Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 21/04/2008 @ 09:36:40, in media, visitato 1782 volte)
IL COORDINAMENTO ROM E' LIETO DI INVITARVI
mercoledì 23 aprile alle ore 21.00
presso la Camera del Lavoro di Milano - corso di Porta
Vittoria 43 (ingresso libero)
all'anteprima milanese di
Via San Dionigi 93 storia di un campo rom
un documentario di Tonino Curagi e Anna Gorio prodotto da
Provincia di Milano - Settore Cultura in collaborazione con Officine Ubu
Animerà il dibattito: Tommaso Vitale - Docente di Sociologia
Università Milano Bicocca
Saranno presenti oltre agli autori le associazioni che compongono il
Coordinamento Rom:
- ARCI
- ACLI
- Caritas Ambrosiana
- Padri Somaschi (PLOCRS)
- Naga
- Opera Nomadi
- CGIL Milano
- Comunità S. Egidio
- Comitato Rom e Sinti Insieme
- Associazione Liberi
- Fondazione Casa della Carità
- Associazione Nocetum
- Gruppo Abele
- Comitato per le libertà e i diritti sociali
- Aven Amentza
- Associazione Oltre il Campo
Abbiamo seguito per due anni e mezzo, aiutati dagli educatori della
Fondazione "Casa della Carità" e dell'associazione Nocetum, la vita della
comunità di un campo rom abusivo, abitato più di 150 persone di nazionalità
romena, sito nell'estrema periferia sud-est di Milano, e abbiamo ripreso quello
che accadeva davanti a noi senza interviste, commenti e nessuna messa in scena.
La vita quotidiana, i riti e le feste, le assemblee e le relazioni con gli
operatori sociali, il tentativo di integrarsi con il lavoro e il percorso
scolastico dei ragazzi, gli incendi e le ricostruzioni, fino allo sgombero e la
distruzione del campo da parte della polizia comunale nel settembre del 2007.
Tutto questo, senza nessun compiacimento pietistico o patetico, cercando di
dare una visione reale del loro vissuto, per una volta lontani dallo stereotipo
che vede gli "zingari" solo come delinquenti o come ultimi romantici della
nostra società, cittadini europei che conducono una vita sempre sul punto di
essere messa in discussione e ritenuta indegna da molti.
Tonino Curagi e Anna Gorio
Di Fabrizio (del 20/04/2008 @ 08:50:12, in casa, visitato 1842 volte)
Da Romanian_Roma
La Fondazione Habitat e il comune di Oradea sono coinvolti in un progetto si
costruzione di diverse case per la locale comunità rom. Laszlo Borbely, ministro
per lo sviluppo ed i lavori pubblici si è unito al sindaco e al vice-sindaco
quando è stata posta la fondazione delle case.
E' rimasto scioccato dalle condizioni in cui vivono i Rom, proprio
accanto al nuovo cantiere inaugurato. Il posto scelto per costruire le nuove
case è situato in un'area abbandonata e di cattiva reputazione. 148 famiglie,
con oltre 630 membri, vivono in 96 appartamenti, tutti affollati ed insalubri.
Costruiti 40 anni fa, i due edifici non sono mai stati rinnovati.
[...] Le prime case verranno completate per la fine di giugno.
"I beneficiari sono stati scelti in base ai loro bisogni, e lavoreranno
assieme ai volontari della fondazione, come pure per la loro capacità di
rimborsare il costo della casa nei prossimi 20 anni, ma senza interessi," dice
Emil Barna, coordinatore della fondazione, che aggiunge che le case saranno
vendute ai futuri proprietari al prezzo di solo 15.000 €, prezzo che copre i
materiali di costruzione.
DIVERS – www.divers.ro
Di Fabrizio (del 19/04/2008 @ 08:42:17, in scuola, visitato 2637 volte)
Da
Slovak_Roma
Bratislava, 11.4.2008, 11:11, (ROMEA/CTK) L'assemblea dell'auto-governo della
regione di Banska Bystrica, Slovacchia centrale, ha approvato oggi la chiusura
della scuola superiore speciale per studenti in difficoltà, situata a Lucenec,
che al momento è l'unica scuola superiore nella regione frequentata da Rom, che
include anche dormitori per studenti che arrivano da altre regioni.
La scuola fu fondata quattro anni fa come progetto speciale rivolto alla
comunità rom. Ora questo progetto sta terminando per la mancanza di fondi e le
imperfezioni dei metodi di insegnamento degli insegnanti locali.
"La scuola ha pochi studenti, per questo riceve pochi soldi" ha detto alla
televisione TA3 il governatore regionale Milan Murgas, aggiungendo che altri
sussidi sarebbero discriminatori nei confronti delle altre scuole.
