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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 19/03/2008 @ 14:13:36, in Italia, visitato 1585 volte)

ciao a tutte/i,
vi giro un comunicato stampa sullo "sgombero a rate" di questa mattina in Bovisa.
Un abbraccio,

Piero Maestri – Consigliere provinciale, Sinistra Critica

COMUNICATO STAMPA
Lo "sgombero" dei Rom alla Bovisa: la polvere sotto il tappeto


Questa mattina il Comune di Milano ha inaugurato la politica dello "sgombero a rate". Una ventina di agenti della Polizia municipale (in assetto anti-sommossa. ..), accompagnata da ruspe e camion, si è presentata alle 7.30 all'insediamento occupato da famiglie Rom in via Bovisasca (in questo momento probabilmente la più grande baraccopoli di Milano – con circa 700 persone tra le quali 200 bambini - perché raccoglie gran parte dei Rom cacciati dagli altri campi) per un'operazione definita di "alleggerimento e messa in sicurezza" di una parte dell'area.

In pratica sono state smontate (con il contributo attivo degli stessi Rom) una decina di baracche da una parte del campo - quella più visibile dalla strada e dalla stazione ferroviaria - permettendo che venissero ricostruite dall'altro lato del campo. Per fortuna nessuno “sgombero” per ora (anche perché lo stesso Prefetto si è detto contrario, in mancanza di alternative) , in attesa di altri interventi analoghi prossimamente.

Obiettivo? "Risolvere" il problema al solito modo: nessuna soluzione concreta e lo spostamento del problema da un'altra parte della città - sperando che la concentrazione numerica delle famiglie si riduca in mille rivoli più sopportabili politicamente. E intanto mantenere in vita un’emergenza che può sempre tornare utile in campagna elettorale, praticando per ora solamente un "alleggerimento" della pressione giornalistica e dell'opinione pubblica: questo vuol dire nascondere la polvere sotto il tappeto.

Per fortuna si è verificato un fatto nuovo. Non si è vista in questi giorni in Bovisa la consueta mobilitazione dei cittadini "esasperati" . Al contrario, ieri sera un'affollata assemblea nella biblioteca del quartiere - organizzata da associazioni della zona - ha messo in evidenza come il degrado di quell’area non sia il risultato dell'insediamento dei Rom, ma lo preceda: un degrado causato dalla dismissione di fabbriche chimiche della Montecatini Edison, che ha lasciato nel terreno una forte e pericolosa contaminazione chimica.

Quell'assemblea ha espresso quindi la forte consapevolezza che una risposta al degrado non deve necessariamente essere trovata sulla pelle dei Rom, ma possibilmente insieme a loro e provando a rispondere anche ai loro bisogni - primo tra tutti rendendo possibile un'alternativa a quell'insediamento insalubre e pericoloso. La presenza di alcune/i cittadine/i della Bovisa questa mattina insieme alle famiglie Rom è certamente un bel segnale in quella direzione.

Quanto successo oggi dimostra ancora una volta che non ci possono essere scorciatoie repressive, per quanto condotte "a rate" e con una certa "gentilezza" : deve invece essere messa in campo la volontà politica di affrontare seriamente il tema dell'accoglienza e della politica abitativa - offrendo una risposta su scala metropolitana. Il primo passo è quello che da tempo chiedono le associazioni impegnate quotidianamente nell'affrontare le "emergenze" sociali: convocare un tavolo inter-istituzionale alla presenza di Regione, Provincia, comuni dell'area metropolitana milanese e associazionismo sociale per trovare insieme soluzioni davvero utili ai bisogni dei cittadini del quartiere e delle famiglie Rom.

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Di Fabrizio (del 19/03/2008 @ 09:07:32, in lavoro, visitato 1811 volte)

Da Macedonian_Roma

Nove anni fa, Stenkovec per alcuni mesi fu la dimora di oltre 350.000 rifugiati dal Kosovo; oggi è una gigantesca discarica.

Ma il rifiuto di uno è il tesoro di un altro e per Zoran Dimov, questa macchia nel panorama è un'opportunità d'affari. Il giovane imprenditore rom macedone conduce un impianto di riciclaggio accanto alle pile di rifiuti e la sua impresa favorisce la strategia dell'UNHCR assumendo rifugiati Rom.

