Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 04/09/2007 @ 09:37:17, in Europa, visitato 1611 volte)
Francesca Cookney -
http://europe. tiscali.co. uk/114b6f42bd6. html
Nonostante il generalmente impatto positivo della legislazione
anti-discriminazione della UE, un recente rapporto mostra che la violenza ed i
crimini razzisti sono aumentati in Europa dall'introduzione delle direttive del
2000. Il rapporto intitolato "Razzismo e Xenofobia negli stati membri della UE"
è stato pubblicato agli inizi della settimana (scorsa ndr) dalla
recentemente stabilita Agenzia per i Diritti Fondamentali e rivela che il
razzismo e la discriminazione sono aumentati in 8 dei 27 Stati Membri, incluse
Danimarca, Germania, Francia, Irlanda, Finlandia e GB.
Secondo il rapporto, le disuguaglianze e le discriminazioni etniche
continuano nell'impiego, nella scolarizzazione e nell'alloggio ed i dati
raccolti tra il 2005 ed il 2006 mostrano un aumento dei crimini e della violenza
razziale in diversi paesi d'Europa. La ricerca appunta come gli immigrati siano
vittime dei casi di discriminazione più diffusi e particolarmente i Rom che sono
finiti recentemente sotto i riflettori dopo che un incendio in Italia ha ucciso
quattro bambini Rom ed alimentato il dibattito sulle politiche UE e sulla realtà
della situazione a livello nazionale.
L'Italia è un paese che per lungo tempo è stato criticato per le scorciatoie
politiche riguardo la comunità viaggiante. Aperta discriminazione ed odio
razziale appaiono fuori controllo secondo quanto Nazzareno Guarnieri, Rom e
membro di un'associazione che raggruppa varie associazioni Rom e Sinte, descrive
come "indifferenza politica". Non è l'unico paese ad essere criticato per le sue
politiche verso i Rom, ma dopo la tragedia di Livorno è sotto attacco da tutte
le parti. Il Primo Ministro Romano Prodi ha riconosciuto il problema ma dice che
prima che sia risolto a livello UE, sarà difficile affrontarlo a livello
nazionale. "La questione Rom è terribilmente complicata," dice. Guarnieri è meno
convinto. "Il fatto è che la UE ha promulgato una serie di regole che l'Italia
non ha applicato o rispettato."
Secondo le statistiche ci sono circa 12 milioni di Rom in Europa. La
maggioranza di loro vive in baraccopoli ai margini delle maggiori città, isolati
dal resto della comunità ed in condizioni sciagurate. "Ci sono diverse politiche
a livello regionale o locale, e ciò è problematico (...) si ha una situazione
estremamente confusa, con differenti norme, regole differenti in differenti
città e nessun approccio comprensivo o un quadro in cui lavorare," riconosce
Michael Guet, capo della Divisione Rom e Viaggianti del Consiglio
d'Europa, ma aggiunge fermamente che "la ghettizzazione di parte della
popolazione non è accettabile per gli standards del Consiglio d'Europa."
Di Fabrizio (del 02/09/2007 @ 09:49:57, in Europa, visitato 1614 volte)
da
LA
VOIX DES RROMS
Oggi, 31 agosto 2007, verso 10 ore, una ventina di Rroms che erano stati
espulsi di un terreno situato dietro la via André Campra a Saint-Denis si sono
raccolti dinanzi alla sindaca di Saint-Denis. Fanno parte di quei 600 Rroms che
si trovavano su questo terreno e che non sono stati scelti per il progetto
d'inserimento professionale realizzato dal vice prefetto, né hanno accettato il
famoso "aiuto umanitario al ritorno" gestito dalla ANAEM. Erano venuti a
chiedere alla sindaca una soluzione per il loro rialloggiamento.
Un rappresentante de "LA VOIX DES RROMS" è andato alla loro riunione e previa
una consultazione, è stata posta una domanda alla sindaca, che precisa le
aspirazioni di queste famiglie : apprendimento del francese, inserimento
professionale, iscrizione dei bambini a scuola e rialloggiamento provvisorio in
attesa dell'acquisizione di un'indipendenza di ciascuno.
Una delegazione di 6 persone è stata ricevuta dalla prima aggiunta al sindaco,
la signora Soulas, come pure i sigg. Cossic e Dionisi, dei servizi
amministrativi del municipio. La sig.ra Soulas ha precisato che il comune di
Saint-Denis salutava l'iniziativa del vice prefetto, ma che aveva bene messo in
guardia sul fatto che lo sgombero del terreno creava una situazione nuova
difficile per loro (gli espulsi) che non potrebbe essere gestita dalla città.
Tuttavia, il municipio rilancerà la sua domanda di una tavola rotonda a livello
almeno regionale per trovare soluzioni a questa situazione che si trova in molte
altre città dell'Ile-de-France. "LA VOIX DES RROMS" ha annunciato la sua analisi
della situazione, in particolare del fatto, poco conosciuto e/o trascurato dalle
autorità, che nella maggior parte dei casi, le famiglie interessate vengono da
un ambiente rurale. Così, sarebbe più giudizioso e più conforme alle domande
degli interessati da allargare il campo del lavoro ed esplorare le possibilità
d'impianto delle famiglie che lo desiderano in villaggi francesi, in cui possono
allo stesso tempo acquisire esperienze nuove e contribuire allo sviluppo
duraturo con l'agricoltura biologica.
Per quanto riguarda la domanda di rialloggiamento, la sindaca di Saint-Denis si
è detta nell'impossibilità di rispondervi. Cosciente del rischio di vedere una
nuova bidonville costituirsi con edifici in abbandono occupati, la signora
Soulas ha informato che la durata di tale impianto non dipendeva dalla volontà
della sindaca ma che non avrebbe chiesto un'espulsione.