Dice sempre Murgas che il progetto è stato un errori dall'inizio, perché
segrega i Rom dal resto della popolazione.
L'ormai ex direttore della scuola, Peter Gabor, ha definito scandalosa la
chiusura e minacciato di protestare a Bruxelles.
Il progetto è stato finanziato per i primi tre anni dal Fondo Sociale
Europeo.
L'assemblea regionale ha chiesto oggi al governatore di richiedere al
Ministro dell'Istruzione la chiusura della scuola a giugno. Sino allora, la
regione negozierà con il governo la possibile preservazione della scuola a
determinate condizioni. Se la negoziazione sarà positiva, l'assemblea
revocherebbe la propria decisione.
La probabile chiusura è stata in precedenza criticata dal vice Primo Ministro
Dusan Caplovic, che nell'ultimo anno aveva assegnato un budget di 6 milioni di
corone.
L'agenzia AFP ha scritto che la scuola chiude per paradosso ora che il
governo slovacco ammette che una migliore istruzione dei Rom deve diventare una
priorità.
Secondo Amnesty International, solo il 3% dei Rom slovacchi frequentano
la scuola superiore e solo lo 0,3% l'università.
ROMEA/CTK
Di Sucar Drom (del 18/04/2008 @ 09:42:14, in blog, visitato 1558 volte)
Politiche 2008, alcune considerazioni...
Siamo alla fine giunti al voto, dopo una campagna elettorale condizionata dalla
prova di forza della maggiore forza politica del centro-sinistra, il Partito
Democratico. Sembrava quasi di essere stati catapultati ad un proporzionale
puro, tante sono state le forze politiche che ...
Piemonte, si apre uno spazio web sui Sinti e sui Rom
L'Osservatorio sull'Immigrazione in Piemonte e l'ASGI hanno colto l'appello,
espresso da più Enti e Associazioni, di creare un archivio che raccolga il
materiale esistente riguardo alle popolazioni rom e sinti. Spesso abbiamo avuto
...
Pescara, in attesa del risultato elettorale
La mia candidatura al consiglio Comunale di Pescara è stata dura ma gratificante
e qualunque risultato esca dalle urne (spero la elezione) posso ritenermi
già soddisfatto degli obiettivi raggiunti: per la prima volta durante una
campagna elettorale a Pescara...
Ong italiane, siamo senza rappresentanza in parlamento
Marelli: “C’è un problema di rappresentanza in Parlamento”. Il presidente
dell'Associazione Ong italiane commenta i risultati delle elezioni e il ruolo
del Terzo settore. “Abb...
La Regione Lombardia censura i Sinti e i Rom
I Rom e i Sinti restano fuori dal dossier immigrazione dell'Ismu. La ricerca,
commissionata alla Caritas Ambrosiana non è piaciuta né all'Ismu né alla Regione
che lo finanzia: '”Troppo vicina al punto di vista di Rom e Sinti'”. Nel volume
solo una sintesi. Domani viene presentato il VII rapport...
Pescara, un risultato deludente
Si conclude l'esperienza elettorale 2008 a Pescara di Nazzareno Guarnieri. Dopo
una campagna elettorale intensa, le intenzioni di voto non sono diventati voti
reali, registrando un consenso di appe...
Lombardia, i Sinti e i Rom non vogliono un libro di fantascienza
Oggi sono stati presentati i quattro Rapporti dell’Osservatorio Regionale per
l’integrazione e la multietnicità a Milano. Mancava il Rapporto sulla questione
sinta e rom per volontà della Regione Lombardia e della Fondazione Ismu che
gestisce per conto della Regione l’Osservatorio. È stato però...
Marsala (TP), le invasioni dei Rom...
Il portale Marsala.it ha pubblicato una lettera dell’associazione culturale
Anemos e ha curato un’intervista interessante con Ivan Gerardi, Presidente della
stessa associazione. Rilanciamo l’intero testo perché è difficile, nel ...
Mantova, costituito l'osservatorio sulle discriminazioni
Questa mattina è stato presentato alla stampa mantovana "Articolo 3,
osservatorio sulle discriminazioni". L’osservatorio è promosso da Sucar Drom,
Comunità Ebraica di Mantova, Istituto di Cultura Sinta, Istituto Mantovano di
Storia Contemporanea, ArciGay La Salamandra. La Provincia di Mantova che con
l’Assessore Fausto Banzi ha coordinato la c...
Minoranze etniche, più equilibrio psichico se si seguono le tradizioni
Sul Journal of Epidemiology and Community Health si legge un interessante
articolo in cui i ricercatori della London’s Queen Mary University sostengono
che le ragazze appartenenti a comunità di minoranza etnica ries...
