Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 23/03/2008 @ 09:01:41, in casa, visitato 1524 volte)
Scrive Fabio Zerbini
Il campo rom di Bovisa ospita circa 800 persone, ed è sottoposto all'ennesima
operazione di sgombero.
La mattina del 19 marzo, c'è stato il primo tentativo di sgombero
(preannunciato) della baraccopoli, preceduto la sera prima, da un'assemblea di
quartiere, molto partecipata, che, se da una parte ha fatto emergere il disagio
che un simile insediamento crea agli abitanti del quartiere, dall'altra ha
mostrato un atteggiamento tutt'altro che ostile verso i rom. Prova ne è che è
stato attacchinato in quartiere un manifesto dal titolo "Ma sarà così vero
che il degrado del quartiere è tutta colpa dei rom?". Come Comitato Antirazzista
siamo intervenuti segnalando il nostro sostegno all'autorganizzazione dei rom e,
allo stesso tempo, la necessità di sviluppare un movimento antirazzista capace
di individuare il reale nemico comune nella classe padronale, abbandonando
qualsiasi illusione in un possibile ruolo progressivo delle istituzioni
Lo sgombero si è quindi rivelato un atto sostanzialmente dimostrativo anche a
causa della resistenza attiva di un settore importante della baraccopoli. Sono
stati quindi avviati lavori di pulizia di un settore del campo (quello più
limitrofo alla stazione ferroviaria) con il trasferimento delle baracche nella
parte nord della baraccopoli.
Un vero e proprio sgombero è stato preannunciato per le prossime settimane,
anche se il prefetto di Milano sembra propendere per un'ipotesi piu' diluita nel
tempo.
Il consiglio della comunità di Bovisa si è quindi riunito il 20 marzo con
l'obiettivo di definire un piano organizzato di risposta alla minaccia di
sgombero e, allo stesso tempo, per cominciare a individuare soluzioni
alternative all'emarginazione dei campi in cui, da sempre, l'amministrazione
comunale milanese, costringe le comunità rom.
E' emersa inoltre la necessità di rompere l'isolamento politico, di guardare
alla condizione più generale dei lavoratori immigrati e collaborare attivamente
ad un percorso unitario di risposta, in una prospettiva di unità fra lavoratori
immigrati e italiani.
Per questo viene convocata una nuova riunione martedì 25, alle ore 20,30 presso
il campo stesso, aperta alle altre comunità rom e alle organizzazioni cittadine
antirazziste, in cui discutere su questi obiettivi. Il Comitato Milanese
Antirazzista raccoglie e rilancia l'appello della comunità rom di Bovisa, e
invita tutte le organizzazioni antirazziste milanesi a partecipare alla riunione
di martedì sera, per proseguire la campagna contro la criminalizzazione degli
immigrati, in difesa delle comunità rom che continuano ad essere il principale
(e facile) bersaglio di tale campagna, contrastando attivamente il pacchetto
sicurezza varato dal governo Prodi, e rafforzando una prospettiva di lotta e
unità fra gli sfruttati.
Di Fabrizio (del 18/03/2008 @ 08:56:56, in casa, visitato 1691 volte)
Da
Roma_Francais
Un piccolo corteo di dimostranti per vie quasi deserte. Una sessantina di
rom, accompagnati da associazioni e da residenti di zona, hanno protestato ieri
contro la loro espulsione da una casa occupata da otto mesi, a Villeurbanne. "Li
trattano come paria", è insorto ieri Paule, 74 anni, vicino d'occupazione. "Da
un lato, il sindaco ha chiesto loro di lasciare la casa per ragioni di
sicurezza, spiega Pierre, membro dell'associazione Demeurant partout." E
d'altra parte, coloro che non hanno redditi hanno ricevuto ordine di lasciare il
territorio. "E fra le varie situazioni, Kovacù si ritiene vittima di un errore."
"Perché la prefettura vuole che torno in Romania? Io lavoro! ", dichiara,
brandendo una carta dell'Associazione per la formazione professionale degli
adulti." Dinanzi al municipio con i suoi figli, grida nel mégafono: "Libertà,
uguaglianza, scolarità". Nella casa, via Anatole-France 88, sarebbero circa
settanta. La maggior parte di loro, dopo essere stati espulsi da una bidonville
quest'estate, avevano ricevuto aiuto al ritorno, ma poi è ritornata in Francia.