Sulla questione dell'istruzione dei bambini, Rroms vi tiene tanto più che il
rientro arriva a grandi passi, e passi saranno fatti nel corso della settimana
prossima.
Di Fabrizio (del 30/08/2007 @ 09:27:32, in Europa, visitato 6871 volte)
Un partito di estrema destra ai margini della politica ungherese ha
presentato sabato i primi membri di un corpo paramilitare, facendo temere un
risorgere dell'estremismo.
I membri fondatori di Magyar Garda, o Guardia Ungherese, hanno prestato
giuramento accanto al palazzo presidenziale di Budapest alla presenza di circa
1000 sostenitori del partito Jobbik.
Nei pressi, in centinaia partecipavano a una contromanifestazione organizzata
dai gruppi anti-fascisti, incluse organizzazioni per i diritti di Ebrei e
Rom, che richiedono che le autorità vietino il gruppo paramilitare.
Alla cerimonia, erano presenti molte bandiere bianche e rosse dell'Arpad, una
formazione storica delle Frecce Uncinate pro-naziste durante la II Guerra
Mondiale. Anche le uniformi erano addobbate dall'emblema.
La Magyar Garda è stata formata per eseguire una vera (politica) transizione
e salvare il popolo Ungherese," ha detto alla folla il fondatore della Guardia e
presidente di Jobbik, Gabor Vona.
Jobbik, conosciuta per la retorica anti-semita, anti-Rom e anti-gay, è un
partito di estrema destra non rappresentato in Parlamento, ma presente in
diverse municipalità.
Il gruppo paramilitare intende "difendere l'Ungheria fisicamente, moralmente
e spiritualmente." I loro appartenenti, tra l'altro verranno istruiti all'uso
delle armi.
Di recente a luglio, i sostenitori di Jobbik hanno interrotto una
manifestazione gay nella capitale, lanciando uova e bottiglie e ferendo diversi
partecipanti.
Alcuni partecipanti alla contro-manifestazione portavano cartelli con foto
che mostravano ebrei con la stella gialla, inviati sui treni verso i campi di
sterminio.
Le organizzazioni internazionali ebree hanno chiesto al Primo Ministro, il
socialista Ferenc Gyurcsany, di mettere al bando la Magyar Garda, la cui
formazione affermano essere "uno sviluppo estremamente allarmante
dell'anti-semitismo in Europa."
Di Fabrizio (del 28/08/2007 @ 08:58:39, in Europa, visitato 2213 volte)
Intervista: il reporter TV Richard Samko -
Praga, 20.8.2007, 13:01, (By Alice Tejkalová and Israel Tockman -
Common Ground)
"Gli skinheads non sanno cosa dire ad un Rom giornalista"
Richard Samko (29 anni) ha lavorato per la Televisione Ceca (la più grande
stazione TV non privata) per almeno 8 anni. Ha cominciato scrivendo piccoli
pezzi ed è diventato un rispettato giornalista ed il secondo presentatore rom
della televisione. Ci ha parlato della sua infanzia a Náchod, della
preparazione agli esami, della sua famiglia e su come la TV ceca tratta i raduni
skinheads.
Come sono stati i tuoi primi anni di scuola?
Sono di Náchod, una città a 150 km da Praga, vicino al confine polacco. Per
quattro anni ho frequentato una piccola scuola, tutto andava bene. C'erano solo
tre studenti Rom - io, mio fratello e un altro bambino. Provengo da una famiglia
Rom tradizionale. Mio padre aveva nove fratelli e sorelle e mia madre otto. Ma
sono cresciuto in un blocco di appartamenti tra i "gagè" ed avevo un fratello e
una sorella. Mio padre non voleva vivere nel centro di Náchod e costruì un altra
casa per noi. Ci ho vissuto sino a 15 anni. A scuola non ebbi problemi. A volte
i miei compagni mi deridevano per il colore scuro della mia pelle, ma non ci
furono seri problemi razziali.
Perché tuo padre ha voluto dividersi dalla sua famiglia?
Voleva per noi un futuro migliore per noi; che ognuno avesse la sua stanza ed
il suo letto. Non voleva che passassimo la sua esperienza - per esempio, dormire
con i suoi fratelli in uno o due letti. [...] Ma non ci separammo del tutto
dalla sua famiglia. Andavamo in visita dai nostri nonni, anche se non vivevamo
più con loro.
I tuoi genitori erano andati a scuola, e ti hanno appoggiato nel tuo
processo educativo?
Sia mio padre che mia madre sono nati in tipico povero villaggio Rom in
Slovacchia e arrivarono poi in Boemia al seguito dei genitori. Mio nonno era
solo capace di firmare una lettera e mio padre ha frequentato solo cinque anni
di scuola. Tutti i membri della mia famiglia erano illetterati e vennero in
Boemia per lavori manuali. Mia madre parlava solo l'ungherese ed un po' di
slovacco. Mio padre fece pressione perché io e i miei fratelli andassimo a
scuola, ma è stata nostra madre che ci aiutava (o almeno ci provava) con i
compiti a casa. Li ammiro veramente. Non erano scolarizzati, ma volevano che noi
lo fossimo, anche se non erano in grado di aiutarci. In ogni modo, noi facemmo
del nostro meglio per soddisfare le loro aspettative, perché hanno fatto molti
sforzi perché noi avessimo un futuro migliore.
Cosa hai fatto dopo le elementari?
Sono andato ad una scuola per cuochi e camerieri a Nové Město nad Metují,
una piccola città vicino a Náchod.
Perché hai scelto questa scuola?
Ho preso parte a spettacoli teatrali quand'ero alla scuola dell'obbligo e un
insegnante che si era affezionato a me voleva che studiassi arte drammatica.