Bologna, un nuovo sgombero
Sono circa una trentina i Rom rumeni che sono stati sgomberati questa mattina,
poco prima delle 8, da una vecchia fabbrica abbandonata in via Gobetti 22, nella
prima periferia di Bologna. Delle persone che ...
Bolzano, il calcio per combattere il razzismo
L’associazione Nevo Drom invita tutti al “Quadrangolare di Calcio a 5”,
organizzato in collaborazione con il Comune di Bolzano, la Camera di Commercio,
il Rep. Com. Truppe Alpine e Seab. L’evento si terrà sabato 19 aprile 2008...
Pescara, alcune riflessioni sulle strategie per costruire la partecipazione
politica dei Sinti e dei Rom
Il risultato finale del progetto “Un Rom al consiglio Comunale" di Pescara è il
seguente: la lista Pescara Futura ha ottenuto una percentuale di 1,4% dei voti,
mentre Nazzareno Guarnieri ha ottenuto n. 30 voti. Scrivo alcune r...
Di Fabrizio (del 17/04/2008 @ 16:17:55, in casa, visitato 1747 volte)
Invito all’incontro pubblico:
CITTADINI D'EUROPA
i rom e l'abitare a Milano
Sabato 19 Aprile 2008, ore 10.00 – ore 16
Sala Guicciardini, Provincia di Milano
Via Guicciardini 6 – 20129 Milano
(Bus 54, Tram 9, 23)
Le associazioni milanesi Arci e Naga sono liete di invitarLa all’incontro
pubblico “Cittadini d’Europa: i rom e l’abitare a Milano”, volto ad una
riflessione condivisa e costruttiva sul tema dell’abitare a Milano per i rom e i
sinti. Attraverso il confronto fra diverse esperienze italiane, auspichiamo di
innescare un dibattito sulla possibilità di produrre politiche
abitative specifiche, mirate ed efficaci.
L’incontro sarà articolato in due momenti:
•
La prima parte analizzerà diverse esperienze di “abitare rom” in Italia.
Parteciperanno:
- Il rapporto tra pubblico e privato nell’esperienza di Pisa - Sergio
Bontempelli, Africa Insieme, Pisa
- Idee di autocostruzione - Nicola Solimano, Fondazione Michelucci, Firenze
- Ostacoli e obiettivi del villaggio solidale di Cologno Monzese - Maria Grazia
Guida, Casa della Carità, Milano
- Habitat diversi per rom e sinti: microaree e terreni privati - Yuri del Bar e
Carlo Bernini, Mantova
- Intervento da confermare - Opera Nomadi
- Intervento da confermare - Ermes, Roma
[pausa pranzo]
•
La seconda parte si focalizzerà invece sulla situazione milanese.
Parteciperanno:
- La scelta delle istituzioni - Francesca Corso, Provincia di Milano
- Intervento da confermare - Ufficio Nomadi Comune di Milano
- Abitare nei quartieri popolari - Davide Caselli, Comitato Molise Calvairate,
Milano
- Abitare i luoghi delle differenze - Alfredo Alietti, Dipartimento di Scienze
Umane, Università di Ferrara
Modera Piero Colacicchi, Osservazione (centro di ricerca azione contro la
discriminazione di rom e sinti)
L’auspicio è di riuscire a restituire un punto di vista “altro” sia rispetto
a quanto comunicato dai mezzi d’informazione, sia rispetto alle risposte
esclusivamente emergenziali intraprese dalle istituzioni locali e nazionali.
La giornata lascerà ampio spazio al dibattito in sala, che affiancherà gli
interventi sintetici e mirati dei relatori. Idee, commenti e spunti di
riflessione saranno pertanto fondamentali nel contribuire alla buona riuscita
della giornata.
Confidando nella Sua partecipazione, inviamo cordiali saluti
Arci, Naga
Per informazioni: Arci Milano 02541781, Naga 3385873535
Di Fabrizio (del 17/04/2008 @ 08:48:57, in Italia, visitato 1814 volte)
ONU: in Italia una tendenza inquietante di xenofobia
• Soprattutto contro i rom e gli immigranti africani
Ansa - La società italiana non è caratterizzata da un grave fenomeno di
razzismo, ma presenta un'inquietante tendenza alla xenofobia con lo sviluppo di
manifestazioni di razzismo che colpiscono principalmente le comunità Sinti e
Rom, immigranti e richiedenti asilo, di origine africana e dell'Europa dell'est,
con la comunità musulmana.
Lo afferma il relatore speciale delle Nazioni Unite sul razzismo, Doudou Diene,
in un rapporto reso noto a Ginevra.
Per l'esperto della ONU, l'Italia - dove Diene è stato in visita lo scorso
ottobre - miete ancora le conseguenze delle linee di condotta della precedente
coalizione di Governo, che - aggiunge Diene citando la legge Bossi-Fini - ha
consentito ai partiti dell'estrema destra di dare un approccio sicuritario alle
politiche d’asilo e d’immigrazione.
