Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 21/10/2008 @ 08:58:18, in Italia, visitato 2023 volte)
Un lungo ed interessante articolo del 19 ottobre tratto da
CITYROM, lo stesso giorno e' apparso li' un altro post sul campo di via Idro, di cui purtroppo c'e' solo la fotografia aerea
Visita al villaggio solidale di Rho e conversazione con Maurizio Pagani di Opera Nomadi e alcune abitanti.
(@2008 google - Immagini @2008 digitalGlobe, Cnes/Spot image, GeoEye)
Il 29 novembre 2007, con alcuni studenti (1) e Maurizio Pagani dell'Opera Nomadi, abbiamo visitato il
"Villaggio solidale" di Rho.Situato alla periferia della cittadina, nei pressi dell'area industriale, il villaggio
e' costituito da un�undici casette-container, ciascuna con un proprio spazio all'aperto,
sistemato a orto o giardino e il posto-auto, spesso occupato da roulotte
utilizzate come dependance della casa. In un edificio di lamiera realizzato da Opera Nomadi e utilizzato come spazio comune e laboratorio, abbiamo incontrato alcune donne, intente a cucinare, a cucire delle borse di tela e a realizzare della bigiotteria artigianale. Abbiamo rivolto a loro e a Maurizio Pagani alcune domande sulla storia del villaggio e sulle loro condizioni di vita.
Maurizio Pagani: Questo e' un campo nomadi comunale realizzato nell'aprile di quest'anno dopo una lunga trattativa che ha contrapposto l'amministrazione comunale, anzi le amministrazioni comunali precedenti, e una parte della comunita' rom che da oltre dieci anni abita in questo comune. Sono rom di etnia Kanjaria provenienti dalla Serbia e in parte dalla Croazia. Rom che avevano acquistato dei terreni agricoli su cui avevano poi costruito delle abitazioni ,cominciando un lungo contenzioso amministrativo con il Comune. Comune che pero'
che nel corso di questi ultimi 10 anni ha cercato anche di favorire l'integrazione sociale di questa comunita' agendo sopratutto sul versante scolastico. Si
e' infatti partiti da una condizione iniziale in cui i bambini andavano poco e per poco tempo a scuola alla situazione attuale in cui moltissimi bambini sono iscritti alla scuola materna, alla scuola elementare ed alcuni stanno per licenziarsi alla scuola media. Una situazione che tende a ribaltare i dati statistici a livello nazionale. Normalmente a scuola i bambini dei campi rom ci vanno per poco tempo
e nell'ordine del 20-30% della popolazione complessiva. Qui invece abbiamo un altissimo livello di scolarizzazione.
Hanno lasciato i loro terreni, famiglia per famiglia...
Abitante: Erano terreni privati! Comprati con i nostri soldi! Poi non so cosa ha fatto il
Comune... loro dicono che quei terreni erano agricoli ma noi non lo sapevamo. Noi li abbiamo comprati per abitarci e per non vivere sempre sotto la minaccia degli sgomberi. Abbiamo venduto la casa a Zagabria per comprare il terreno qui in Italia.
Maurizio Pagani: Hanno pagato dei terreni agricoli ad un prezzo dieci volte superiore al loro
valore...
Abitante: Ho pagato 150 milioni di lire. E adesso il Comune cosa mi ha dato? Questa casa per me e mio figlio con un'unica stanza e il bagno. Per questo motivo ho costruito questo spazio in piu', dove possiamo mangiare..
Prima di arrivare qui dove abitavate?
Abitante: Eravamo a Muggiano
Quando siete partiti da Zagabria?
Abitante: Siamo partiti tanti anni fa, era ancora vivo mio marito. Sono passati ventisette anni da quando mio marito ha avuto un incidente a Zagabria ed
e'
morto. La mia figlia maggiore oggi ha trentasei anni, quando siamo venuti in Italia aveva sei mesi.
Avete lasciato Zagabria trentasei anni fa?
Abitante: Non l'abbiamo lasciata del tutto. A Zagabria abbiamo ancora le case. Quando mio marito
e' morto io sono tornata a Zagabria a vivere con i miei figli. I due figli maschi andavano a scuola e le figlie femmine erano con me a casa. Quando i miei bambini sono cresciuti sono tornata in Italia. Qui c'erano tutti i miei parenti, a Zagabria ero sola con i miei bambini. All'inizio vendevamo i fiori e le pentole. Noi siamo dei Kalderasha... Eravamo sempre in giro. Poi abbiamo deciso di comprare dei terreni. Per nove anni siamo rimasti sui nostri terreni. I bambini andavano a scuola e tutto era tranquillo. Poi
e' venuto il Comune e' ci ha cacciati. Adesso anche da qui vogliono cacciarci! Il Comune non ci ha pagato il terreno. Ci ha dato in cambio solo questa casa con un po' di giardino e basta.
Maurizio Pagani: Il Comune ha requisito il terreno ripristinandolo all'uso iniziale, agricolo. Il terreno
e' stato sequestrato ed e' passato di proprieta' del Comune. Sui terreni c'era un abuso edilizio conclamato, che non era possibile sanare e di fatto secondo l'attuale legislazione
e' stato possibile espropriarlo al legittimo proprietario.
Nel progetto originario, questo insediamento - che adesso e' stato attrezzato con dei container che sono dignitosi ma insufficienti - prevedeva delle casette di tipo rurale, molto piu' ampie, con una superficie di 80/100mq, che avrebbero consentito a loro di vivere meglio.
Perche' i campi vengono costruiti in questo modo, con container, come se fossero una soluzione temporanea d'emergenza?
Maurizio Pagani: Per ragioni politiche certamente, ma sopratutto perche' costano poco. Sistemare delle persone in luoghi come questo costa molto, ma molto di meno che sistemarli in qualunque altra situazione: casa popolare, ecc.
