26.07.2007 Barbulesti, villaggio romeno. Dal 2006 ha portato una
grossa novità: vi è stato eletto il primo sindaco rom della Romania. Un
interessante reportage di TOL. Nostra traduzione
Di Daniel Ganga e Petru Zoltan,
Transitions Online, 4 luglio 2007 (titolo originale: The First Romani Mayor)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Serena Scarabello
L’unica strada asfaltata di Barbulesti, 50 chilometri a nord di Bucarest, taglia
in due il villaggio, che è abitato da circa 6000 persone, di cui la maggioranza
sono rom.
Lungo questa strada, si trova un palazzo rosa, il municipio. Vicino, ci sono
delle case povere e malfatte, circondate da fatiscenti recinzioni. Accanto, un
gruppo di 59 abitazioni temporanee, ciascuna delle dimensioni di una carrozza
ferroviaria. Installate dal governo romeno in seguito alle inondazioni
dell’autunno del 2005, le abitazioni non dispongono né di fognature né di
impianto idraulico. L’acqua esce da un singolo pozzo e ogni dieci di questi
container c’è una rudimentale toilette, con un pezzo di tessuto come porta.
“Quando il vento soffia un po’ più forte del solito, le lamiere sui nostri tetti
se ne volano via”, racconta Dimitru Dragnea, il portavoce non ufficiale della
comunità. “Le recuperiamo durante la notte e le rimettiamo a posto il giorno
dopo…. Siamo 400 anime a bere da un solo pozzo”.
Questo desolato villaggio ha segnato un po’ la storia, l’anno scorso. In uno
stato di 21 milioni di abitanti, tra cui si stimano circa due milioni di rom,
Barbulesti ha eletto il primo sindaco rom della Romania. Ion Cutitaru ha
stabilito degli obiettivi per Barbulesti che potrebbero sembrare modesti in
qualsiasi altro posto – assicurare la distribuzione dei benefici statali tra i
residenti, costruire una stazione di polizia e un ufficio postale - ma qui sono
obiettivi molto ambiziosi..
Progetti ed ambizioni
Una delle prime azioni di Cutitaru è stata quella di richiedere per i residenti
di Barbulesti i sussidi sociali a cui hanno legalmente diritto. All’inizio
dell’anno, l’amministrazione comunale ha ricevuto 780 richieste per i sussidi
sociali, 580 in più rispetto all’anno precedente l’elezione di Cutitaru.
“Durante il mio mandato di sindaco, voglio pienamente assicurare ai miei
cittadini gli aiuti economici a cui hanno diritto. Un bambino può andare a
scuola se ha un pezzo di pane da mangiare”, afferma Cutitaru, che ha 55 anni,
folti capelli grigi e circa 168 centimetri di altezza.
Recentemente, ha accolto i visitatori nel suo ufficio, una stanza invasa di
carte e con una scrivania sulla quale ci sono tre bandiere: una della Romania,
una dell’Unione Europea e quella internazionale blu e verde del popolo rom.
Evidentemente stanco dopo una lunga giornata di lavoro, Cutitaru parla calmo dei
suoi ambiziosi progetti.
Vuole costruire una stazione di polizia, un ambulatorio, una clinica
veterinaria, un ufficio postale e un centro culturale per i Rom. “Ora, non
abbiamo nulla”, dice.
Cutitaru progetta inoltre di asfaltare le strade del paese e di arginare il
vicino fiume Ialomita, che ha inondato il villaggio nel 2005 e ha distrutto più
di 200 case, costringendo 300 persone a rifugiarsi nella scuola del villaggio.
“A breve, il nostro villaggio tornerà normale”, dice Cutitaru. “Riceveremo fondi
dall’amministrazione provinciale. Esistono anche fondi europei per i rom. Da
quel che so, ci saranno tra i 10 e i 12 milioni di euro per i rom”.