Il relatore osserva anche l'emergere di fattori e tendenze positivi per
combattere razzismo e xenofobia, e chiede al nuovo governo di fare della lotta
contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione una delle massime
priorità. La strumentalizzazione politica del razzismo non è un fenomeno del
passato, aggiunge il relatore, precisando che i partiti dell'estrema destra
continuano a promuovere a livello nazionale e ad applicare a livello regionale e
locale le loro posizioni xenofobe e razziste.
L'esperto della ONU critica severamente anche i mezzi di comunicazione spesso
guidati dalla cultura della paura successiva agli attentati dell'11 settembre
2001, che continuano ad incitare l'odio razziale e religioso sotto le sembianze
della libertà di espressione e della necessità di combattere il terrorismo, e
suggerisce al governo di aprire un dibattito sull'adozione di un codice di
condotta in merito.
Diene cita l'aumento delle manifestazioni di razzismo e di atti violenti nel
calcio ed incoraggia l'Italia ad applicare le linee guida della Fifa, oltre ad
esortare il governo a migliorare l'applicazione della legislazione contro il
razzismo e la discriminazione. Il governo deve inoltre continuare a promuovere
l'adozione di riforme legislative, ed in particolare la legge sulla
cittadinanza, adottare una legge sull'asilo e riesaminare e emendare la legge
Bossi-Fini sull' immigrazione. Tra le altre raccomandazioni anche quelle di
combattere gli abusi nei confronti dei lavoratori immigrati, in particolare nel
settore agricolo, ed il riconoscimento come minoranze nazionali di Sinti e Rom,
oltre all'invito a concludere intese con determinate organizzazioni islamiche.
Diene sottolinea infine che come in molti Paesi europei l'emergenza di
un'identità multiculturale è in contrasto con l'identità nazionale stabilita.
Per Diene, 'interazione tra la lotta al razzismo, xenofobia e discriminazione e
la promozione del multiculturalsimo dovrebbe condurre ad un processo di
costruzione di una nuova identità multiculturale. (Essere Comunisti)
Da
Romanian_Roma
La minoranza Rom in Moldavia ha protestato contro la discriminazione
razziale nel centro della capitale Chisinau. La maggioranza dei Rom non mostra
la sua vera identità per le persecuzioni e discriminazioni. Durante la II guerra
mondiale vennero deportati nei campi di concentramento in Transnistria.
CHISINAU (Tiraspol
Times) - Il giorno 8 aprile, centinaia di Rom hanno protestato nel centro di
Chisinau, contro la discriminazione razziale.
La marcia di protesta era organizzata dal Centro Nazionale Rom per far
crescere la consapevolezza della maggioranza della popolazione sui problemi
socio-economici che questa etnia affronta ogni giorno. La marcia è partita alle
11.00 dalla piazza dell'Opera - Stefan cel Mare si Sfint bd.
Afferma l'associazione Dzeno che nella comunità Rom non c'è accesso all'acqua
potabile e spesso sono disconnessi dall'uso dell'energia elettrica, sono
soggetti a trattamenti violenti da parte dei poliziotti.
Dice Nicolae Radita, presidente del Centro Nazionale Rom: "La discriminazione
è un fenomeno che si incontra nelle scuole, negli istituti medici ed in altri
posti pubblici. Gli uomini non trovano lavoro, gli anziani no ricevono alcun
aiuto o pensione ed i bambini non frequentano la scuola o l'abbandonano."
"Queste persone soffrono di differenti disagi a causa delle precarie
condizioni di vita e la mancanza di risorse materiali. Non potendo assicurare
trattamenti per tempo, spesso muoiono presto," ha aggiunto. "Dopo 17 anni di
indipendenza della Moldavia, la situazione di questo popolo non è cambiata in
meglio."
Durante la marcia, il Centro Nazionale Rom ha indirizzato una lettera di
protesta alle autorità pubbliche, chiedendo al governo di migliorare la
situazione dei Rom e la loro partecipazione nei processi decisionali.
I Rom rimangono al minoranza più perseguitata d'Europa. I governi hanno
tentato di sedentarizzarli forzatamente, spesso senza successo e con risultati
negativi.
Secondo la principale organizzazione dei Rom di Moldavia, i Rom della
repubblica ancora hanno a che fare con persecuzioni, marginalizzazione ed
esclusione sociale in tutte le sfere della vita pubblica.
I loro diritti continuano sino ad oggi ad essere infranti, le discriminazioni
istituzionali posizionano il loro livello di sviluppo al gradino più basso sulla
strada della sparizione o dell'assimilazione.
