Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
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\\ Mahalla : VAI : Italia (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 23/09/2009 @ 09:18:38, in Italia, visitato 2952 volte)

Se ricordate il recente fatto qui denunciato riguardo al Centro commerciale Vulcano (Milano), chi mi aveva scritto è ritornata sul "luogo del delitto". Quella che segue è la sua testimonianza:

chi volesse contattare la direzione del Centro Commerciale (Gruppo Caltagirone) può cliccare sull'immagine

Oggi sono stata al centro commerciale con una ragazza rom: anche questa volta appena varcata la soglia ci è venuta incontro una guardia dicendoci che non potevamo entrare. Ho chiesto spiegazioni ma ho ricevuto risposte evasive. Siamo comunque entrate e abbiamo fatto acquisti presso il supermercato.
Sono tornata successivamente da sola e ho chiesto ad un'altra guardia di poter parlare con la direzione (la prima che avevo incontrato non aveva dato risposta alla mia richiesta): ho così potuto porre alcune domande al responsabile della sicurezza del centro, il quale si è dimostrato molto più disponibile di quanto pensassi.
La direzione è cosciente del fatto che non è legale non consentire l'ingresso a chi vuole accedere al centro, in quanto si tratta di un luogo aperto al pubblico: le guardie si devono limitare a far sapere, in questo caso ai rom, che "non sono persone gradite". In realtà mi è parso di cogliere da parte delle guardie poste all'ingresso un atteggiamento più deciso (le parole che sono state rivolte alla ragazza che era con me sono state "tu non puoi entrare").
Le motivazioni addotte sono state: in passato si sono verificati dei furti, gli abitanti del campo abusivo vicino al centro commerciale si presentano "vestiti male e maleodoranti" e alcuni di loro ubriachi.
Il responsabile delle guardie mi ha sottolineato come non si tratti di un comportamento razzista e di come non venga di fatto vietato l'accesso ai rom in quanto "se qualcuno si impuntasse per entrare potrebbe benissimo farlo".

Se per alcuni versi la spiegazione che mi è stata fornita è convincente, ci sono alcuni punti che mi lasciano perplessa.
Innanzitutto parlando con alcune ragazze rom, nonostante abbia cercato di spiegare come sia loro diritto accedere al suddetto centro commerciale, ho notato come quanto quasi ordinato dalle guardie non venga messo in discussione : non so se sia dovuto allo status ("la guardia mi dice che non posso entrare, io non entro"), alla vergogna di essere ripresi davanti agli altri clienti del supermercato nel momento in cui si tenta di entrare ("la guardia mi dice di andare via e ci sono tutti gli italiani che mi guardano male"), o magari non sono stata io in grado di spiegare loro come stanno le cose (parlo solo italiano).
Secondo me alle guardie questa cosa fa comodo: nel momento in cui dicono che "se qualcuno si impuntasse per entrare potrebbe benissimo farlo", sanno che questo non si verificherà.

In secondo luogo non mi sembra corretto generalizzare: se qualcuno ha commesso dei furti non vedo per quale motivo debbano essere identificati tutti come ladri, se qualcuno si è presentato ubriaco perché tutti non possano entrare.

Per quanto riguarda la questione del'igiene, il campo nel quale abita questo gruppo di rom è abusivo, senza acqua corrente: non si può certo considerare il massimo della pulizia, ma posso assicurare che l'aspetto di queste persone è sempre decoroso. E comunque non penso possa essere considerata una motivazione valida: per assurdo se tutti gli esercizi commerciali si comportassero a questa maniera, quanti sarebbero le persone che vivono in stato di indigenza a morire di fame a Milano?

Veronica Mognoni

 
Di Fabrizio (del 21/09/2009 @ 09:11:54, in Italia, visitato 2733 volte)

Vi giro (col permesso della mittente) una lettera che mi è arrivata. Il fatto è avvenuto a fine agosto. I soggetti della discriminazione raccontata hanno acconsentito a far circolare la loro storia, ma non hanno intenzione di denunciare il fatto, che avviene, lo ricordo, a cavallo di episodi simili a Roma e a Silvi Marina sempre durante l'agosto scorso

Ciao,
ieri ho avuto la conferma di un atteggiamento discriminatorio costantemente attuato presso il Centro Commerciale Vulcano, adiacente alle aree dismesse delle ex Falk (Sesto San Giovanni - MI).