Dalya Daoud - ©2008 20 minutes
20 Minutes, éditions du 17/03/2008 - 00h33
Di Fabrizio (del 12/03/2008 @ 15:23:36, in casa, visitato 2555 volte)
In corrispondenza col primo turno delle elezioni municipali, il 59% dei
sindaci uscenti si dichiara sfavorevole all'accoglienza della Gens du voyage
sul loro comune.
Pertanto, dal 2000, la legge Besson (n°2000-614 del 5 luglio 2000) obbliga
tutti i comuni a realizzare aree di stazionamento ed a rispondere ai bisogni
abitativi nella loro politica locale d'urbanesimo. La Commissione nazionale
consultiva per i diritti dell'uomo (CNCDH) ha appena pubblicato uno studio che
conferma l'urgenza di agire. In otto anni, solamente un quarto dei posti di accoglienza
previsti sono stati aperti, forzando la Gens du voyage a soste irregolari
nei luoghi disponibili. E' utile ricordare che se le Gens du voyage sono
a volte collegabili ad atti punibili, si tratta soltanto di una minoranza -
nella medesime proporzioni del resto della popolazione - che una volta di più
funge da pretesto al rifiuto di una popolazione in perdita di cultura e di
riferimenti culturali, la cui integrazione non può essere abbordata come per
altre Comunità da parte il loro statuto di nomadi. Questa situazione è
generalmente la conseguenza delle pressioni fatte dalle istanze decisionali
economiche che rifiutano la loro vicinanza e fanno pressione sui municipi per
ritardare le attribuzioni di superfici sistemate. "Troppo spesso fanno passare
l'economico prima dei Diritti dell'Uomo." Lo Stato deve riconoscere infine il
caravan come un alloggio, con tutti i suoi diritti e doveri legati.""La legge
sul diritto all'alloggio deve anche potersi applicare senza discriminazione
secondo il modo di vita."Esiste ora una nuova "politica di discriminazione nei
confronti della Gens du voyage: questa politica se traduce in
comportamenti populisti di diversi governi a scala europei. Dalla Romania.
passando per l'Italia e la Francia le politiche di rifiuto fondate su eventi
specifici o isolati, fanno pensare che ci sono probabilmente gruppi di pressione
politici ed economici che intendono aggravare ancora di più la situazione dei
non-diritti, dell'esclusione, della Gens du voyage. La situazione
generale di quest'ultimi sembra ormai alla mercé dell'infrazione inferiore
commessa da una persona della loro Comunità. Processo che nessuna democrazia
deve tollerare. "In mancanza di una persona non deve generare la condanna
dell'insieme della Comunità." Questo al solo scopo di soddisfare il "benessere"
ed il "bene-pensare" di un'altra parte della popolazione." "Ma sembra molto più
semplice chiamare all'esclusione ed alla repressione ", piuttosto che avere un
dibattito di fondo con i rappresentanti di questa Comunità, dibattito che deve
essere messa oggi su scala europea." Per la LBDH M. Herjean.
Di Fabrizio (del 20/02/2008 @ 09:19:49, in casa, visitato 2496 volte)
Da
British_Roma
By Grattan Puxon
Una bambina che sventola il suo pallone di S. Valentino nell'Alta Corte nel
pomeriggio finale del giudizio sui piani del comune di Basildon di spianare Dale
Farm, sembra il segnale di una pietra miliare che è la vittoria ottenuta dai
Viaggianti in Bretagna.
Mentre il giudice Andrew Collins non renderà pubblico il giudizio sino a
Pasqua, non c'è dubbio che il pallone è salito e sconfitto una politica
razzista che la Commissione sull'Eguaglianza ed i Diritti Umani ha detto al
giudice che non è differente da Ponzio Pilato.
Robert Allen, del CEHR, dice che Basildon ha reso palesemente chiaro che
l'unica sua volontà era di sbarazzarsi di Zingari e Viaggianti. "Noi diciamo che
questa posizione è direttamente discriminatoria," ha dichiarato Allen.
Gli sforzi dei capi del comune concernenti le relazioni razziali, le
responsabilità verso gli homeless, i bambini e gli infermi, e soprattutto il
violento sgombero di 90 famiglie di Dale Farm, sono state richiamate nei quattro
giorni dell'udienza non solo dagli avvocati ma dallo stesso giudice Collins.
