Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 10/09/2007 @ 09:27:49, in Italia, visitato 1974 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro [CON PREGHIERA DI DIFFUSIONE]
Dopo il rogo delle baracche in località Pian di Rota (Livorno), nella notte tra il 10 e l’11 Agosto 2007, i genitori sono stati fermati dalla Polizia e trattenuti nel carcere “Le Sughere”. La Procura ha contestato loro due accuse. Da un lato, l’abbandono di minore (i genitori non sarebbero stati presenti al momento del rogo, e avrebbero lasciato soli i bambini in situazione di pericolo); dall’altro, incendio colposo (secondo l’accusa, il rogo sarebbe stato accidentale, provocato da una candela rimasta accesa, o da un fuoco spento male). All’udienza di convalida del fermo di polizia, tenutasi tra il 14 e il 15 Agosto 2007, il Giudice per le Indagini Preliminari ha ritenuto infondata l’accusa di incendio colposo. Molti indizi hanno invece spinto il Giudice a chiedere ulteriori indagini per verificare l’ipotesi dell’aggressione. Le fiamme si sono sviluppate all’improvviso, con una violenza che sembra escludere l’ipotesi di un incidente. Una candela accesa, o un piccolo fuoco spento con disattenzione possono incendiare delle baracche di legno: ma le fiamme si propagano in tempi relativamente lenti, non provocano un rogo violento ed improvviso. Perché si produca un “muro di fuoco” così alto da lambire la strada sopra il cavalcavia, è necessario invece l’innesco di materiale infiammabile: e l’ipotesi di una bombola del gas è stata ampiamente smentita, perché nessuna traccia è stata trovata sul posto. Tuttavia, il Giudice non ha ritenuto infondata l’ipotesi dell’abbandono di minore: non perché i genitori non fossero presenti al momento del rogo – questa ipotesi è stata smentita dal Magistrato – ma perché, al momento della fuga, i genitori potrebbero non essersi preoccupati con sufficiente attenzione dei bambini. Di conseguenza, il Giudice ha chiesto agli inquirenti di muoversi in due direzioni: verificare l’ipotesi dell’aggressione e indagare sul comportamento dei genitori. Il 23 Agosto 2007, la Procura, la Questura e i Vigili del Fuoco di Livorno, pur affermando di continuare gli accertamenti «senza escludere apriori nessuna ipotesi», dichiaravano improbabile la tesi dell’aggressione, avvalorata solo pochi giorni prima dal GIP (si veda in particolare «Arresti domiciliari, strada in salita» e «L’aggressione esclusa dai Vigili del Fuoco», in Il Tirreno, cronaca di Livorno, 23 Agosto 2007). Noi riteniamo che debba essere seguita l'indicazione del Giudice, che ha invitato ad indagare con particolare attenzione proprio sull'ipotesi dell'aggressione. In una intervista pubblicata sulla cronaca regionale toscana de La Repubblica, il 29 Agosto 2007, il legale dei cittadini rumeni, avvocato Andrea Callaioli, ha ricordato l’impressionante sequenza di incendi, attentati ed episodi di violenza che, nei mesi scorsi, hanno colpito rifugi di persone senza fissa dimora nel territorio livornese: il 27 Ottobre 2006, nei pressi della Stazione, in locali occupati da persone senza casa; il 25 Dicembre 2006, nella baracca di un cittadino slavo in Via Firenze; il 28 Dicembre 2006, all’insediamento sotto le logge del Palazzo Grande; il 13 Marzo 2007, alla roulotte di un livornese senza dimora; il 15 Marzo 2007 in Via del Limone (incendio di carcasse di auto); il 26 Marzo 2007 alle Terme ex-Corallo, precaria abitazione di persone senza casa; il 28 Giugno all’oratorio salesiano; e, infine, il 29 Giugno, la violenta rissa alla Stazione, tra un gruppo di cittadini rumeni e uno di italiani, e il successivo “assedio” della Questura da parte di questi ultimi, per chiedere la consegna degli stranieri “per fargliela pagare”. L’insieme di questi fatti dovrebbe spingere a valutare le possibili connessioni tra i diversi episodi. Si fa presente tuttavia che, al momento, non vi sono elementi né per avvalorare la tesi di violenze a sfondo razziale né per smentirla; inoltre, non si hanno elementi né per confermare né per smentire eventuali connessioni tra queste vicende. L’avvocato, perciò, chiede indagini in queste direzioni, senza per il momento formulare un’ipotesi. Ai genitori dei bambini non sono stati concessi gli arresti domiciliari, in quanto si tratta di famiglie senza alloggio. Il Comune di Livorno si era in un primo momento impegnato a fornire un’abitazione per gli arresti domiciliari. Successivamente, nel corso di un dibattito pubblico svoltosi in presenza del Ministro Paolo Ferrero, il Sindaco di Livorno Alessandro Cosimi ha dichiarato di non essere disponibile a fornire l’alloggio. Di conseguenza queste persone restano in carcere, almeno finché qualcuno (Comuni o organizzazioni di volontariato) non troverà un alloggio. Sia i genitori dei bambini, sia i parenti