UNHCR desidera svezzare i rifugiati fuori della dipendenza del sussidio in un tempo di stagnazione nella Macedonia. Il tasso di disoccupazione in Macedonia è uno dei più alti d'Europa, raggiungendo il 90% nella comunità Rom.

Dimov fa il suo riciclando le tonnellate di rifiuti scaricate dalla locale comunità di Stenkovec - incluso centinaia di migliaia di bottiglie e borse di plastica e le eccedenze sparse in un'area a nord della capitale Skopje.

Durante una visita a Stenkovec ed alla vicina Visbegovo in una nebbiosa mattina di febbraio, lo staff UNHCR da Skopje ha incontrato Dimov presso i suoi impianti, dove circa 20 Rom sono impiegati a raccogliere bottiglie di plastica da convertire in granuli di plastica, Sette di loro erano conosciuti per essere rifugiati che avevano contato per l'assistenza sull'agenzia dei rifugiati ONU.

"Questo è un modo difficile ma onesto per crearsi da vivere," dice uno dei rifugiati, che lavorava in fabbrica nel Kosovo prima di fuggire nel 1999 in Macedonia. "Ma qui, per diversi anni, non sono stato in grado di sostenere la mia famiglia di sette, ed ero totalmente dipendente dall'assistenza UNHCR." Lui, sua moglie e due figli hanno lavorato per Dimov negli ultimi sei mesi.

Dimov, che possiede una stazione TV Rom ed ha interessi in altre attività, dice che il business è cresciuto lentamente da quando aprì l'impianto di Visbegovo nel 2005. "L'ho sviluppato lentamente ed adesso abbiano 12 punti di raccolta attorno a Skopje e 20 in Macedonia. Esportiamo (granuli di plastica) principalmente in Italia."

L'uomo d'affari, come Rom e affiancatore del lavoro UNHCR, ha familiarità con i problemi dei rifugiati che non possono fare ritorno in Kosovo dalla Macedonia, alle condizioni attuali. E' per questo  che vuole aiutarli.

"Sto cercando di impiegare diversi in ogni punto collettivo. Sono interessato anche ad assumerne alcuni nell'amministrazione, ma è necessaria la formazione su computer, lingua e contabilità. Lo organizzeremo assieme all'UNHCR" ci dice.

L'apertura di opportunità d'impiego per i rifugiati è stata resa possibile dall'adozione governativa lo scorso settembre di una nuova legislazione sull'impiego e il lavoro degli stranieri. "Secondo quanto disposto dalla legge, i rifugiati possono essere impiegati legalmente e supportare le loro famiglie," dice Carlos Maldonado, rappresentante UNHCR in Skopje.

"Ora, è tempo che le compagnie private, come parte della responsabilità d'impresa, sviluppino progetti di formazione ed eventualmente d'impiego dei gruppi vulnerabili, come i rifugiati Rom," aggiunge.

La politica di Dimov di assumere rifugiati Rom si misura con la strategia di fiducia dell'UNHCR. Come parte di questa strategia, l'ufficio di Skopje sta attualmente lavorando con i ministeri e partners della società civile per condividere dati a livello educazionale, abilità e bisogni formativi dei rifugiati e richiedenti asilo nel paese.

L'UNHCR valuterà le facilità ed i corsi di formazione che potrebbero essere utili per i rifugiati. L'agenzia inoltre raggiungerà le aziende più delocalizzate circa la possibilità di assumere i rifugiati. La Macedonia ospita circa 1.860 rifugiati, la maggior parte di loro sono Rom del Kosovo.

By Aneta Galic
In Skopje, the Former Yugoslav Republic of Macedonia

Source: United Nations High Commissioner for Refugees

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Di Fabrizio (del 18/03/2008 @ 08:56:56, in casa, visitato 1691 volte)

Da Roma_Francais

Un piccolo corteo di dimostranti per vie quasi deserte. Una sessantina di rom, accompagnati da associazioni e da residenti di zona, hanno protestato ieri contro la loro espulsione da una casa occupata da otto mesi, a Villeurbanne. "Li trattano come paria", è insorto ieri Paule, 74 anni, vicino d'occupazione. "Da un lato, il sindaco ha chiesto loro di lasciare la casa per ragioni di sicurezza, spiega Pierre, membro dell'associazione Demeurant partout." E d'altra parte, coloro che non hanno redditi hanno ricevuto ordine di lasciare il territorio. "E fra le varie situazioni, Kovacù si ritiene vittima di un errore." "Perché la prefettura vuole che torno in Romania? Io lavoro! ", dichiara, brandendo una carta dell'Associazione per la formazione professionale degli adulti." Dinanzi al municipio con i suoi figli, grida nel mégafono: "Libertà, uguaglianza, scolarità". Nella casa, via Anatole-France 88, sarebbero circa settanta. La maggior parte di loro, dopo essere stati espulsi da una bidonville quest'estate, avevano ricevuto aiuto al ritorno, ma poi è ritornata in Francia.