[...] Ma i miei voti non erano tanto buoni, così non avevo possibilità di andare
al ginnasio. Ho sceltola scuola per cuochi perché non era lontana da casa e mi è
sempre piaciuto cucinare. Alla fine del corso di studi iniziai in un piccolo
ristorante con giardino con la mia ragazza, Angelica, che ora è mia moglie.
Dženo e Zdeněk Šámal mi hanno aiutato molto.
Come sei finito a studiare il programma per giornalisti rom
sponsorizzato dalla OnG Dženo?
Ci fu una grande possibilità nella mia vita quando raggiunsi i 15 anni.
Iniziai ad andare tra i Rom. Era qualcosa come tornare alle mie radici. Per
esempio, abbiamo un giorno speciale per i bambini Rom e di solito volevano me o
qualcuno dei miei amici per presentare questi eventi. Ero una specie di
commediante e la gente lo sapeva ed è per questa ragione che mi contattavano.
Ho passato la prova introduttiva e fui accettato l corso di sei mesi per Rom
giornalisti. Iniziai ad ottobre 1998 e terminai a marzo 1999. Ogni settimana si
studiava da giovedì a domenica e dopo pochi mesi iniziammo ad andare nelle
stazioni radio e TV per fare pratica. Il mio grosso vantaggio fu che Zdeněk Šámal
era a capo dello staff delle notizie della TV ceca e mi aiutò in questo progetto.10
di noi furono assunti nella televisione ceca, ma la maggior parte mon durarono.
Perché?
E' difficile da spiegare... è parte del carattere dei Rom. Guarda, ognuno è
un individuo, ma abbiamo tutti delle caratteristiche in comune: Vogliamo un
risultato immediato. Forse arriva dal passato - "Ho lavorato e mi pagano
subito." Aspettare è duro per noi. E' questa la ragione per cui non molti Rom
frequentano la scuola. Cinque anni è per noi un periodo lungo. Un giovane pensa:
"Se vado con mio nonno a costruire case, in cinque anni faccio mezzo milione di
corone."
I Rom con cui iniziai a lavorare in TV non furono abbastanza pazienti. Ho
aspettato cinque anni per diventare presentatore ed altri due per ottenere un
regolare impiego. Durante questo periodo non avevo molti soldi. [...] ma sentivo
che era l'opportunità della vita e che non sarebbe passata un'altra volta.
Forse non sono in grado di spiegarvi l'approccio dei Rom alla vita, ma è
qualcosa di profondo in noi, la consapevolezza di una natura transitoria delle
cose. E' conensso al nostro destino, all'olocausto. Vivi per l'oggi e non vuoi
pensare al domani.
Sei grato a Dženo?
Naturalmente. Ivan Veselý e Jarmila Balážová mi hanno offerto la prima
possibilità, mi hanno aiutato agli inizi. E sono in una posizione dove tanti Rom
vorrebbero essere. In molti hanno iniziato a lavorare con la TV ceca, ma
non hanno potuto continuare questo percorso. E'dura per chi studia giornalismo.
E' molto difficile per chi ha solo due mesi di corso alle spalle di continuare.
A volte i Rom pensano che io non lo sia affatto.
Da quando hai iniziato a lavorare come giornalista, hai sperimentato
del pregiudizio nei tuoi confronti?
Ho avuto un'esperienza con gli skinheads andai a Nové Město a visitare
Angelica. Una volta mi picchiarono. Ma nessuno mi ha urlato contro per la strada
o cose del genere. A lavoro i miei colleghi non mi hanno mai fatto pesare
l'essere Rom. Tanta gente mi ha aiutato all'inizio e nessuno è stato contro di
me perché ero Rom. Ma quando ho iniziato a vivere a Praga, uscendo da casa
sentivo molto forte il pregiudizio. Ora va meglio.
So che le cose non sono soltanto rosee. Anche tra di noi c'è il cattivo, chi
ruba eccetera. Ma non so perché la gente generalizza. Per esempio, perché dovrei
aver paura di una persona che è seduta accanto a noi al ristorante. Posso
lasciare il mio cellulare sul tavolo accanto a lui senza problemi. Ma se invece
fosse un gruppo di Rom seduti lì, allora alcuni porrebbero le borse sul lato
opposto del tavolo. Perché?
Qualcuno ha espresso pregiudizi verso di te mentre intervistavi la
gente per strada?
Se appaio con una telecamera, la gente non vede che sono Rom. Penso, vedano
un giornalista della TV ceca. Ho anche storie divertenti. Per esempio una volta
trasmettevo da una festa religiosa rom a vatý Kopeček; intervistavo un Rom
chiedendogli le differenze tra le celebrazioni Rom e no. Mi rispose: "Quando VOI
fate una festa è completamente differente dalle NOSTRE." Non aveva capito che
anch'io ero Rom!
A lavoro mi hanno ammonito di non andare tra i razzisti, tra gli skinheads.
Ma io amo queste situazioni strane. Così per circa tre anni ho riportato i
rallies degli skinheads col mio collega Karel Rožánek. Una volta ero da qualche
parte fuori Praga e l'atmosfera era tesa perché loro erano molto muscolari. Ma
avresti dovuto vedere le loro facce quando mi sono avvicinato con la telecamera
e il microfono ed ho iniziato a porre domande. Sapevano che ero Rom e non
sapevano che dire o che fare. Erano semplicemente scioccati.
Vedendo un Rom giornalista?
Esattamente. Erano totalmente confusi. Mi accade anche quando seguo per
lavoro le loro dimostrazioni. Non sanno come reagire. Le loro rimangono aperte.
Una sola volta ho avuto un incidente con due ubriachi, ma io e il cameraman ci
siamo rifugiati in macchina e siamo andati via. Forse è questa la maniera per
mostrare realmente come sono.
I genitori devono persuadere i loro figli ad andare a scuola
Ora ti stai preparando agli esami ad una scuola a Praga. Perché?