che abitano a Pisa e a Livorno, hanno chiesto per settimane la restituzione dei corpi dei bambini, per poter celebrare i funerali. I corpi sono stati restituiti in questi giorni, a quasi un mese di distanza dal rogo, e i funerali si terranno Venerdi 14 Settembre alle 11. L’on. Mercedes Frias, deputata alla Camera che si è interessata alle vicende di queste famiglie, l’associazione Africa Insieme e OsservAzione hanno intenzione di lanciare una sottoscrizione pubblica per sostenere queste persone, e per pagare le spese legali. “Osservazione” mette a disposizione il proprio conto corrente, .convinta che questa iniziativa possa rappresentare, oltre che un utile contributo per queste persone, anche una forma di mobilitazione popolare a favore dei Rom. *Il numero di conto corrente su cui effettuare i versamenti è 000300047775 presso la Cassa Rurale di Bolzano intestato ad Associazione Osservazione ONLUS, coordinate bancarie IT 59 F 08081 11600 000300047775. Nella causale indicare "PER LA DIFESA DEI GENITORI DELLE BAMBINE ROM MORTE A LIVORNO "* -- osservAzione (ONLUS) centro di ricerca azione contro la discriminazione di rom e sinti web: www.osservazione.org email: info@osservazione.org osservAzione è un'associazione di promozione sociale (ONLUS) impegnata nella lotta contro l'anti-ziganismo e le violazioni dei diritti umani e per la promozione dei diritti di rom e sinti in Italia
Di Fabrizio (del 09/09/2007 @ 09:30:39, in sport, visitato 1782 volte)
Angelique Chrisafis in Saint-Denis - Guardian Unlimited ©
Guardian News and Media Limited 2007
Le autorità francesi sono state accusate di aver messo in onda una "brutale"
pulizia per nascondere aspetti spiacevoli della società ai fans della Coppa
Mondiale di Rugby: radendo al suolo baraccopoli di Rom, espellendo chi dormiva
per strada a Parigi e quanti ruotavano attorno ai mercati delle pulci.
La competizione inizia stasera (7 settembre ndr) nel brillante Stade
de France nel quartiere settentrionale parigino di Saint-Denis, la Francia
attende ardentemente 1,6 milioni di visitatore che pomperanno 625 milioni di €
nell'industria turistica per circa 6 settimane. I fans del rugby spendono
pro-capite più dei tifosi di calcio, ed in molti sono arrivati in cerca di tours
di champagne, assaggi di foie gras e di un assaggio della "belle France".
Ma le organizzazioni caritatevoli dicono che il tentativo governativo di
rendere bella la Francia ha incluso la "pulizia" spietata dei vulnerabili dalle
aree dove potrebbereo essere visti dai fans. Gli homeless di Parigi a cui è
stato chiesto di spostarsi stanno organizzando una protesta per questo fine
settimana.
Accanto allo stadio di Saint-Denis, questa settimana la polizia ha sgomberato
circa 600 Rom rumeni da una baraccopoli dove vivevano da oltre un anno. Le
baracche, fatte di legno e fogli di plastica in una fabbrica in disuso senza
servizi sanitari o raccolta di immondizia, minacciava di essere un pugno
nell'occhio.
Bernard Moriau, dottore di Médecins du Monde che ha lavorato con i Rom, a
riferito a the Guardian: "E' una catastrofe." Dice che le famiglie sono state
sgomberate in una "maniera estremamente brutale", almeno in 400 sono spariti e
probabilmente riemergeranno in altre baraccopoli a nord di Parigi, senza acqua o
elettricità. E' stato interrotto il suo lavoro sul trattamento della tubercolosi
e del diabete e vaccinando i bambini. Dice che quando nell'area quest'anno si
era accampato il Cirque du Soleil, ai Rom era stato permesso di restare e
condividere l'acqua.
"Per l'evento della Coppa Mondiale di Rugby, il governo sembra voler
nascondere la miseria dei Rom evacuando sistematicamente i campi," dice Médecins
du Monde in una dichiarazione, citando evacuazioni di massa attorno a Lione e
vicino a Saint-Etienne, dove ha base la squadra della Scozia. Malik Salemkour,
vice-presidente della Lega per i Diritti Umani, dice "La Francia vorrebbe che
questa gente non esistesse e si fa bella invece che affrontare i suoi problemi."
Afid, 45 anni e homeless da 10, è uno dei restauratori di oggetti che trova e
che vende nei mercati delle pulci della capitale. Per un anno ha vissuto in una
baracca di legno sotto la circonvallazione di Parigi, senza acqua corrente.
"La polizia mi ha detto che dovevo sgomberare entro venerdì, a causa della
coppa di rugby. E' inumano, ma loro pretendono che non ci sia miseria a Parigi,"
ci dice.
"Ho sempre odiato il rugby, ma realmente lo detesto ora che la gente può
essere lasciata senza riparo."
Due gruppi di supporto ai senza tetto dice che alle persone che dormivano in
tenda nel centro di Parigi è stato detto dalla polizia di spostarsi e minacciati
di € 135 di multa se avessero fatto ritorno. Agli albergatori che ospitavano
temporaneamente dei senza-tetto è stato chiesto di liberare le camere per i
tifosi.
