Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 04/07/2008 @ 15:50:54, in blog, visitato 3643 volte)
Comunicato stampa di
Luciano Muhlbauer
La schedatura etnica dei rom, con o senza impronte digitali, è stata imposta
ai Prefetti di Milano, Roma e Napoli dalle tre ordinanze governative gemelle di
fine maggio. E questo è risaputo. Ma quello che non si sa è che il Comune di
Milano, come spesso accade in questo campo, aveva largamente anticipato i tempi,
realizzando un censimento etnico già negli anni scorsi e senza neppure attendere
coperture normative.
Questo è quanto emerge da una fascicolo di 116 pagine del Nucleo Problemi del
Territorio della Polizia Municipale di Milano, che raccoglie i risultati del
lavoro di censimento effettuato tra l’ottobre 2006 e il dicembre 2007.
Un’indagine molto dettagliata, composta da schede relative a 12 campi
autorizzati, 4 "campi non autorizzati ma consolidati", 13 insediamenti abusivi e
persino a 9 insediamenti di "nomadi giostrai".
Se si trattasse di un semplice censimento delle baraccopoli esistenti a
Milano sarebbe senz’altro un’operazione lodevole e utile, ma purtroppo c’è ben
altro. Colpisce, infatti, la meticolosità con la quale le singole schede
classificano etnicamente gli abitanti degli insediamenti, soprattutto di quelli
regolari e semi-regolari. E così, sotto la voce "nazionalità" non troviamo
semplicemente l’indicazione della cittadinanza delle persone rilevate, che a
volte persino manca, bensì l’appartenenza a un gruppo o sottogruppo zingaro.
Ma facciamo degli esempi concreti. La scheda relativa al campo autorizzato di
via Bonfadini rileva la presenza di 25 famiglie per un totale di 127 persone, di
cui 40 frequentano la scuola elementare e media. E sotto la voce "nazionalità"
indica testualmente: "Sinti Abruzzesi (Lombardi) Rom Harvati". Quella relativa
al campo autorizzato di via Idro registra 30 famiglie per un totale di 120
persone, di cui 27 sono iscritte alla scuola dell’obbligo, e come nazionalità
indica "Sinti italiani (Lombardia Veneto Friuli) Rom Harvati (Croazia)".
Tuttavia, per capire fino in fondo il concetto di "nazionalità" impiegato
dagli uomini del vicesindaco De Corato occorre andare alle prime pagine del
fascicolo, dove con piglio etnografico vengono enumerati i gruppi zingari "di
più antica immigrazione" e "di immigrazione più recente" presenti sul
territorio. Tra i primi troviamo ad esempio i "rom abruzzesi e molisani" e si
sottolinea che sono giunti nell’odierna Italia nel lontano 1392. Cioè, 600 anni
fa e secoli prima che si formasse lo Stato italiano. Eppure, la Polizia Locale
milanese li considera ancora immigrati, sebbene di antica data, e pertanto non
li ritiene degni della semplice dizione "cittadini italiani"!
Insomma, date le informazioni molto dettagliate contenute nelle singole
schede, che peraltro comprendono altresì le intestazioni delle utenze di gas ed
elettricità o la presenza di animali, è evidente che la Polizia Locale sia da
tempo in possesso di una banca dati separata e specifica che classifica delle
persone, di cittadinanza italiana e non, su base etnica. E ciò non è
semplicemente un fatto di inaudita gravità dal punto di vista morale e civile,
ma soprattutto illegale.
Post Scriptum: Il Prefetto di Milano, Lombardi, aveva iniziato le operazioni di
"censimento" dei "nomadi" nel campo autorizzato di via Impastato, perché non si
sapeva bene chi e in quanti ci vivessero. Decine di persone di ogni età, tutte
di cittadinanza italiana e tutte iscritte all’anagrafe, furono messe in fila
alle 5.30 del mattino da una settantina di agenti delle forze dell’ordine.
Furono fotografate le loro carte d’identità, rilasciate dal Comune di Milano, e
fu finalmente stabilito che erano in 33. Bene, ora prendete la scheda relativa a
via Impastato nel rapporto della Polizia Locale 2007 e leggerete il seguente
numero: 33.
Insomma, le istituzioni non hanno saputo nulla che non sapessero già, ma in
cambio si sono raccontate un sacco di frottole all’opinione pubblica e,
soprattutto, 33 persone, colpevoli unicamente di essere zingari, sono state
umiliate e messe alla gogna.