Si è visto un video girato da Hazel Sillitoe dove Constant & Co., l'impresa
incaricata dello sgombero, devasta le mobile-homes e brucia gli averi dei
Viaggianti a Dale Farm, e il giudice Collins dice che gli sgomberi forzati di
questo tipo dovrebbero essere una cosa del passato. Ha poi detto che
indipendentemente dal risultato, chiederà un ripensamento delle politiche di
sgombero forzato condotte contro Zingari e Viaggianti in Inghilterra e Galles.
"Richiederò un serio ripensamento sul modo in cui hanno luogo gli sgomberi e
se l'uso di queste compagnie specializzate sia appropriato."
Nel frattempo, riguardo il destino delle famiglie a Dale Farm, che negli
ultimi sette anni hanno resistito ai tentativi di allontanarli dalla loro
propria terra, il giudice ha stabilito che il rifiuto di Basildon di fornire un
accomodamento alternativo era sbagliato. Ha detto che il comune era obbligato a
trovare loro un qualche posto dove risiedere permanentemente ed in modo salubre.
"Loro non vogliono per forza vivere a Basildon, ma devono farlo perché non
c'è altro posto dove andare," ha sottolineato il giudice Collins. "O bisogna
aspettare due o tre anni fintanto che non siano sviluppati nuovi siti?"
Alex Offer, rappresentante dei residenti di Dale Farm, ha ricordato che ka
sua associazione ha pure tentato di creare un terreno alternativo a Pitsea.
Questa sistemazione era stata caldeggiata da John Prescott, l'allora vice Primo
Ministro. Basildon rifiutò la proposta che l'anno scorso era stata soggetto di
un'interrogazione pubblica.
FUTURO INCERTO
Il dibattito presso l'Alta Corte si è centrato sulla possibile proposta di un
sito nel distretto di Basildon. L'Assemblea della Regione Orientale ha detto che
si necessitano 81 nuove piazzole di sosta. Il leader conservatore Malcolm
Buckley vorrebbe che altri comuni offrissero posti ai Viaggianti che vivono
nella Greenbelt dell'area. Ma ciò è lontano dal succedere.
Kathleen McCarthy, portavoce di Dale Farm spera che possa prevalere il
buonsenso e che sia concesso loro di rimanere nelle loro dimore attuali. Se
questo non fosse possibile per ragioni politiche, in pochi avrebbero intenzione
di trasferirsi su altri siti.
"Sarebbe un grande passo indietro," dice McCarthy. "Abbiamo creato qui la
nostra comunità e non vogliamo vederne la scissione. La soluzione migliore
sarebbe costruire un'altra Dale Farm da qualche altra parte."
Dale Farm Housing Association (DFHA) sta attualmente lavorando col Consiglio Zingaro
per acquisire lo status di proprietario sociale allo scopo di accedere ai fondi
offerti dalla governativa Housing Corporation. La DFHA, i cui membri possiedono
le cinquanta yards di Dale Farm, potrebbero sviluppare un'alternativa sulla
terra designata dal consiglio di Basildon, in adempimento dei suoi doveri sotto
l'Housing Act.
In una lettera ai consiglieri, il Consiglio Zingaro chiede ai suoi membri in
considerazione del probabile risultato della revisione giudiziaria di esprimere
quale opzione preferirebbero, a) sviluppo sino a tre siti nel distretto, b) luce
verde per un parco espanso per mobil-homes a Pitsea, c) permettere agli attuali
residenti di rimanere a Dale Farm.
Il video su
youtube
Di Fabrizio (del 18/02/2008 @ 18:27:54, in casa, visitato 2090 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
La notte tra
giovedì 14 e venerdì 15 febbraio, una comunità di circa 40 rom romeni, che
da oltre un anno viveva in una baraccopoli in via Casal Quinitiliani a Roma,
sotto un’incessante minaccia di sgombero, ha occupato, nel V Municipio, uno
spazio abbandonato di proprietà del Comune. La comunità, composta da molte
donne e bambini, già dal mattino successivo, si è adoperata in lavori di pulizia
e organizzazione degli spazi che, oltre a rendere vivibile un’area abbandonata e
decadente, ha apportato una reale opera di riqualificazione del territorio.