In attesa della protesta dei senza-tetto per questo fine settimana, la
prefettura di Saint-Denis nega di aver sgomberato i Rom a causa della Coppa
Mondiale. Il ministero degli interni dice che le decisioni sono state prese
dalle autorità locali e non dal governo centrale.
Jean-Baptiste Eyraud del gruppo Diritto alla Casa dice che le autorità locali
sono state forzate a rivedere le minacce di sgombero a causa della controversia.
Dice "Adesso dobbiamo tifare per i giocatori di rugby."
Di Sucar Drom (del 08/09/2007 @ 09:11:14, in blog, visitato 1541 volte)
Jean-Pierre Liégeois: rom, culture da salvare
«Le culture Rom sono come un mosaico. Ogni elemento dell'insieme è originale, ma
può essere compreso solo dalla sua posizione nell'insieme. Vi è unità nella
diversità». È una similitudine cara a Jean-Pierre Liégeois, uno dei maggiori
esperti mondiali delle minoranze rom, sinte e kalé. Docente alla Sorbona di
Parigi, ...
L'attualità di Salvemini cinquanta anni dopo
Il 6 settembre del 1957 moriva Gaetano Salvemini. La lezione del grande storico
pugliese ha rappresentato per le giovani generazioni del socialismo italiano un
costante punto di riferimento e soprattutto un forte esempio morale.
Salvemini è stato il maestro dell'antifascismo e la sua scuola di formazione
politica, stor...
Pavia, per i Rom il dramma continua
I Rom sfollati dalla ex Snia hanno trascorso la seconda notte nella palestra
attigua al PalaRavizza. Nemmeno ieri la prefettura ha trovato soluzioni a un
caso che ha ormai assunto le tinte del grottesco. Nel volgere di poche ore si è
passati dall’eventualità di un trionfo politico della giunta Capitelli al
rischio di una figuraccia storica, considerando che, tra l’altro, oggi Pavia
ospiterà l’inaugurazione d...
Reggio Emilia, infuria la polemica sulle micro aree per i Sinti Reggiani
Da alcuni giorni a Reggio Emilia infuria la polemica, dopo l’annuncio del
Sindaco Delrio di voler realizzare la prima micro area comunale. Oggi sulle
pagine della Gazzetta di Reggio c’è un nuovo intervento appassionato di
Vladimiro Torre, Presidente dell’associazione Them Romanò, dopo che in città
sono state fatte affermazioni discriminatorie con...
Firenze, cosa intendiamo per solidarietà?
Padre Agostino Rota Martir ha inviato dal campo Rom di Coltano, in cui vive da
diversi anni, questa sua lettera aperta a Massimo Toschi, Assessore alla pace,
alla cultura e al perdono della Regione Toscana, che pone numerosi interrogativi
non solo all’assessore ma anche a diverse associazioni attive nel campo della
solidarietà, riprendendo una discussione già avvia...
Mantova, Colum McCann dialoga con Santino Spinelli
Oggi pomeriggio a Mantova si è aperto ufficialmente il Festival Letteratura
2007. Libano, Pakistan, Cina, Cuba, Nicaragua, Svezia, Norvegia, Galles,
Francia, Irlanda, Spagna, Portogallo, Nigeria, Benin, Gibuti, Gran Bretagna,
Turchia, Sud Africa, India, Siria, Polonia, Svizzera, Germania, Israele, Stati
Uniti e naturalmente Rom e Sinti: la geogr...
Quando il Palazzo ignora la realtà
Lavavetri, racket, pedofili, incendiari, mafiosi. Il dibattito politico sembra
orientato finalmente verso la realtà, quello sgradevole accidente così poco
elegante con cui bisogna fare i conti perché la gente che vota – e decide del
potere – ci vive immersa fino al collo. Potrebbe essere un eccellente indizio,
un segnale di rinnovamento di un Palazzo che, soffocato dalla sua
autoreferenzialità, si sp...
Brescia, continuano gli sgomberi...
A Brescia continuano gli sgomberi quotidiani di famiglie Rom rumene. Luigi
Beltrami, OsservAzione, denuncia quotidianamente queste violazioni della Carta
Sociale Europea, cercando di contrastare l’azione spregiudicata del Comu...
Opera Nomadi: l'attuale dirigenza nazionale si dimetta!
A fianco di Santino Spinelli, docente di lingua e cultura romanì all’Università
di Trieste si schiera Nazzareno Guarnieri, rom abruzzese, presidente della
sezione Abruzzo di Opera Nomadi. Guarnieri sostiene quanto affermato da Spinelli
a Livorno...
La violenza contro i Rom
Molte volte ho mentalmente iniziato a scrivere questo post. Leggendo un giornale
in metropolitana, ascoltanto la radio, vedendo una notizia su un trafiletto. Una
serie di stimoli che negli ultimi anni mi ha raggiunto con fitte via via sempre
più...
Trento, in arrivo le micro aree ma...