Di Fabrizio (del 04/07/2008 @ 09:34:47, in Europa, visitato 2142 volte)
Da
Hungarian_Roma
Scritto da Robert Hodgson - 01/07/08 - Alcuni leader Rom ed una parlamentare
Rom dopo un incontro tenutosi martedì scorso, dicono che un recente "festival di
villaggio" (falunap in ungherese) era in realtà una provocazione razzista tesa
ad intimidire la locale comunità zingara.
Durante l'evento in questione, le autorità del villaggio hanno invitato i
membri del gruppo di estrema destra Magyar Gárda (una branca in uniforme del
partito nazionalista Jobbik) ed una banda di motociclisti razzisti a quello che
normalmente è un giorno rustico tradizionale di musica, cibo e bevute.
Sabato 21 giugno, circa 150 membri della Magyar Gárda ed alcune dozzine
di motociclisti hanno sfilato, sotto scorta della polizia, attraverso l'area del
villaggio popolata dai Rom. La parlamentare Viktória Mohácsi, una delle
parlamentari europee Rom ungheresi,ha descritto l'evento come atto evidente di
intimidazione.
Minacce
Mohácsi ha denunciato di essere stata minacciata dal consigliere locale
András Bényi del villaggio di Fadd nell'Ungheria meridionale. Dopo aver citato
l'evento di Fadd come evidenza del crescere del sentimento antizigano in
Ungheria, durante la sessione plenaria del Parlamento Europeo lunedì scorso, ha
ricevuto una telefonata da Bényi. Il consigliere ha tentato di minacciare
Mohácsi, dicendo"non dovresti difendere gli Zingari criminali" e "noi siamo più
di voi".
Rispondendo alle domande dell'agenzia MTI, Bényi ha riconosciuto di aver
chiamato Mohácsi ma nega di aver fatto minacce. Riguardo le parole di Mohácsi a
Strasburgo, ha detto "non si dovrebbero usare i soldi di chi paga le tasse per
denunciare il proprio paese, e nemmeno dire che gli Zingari sono stati attaccati
a Fadd".
La parlamentare ha chiesto dove si trova l'autorità per impedire simili
oltraggi, perché il lato razzista di tali riunioni è sottaciuto nei rapporti, e
perché sia stato permesso ai paramilitari di Magyar Gárda di marciare per le
strade.
Giorni numerati
In coincidenza, lunedì il Tribunale Cittadino di Budapest si ricostruirà per
la terza volta per decidere il futuro della Gárda. Durante la scorsa audizione
preliminare del 19 maggio, la corte venne recintata per prevenire interruzioni
di dimostranti.
Il caso è stato portato dall'Ufficio del Procuratore Capo di Budapest, che
vuole vedere abolita la Gárda perché svolgerebbe attività non contemplate
nell'atto di fondazione dell'organizzazione. Cita anche una parata del gruppo
nel villaggio di Tatárszentgyörgy, che l'ufficio del procuratore lamenta violare
i diritti umani degli abitanti Rom.
Il gruppo in uniforme è registrato ufficialmente come organizzazione
culturale, ed i suoi fondatori - tra i quali Gábor Vona, il capo di Jobbik -
reclamano di esistere per proteggere l'eredità culturale ungherese e fornire
assistenza in tempo di emergenza nazionale.
Vona ha detto che se la Gárda verrà smantellata come risultato di un giudizio
del tribunale, si riformerà sotto un altro nome.
Di Fabrizio (del 04/07/2008 @ 09:08:52, in Regole, visitato 1601 volte)
Da
Osservatorio sulla Legalità e sui Diritti
di Paola Pierantoni*
Eccoci ancora al volantino con cui la Lega Nord promuove la raccolta di firme
per abrogare la Legge regionale (ligure, ndr) sulla immigrazione. Nessun eco,
almeno recente, sulla stampa, molto scarne anche le tracce sulla rete. E' quindi
possibile che la cosa muoia lì.
Ma il punto è che questi volantini hanno girato, hanno avuto un loro percorso
popolare, hanno fatto 'opinione'. Normale dialettica democratica. Ma dove e come
si fa contro opinione allo stesso livello popolare? Chi va a raggiungere le
stesse persone per suggerire un pensiero più complesso, più articolato, più
responsabile? Con quali mezzi?