Mi chiedevo se potessi darmi una dritta sul come agire in questi frangenti.
Se hai un po' di tempo a disposizione, s'intende (la vicenda è un po' lunga da raccontare)! Grazie

Mi era già stato raccontato in passato che le guardie giurate del centro commerciale non consentivano l'accesso alla struttura alle persone di etnia rom. Siccome però sono a conoscenza del fatto che alcuni membri del nucleo familiare che mi ha riferito tale fatto sono stati in passato arrestati per furto, avevo inizialmente pensato che non si trattasse di un divieto d'ingresso su base etnica: pensavo che forse avessero tentato di rubacchiare qualcosa nel supermercato e che successivamente fosse stato loro impedito l'ingresso per questo motivo.
Ieri però mi trovavo a Sesto San Giovanni e prima di partire per il giro di commissioni che dovevo svolgere con un'amica (rom), dato il caldo, decidiamo di comperare qualcosa da bere: suggerisco di andare proprio al Vulcano, in quanto ci trovavamo lì a due passi.
Sembrano non esserci problemi, ma a pochi passi dall' entrata la mia amica si rifiuta di proseguire perché afferma che ai rom l'ingresso non è consentito: decido di entrare solo io, ma prima le chiedo di mostrarmi il dente che le fa male, così se trovo una farmacia all'interno del centro commerciale le compero qualcosa per il dolore.
Ora succede qualcosa di totalmente imprevisto: non so se la guardia abbia letto la cosa come gesto talmente "intimo" da significare necessariamente il fatto che fossi parente della ragazza, oppure il fatto che indossassi una gonna l'ha confuso, sta di fatto che pensa che anch'io sia una ragazza rom.

Guardia: Non puoi entrare.
Io: Perché?
G: Perché VOI non potete entrare.
I: Noi chi?
G: Voi.

Colta alla sprovvista, sorpresa del fatto che mi avesse scambiato per una parente della mia amica (in effetti lei ha i capelli piuttosto chiari e mossi come i miei) mi faccio prendere un po' dal panico e gli mostro il tesserino dell'università, che è l'unico "documento" di cui dispongo. A quel punto entro.
Ripensandoci con calma, non mi sarei dovuta sentire in dovere di identificarmi, in quanto la guardia non mi aveva chiesto alcun documento, ma al momento ero molto indispettita.
Quando esco è ancora lì, mi guarda come se volesse dirmi qualcosa (o se volesse capirci qualcosa), ma tanto io ho già intenzione di fermarmi per dirgli che c'è una legge in Italia che vieta di non consentire l'ingresso ad esercizi commerciali aperti al pubblico facendo discriminazione su base etnica. Perché se prima di questo episodio potevo avere qualche dubbio, ora ne sono certa: se sei zingaro lì non entri.
Scambiando qualche parola con la guardia, emerge che si tratta di una "linea guida" data dalla direzione del centro, dalla quale le guardie non possono discostarsi: gli è stato ordinato di non consentire l'ingresso ai rom. Boh.
A questo punto mi chiedo: che cosa fare in questi casi? Chiedo di parlare con la direzione? Mi rivolgo subito alle forze dell'ordine?
E ora? Dovrei lamentarmi con la direzione?

chi volesse contattare la direzione del Centro Commerciale (Gruppo Caltagirone) può cliccare sull'immagine

Comunque chi mi ha scritto si recherà nuovamente sul  posto con alcune ragazze per verificare se consentiranno o meno l'accesso: nel caso in cui venisse negato, chiederà di parlare direttamente con la direzione per conoscere le "motivazioni" di tale divieto (vorrei capire di chi è la responsabilità di tale comportamento e se si tratta di casi isolati dettati dal momento o di una prassi operativa delle guardie). Se ci saranno novità vi terrò aggiornati

 
Di Fabrizio (del 18/09/2009 @ 20:07:13, in Italia, visitato 1597 volte)