Dopo lo sradicamento e la campagna di sterminio nella II guerra mondiale, la
Moldavia conta ora 200.000 Rom che rappresentano circa il 7% della popolazione
totale (esclusa la Transnistria, che ha una differente composizione etnica e un
diverso retroterra dalla Moldavia stessa).
I leaders della comunità dicono che pochi Rom scoprono la loro origine etnica
per paura di discriminazioni.
"Davvero pochi Rom svelerebbero la loro origine etnica, e la ragione
principale è che hanno paura delle discriminazioni," dice Dumitru Danu, un
leader dei Rom moldavi.
Dumitru Danu, presidente dell'Associazione Rom Moldavi, dice che una gran
parte dei Rom si identifica come Moldavi/Rumeni oppure Russi, a causa dei
pregiudizi e dell'indifferenza verso i Rom. In realtà il numero dei Rom è
maggiore di quanto mostrino i dati ufficiali, afferma Danu.
Prima della II guerra mondiale, oltre il doppio dei Rom viveva in Moldavia,
che al tempo era parte della Romania. Durante la guerra, furono deportati nei
campi di concentramento nella "Transnistria" occupata, che era una repubblica
autonoma e non parte della Romania. Durante la collaborazione nazi/rumena nella
II guerra mndiale, oltre 500.000 Rom furono uccisi nell'olocausto Rom -
conosciuto come Porajmos - dove furono deliberatamente spostati ad est del fiume
Dniepr e così fuori dai normali confini etnico-storici della Moldavia/Romania.
Di Fabrizio (del 15/04/2008 @ 10:50:12, in Italia, visitato 1750 volte)
Da
Melting
Pot
Le proteste della destra contro il nuovo villaggio a Favaro Veneto
In questi giorni è ritornata alle cronache dei quotidiani locali una vecchia
vicenda-protesta che riguarda l’inizio dei lavori per la costruzione di un nuovo
villaggio a Favaro (Ve) che ospiterà circa 35 famiglie di origine sinta, circa
150 persone. La definiamo una vecchia vicenda perché da diversi anni queste
famiglie sono a contatto con gli operatori di Etam, servizio d’animazione
di comunità dell’assessorato comunale alle politiche sociali di Venezia e
sono proprio gli operatori, che intervengono da ormai una decina d’anni nel
vecchio campo nomadi, a sfatare molti dei luoghi comuni sugli abitanti delle
roulotte. La chiamiamo vecchia anche perchè stiamo parlando di famiglie che
da generazioni sono italiane: stanziali nel veneziano dal 1969, tutti hanno un
impiego, per lo più nella rottamazione di ferro vecchio e rame con Vesta e i
circa 70 minori frequentano le scuole elementari e medie.
Di fronte ai disagi dell’attuale sede abitativa delle famiglie (otto wc e
quattro docce non riscaldate, una situazione indecente e precaria... ) il Comune
ed Etam si sono impegnati nel sostenere la creazione di un nuovo villaggio che
avrà una superficie di 22mila metri quadrati. Ci saranno elettricità e acqua
corrente. Ogni piazzola sarà collegata ad una casetta. Per un totale di 38
postazioni. Gli ospiti pagheranno un canone di locazione e i servizi erogati.
Naturalmente con l’appoggio delle forze politiche di destra (Lega Nord, Alleanza
Nazionale, Forza Italia) si sono innalzate polemiche e protese, formati comitati
contro il villaggio, è partita insomma la consueta crociata che palesa ogni
volta di più in queste situazioni l’ignoranza, l’arroganza e il razzismo di
molti cittadini e rappresentanti politici.
Quale le motivazioni di questi ultimi?
Una gamma di giustificazioni, si va dai più beceri luoghi comuni fino alla
parodia che ha poco di divertente: i ragazzi sinti sarebbero i “protagonisti di
episodi di violenza a danno di cani e gatti”, “la presenza di nomadi riduce il
valore delle case dell’area”, “i soldi pubblici dovrebbero essere di sostegno
per l’affitto e per i negozi colpiti dai cantieri del tram”, “gente che nella
maggior parte dei casi usufruisce della nostra ospitalità (sempre a spese dei
cittadini)”, “farli andare in appartamento”...
In questi anni sono stati molti i percorsi ricercati da parte di operatori e
Comune che hanno tentato di comprendere le differenze senza darle per scontate e
dunque anche offrendo a queste famiglie degli appartamenti, ma solamente 7 di
queste hanno accettato la proposta di vivere in una casa le altre hanno espresso
la volontà di voler vivere in un villaggio.
Allora perchè forzare delle persone a delle soluzioni abitative che non gli
appartengono? forzarle ad una convivenza che per abitudini culturali e tipologia
di famiglia allargata (spesso sono nuclei familiari di 10 persone) non gli
appartiene? Vogliamo metterle nelle case e integrarle come vogliamo noi?