Abitante: Noi non vogliamo che i nostri figli seguano la nostra strada. Per questo abbiamo comprato i terreni. Io devo sistemare i miei nipoti, i miei figli. Loro lavorano, vanno a scuola, studiano. Io non riesco a capire perche' ci vogliono mandare via. Tutti i giorni ci vengono a controllare. Non ci aiutano in niente. Hanno detto che ci avrebbero aiutato a trovare lavoro, ma nulla. Anche la Caritas non ci ha
aiutato... Tutti vogliamo lavorare. Io ho 65 anni e anch'io, se mi dessero un lavoro, andrei a lavorare. Noi siamo nomadi Kanjaria, da piu' di trent'anni siamo in Italia. Fino a quando non sono arrivati gli albanesi, i rumeni, i bulgari, noi eravamo ritenuti bravi. Noi non siamo tutti come veniamo percepiti. I nomadi non sono tutti uguali!
Maurizio Pagani: C'e' una difficolta' oggettiva. La loro immigrazione e' iniziata circa trent'anni fa. La maggior parte dei ragazzi, anche quelli maggiorenni che a loro volta hanno avuto dei figli, sono nati in
Italia ma non sono cittadini italiani e nemmeno cittadini stranieri. Non hanno i documenti e questo
e' uno dei motivi per cui quando un ragazzo decide di andare a lavorare non ha la possibilita' di farlo in regola. Non ha una carta
d'identita', un passaporto e non ha neanche il riconoscimento di apolide. Non ha
un'identita'. All'interno della loro condizione che e' gia' tanto difficile per diversi motivi, ci sono tanti problemi che riguardano la cittadinanza che sono aumentati e si sono complicati nel corso del tempo.
Una delle cose che gli abitanti di questo campo stanno facendo oggi - e non e'
l'unica - e' quella di partire dalle proprie competenze, (per es. sapere cucire, lavorare con le mani, ecc.) per inventarsi un lavoro. In qualsiasi parte del mondo questo sarebbe visto come qualcosa di dignitoso, noi invece tendiamo a disprezzarlo e a non riconoscerlo come lavoro.
Le politiche sociali stanno cambiando e gli zingari che vivono all'interno di questo campo comunale, dovrebbero oggi dimostrare di essere dei bravi cittadini perche' mandano i bambini a scuola, lavorano, osservano le leggi.
E' quello che tutti noi siamo tenuti a fare perche' siamo sottoposti alle leggi su cui si fonda la coesione sociale. Ma per noi
e' scontato e per loro no. In quanto appartenenti ad una minoranza che noi guardiamo con sospetto e con allarme, devono in qualche modo dimostrare attraverso l'osservanza di regolamenti particolari di essere davvero dei buoni cittadini.
A nessuno poi interessa vedere che la mattina stipano i bambini sui mezzi che hanno e li portano a scuola, perche' evidentemente lo avvertono come qualcosa di importante per i loro figli. E fino a qualche anno fa non era cosi', la scuola veniva guardata con sospetto. Qui siamo di fronte a persone che hanno un problema concreto: come faccio io a portare i bambini a scuola? Che hanno bisogno di un bene strumentale e che sono capaci di organizzarsi. Mentre noi ci ostiniamo a pensare che abbiano bisogno d'altro. Diverso
e' il problema per esempio di Giuliana e Jessica che vanno alla scuola media. Ci sono difficolta'
che queste ragazze incontrano: vivere in un contesto in cui hai i genitori che non sono andati a scuola e che quindi non riescono ad aiutarti, oppure tornare a casa e non avere un posto dove mettersi a studiare. Loro studiano qui (nel locale comune realizzato da Opera Nomadi) allo stesso tavolo dove Federica lavora e le altre donne cucinano. Per loro
c'e' bisogno di un aiuto in piu' che per altri non e' necessario, per stare meglio a scuola e imparare come gli altri.
E' una forma di intervento rispettosa che noi cerchiamo di offrire: fare insieme alle persone quello che serve alle persone ma senza avere la presunzione che quello che tu decidi di fare sia la cosa giusta.
Abitante: Una volta i bambini non andavano a scuola perche' eravamo sempre in giro. E poi gli anziani e le nostre madri non ci lasciavano andare perche' avevano paura che incontrassimo i
ragazzi...
Maurizio Pagani: E' vero. C'era anche paura e diffidenza
Abitante: Non solo, c'erano tanti motivi. Gli italiani guardavano con
molta differenza i nostri bambini. Anche oggi ci sono molti problemi. Ancora
oggi succede che i nostri bambini vengono discriminati. I nostri bambini si
sentono diversi e anche se vorrebbero integrarsi non ne hanno la possibilita' perche' vengono sempre attaccati.
Maurizio Pagani: Per esempio Erica ha seguito quest'anno un corso per mediatrici culturali rom. A Milano da tanti anni ci sono una quindicina di donne che vivono in questi insediamenti e lavorano come mediatrici culturali; che hanno iniziato a studiare e che attualmente svolgono la loro professione all'interno delle scuole, dei servizi sanitari. Queste esperienze sono pero' pochissime. Purtroppo normalmente nessuno investe per fare in modo che tante persone abbiano la possibilita' di maturare un esperienza professionale e culturale stando qua dentro. Perche', se il medico, l'assistente sanitaria viene qua e fa la propria lezione, dice come ci si dovrebbe comportare ma non
c'e' nessuno all'interno del campo che raccoglie quello che e' stato detto e discutendo e vivendo insieme alla gente, lo traduce, magari modificandolo secondo le sue esigenze, quegli insegnamenti non hanno nessun valore e nessun senso. Questa
e' la funzione piu'
importante che hanno i mediatori culturali. Eppure dopo tanti anni, dopo tante iniziative, quasi mai si costruiscono percorsi di sviluppo per le comunita' e questo
e' un grande handicap.