Dalya Daoud - ©2008 20 minutes

20 Minutes, éditions du 17/03/2008 - 00h33

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Di Fabrizio (del 17/03/2008 @ 16:08:06, in Italia, visitato 1578 volte)

Da il manifesto del 16 Marzo 2008

al voto
I fantasmi di Opera nell'urna di aprile
Se la «sicurezza non è di destra e non è di sinistra», come sostiene il Pd, chi voteranno i cittadini di Opera? Un significativo test elettorale nell'hinterland di Milano, dove un gruppo di razzisti «bipartisan» incendiò un campo rom Il leghista che organizzò il piccolo pogrom oggi è candidato per il Pdl. «Quei fatti hanno lasciato un segno profondo e rafforzato l'estrema destra, ma il centrosinistra ce la farà», dice Riccardo Borghi (Pd)
Luca Fazio
Milano

Quanto paga, in percentuali di voto, impostare una campagna elettorale soffiando sul fuoco della paura o «insicurezza percepita», bizantinismo politicamente corretto che serve a giustificare politiche repressiva, derive razziste comprese? In questa noiosa campagna elettorale versione light (appesantita solo dalle solite gag di Berlusconi), meglio chiederselo per tempo, prima che lo scandaloso discorso sulla «castrazione chimica» di Veltroni trovi pane per i suoi denti, magari «un orribile fatto di cronaca», prima del prossimo spettacolare delitto commesso da un «extacomunitario», un rumeno sarebbe perfetto, prima ancora che prenda fuoco il prossimo campo di zingari (le bottiglie incendiarie sono all'ordine del giorno).

Il laboratorio di Opera
A bocce ferme, Opera, 14 mila abitanti a sud di Milano, è un laboratorio perfetto per scoprire se è vero che per riconquistare «il nostro popolo» sia necessario ripetere come un mantra «la sicurezza non è di destra né di sinistra», maniera elegante per dire che anche un elettore del Prc, a denti stretti, ormai ammette che il problema esiste, che zingari e rumeni proprio non li sopportiamo; uno del Pd, se dovesse servire, avrebbe meno problemi a metterlo nero su bianco tra le righe della legge Bossi-Fini, che non a caso non è mai stata messa in discussione dal governo Prodi.
A Opera, il 13 aprile, si vota per le amministrative. E' passato del tempo da quando alcuni cittadini, istigati del leghista Ettore Fusco, appiccarono il fuoco a un campo rom della protezione civile destinato a trenta famiglie, con molti bambini iscritti a scuola. Nemmeno troppo, però. Tutti hanno ancora impresso nella memoria quella sera del 21 dicembre 2006, e il piccolo pogrom casereccio che ha segnato una svolta imbarazzante per la politica sicuritaria che guarda a sinistra. Quel presidio illegale e minaccioso è durato un mese, e anche i piccoli rom sono stati minacciati e presi a sputi; è stato organizzato da esponenti della destra locale ma è stato sopportato, e supportato, anche da cittadini che avevano votato per il centrosinistra. E adesso? Gli operesi dovranno scegliere se confermare quella giunta di centrosinistra che aveva accettato il campo, oppure premiare la battaglia razzista del candidato sindaco scelto dal centrodestra. Chi è? Proprio lui, Ettore Fusco, il leghista che è appena stato assolto dall'accusa di istigazione a delinquere per aver organizzato la spedizione contro gli zingari (otto operesi sono ancora sotto processo per quel raid tollerato da politici e istituzioni). Il suo vice, Alberto Pozzoli, 27 anni, proviene invece da Azione giovani e fa politica nella curva dell'Inter, suo lo striscione che sventolava sulle gradinate dello stadio lo scorso inverno, «Opera non mollare».