Qui non stiamo parlando di reti televisive, ma del più scontato e datato tra i
mezzi di comunicazione politica, che la Lega Nord non disdegna affatto
suggerendo ai passanti: noi siamo qui, in mezzo a voi, siamo persone popolari,
semplici, alla vostra portata. Vi interpretiamo, vi rappresentiamo. Siamo la
vostra anima.
Cosa contrapponiamo ai volantini della Lega? Mi vengono in mente volantinaggi e
assemblee nei luoghi di lavoro, feroci e feconde discussioni ai cancelli,
seminari di formazione e discussione stile '150 ore' sulle diversità, sulla
identità, sulla disuguaglianza, sulla discriminazione, sulla paura? ma mi sento
subito come il vecchio della canzone di Guccini.
Il volantino elenca inammissibili privilegi:
- Servizi sociali: libero accesso ai servizi sociali? Leggi: è uno scandalo che
un immigrato - non importa se bambino, anziano, donna incinta, con regolare
lavoro e permesso, invalido, abusato, sfruttato? - possa avere accesso ai
servizi sociali.
- Sanità: l'assistenza sanitaria e specialistica e non solo di pronto soccorso?.
Come dire: ad essere generosi agli immigrati può essere concesso di non crepare
per strada, ma l'assistenza sanitaria con tutti i punti e le virgole va
riservata alla categoria superiore dei 'non' immigrati.
-Istruzione: formazione del personale docente per l'educazione interculturale?.
Le scuole della Liguria sono prese d'assalto da ragazzine e ragazzini di almeno
un centinaio di nazionalità diverse? E'? già tanto che gli diamo un banco,
figuriamoci se dobbiamo buttar via soldi per tener conto della loro cultura.
Tutto intorno a noi si stanno costruendo le condizioni culturali ed emotive
della 'accettazione', quella che farà apparire almeno giustificabile l'assalto
al campo Rom; considerare come nulla di grave - e in fin dei conti quasi un
gioco - è la presa delle impronte dei bambini; ritenere in certi casi
ammissibile la discriminazione (vedi il recente pronunciamento della Corte di
Cassazione che ha giudicato ammissibile la campagna del sindaco di Verona per
cacciare gli zingari 'perchè dove arrivano ci sono furti'). (Vedi NOTA in calce)
Non intendo parlare di stelle gialle sugli abiti e di campi di sterminio, ma
penso a più domestiche vicende italiane: l'esclusione degli Ebrei dalle scuole,
dal lavoro, dai luoghi pubblici, le loro improvvise scomparse dai banchi di
scuola, dalle università. La domanda su come sia stata possibile a suo tempo
l'accettazione passiva di tutto questo tormenta molti di noi nati dopo la fine
della guerra. Non vorrei che ora ci venisse data l'opportunità di osservare il
fenomeno in diretta.
NOTA: in realta' la Corte di Cassazione non ha assolto Tosi e non ha
considerato accettabile la sua campagna, ha solo rimandato il caso alla Corte
d'Appello per una nuova sentenza anche perche', sottolinea, non risulta evidente
l'insussistenza del reato (cioe' potrebbe esserci reato, ma non nei termini
espressi dal tribunale d'appello).
La Corte d'Appello di Venezia aveva inflitto al sindaco di Verona due mesi di
reclusione e il divieto di svolgere propaganda politica per tre anni
riconoscendolo colpevole di aver diffuso idee basate sulla superiorita' e l’odio
razziale. Il sindaco aveva fatto ricorso.
La Corte di Cassazione ha sottolineato che "un soggetto" (non un'etnia) puo'
essere discriminato per i suoi comportamenti criminali ed ha valutato che
discriminare un popolo in base alla presunzione che 'gli zingari siano ladri' e'
un preconcetto, non e' razzismo perche' non si basa sulla presunzione di
superiorita'.
Pertanto la Corte ha solo fatto dei distinguo ed ha messo in guardia
dall'etichettare come razzismo un preconcetto, ma ha comunque concluso che "Il
contenuto del manifesto diffuso evidenzia elementi potenzialmente
discriminatori".