Al campo nomadi di Ravina le roulotte sono una trentina, gli abitanti molti di
più. «Centotrenta», spiega Marco Gabrielli presidente dei sinti trentini. Che
aggiunge. «La situazione è assolutamente insostenbile, uno schifo. Non abbiamo
privacy. Ognuno fa quel che vuole e non c’è controllo. Se non si fa qualcosa
prima o ...
Gallarate (VA), i Sinti traslocano...
Il Comune di Gallarate ha trovato un accordo con la comunità e da questa mattina
(giovedì 6 settembre) l’“accampamento” ha una nuova sistemazione. Il gruppo di
72 persone, adulti ma anche molti bambini, è stato trasferito nel nuovo campo di
Cedrate. Un trasloco che durerà all’incirca due giorni e che sarà a sp....
Di Fabrizio (del 07/09/2007 @ 09:42:20, in scuola, visitato 1525 volte)
Da settembre i Rom della Repubblica Ceca potranno frequentare un corso di computer per principianti, organizzato dall'associazione Romea [...]
Il centro offre anche libero accesso ad Internet. Viene visitato da 259 persone a settimana. I Rom possono anche cercare lavoro via Internet, aggiunge Adam Pospisil di Romea.
Durante lo scorso mese, 5 dei 20 clienti registrati hanno trovato lavoro nella borsa del lavoro Internet per Rom, la maggior parte nei servizi sociali, come in organizzazioni per disabili o consumatori di droghe, e nel campo delle costruzioni.
Pospisil dice che i Rom mostrano alto interesse per altri siti Rom, visitati da 400 persone ogni giorno.
Nel caso di discriminazioni, i Rom e le altre persone possono usufruire di un numero verde gratuito. Circa 70 persone al mese usano questa linea.
Di Fabrizio (del 06/09/2007 @ 09:47:11, in Europa, visitato 1898 volte)
Da
Macedonian_Roma
E' vietato ai Rom l'ingresso al caffè bar "Kartel", sulla riva del fiume
Vardar, nel centro di Skopje. Pochi giorni fa un gruppo di sette giovani Rom,
Alen Hasan, Daniel Petrovski, Leila Amet, Gilbert Mamut, Alberto Mamut, Selina
Alieva e Nexharije Muratova, volevano prendere un caffé da "Kartel", ma il
cameriere ha detto loro che non potevano sedersi senza una prenotazione. I
giovani Rom hanno chiesto a chi avrebbero dovuto rivolgersi, ed il cameriere ha
risposto che dovevano parlare col proprietario. I giovani Rom aggiungono che
durante la loro discussione col manager del bar, altri clienti entravano e si
sedevano senza ulteriori richieste del cameriere e senza prenotazione.
La discussione col manager è terminata quando questi ha detto: "Non vogliamo
Rom. Sono un danno alla nostra reputazione".
Alcuni di questi Rom erano in vacanza in Macedonia dalla Francia. "Cose così
là non accadono. Siamo tutti uguali. Sono tornato nel mio paese e mi hanno detto
che c'era un bel bar lungo il viale. Sfortunatamente, la cultura di qualcuno è
di basso livello." dice Gilbert Mamut.
In Macedonia d'altronde, aggiunge il resto del gruppo, questa sta diventando
la norma quotidiana per i Rom. "Siamo una nazione di fronte a grandi
discriminazioni, e nessuno ci accetta come cittadini uguali agli altri,
nonostante il fatto che siamo leali allo Stato", è il loro commento.
I Rom affrontano tuttora discriminazioni, dicono diversi studenti che di
propria iniziativa, hanno compilato una lista di tutti i casi dove i Rom sono
bersagli di apparenti discriminazioni.
Dicono gli studenti: "Abbiamo condotto l'iniziativa indipendentemente. Stiamo
ancora raccogliendo informazioni. La lista dei bar che hanno -regole- simili a
Kartel è molto lunga. Non è un evento isolato. Ne abbiamo registrato più di 50,
gli stessi casi o simili."
I Rom continuano ad essere la comunità più discriminata nella Repubblica di
Macedonia, conclude Iso Rusi, Presidente del Comitato di Helsinki per i Diritti
Umani in Macedona. Dice che il progetto del "Decennio Rom" che aveva lo scopo di
includere attivamente i Rom nella società, appare una "bugia multicolore" ed i
Rom sono una comunità etnica a cui nessuno presta attenzione.
Conclude Rusi: "Il numero dei partiti politici Rom sta crescendo, ma
sono ancora lontani dall'articolare effettivamente i loro problemi. Dubito che i
partiti Rom nella regione stiano contribuendo al miglioramento della loro
situazione, che può essere descritta come catastrofica, ed i Rom sono il miglior
esempio che non esiste uno "stato campione" che abbia regolato le relazioni
interetniche in maniera decente."
Di Sucar Drom (del 05/09/2007 @ 09:49:14, in blog, visitato 1467 volte)
Bolzano, il presente di un popolo antico
L’Associazione NEVO DROM e l’U.N.A.R. (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni
Razziali ed Etniche, Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità,
Presidenza del Consiglio dei Ministri) organizzano “il presente di un popolo
antico”, manifestazione di promozione socio culturale.
Siete tutti invitati all’inaugurazione ...