Ho terminato gli studi per cuoco e cameriere ma non ho fatto gli esami
finali. Così ho iniziato un corso a distanza in una scuola evangelica per
diritto sociale un paio di anni fa ed ora lo sto terminando. [...] Lì ho
incontrato tante persone, specialmente lavoratori sociali ed ho conosciuto i
loro problemi.
Nessuno nella TV mi ha spinto agli studi superiori o a fare gli esami, ma è
qualcosa di profondo dentro me, qualcosa del tipo: Sei un Rom e lavori nella TV,
se ci fosse qualcosa nel futuro che non volesse che tu lavori lì, allora saresti
nei problemi.
Ti sei mai sentito discriminato a scuola per essere un Rom?
Non ho mai imparato qualcosa sulla storia e la cultura Rom finché non ho
iniziato a frequentare il corso di giornalismo. Ho imparato così che ci sono
libri scritti in romanes, ci sono autori Rom, musicisti... Non penso che il
problema sia che queste informazioni non siano nei libri di testo. Credo che i
genitori dovrebbero insegnarle ai loro bambini. Non è discriminazione. E' più un
fraintendimento delle condizioni in cui vivono i Rom. Per esempio, io sono stato
davvero fortunato perché i miei insegnanti erano realmente preoccupati per me.
Ma alcuni insegnanti semplicemente non si preoccupano se tu sei indietro
rispetto agli altri. Siedi in fondo e ti lasciano solo.
Pensi che ci sia un sistema per persuadere tutti i bambini Rom a
frequentare regolarmente, visto che una larga porzione di loro non va a
scuola?
Mia sorella ha due figlie. Incontrano persone che dicono loro che sono
zingare. Io provo a spiegare la situazione e dico "Dovete essere orgogliose di
essere Rom! Avete una ricca cultura!" E loro lo capiscono. Le incoraggio a
studiare. Dico loro: "Tu sarai una dottoressa e tu un'avvocatessa. E' chiaro?"
Hanno già fatto i loro piani. Vedono il mio successo. Mi vedono in TV e così mi
ascoltano con attenzione, io ne sono molto contento. Sono sempre orgogliose
quando prendono buoni voti e si vergognano quando non succede.
Ma realmente non saprei come migliorare l'intero sistema, perché i
miglioramenti devono arrivare dalle famiglie. I genitori devono persuadere i
loro bambini ad andare a scuola. I miei genitori sono cresciuti poveri e ci
hanno spinti tutti a scuola. Questo è il terreno.
Di Fabrizio (del 24/08/2007 @ 09:41:17, in Europa, visitato 2149 volte)
Ricevo e porto a conoscenza:
http://www.idebate.org/roma/profiles.php
Carissimi!
Come ideatore della pagina web
http://www.idebate.org/roma/ vi sarei grato se voleste assistermi con
informazioni su individui Rom, ben integrati nella società civile, e che nel
contempo non abbiano perso la loro identità etnica. Questi profili sono
richiesti per combattere i forti stereotipi negativi contro i Rom diffusi in
Europa.
Il profilo può essere composto in questo formato (in lingua inglese):
Name
Year of birth
Country of residence
Profession
Biography in brief
Photo (if available)
Potete inviarmi informazioni a
romale@zahav.net.il
Baxt, sastipe!
Kind regards,
Valery Novoselsky.
Editor of Roma Virtual Network.
http://www.valery-novoselsky.org/romavirtualnetwork.html
Di Fabrizio (del 20/08/2007 @ 09:12:14, in Europa, visitato 3396 volte)
08/12/07 - By Nicole Itano WeNews correspondent
I Rom in Albania hanno sempre affrontato la povertà e la discriminazione,
ma dopo la caduta del comunismo nel 1991, la situazione delle donne Rom è
peggiorata. Si è abbassata l'età dei matrimoni e un numero crescente di ragazze
non ha mai frequentato la scuola.
TIRANA, Albania (WOMENSENEWS) I caffé trendy di questa città colorata e
risorgente sono lontani da Breju Lumi, una baraccopoli di fango, strade
distrutte e baracche di metallo, dove vive Nexhmije Daljani.
Una volta il paese più povero ed isolato d'Europa, oggi l'economia
dell'Albania sta crescendo rapidamente e il paese sta compiendo la transizione
dal comunismo alla democrazia e al capitalismo del libero mercato.
Ma a Breju Lumi - il cui nome significa "sponda del fiume" anche se l'unica
acqua è il letto asciutto riempito di immondizie - la maggior parte delle case
non ha acqua corrente, fognature od elettricità, ed i bambini corrono per le
strade a mezzogiorno mentre dovrebbero essere a scuola.
Qui le famiglie più povere, come quella di Daljani, appartengono ai Rom,
termine che i membri della comunità preferiscono al derogatorio "Zingari".
"Io e i due figli più piccoli andiamo a mendicare," dice Daljani, che ha 22
anni e tre figli piccoli, senza marito o lavoro. "E' l'unico modo per mangiare."
Daljani ebbe il suo primo figlio a 17 anni. A 21, suo marito lo lasciò con
tre figli. Ora vive in una baracca di metallo e come per molti Rom, la sua unica
fonte di reddito è l'accattonaggio.
Il figlio più grande, disabile mentale, va in un centro diurno guidato da una
OnG chiamata Children of the World.
La vita è più dura
Per molti Rom, soprattutto donne, la vita si è fatta più dura con la fine del
comunismo. Le ragazze si sposano ed hanno figli prima, povertà e disoccupazioni
sono rampanti, mentre l'accesso ai servizi sanitari e scolastici è declinato
drammaticamente.
Al tempo del comunismo, ai Rom - come a tutti i cittadini - venivano dati
lavoro e casa e obbligati ad andare a scuola. A quei tempi, tutti gli Albanesi
erano poveri, ma i Rom non erano più poveri di ogni altro gruppo.