* da Osservatorio Ligure sull'Informazione
Di Fabrizio (del 03/07/2008 @ 20:49:54, in Italia, visitato 1529 volte)
Ricevo da Giorgio Bezzecchi
Provocazione di Acli e Caritas che lanciano l'iniziativa ''Schediamoci
tutti'': raccolte oltre 200 schede con i dati biometrici di bambini da un mese a
14 anni. Oggi le due organizzazioni incontrano il prefetto
MILANO - "Mi chiamo Paolino, ho dieci anni e sono uno zingaro". E accanto
l'impronta del proprio polpastrello riprodotta a inchiostro. Così, inviando la
scheda con i propri dati biometrici, più di duecento bambini comaschi hanno
aderito all'iniziativa "Schediamoci tutti" lanciata nei giorni scorsi dall'Acli
e dalla Caritas di Como. Questa mattina, alle 11.30, i responsabili delle due
organizzazioni cattoliche incontreranno il Prefetto di Como, Sante
Frantellizzi, per spiegargli i motivi della "raccolta" e consegnargli
simbolicamente due schede, appartenenti a un bambino e a una bambina. Una
"provocazione" per mantenere viva l'attenzione pubblica sulla questione rom, sul
rischio discriminazione causato dallo scivolamento verso la paura. Nello
specifico, a essere simbolicamente contestato è il progetto annunciato nei
giorni scorsi dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, di prendere le impronte
digitali anche ai rom minorenni.
"Il progetto nasce dall'esigenza di riflettere su questi temi - dice Luisa
Seveso, presidente dell'Acli di Como - "Non c'è intento polemico, ma la volontà
di ricordare che ci sono altri modi per affrontare il problema, cercando
l'inclusione e non ghettizzando un'etnia". "Visto che la soluzione delle
impronte è stata presentata come un vantaggio per i piccoli rom - aggiunge con
ironia Sonia Manighetti, coordinatrice del progetto per Acli - abbiamo pensato
che fosse giusto prenderle anche ai nostri bambini".
La scheda, da compilare e consegnare all'Acli (via Brambilla, 35) è stata
diffusa nei giorni scorsi attraverso i media. Più di duecento le schede finora
arrivate, compilate da bambini di un mese come di 14 anni di età (verosimilmente
assistiti dai genitori, che devono apporre la loro firma sulla scheda). "Ma
l'iniziativa è ancora in corso - aggiunge Luisa Seveso - continueremo anche nei
giorni successivi a raccogliere le schede". Prevista anche una raccolta firme
per i genitori, con tanto di orma digitale riprodotta accanto. (Francesco Abiuso)
Di Fabrizio (del 03/07/2008 @ 15:35:40, in Italia, visitato 1676 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Come autori di libri per bambini e ragazzi esprimiamo una forte
preoccupazione per le iniziative assunte recentemente dal Ministero dell’Interno
di usare come metodo di identificazione per i minori Rom la schedatura delle
impronte digitali.
Troppo spesso, nel documentarci per scrivere le nostre storie, abbiamo
incontrato leggi che “per il bene” di bambini emarginati e senza voce in
capitolo, hanno di fatto sancito ingiustizie e discriminazioni.
Se vogliamo far sì che i piccoli Rom non vivano fra i topi, cerchiamo di
integrarli con le loro famiglie, di mandarli a scuola, di toglierli da
situazioni di degrado, invece di fare le barricate quando si tenta di sistemarli
in situazioni più dignitose.
Qualora questa misura fosse effettivamente attuata, violando a nostro parere i
principi che regolano la convivenza civile come la Costituzione, la Convenzione
sui Diritti dell'Infanzia approvata dalle Nazioni Unite nel 1989 e ratificata
dall’Italia nel 1991, non potremmo fare a meno di provare un forte senso di
disagio nel proporre ai nostri piccoli lettori testi che parlano di solidarietà,
di incontro fra i popoli o narrano di violenze e prevaricazioni subite dai loro
coetanei come se fossero accadute nel passato e non potessero ripetersi mai più.
Non vorremmo appartenere a uno Stato che un giorno debba chiedere scusa alle sue
minoranze.
Vanna Cercenà, Emanuela Nava, Dino Ticli, Moony Witcher, Alberto Melis, Janna
Carioli, Angelo Petrosino, Francesco D’Adamo, Luisa Mattia, Emanuela Bussolati,
Arianna Papini, Guido Sgardoli, Roberto Denti, Giusi Quarenghi, Angela Nanetti,
Stefano Bordiglioni, Aquilino, Bruno Tognolini
Di Fabrizio (del 03/07/2008 @ 09:39:37, in Europa, visitato 1646 volte)
Da
Roma_Daily_News
Secondo il rapporto annuale dell'Agenzia EU sui Diritti Fondamentali, la
Romania sta compiendo progressi nel combattere la discriminazione, ma ci sono
ancora problemi nel raccogliere dati sulla situazione dei gruppi etnici, come
anche sull'integrazione dei Rom.