Che tipo di relazioni avete con il territorio di Rho?
Abitante: Portiamo i bambini a scuola, andiamo a fare la spesa, chi non ha lavoro va a
mendicare...
Avete rapporti con altri genitori?
Abitante: Si, i bambini hanno amici e amiche. Ci sono tante maestre che vengono a trovarci e ad aiutarci.
Maurizio Pagani: Da due anni a questa parte si e' formato un piccolo gruppo musicale che sia chiama
"I musicanti", composto da ragazzi che abitano a Rho e da un musicista che abita qui al campo.
(1) dei corsi di "Urban Design Workshop" della Laurea specialistica in Architettura/Master of Science in Architecture del Politecnico di Milano e di Urbanistica della Laurea in Scienze Umane dell�Ambiente, del Territorio e del Paesaggio, dell�Universita' Statale di Milano.
Di Fabrizio (del 21/10/2008 @ 08:43:15, in Regole, visitato 1619 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati
Dall'Unità
20 ottobre 2008
Da tempo si difendeva dicendo: sì, mi hanno condannato in primo grado, ma in
appello vincerò. E invece no.
Anche la corte d'appello di Venezia ha condannato a due mesi di reclusione, pena
sospesa, il sindaco di Verona Flavio Tosi per violazione della Legge Mancino.
Assieme ad altri cinque esponenti leghisti, Tosi è stato riconosciuto
colpevole di propaganda di idee razziste per aver dato vita nell'estate 2001 a
una raccolta di firme per sgombrare un campo nomadi abusivo nel capoluogo
scaligero.
Tosi, all'epoca dei fatti consigliere regionale, era stato querelato da sette
nomadi sinti e dall'Opera Nazionale Nomadi (Onn) assieme a Matteo Bragantini,
Barbara Tosi (sorella di Flavio), Luca Coletto, Enrico Corsi e Maurizio Filippi.
Già in primo grado, nel dicembre 2004 i sei erano stati condannati per
discriminazione razziale a sei mesi.
Il 30 gennaio del 2007 la Corte d'Appello di Venezia aveva ridotto le pene a due
mesi, assolvendoli dall'accusa di odio razziale. Il verdetto era stato poi
parzialmente annullato dalla Cassazione - con il mantenimento però
dell'assoluzione per l'ipotesi di odio razziale - e rinviato a nuovo esame,
sempre a Venezia.
A carico degli esponenti leghisti anche un risarcimento danni di 2500 euro per
ognuno dei sinti costituitisi parte civile e di cinquemila euro a favore dell'Onn.
Ricorrerà in Cassazione il sindaco di Verona Flavio Tosi. Lo ha annunciato lo
stesso Tosi non appena informato della decisione dei giudici lagunari. «Avevano
ragione - osserva il sindaco - quanti mi dicevano che sarebbe stato ben
difficile che una sezione della Corte d'Appello smentisse un'altra. Alla fine
sarà di nuovo la Cassazione a pronunciare la parola definitiva su questa
vicenda». Tosi non ha dubbi sulla correttezza giuridica del proprio operato:
«rifarei tutto ciò che ho fatto per difendere i miei concittadini - spiega -
Purtroppo devo constatare come nella magistratura ci sia ancora chi non sa
distinguere fra chi delinque e chi difende le persone oneste».
Di Fabrizio (del 20/10/2008 @ 20:30:19, in Italia, visitato 1607 volte)
LE LEGGI RAZZIALI DELLA LEGA NORD: OFFESE ALLA DIGNITA' DEGLI SCOLARESCHI
IMMIGRATI, RONDE E DISCRIMINAZIONI DEGLI AMMALATI STRANIERI.
Foggia, 20 Ottobre 2008. Nell'ambito della discussione in Senato del cosiddetto
"Pacchetto Sicurezza", in commissione congiunta Giustizia ed Affari
Costituzionali, e' stato depositato dalla Lega Nord un emendamento che mina
radicalmente la garanzia d'accessibilita' ai servizi per i cittadini stranieri
irregolari cosiddetti clandestini.
Cominciamo dal comma 5, la cui cancellazione e' di estrema gravita':esso infatti
attualmente prevede che l'accesso alle strutture sanitarie da parte dello
straniero "clandestino" non puo' comportare alcun tipo di segnalazione all'autorita',salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto,a parita' di
condizioni con il cittadino italiano.
L'ACSI ritiene pertanto inutile e dannoso il provvedimento in quanto:
- spingera' all'incistamento sociale, rendendo invisibile una popolazione che
sfuggira' ad ogni forma di tutela sanitaria e di contatto sociale legittimo;
- Potra' produrre percorsi sanitari ed organizzazioni sanitarie parallele al di
fuori del sistema di controllo ( rischio d'aborti clandestini, gravidanze non
tutelate, minori non assistiti etc)
- Avra' ripercussione sulla salute collettiva con il rischio di diffusione
d'eventuali focolai di malattie trasmissibili;
- produrra' un aumento dei costi in quanto comunque le prestazioni di pronto
soccorso dovranno essere garantite e le condizioni di arrivo saranno
significativamente piu' gravi e necessiteranno di interventi piu' complessi e
prolungati.
L'ACSI chiede a chi di dovere ed in particolare ai Senatori e Deputati della
provincia di Foggia in particolare, ed a quelli della Puglia; in generale; di
avviare un serrato dibattito perche' sia ritirato l'emendamento razzista della
Lega Nord.
IL PRESIDENTE: Habib SGHAIER.
Associazione Comunita' Straniere in Italia ( A.C.S.I.)