Dopo l'ordinanza di sgombero del Comune di Modugno nella scorsa settimana, Emiliano e Rana avrebbero trovato un terreno in zona Asi. Questa mattina le associazioni di volontariato hanno manifestato con un sit-in

Molto probabilmente si è arrivati a una soluzione dignitosa per la comunità di nomadi residente a Modugno in via dei Gelsomini. All’ordinanza di sgombero della scorsa settimana, con cui si obbligava i circa 50 ospiti (27 dei quali bambini) ad abbandonare l’appezzamento di terreno nella zona Asi, il presidente e vice presidente del consorzio Asi (rispettivamente Michele Emiliano e Pino Rana) hanno rimediato con una soluzione alternativa. Il sindaco di Bari e di Modugno hanno infatti trovato e promesso una nuova sistemazione, sempre in zona Asi, con tanto di servizi igienici e fognari essenziali, prima mancanti.

Ruolo fondamentale nella vicenda l’hanno svolto le associazioni di volontariato, uniche a essersi interessate da principio alla sorte della più antica comunità Rom in territorio barese. Dalle 9.00 di questa mattina molti dei volontari avevano cominciato una protesta organizzando un sit-in, interrotto dopo mezz’ora grazie all’arrivo di Emiliano e Rana. I due hanno infatti dato l'annuncio che ha evitato il protrarsi della manifestazione e, soprattutto, della condizione di incertezza circa il futuro degli abitanti del campo provenienti dalla Bosnia-Erzegovina.

Arrivarono in Puglia dopo un lungo peregrinare. E dopo che la loro gente era stata martoriata a causa della guerra nei Balcani. Mai davvero assistiti dalle istituzioni, si erano sistemati in via dei Gelsomini. Gli adulti, eccetto qualche piccolo episodio di criminalità, hanno sempre provveduto al sostentamento delle famiglie arrangiandosi come potevano. Il risultato più grande, ottenuto grazie all’impegno delle stesse associazioni di volontariato che si sono mobilitate dopo l’ordinanza di sgombero, è stata la scolarizzazione dei 27 bambini. Senza dubbio sarebbero stati proprio loro a subire le conseguenze più gravi se il campo fosse stato smantellato senza una soluzione alternativa.

Da questa mattina, però, sembra che le cose stiano viaggiando sui giusti binari.

 
Di Fabrizio (del 17/09/2009 @ 09:45:53, in Italia, visitato 2116 volte)

Ricevo da Marco Brazzoduro

Venerdì 18 settembre 2009 ore 16:30
"Casilino 900", via Casilina 900 - Roma

Presentazione del numero 19 di "Zapruder. Rivista di storia della conflittualità sociale":

Stranieri ovunque
(a cura di Andrea Brazzoduro e Gino Candreva)

Gitanos, gypsies, kalé, manouches, rom, romanichels, sinti; ma anche caminanti, travellers e viaggiatori: popolazioni, gruppi e persone diverse che in Italia (a differenza della maggioranza degli altri paesi europei) sono comunemente designate come "nomadi", anche dalla stampa progressista che lo ritiene un gesto di particolare sensibilità umana e politica rispetto al più connotato "zingari" (che invece rivela solo quello che "nomadi" cerca maldestramente di nascondere).

A partire dalla questione del nome "Storie in movimento" ha aperto un cantiere di ricerca secondo le modalità di lavoro che lo contraddistinguono come laboratorio storiografico atipico. Tenendo insieme alto e basso, analisi delle fonti e registro divulgativo, attraversando entrambe i territori (spesso reciprocamente ostili) della storiografia universitaria e di pratiche di ricerca meno distanti dalla storia nel suo farsi, questo numero di "Zapruder" si propone come un’indagine – parziale, frammentaria e non sempre consensuale – di una realtà complessa quanto misconosciuta.

A fronte delle grida scomposte contro il "pericolo zingaro" e allarmati dal conseguente manifestarsi di una gamma di fenomeni che va dal micro-fascismo al pogrom (pensato, declamato, desiderato e in qualche caso agito), "Storie in movimento" si è sforzata di capire, di adoperare gli strumenti che le sono propri, quelli della critica storica, per cercare di vedere le cose più da vicino (ma anche più da lontano).