Centrosinistra sotto shock
«Loro stanno facendo la campagna elettorale all'insegna del terrore e dell'odio ma noi vinceremo sicuramente le elezioni», giura il sindaco uscente Alessandro Ramazzotti, ex diessino convertito al Pd che a suo tempo fu schiacciato, e scioccato, dall'incapacità della politica e delle istituzioni di sopportare la spallata xenofoba del centrodestra. Una candidatura scandalosa? Ramazzotti non è stupito, «le idee di Ettore Fusco sono coerenti con quelle del centrodestra, candidarlo a Opera ci sta, non mi scandalizzerei, e poi è stato assolto...». L'ottimismo del sindaco uscente poggia su un dato incontrovertibile: nella sua cittadina il centrosinistra perde le elezioni nazionali ma ribalta clamorosamente il risultato nelle amministrative: 62% dei voti nel 2003 (dal 1945, fatta eccezione per una breve parentesi forzitaliota - 1995/1998 - è sempre andata così). La sua analisi è un condensato del Pd pensiero, che sia efficace è ancora tutto da dimostrare: i nostri cittadini sono preoccupati perché vivono peggio di prima e «la loro diffidenza è comprensibile», nello stesso tempo dobbiamo riconoscere che «i rom non sono solo dei perseguitati poiché svolgono anche attività irregolari», quindi «dobbiamo attivare percorsi di inserimento». Quali, è il problema, e non solo a Opera. Comunque, «il centrosinistra, qui, prima ha subìto un contraccolpo, poi ha lavorato bene, sono sicuro che i nostri cittadini non siano stati tutti annebbiati da quella vicenda».

La radicalizzazione della destra
Il punto però non è la disperante pochezza del candidato Fusco (di memorabile, dopo l'assalto, va registrato solo un simpatico corso di autodifesa in una palestra frequentata da quindici persone), ma «quell'esplosione di razzismo che ha causato una forte radicalizzazione della destra sul territorio e che sottotraccia potrebbe aver intercettato la sensibilità del nostro popolo, che rischiamo di non saper più gestire». Ecco la preoccupazione di Matteo Armelloni, assessore alle politiche sociali del Prc. Spesso, anche tra i «suoi», gli viene mossa questa obiezione: «Voi siete bravi, però quella roba degli zingari non dovevate farcela». Non per dire che gli operesi siano tutti razzisti, o annebbiati, ma si capisce che quell'assalto al campo riguarda la sinistra, o centrosinistra, eccome. C'è stata forse una sincera riflessione sul fatto che la prima imbarazzante protesta spontanea sia stata organizzata dai Verdi locali (quattro presidianti e il cartello «dopo la discarica ci mandate i rom»)? No. E vorrà pur dire qualcosa se l'assessore Armelloni, dopo i fatti di dicembre, è stato costretto ad accettare per quattro mesi la scorta della polizia, solo perché oltre che «amico degli zingari» è anche marito di una donna straniera.

Sinistra e Pd alla prova del voto
Se questo è stato il clima che si è respirato, «oggi non si può più vivere di rendita rispetto al 62% del 2003». Esordisce così, con molta prudenza, Riccardo Borghi, il candidato sindaco alle amministrative per il Pd (qui è saldamente alleato con la Sinistra Arcobaleno). «Quei fatti - spiega - non sono stati irrilevanti e hanno lasciato un segno, hanno vivificato delle forze che a Opera non hanno mai avuto dignità di soggetto politico. Sono emerse formazioni giovanili di destra che si sono compattate, per noi è una situazione inedita. Sicuramente tutto ciò avrà un ricasco elettorale». La vicenda dei rom, prosegue, ha fatto nascere stati d'animo di disaffezione alla politica: «Fate tanto per i rom e non fate niente per la nostra gente», questo dicono, ecco un'altra obiezione che mette il centrosinistra con le spalle al muro. «Un tema delicato come quello dell'accoglienza non si può affrontare senza considerare il malessere del ceto medio che si è impoverito, sono persone che prima stavano meglio e ora vivono la sindrome dell'abbandono, in parrocchia ci sono riunioni dove le giovani coppie si lamentano perché non riescono a pagare l'affitto, e questo disagio che definirei di tipo esistenziale aspettava solo l'occasione di poter esplodere». Borghi individua dei colpevoli, «Provincia e Prefettura hanno giocato in modo maldestro», ma non si tira indietro nell'ammettere qualche responsabilità: «Noi abbiamo clamorosamente sbagliato quando abbiamo accettato quel campo lasciando poi la gestione della comunicazione a quella piazza arrabbiata, in quel modo ci siamo intrappolati da soli». La poltrona di sindaco è a rischio? «Attorno a quel presidio si poteva creare un'aggregazione forte, ma credo che non sia andata così. Abbiamo scelto di non avvitarci in contrapposizioni che avrebbero potuto spaccare il paese, e constato con soddisfazione che tutti i tentativi di far rivivere quel clima sono falliti miseramente. Sono ottimista perché credo che l'opinione degli operesi moderati non possa riconoscersi nel candidato di centrodestra, certo che l'abbinamento con le politiche, in un momento come questo, non ci favorisce di sicuro».