***
Una ricerca condotta dall'agenzia Europea sui diritti umani, indica che la
Romania è tra i nove paesi EU che combattono attivamente contro razzismo e
xenofobia.
Secondo il rapporto, la Romania, assieme a Gran Bretagna, Irlanda, Francia,
Italia, Belgio e Bulgaria, è tra i paesi che applicano misure per la
discriminazione etnica o razziale. Dal lato opposto, ci sono paesi criticati per
non applicare sanzioni in quest'area - la Repubblica Ceca, Cipro, Danimarca,
Lituania, Germania, Polonia, Portogallo e Spagna.
La decisione dell'Associazione Rumena Football (RFA) di sanzionare
"ogni giocatore, dirigente o spettatore che discriminano in pubblico qualsiasi
altro individuo su criteri di razza, colore, lingua, religione od origine
etnica" è menzionata come una delle misure positive adottate dalla Romania.
D'altra parte, il rapporto critica Bucarest per non fornire dati statistici
sugli "abusi delle autorità contro i diritti umani" nel 2006. L'Agenzia ha
riportato che alcuni paesi incoraggiano la raccolta di dati sull'origine etnica,
ma altri paesi sono riluttanti nel farlo. Rispetto a ciò, Romania, Repubblica
Ceca e Finlandia sono criticati per non raccogliere dati sufficienti sulla
situazione delle minoranze etniche.
Inoltre, la Romania, assieme a Finlandia, Ungheria, Danimarca e Paesi Bassi,
è criticata anche per discriminazione sul posto di lavoro. E' citato uno
studio a tale riguardo, che mostra che il 60% dei Rumeni se avessero un'attività
propria non assumerebbero gente di etnia Rom.
D'altra parte, viene lodata l'iniziativa del Ministro Rumeno degli Interni e
delle Riforme Amministrative di stabilire posti speciali per l'etnia Rom
ed i membri di altre minoranze nazionali.
"I Rom di Romania e Bulgaria potrebbero essere esclusi dal sistema di
assicurazione sanitaria statale se risultassero disoccupati per lunghi periodi
di tempo o se fossero sprovvisti di documenti personali (in Romania e Slovenia)",
evidenzia il documento.
Viene anche presentata la situazione dei Rom Rumeni in Italia. Il
rapporto specifica che il 14 agosto 2007, tre OnG hanno spedito lettere ai primi
ministri di Italia e Romania, chiedendo loro di prendere misure per fermare gli
allontanamenti forzati dei Rom Rumeni dall'Italia, così come il loro bando da
questo paese.
DIVERS – www.divers.ro
Di Fabrizio (del 03/07/2008 @ 09:36:10, in Italia, visitato 1494 volte)
CS90-2008: 02/07/2008 "La proposta avanzata dal ministro degli Interni Maroni è discriminatoria, sproporzionata e ingiustificata e, se messa in pratica, violerebbe gli standard internazionali sui diritti umani che vietano la discriminazione" - ha dichiarato oggi la Sezione Italiana di Amnesty International, in relazione all'intenzione dichiarata da parte del ministro degli Interni di rilevare le impronte digitali a tutti, bambini inclusi, nell'ambito dei censimenti dei campi rom, sulla base di ordinanze di protezione civile. Secondo l'organizzazione per i diritti umani, "prevedere misure di controllo nei confronti di una specifica minoranza, o i cui effetti colpirebbero in particolare una minoranza, compresi i suoi componenti più vulnerabili, sarebbe infatti discriminatorio e costituirebbe un'ingiustificata restrizione alla vita privata". "Inoltre" - sottolinea la Sezione Italiana di Amnesty International - "le dichiarazioni del ministro Maroni contribuiscono a quell'escalation di insicurezza e di paura che abbiamo denunciato più volte e rispetto alla quale ci saremmo aspettati un chiaro e responsabile cambio di rotta da parte del Governo italiano; che invece appare sordo rispetto ai continui richiami delle organizzazioni internazionali - tra cui l'Osce e il Consiglio d'Europa - e cieco innanzi al rischio che il susseguirsi di dichiarazioni di questo tipo rendano più probabili gli attacchi xenofobi". FINE DEL COMUNICATO Roma, 2 luglio 2008 Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
Di Fabrizio (del 03/07/2008 @ 08:02:14, in Italia, visitato 2454 volte)
Ricevo da Eleonora Casula
Il 1 di luglio la Giunta regionale approva lo stanziamento di 500mila euro
per interventi di inclusione sociale in base alla legge 9 del 9 marzo 88 , nota
legge Tiziana, a favore dei rom ospitati in campi comunali, aggiungendo tale
somma al mezzo milione di euro che il Consiglio regionale ha inserito nella
Finanziaria 2008, finalizzato al risanamento dei campi sosta presenti nella
regione, mentre Giampietro Pili, sindaco del comune di Terralba, e, consigliere
provinciale eletto nelle file dell’UDS, è riuscito finalmente a far sgombrare e
distruggere un paio di baracchine di cittadini Rom, situate in un terreno
privato, di proprietà degli stessi, in agro del comune di Terralba.
