Da
Il Manifesto
di Giacomo Russo Spena
"La discriminazione contro di noi è accettata e condivisa, non fa neanche più
scandalo". Eva Rizzin, trentenne nata ad Udine, è una delle tante sinte
italiane. "Stiamo qui dal 1400 - precisa - Nomade è infatti un termine
improprio, la maggior parte di noi è sedentaria". Laureata con una tesi sulla
sua comunità e dottorata sui fenomeni dell'antiziganismo, oggi lavora con
l'associazione articolo 3, un gruppo che difende "tutte le minoranze
discriminate". Rom, ebrei, omosessuali e migranti.
Che ne pensa della proposta di Maroni di schedare con le impronti digitali
i bambini dei campi?
Mi inorridisce. E' una proposta demagogica, discriminante, persecutoria. Di
stampo razzista. Ci riporta indietro nella storia: durante la II guerra mondiale
sono stati sterminati dai nazisti dai 400 ai 600 mila rom e sinti. Per motivi
razziali siamo stati seviziati, gasati nei campi di concentramento e usati come
cavie per esperimenti medici. Solo perché "zingari". Eravamo indegni di
esistere. E l'Italia ha contribuito a questo massacro: già nei primi anni del
regime fascista infatti è iniziata la persecuzione dei rom. Oggi ci risiamo. Con
leggi non molto diverse.
Ma il ministro dice che il suo intervento è mirato a tutelare i bambini.
Macché. Lui alimenta solo quell'antiziganismo che nel paese ha raggiunto
livelli drammatici. Dal 2005 c'è stata un'escalation incredibile: tra sgomberi
dei campi, episodi di violenza gratuita come Napoli, per finire ora alla
negazione dei diritti. Mi auguro che quella di Maroni sia solo una provocazione
senza seguito, perché proposte del genere possono minare la sicurezza di tutti.
Sono altri gli strumenti per risolvere delle problematiche realmente esistenti.
Che pensa delle tante le voci sollevate contro la sua ordinanza?
Mi confortano. C'è bisogno di unità e sostegno in questa fase: qualsiasi
persona a prescindere dalle appartenenze deve manifestare oggi il proprio
dissenso. Se crede nello stato di diritto e nei valori della democrazia. Lancio
una campagna provocatoria: chiedere a tutti gli adulti di affiancare i bambini
dando anche loro le impronte digitali. Sarebbe un forte segnale politico. Poi
spero che le indignazioni degli organismi italiani e internazionali facciano
cambiare idea al governo. Esistono strumenti finanziari e normativi dell'Unione
Europea, capaci di trovare le giuste soluzioni. Basterebbe applicarli. Ma
l'Italia non lo fa.
Interventi di che tipo?
Sono previsti servizi di mediazione interculturale in collaborazione con
enti locali e istituzioni. Inoltre si stabiliscono dei diritti primari da dare
ai rom, come la casa e l'istruzione. In Italia invece la gente si indigna per le
condizioni disumane in cui crescono i bambini nei campi, senza far pressioni per
trovare loro una soluzione alternativa. Un giusto alloggio. I campi nomadi
infatti sono un'invenzione tutta italiana: la maggior parte di noi vuole il
rispetto del diritto all'abitare.
Esiste però un problema di bambini che non vengono mandati a scuola.
Solo in piccola parte. Quelli che non ci vanno sono impossibilitati. Tra
sgomberi forzati, comportamenti discriminatori e barriere, come la sostenibilità
dei costi e la distanza dell'istituto, la scuola diventa impossibile. Comunque
la maggioranza dei bambini inizia il ciclo formativo. La scolarizzazione è una
chiave importante per l'emancipazione delle future generazioni. Ma bisogna
costruire una scuola che riconosca la cultura dei bambini sinti: nelle classi
esistono tuttora forme di segregazione.
Ha delle ricette per contrastare le politiche razziste del governo?
Politiche efficaci si ottengono solo creando una relazione coi rom e sinti.
Come suggerisce l'Europa. Invece c'è un'assoluta ignoranza su di noi: si pensa
che il furto e l'accattonaggio siano caratteristiche della nostra cultura.
Assurdo. Conoscenza, confronto, dialogo e partecipazione sono gli strumenti per
sconfiggere i pregiudizi. In questo momento esiste un forte attivismo delle
comunità rom, ripartiamo da lì.