Discuteremo di questo percorso con gli abitanti di uno dei più grandi “campi rom” d’Europa, "Casilino 900", con lo scrittore Najo Adzovic, insieme al collettivo Stalker/Osservatorio nomade e agli autori.

A seguire musica e cucina romanì

Con la speciale partecipazione di Bianca Giovannini alla voce, Ludovica Valori alla fisarmonica.

Organizzano:
Storie in movimento
Zapruder. Rivista di storia della conflittualità sociale
Najo Adzovic (“Casilino 900”)
Stalker/Osservatorio nomade

www.storieinmovimento.org
info@storieinmovimento.org
349.5014996

 
Di Fabrizio (del 15/09/2009 @ 08:56:53, in Italia, visitato 1379 volte)

Red, 9:20
Sdegno in città per le numerose scritte xenofobe nei muri. L´allarme qualche giorno fa del Cantiere Sociale
Balaguer: "Basta Zingari"

ALGHERO - "Basta Zingari": è una delle tante scritte (nella foto) che da giorni ormai si possono leggere in molte zone della città. Le abominevoli frasi sono tutte "firmate" con vernice nera e impreziosite di simboli riconducibili ai periodi più bui della democrazia.



L'allarme sulla presenza delle vergognose scritte, è stato lanciato qualche giorno fa dal Cantiere Sociale l'Alguer. Scritte in diverse parti di Alghero: Sul colle Balaguer, al Calabona, nella Madonnina della strada campestre di Valverde, in via Carrabuffas, e non solo.

Sdegno e preoccupazione in molti cittadini. La comunità Rom presente in città, infatti, cerca con fatica un'integrazione difficile soprattutto per la mancanza di politiche d'integrazione adeguate. La sola situazione che sono costretti a vivere nel campo di Fertilia rasenta l'inciviltà più profonda. Condizioni igienico-sanitarie indecenti, che certo non facilitano un percorso d'inserimento nella società. Alle disdicevoli scritte, il resto.

 
Di Fabrizio (del 14/09/2009 @ 09:35:05, in Italia, visitato 1904 volte)

Segnalazione di Tommaso Vitale, la fonte è Amnesty International

11 settembre 2009 AZIONE URGENTE - LA COMUNITA' ROM DI FRONTE AD UNO SGOMBERO FORZATO

Le autorità cittadine di Milano [...], si stanno preparando a sgomberare di forza una comunità di circa 200 Rom che vivono nella zona Rubattino ad est della città. Secondo i media e le OnG locali, è stato loro annunciato che lo sgombero avverrà entro il 21 settembre.

Secondo le informazioni ricevute da Amnesty International, non è chiaro quale sistemazione alternativa sarà offerta alla comunità dell'area Rubattino. Non sono stati consultati sull'imminente sgombero, e le autorità non hanno fatto nessun tentativo trovare con loro qualsiasi alternativa praticabile. Duranti gli sgomberi precedenti di comunità rom, le autorità hanno offerto una forma di rifugio a breve termine (settimane o pochi mesi), e soltanto a donne e bambini piccoli, nei dormitori cittadini per senza tetto.

Senza sistemazione alternativa, le famiglie vivranno dure condizioni in un altro campo improvvisato, o lasciati senza un riparo elementare, il che significa che dovrebbero vivere all'aperto anche con cattive condizioni di tempo. La comunità include circa 70 bambini, 40 dei quali frequentano le scuole nelle vicinanze. Lo sgombero minaccia di interrompere la loro scolarizzazione e la loro istruzione. Secondo la legge, le autorità dovrebbero notificare lo sgombero ad ognuno, a voce o per scritto, ma, secondo le informazioni disponibili ad Amnesty International, questo non è avvenuto. Dato che la comunicazione non è stata formalizzata in questa maniera, la comunità non può fare ricorso in tribunale, e fermare o posticipare lo sgombero.

La maggior parte di quanti vivono nel campo di Rubattino hanno sperimentato almeno uno sgombero forzato. I precedenti sgomberi forzati hanno comportato la distruzione dei ripari, vestiti, materassi, e talvolta medicine e documenti. Si ritiene che che tutti questi sgomberi siano attuati senza le procedure di sicurezza richieste dagli standard dei diritti umani regionali ed internazionali.

