di
Recupero Credito hanno a disposizione vari mezzi. Una prima parte di
informazioni viene passata direttamente dall'azienda verso cui si ha il debito.
Se queste non sono aggiornate o corrette, si passa a cercare i nominativi nei
vari elenchi telefonici. Come ultima chance, e se gli importi lo permettono, si
può richiedere l' anagrafica al comune di residenza (se persone fisica) o una
visura camerale (nel caso di un'azienda).
COME SOPRAVVIVERE AL RECUPERO CREDITO
Le società di Recupero Credito caricano i debiti con proprie spese ed interessi.
Ciò significa che se dobbiamo "all'azienda X" 100 euro, ci verranno richiesti
per esempio 125. Le spese e gli interessi sono sempre indicati da apposite voci
e, soprattutto, non è obbligatorio pagarli. Anche senza trovare un accordo con
l'operatore telefonico o l'esattore, si può versare solo l'importo
corrispondente al proprio debito originario.
NOTA BENE
Tutto questo non significa che i debiti siano illegittimi o non vadano
corrisposti. Significa solo che tutto ciò che vada oltre la semplice richiesta
(cioè pressioni, ricatti, minacce) sono espedienti illegali da cui bisogna
difendersi. A volte ciò che dobbiamo "all'azienda X" è giusto. In altre no, e
bisogna non farsi spaventare da un paio di individui incappucciati da
professionisti. E questo, ovviamente, vale sia per italiani che per stranieri.
Continuate a mandarci segnalazioni a
corriereimmigrazione@gmail.com
o all'avvocato Domenico Tambasco
dtamb2000@yahoo.it
Di Fabrizio (del 22/10/2011 @ 08:57:02, in Regole, visitato 1618 volte)
venerdì 28 ottobre dalle 16.00 alle 18.00
Auditorium Unicef in Via Palestro, 68 ROMA
Quanto è vera la leggenda che i rom rubano i bambini? O forse è vero che sono
le istituzioni a "rubare" i bambini rom?
Quanti rom sono accusati ogni anno di rapire bambini nel nostro paese? Quanti i
bambini rom dichiarati ogni anno adottabili?
Al fine di trovare risposte veritiere a queste domande sono state realizzate due
ricerche sul territorio nazionale che l'Associazione 21 luglio e la Fondazione
Migrantes presenteranno venerdì 28 ottobre a Roma nell’ambito del convegno:
"LADRI DI BAMBINI. I rom e le istituzioni: dalle leggende metropolitane alle
responsabilità nascoste".
Nel corso dell'evento, moderato dalla giornalista Rachele Masci, Sabrina Tosi
Cambini dell'Università di Verona presenterà la ricerca "La zingara rapitrice"
e, a seguire, la ricercatrice Carlotta Salezzi Salza presenterà "Dalla tutela al
genocidio? Le adozioni dei minori rom e sinti in Italia (1985-2005)".
Le conclusioni saranno affidate a Giancarlo Perego, direttore della Fondazione
Migrantes e Carlo Stasolla, presidente dell'Associazione 21 luglio.
Siete tutti invitati a partecipare!
Di Fabrizio (del 17/10/2011 @ 09:37:20, in Regole, visitato 1581 volte)
di PETIA EMILOVA
10 mesi con la condizionale ha ricevuto il 23-enne di Varna per incitamento
all'odio etnico e alla violenza attraverso "Facebook". Ieri abbiamo riportato
che, nel contesto degli eventi in Katunitsa, egli aveva creato l'iniziativa
"Strage di zingari". L'invito era quello di raccogliere le "armi" il 28
settembre e in poche ore 76 utenti hanno confermato la partecipazione.
Dinanzi al tribunale distrettuale di Varna ha spiegato che ha creato l'evento
dopo aver visto che tutti i gruppi relativi agli eventi di Katunitsa fossero
stati rimossi da "Facebook". In questo modo, ha voluto continuare la discussione
sul tema degli zingari e invitato alcuni amici i quali lo hanno diffuso in rete
. Nonostante l'evento fosse stato chiamato "Strage di zingari" e applicato una
foto di una mano con un coltello, Zhechev detto che il suo appello era per una
protesta pacifica, alla quale egli non aveva intenzione di partecipare. Fino ad
allora, il giovane aveva partecipato a solo una delle tre manifestazioni di
Varna a sostegno dei residenti di Katunitsa.