Pavia, sciopero della fame al quarto giorno
Mercoledì 5 settembre a Pavia si inaugurerà la seconda edizione del Festival dei
Saperi, che avrà per tema la “Nuova città e nuova democrazia”. Gli operai del
Comune stanno allestendo il palco in Piazza della Vittoria.
A 500 metri dal ce...
La paura dei lavavetri
In pochi giorni, anzi poche ore, il fastidio profondo causato dai lavavetri ha
preso il posto in prima pagina sui giornali, nelle discussioni cittadine, nello
scontro di culture fra governo e opposizione di ben altre turpitudini italiane.
È bastato che il municipio di Firenze approvasse un’ordinanza che punisce fino a
tre mesi di ca....
Reggio Calabria, una giornata storica per i Rom e per tutta la città
Una giornata storica. Come altro si può definire la giornata in cui un simbolo
del degrado di Reggio “il 208” è stato raso al suolo. Dopo 40 anni di sterili
passerelle parolaie sull’argomento, le ruspe hanno riconsegnato alla città ed al
nobile rione di Sbarre un pezzo di territorio che sembrava avulso da qualsiasi
tentativo di ...
Il nostro slogan: intolleranza zero
L’Italia non cessa di stupirci per le sorprese che ci riserva ad ogni nuovo
giorno che espletiamo il rito dell’acquisto dei nostri quotidiani. I titoli ci
fanno scoprire che i problemi endemici che affliggono il paese come: lo
strapotere della criminalità organizzata che controlla intere regioni,
l’evasione fiscale, la diffusa corruzione, le anomalie di un p...
Di Fabrizio (del 04/09/2007 @ 09:37:17, in Europa, visitato 1611 volte)
Francesca Cookney -
http://europe. tiscali.co. uk/114b6f42bd6. html
Nonostante il generalmente impatto positivo della legislazione
anti-discriminazione della UE, un recente rapporto mostra che la violenza ed i
crimini razzisti sono aumentati in Europa dall'introduzione delle direttive del
2000. Il rapporto intitolato "Razzismo e Xenofobia negli stati membri della UE"
è stato pubblicato agli inizi della settimana (scorsa ndr) dalla
recentemente stabilita Agenzia per i Diritti Fondamentali e rivela che il
razzismo e la discriminazione sono aumentati in 8 dei 27 Stati Membri, incluse
Danimarca, Germania, Francia, Irlanda, Finlandia e GB.
Secondo il rapporto, le disuguaglianze e le discriminazioni etniche
continuano nell'impiego, nella scolarizzazione e nell'alloggio ed i dati
raccolti tra il 2005 ed il 2006 mostrano un aumento dei crimini e della violenza
razziale in diversi paesi d'Europa. La ricerca appunta come gli immigrati siano
vittime dei casi di discriminazione più diffusi e particolarmente i Rom che sono
finiti recentemente sotto i riflettori dopo che un incendio in Italia ha ucciso
quattro bambini Rom ed alimentato il dibattito sulle politiche UE e sulla realtà
della situazione a livello nazionale.
L'Italia è un paese che per lungo tempo è stato criticato per le scorciatoie
politiche riguardo la comunità viaggiante. Aperta discriminazione ed odio
razziale appaiono fuori controllo secondo quanto Nazzareno Guarnieri, Rom e
membro di un'associazione che raggruppa varie associazioni Rom e Sinte, descrive
come "indifferenza politica". Non è l'unico paese ad essere criticato per le sue
politiche verso i Rom, ma dopo la tragedia di Livorno è sotto attacco da tutte
le parti. Il Primo Ministro Romano Prodi ha riconosciuto il problema ma dice che
prima che sia risolto a livello UE, sarà difficile affrontarlo a livello
nazionale. "La questione Rom è terribilmente complicata," dice. Guarnieri è meno
convinto. "Il fatto è che la UE ha promulgato una serie di regole che l'Italia
non ha applicato o rispettato."
Secondo le statistiche ci sono circa 12 milioni di Rom in Europa. La
maggioranza di loro vive in baraccopoli ai margini delle maggiori città, isolati
dal resto della comunità ed in condizioni sciagurate. "Ci sono diverse politiche
a livello regionale o locale, e ciò è problematico (...) si ha una situazione
estremamente confusa, con differenti norme, regole differenti in differenti
città e nessun approccio comprensivo o un quadro in cui lavorare," riconosce
Michael Guet, capo della Divisione Rom e Viaggianti del Consiglio
d'Europa, ma aggiunge fermamente che "la ghettizzazione di parte della
popolazione non è accettabile per gli standards del Consiglio d'Europa."
Di Fabrizio (del 03/09/2007 @ 09:20:34, in scuola, visitato 2279 volte)
Invio mio articolo sulla didattica interculturale,
se volete pubblicarlo.
Saluti Maria Grazia Dicati
Premessa
La significativa presenza, all’interno delle scuole,
di bambini stranieri ha evidenziato e fatto emergere prepotentemente la
questione della cultura e della lingua come elementi basilari da tenere
nella dovuta considerazione nel percorso scolasico, tanto che le parole
educazione e pedagogia interculturale sono ormai entrate nel
linguaggio complessivo della scuola.