Con il collasso dei servizi sociali, le disparità tra Rom ed altri Albanesi
sono cresciute nella sanità e negli standards di vita. Un recente studio del
Fondo Sviluppo delle Nazioni Unite ha trovato che le entrate medie dei Rom sono
meno della metà dei non-Rom che vivono nelle medesime comunità.
"La qualità dei servizi è diminuita," dice Arlinda Ymeraj, incaricato delle
politiche sociali dell'UNICEF, nel Fondo per l'Infanzia delle Nazioni Unite in
Albania. "Rispetto al passato c'è più disparità nell'accesso ai servizi e
determinati gruppi ne soffrono."
Oggi il 57% delle donne Rom - paragonato al 48% degli uomini - non è mai
andata a scuola, un declino rispetto all'era comunista, secondo i dati della
Banca Mondiale.
Da allora la media dell'età matrimoniale è scesa a livelli che preoccupano
gli esperti dello sviluppo.
Età del matrimonio, tassi di nascita
In Albania la media dei matrimoni tra le Romnià è di circa 15 anni, comparata
alla media nazionale (23) e quella dei Rom maschi (18). Anche l'età della prima
gravidanza è scesa: prima del 1990 era di circa 19 anni, oggi è di 17. Per gli
uomini Rom è di 21.
La giovane età dei matrimoni e delle gravidanze tra i Rom li mette ad alto
rischio dall'abuso e dal traffico di persone, limita l'accesso alla
scolarizzazione e può portare ad alti tassi di mortalità per le donne ed
infantile, dicono le Nazioni Unite.
Nell'Europa Centrale ed Orientale vivono tra i 7 e i 9 milioni di Rom, in
Albania sarebbero circa 95.000. Come gruppo, rimangono tra i più poveri e
discriminati nel continente e spesso vivono ai margini della società. Oltre il
70% delle famiglie Rom nel paese sono considerate molto povere e molte, come
quella di Daljani, vivono in condizioni estreme.
Le cause di questa esclusione sociale sono dibattute. Molti Rom lamentano
discriminazioni, ma altri dicono che rifiutano di integrarsi nella società
maggioritaria. I Rom - tradizionalmente nomadici, ma ora largamente stanziali o
semi-nomadici - sono un gruppo etnico distinto con la loro propria lingua e
sistema di credenze.
"Le famiglie Rom hanno una cultura molto differente," dice Marinela Cani,
assistente sociale che lavora con le famiglie di Breju Lumi. "Non pensano
al domani."
Jalldyz Ymeri, nonna di 42 anni che vive in due stanze con otto familiari e
mendica per vivere, dice che la vita è diventata molto più dura dalla caduta del
comunismo.
Meno anni a scuola
Lei è andata alle superiori, sua figlia no. Secondo la Banca Mondiale, prima
della fine del comunismo le donne Rom avevano una media di 6,2 anni di
scolarità. Oggi la media è meno di 4.
Le donne Rom in Albania dicono che anche l'accesso ai servizi sanitari è
deteriorata. Dicono che molti bambini nascono in casa e che molte donne non
hanno educazione prenatale. L'Albania non ha statistiche attendibili su
mortalità infantile e delle puerpere, ma molti esperti ritengono che i tassi tra
i Rom siano più alti della media nazionale.
La sanità pubblica in Albania dovrebbe essere gratuita, ma molti dottori
chiedono soldi.
"Ci trattano così perché siamo Rom. Se non possiamo pagare, ci mandano via,"
dice Ymeri, il cui nipotino di 3 anni è morto perché lei non aveva abbastanza
denaro.
Le condizioni sono talmente cattive che molti Rom hanno lasciato il paese per
andare nella confinante
Grecia, che è parte dell'Unione Europea. Benché siano discriminati - con in
più il rischio di deportazione - molti dicono che la vita lì è migliore perché è
più facile trovare lavoro, o fare soldi mendicando o suonando per i turisti. Ymeri
e la sua famiglia hanno passato diversi anni in Grecia e dice che le è
dispiaciuto dover tornare in Albania.
Ma anche in Grecia - una terra promessa per i Rom albanesi - la vita è dura.
In un insediamento rom chiamato Grthaios, in un'area industriale di Atene, le
famiglie vivono in baracche di legno circondate da pile di immondizia. La casa
di una stanza di Elena Zerollari, 39 anni e madre di 5 figli, è pulita e
ordinata. [...] Zerollari, che è originaria dell'Albania, dice che molte cose
sono migliori in Grecia: i dottori li trattano meglio ed è più facile trovare
lavoro. I bambini che ha avito da quando è arrivata in Grecia sono nati tutti in
ospedale.
Ma Zerollari dice che le piacerebbe una casa con acqua corrente e che i suoi
figli andassero a scuola. La scuola accetta i bambini rom, dice, ma molti
abbandonano perché sono molestati per i loro vestiti o perché senza scarpe.
"I Rom non dovrebbero vivere così per sempre," aggiunge. "Vogliamo essere
come voi."
Nicole Itano is a freelance reporter based in Athens, Greece. Before moving to
Greece in 2006, she spent five years reporting from across the African continent.
Her book, "No Place Left to Bury the Dead," about AIDS in Africa will be
published in November by Atria Books.
Di Fabrizio (del 17/08/2007 @ 10:59:58, in Europa, visitato 1998 volte)
Da crj-mailinglist
La questione rom, dopo essere stata argomento spesso strumentale di polemica politica, esplode in questi giorni di agosto grazie all'eco della stroncatura europea nei riguardi dell'Italia. L'Italia è infatti accusata dall'Europa di non applicare la "direttiva contro la discriminazione basata sulla razza e le origini etniche". E' prima di tutto necessario chiarire alcuni aspetti, intimamente legati a quella che assume le proporzioni di una vera emergenza umanitaria.