POPICA ONLUS esprime la totale solidarietà a questa comunità che, con questa
azione, la prima a Roma di questo genere messa in atto da parte di rom, ha
voluto riaffermare il proprio diritto alla casa e all’esistenza.
POPICA ONLUS
Di Fabrizio (del 15/02/2008 @ 18:09:03, in casa, visitato 2389 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Giovedi 14 una comunità di rom romeni, da oltre un anno stanziata in una
baraccopoli ripetutamente minacciata di sgombero, ha occupato, sostenuta da
associazioni gagè e da volontari di varia estrazione, uno spazio abbandonato
nelle adiacenze della stazione Tiburtina. E' la prima volta che i rom a Roma
promuovono un'iniziativa di lotta per il riconoscimento di un diritto
fondamentale ripetutamente calpestato.
Questa sera alle 21, in via delle Cave di Pietralata, altezza civico 81, si
svolgerà una assemblea cittadina di sostegno e domani mattina sabato 16 alle
11.30 si terrà una conferenza stampa.
Di Fabrizio (del 14/02/2008 @ 09:07:41, in casa, visitato 1645 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati
Conoscere le comunità rom, avvicinarsi alla loro cultura, prendere in
considerazione e studiare i modelli abitativi.
Questo è quello che si propone il seminario internazionale itinerante promosso
dal dipartimento di studi urbani di Roma Tre e da Stalker osservatorio nomade.
Il progetto Plans & Slums, intende affrontare la questione dei Rom in
Europa, le loro culture abitative e i modelli insediativi loro proposti in
Italia.
«Il progetto è nato da una rete interdisciplinare di esperti ed artisti che
lavorano sui territori in trasformazione», spiega Francesco Careri docente di
Progettazione architettonica a Roma Tre.
Da oggi a lunedì 18 febbraio studenti, ricercatori e docenti di Architettura
italiane e stranieri con 9 camper visiteranno alcuni campi di Roma, per fare
attività di studio. Quattro gli aspetti principali della ricerca:
i legami affettivi e giuridici che collegano i rom al loro paese, una mappatura
delle relazioni che i nomadi sono riusciti a costruire con la città, una
mappatura degli insediamenti e dei dispositivi che controllano il campo, una
rilevazione delle case o dei container nei quali vivono con le trasformazioni
che sono state da loro stessi apportate.
«Noi riteniamo importante analizzare le alternative che i Rom sono riusciti a
realizzare autonomamente - dice Careri - Molti di loro vorrebbero continuare a
vivere in famiglie allargate, come accadeva in Italia 50 anni fa e riescono a
costruire con i loro mezzi anche abitazioni di 100 mq». La tappa romana del
seminario si concluderà lunedì18 febbraio con le “buone Pratiche” di altre città
come Firenze, Pisa e Bolzano dove le micro aree sono state realizzate.
La presentazione sarà a cura della Fondazione Michelucci.
Una mostra con i risultati del progetto Plans & Slums sarà esposta a Milano il
15 maggio in occasione de La Triennale di Milano.
Di Fabrizio (del 02/02/2008 @ 09:32:16, in casa, visitato 3316 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Per combattere efficacemente la discriminazione - ormai divenuta, in Italia,
persecuzione - che colpisce i Rrom, è necessario che il popolo Rrom sia
riconosciuto dalle Istituzioni nazionali e internazionali come una "nazione
senza territorio". Solo così si potrà preservare la sua identità. Ecco perché il
Gruppo EveryOne non combatte solo gli effetti dell'oppressione (per esempio,
con la Mozione che ha prodotto la Risoluzione del Parlamento Europeo del 15
novembre 2007, che intima all'Italia di abbandonare le politiche antizigane o
con la Denuncia al CERD - Nazioni Unite - e alla Corte Internazionale di
Giustizia de L'Aja, entrambe accolte, per i crimini contro l'umanità commessi
dalle Istituzioni italiane), ma si impegna perché venga approvato lo Statuto
Quadro del Popolo Rrom nell'Unione Europea.