I rom e i sinti, pur essendo, per la maggior parte
cittadini italiani, possono essere considerati gli stranieri più vecchi
(in Italia dal 1400) per quanto riguarda LA LORO CULTURA E LA LORO
LINGUA, anche se questi due aspetti non sono mai stati sufficientemente
accreditati se non per gli aspetti più appariscenti e folcloristici
quali il nomadismo, l’abbigliamento, le abitazioni…
Ma, gli insegnanti con bambini rom in classe, prima
ancora che iniziasse l’immigrazione da altri paesi e non si fosse
sviluppato un dibattito così forte sulla cultura, sulla lingua altra e
sull’apprendimento dell’italiano come seconda lingua (L2), dovevano
comunque fare i conti con questi due fattori.
I bambini stessi li ponevano quotidianamente e, a
meno che uno non chiudesse occhi ed orecchie, non era possibile
ignorarli.
Come si fa ad ignorare una bambina che si pone e ti pone
questa domanda :
” Perché Maria Grazia devo imparare a parlare come
gli altri bambini e gli altri bambini invece non devono imparare a
parlare come parlo io?” E quasi per una forma di protesta o per farci
capire il suo disagio psicologico e le sue oggettive difficoltà, a
volte, si rapportava con me e con i docenti solo in lingua romanés: io
le chiedevo qualcosa e lei parlava e rispondeva solo utilizzando la sua
lingua romanés.
La risposta potrebbe sembrare facile, bastava dire
che nessuno conosceva la sua lingua, ma in realtà non era solo questo,
la richiesta esprimeva un bisogno più interiore rispetto alla sua
identità.
Ancor oggi, infatti, nonostante l’interculturalità sia una concetto
acquisito e condiviso in una realtà sociale e scolastica multiculturale,
sembra che il progetto interculturale arrivi fino ad un certo punto
oltre il quale ci sono i rom e i sinti.
Nell’unica e superata C.M. 207/86 “Scolarizzazione
degli alunni nomadi e zingari” i bambini rom vengono definiti come
“soggetti svantaggiati sul piano socioculturale”, ma l’appartenenza ad
una cultura diversa e il parlare una lingua diversa, peraltro
antichissima, può determinare uno svantaggio socioculturale?
Con quali parametri viene valutato lo svantaggio?
Qual è la cultura di riferimento rispetto alla quale la cultura rom è
inferiore?
Non c’è forse il rischio di confondere gli elementi
propri della cultura romanì con gli effetti dell’emarginazione e
dell’esclusione sociale, propri di qualsiasi comunità costretta a vivere
in determinate condizioni?
La scuola, e non solo, avrebbe il compito e il dovere di chiarirsi sul
modello culturale a cui fare riferimento e dimostrare che l’educazione
interculturale può tradursi in forme organizzative e strategie
didattiche di lavoro quotidiano, NON solamente come interesse e scelta
del singolo docente più sensibile e motivato perché ha il bambino rom/sinto
in classe, ma come progetto anche dove non frequentano bambini rom,
sinti o bambini stranieri.
Solo in questo modo si concorrerà a costruire quel
dialogo necessario ad una civile e positiva convivenza, eliminando
qualsiasi forma di barriera fisica, mentale, culturale, che ci impedisce
di conoscere ed interagire con chi è diverso.
Non è quindi possibile parlare di didattica
interculturale relativamente ai rom e ai sinti senza un legittimo
riconoscimento della culturale e della lingua romanì, condizione
inderogabile per la costruzione e la condivisione del progetto
educativo interculturale tra le comunità Rom-Sinte e la scuola .
La Didattica interculturale
Diventa però superficiale e riduttivo parlare di
DIDATTICA INTERCULTURALE facendo riferimento solamente alla
canzonetta, al balletto, alla poesia, o alla costruzione della maschera
africana……, in quanto tali interventi potrebbero fissare e non
contrastare gli stereotipi e i pregiudizi.
Un progetto interculturale dovrebbe, a mio giudizio,
innanzitutto contemplare la DIMENSIONE
RELAZIONALE tra i docenti della scuola e le famiglie dei i
bambini rom /sinti.
Come può fare un insegnante a progettare il suo
intervento educativo e didattico se non conosce le modalità educative
dei bambini rom?
Come fa ad interpretare i loro comportamenti ed
atteggiamenti nel momento in cui si differenziano dagli altri bambini?
Come predisporre gli interventi per motivarli, per
gratificarli, per valorizzarli! Quali modalità deve mettere in campo per
rimproverarli e in quali circostanze è doveroso farlo ?
Rispetto a questi interrogativi risulta troppo
sbrigativo e teorico sostenere ed esigere il rispetto delle regole in
base al principio di uguaglianza di tutti gli alunni : tale affermazione
diventa irrealizzabile se non si parte dal presupposto che “a volte” il
punto di partenza della maggior parte degli alunni non rom/sinti
costituisce il punto di arrivo per gli alunni rom/sinti, tragurdo
che richiede una progettazione specifica sulle competenze sociali e
comportamentali da acquisire all’interno della scuola.