I cittadini rom di nazionalità rumena sono a tutti gli effetti cittadini europei, ogni discriminazione nei loro riguardi è doppiamente illecita, oltre che ingiusta. Per quanto riguarda la popolazione di origine jugoslava ed in particolare kosovara essa è vittima delle guerre che si sono succedute in quella martoriata regione.I rom della Jugoslavia e del Kosovo sono sfuggiti alle vendette e alle epurazioni etniche che negli ultimi anni hanno assunto le proporzioni di un moderno progrom.
continua
Di Fabrizio (del 11/08/2007 @ 09:17:35, in Europa, visitato 1534 volte)
BELGRADO -- Un graffito "Morte ai Rom" è stato scritto sul muro di una casa abitata da una famiglia Rom.
Le famiglie Rom che vivono nel distretto di Borča, alla periferia di Belgrado, affermano di temere attacchi.
L'uomo sul cui muro è apparsa la scritta, Emin Gani, dice che la sera prima c'era stata una grande festa, e che l'unico motivo potrebbe essere l'invidia.
"Non ho dormito tutta la notte, continuo a guardare dalla finestra. Non so cosa fare, se dovremmo lasciare il quartiere oppure no. Non so dove andare," dice Gani.
Dragan Stanković, del Consiglio Nazionale Rom e membro del consiglio comunale, dice che questo non è il primo incidente motivato dall'odio contro i Rom del quartiere.
Dice che la migliore soluzione sarebbe che i tribunali diventassero più attivi e severi.
I tribunali sono deboli. La polizia ferma chi scrive i graffiti, ed il giudice li rilascia e firma un rapporto. A questa gente è permesso di girare nuovamente libera e fare quel che vogliono," dice Stanković.
Secondo statistiche del Partito Rom, il numero di attacchi contro i Rom in Serbia resta immutato, quasi uno al giorno.
Il partito afferma che l'unico cambiamento positivo è che i Rom ora denunciano i crimini contro di loro, ma in molti non hanno un'esperienza positiva con gli ufficiali dello stato.
Di Fabrizio (del 30/07/2007 @ 09:24:17, in Europa, visitato 2342 volte)
Da
Radio Praha
[18-07-2007] By Rosie Johnston
Le prime notizie sulle
sterilizzazioni di donne Rom risalgono agli anni '70. Esperti sospettano che
oltre 2.000 donne nella Repubblica Ceca, siano state sterilizzate contro la loro volontà.
Sin dal 1991 almeno 85 donne ed un uomo hanno presentato reclami all'ombudsman
ceco, asserendo di essere stati sterilizzati contro la loro volontà. Vybor pro lidska prava a biomedecinu
(Commissione per la biomedicina ed i diritti umani), una struttura governativa,
questa settimana ha suggerito che lo stato dovrebbe creare un fondo per
compensare queste donne. La somma sarebbe di circa 200.000 CZK,o 10.000 $, a
vittima. Ma il ministro responsabile ha rigettato l'idea, mentre i gruppi romanì
considerano le misure insufficienti. Kumar Vishvanathan è un attivista dei
diritti romanì di Ostrava:
In questa nazione, la sterilizzazione delle Romnià è proseguita negli
anni '70 ed '80, sotto il regime comunista. Durante questo periodo, è stata
un'attività gestita dallo stato, come è successo in Svezia, facendo finta
che fossero le donne stesse a voler essere sterilizzate. Spesso alle donne
venivano fatti dei "regali", come un sacco di carbone, una lavatrice ecc.
Penso che fosse un buon alibi, queste donne non avevano possibilità di dire
"No, non voglio il vostro sacco di carbone, invece voglio avere
bambini!".Non c'era la possibilità di dire così sotto il regime totalitario.
Disgraziatamente, questa pratica è continuata sino oggi. Conosciamo casi di
tre anni fa.
Lo stato non può più offrire "regali" alle donne che passano attraverso
ciò, quindi che incentivi offrono oggi alle donne per questa operazione?
Dopo il 1991, lo stato se n'è lavato le mani. Dal nostro punto di
vista lo stato è ancora responsabile, perché non ha preso nessuna misura
perché la comunità medica riceva una formazione adeguata per non lavorare in
stato di inerzia. Oggi continuano a lavorare come facevano nel passato. Non
ci sono stati gradini proattivi da parte dello stato per rafforzare i
controlli sul consenso responsabile.
Cosa pensi della recente proposta di Vybor pro Biomedicinu,
che lo stato dovrebbe compensare queste donne o che lo debbano fare gli stessi
ospedali?
Pensiamo che lo stato debba assumersi le proprie responsabilità. Diamo
il benvenuto all'idea che lo stato crei un fondo per compensare queste
donne. La nostra sola osservazione è che la compensazione non sia
limitata ai soli casi avvenuti prima del 1991. C'è poi un altro problema,
che le cartelle mediche di alcune donne sono state distrutte dagli ospedali
che ha compiuto queste operazioni. Oggi, è molto difficile per queste donne
provare che i loro casi sono reali.
Il compenso proposto da Vybor di 200.000 Corone, è sufficiente secondo il
vostro punto di vista?
Su questo posso solo dare la mia personale opinione, ma le donne Rom
dovranno decidere loro se è accettabile. Secondo me, è una somma inadeguata,
ma la parola finale resta alle Romnià.
Di Daniele (del 28/07/2007 @ 09:21:00, in Europa, visitato 2572 volte)
26.07.2007 Barbulesti, villaggio romeno. Dal 2006 ha portato una
grossa novità: vi è stato eletto il primo sindaco rom della Romania. Un
interessante reportage di TOL. Nostra traduzione
Di Daniel Ganga e Petru Zoltan,
Transitions Online, 4 luglio 2007 (titolo originale: The First Romani Mayor)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Serena Scarabello
L’unica strada asfaltata di Barbulesti, 50 chilometri a nord di Bucarest, taglia
in due il villaggio, che è abitato da circa 6000 persone, di cui la maggioranza
sono rom.