Non c'era posto per loro
Conosce gli operesi don Renato Rebuzzini, modi spicci e nomea da «prete comunista», come sempre accade quando gli uomini di chiesa si mettono al servizio degli ultimi. A Opera ha detto messa per 14 anni, adesso è incaricato nella parrocchia di Paderno Dugnano. La vigilia di natale 2006, scandalizzando, accolse i parrocchiani parafrasando il Vangelo di Luca: Maria e Giuseppe, e il figlio appena dato alla luce costretto in una mangiatoia, «perché non c'era posto per loro nell'albergo». Don Renato con questo passo - «non c'è posto per loro» - chiudeva alcune riflessioni che aveva fotocopiato per i suoi fedeli. Scriveva: «Vedevo donne e uomini, giovani e anziani, anche bambini, tutti assatanati, privi di ogni intelletto e di ogni sentimento vagamente umano». Parole che non sono state apprezzate. Secondo don Renato il rischio di un grosso spostamento elettorale esiste, eccome. «La spudoratezza di candidare un personaggio come Ettore Fusco è inquietante, significa che hanno la percezione di aver toccato delle corde che vibrano moltissimo. E' accaduto anche a persone che avevano ruoli di responsabilità nella mia parrocchia, mai me lo sarei aspettato, tutti accalappiati emotivamente da quella gazzarra, dicevano che non bisognava bruciare le tende, però, però...». Però.

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Di Fabrizio (del 17/03/2008 @ 08:41:32, in Italia, visitato 1659 volte)

Ricevo da Tommaso Vitale

Milano: Nelle ultime settimane diversi quotidiani, ma anche volantini distribuiti in quartiere, hanno descritto la situazione della baraccopoli sorta presso la Stazione Nord, parlando di rischio di sicurezza, di paure, di aggressioni presunte e - soprattutto - di un aumento del degrado del quartiere a causa dell'inquinamento … prodotto dai Rom!

La zona dove si sono stabilite le famiglie Rom è quella a suo tempo occupata dalle fabbriche chimiche della Montecatini Edison: un terreno dismesso da oltre 30 anni senza che sia mai stata fatta alcuna bonifica e che, anche con gli abbattimenti degli edifici preesistenti, ha rilasciato sul terreno residui chimici (metalli pesanti, oli minerali, arsenico), estremamente nocivi.
I pericoli di quest'area sono reali e lo sono, in primo luogo, per le famiglie Rom, che rischiano gravi danni alla salute.
Ma, come diceva una donna citata su un quotidiano in questi giorni, i Rom "da qualche parte dovranno pur andare". La politica attuata da tutti i Comuni fatta di sgomberi senza soluzione, non ha prodotto alcun risultato ma solamente uno spostamento del "problema" da quartiere a quartiere, da città a città.

E' necessario affrontare con tempestività la situazione che si è creata nel campo della Bovisa, perché l'ennesimo sgombero senza offrire delle alternative è inaccettabile.
Ma è arrivato anche il momento di affrontare seriamente una politica abitativa che dia risposte effettive a chi ha bisogno di alloggi : dai cittadini milanesi, agli studenti fuori sede (che proprio in questo quartiere sono costretti ad affitti intollerabili), ai cittadini stranieri che abitano la nostra città, Rom compresi.
Chiediamo alle istituzioni – Regione, Provincia e Comune, - che costituiscano al più presto un tavolo inter-istituzionale insieme alle associazioni che lavorano con i Rom, per gestire l'emergenza del campo della Bovisa ed effettuare subito i doverosi interventi umanitari.

Lo richiede la civiltà di questo quartiere e dei suoi abitanti, che aspettano da sempre sostanziali interventi che migliorino davvero l'ambiente e la vita.