Zhechev è stato condannato a 10 mesi con la condizionale e 3 anni di periodo di
prova. Il computer dal quale è stato creato l'evento "Strage di zingari" sarà
confiscato.
La sentenza è impugnabile entro 15 giorni.
L'articolo (in inglese) sul
Washington Post
Di Fabrizio (del 13/10/2011 @ 09:18:04, in Regole, visitato 1478 volte)
Due notizie prese da ImmigrazioneOggi del 3 ottobre
scorso
Lega Nord: durata della carta d'identità legata al permesso di soggiorno e
cancellazione d'ufficio dalle anagrafi entro 60 giorni dal permesso non
rinnovato.
La nuova proposta del Carroccio per rendere ancora più severa la normativa
già modificata nel 2009 con la legge n. 94 sulla sicurezza.
Una proposta di legge per equiparare la durata della carta d'identità a
quella del permesso di soggiorno e che prevede la cancellazione d'ufficio dalle
anagrafi degli stranieri che non presentano entro 60 giorni la documentazione di
rinnovo del permesso.
È l'iniziativa del gruppo parlamentare della Lega Nord alla Camera, che vede
primo firmatario Luciano Dussin, e che chiede, che per gli stranieri, la durata
del documento di identità sia "indissolubilmente legata" alla durata del titolo
di soggiorno.
L'obiettivo, ha spiegato Dussin, è quello di "fornire agli organi di pubblica
sicurezza ulteriori strumenti di controllo e vigilanza del territorio".
Controllo e vigilanza che, secondo il parlamentare, vanno esercitate anche
attraverso "la repressione di ogni tipo di utilizzo illegittimo da parte dello
straniero dell'iscrizione all'anagrafe della popolazione residente".
La proposta prevede infatti la cancellazione d'ufficio dall'anagrafe dello
straniero che non abbia entro i sessanta giorni successivi alla scadenza del
permesso di soggiorno rinnovato la dichiarazione di dimora abituale nel Comune.
Un procedimento che, spiega l'esponente del Carroccio, "non avverrà più
impegnando risorse e mezzi ai fini del 'rintraccio' o della 'notifica' del
provvedimento di cancellazione, ma sarà effettuata d'ufficio". Con questa
modifica, "l'onere della prova" spetterà quindi allo straniero, che sarà
chiamato a rinnovare il permesso di soggiorno o a fornire un documento che provi
come sia stata avviata la richiesta di rinnovo. Oggi, invece, il regolamento
anagrafico, modificato con la legge n. 94 del 2009 sulla sicurezza, stabilisce
che gli stranieri, entro sessanta giorni dal rinnovo del permesso di soggiorno,
hanno l'obbligo di rinnovare all'ufficiale di anagrafe la dichiarazione di
dimora abituale nel comune (e comunque non decadono dall'iscrizione nella fase
di rinnovo del permesso di soggiorno); se non effettuano la dichiarazione nei
tempi, si procede alla loro cancellazione trascorsi sei mesi dalla scadenza del
permesso di soggiorno, previo avviso da parte dell'ufficio, con invito a
provvedere nei successivi 30 giorni.
(Red.)
Filippina arrestata ed espulsa perché nel nullaosta c'è il nome da sposata e non
da nubile. Il Giudice di pace annulla.
Si è conclusa positivamente la vicenda iniziata nel 2010 della giovane
filippina, che vive a Bologna, con un figlioletto di 4 anni.
È stato annullato dal Giudice di pace di Bologna Nicoletta Maccaferri il decreto
di espulsione a carico di una donna filippina di 35 anni, madre di un bambino di
4 anni e mezzo, impiegata in un agriturismo del Bolognese, che nell'aprile 2010
era stata prima incarcerata e poi espulsa per un equivoco nato dal doppio
cognome, da nubile e da sposata.