PER FAVORE SCRIVETE IMMEDIATAMENTE:

  • Per fare pressione sulle autorità di non sgomberare a forza le famiglie rom che attualmente vivono nell'area Rubattino;
  • Per ricordare alle autorità che gli sgomberi forzati, attuati senza protezione legale, sono proibiti dalle leggi internazionali, come flagrante violazione di una serie di diritti umani, in particolare, quello ad un alloggio adeguato;
  • Per far pressione sulle autorità perché gli sgomberi siano adoperati soltanto come ultima misura, e soltanto con tutte le garanzie richieste dagli standard dei diritti umani regionali ed internazionali, includano reali consultazioni coi residenti dell'area coinvolta ed esplorino alternative fattive; forniscano loro un adeguato e ragionevole periodo d'anticipo per la notifica; garantendo il diritto all'indennizzo legale, inclusa la possibilità di ricorso in tribunale con aiuto legale; forniscano una sistemazione alternativa adeguata ed un rimborso per tutte le perdite; assicurando nessun maltrattamento dei Rom.

INVIATE IL VOSTRO APPELLO PRIMA DEL 21 SETTEMBRE 2009, A:

Dott. Valerio Lombardi
Prefetto di Milano
Palazzo Diotti
Corso Monforte, 31- 20122 Milano
Italy
Email: prefettura.milano@interno.it

CON COPIA A:

Vice Sindaco Riccardo De Corato,
Piazza Scala, 2 – 20121 Milano
Italy
Email: vicesindaco.decorato@comune.milano.it

[...]

INFORMAZIONI AGGIUNTIVE:

Negli ultimi 10 anni, in Italia sono avvenuti numerosi sgomberi forzati di comunità rom. Gli sgomberi forzati sono diventati più frequenti dopo che accordi speciali (Patti per la Sicurezza) sono stati firmati dal governo nazionale con le autorità locali, incluse quelle di Milano, il 18 maggio 2007. Come risultato di questi accordi speciali, alcuni poteri sono stati trasferiti dal Ministro degli Interni alle autorità locali, con lo scopo di affrontare le minacce alla sicurezza percepita, incluse quelle che si suppone vengano poste dalla presenza di comunità rom in queste città.

A maggio 2008 un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DCPM 21 Maggio 2008) ha conferito poteri di emergenza ai Prefetti (che sono i rappresentanti permanenti del governo centrale sul territorio) per un anno, al fine di risolvere "l'emergenza nomade", adoperando una legge del 1992 promulgata per fornire poteri d'emergenza in caso di disastri naturali. Questo decreto (susseguentemente esteso dal DCPM 28 maggio 2009) ha dato ai Prefetti la possibilità di derogare da un certo numero di leggi. I poteri possono essere esercitati contro gente di qualsiasi nazionalità che si suppone essere "nomade". Risulta riguardare in maniera sproporzionata i Rom.

Per la legge internazionale gli sgomberi forzati - che sono sgomberi effettuati senza appropriate garanzie procedurali, inclusa la possibilità di richiedere indennizzo attraverso i tribunali, e senza l'assicurazione di una sistemazione alternativa adeguata - sono una evidente violazione di diversi diritti umani, incluso quello ad una sistemazione adeguata. Gli sgomberi possono avvenire soltanto come misura ultima, una volta che tutte le alternative siano stati esplorate e soltanto con le appropriate protezioni procedurali, in accordo con gli standard regionali ed internazionali dei diritti umani. L'Italia è finita sotto critiche severe di corpi dei diritti umani regionali ed internazionali, incluso il Comitato Europeo sui Diritti Sociali, che ha trovato l'Italia in violazione della Carta Sociale Europea. L'Italia ha comunque mancato di raccogliere queste raccomandazioni ed al contrario ha continuato ed in alcuni casi aumentato gli sgomberi forzati di comunità rom.