La petizione e la campagna per salvare Sulukule sembrano piccola cosa, in questa
tragica emergenza internazionale, ma non è così, perché l'identità di un popolo
inizia con le radici della sua Storia. Salvare da sgomberi, ruspe e cemento il
quartiere di Sulukule, a Istanbul, in Turchia, significa proprio difendere le
radici di una cultura, di un mondo e di un'antica tradizione. Sono fragili
radici da cui può avere ancora origine una quercia solida e vitale. Ecco perché
vi invito a leggere, sottoscrivere e considerare attentamente la petizione per
salvare Sulukule... delicate radici che hanno bisogno della cura di ognuno di
noi. Roberto Malini - Gruppo EveryOne
Campagna urgente per salvare Sulukule (Turchia) e tutelare la Comunità Rrom
più antica del mondo.
Campagna per salvare il quartiere Rrom di Sulukule (Istanbul, Turchia).
Il Gruppo EveryOne è a fianco dell'Associazione Rrom di Sulukule, dell'Union
Romani, dell'Unesco e di tutte le organizzazioni che si battono per la tutela
dei diritti dei Rrom in questa Campagna internazionale contro lo sgombero di una
fra le comunità Rrom più antiche del mondo e la "modernizzazione" del quartiere,
che distruggerebbe un Patrimonio dell'Umanità.
Il quartiere di Sulukule fu popolato dalla comunità Rrom a partire dall'era
Bizantina e divenne il primo insediamento al mondo di Rrom sedentari nel XV
secolo, sotto il sultano Mehmet il Conquistatore, protagonista della caduta di
Costantinopoli. Le case, le strade, l'intero quartiere di Sulukule sono parti di
uno straordinario monumento che rappresenta un'epoca e un popolo antico: un
prezioso, inestimabile Patrimonio dell'Umanità. Il Comune di Istanbul ha già
attuato interventi invasivi nell'area, ma attualmente ha preso la decisione di
cancellare le tracce dell'insediamento, sgomberandola dai 3000 Rrom che la
abitano (discendenti dei Rrom di Costantinopoli) e avviando, a partire da
febbraio 2008, il "progetto di rinnovamento urbano", che prevede la demolizione
degli edifici storici e l'edificazione di un quartiere moderno.
A nulla sono valse finora le proteste dell'Associazione di Sulukule per la
valorizzazione della Cultura Rrom e la Solidarietà né le istanze presentate al
municipio e al governo turco da numerosi accademici delle più importanti
università del Paese. Il progetto in corso, se portato a termine, causerà
l'assimilazione forzata dei Rrom di Sulukule da parte della cittadinanza di
Istanbul e la distruzione di un quartiere storico in cui le tradizioni dei Rrom
turchi si sono miracolosamente conservate per secoli e secoli. Il Gruppo
EveryOne, insieme all'Associazione di Sulukule per la valorizzazione della
Cultura Rrom e la Solidarietà, all'Union Romani, a La Voix des Rroms e alle
organizzazioni per la tutela dei diritti dei Rrom chiede con vigore alle
autorità di Istanbul e della Turchia di non perseguitare un popolo che deve
invece essere tutelato, con le sue preziose tradizioni, e di non distruggere un
sito storico che è Patrimonio dell'Umanità.
Salvare l'antico sito Rrom di Sulukule e impedire che i Rrom che vi abitano
siano sgomberati significa salvare un pezzo di Storia del nostro mondo, impedire
un grave abuso sui Rrom della Turchia e permettere che un'antica tradizione si
tramandi alle generazioni future. E' necessario agire subito, inviando e-mail,
cartoline e lettere di protesta, copiando il testo della pedizione e aggiungendo
messaggi rivolti alle autorità turche: "No alla distruzione di Sulukkule", "No
allo sgombero dei Rrom dal quartiere di Sulukkule", "Il quartiere di Sulukkule e
i suoi abitanti Rrom sono patrimonio della Storia e dell'umanità" ecc.