Il marito della donna lavorava a Bologna regolarmente quando lei, J.I., arrivò
in Italia nel 2006, con un visto per cure mediche per portare a termine la
gravidanza. Permesso che scadeva il giorno della nascita del bambino, il 24
agosto 2006. J.I. fece richiesta di rinnovo, ma il 5 aprile del 2007 le venne
notificato un decreto di espulsione per essersi trattenuta in Italia senza aver
chiesto il permesso nei termini prescritti. Il decreto le venne notificato in
italiano e in inglese, due lingue poco conosciute allora dalla donna. Il suo
referente italiano intanto, sia nel 2006 che nel 2007, aveva fatto richiesta di
nullaosta al lavoro subordinato per la sua regolarizzazione lavorativa; di
conseguenza la donna, ritornata nel giugno 2009 nelle Filippine, il 3 luglio
ricevette il nullaosta con regolare visto di ingresso per l'Italia. Con questi
documenti tornò a Bologna e chiese il permesso di soggiorno per motivi di
lavoro. Nella primavera 2010 ricevette una lettera dell'Ufficio immigrazione per
comunicazioni sul permesso di soggiorno: così con il marito e il bambino andò
all'Ufficio dove le spiegarono che la sua domanda di permesso non era
ammissibile e seduta stante l'arrestarono.
Per il nullaosta al lavoro sarebbero state date generalità diverse, sosteneva
nel decreto la Questura, ma secondo la difesa, l'avvocato Cristina Gandolfo, in
realtà nel nullaosta c'erano semplicemente le generalità da sposata, fermi
restando tutti gli altri dati e soprattutto le impronte digitali rilevate.
Ma per l'Ufficio immigrazione, malgrado anche il figlio in età pre-scolare, la
donna – che nel frattempo aveva lavorato regolarmente pagando i contributi –
andava espulsa. "Il decreto di espulsione – ha osservato nelle motivazioni il
giudice – appare motivato su un presupposto di fatto contrario al vero, in
quanto la donna è rientrata in Italia con il nome J.E., riconosciuto nel suo
Paese quanto il nome J.I., munita di regolare visto di ingresso ottenuto a
seguito di nulla osta al lavoro subordinato concesso dallo Sportello unico per
l'immigrazione. Ne consegue che il decreto di espulsione dovrà essere
annullato".
(Red.)
Di Fabrizio (del 12/10/2011 @ 09:29:45, in Regole, visitato 1371 volte)
Medea.noblogs
Ciao a tutt*, vi inoltro per conoscenza la lettera che ho spedito al gruppo Pam
dopo aver assistito ieri ad un episodio di razzismo nel supermercato Metà di Via
Madama Cristina angolo Via S.Pellico, a 100 mt da P.za Madama nel quartiere
S.Salvario a Torino. Fate girare il più possibile e cerchiamo di boicottare il
negozio, il razzismo è una piaga sociale da combattere sempre e ovunque.
Gentile Servizio Clienti,
ieri 6/10/2011 alle ore 13.15 circa mi trovavo in un supermarket del vostro
gruppo, ovvero il Metà di via Madama Cristina angolo via Silvio Pellico; ero
alla cassa del supermarket e mi apprestavo a porre i prodotti sul carrello
scorrevole della cassa, quando dall'ingresso è entrata una signora Rom con sua
figlia. Con totale sbigottimento da parte mia e degli altri clienti. la cassiera
ha lasciato le sue mansioni e si è messa davanti alla signora impedendole di
entrare, adducendo come motivo il fatto che <<Quelli come lei>> non possono
entrare nel supermercato. La signora, che voleva solamente acquistare dei
pannolini per il suo bebè era sbigottita e confusa. Mi sono rivolto quindi alla
cassiera chiedendole se lei aveva visto nello specifico la signora rubare
all'interno del locale, ricevendo come risposta un "No",e, nonostante facessi
notare che si stava compiendo del becero razzismo identificando il comportamento
di un singolo qualunque come di tutta un'etnia o un popolo, la cassiera
irremovibile non faceva entrare la signora. In quel momento, vedendo la
situazione di umiliazione negli occhi di questa signora, ho posato la merce
sulla cassa e me ne sono andato, certo che in quel supermercato non ci tornerò
più e anzi, farò di tutto affinchè altre persone mie conoscenti non si rechino
in quel luogo.
Questo comportamento mi ha ricordato anni bui della nostra storia, raccontati da
mio nonno, quando si impediva l'ingresso nei locali "agli ebrei e ai cani" o
quando, nella Torino anni '60, comparivano i "non si affitta ai meridionali"
sugli annunci immobiliari, tutte cose che non hanno insegnato nulla se esistono
ancora oggi, nel 2011, episodi di questo tipo.
Mi preme ricordare inoltre che è vietato per legge non fare entrare una persona
all'interno di un luogo aperto al pubblico, per qualsiasi motivo.
Cordialmente,
Simone Pallaro
Di Fabrizio (del 06/10/2011 @ 09:24:24, in Regole, visitato 1297 volte)
Articolo tutto sommato divertente e paradossale quello de
La Provincia di Varese.