Dopo una battaglia giornalistica durata certamente più di un anno, il caso è
diventato oramai di diffusione nazionale. La scorsa settimana, a tutta pagina,
le testate locali e non, pubblicavano interviste al sindaco “minacciato di
morte” dai Rom.
L’escalation si è avuta in questi giorni quando, oltre a leggere le più svariate
notizie sulla pericolosità degli zingari residenti a Terralba, si è assistito
attoniti a dichiarazioni e articoli che solo in un clima di razzismo plateale,
come quello che vige ora in Italia, si poteva verificare.
Alle 6 famiglie Rom, oltre che allo sporcare, all’inquinare, al rendere
incoltivabili i terreni prospicienti il campo, sarebbe sicuramente imputabile un
grave problema di pubblica sicurezza che imperverserebbe su Terralba.
A noi pare assurdo che un primo cittadino possa fare simili affermazioni, come
altrettanto troviamo irreale sapere che il signor Pili non si sia minimamente
interessato a risolvere il caso in altri modi, un simile trattamento
discriminatorio ci ricorda bandi medievali contro i rom.
Se è vero come pare che i cittadini Rom vivessero in situazioni igienico
sanitarie al limite, e sia stato ottemperato il decreto di sgombero, ci pare
assurdo che il primo cittadino non si sia massimamente operato per dare ai rom
una differente soluzione abitativa, come per altro prevedono le leggi vigenti.
E’ chiaro che il signor Pili poco ha fatto, anzi oseremo dire non ha fatto
niente altro se non fomentare ed incitare al razzismo, allarmando la popolazione
di Terralba e di tutta la provincia.
A pochi chilometri da Terralba, in comune di S.N.Arcidano sorge un altro campo
rom, uno dei primi campi sosta sardi, li da sempre le politiche comunali di
amministrazioni di centrosinistra e centrodestra hanno dimostrato lungimiranza e
volontà di inclusione, infatti il campo rom è operativo e funzionante, anzi
annualmente il comune ottiene fondi utilizzabili per creare ulteriori
infrastrutture ma soprattutto riesce a portare avanti progetti di inclusione
sociale. La comunità Arcidanese deve alla presenza di numerosi minori rom il
permanere in loco della scuola materna statale e scuole elementari.
Ci pare impossibile che il signor Pili ed il suo staff non sappiano
dell’esistenza della legge Tiziana e degli altri finanziamenti pubblici che
risolvono in modo dignitoso una problematica quasi inesistente, dato l’esiguo
numero di cittadini rom ( 60 su una popolazione residente di 10mila cittadini
italiani), in questa azione di ignoranza amministrativa notiamo una ferma
volontà politica: reprimere il diverso.
Infatti noi che quotidianamente leggiamo la stampa non dimentichiamo l’immediata
richiesta di Pili al governo nazionale al varo dei nuovissimi decreti sicurezza.
Riteniamo che le politiche agite da Pili siano errate e di chiara matrice
xenofoba, infatti invece di portare sconquasso tra la cittadinanza , un buon
amministratore dovrebbe tutelare tutti i cittadini, ma soprattutto dovrebbe
essere attento alle possibilità di finanziamento che da l’amministrazione
regionale. Un’amministrazione comunale ora come ora ha sempre necessità di
fondi, soprattutto per le politiche sociali e, a nostro vedere, nessuna
occasione migliore poteva essere quella sfruttare i finanziamenti previsti per
tutti quei comuni che ospitano i rom. Perché con i fondi previsti per legge
oltre che dare una sistemazione dignitosa ai cittadini rom si possono impiantare
progetti di inclusione finalizzati alla risoluzione di problematiche
conflittuali che potrebbero sorgere ma soprattutto educare al reciproco rispetto
delle diversità di tutti i cittadini.