 
Di Fabrizio (del 11/09/2009 @ 09:54:36, in Italia, visitato 1684 volte)

Rho (Milano) 5/09/2009 La Fornace organizza una festa e attacca la linea dura scelta dal Comune sui campi rom

Una Rho solidale è possibile: il centro sociale La Fornace organizza per il 18 settembre una festa balcanica presso il campo di via Sesia, per testimoniare solidarietà ai nomadi e promuovere la conoscenza reciproca. Una proposta che è anche polemica verso la linea sostenuta dall’amministrazione comunale rhodense. "Quando si tratta di prendersela – scrive infatti il collettivo - con i più deboli, Zucchetti non si smentisce mai. Così, non ci ha pensato su due volte ad aderire alla proposta dell’assessore regionale Maullu di stabilire un "numero chiuso" di presenze di rom e sinti a Milano e in provincia. Questo atto rappresenta la fase conclusiva di uno sgombero del campo a "bassa intensità" iniziato all’indomani dell’insediamento dell’attuale amministrazione e basato su una campagna mediatica intrisa di intolleranza e xenofobia che ha individuato nei rom uno dei bersagli preferiti". "Dietro questo razzismo istituzionale si cela una politica del consenso che, agitando lo spauracchio dei rom, vuole distogliere l’attenzione da quelli che sono i veri problemi di questo territorio: aziende che chiudono lasciando a casa migliaia di lavoratori solo per soddisfare agli appetiti immobiliari più sfrenati degli speculatori di turno in vista di Expo 2015 e una Fiera che aveva promesso mari e monti per poi rivelarsi un soggetto economico arrogante". Il riferimento è a varie vicende avvenute a Rho, dagli "sconti sull’ICI" alla questione della fermata dei treni interregionali a Rho, allo smaltimento delle acque nere.

"Il sindaco pensa che "sia necessario promuovere nelle aree con alta densità abitativa un divieto al nomadismo e promuovere efficacemente proposte abitative e lavorative". Se fosse applicata, questa idea significherebbe una limitazione della libertà di circolazione sul territorio italiano effettuata su base etnica e, quindi, gravemente discriminatoria".

Per rispondere alla politica dell’amministrazione "il 18 settembre è in programma una festa balcanica presso il campo di via Sesia organizzata insieme ai rom e aperta alla cittadinanza. Per dimostrare che il popolo rom non rappresenta un’emergenza, ma fa parte del tessuto sociale di questa città, che al contrario dei propri amministratori vuole essere una aperta e solidale.

Questa festa si inserisce all’interno della mobilitazione promossa da movimenti, associazioni e partiti, che costellerà di eventi antirazzisti Milano e provincia fino al 17 ottobre. Tutte queste iniziative sono dedicate ad Abba, il ragazzo italiano ucciso a sprangate il 14 settembre del 2008 in via Zuretti a Milano solo perché di colore".

 

Dal 1948
Servizio Civile Internazionale. Onlus
Membro consultivo dell'UNESCO e del Consiglio d'Europa
ONG riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri
Segreteria Nazionale

COMUNICATO STAMPA
I dimenticati fra i dimenticati
Dal 10 al 12 settembre 2009

"La Città dell’Utopia"
Via Valeriano, 3f (Metro B San Paolo)

"I dimenticati tra i dimenticati" è un progetto promosso dalla branca italiana del Servizio Civile Internazionale (SCI) insieme al Centro Europeo di Studi sulla Discriminazione di Bologna (CESD) e allo SCI Romania. E’ sostenuto dalla Commissione Europea nell’ambito del programma "Citizenship".

Il progetto è incentrato sulla memoria della persecuzione nazi-fascista contro le persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) e contro il popolo Rom. Lo scopo principale è quello di contribuire a ricordare ciò che è accaduto a coloro che sono stati perseguitati ma che raramente vengono menzionati come vittime del nazi-fascismo e di riflettere sulla attuale situazione di discriminazione delle persone LGBT e Rom.