Non si chiede agli insegnanti di accettare o di
condividere le scelte educative dei rom e dei sinti, anzi si potrebbe
anche essere contrari ai loro stili educativi, ma si richiede
conoscenza, comprensione e rispetto per chi ha adottato un modello
educativo adeguato alla vita di un popolo nomade, secondo convinzioni e
motivazioni storiche, culturali e sociali.
Come si può adeguare il nostro intervento educativo e
non conoscere che il bambino rom viene educato all’autonomia, ad essere
responsabile delle sue scelte, che difficilmente viene obbligato a fare
ciò che non vuole, che diverse sono le modalità del rimprovero, che è
innanzitutto educato al vincolo del sangue, alla solidarietà della sua
famiglia e del suo gruppo di appartenenza in opposizione alla società
stanziale spesso ritenuta minacciosa e nemica………
Ecco quindi l’importanza della conoscenza e del
dialogo innanzitutto con le famiglie dei bambini rom e sinti e, dove non
fosse possibile, attraverso il rapporto con i mediatori culturali dello
stesso gruppo rom/sinto, grazie ai quali diventa più semplice la
disponibilità, l’apertura e l’interazione per realizzare il percorso di
continuità educativa tra ciò che il bambino apprende nel suo contesto
familiare e ciò che deve imparare a scuola.
Un secondo aspetto che la DIDATTICA INTERCULTURALE
dovrebbe considerare riguarda la METODOLOGIA
DELLE SINGOLE DISCIPLINE : si può forse sottovalutare che il
bambino rom/sinto appartiene ad un popolo con una cultura orale?
Un’approfondita e seria riflessione pedagogica sullo
stile cognitivo di bambini di cultura orale, probabilmente potrebbe
scandagliare meglio le loro difficoltà di apprendimento (nelle nostre
scuole) e di conseguenza ricercare e sperimentare le strategie adeguate
da adottare.
Nella scuola infatti si registrano tra i vari docenti
posizioni differenziate : alcuni sostengono che i bambini rom/sinti
hanno uno stile cognitivo uguale a qualsiasi altro bambino e di
conseguenza si devono adottare gli stessi metodi per l’apprendimento;
altri invece sono convinti che la causa dell’insufficiente apprendimento
è da addebitare allo stile cognitivo diverso; altri ancora considerano
le difficoltà di apprendimento come dei disturbi e quindi propongono
metodologie ed interventi simili a quelli che si utilizzano con i
bambini disabili o con percorsi individualizzati fuori dalla classe.
Escludendo però che tutti i bambini rom possano avere deficit
intellettivi, i dati oggettivi relativi all’apprendimento, sono
estremamente al di sotto degli standard minimi richiesti per tutti gli
alunni : nella maggior parte dei casi i bambini rom/sinti raggiungono un
livello nettamente inferiore a quello degli altri bambini, pur restando
spesso a scuola per tempi più lunghi rispetto agli altri ; in molti
casi non riescono ad acquisire nemmeno la strumentalità della lettura e
della scrittura, motivazione primaria per cui i rom mandano i loro
figli a scuola.
Si può ignorare che nel loro gruppo si esprimono e
comunicano in romanés e che la competenza nella lingua italiana potrebbe
essere molto limitata?
Considerando poi che nella maggior parte dei casi
sono bambini che hanno esperienze esclusivamente con i coetanei del loro
gruppo e che i bambini non rom difficilmente fanno amicizia con loro,
anzi spesso li temono, non si può non intervenire a livello
metodologico con modalità socializzanti e di lavoro cooperativo.
Tutto questo potrebbe richiedere un’organizzazione
della classe più flessibile, per piccoli gruppi o attività di
insegnamento personalizzato, con orari di lavoro ben definiti ed con
criteri valutativi adeguati al percorso didattico delineato.
Infine parlare di DIDATTICA INTERCULTURALE,
significa non trascurare i percorsi di
EDUCAZIONE ALLE DIVERSITÀ, come sfondo integratore delle
discipline, non come spazio a parte, non
come qualcosa che si aggiunge, ma qualcosa che va a modificare, a
integrare le discipline scolastiche seguendo due livelli :
- livello base secondo il principio che non siamo tutti
uguali, ma TUTTI DIVERSI, allo scopo di far acquisire agli
alunni gli strumenti di base, l’alfabeto e quelle competenze utili
per affrontare tematiche più impegnative. Se la finalità educativa
per interiorizzare che “diversità” non è sinonimo di inferiorità,
ma costituisce una risorsa utile per tutti, è necessario in questa
fase, a mio parere, lavorare su un terreno neutro, utilizzando più
codici, dai semplici racconto ai film, che favoriscano la
riflessione sulle dinamiche e sui comportamenti tra soggetti diversi
: “ la rana che vuole diventare grande come il bue, l’elefantino
Dumbo che viene deriso per le sue orecchie….il traghetto sputa acqua
che per sentirsi accettato deve uccidere….” o film sull’identità,
sulla difficoltà di comprensione, sui pregiudizi….
- livello specifico per la conoscenza del mondo rom, della
cultura e della storia, cultura che si confronta ed interagisce alla
pari con altre culture, a cui è dovuto rispetto e considerazione.