Certamente se il sindaco di Terralba è per noi colpevole di un gravissimo atto
di discriminazione, non meno lo è il sindaco di Marrubiu, anch’egli sicuramente
poco ospitale e con una scarsissima conoscenza delle norme di tutela dell’etnia
Rom.
Si parla di stabili Ersat concessi, dopo una mediazione tra gli assessori
regionali competenti ed in particolare con l’interesse dell’ assessore alla
Sanità, ma il sindaco non vuole ospitare i Rom perché pare non vi siano
disponibilità abitative neanche per i cittadini di Marrubiu, anche qui non si
tiene conto delle leggi vigenti ma soprattutto si getta per aria la possibilità
di finanziamenti regionali che potrebbero in ogni modo essere utili ad un paese
come Marrubiu dove sicuramente l’inclusione sociale non è delle migliori, tanti
altri sindaci interpellati hanno “ovviamente” respinto i Rom, in solidarietà con
il sindaco di lavoro.
Diversamente accorso ed attento alle tematiche ci è sembrato il Prefetto, dottor
Tuveri, che in ogni modo ha lavorato per cercare soluzioni.
E’ per noi grave sia l’atteggiamento e le dichiarazioni di Pili ma soprattutto
il suo agire, incurante della presenza di anziani e minori, incitante l’odio
razziale e la discriminazione, ricco di teorie confuse su fantomatici odio
etnici e guerre tra bande di rom.
Non riusciamo a capire perché il sindaco abbia avuto questo interesse a creare
un caso nazionale mentre la Sardegna si è sempre distinta per la grande civiltà
nel promulgare leggi a favore dei cittadini migranti e soprattutto delle
minoranze Rom.
Ebbene finalmente si è scatenato il caso Terralba, tutti i giornali ne parlano,
i Rom di Terralba assurgono ad essere i più temibili d’Italia, i più
delinquenti, si leggeva di risse fra serbi e rom, quali serbi e quali rom
chiediamo noi, non ci sembra proprio di conoscere cittadini serbi, probabilmente
qualcuno che poco conosce le differenze culturali delle etnie rom addita come
serbi tutti i rom di religione ortodossa.
Non riusciamo a capacitarci delle motivazioni che hanno spinto il sindaco Pili a
creare questo caso, non riusciamo a capacitarci perché poco si sia fatto per
integrare questi cittadini.
Si è parlato dell’alto grado di rom con precedenti penali che avessero scelto
come dimora Terralba, si parla di tante problemi inesistenti.
Non possiamo però rimanere a guardare, non possiamo continuare a vedere simili
atti, uno dei più grandi sgomberi della Sardegna, ma soprattutto non può
rimanere impunito un sindaco che allontana del proprio comune minori che
comunque fino al compimento del diciottesimo anno di età hanno i medesimi
diritti dei minori italiani, incurante di ogni possibile disagio ulteriore di
questi giovani cittadini.
Per questi e tanti altri motivi, il nostro partito, alcune associazioni,
intendono far intervenire direttamente la Comunità Europea, ma anche e
soprattutto denunciare la grave violazione compiuta dal sindaco di Terralba alla
Corte di Strasburgo, affinché ad ogni cittadino sia riconosciuta pari dignità ma
soprattutto affinché nessun Sindaco abbia l’onere ed il diritto di intraprender
e battaglie etniche e xenofobe.
Eleonora Casula
PRC SE della Sardegna
Segreteria regionale
Area Diritti ed immigrazione
Alessandro Vinci
Consigliere provinciale PRC SE Oristano
Di Fabrizio (del 02/07/2008 @ 19:08:52, in media, visitato 1656 volte)
Da
Il Manifesto
di Giacomo Russo Spena
"La discriminazione contro di noi è accettata e condivisa, non fa neanche più
scandalo". Eva Rizzin, trentenne nata ad Udine, è una delle tante sinte
italiane. "Stiamo qui dal 1400 - precisa - Nomade è infatti un termine
improprio, la maggior parte di noi è sedentaria". Laureata con una tesi sulla
sua comunità e dottorata sui fenomeni dell'antiziganismo, oggi lavora con
l'associazione articolo 3, un gruppo che difende "tutte le minoranze
discriminate". Rom, ebrei, omosessuali e migranti.
Che ne pensa della proposta di Maroni di schedare con le impronti digitali
i bambini dei campi?