Via Federico Spera,95 71100 FOGGIA
Fax 0881200015 Mobile 3497239108
E.mail com.stran@yahoo.it
acsi.h@libero.it
"Io non condivido le tue idee, ma lottero' con tutte le mie forze perche'
tu, come me, possa liberamente esprimere il tuo pensiero". (Voltaire)
Di Fabrizio (del 20/10/2008 @ 09:36:13, in casa, visitato 1973 volte)
Da
Roma_Daily_News
Cari amici,
Firmate per favore la petizione sotto riportata, per appoggiare il piano
locale alternativo che mostra che un'altra Sulukule è possibile contro il
progetto di "borghesizzazione" della municipalità...
STOP
No Fronteirs Autonomous Planners
Nota: Causa problemi tecnici sono andate perse oltre 500 firme. Stiamo cercando
di recuperarle e speriamo di farle apparire appena possibile sul nostro sito
web...
Un'altra Sulukule è possibile. Non è troppo tardi per far ripartire il
processo di rinnovamento di Sulukule!
Sulukule è il più antico quartiere Rom del mondo. Ha ospitato per secoli la
comunità Rom. Come conseguenza dello sviluppo di politiche di rinnovamento
urbano, la municipalità del distretto di Fatih ha iniziato a sgomberare
centinaia di persone dalle loro case.
Di conseguenza, gli inquilini sono stati rilocati a Taşoluk, 40 km dalla
città, dove non potranno rimanere a lungo, primo, perché è per loro impossibile
accollarsi i debiti e secondo, perché non possono condurre uno stile di vita
secondo le loro tradizioni e cultura...
Così i proprietari hanno venduto le loro case a prezzi molto bassi, causa la
paura di esproprio o stanno cercando nuovi alloggi comprando case nell'area ma
con prezzi alti.
Come conseguenza di questo progetto, non soltanto i Rom sono dispersi nella
città e la loro cultura viene persa, ma anche la povertà viene trasferita in
altre regioni di Istanbul, senza sviluppare alcuna reale soluzione nella zona.
Viene inoltre ignorato che le nuove case offerte hanno costi troppo alti per i
Rom.
Dal 2005, Sulukule è stato uno degli argomenti più discussi in Turchia ed in
tutto il mondo. Per molto tempo, il pubblico e le istituzioni locali, nazionali
ed internazionali hanno atteso una soluzione basata su un accordo tra le due
parti.
Seguono alcune riflessioni:
- Il Comitato UNESCO per il Patrimonio Mondiale, nel suo incontro in Quebec-Canada
di luglio, ha dato alla Turchia il termine di febbraio 2009 per risolvere il
problema. Il Comitato ha posto Sulukule tra i punti principali riguardo le
aree storiche di Istanbul. Nel rapporto, si sottolinea come Sulukule sia
soggetta ad un programma di "borghesizzazione" e la comunità Rom sia di
fronte allo sgombero forzato. Si deve sviluppare una soluzione che bilanci
le istanze di conservazione con i bisogni sociali ed identitari della
comunità locale.
- L'AGFE ONU Habitat si è incontrata il 1 settembre 2008 ed il primo
articolo in agenda era Sulukule, assieme ad Ayazma, che riguarda un'altro
progetto sull'area di Istanbul. L'AGFE ha deciso di inviare una missione ad
Istanbul nei prossimi giorni.
- La Commissione ONU per i Diritti Umani ha ricontattato il governo della
Repubblica di Turchia riguardo a Sulukule.
- La Commissione di Helsinki USA-OCSE ha scritto la sua seconda lettera
ufficiale al governo della Repubblica di Turchia riguardo a Sulukule
nell'estate 2008.
- Il Rapporto sul Progresso della Turchia
EU 2007 ha chiesto al governo turco di correggere i problemi nel Piano di
Rinnovamento di Sulukule.
- La Commissione Governativa sui Diritti Umani di Istanbul ha presentato
un rapporto globale al Primo Ministro riguardo alle violazioni a Sulukule.
- Le OnG locali ed internazionali assieme alle iniziative civiche
continuano le loro reazioni con varie attività.
E' POSSIBILE UNA SOLUZIONE ALTERNATIVA PER SULUKULE
Recentemente, un gruppo di volontari ha sviluppato un piano alternativo per
Sulukule.
Questa squadra interdisciplinare include circa 30 professionisti ed
accademici, si chiama STOP (abbreviazione turca per "Pianificatori Autonomi
Senza Frontiere") ha lavorato sul "Piano di Sviluppo Locale di Sulukule" e
presentato i propri progetti al pubblico ed alla Municipalità di Fatih
nell'ultima settimana di settembre.
STOP ha considerato tutte le analisi e le proposte della municipalità,
assieme agli studi internazionali e locali civili ed accademici. Questi studi
hanno determinato un'alternativa con un metodo differente che conserva il
modello storico mantenendo la comunità locale nel quartiere senza farne delle
vittime, fornendo sviluppo economico e sociale ed individuando migliori azioni
costruttive. Nel farlo, STOP dice che Sulukule può essere rigenerata assieme
alla sua comunità esistente.
STOP dichiara i seguenti vantaggi di questo piano:
Vantaggi finanziari:
Il piano è basato su di un modello finanziario più razionale ed è più economico
da realizzare. Il metodo di miglioramento evita la demolizione degli edifici
usabili e diminuisce i costi tanto delle demolizioni che delle costruzioni.
Vengono proposte unità abitative più economiche che stanno tuttora accrescendo
la qualità di vita della comunità locale. Gli hotel ed i centri
commerciali-culturali proposti dai progetti esistenti vengono spostati e viene
generato un meccanismo di reddito più sostenibile ed amichevole per la comunità
locale con nuove opportunità di lavoro. Le caratteristiche storiche e culturali
del quartiere vengono sfruttate nel contesto del turismo culturale.
Vantaggi per il modello fisico spaziale e culturale storico:
STOP conserva il modello storico e culturale del quartiere. Vengono create
più aree verdi e spazi pubblici. I valori storici e archeologici, incluse le
mura, sono conservati d'accordo con le restrizioni del piano di conservazione
della regione.