L’integrazione è fare subire e imporre ad altri i nostri modi e le nostre
abitudini o è cercare di prendere in considerazione il punto di vista
dell’altro? Assimiliazione e integrazione forzata a tutti i costi o
confronto e rivisitazione degli elementi su cui noi, come società, siamo
costruiti?
Sono secoli che Sinti e i Rom, da quando sono arrivati in Italia (1300 – 1400)
come popolazioni nomadiche, da parte della Chiesa in primis e successivamente
tutti gli strumenti di organizzazione della realtà e di rappresentanza del
potere hanno contribuito ad immortalare un immagine minacciosa di queste
persone. Da sempre il loro stile di vita li ha resi una presenza difficile da
controllare e ordinare che si è portata con sé quel pre-giudizio di diverso,
vagabondo o migrante che sia, che destabilizza l’ordine sociale.
Per chiudere possiamo dire che il loro particolarismo culturale maturato in
secoli di diffamazioni e violenze manifesta una fragilità che si innesca oggi
nel processo di “integrazione” e che è indispensabile riconoscere per
ristabilire un dialogo nelle nostre città e un’azione sociale che vada oltre
l’immagine convenzionale che spesso ci si fa di queste persone.
[ lunedì 14 aprile 2008 ]
Di Fabrizio (del 15/04/2008 @ 08:46:26, in Regole, visitato 1845 volte)
dal Daily Mail
In una città affetta dall'immigrazione dell'Est Europa, un poliziotto non è
semplicemente un poliziotto.
Ma il ventisettenne Petr Torak trova di aver meno problemi di comunicazione
degli altri.
E' un Rom della Repubblica Ceca, che parla cinque lingue - in altre parole,
il nuovo volto della polizia nella Bretagna multi-culturale.
Torak, ufficiale di supporto comunitario a Peterborough, diventerà ad agosto
un poliziotto a tutti gli effetti.
Dice: "Amo assolutamente il mio lavoro. E' quello che avrei sempre voluto
fare e questo significa che posso ricompensare il paese che ha dato così tanto a
me e alla mia famiglia."
Dal 2004, si ritiene siano 16.000 gli immigrati che si sono affollati in
città [...]
Il problema è stato evidenziato il mese scorso dallo squallore delle
"tendopoli" - dozzine di migranti senza casa e lavoro forzati a vivere nella
terra di nessuno.
Una scuola, Fulbridge Primary, ha visto crescere il numero dei bambini
dell'Est Europa da due a 100 negli ultimi due anni, che parlano 32 lingue
differenti.
Dice ancora Torak: "Credo che le mie capacità linguistiche possano fare una
gran differenza."
"Capisco la gente da una prospettiva culturale e capisco cosa stanno tentando
di dire."
Torak parla inglese, ceco, polacco, slovacco e portoghese. Sta anche
imparando il russo. Sua moglie Lucia, sta aspettando il loro primo figlio.
I Rom sono visti come i più poveri e meno istruiti tra i 10 milioni di
cittadini della Repubblica Ceca.
Sono storicamente stati soggetti a discriminazioni e pregiudizi ufficiali e
no. Durante la II guerra mondiale, oltre 7.000 Rom cechi furono uccisi nei campi
di concentramento, dopo che la Germania occupò la Boemia e Moravia.
Torak aveva 18 anni ed era un promettente studente di legge quando con la sua
famiglia fuggì dalla città di Liberec nel 1999.
Lui e la madre erano stati malmenati dopo che il padre, un politico, aveva
protestato contro un muro costruito per separare i Rom dai Cechi.
Arrivato in GB, aveva lavorato in fabbrica prima di diventare ufficiale di
sicurezza e assistente bilingue presso Tesco.
"Da quando mi ricorso ho sempre voluto essere poliziotto o avvocato," ci
dice. "Quando mi è stato dato questo incarico nel novembre 2006, ero al colmo
della gioia."
"Amo Peterborough. Mi sento a casa mia. E i miei colleghi mi supportano molto."
Un portavoce della Polizia del Cambridgeshire dice: "Un numero di agenti ha
capacità particolari. Nel caso di Torak le sue capacità sono nel contatto
diretto con membri della comunità e nel poter offrire un miglior servizio."
Sull'argomento:
Repubblica Ceca e
Ungheria
Di Fabrizio (del 14/04/2008 @ 11:01:59, in casa, visitato 1567 volte)
Da
il manifesto del 13 Aprile 2008
Gli alloggi assegnati a chi aveva documenti e lavoro. Gli affitti,
calmierati, pagati a metà dalla fondazione Carisbo e dai locatari
Tra gli sgomberati del Ferrhotel, che ora hanno avuto assegnata un'abitazione a
canone concordato. Con l'impegno del comune e un obiettivo: dismettere i campi
nomadi. Un esempio in controtendenza rispetto alla politica degli
allontanamenti. Firmato Cofferati
Linda Chiaramonte
Bologna
È da poco rientrato a casa dal lavoro Aghiran quando apre la porta
sorridente e mi fa accomodare in cucina dove sul fuoco borbotta una caffettiera.
