Da Opera Nomadi Padova
La Lega sembra davvero “avere
molto a cuore” la sorte dei figli dei migranti
o di rom e sinti; qualche mese fa la
schedatura dei minori rom per promuovere la scolarizzazione e, in questi
giorni, il ritorno a classi-ghetto per favorire l’integrazione, “prevenire
il razzismo, educare alla legalità e alla cittadinanza”. Nel concreto
vogliono istituire delle classi riservate ai figli dei
migranti e dei rom che non sono giudicati idonei alla scuola degli
italiani per scarsa conoscenza della nostra lingua.
Le chiamano classi-ponte, in
realtà sono classi differenziali.
Già nel 1965 lo Stato italiano si dotava di uno strumento
istituzionale costituito dalle classi speciali “Lacio drom” (Buon Cammino),
ghettizzando i bambini rom e i sinti all’interno delle scuole, in locali
appartati, non idonei e isolati. Fortunatamente nel 1974 venne dichiarata
l’eccezionalità di tali classi e nel 1982 ci fu la loro definitiva
soppressione. Nel 1986, poi, il Ministero diede nuove disposizioni in
materia di scolarizzazione di minori rom e sinti, disposizioni che
precorrevano la Risoluzione Europea del Consiglio dei Ministri dell’
Educazione del 22/05/1989. Il Ministero, dopo aver richiamato la scuola
materna, elementare e media al principio dell’obbligo scolastico che non è
solo obbligo per i ragazzi a frequentare la scuola, ma anche obbligo della
scuola ad assicurare il massimo possibile di apprendimento a tutti i
frequentanti, prescriveva ad essa l’impegno di offrire un servizio adeguato
nel “massimo rispetto dell’identità culturale dei soggetti
interessati e il dovere di predisporre, per quanto possibile, un’
organizzazione, proficua, soddisfacente e rispondente ai reali bisogni degli
stessi”.
Questo accadeva nel 1989, ora siamo nel 2008 e vengono
ripresentate disposizioni in materia scolastica antecedenti al 1965.
Noi crediamo, quindi, che la proposta della Lega sia
raccapricciante e pericolosa perché non ha altri effetti che la
discriminazione e non consentirà l’integrazione perché gli studenti di
origine straniera e rom saranno a contatto solo con altri stranieri e altri
rom e, ad anno scolastico iniziato, verranno forse introdotti nelle classi
“normali” dove i compagni avranno già socializzato tra loro e l’unica
conseguenza sarà essere percepiti come diversi. E tutto ciò non servirà
neanche a tenerli al passo con la classe perché non si capisce come faranno
a seguire questi “corsi propedeutici” e anche
ad avanzare col normale programma. Non si comprende neanche come si potrà
conciliare il tutto con i tagli che il governo continua a prevedere per
l’istruzione.
È evidente, quindi, che le motivazioni della Lega sono
ispirate dal solito profondo razzismo che la
caratterizza e costituiscono un attacco al diritto all’istruzione e al
principio di non discriminazione, tutelati dalla nostra Costituzione.
I leghisti parlano di integrazione riuscendo ad immaginare
al massimo un’assimilazione degli stranieri alla cultura italiana, facendo
proposte anacronistiche e senza senso dettate dal timore dell’invasione dei
migranti i cui figli, anche se nati in Italia, sono ritenuti colpevoli di
rallentare i programmi scolastici dei figli degli autoctoni...
Crediamo che la scuola sia di importanza cruciale per una
reale e sensata integrazione e per evitare gli aberranti episodi di razzismo
di cui sentiamo parlare sempre più spesso in questi giorni. Sappiamo
perfettamente che ci possono essere difficoltà per gli studenti stranieri ma
crediamo che siano altre le strade per superarle e molte scuole le stanno
già percorrendo mettendo a disposizione: corsi di alfabetizzazione
pomeridiani per dare a tutti le conoscenze minime, necessarie per
avvicinarsi ai linguaggi specifici di ogni disciplina, corsi di educazione
all’ intercultura e ricorrendo anche all’aiuto dei mediatori culturali.
Quello di cui questo paese ha bisogno non è certo una
politica dell’apartheid che porterà a classi di serie A e classi di serie B,
C etc.. ma occorre mettere a disposizione fondi per avviare progetti che
permettano ai docenti di fare il loro lavoro e di rispondere alla
complessità del cambiamento in atto, difendendo la diversità come ricchezza
e rifiutando l’assimilazione.
[ venerdì 17
ottobre 2008 ]