Mi inorridisce. E' una proposta demagogica, discriminante, persecutoria. Di
stampo razzista. Ci riporta indietro nella storia: durante la II guerra mondiale
sono stati sterminati dai nazisti dai 400 ai 600 mila rom e sinti. Per motivi
razziali siamo stati seviziati, gasati nei campi di concentramento e usati come
cavie per esperimenti medici. Solo perché "zingari". Eravamo indegni di
esistere. E l'Italia ha contribuito a questo massacro: già nei primi anni del
regime fascista infatti è iniziata la persecuzione dei rom. Oggi ci risiamo. Con
leggi non molto diverse.
Ma il ministro dice che il suo intervento è mirato a tutelare i bambini.
Macché. Lui alimenta solo quell'antiziganismo che nel paese ha raggiunto
livelli drammatici. Dal 2005 c'è stata un'escalation incredibile: tra sgomberi
dei campi, episodi di violenza gratuita come Napoli, per finire ora alla
negazione dei diritti. Mi auguro che quella di Maroni sia solo una provocazione
senza seguito, perché proposte del genere possono minare la sicurezza di tutti.
Sono altri gli strumenti per risolvere delle problematiche realmente esistenti.
Che pensa delle tante le voci sollevate contro la sua ordinanza?
Mi confortano. C'è bisogno di unità e sostegno in questa fase: qualsiasi
persona a prescindere dalle appartenenze deve manifestare oggi il proprio
dissenso. Se crede nello stato di diritto e nei valori della democrazia. Lancio
una campagna provocatoria: chiedere a tutti gli adulti di affiancare i bambini
dando anche loro le impronte digitali. Sarebbe un forte segnale politico. Poi
spero che le indignazioni degli organismi italiani e internazionali facciano
cambiare idea al governo. Esistono strumenti finanziari e normativi dell'Unione
Europea, capaci di trovare le giuste soluzioni. Basterebbe applicarli. Ma
l'Italia non lo fa.
Interventi di che tipo?
Sono previsti servizi di mediazione interculturale in collaborazione con
enti locali e istituzioni. Inoltre si stabiliscono dei diritti primari da dare
ai rom, come la casa e l'istruzione. In Italia invece la gente si indigna per le
condizioni disumane in cui crescono i bambini nei campi, senza far pressioni per
trovare loro una soluzione alternativa. Un giusto alloggio. I campi nomadi
infatti sono un'invenzione tutta italiana: la maggior parte di noi vuole il
rispetto del diritto all'abitare.
Esiste però un problema di bambini che non vengono mandati a scuola.
Solo in piccola parte. Quelli che non ci vanno sono impossibilitati. Tra
sgomberi forzati, comportamenti discriminatori e barriere, come la sostenibilità
dei costi e la distanza dell'istituto, la scuola diventa impossibile. Comunque
la maggioranza dei bambini inizia il ciclo formativo. La scolarizzazione è una
chiave importante per l'emancipazione delle future generazioni. Ma bisogna
costruire una scuola che riconosca la cultura dei bambini sinti: nelle classi
esistono tuttora forme di segregazione.
Ha delle ricette per contrastare le politiche razziste del governo?
Politiche efficaci si ottengono solo creando una relazione coi rom e sinti.
Come suggerisce l'Europa. Invece c'è un'assoluta ignoranza su di noi: si pensa
che il furto e l'accattonaggio siano caratteristiche della nostra cultura.
Assurdo. Conoscenza, confronto, dialogo e partecipazione sono gli strumenti per
sconfiggere i pregiudizi. In questo momento esiste un forte attivismo delle
comunità rom, ripartiamo da lì.
Di Sucar Drom (del 02/07/2008 @ 13:22:39, in blog, visitato 1553 volte)
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diffidenza gli italiani non sono soli. È quanto emerge dal sondaggio condotto da
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Impronte ai bimbi: Ue chiede conto a Maroni
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rischia di precipitare l'Italia in un mare di guai a Bruxelles. Dagli uffici del
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Roma, domenica all'alba scatterà la "schedatura"
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Il ministro Gelmini: «Polizia nei campi perché i bambini rom vadano a scuola»
Mariastella Gelmini è uno dei ministri del governo Berlusconi presi di mira dal
settimanale cattolico Famiglia Cristiana. È «fervente cattolica», come lei
stessa ha dichiarato più volte. E soprattutto è la responsabile della Scuola
dove, secondo...
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