08/12/07 - By Nicole Itano WeNews correspondent
I Rom in Albania hanno sempre affrontato la povertà e la discriminazione,
ma dopo la caduta del comunismo nel 1991, la situazione delle donne Rom è
peggiorata. Si è abbassata l'età dei matrimoni e un numero crescente di ragazze
non ha mai frequentato la scuola.
TIRANA, Albania (WOMENSENEWS) I caffé trendy di questa città colorata e
risorgente sono lontani da Breju Lumi, una baraccopoli di fango, strade
distrutte e baracche di metallo, dove vive Nexhmije Daljani.
Una volta il paese più povero ed isolato d'Europa, oggi l'economia
dell'Albania sta crescendo rapidamente e il paese sta compiendo la transizione
dal comunismo alla democrazia e al capitalismo del libero mercato.
Ma a Breju Lumi - il cui nome significa "sponda del fiume" anche se l'unica
acqua è il letto asciutto riempito di immondizie - la maggior parte delle case
non ha acqua corrente, fognature od elettricità, ed i bambini corrono per le
strade a mezzogiorno mentre dovrebbero essere a scuola.
Qui le famiglie più povere, come quella di Daljani, appartengono ai Rom,
termine che i membri della comunità preferiscono al derogatorio "Zingari".
"Io e i due figli più piccoli andiamo a mendicare," dice Daljani, che ha 22
anni e tre figli piccoli, senza marito o lavoro. "E' l'unico modo per mangiare."
Daljani ebbe il suo primo figlio a 17 anni. A 21, suo marito lo lasciò con
tre figli. Ora vive in una baracca di metallo e come per molti Rom, la sua unica
fonte di reddito è l'accattonaggio.
Il figlio più grande, disabile mentale, va in un centro diurno guidato da una
OnG chiamata Children of the World.
La vita è più dura
Per molti Rom, soprattutto donne, la vita si è fatta più dura con la fine del
comunismo. Le ragazze si sposano ed hanno figli prima, povertà e disoccupazioni
sono rampanti, mentre l'accesso ai servizi sanitari e scolastici è declinato
drammaticamente.
Al tempo del comunismo, ai Rom - come a tutti i cittadini - venivano dati
lavoro e casa e obbligati ad andare a scuola. A quei tempi, tutti gli Albanesi
erano poveri, ma i Rom non erano più poveri di ogni altro gruppo.
Con il collasso dei servizi sociali, le disparità tra Rom ed altri Albanesi
sono cresciute nella sanità e negli standards di vita. Un recente studio del
Fondo Sviluppo delle Nazioni Unite ha trovato che le entrate medie dei Rom sono
meno della metà dei non-Rom che vivono nelle medesime comunità.
"La qualità dei servizi è diminuita," dice Arlinda Ymeraj, incaricato delle
politiche sociali dell'UNICEF, nel Fondo per l'Infanzia delle Nazioni Unite in
Albania. "Rispetto al passato c'è più disparità nell'accesso ai servizi e
determinati gruppi ne soffrono."
Oggi il 57% delle donne Rom - paragonato al 48% degli uomini - non è mai
andata a scuola, un declino rispetto all'era comunista, secondo i dati della
Banca Mondiale.
Da allora la media dell'età matrimoniale è scesa a livelli che preoccupano
gli esperti dello sviluppo.
Età del matrimonio, tassi di nascita
In Albania la media dei matrimoni tra le Romnià è di circa 15 anni, comparata
alla media nazionale (23) e quella dei Rom maschi (18). Anche l'età della prima
gravidanza è scesa: prima del 1990 era di circa 19 anni, oggi è di 17. Per gli
uomini Rom è di 21.
La giovane età dei matrimoni e delle gravidanze tra i Rom li mette ad alto
rischio dall'abuso e dal traffico di persone, limita l'accesso alla
scolarizzazione e può portare ad alti tassi di mortalità per le donne ed
infantile, dicono le Nazioni Unite.
Nell'Europa Centrale ed Orientale vivono tra i 7 e i 9 milioni di Rom, in
Albania sarebbero circa 95.000. Come gruppo, rimangono tra i più poveri e
discriminati nel continente e spesso vivono ai margini della società. Oltre il
70% delle famiglie Rom nel paese sono considerate molto povere e molte, come
quella di Daljani, vivono in condizioni estreme.
Le cause di questa esclusione sociale sono dibattute. Molti Rom lamentano
discriminazioni, ma altri dicono che rifiutano di integrarsi nella società
maggioritaria. I Rom - tradizionalmente nomadici, ma ora largamente stanziali o
semi-nomadici - sono un gruppo etnico distinto con la loro propria lingua e
sistema di credenze.
"Le famiglie Rom hanno una cultura molto differente," dice Marinela Cani,
assistente sociale che lavora con le famiglie di Breju Lumi. "Non pensano
al domani."
Jalldyz Ymeri, nonna di 42 anni che vive in due stanze con otto familiari e
mendica per vivere, dice che la vita è diventata molto più dura dalla caduta del
comunismo.
Meno anni a scuola
Lei è andata alle superiori, sua figlia no. Secondo la Banca Mondiale, prima
della fine del comunismo le donne Rom avevano una media di 6,2 anni di
scolarità. Oggi la media è meno di 4.
Le donne Rom in Albania dicono che anche l'accesso ai servizi sanitari è
deteriorata. Dicono che molti bambini nascono in casa e che molte donne non
hanno educazione prenatale. L'Albania non ha statistiche attendibili su
mortalità infantile e delle puerpere, ma molti esperti ritengono che i tassi tra
i Rom siano più alti della media nazionale.
La sanità pubblica in Albania dovrebbe essere gratuita, ma molti dottori
chiedono soldi.
"Ci trattano così perché siamo Rom. Se non possiamo pagare, ci mandano via,"
dice Ymeri, il cui nipotino di 3 anni è morto perché lei non aveva abbastanza
denaro.
Le condizioni sono talmente cattive che molti Rom hanno lasciato il paese per
andare nella confinante
Grecia, che è parte dell'Unione Europea. Benché siano discriminati - con in
più il rischio di deportazione - molti dicono che la vita lì è migliore perché è
più facile trovare lavoro, o fare soldi mendicando o suonando per i turisti. Ymeri
e la sua famiglia hanno passato diversi anni in Grecia e dice che le è
dispiaciuto dover tornare in Albania.
Ma anche in Grecia - una terra promessa per i Rom albanesi - la vita è dura.
In un insediamento rom chiamato Grthaios, in un'area industriale di Atene, le
famiglie vivono in baracche di legno circondate da pile di immondizia. La casa
di una stanza di Elena Zerollari, 39 anni e madre di 5 figli, è pulita e
ordinata. [...] Zerollari, che è originaria dell'Albania, dice che molte cose
sono migliori in Grecia: i dottori li trattano meglio ed è più facile trovare
lavoro. I bambini che ha avito da quando è arrivata in Grecia sono nati tutti in
ospedale.
Ma Zerollari dice che le piacerebbe una casa con acqua corrente e che i suoi
figli andassero a scuola. La scuola accetta i bambini rom, dice, ma molti
abbandonano perché sono molestati per i loro vestiti o perché senza scarpe.
"I Rom non dovrebbero vivere così per sempre," aggiunge. "Vogliamo essere
come voi."
Nicole Itano is a freelance reporter based in Athens, Greece. Before moving to
Greece in 2006, she spent five years reporting from across the African continent.
Her book, "No Place Left to Bury the Dead," about AIDS in Africa will be
published in November by Atria Books.