MARTEDI 18 MARZO 2008 - ORE 21

presso

BIBLIOTECA RIONALE DERGANO - BOVISA

Via Baldinucci, 76 Milano – tel. 0233220541


Le associazioni di quartiere invitano ad un incontro pubblico per discutere su questi temi e riflettere su una realtà, come quella del mondo Rom, sconosciuta e giudicata, spesso, solo attraverso pregiudizi e stereotipi.

Associazione 'Luca Rossi' per l'educazione alla pace e all'amicizia tra i popoli - Bovisa verde - Centro Culturale Multietnico 'La Tenda'

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Di Fabrizio (del 16/03/2008 @ 08:58:33, in scuola, visitato 2323 volte)

Da Roma_Francais

"All'inizio, alcuni vengono a volte piedi nudi in pieno inverno, ma dopo alcuni mesi di scuola, l'atteggiamento dei genitori evolve ed i bambini arrivano vestiti propriamente".

Marko Urdzik, robusto direttore del Centro rom di Lipany, non sa "come misurare i progressi quando si parte da così in basso", ma ha una certezza: "l'educazione dei più piccoli è il solo mezzo di migliorare le cose" per la comunità rom di Slovacchia, una delle più povere d'Europa.

Tutti lo conoscono nel quartiere rom della borgata industriale di Lipany, chi si riassume, come spesso nell'est slovacco, in edifici rovinati, delle case di pannocchia e delle capanne.

Marko Urdzik anche lui conosce tutti: "per occuparsi dei bambini, devi conoscere la famiglia in senso largo, chi è chi, chi fa cosa, chi vuole cosa, chi non vuole niente. Alcuni non vogliono realmente nulla, neanche occuparsi dei loro bambini che osservano crescere nei détriti."

"Il più difficile, sono di abituare i bambini a scuola quando vivono con adulti che non fanno nulla", sottolinea Jozef Gorol, detto "Jozko", insegnante in un altro centro, a Stropkov. Questa città di 11.000 abitanti conta un migliaio di Rom, proporzione che riflette la demografia di questo paese diventato europeo nel 2004- circa 500.000 zingari per 5,5 milioni di abitanti.

A Stropkov come a Lipany, lo scopo è di attirare i bambini "per evitare che si trascinino da soli fuor tutto il giorno", sviluppare l'igiene di quelli che non si lavano, favorire il risveglio con il disegno, la musica o la danza, apprendere lo slovacco per quelli che parlano soltanto il romanes.

"Se non si preparano, saranno esclusi dal sistema scolastico perché non potranno adattarsi", garantisce il direttore del centro di Lipany.

Secondo un recente rapporto di Amnesty International, più del 60% fermano la loro scolarità alle primarie, il 3% raggiunge le secondarie, lo 0,3% stacca un diploma universitario.

Aladar Badyi 22 anni, arrestato "a causa delle sue cattive frequentazioni". Insegna danza e disegno al centro di Stropkov, "è la possibilità della sua vita, la sua sola felicità".

Vi passa i suoi giorni anche se il suo contratto prevede soltanto due ore al giorno per 1900 corone (58 euro) al mese, nel quadro del "lavoro d'attivazione" realizzato dal governo precedente contemporaneamente ad una riduzione drastica degli aiuti sociali.

Con il fleble livello degli incitamenti finanziari, le riforme liberali hanno avuto per effetto, secondo i lavoratori sociali, di peggiorare la miseria senza ridurre la disoccupazione che riguarda il 100% dei Rom. Alcuni vivono senza luce né riscaldamento per mancato pagamento, i sindaci li espellono per ritardo nel pagare l'affitto.

Un programma di rialloggiamento è stato lanciato ma, secondo differenti studi, la vita dei Rom non ha smesso di degradarsi dalla fine del comunismo, nel 1989. Allo stesso tempo, la "percezione negativa (della società) è peggiorata a causa in particolare del loro declino sociale, della disoccupazione crescente e della loro aumentata dipendenza riguardo agli aiuti sociali", secondo una relazione della Banca mondiale

"Per troppo tempo, i Rom si sono lasciati portare dal sistema", ritiene Jozko. La sua storia mostrare tuttavia che prendere la propria vita in mano non è facile: ha abbandonato l'università dopo essere stato attaccato nella città universitaria dagli skinheads, quindi quando ha deciso di lavorare al centro di Stropkov, molti, nella sua Comunità, la hanno insultato trattandolo da "collabo".