Nove mesi dopo la sua elezione, il sindaco sta ancora aspettando che la
provincia, che gestisce la maggior parte del denaro pubblico, investa i soldi
nel suo villaggio. Nel frattempo, dice, la sua volontà di aiutare i cittadini ha
portato ad un aumento delle tasse, sebbene non voglia dire di quanto.
“Prima si da qualcosa a qualcuno, e poi si può chiedere qualcosa in cambio”,
dice. “Quindi prima offriamo alla gente un sostegno economico minimo e garantito
dalla legge, e loro poi pagano le tasse allo stato”. Stiamo provando, con
l’aiuto degli amministratori locali, a spiegare ai nostri cittadini che hanno
sia diritti che doveri".
Ma un suo critico dice che tale approccio, tasse per ottenere sussidi sociali, è
fuorviante.
“Non sono per nulla d’accordo con persone che fanno affidamento unicamente sui
sussidi. Finché contano su 40 o 50 euro al mese, questo rimarrà un problema”
afferma Leonida Mandache, presidente della sezione di Ialomita del Partito
Pro-Europa. Dice che generalmente in una famiglia di sei o sette persone, che
riceve 100 euro al mese di sussidio, almeno tre persone sono in grado di
svolgere un lavoro, guadagnare un salario e condurre quindi una vita normale.
Lavoro lavoro lavoro
Molti sono d’accordo con l’idea che il lavoro sia la chiave per lo sviluppo, ma
riuscire ad assicurare un’occupazione alla gente è tutta un’altra questione, E’
difficile sapere quale sia la reale percentuale di disoccupati a Barbulesti, in
quanto la maggior parte dei residenti non ha mai lavorato in regola e non ha
quindi diritto all’assegno di disoccupazione ricevuto invece da chi, per
esempio, ha lavorato regolarmente assunto da una ditta che ha poi fallito. Molti
cittadini di Barbulesti lasciano temporaneamente il paese per cercare un’
occupazione, o per mendicare, da qualche altra parte.
Nel 2005 e nel 2006, l’Agenzia Nazionale per il Lavoro, affiliata al Ministero
degli Interni, ha sperimentato un progetto per favorire l’inserimento lavorativo
dei Rom, finanziato dall’Unione Europea e dal governo romeno. E’ stato un
fallimento, secondo un responsabile dell’Agenzia, che chiede di non rivelare il
proprio nome. “Le condizioni per l’assunzione erano troppo rigide” afferma “La
mancanza di interesse da parte dei datori di lavoro e degli attori sociali
coinvolti ( come le scuole, ospedali, ONG), combinata alla mancanza di
informazioni tra i Rom ha contribuito al fallimento del progetto”.
Questi spiega che i potenziali datori di lavoro imponevano delle condizioni
assurde. Per esempio, una ditta che si occupa della pulizia delle strade
richiedeva dieci anni di scolarizzazione. Un’altra ditta ancora, per un impiego
come lavavetri esigeva da un Rom la conoscenza dell’inglese.
“L’inserimento lavorativo… tutte balle!!”, afferma Mandache.
“Noi vogliamo lavorare, ma non abbiamo un’occupazione” aggiunge Dragnea, 55
anni. “Per lavorare come guardia, una ditta richiede almeno otto anni di
educazione scolastica. Viviamo grazie ai sussidi per i bambini. Non abbiamo
nient’altro. Tra 400 persone, solo due o tre lavorano nel villaggio. Se tutti
avessimo un’istruzione, la situazione sarebbe sicuramente diversa.”
Fino a due anni di età, un bambino di una famiglia sotto la soglia di povertà
può ricevere dallo stato fino a 65 euro mensili. Dopo i due anni, la cifra si
riduce a 12 euro al mese.
Nemmeno l’agricoltura è una buona alternativa: praticata in cooperative durante
il periodo comunista, è declinata dopo che la riforma agraria ha riconsegnato le
terre ai vecchi proprietari, i quali non avevano né i soldi né gli strumenti per
lavorare i campi. A lungo abbandonata, la terra ora è molto difficile da
coltivare.