Il Servizio Civile Internazionale,
in collaborazione con Romà Onlus, Circolo Mario Mieli e Federazione Romanì,
vi invita all’evento conclusivo del progetto

"I dimenticati tra i dimenticati"
dal 10 al 12 settembre
"La Città dell’Utopia"
Via Valeriano, 3f (Metro B San Paolo)

Programma:

10 settembre 2009 [dalle 18.30]
"La persecuzione dei Rom e Sinti"
- Aperitivo
- Dibattito sulla persecuzione dei Rom e dei Sinti con:
Paolo Finzi, redattore di "A", rivista anarchica;
Luca Bravi, ricercatore Università di Firenze;
Graziano Halilovic, presidente Romà onlus.
Modera: Stefania Pizzolla, presidente del Servizio Civile Internazionale

- A seguire proiezioni video di:
"A forza di essere vento" e "Le donne vestivano gonne fiorite"

Ingresso libero, aperitivo su sottoscrizione

11 settembre 2009 [dalle 18.30]
"La persecuzione fascista degli omosessuali"
- Aperitivo
- Dibattito sulla persecuzione fascista degli omosessuali con:
Gianfranco Goretti, storico e scrittore;
Luca De Santis, scrittore;
Andrea Maccarrone, Circolo Mario Mieli
Modera: Matteo Bonini Baraldi, presidente CESD

- A seguire la proiezione del film
"Paragraph 175"

Ingresso libero, aperitivo su sottoscrizione

12 settembre 2009 [dalle 18.30]
"I dimenticati in Europa"
- Dibattito con:
Nazareno Guarnieri, Presidente Federazione Romanì;
Patrizia Dogliani, storica, Università di Bologna (in collegamento Skype)

A seguire
- Cena Romanò Hapé (specialità zigane)
- Concerto di musica zigana con i Gipsy Balkan

Ingresso libero, cena su sottoscrizione

Gli eventi sono realizzati con il contributo della Commissione Europea e sono patrocinati dal Municipio XI e dalla Provincia di Roma.

La Città dell’Utopia

Via Valeriano, 3f (San Paolo) / 0659648311 / 3465019887 / http://www.lacittadellutopia.it/ Chiuso: sab. dom. a parte per iniziative / Aperto: 11-19,30 / Locale non climatizzato / Non accessibile a sedie a rotelle / Entrata GRATIS

Il progetto "La Città dell’Utopia" dell’associazione Servizio Civile Internazionale, con il patrocino del Municipio XI, è un progetto laboratorio di Cittadinanza attiva e sviluppo territoriale che propone all’interno dell’antico Casale Garibaldi corsi e laboratori sociali, iniziative culturali (serate tematiche, incontri dibattito, concerti, mostre, video-proiezioni), mercatino contadino, affitto spazio per associazioni, sportello Linux, giardino sperimentale e campi di volontariato internazionali e locali.

Daniel Brusco

Servizio Civile Internazionale
via Cruto 43 - 00146 Roma
tel: 0039 06 5580661 - fax 0039 06 5585268
skype: daniel.brusco
Sito web: www.sci-italia.it
E-mail: comunicazione@sci-italia.it

 
Di Fabrizio (del 08/09/2009 @ 09:14:23, in Italia, visitato 1626 volte)

Segnalazione di Mauro Sabbadini:
Ti segnalo questo articolo uscito lunedì 7 settembre, sull'edizione cartacea del giornale c'è molto di più (compresa la dichiarazione della polizia municipale:"non possiamo farci nulla: hanno la residenza"...)
forse può interessare. come Arci non siamo mai riusciti a entrare veramente in contatto con i sinti di via Friuli, e i virgolettati anonimi del servizio mi fanno pensare che anche il giornale non sia andato oltre
buon lavoro

7 settembre 2009 - di Valentina Fumagalli

VARESE I «dimenticati di via Friuli», così i sinti che abitano il campo di Valle Olona si definiscono. Dimenticati dall’amministrazione e dall’assistenza sociale. Ma ora non ci stanno più. Alzano la voce e chiedono al Comune di trovare loro un’altra sistemazione. Un posto più adatto per vivere e crescere i loro figli. In via Friuli non ci vogliono più stare. Per capirne le ragioni bisogna fare un passo indietro. Bisogna tornare alle origini dell’insediamento nella città giardino, vent’anni fa. Inizialmente i nomadi si stabilirono in via Crispi, sede tradizionale del luna park varesino prima dello spostamento alla Schiranna.