Testimonianze Sinte/Rom
“NON ASSIMILATECI” chiede Yuri Del Bar,
Mediatore Culturale Sinto, attualmente Consigliere Comunale
nella città di Mantova “costruiamo insieme una scuola interculturale,
una scuola dove vi siano tracce della nostra cultura e della nostra
storia di rom e sinti italiani
La mia è una cultura orale, non una cultura
scritta. La scuola per la cultura sinta non ha lo stesso valore che ha
nella cultura maggioritaria, dove è
anche uno strumento sociale.
La scuola, per la mia cultura adesso, è vista come
strumento per imparare a leggere, scrivere e far di conto, pura
istruzione. La nostra associazione, ed io come mediatore culturale,
tende ad aiutare i ragazzi ad avere un’esperienza positiva nella scuola
perché loro saranno i genitori di domani. Se un genitore ha avuto una
buona esperienza scolastica quando era bambino, aiuterà il proprio
figlio nella sua esperienza scolastica. Un’ultima cosa rivolta agli
insegnanti: un bambino sinto per sentirsi bene a scuola, deve sentirsi
ACCETTATO. Provate ad immaginare per un attimo un
mondo dove la mia cultura, maggioritaria in senso numerico, obblighi i
vostri figli, minoranza in senso numerico, a frequentare la nostra
“scuola”, il nostro modo di educare.”
Anche Giorgio Bezzecchi , Mediatore culturale e
linguistico rom e consulente presso
scuole, Enti locali,Associazioni….afferma “ una particolare
ATTENZIONE ALLA CULTURA ED ALLA LINGUA DEI ROM E DEI SINTI
non soltanto incoraggerà la frequenza, ma potrà fornire agli stessi un
valido aiuto perché acquistino una piena coscienza culturale dell’oggi e
del domani
La sfida culturale che la scuola dovrebbe percorrere è
innanzitutto quella di accogliere il bambino rom e sinto col suo
bagaglio culturale, la sua lingua, le sue condizioni di vita spesso
difficili e conflittuali con la società maggioritaria….”
Maria Grazia Dicati
Di Fabrizio (del 02/09/2007 @ 09:49:57, in Europa, visitato 1614 volte)
da
LA
VOIX DES RROMS
Oggi, 31 agosto 2007, verso 10 ore, una ventina di Rroms che erano stati
espulsi di un terreno situato dietro la via André Campra a Saint-Denis si sono
raccolti dinanzi alla sindaca di Saint-Denis. Fanno parte di quei 600 Rroms che
si trovavano su questo terreno e che non sono stati scelti per il progetto
d'inserimento professionale realizzato dal vice prefetto, né hanno accettato il
famoso "aiuto umanitario al ritorno" gestito dalla ANAEM. Erano venuti a
chiedere alla sindaca una soluzione per il loro rialloggiamento.
Un rappresentante de "LA VOIX DES RROMS" è andato alla loro riunione e previa
una consultazione, è stata posta una domanda alla sindaca, che precisa le
aspirazioni di queste famiglie : apprendimento del francese, inserimento
professionale, iscrizione dei bambini a scuola e rialloggiamento provvisorio in
attesa dell'acquisizione di un'indipendenza di ciascuno.
Una delegazione di 6 persone è stata ricevuta dalla prima aggiunta al sindaco,
la signora Soulas, come pure i sigg. Cossic e Dionisi, dei servizi
amministrativi del municipio. La sig.ra Soulas ha precisato che il comune di
Saint-Denis salutava l'iniziativa del vice prefetto, ma che aveva bene messo in
guardia sul fatto che lo sgombero del terreno creava una situazione nuova
difficile per loro (gli espulsi) che non potrebbe essere gestita dalla città.
Tuttavia, il municipio rilancerà la sua domanda di una tavola rotonda a livello
almeno regionale per trovare soluzioni a questa situazione che si trova in molte
altre città dell'Ile-de-France. "LA VOIX DES RROMS" ha annunciato la sua analisi
della situazione, in particolare del fatto, poco conosciuto e/o trascurato dalle
autorità, che nella maggior parte dei casi, le famiglie interessate vengono da
un ambiente rurale. Così, sarebbe più giudizioso e più conforme alle domande
degli interessati da allargare il campo del lavoro ed esplorare le possibilità
d'impianto delle famiglie che lo desiderano in villaggi francesi, in cui possono
allo stesso tempo acquisire esperienze nuove e contribuire allo sviluppo
duraturo con l'agricoltura biologica.
Per quanto riguarda la domanda di rialloggiamento, la sindaca di Saint-Denis si
è detta nell'impossibilità di rispondervi. Cosciente del rischio di vedere una
nuova bidonville costituirsi con edifici in abbandono occupati, la signora
Soulas ha informato che la durata di tale impianto non dipendeva dalla volontà
della sindaca ma che non avrebbe chiesto un'espulsione.
Sulla questione dell'istruzione dei bambini, Rroms vi tiene tanto più che il
rientro arriva a grandi passi, e passi saranno fatti nel corso della settimana
prossima.
Di Sucar Drom (del 01/09/2007 @ 09:11:41, in blog, visitato 2098 volte)
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