“L’agricoltura non è più un’attività lucrativa” spiega Cutitaru “E’ difficile
qui a Barbulesti coltivare: non abbiamo gli strumenti e la terra non è fertile.”
Il villaggio ha circa 100 ettari di terra coltivabile.
Oggi, molti dei rom di Barbulesti lavorano come commercianti ambulanti, in
particolare nel settore tessile e nel vestiario. “Se andate in qualche mercato
in Romania… troverete sicuramente dei rom da Barbulesti” dice Cutitaru.
La sezione di Ialomita dell’Agenzia Nazionale per il Lavoro progetta di assumere
150 rom per tre mesi durante l’estate per svolgere lavori nella comunità.
Riceveranno un salario minimo dall’ Agenzia, spiega Mandache.
Ma questa è solo una goccia nell’oceano. Cutitaru ha promesso di far pressione
sulle ditte che faranno i lavori di modernizzazione a Barbulesti affinché
assumano dei rom.
Scalare la scala sociale
Cutitaru è stato eletto nell’ottobre del 2006, tre mesi dopo che Barbulesti ha
ottenuto l’autonomia da un villaggio vicino e quindi il diritto ad eleggere il
loro proprio sindaco.
Tra sette candidati, egli ha ottenuto il 55% dei voti al primo turno.
Cutitaru è considerato l’intellettuale del paese, dicono i concittadini. Egli
infatti ha frequentato le scuole per otto anni e ha fatto poi un apprendistato
come tappezziere. Ha lavorato a lungo come mediatore culturale nelle scuole e il
suo obiettivo era quello di portare a scuola tutti i bambini rom del paese.
“Avevo un compito veramente difficile!” afferma “ Se i bambini mancavano per più
di tre giorni consecutivi, andavo a casa loro e cercavo di convincere i genitori
a rimandarli a scuola. Il giorno dopo, andavo in classe con loro. Compravo loro
pasticcini e latte. Era particolarmente difficile con i bambini più piccoli,
perché non conoscevano per nulla il romeno. Dovevo insegnarglielo. Ora, sono
alle scuole secondarie. Voglio vedere dove arriveranno questi ragazzi.”
Cutitaru è orgoglioso di avere nel suo paese 12 ragazzi diplomati alle scuole
superiori, tra cui i suoi 5 figli, specialmente considerando il fatto che
l’istituto più vicino si trova a 20 chilometri da Barbulesti.
“Se la gente ha un’istruzione, la loro mentalità cambia. E’ una battaglia a
lungo termine. I cambiamenti possono avvenire in decine di anni, non in una
notte. Se una persona ha 10 o 12 anni di scolarizzazione, può trovare molto più
facilmente la sua strada.” afferma.
Ci sono circa 1100 bambini , la maggior parte rom, che frequentano la scuola di
Barbulesti, un numero significativo rispetto alla grandezza del villaggio.
Alcuni cittadini dicono che il merito è in parte degli sforzi di Cutitaru.
Ma non tutti apprezzano Cutitaru. Dragnea dice che il sindaco ha realizzato
poco. “Distribuiscono i sussidi quando vogliono” dice Dragnea riferendosi al
governo “Cutitaru non ha fatto nulla di speciale.”
Membro del Partito pro Europa, Cutitaru è in politica da 16 anni. É stato una
membro dell’amministrazione di Armasesti, il paese di cui Barbulesti faceva
parte fino allo scorso anno. Era conosciuto come il sindaco non ufficiale dei
rom.
“Ho condotto la mia campagna visitando tutti. Ho parlato a tutti per farmi
conoscere.” Dice Cutitaru “Ho riflettuto prima di fare questo. Ho calcolato i
problemi che avrei incontrato. … Se non riuscirò a fare ciò che mi sono
ripromesso, non mi candiderò per un nuovo mandato. Se invece ci riuscirò, mi
candiderò una seconda volta.”
Non ha molto tempo. Cutitaru è stato eletto in elezioni speciali, tra due
regolari votazioni. Rimarrà in carica ancora un anno e mezzo.