Molto italiano, soprattutto, indicate tutte le
nazionalità coinvolte: mi sorge però un dubbio su che nazionalità sia quella sinta e da chi sia riconosciuta presso l'ONU (insomma c'è
sempre chi è meno
italiano degli altri). Una svista grammaticale (almeno spero che lo sia!) fa sì
che sia stato condannato anche il povero singalese che ha provato ad inseguire i
rapinatori. Non si capisce se la vittima del furto debba essere
classificata italiana oppure padana.
Veniamo però a sapere che in assenza di nazionalità, la vittima è illustre,
anzi: nientepopodimenoché è la moglie dell'attuale Ministro degli Interni
(padano o italiano? Mi resta il dubbio). Fatto l'elenco della refurtiva,
l'articolo non può fare a meno di notare che le indagini (padane o italiane che
siano), sono state quantomeno "sollecite" in questo caso (o sollecitate?). Insomma, questi
scalcagnati borseggiatori (per cui istintivamente provo simpatia) hanno avuto
sfiga, più o meno come quando in Sicilia qualche piccolo balordo, senza saperlo, pesta
i piedi ad un mafioso locale.
Ultima annotazione: furto commesso il 17 novembre 2010, arrestati il 3
febbraio, l'articolo è del 3 ottobre. O la giustizia nel frattempo ha ripreso il
suo passo abituale, o nella redazione in quella provincia non hanno molto da fare.
Di Fabrizio (del 16/09/2011 @ 14:46:40, in Regole, visitato 1723 volte)
Di Fabrizio (del 25/08/2011 @ 09:55:32, in Regole, visitato 1661 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
La Macedonia non ha alcuna base giuridica per vietare ai Rom di viaggiare
9 agosto 2011, by Karin Waringo - Quasi 800 persone, soprattutto Rom, sono
state rimandate a casa dalle autorità di frontiera macedoni
Sembra un brutto scherzo. Cinque componenti di una famiglia macedone sono in
viaggio dalla loro città natale verso Belgrado, per partecipare al matrimonio di
un parente stretto. La macchina è carica di abiti tradizionali da sposa e
regali per la giovane coppia. Eppure, all'attraversamento del confine a Tabanovce,
una guardia di frontiera macedone ritira i loro passaporti, dicendo che sono
diretti a Surcin, l'aeroporto di Belgrado, per imbarcarsi su di un aereo diretto
verso l'Unione Europea.
La guardia li accusa di essere falsi richiedenti d'asilo, di quelli che
stanno mettendo la Macedonia nei guai con la UE. La famiglia nega. Dopo tutto,
hanno lasciato dietro a loro due bambini a scuola, così certo che torneranno in
Macedonia dopo il matrimonio. Ma le loro proteste non hanno sortito risultato,
se non i francobolli apposti dalla guardia di frontiera sui loro passaporti, ad
indicare il divieto a viaggiare. La famiglia è stata rispedita a casa.
Casi come questo - che è stato riportato dal network di OnG ARKA - sono
diventati frequenti da quando ai cittadini macedoni sono stati concessi visti
per viaggi di breve durata verso la UE. Un mese fa, la rivista internet
Balkan Insight ha citato il portavoce della polizia macedone, Ivo Kotevski,
che affermava che 80 persone erano state respinte alla frontiera.
Gordana Jankulovska, ministro dell'interno, è stata persino più specifica. In
un incontro al Forum di Salisburgo, dove si riuniscono i ministri di otto paesi
dell'Europa centrale ed orientale, ha annunciato che a 764 persone è stato
impedito di lasciare la Macedonia tra il 29 aprile ed il 27 giugno. Ha affermato
che lo scopo di questa "energica misura" era di prevenire l'abuso del regime
senza visti - nel 2010, 7.550 macedoni fecero richiesta di asilo nella UE.
Il problema è che le autorità macedoni non hanno alcun fondamento legale per
emettere un divieto a viaggiare. Rispondendo ad una nostra richiesta, ci è stato
detto che la misura si basa sull'art. 15 della legge sulla sorveglianza di
frontiera, che prende a prestito elementi del cosiddetto codice delle frontiere
di Schengen. Ma mentre il secondo definisci i criteri secondo cui ai cittadini
di paesi terzi può essere rifiutato l'ingresso nell'area Schengen, la Macedonia
ha effettivamente iniziato ad impedire ai suoi cittadini di lasciare il proprio
paese, cioè tutt'altra cosa.
