Segnalazione di Mauro Sabbadini:
Ti segnalo questo articolo uscito lunedì 7 settembre, sull'edizione
cartacea del giornale c'è molto di più (compresa la dichiarazione della polizia
municipale:"non possiamo farci nulla: hanno la residenza"...)
forse può interessare. come Arci non siamo mai riusciti a entrare veramente in
contatto con i sinti di via Friuli, e i virgolettati anonimi del servizio mi
fanno pensare che anche il giornale non sia andato oltre
buon lavoro
7 settembre 2009 - di Valentina Fumagalli
VARESE I «dimenticati di via Friuli», così i sinti che abitano il
campo di Valle Olona si definiscono. Dimenticati dall’amministrazione e
dall’assistenza sociale. Ma ora non ci stanno più. Alzano la voce e chiedono al
Comune di trovare loro un’altra sistemazione. Un posto più adatto per vivere e
crescere i loro figli. In via Friuli non ci vogliono più stare. Per capirne le
ragioni bisogna fare un passo indietro. Bisogna tornare alle origini
dell’insediamento nella città giardino, vent’anni fa. Inizialmente i nomadi si
stabilirono in via Crispi, sede tradizionale del luna park varesino prima dello
spostamento alla Schiranna.
Erano sinti, e non rom come erroneamente vengono definiti, etnia tipica delle
famiglie dei giostrai provenienti da Mantova. Dopo qualche tempo ci fu il primo
fallimentare tentativo dell’amministrazione di residenzializzazione. Attaccati
alle loro tradizioni e insofferenti all’idea di trasferirsi in un appartamento,
vennero ulteriormente spostati in via 25 Aprile. Nel 1999 poi, a seguito della
riqualificazione della palestra comunale, fu proposta la soluzione, temporanea,
di via Friuli. Dieci anni fa tre nuclei familiari composti da otto persone
traslocarono armi e bagagli a Valle Olona per non spostarsi più. «Una campo in
mezzo al nulla – lo ricordano i più anziani - Ci spostarono qui a pochi metri
dal depuratore maleodorante, di fianco al canile e a una fattoria da cui
arrivano ratti e insetti, senza acqua e corrente. ». Si può facilmente
immaginare che il posto non fosse dei più accoglienti ma negli anni
l’amministrazione ha provveduto a rendere abitabile il campo.
«Pian piano ci hanno attaccato l’acqua e la corrente ma i topi sono rimasti».
Oggi le roulotte sono una decina per nove famiglie e almeno una trentina di
persone tra cui 13 bambini. «E solo un bagno – protestano - Abbiamo un solo
servizio igenico che dobbiamo usare tutti e non capiamo come l’Asl abbia
rilasciato le autorizzazioni sanitarie. L’igiene non c’è. Non abbiamo
l’allacciamento fognario per cui gli scarichi li dobbiamo riversare nella
campagna a ridosso del campo. Fanno cattivo odore e attirano i topi». Le
condizioni igenico sanitarie non sono, secondo loro, sufficienti e i bambini
sono sempre malati.
«Hanno le croste, sono perennemente raffreddati, non è l’ambiente giusto in cui
farli crescere». La richiesta all’amministrazione è quindi quella di trovare una
sistemazione più decorosa e con alcune garanzie. Ovvero: «Non vogliamo abitare
in appartamento – spiegano - Non siamo abituati agli spazi chiusi, non è nella
nostra cultura. A meno che non si tratti di una soluzione al pian terreno con
giardino. Vorremmo avere la possibilità di stare fuori, in casa ci manca l’aria.
Non possiamo neanche vivere in condominio perché la convivenza con le altre
persone non è facile. Non riusciamo a integrarci e i bambini vengono
discriminati». Insomma, urge una nuova collocazione per le loro roulotte. Un
altro campo sarebbe perfetto. «Sono anni che chiediamo di essere trasferiti ma
nessuno ci ascolta. Ci hanno abbandonati qui. Nessuno viene mai a vedere come
stiamo o se abbiamo bisogno di qualcosa. I servizi sociali latitano e anche se
andiamo noi in Comune non ci ascoltano». Insomma la situazione è diventata
insostenibile e da via Friuli se ne vogliono andare al più presto. «È ora che
l’amministrazione ci ascolti».