Lungo questa strada, si trova un palazzo rosa, il municipio. Vicino, ci sono
delle case povere e malfatte, circondate da fatiscenti recinzioni. Accanto, un
gruppo di 59 abitazioni temporanee, ciascuna delle dimensioni di una carrozza
ferroviaria. Installate dal governo romeno in seguito alle inondazioni
dell’autunno del 2005, le abitazioni non dispongono né di fognature né di
impianto idraulico. L’acqua esce da un singolo pozzo e ogni dieci di questi
container c’è una rudimentale toilette, con un pezzo di tessuto come porta.
“Quando il vento soffia un po’ più forte del solito, le lamiere sui nostri tetti
se ne volano via”, racconta Dimitru Dragnea, il portavoce non ufficiale della
comunità. “Le recuperiamo durante la notte e le rimettiamo a posto il giorno
dopo…. Siamo 400 anime a bere da un solo pozzo”.
Questo desolato villaggio ha segnato un po’ la storia, l’anno scorso. In uno
stato di 21 milioni di abitanti, tra cui si stimano circa due milioni di rom,
Barbulesti ha eletto il primo sindaco rom della Romania. Ion Cutitaru ha
stabilito degli obiettivi per Barbulesti che potrebbero sembrare modesti in
qualsiasi altro posto – assicurare la distribuzione dei benefici statali tra i
residenti, costruire una stazione di polizia e un ufficio postale - ma qui sono
obiettivi molto ambiziosi..
Progetti ed ambizioni
Una delle prime azioni di Cutitaru è stata quella di richiedere per i residenti
di Barbulesti i sussidi sociali a cui hanno legalmente diritto. All’inizio
dell’anno, l’amministrazione comunale ha ricevuto 780 richieste per i sussidi
sociali, 580 in più rispetto all’anno precedente l’elezione di Cutitaru.
“Durante il mio mandato di sindaco, voglio pienamente assicurare ai miei
cittadini gli aiuti economici a cui hanno diritto. Un bambino può andare a
scuola se ha un pezzo di pane da mangiare”, afferma Cutitaru, che ha 55 anni,
folti capelli grigi e circa 168 centimetri di altezza.
Recentemente, ha accolto i visitatori nel suo ufficio, una stanza invasa di
carte e con una scrivania sulla quale ci sono tre bandiere: una della Romania,
una dell’Unione Europea e quella internazionale blu e verde del popolo rom.
Evidentemente stanco dopo una lunga giornata di lavoro, Cutitaru parla calmo dei
suoi ambiziosi progetti.
Vuole costruire una stazione di polizia, un ambulatorio, una clinica
veterinaria, un ufficio postale e un centro culturale per i Rom. “Ora, non
abbiamo nulla”, dice.
Cutitaru progetta inoltre di asfaltare le strade del paese e di arginare il
vicino fiume Ialomita, che ha inondato il villaggio nel 2005 e ha distrutto più
di 200 case, costringendo 300 persone a rifugiarsi nella scuola del villaggio.
“A breve, il nostro villaggio tornerà normale”, dice Cutitaru. “Riceveremo fondi
dall’amministrazione provinciale. Esistono anche fondi europei per i rom. Da
quel che so, ci saranno tra i 10 e i 12 milioni di euro per i rom”.
Nove mesi dopo la sua elezione, il sindaco sta ancora aspettando che la
provincia, che gestisce la maggior parte del denaro pubblico, investa i soldi
nel suo villaggio. Nel frattempo, dice, la sua volontà di aiutare i cittadini ha
portato ad un aumento delle tasse, sebbene non voglia dire di quanto.
“Prima si da qualcosa a qualcuno, e poi si può chiedere qualcosa in cambio”,
dice. “Quindi prima offriamo alla gente un sostegno economico minimo e garantito
dalla legge, e loro poi pagano le tasse allo stato”. Stiamo provando, con
l’aiuto degli amministratori locali, a spiegare ai nostri cittadini che hanno
sia diritti che doveri".
Ma un suo critico dice che tale approccio, tasse per ottenere sussidi sociali, è
fuorviante.
“Non sono per nulla d’accordo con persone che fanno affidamento unicamente sui
sussidi. Finché contano su 40 o 50 euro al mese, questo rimarrà un problema”
afferma Leonida Mandache, presidente della sezione di Ialomita del Partito
Pro-Europa. Dice che generalmente in una famiglia di sei o sette persone, che
riceve 100 euro al mese di sussidio, almeno tre persone sono in grado di
svolgere un lavoro, guadagnare un salario e condurre quindi una vita normale.
Lavoro lavoro lavoro
Molti sono d’accordo con l’idea che il lavoro sia la chiave per lo sviluppo, ma
riuscire ad assicurare un’occupazione alla gente è tutta un’altra questione, E’
difficile sapere quale sia la reale percentuale di disoccupati a Barbulesti, in
quanto la maggior parte dei residenti non ha mai lavorato in regola e non ha
quindi diritto all’assegno di disoccupazione ricevuto invece da chi, per
esempio, ha lavorato regolarmente assunto da una ditta che ha poi fallito. Molti
cittadini di Barbulesti lasciano temporaneamente il paese per cercare un’
occupazione, o per mendicare, da qualche altra parte.