Ciò che è ancora più preoccupante in queste misure è il fatto che, come nel
caso sopra riportato, sembrano riguardare principalmente i Rom. I Rom macedoni
sono spesso di pelle scura, per le guardie di frontiera è facile identificarli
ed isolarli. Al tempo della nostra indagine, uno dei pochi incaricati consolari
che aveva accettato di rispondere alle nostre domande senza far finta di non
sapere, ci raccontò di un caso, un esempio di manifesto abuso nel regime della
liberalizzazione dei visti per la UE - che diversi Rom viaggiassero in bus alla
volta di un matrimonio, ma si suppone che furono in grado di informare la
guardia di frontiera sull'esatta destinazione. Pudicamente riferì anche in
qualche modo di "problemi che abbiamo in alcune zone del paese" e sul fatto che
la Macedonia non fosse capace di fare di più per combattere la povertà.
Di conseguenza, per i Rom poter viaggiare è diventato una specie di lotteria.
Molti di quanti vengono fermati al confine, ci riproveranno. E' per questo che
le autorità macedoni hanno iniziato a bollare i loro passaporti. Ma non ci sono
basi giuridiche per questo divieto, che in realtà viola le leggi internazionali
sui diritti umani. E' per questo che la mia organizzazione, assieme ad altre, ha
scritto al governo macedone per esortarlo ad abbandonare questa pratica.
Governo che da parte sua non ha ancora sviluppato completamente la propria
strategia.
Il mese scorso Antonio Milošoski, ex ministro della giustizia, ha presentato
una proposta di riforma del codice penale, che renderebbe l'abuso del regime di
esenzione dei visti un reato penale. Mentre l'attuale proposta è rivolta alle
imprese di viaggio, che possono essere sanzionate anche in assenza di prove sul
loro coinvolgimento in presunti abusi, un'altra proposta intende sanzionare
quanti hanno fatto domanda d'asilo "sulla base di false ragioni", secondo quanto
riportato dall'agenzia di stampa macedone INA che cita fonti vicino al governo.
Queste sanzioni potrebbero includere la confisca temporanea dei passaporti.
Come ha spiegato l'ex ministro della giustizia in un incontro con Cecilia Malmström,
commissario UE agli affari interni, il governo macedone "si aspetta che queste
misure possano sradicare questi fenomeni non voluti e spiacevoli". Questo è,
alla fine, l'elemento più preoccupante dell'intera storia: il fatto che queste
violazioni dei diritti umani fondamentali accadano sotto gli auspici e
probabilmente il coinvolgimento della UE. Che a sua volta ha già inviato propri
rappresentanti nella regione.
Martellano nella testa dei governi: "Le migrazioni di Rom potrebbero
condizionare il processo di allargamento", come citato dai media serbi a
proposito di Pierre Mirel, direttore della commissione per i Balcani
Occidentali. O, nel caso di due settimane fa, di Robert Liddell, capo della
sezione politica della delegazione UE a Skopje: "Se nel clima attuale le
prossime adesioni saranno associate alle questioni migratorie,
allora aumenteremo il rischio di rifiuto."
Consapevole delle implicazioni, il governo macedone, al pari di quello
serbo, sta già negoziando con la commissione sulle misure da prendere senza
interferire con gli standard sui diritti umani. Sarebbe bene se questi negoziati
fossero aperti e se fossero condotti per una reale salvaguardia e non per
protezioni fasulle.
Dr Karin Waringo è presidente di Chachipe, un gruppo di pressione e
consulenza per il rispetto dei diritti dei Rom
NDR - Ho chiesto un parere a Francesco,
nostro redattore: ha sposato una ragazza macedone e conosce da tempo i
meandri kafkiani della burocrazia e della politica macedone. Questo il suo
parere:
"Questa storia la conosco dai media macedoni, fondamentalmente dipende dal
fatto che alcuni stati europei hanno minacciato alla Macedonia il ritiro del
regime no visa, perché molti rom ne hanno approfittato per espatriare. Ecco
perché adesso la Macedonia blocca l'espatrio in assenza di requisiti molto
rigidi per la popolazione rom. La mia opinione è che è un ricatto folle, si
parla di poche migliaia di persone (considerate che in tutto i macedoni saranno
circa due milioni) che vengono usate come strumento di pressione per politiche
razziste."
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