A 26 anni, Daniel Hubac, direttore del centro di Stropkov, si dice "spesso deluso" da quelli di cui si occupa ed "a volte disperato" cper le difficoltà del suo lavoro. Alla passività dei Rom, si aggiungono, secondo lui, una "mancanza di volontà politica nonostante le grandi dichiarazioni di intenti", peggiorata dai criteri opachi di quelli che, a Bratislava, assegnano gli aiuti pubblici e separano le domande di fondi europei.

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Di Fabrizio (del 15/03/2008 @ 09:19:38, in conflitti, visitato 2048 volte)

Da Baltic_Roma

I neonazisti a Riga, secondo il locale giornale in lingua russa "Telegraf" del 4 marzo, stanno attaccando i Rom con regolarità che aumenta. Benché n neonazista sia stato arrestato all'inizio del mese ed accusato di aver attaccato due ragazze Rom, la maggioranza di questi atti rimane senza investigazione perché la maggior parte dei Rom non vuole contattare la polizia.

L'assalto avvenne lo scorso ottobre nell'appartamento di due ragazze. Gli skinheads seguirono una tredicenne da un negozio lì vicino e la picchiarono con catene. Una delle vittime fu così traumatizzata da rifiutare per sei mesi di uscire di casa. La polizia ha altri sospetti coinvolti in attacchi seguenti contro due Armeni. Anatoly Berezovsky, locale Rom leader, riporta su "Telegraph" che la comunità soffre di assalti regolari dai neonazisti e che questo in precedenza non succedeva.

L'addetta stampa della polizia, Kristine Apse-Kruminja, ha confermato l'articolo del giornale e caratterizzati i motivi degli skinheads come "un misto di hooliganismo e xenofobia". I neonazisti includono tanto Russi che Lettoni, ha aggiunto, uniti nell'odio verso i Rom, che considerano indifesi per la loro paura della polizia. Il giornale aggiunge che i neonazisti condussero altri raids contro case rom nella stessa area dove vivevano le due ragazze.

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Di Sucar Drom (del 14/03/2008 @ 08:55:52, in blog, visitato 1781 volte)

Tolleranza zero: quanta demagogia!
In base al rapporto Eurispes-Associazione Ex 2003, nel nostro paese in famiglia si verifica un omicidio ogni due giorni. Nel 2003 questo tipo di delitti rappresenta circa un quarto di tutti quelli commessi in Italia. Quanto all'ambito in cui tale delitto viene commesso, a...

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Pescara, un Rom in Consiglio Comunale?
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In questi giorni è stato comunicato agli abitanti del “campo nomadi” Casilino 900 che è imminente lo sgombero. Vi è stato un invito ad andar via e sono stati tagliati gli allacci alla corrente. Ieri i bambini non sono andati a scuola, mettendo in piedi una sorta ...

La scuola ai Sinti
La scuola per noi sinti era ed è ancora oggi un problema. Nell’anno 1965/6 i bambini sinti di Bolzano andavano a scuola accompagnati da un Sinto che guidava un pulmino giallo con la scritta “scuolabus”.
Quasi tutti i bambini sinti freque...

Pescara, un Rom è candidato per il Consiglio Comunale
Dopo oltre un anno di attività, il Comitato "Un Rom al consiglio comunale di Pescara" conclude la prima fase del lavoro programmato. Alcuni giorni fa era stata dichiarata la scelta politica del Comitato di s...

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Di Fabrizio (del 13/03/2008 @ 09:17:15, in Italia, visitato 1749 volte)

Da ViviMilano - Corriere della sera

31 anni, serba e di etnia rom spiega perché si candida:
«Voglio aiutare i rom e con loro difendere i diritti di tutti»

MILANO - Dopo la pornostar Cicciolina, il transgender Luxuria, arriva una nuova candidatura provocatoria per il parlamento italiano: la zingara. Dijana Pavlovic, serba e romni (donna di etnia rom), attrice e mediatrice culturale è, infatti, la numero 8 della lista della Sinistra Arcobaleno alla Camera. «Il comitato nazionale rom e sinti ha chiesto a tutti i partiti italiani di candidare un suo rappresentante. La Sinistra Arcobaleno è stata l'unica a rispondere», spiega Dijana. «Ma di certo, mai mi sarei candidata con Berlusconi o con Veltroni. Non mi sarei messa in lista con chi vuole «patti di sicurezza» o con chi vuole cacciare via dal Paese chi è diverso».