Vantaggi per lo sviluppo sociale ed economico
L'approccio di
STOP allo sviluppo sociale ed economico è basato sulla comunità locale ed alle
sue tendenze di solidarietà che si sono sviluppate nel processo del piano di
rinnovamento. Di conseguenza, la vicinanza viene integrata col resto della
città, l'istruzione, la sanità e gli altri problemi sociali sono dati in carico
ai centri civici, la rigenerazione economica viene fornita creando nuovi lavori
che sono rilevanti per le possibilità sociali e culturali della comunità,
incluso il turismo culturale, la floricoltura, i contratti per la fabbricazione
di tessuti e di scarpe, così che i costi della vita vengono ridotti.
La Municipalità di Fatih ha fatto un passo positivo ascoltando il progetto
alternativo e promuovendo a breve un incontro tra esperti. D'altra parte, non ha
promesso di interrompere le demolizioni che sono tuttora una minaccia per il
quartiere e anche per gli sforzi di riconciliazione.
IN BREVE
Considerando che Sulukule diventerà uno tra i primi posti ad essere visitati
per la valutazione dell'UNESCO del febbraio 2009 ed anche per Istanbul 2010, la
Municipalità di Fatih, quella di Istanbul e TOKI (Amministrazione Totale
dell'Alloggio) dovranno fare le loro scelte tra:
- Un esempio, con la prospettiva decadente degli anni '60 e '70, che
demolisce totalmente la struttura fisica e costruisce un nuovo complesso
senza proteggere niente
- Un piano di sviluppo locale prodotto da una pianificazione moderna ed
una concezione protettiva, un piano che pone le persone al centro, un piano
partecipatorio capace di risolvere i problemi della località.
Noi , i sottoscritti firmatari chiediamo un processo partecipativo,
incluse la municipalità, le università, TOKI, le camere professionali, le OnG,
le iniziative civiche ed i rappresentanti locali, che sviluppi il piano
alternativo di STOP e riveda il piano esistente. Invitiamo tutte le autorità,
compreso il Presidente della Repubblica, il Primo Ministro, TOKI, i sindaci di
Istanbul, la Municipalità di Fatih ed il comitato conservativo ad essere più
sensibili alle tematiche di Sulukule ed a stabilire una piattaforma comune per
continuare questo processo di piano alternativo con un approccio riconciliativo
ed egualitario.
Di Fabrizio (del 20/10/2008 @ 08:47:07, in blog, visitato 1543 volte)
Ieri mattina stavo leggendo quest'articolo di
quiBrescia (il primo giornale telematico di Brescia e provincia!), e la
lettura mi ha provocato una notevole incazzatura. Il resto della mattinata per
fortuna è passato davvero bene, e così m'ero anche dimenticato dell'articolo.
Adesso ci sto ripensando, per fortuna non vale la pena
arrabbiarsi due volte. Anche perché ho poi letto questo post di
NO(b)LOGO,
di cui condivido ogni virgola (spero solo che la profezia finale sia
sbagliata!):
Leggo su una testata on-line di Brescia, l'intervista di
Elisabetta Reguitti al sindaco leghista di Chiari, tal Sandro Mazzatorta.
E' una fotografia dal vero di come possa essere insensato ed odioso il modo di
gestire la cosa pubblica facendo sfoggio di razzismo e di gratuita crudeltà.
Credo che l'articolo sia tutto da leggere, come sono da leggere i precedenti
articoli pubblicati dalla stessa testata ... uno spaccato della peggiore Italia.
Ma leggere una frase detta dal sindaco edi Chiari mi hanno fatto fare un salto
sulla sedia e ricordare un episodio di cui avevo parlato in questo Blog a Maggio
riprendendo una notizia data su Sucar Drom.
Il sindaco che ha cacciato con le ruspe le famiglie Sinti che abitavano in
prefabbricati del comune su un suolo concesso dalla precedente giunta comunale,
quel sindaco che non permette a cinque bambini la frequenza scolastica, si vanta
dicendo:
Noi per esempio, ci siamo occupati di affidare l'ultimo bambino nato
in quella famiglia a un nucleo che gli garantisse una vita più normale.
In pratica si vanta di aver portato via un bambino ad una madre perché la
famiglia non ha una casa ... dopo aver buttato la madre e gli altri fratelli in
mezzo ad una strada.
Il punto di vista di una madre, uguale a quello di qualsiasi altra madre,
lo potete leggere in questo articolo di Sucar Drom.
Io, fuori dai denti, dico che sono stufo di questa ipocrisia razzista, ho
sempre più forte il sospetto che, oltre all'ignoranza, la stupidità, al
razzismo, oltre alla convenienza politica, ci siano degli interessi
predatori.
Una pelosa lobby "dell'adozione" che preme per depredare le famiglie rom e
sinti dei bambini.
Si sta addensando un vero e proprio genocidio,
che avrà gli stessi metodi usati in Australia per i bambini aborigeni
ed i Svizzera per quelli Jenisch.