Nel 2005 e nel 2006, l’Agenzia Nazionale per il Lavoro, affiliata al Ministero
degli Interni, ha sperimentato un progetto per favorire l’inserimento lavorativo
dei Rom, finanziato dall’Unione Europea e dal governo romeno. E’ stato un
fallimento, secondo un responsabile dell’Agenzia, che chiede di non rivelare il
proprio nome. “Le condizioni per l’assunzione erano troppo rigide” afferma “La
mancanza di interesse da parte dei datori di lavoro e degli attori sociali
coinvolti ( come le scuole, ospedali, ONG), combinata alla mancanza di
informazioni tra i Rom ha contribuito al fallimento del progetto”.
Questi spiega che i potenziali datori di lavoro imponevano delle condizioni
assurde. Per esempio, una ditta che si occupa della pulizia delle strade
richiedeva dieci anni di scolarizzazione. Un’altra ditta ancora, per un impiego
come lavavetri esigeva da un Rom la conoscenza dell’inglese.
“L’inserimento lavorativo… tutte balle!!”, afferma Mandache.
“Noi vogliamo lavorare, ma non abbiamo un’occupazione” aggiunge Dragnea, 55
anni. “Per lavorare come guardia, una ditta richiede almeno otto anni di
educazione scolastica. Viviamo grazie ai sussidi per i bambini. Non abbiamo
nient’altro. Tra 400 persone, solo due o tre lavorano nel villaggio. Se tutti
avessimo un’istruzione, la situazione sarebbe sicuramente diversa.”
Fino a due anni di età, un bambino di una famiglia sotto la soglia di povertà
può ricevere dallo stato fino a 65 euro mensili. Dopo i due anni, la cifra si
riduce a 12 euro al mese.
Nemmeno l’agricoltura è una buona alternativa: praticata in cooperative durante
il periodo comunista, è declinata dopo che la riforma agraria ha riconsegnato le
terre ai vecchi proprietari, i quali non avevano né i soldi né gli strumenti per
lavorare i campi. A lungo abbandonata, la terra ora è molto difficile da
coltivare.
“L’agricoltura non è più un’attività lucrativa” spiega Cutitaru “E’ difficile
qui a Barbulesti coltivare: non abbiamo gli strumenti e la terra non è fertile.”
Il villaggio ha circa 100 ettari di terra coltivabile.
Oggi, molti dei rom di Barbulesti lavorano come commercianti ambulanti, in
particolare nel settore tessile e nel vestiario. “Se andate in qualche mercato
in Romania… troverete sicuramente dei rom da Barbulesti” dice Cutitaru.
La sezione di Ialomita dell’Agenzia Nazionale per il Lavoro progetta di assumere
150 rom per tre mesi durante l’estate per svolgere lavori nella comunità.
Riceveranno un salario minimo dall’ Agenzia, spiega Mandache.
Ma questa è solo una goccia nell’oceano. Cutitaru ha promesso di far pressione
sulle ditte che faranno i lavori di modernizzazione a Barbulesti affinché
assumano dei rom.
Scalare la scala sociale
Cutitaru è stato eletto nell’ottobre del 2006, tre mesi dopo che Barbulesti ha
ottenuto l’autonomia da un villaggio vicino e quindi il diritto ad eleggere il
loro proprio sindaco.
Tra sette candidati, egli ha ottenuto il 55% dei voti al primo turno.
Cutitaru è considerato l’intellettuale del paese, dicono i concittadini. Egli
infatti ha frequentato le scuole per otto anni e ha fatto poi un apprendistato
come tappezziere. Ha lavorato a lungo come mediatore culturale nelle scuole e il
suo obiettivo era quello di portare a scuola tutti i bambini rom del paese.
“Avevo un compito veramente difficile!” afferma “ Se i bambini mancavano per più
di tre giorni consecutivi, andavo a casa loro e cercavo di convincere i genitori
a rimandarli a scuola. Il giorno dopo, andavo in classe con loro. Compravo loro
pasticcini e latte. Era particolarmente difficile con i bambini più piccoli,
perché non conoscevano per nulla il romeno. Dovevo insegnarglielo. Ora, sono
alle scuole secondarie. Voglio vedere dove arriveranno questi ragazzi.”
Cutitaru è orgoglioso di avere nel suo paese 12 ragazzi diplomati alle scuole
superiori, tra cui i suoi 5 figli, specialmente considerando il fatto che
l’istituto più vicino si trova a 20 chilometri da Barbulesti.
“Se la gente ha un’istruzione, la loro mentalità cambia. E’ una battaglia a
lungo termine. I cambiamenti possono avvenire in decine di anni, non in una
notte. Se una persona ha 10 o 12 anni di scolarizzazione, può trovare molto più
facilmente la sua strada.” afferma.
Ci sono circa 1100 bambini , la maggior parte rom, che frequentano la scuola di
Barbulesti, un numero significativo rispetto alla grandezza del villaggio.
Alcuni cittadini dicono che il merito è in parte degli sforzi di Cutitaru.
Ma non tutti apprezzano Cutitaru. Dragnea dice che il sindaco ha realizzato
poco. “Distribuiscono i sussidi quando vogliono” dice Dragnea riferendosi al
governo “Cutitaru non ha fatto nulla di speciale.”
Membro del Partito pro Europa, Cutitaru è in politica da 16 anni. É stato una
membro dell’amministrazione di Armasesti, il paese di cui Barbulesti faceva
parte fino allo scorso anno. Era conosciuto come il sindaco non ufficiale dei
rom.
“Ho condotto la mia campagna visitando tutti. Ho parlato a tutti per farmi
conoscere.” Dice Cutitaru “Ho riflettuto prima di fare questo. Ho calcolato i
problemi che avrei incontrato. … Se non riuscirò a fare ciò che mi sono
ripromesso, non mi candiderò per un nuovo mandato. Se invece ci riuscirò, mi
candiderò una seconda volta.”
Non ha molto tempo. Cutitaru è stato eletto in elezioni speciali, tra due
regolari votazioni. Rimarrà in carica ancora un anno e mezzo.
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