Ama la sua gente, 31 anni anni, non ha figli. Strano per una rom: «Ho posticipato l'evento. Ho studiato e mi sono laureata. Ma adoro i bambini. Ci lavoro tutti i giorni». E allora la provochiamo: «Se avessi dei bambini li manderesti a chiedere l'elemosina? «Certo se avessi problemi economici , - ci risponde - e se mi trattassero male come oggi vengono trattati gli zingari, allora non mi farei scrupoli. Ora però ho un solo obiettivo. Andare in Parlamento per cercare di risolvere le problematiche dei rom e con loro difenderò i diritti di tutti gli italiani».

Per strada canta, beve alla fontana, gioca con la gente, chiede il voto per la sua lista e ottiene sorrisi. Quando vuole leggere la mano qualcuno scappa. Poi si avvicina una nomade romena che le chiede l'elemosina e allora coglie l'occasione per spiegarci i problemi dei rom di via Triboniano e di quelli che vivono a Sesto San Giovanni: «Da più di un anno vivo con loro nelle baracche, nel fango sotto la pioggia e vedo le donne partorire per strada. Posso assicurare che ci sono anche i rom buoni, quelli onesti, come me. E sono la maggioranza». E se ne va, in attesa di conoscere Fausto Bertinotti, venerdì 14 alla presentazione al teatro Smeraldo, decisa a giocarsi le sue chances.

Nino Luca
12 marzo 2008

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Di Fabrizio (del 12/03/2008 @ 15:23:36, in casa, visitato 2555 volte)

In corrispondenza col primo turno delle elezioni municipali, il 59% dei sindaci uscenti si dichiara sfavorevole all'accoglienza della Gens du voyage sul loro comune.

Pertanto, dal 2000, la legge Besson (n°2000-614 del 5 luglio 2000) obbliga tutti i comuni a realizzare aree di stazionamento ed a rispondere ai bisogni abitativi nella loro politica locale d'urbanesimo. La Commissione nazionale consultiva per i diritti dell'uomo (CNCDH) ha appena pubblicato uno studio che conferma l'urgenza di agire. In otto anni, solamente un quarto dei posti di accoglienza previsti sono stati aperti, forzando la Gens du voyage a soste irregolari nei luoghi disponibili. E' utile ricordare che se le Gens du voyage sono a volte collegabili ad atti punibili, si tratta soltanto di una minoranza - nella medesime proporzioni del resto della popolazione - che una volta di più funge da pretesto al rifiuto di una popolazione in perdita di cultura e di riferimenti culturali, la cui integrazione non può essere abbordata come per altre Comunità da parte il loro statuto di nomadi. Questa situazione è generalmente la conseguenza delle pressioni fatte dalle istanze decisionali economiche che rifiutano la loro vicinanza e fanno pressione sui municipi per ritardare le attribuzioni di superfici sistemate. "Troppo spesso fanno passare l'economico prima dei Diritti dell'Uomo." Lo Stato deve riconoscere infine il caravan come un alloggio, con tutti i suoi diritti e doveri legati.""La legge sul diritto all'alloggio deve anche potersi applicare senza discriminazione secondo il modo di vita."Esiste ora una nuova "politica di discriminazione nei confronti della Gens du voyage: questa politica se traduce in comportamenti populisti di diversi governi a scala europei. Dalla Romania. passando per l'Italia e la Francia le politiche di rifiuto fondate su eventi specifici o isolati, fanno pensare che ci sono probabilmente gruppi di pressione politici ed economici che intendono aggravare ancora di più la situazione dei non-diritti, dell'esclusione, della Gens du voyage. La situazione generale di quest'ultimi sembra ormai alla mercé dell'infrazione inferiore commessa da una persona della loro Comunità. Processo che nessuna democrazia deve tollerare. "In mancanza di una persona non deve generare la condanna dell'insieme della Comunità." Questo al solo scopo di soddisfare il "benessere" ed il "bene-pensare" di un'altra parte della popolazione." "Ma sembra molto più semplice chiamare all'esclusione ed alla repressione ", piuttosto che avere un dibattito di fondo con i rappresentanti di questa Comunità, dibattito che deve essere messa oggi su scala europea." Per la LBDH M. Herjean.

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