Da La Repubblica.it
SPETTACOLI & CULTURA PASSAPAROLA/Parla Pina Varriale, autrice di un romanzo su una bambina Rom, tema scomodo e di grande attualità di SILVANA MAZZOCCHI
Pina Varriale
Sevla, bambina rom alle soglie dell'adolescenza si sente invisibile. Ignorata dai suoi coetanei, attira su di sé la diffidenza e il sospetto che circonda gli zingari, e sono l'unica forma di attenzione che conosce. Un giorno incontra Vanda, una donna rude e solitaria che finalmente la fa sentire una ragazzina come tutte le altre. Ma una notte alcuni uomini circondano il campo dove vive e a Sevla toccherà fare i conti con la sopraffazione e con la violenza imposte da chi non riconosce dignità ai diversi e non sa guardare al di là dei pregiudizi... I bambini invisibili, di Pina Varriale, dal 21 ottobre in libreria per Piemme, racconta una storia inventata che è un pezzo di cronaca contemporanea e che apre una finestra su una realtà che pochi conoscono e che tutti giudicano con gli occhi della paura, spesso generata dall'ignoranza. Napoletana, Pina Varriale ha al suo attivo vari libri con protagonisti adolescenti, tutti molto letti dagli adulti ed è già autrice di Ragazzi di camorra, scritto sulla base di un'esperienza sul campo. Con I bambini invisibili affronta ancora una volta un tema scomodo e di grande attualità, con un linguaggio diretto e frugale che coinvolge e appassiona. Sevla è rom e non viene accettata dai suoi compagni perché percepita come diversa? Inizialmente Sevla non è accettata dai suoi compagni perché è percepita come "diversa", in quanto appartenente a una cultura di cui sia i ragazzi che gli adulti sanno ben poco. Basta fare qualche domanda per accorgersi di quanta confusione e ambiguità ci sia sul termine "Rom" che i più ritengono una abbreviazione di "romeno". Sono davvero pochi quelli che sanno che la parola "Rom" significa in realtà "Uomo", nel senso di essere appartenente alla specie umana. I Rom sono arrivati nel nostro Paese da moltissimo tempo, sono stati a lungo artigiani e fabbri, giostrai e allevatori di cavalli. L'industrializzazione e la rapida evoluzione della nostra società li ha portati inevitabilmente a essere degli esclusi, anche dal punto di vista lavorativo, non avendo più ragione d'essere il tipo di attività da loro praticato per vivere. Un destino, quello dei Rom, originari della lontana India e non della Romania, comune a tutte le culture "chiuse", che difendono la propria identità come unico fattore di appartenenza al proprio popolo. Sevla è orgogliosa di essere una Rom, lei per prima, in classe tende a isolarsi dai "gagé" perché, come le hanno insegnato i genitori e i parenti, gli "altri", in questo caso noi, sono sciocchi, superstiziosi e irascibili. La diffidenza e il "razzismo" non si trova su un unico fronte e se è vero che i compagni di classe non accettano Sevla e anche vero che Sevla fa altrettanto. Le cose cambiano soltanto con la conoscenza reciproca ed è esattamente questo che sperimenteranno Sevla e gli altri ragazzi. I pregiudizi sono degli adulti prima che dei ragazzini, dei genitori prima che dei figli. A chi è rivolto il tuo libro? Innanzitutto ai ragazzi e utilizza di proposito un linguaggio semplice e scorrevole che vuole essere accattivante e, al tempo stesso, di stimolo alla lettura. I bambini invisibili tuttavia, così come è accaduto per altri testi che ho scritto, si rivolge anche agli adulti e, in particolar modo ai genitori e agli educatori. Non si può infatti pensare di chiarire, spiegare, facilitare i rapporti con le culture "altre" se, noi per primi, ignoriamo la storia e le tradizioni di popoli diversi dal nostro e, in questo caso, dei Rom che al pari dei Sinti, sono presenti sul nostro territorio da almeno due secoli. L'intolleranza, la xenofobia, il razzismo affondano le loro radici proprio nell'ignoranza e, se il sostrato su cui devono contare i nostri figli è costituito dal pregiudizio e dalla paura del confronto con esperienze e culture differenti, è ovvio che i ragazzi manifesteranno diffidenza e timore nei confronti di coloro che sono stati indicati non solo come diversi ma potenzialmente pericolosi. Sevla, nel libro, non si fida dei gagé, i non Rom, li considera degli esseri strani e cattivi, scopre presto che sono anche dei bugiardi e che non bisogna fidarsi delle loro promesse. Sarà invece un problema comune sia ai Rom che ai gagé ad accomunare i compagni di classe di Sevla, ma non c'è da meravigliarsi perché i ragazzi, a differenza degli adulti, quasi sempre sanno mettere da parte i preconcetti e ragionare con la propria testa. Ragazzi di camorra conteneva tracce di storie vere, e I bambini invisibili? In tutte le storie che racconto c'è sempre una traccia di vero. In Ragazzi di camorra sono partita da un'esperienza personale vissuta con dei ragazzini a rischio per i quali, insieme a pochi volontari, mettemmo su un laboratorio che, in realtà, era solo un pretesto per strapparli alla strada proponendo qualcosa a cui non erano abituati: uno spazio e un tempo solo per... essere dei ragazzi. Nel caso di quest'ultimo romanzo I bambini invisibili non sarà difficile, anche al lettore più distratto, ravvisare episodi di cui, purtroppo, la cronaca di questi ultimi mesi ci ha messo a conoscenza. I roghi nei campi Rom, soprattutto nella zona del napoletano, hanno riempito le pagine dei quotidiani nazionali e gli episodi di intolleranza e di xenofobia hanno segnato una pagina non solo triste, ma senz'altro vergognosa della nostra cosiddetta "civiltà". Il romanzo, non a caso, è dedicato a Cristina e a Violetta, due piccole Rom annegate questa estate nel mare di Torregaveta, tra l'indifferenza e l'evidente fastidio dei bagnanti "costretti" a prendere il sole coi due corpicini abbandonati sulla sabbia. Le foto di quell'episodio, per il quale non trovo parole adeguate per descrivere lo sdegno e l'orrore, hanno fatto il giro del mondo, ma di certo non hanno restituito alle famiglie le loro due bambine. Questo libro non è dedicato soltanto a loro, ma a tutte quelle migliaia di bambini "invisibili" che piangono, soffrono e muoiono, ogni giorno, tra l'indifferenza di un mondo che sembra non dare più alcun valore alla vita umana. Pina Varriale, I bambini invisibili Piemme - Pag 192, euro 12,50.