Sì, proprio così, a casa. Aghiran, come tanti altri rom, ha vissuto una piccola
odissea fatta di sgomberi, occupazioni, baracche sul lungo fiume, giacigli di
fortuna e ora questo appartamento in una palazzina in una strada alberata di una
zona tranquilla di Bologna, non molto lontana dal centro, sembra un sogno.
Aghiran ha 40 anni, moglie e due figlie di 12 e 7 anni ed è arrivato a Bologna
per cercare lavoro nel 2003, ha raggiunto amici e parenti che gli parlavano bene
della città. È arrivato da Lipovu, un piccolo paese a trenta chilometri da
Craiova, in Romania. Lì ha una casa, faceva il saldatore e ha lavorato nelle
ferrovie. Guadagnava fra i 150 e i 200 euro al mese. Dopo la rivoluzione dell'89
però molte ditte italiane, tedesche e francesi hanno rilevato molte fabbriche in
Romania e metà degli operai sono rimasti senza lavoro. Dal '91 al '93 gira in
cerca di occupazione fra Germania, Turchia e Serbia, nel '99 sposa Marian. Prima
della rivoluzione in Romania, ha sempre lavorato, vivendo dignitosamente, dopo
invece il lavoro è iniziato a mancare e avendo ormai famiglia Aghiran ha dovuto
darsi da fare e partire ancora.
Un paese incivile
Alla fine del 2003 arriva a Bologna. Per tre anni e mezzo è solo, moglie e
figlie sono rimaste a Lipovu. Il suo primo alloggio è il Ferrhotel, ex albergo
dei ferrovieri da anni inutilizzato, occupato da alcuni attivisti dei movimenti
bolognesi, che diventerà la casa di molti nuclei familiari di rom reduci dal
primo sgombero delle baracche sul lungo Reno. Lì Aghiran, all'epoca senza
documenti, divide la stanza con parenti e amici. Sgomberi dalla sua «baracchina»
di nylon sul fiume ne ha vissuti almeno tre. «Sono stati tempi brutti, non mi
aspettavo che la vita in Italia, un paese occidentale e democratico, sarebbe
stata così dura, non ho trovato quello che mi aspettavo. Ho trovato sfruttamento
e razzismo. I datori di lavoro mi davano 25-30 euro al giorno. Dal 2004 al 2006
lavoravo come manovale nell'edilizia, ma ero malpagato perché non avevo i
documenti. Diverse volte ho perso il lavoro perché hanno saputo che ero rom, ma
io non mi vergogno, anche se ho vissuto spesso discriminazioni razziali»,
racconta con un velo di tristezza e ricorda di quando gli è capitato di
rientrare dopo il lavoro nella sua baracca e di non trovarla più, demolita
mentre era via insieme alle sue cose. Dopo le prime ruspe sul Lungoreno del
marzo 2005 volute dal sindaco Sergio Cofferati, che salì agli onori delle
cronache come paladino della legalità, seguite da altre in ottobre e novembre, è
stato sistemato insieme agli altri in un campo di transito in un'area attrezzata
nella periferia del quartiere San Donato. Lì Aghiran ha vissuto in un container
con la famiglia del fratello fino al settembre 2006. Poi un altro trasferimento
e un altro container fino al 2007, questa volta in una struttura creata dal
Comune per far fronte all'emergenza dell'accoglienza dei rom.
«Cuore di rom»
Prima dell'estate 2007 ad Aghiran, che dal primo maggio ha un regolare contratto
di lavoro in un'azienda agricola di ortofrutta, appena fuori città, arriva la
buona notizia che nel giro di pochi mesi potrà trasferirsi in una vera casa, un
appartamento arredato. Così a settembre, un paio di mesi prima del
trasferimento, la moglie e le figlie lo raggiungono a Bologna e a novembre tutta
la famiglia trasloca in 80 metri quadri. «Sono felice di poter offrire un futuro
onesto alle mie figlie, le voglio sistemare qui, perché in Romania non avrebbero
un futuro. Anche se io voglio morire nella mia terra. Ora mi sento molto bene,
ho un lavoro, le figlie vanno a scuola, ho la casa» dice soddisfatto Aghiran,
che tutte le mattine fa alcuni chilometri in bicicletta per raggiungere il
lavoro. Tutti i sabati alcuni operatori aiutano le bambine a fare i compiti,
bambine che dopo pochi mesi in Italia parlano benissimo l'italiano. Nessun
problema di integrazione né di convivenza con i vicini, solo una porta sempre
aperta alle visite di amici e parenti cha passano a dare un saluto, bevono un
caffé e restano a chiacchierare e a vedere la telenovela che trasmette la
parabola, dal titolo «cuore di zingaro», dice Lavinia, la figlia più grande,
«cuore di rom» corregge il papà, perché anche le parole fanno la differenza.
