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Apartheid... a scuola
Di Fabrizio (del 18/10/2008 @ 15:00:28, in scuola, visitato 1242 volte)

Da Opera Nomadi Padova

La Lega sembra davvero “avere molto a cuore” la sorte dei figli dei migranti o di rom e sinti; qualche mese fa la schedatura dei minori rom per promuovere la scolarizzazione e, in questi giorni, il ritorno a classi-ghetto per favorire l’integrazione, “prevenire il razzismo, educare alla legalità e alla cittadinanza”. Nel concreto vogliono istituire delle classi riservate ai figli dei migranti e dei rom che non sono giudicati idonei alla scuola degli italiani per scarsa conoscenza della nostra lingua.

Le chiamano classi-ponte, in realtà sono classi differenziali.

Già nel 1965 lo Stato italiano si dotava di uno strumento istituzionale costituito dalle classi speciali “Lacio drom” (Buon Cammino), ghettizzando i bambini rom e i sinti all’interno delle scuole, in locali appartati, non idonei e isolati. Fortunatamente nel 1974 venne dichiarata l’eccezionalità di tali classi e nel 1982 ci fu la loro definitiva soppressione. Nel 1986, poi, il Ministero diede nuove disposizioni in materia di scolarizzazione di minori rom e sinti, disposizioni che precorrevano la Risoluzione Europea del Consiglio dei Ministri dell’ Educazione del 22/05/1989. Il Ministero, dopo aver richiamato la scuola materna, elementare e media al principio dell’obbligo scolastico che non è solo obbligo per i ragazzi a frequentare la scuola, ma anche obbligo della scuola ad assicurare il massimo possibile di apprendimento a tutti i frequentanti, prescriveva ad essa l’impegno di offrire un servizio adeguato nel “massimo rispetto dell’identità culturale dei soggetti interessati e il dovere di predisporre, per quanto possibile, un’ organizzazione, proficua, soddisfacente e rispondente ai reali bisogni degli stessi”.

Questo accadeva nel 1989, ora siamo nel 2008 e vengono ripresentate disposizioni in materia scolastica antecedenti al 1965.

Noi crediamo, quindi, che la proposta della Lega sia raccapricciante e pericolosa perché non ha altri effetti che la discriminazione e non consentirà l’integrazione perché gli studenti di origine straniera e rom saranno a contatto solo con altri stranieri e altri rom e, ad anno scolastico iniziato, verranno forse introdotti nelle classi “normali” dove i compagni avranno già socializzato tra loro e l’unica conseguenza sarà essere percepiti come diversi. E tutto ciò non servirà neanche a tenerli al passo con la classe perché non si capisce come faranno a seguire questi “corsi propedeutici” e anche ad avanzare col normale programma. Non si comprende neanche come si potrà conciliare il tutto con i tagli che il governo continua a prevedere per l’istruzione.

È evidente, quindi, che le motivazioni della Lega sono ispirate dal solito profondo razzismo che la caratterizza e costituiscono un attacco al diritto all’istruzione e al principio di non discriminazione, tutelati dalla nostra Costituzione.

I leghisti parlano di integrazione riuscendo ad immaginare al massimo un’assimilazione degli stranieri alla cultura italiana, facendo proposte anacronistiche e senza senso dettate dal timore dell’invasione dei migranti i cui figli, anche se nati in Italia, sono ritenuti colpevoli di rallentare i programmi scolastici dei figli degli autoctoni...

Crediamo che la scuola sia di importanza cruciale per una reale e sensata integrazione e per evitare gli aberranti episodi di razzismo di cui sentiamo parlare sempre più spesso in questi giorni. Sappiamo perfettamente che ci possono essere difficoltà per gli studenti stranieri ma crediamo che siano altre le strade per superarle e molte scuole le stanno già percorrendo mettendo a disposizione: corsi di alfabetizzazione pomeridiani per dare a tutti le conoscenze minime, necessarie per avvicinarsi ai linguaggi specifici di ogni disciplina, corsi di educazione all’ intercultura e ricorrendo anche all’aiuto dei mediatori culturali.

Quello di cui questo paese ha bisogno non è certo una politica dell’apartheid che porterà a classi di serie A e classi di serie B, C etc.. ma occorre mettere a disposizione fondi per avviare progetti che permettano ai docenti di fare il loro lavoro e di rispondere alla complessità del cambiamento in atto, difendendo la diversità come ricchezza e rifiutando l’assimilazione.

[ venerdì 17 ottobre 2008 ]