Di Fabrizio (del 19/10/2008 @ 09:07:28, in Italia, visitato 1558 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Radames Gabrielli, sinto
Lista Sinistra dell'Alto Adige - Linke für Südtirol
Sono un sinto,
spregiativamente uno "zingaro" come mi chiamerebbero in molti. La mia
famiglia vive da generazioni in Alto Adige, qui sono nato e cresciuto, così come
i miei figli e nipoti.
Ho conosciuto sulla mia pelle i problemi delle famiglie numerose e senza un
reddito fisso, discriminate nella vita di tutti i giorni, nella ricerca di un
lavoro e nel trovare un'abitazione adeguata.
Adesso voglio fare qualcosa per chi come me non vuole più essere discriminato,
per chi vuole la possibilità di un lavoro adatto, per chi desidera un'abitazione
dignitosa.
E questo sarà il mio impegno per voi:
- tutelare i diritti delle famiglie in
disagio;
- favorire la ricerca di soluzioni abitative
adeguate;
- incentivare la creazione di opportunità
lavorative;
- combattere il razzismo dilagante in tutte
le sue forme.
Votami perché sono come te.
Votami perché sono diverso da te.
Da
Roma_ex_Yugoslavia
14 ottobre 2008 | 17:13 | Source: Beta, Glas Srpske -
BANJA LUKA - Sono state scoperte in un cimitero cattolico a Bosanski
Dubocac due tombe collettive contenenti i corpi di Rom uccisi a Skelane e
Srebenica.
L'ordine dell'eccidio sarebbe stato dato da alcuni generali dell'Armata
Croata, tra cui Ante Prkacin, lo sostiene Nijaz Causevic Medo, ex alto
ufficiale dell'Armata Croata, come riportato da Glas Srpske, giornale di Banja Luka.
"Ho informato Marko Grabovac, presidente dell'Unione per la Ricerca dei
Soldati Catturati e dei Civili Dispersi, di Brod, sulla posizione delle tombe.
Sono pronto, se mi sarà garantita la sicurezza, a testimoniare sul fatto davanti
ai tribunali della Bosnia Erzegovina." il giornale riporta le parole di Causevic,
che attualmente risiede a Slavonski Brod in Croazia.
Slavko Krulj, Procuratore Distrettuale di Doboj, dice che il suo ufficio sta
lavorando senza interruzione per localizzare le due tombe, che si ritiene
contengano i corpi di circa 200 Rom di Skelane e Srebenica, trasportati lì prima
dell'esecuzione da due/quattro autobus.
Testimoni ricordano che gli autobus arrivarono nella città di Brod, da lì
sparirono tutte le tracce dei passeggeri.
Una squadra operativa sulle persone scomparse dalla Repubblica Srpska ha
informazioni su un autobus che riuscì ad attraversare il ponte tra Brod in
Bosnia Erzegovina e la sua omonima in Croazia, mentre gli altri tre rimasero sul
suolo bosniaco.
In quel periodo, le forze armate croate avevano occupato il municipio di Brod
in Bosnia Erzegovina.
I testimoni, incluso Causevic, ricordano che le autorità croate proibirono
all'autobus di passare attraverso il suo territorio.
Causevic dice che più tardi fece deviare gli autobus verso Dubocac, così che
potessero essere trasferiti via traghetto sul fiume Sava attraverso la Croazia.
"Ho sentito che neanche là permisero agli autobus di passare attraverso la
Croazia. Invece, tutti i passeggeri vennero tirati giù dagli autobus ed uccisi,"
ricorda Causevic.
Quattro anni fa furono portati alla luce 59 corpi, si ritiene di Rom da
Srebenica e Skelane dello stesso bus.
Tra le salme c'erano gli scheletri di 23 bambini, mentre le altre vittime
erano per lo più donne.
Di Fabrizio (del 18/10/2008 @ 15:00:28, in scuola, visitato 1242 volte)
Da Opera Nomadi Padova
La Lega sembra davvero “avere
molto a cuore” la sorte dei figli dei migranti
o di rom e sinti; qualche mese fa la
schedatura dei minori rom per promuovere la scolarizzazione e, in questi
giorni, il ritorno a classi-ghetto per favorire l’integrazione, “prevenire
il razzismo, educare alla legalità e alla cittadinanza”. Nel concreto
vogliono istituire delle classi riservate ai figli dei
migranti e dei rom che non sono giudicati idonei alla scuola degli
italiani per scarsa conoscenza della nostra lingua.
Le chiamano classi-ponte, in
realtà sono classi differenziali.
Già nel 1965 lo Stato italiano si dotava di uno strumento
istituzionale costituito dalle classi speciali “Lacio drom” (Buon Cammino),
ghettizzando i bambini rom e i sinti all’interno delle scuole, in locali
appartati, non idonei e isolati. Fortunatamente nel 1974 venne dichiarata
l’eccezionalità di tali classi e nel 1982 ci fu la loro definitiva
soppressione. Nel 1986, poi, il Ministero diede nuove disposizioni in
materia di scolarizzazione di minori rom e sinti, disposizioni che
precorrevano la Risoluzione Europea del Consiglio dei Ministri dell’
Educazione del 22/05/1989. Il Ministero, dopo aver richiamato la scuola
materna, elementare e media al principio dell’obbligo scolastico che non è
solo obbligo per i ragazzi a frequentare la scuola, ma anche obbligo della
scuola ad assicurare il massimo possibile di apprendimento a tutti i
frequentanti, prescriveva ad essa l’impegno di offrire un servizio adeguato
nel “massimo rispetto dell’identità culturale dei soggetti
interessati e il dovere di predisporre, per quanto possibile, un’
organizzazione, proficua, soddisfacente e rispondente ai reali bisogni degli
stessi”.
Questo accadeva nel 1989, ora siamo nel 2008 e vengono
ripresentate disposizioni in materia scolastica antecedenti al 1965.