Erano sinti, e non rom come erroneamente vengono definiti, etnia tipica delle famiglie dei giostrai provenienti da Mantova. Dopo qualche tempo ci fu il primo fallimentare tentativo dell’amministrazione di residenzializzazione. Attaccati alle loro tradizioni e insofferenti all’idea di trasferirsi in un appartamento, vennero ulteriormente spostati in via 25 Aprile. Nel 1999 poi, a seguito della riqualificazione della palestra comunale, fu proposta la soluzione, temporanea, di via Friuli. Dieci anni fa tre nuclei familiari composti da otto persone traslocarono armi e bagagli a Valle Olona per non spostarsi più. «Una campo in mezzo al nulla – lo ricordano i più anziani - Ci spostarono qui a pochi metri dal depuratore maleodorante, di fianco al canile e a una fattoria da cui arrivano ratti e insetti, senza acqua e corrente. ». Si può facilmente immaginare che il posto non fosse dei più accoglienti ma negli anni l’amministrazione ha provveduto a rendere abitabile il campo.

«Pian piano ci hanno attaccato l’acqua e la corrente ma i topi sono rimasti». Oggi le roulotte sono una decina per nove famiglie e almeno una trentina di persone tra cui 13 bambini. «E solo un bagno – protestano - Abbiamo un solo servizio igenico che dobbiamo usare tutti e non capiamo come l’Asl abbia rilasciato le autorizzazioni sanitarie. L’igiene non c’è. Non abbiamo l’allacciamento fognario per cui gli scarichi li dobbiamo riversare nella campagna a ridosso del campo. Fanno cattivo odore e attirano i topi». Le condizioni igenico sanitarie non sono, secondo loro, sufficienti e i bambini sono sempre malati.

«Hanno le croste, sono perennemente raffreddati, non è l’ambiente giusto in cui farli crescere». La richiesta all’amministrazione è quindi quella di trovare una sistemazione più decorosa e con alcune garanzie. Ovvero: «Non vogliamo abitare in appartamento – spiegano - Non siamo abituati agli spazi chiusi, non è nella nostra cultura. A meno che non si tratti di una soluzione al pian terreno con giardino. Vorremmo avere la possibilità di stare fuori, in casa ci manca l’aria. Non possiamo neanche vivere in condominio perché la convivenza con le altre persone non è facile. Non riusciamo a integrarci e i bambini vengono discriminati». Insomma, urge una nuova collocazione per le loro roulotte. Un altro campo sarebbe perfetto. «Sono anni che chiediamo di essere trasferiti ma nessuno ci ascolta. Ci hanno abbandonati qui. Nessuno viene mai a vedere come stiamo o se abbiamo bisogno di qualcosa. I servizi sociali latitano e anche se andiamo noi in Comune non ci ascoltano». Insomma la situazione è diventata insostenibile e da via Friuli se ne vogliono andare al più presto. «È ora che l’amministrazione ci ascolti».

 
Di Fabrizio (del 05/09/2009 @ 08:54:47, in Italia, visitato 1910 volte)

Pregiatissimi
nell'invitarvi a partecipare all'iniziativa in oggetto che si terrà a San Pietro al Natisone (UD) l'11 e 12 settembre p.v. e a Liessa di Grimacco (UD) che metterà a confronto la realtà del popolo Rom in Italia e Slovenia vi preghiamo di voler pubblicare/ovvero diffondere il nostro invito.
Grazie per la collaborazione

Il progetto Viaggio con i Rom nasce dall’esigenza di approfondire la conoscenza della cultura Rom, elemento che fa parte della vita di un popolo senza terra. Un popolo che si è dovuto adattare nel corso dei secoli a vivere in simbiosi con altri popoli per sopravvivere alle persecuzioni e ai massacri.
In una società come la nostra, che si definisce evoluta e civile, non c'è spazio per il diverso e, quindi, anche per i Rom, popolo dalle antiche e leggendarie tradizioni.
Ogni progetto di integrazione sociale che fino ad ora è stato attuato in Italia ha avuto come scopo l'assimilazione dei Rom alla cultura maggioritaria, determinando una loro sempre più ampia marginalizzazione e assimilazione con il tessuto deviante della società.

Circolo di cultura Ivan Trinko - Cividale del Friuli
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tel. 0432.731386 - kdivantrinko@libero.it
tel. 0432.727332 – beneskagalerija@yahoo.it

 

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