Mentre lui racconta, la moglie ascolta e sorride, non parla una parola di
italiano, ma capisce. Per cena ha preparato riso e pollo, probabilmente a tavola
si fermeranno alcuni ospiti. Come molte delle donne che vivevano nelle
strutture, e a cui è venuta a mancare la vita di comunità, soffre un po' di
solitudine. Prima di salutarci Aghiran mostra orgoglioso il resto della casa, la
sala, le due camere, il bagno. Il suo contratto è stipulato per quattro anni,
poi potrà anche fare richiesta per la casa popolare.
«La colonna senza fine»
A ripercorrere tutte le tappe della vicenda rom in città è il bel documentario
La colonna senza fine di Elisa Mereghetti, scritto con Valerio Monteventi,
consigliere comunale indipendente di Bologna, presidente della commissione
consiliare per le politiche abitative e della casa, da sempre impegnato in
battaglie sociali. La storia di Aghiran rientra in un progetto avviato, e ormai
concluso, dai servizi per l'integrazione interculturale del Comune di Bologna.
Come lui sono state inserite in appartamento 17 famiglie su 19 provenienti dai
container di via del Piratino, per un totale di 73 persone, oltre ad altri 27
nuclei, pari a 125 persone fra cui 57 minori, provenienti da Villa Salus, ex
clinica dismessa adibita ad alloggio per fronteggiare l'emergenza rom dopo lo
sgombero del Ferrhotel eseguito con un'ordinanza del sindaco. Per questa
operazione il Comune ha dovuto reperire sul mercato privato appartamenti a
canoni concordati, in città e comuni vicini, che non superassero gli 800 euro al
mese, li ha poi mostrati e proposti alle famiglie con i requisiti richiesti per
affrontare le spese di circa il 50% dell'affitto ovvero documenti e lavoro.
Nell'assegnazione gli operatori del servizio hanno tenuto conto della vicinanza
con il luogo di lavoro e dei servizi, come scuole e mezzi pubblici. Il Comune si
è fatto garante presso i proprietari e si è fatto carico di pagare 300 euro al
mese per ogni famiglia, grazie anche al contributo dato dalla fondazione
bancaria Carisbo, siglato nel febbraio 2007, che ha stanziato 150.000 euro,
100.000 dei quali sono stati spesi per gli affitti del 2007. La restante parte
dell'affitto (oltre alle utenze) viene corrisposta dagli affittuari, cifra che
solo in pochi casi supera il 50%. Il Comune ha utilizzato altri 100.000 euro per
gli interventi socio-educativi di accompagnamento e inserimento sociale
lavorativo rivolto soprattutto alle donne. Inoltre gli operatori si occupano di
aiutarli nelle pratiche per la residenza, dell'iscrizione a scuola e alle Asl,
seguono le vaccinazioni e monitorano la frequenza scolastica.
Superare i campi nomadi
Il progetto dell'inserimento abitativo in appartamento, iniziato nel marzo 2005,
si pone come alternativa alla logica assistenziale e va nella direzione della
dismissione dei campi nomadi. Un tema impopolare quello dell'assegnazione di
case ai rom che suscita ire e levate di scudi, in un paese in cui è più facile
cacciare i rom da un punto all'altro delle città. Anche se forse non tutti
conoscono gli alti costi di manutenzione di un campo nomadi per le
amministrazioni, di molto superiore rispetto all'inserimento abitativo. A
Bologna la gestione per sei mesi di Villa Salus nel 2007 è costata circa 310.000
euro, l'altra struttura, il cosiddetto Piratino, circa 287.000 per l'intero
2007, per un totale di circa 600.000 euro. Entro l'anno il Piratino sarà
riedificato con 270.000 euro del fondo ministeriale per progetti
socio-assistenziali. Diventerà una struttura permanente di casette in muratura
che offrirà 50 posti letto alle famiglie in situazioni di grave disagio
abitativo. Il 30 giugno, dopo 15 anni, chiuderà il campo di Sasso Marconi per ex
profughi dell'ex Jugoslavia che ora ospita sei famiglie, entro il 2008 chiuderà
anche l'altro, alle porte di Bologna, che ne accoglie sette. Anche in questi
casi è previsto l'inserimento abitativo in appartamenti.
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