Noi crediamo, quindi, che la proposta della Lega sia
raccapricciante e pericolosa perché non ha altri effetti che la
discriminazione e non consentirà l’integrazione perché gli studenti di
origine straniera e rom saranno a contatto solo con altri stranieri e altri
rom e, ad anno scolastico iniziato, verranno forse introdotti nelle classi
“normali” dove i compagni avranno già socializzato tra loro e l’unica
conseguenza sarà essere percepiti come diversi. E tutto ciò non servirà
neanche a tenerli al passo con la classe perché non si capisce come faranno
a seguire questi “corsi propedeutici” e anche
ad avanzare col normale programma. Non si comprende neanche come si potrà
conciliare il tutto con i tagli che il governo continua a prevedere per
l’istruzione.
È evidente, quindi, che le motivazioni della Lega sono
ispirate dal solito profondo razzismo che la
caratterizza e costituiscono un attacco al diritto all’istruzione e al
principio di non discriminazione, tutelati dalla nostra Costituzione.
I leghisti parlano di integrazione riuscendo ad immaginare
al massimo un’assimilazione degli stranieri alla cultura italiana, facendo
proposte anacronistiche e senza senso dettate dal timore dell’invasione dei
migranti i cui figli, anche se nati in Italia, sono ritenuti colpevoli di
rallentare i programmi scolastici dei figli degli autoctoni...
Crediamo che la scuola sia di importanza cruciale per una
reale e sensata integrazione e per evitare gli aberranti episodi di razzismo
di cui sentiamo parlare sempre più spesso in questi giorni. Sappiamo
perfettamente che ci possono essere difficoltà per gli studenti stranieri ma
crediamo che siano altre le strade per superarle e molte scuole le stanno
già percorrendo mettendo a disposizione: corsi di alfabetizzazione
pomeridiani per dare a tutti le conoscenze minime, necessarie per
avvicinarsi ai linguaggi specifici di ogni disciplina, corsi di educazione
all’ intercultura e ricorrendo anche all’aiuto dei mediatori culturali.
Quello di cui questo paese ha bisogno non è certo una
politica dell’apartheid che porterà a classi di serie A e classi di serie B,
C etc.. ma occorre mettere a disposizione fondi per avviare progetti che
permettano ai docenti di fare il loro lavoro e di rispondere alla
complessità del cambiamento in atto, difendendo la diversità come ricchezza
e rifiutando l’assimilazione.
[ venerdì 17
ottobre 2008 ]
Di Fabrizio (del 18/10/2008 @ 09:40:40, in Regole, visitato 1466 volte)
Da
Roma_Francais
La giustizia accorda 300 euro a 60 Rom espulsi
- Marylise COURAUD et Vanessa RIPOCHE.
Il 4 luglio la polizia ha sloggiato una sessantina di rom da un
campo situato su di un terreno abbandonato di Doulon a Nantes - Marc Roger
E' un giudizio che farà epoca. Un magistrato ha condannato ieri lo Stato a
versare i danni e gli interessi a questi Zigani sloggiati il 4 luglio
da un terreno non attrezzato a Nantes.
Quel mattino, il sole si era appena levato, poliziotti, e carri attrezzi sono
all'opera. Su un terreno abbandonato, nel quartiere di Doulon, a Nantes, alcune
famiglie rom impacchettano qualcosa in fretta, prima di lasciare le roulottes. A
qualche metro, una donne di Médecins du Monde ed una volontaria della Lega dei
diritti dell'uomo assistono all'espulsione, impotenti. Alcuni poliziotti
municipali impediscono l'accesso al terreno.
Scene identiche o quasi animano regolarmente l'agglomerato nantese. E gli
Zigani spingono sempre un po' più lontano le loro roulottes. Ma quel 4 luglio,
le associazioni che non hanno potuto giocare il loro ruolo tradizionale di
osservatori, sono sbalordite.
"Umiliazione"
Allora gli avvocati esaminano più da vicino le condizioni
dell'espulsione. Molto in fretta, considerano che la procedura è irregolare.
Nella precipitazione, lo Stato avrebbe saltato una tappa.
E' quello che, in effetti, va a confermare il giudice dell'esecuzione, Daniel
Castagné. Nel quadro di un'espulsione, è obbligatorio l'ordine di lasciare il
posto con una data ed un termine. Ma ai Rom non è stata data che la scadenza del
termine.
"Considero che non siano state rispettate le regole," spiega il
giudice. "Dev'essere lasciata una scelta agli occupanti diversa
dall'intervento delle forze dell'ordine." Questo obbligo "costituisce
l'ultima possibilità accordata alle persone per evitare di subire l'umiliazione
di una espulsione da parte della forza pubblica," scrive Daniel
Castagné. "I Rom non conoscono i loro diritti, così è più facile espellerli,"
ha spiegato Sylvie Bourjon, in occasione dell'udienza.
Il giudizio emesso ieri non è stato senza conseguenze. Il magistrato ha
condannato il ministero dell'Ecologia, proprietario del terreno, a versare 300 €
per danni ed interessi a ciascuna persona espulsa. Una sessantina, tra uomini,
donne e bambini. "Le famiglie non hanno avuto nessuna scelta. Qual è la
libertà di partire quando si è circondati da numerosi poliziotti? Sono stati
umiliati dalla forza pubblica," stima Daniel Castagné.
Gli avvocati delle famiglie e le associazioni si dichiarano "estremamente
soddisfatti". "E' una primizia. Si spera che questo farà progredire il
rispetto dei diritti," osserva Loïc Bourgeois. "E' una popolazione che
disturba, di cui ci si vuole sbarazzare il più in fretta possibile. Così, li si
espelle senza rispettare le regole della Repubblica." Il ministero potrà
appellarsi alla decisione.
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