Firmate la petizione "SAVE SULUKULE" su www.everyonegroup.com
E inviate le vostre e-mail, cartoline e lettere ai seguenti destinatari:
Abdullah Gül
President of Turkey
Postal address:
T.C. Cumhurbaskanligi
Cankaya-Ankara Turkey
e-mail:
cumhurbaskanligi@tccb.gov.tr
Recep Tayyip Erdogan
Prime Minister of Turkey
Postal address: Basbakanlik
06573 Ankara
Turkey
Fax: +90 312 417 0476
Ertuğrul Günay
Minister of Culture and Tourism of Turkey
Postal address:
T.C. Kultur ve Turizm Bakanligi
Ataturk Bulvari No. 29
06050 Opera Ankara Turkey
e-mail: ertugrul.gunay@kulturturizm.gov.tr
Kadir Topbag
Major of Istanbul
Postal address:
Istanbul Buyuksehir Belediye Baskanligi Sarachane Istanbul
Turkey
e-mail : baskan@ibb.gov.tr
Mustafa Demir
Major District of Fatih - Istanbul
Postal address:
Büyük Karaman Cad. No. 53 Fatih Istanbul, Turkey
e-mail : mustafademir@fatih.bel.tr
EveryOne Group
Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau, Jean (Pipo) Sarguera, Santino
Spinelli, Daniela De Rentiis, Marcel Courthiade, Saimir Mile, Ahmad Rafat,
Arsham Parsi, Laura Todisco, Glenys Robinson, Steed Gamero, Fabio Patronelli,
Stelian Covaciu, Udila Ciurar, Alessandro Matta, Cristos Papaioannou, Paul
Albrecht.
Promoters and Consultants
Carolina Varga Dinicu • Association des Droits Democratiques a Geneve • Centre
Culturel Gitan, Pavillons-sous-Bois (France) • Promoters and Consultants • La
Voix des Rroms (Paris) • Gypsy Lore Society (Usa) • Group of Migrants & Refugees
of Salonica • Union Gypsy • Roma Right Watch • Union Rromsni • Roma Press Center
(Budapest) • Opera Nomadi • Associazione Çingeneyiz (Rroms in Turkey) • Romani
Yah - Association and Newspaper of Romas from Transcarpathia • Roma Virtual
Network • Tamara Deuel (Israel), Holocaust survivor – activist against the
discrimination of Rroms • Mercedes Lourdes Frias, Italian Republic Depute
(Rifondazione Comunista - Sinistra Europea) • Etudes Tsiganes (Paris) • Alain
Reyniers, anthropologist at the University of Louvain-La-Neuve (Belgium), expert
in Rroms, Sinti and Kale cultures • European Roma Information Office • Roma
Diplomacy Programme • John Pearson, Secretary, Democratic Socialist Alliance, UK
• Gady Castel (Israel), director, director of the Jewish Film Festival "Jewish
Eyes" of Tel Aviv, author of documentaries on the Holocaust • Cristina
Matricardi, founder of the first Multiethnic kindergarten "Oasis" - Genoa •
Maria Eugenia Esparragoza, Cultural mediator, member of the Ministerial
Intercultural Technical Committee • Professor Matt T. Salo, researcher and
publisher, expert in Gypsy culture • Emiliano Laurenzi, giornalista • Paolo
Buconi, Yiddish and Klezmer musician • Marius Benta, journalist • Seven Times
(Romania) • Ted Coombs, Director of Hilo Art Museum (Holocaust and Genocide art)
• Steve Davey, co-director of the Hilo Art Museum (Holocaust and Genocide Art) •
Mirjam Pinkhof, survivor of the Shoah, Holocaust heroine who saved 70 Jewish
children from the Nazis • Halina Birenbaum, survivor of the Shoah, writer and
teacher • Oni Onhaus, Holocaust witness • Manzi Onhaus, Auschwitz survivor •
Elisheva Zimet, Auschwitz survivor • Alice Offenbacher, Bergen Belsen survivor•
Mirko Bezzecchi, survivor the Samudaripen • Antonia Bezzecchi, survivor the
Samudaripen • Hanneli Pick-Goslar, friend of Anne Frank, Holocaust survivor •
Michael Petrelis, veteran Human Rights Advocate (Usa) • Stichting Buitenlandse
Partner • Professor Saimir Mile, jurist, lecturer in Rromsni, Sinti and Kale
culture at the University of Paris (INALCO), General-Secretary of the Centre of
Research and Action in France Against all Forms of Racism, member of
EveryOne Group • Jean (Pipo) Sarguera, President of the Centre culturel gitan –
Paris • Emeritus professor Marcel Courthiade, holder of the chair of Rromsni,
Sinti and Kale language and civilization at the University of Paris (INALCO) •
Kibbutz Netzer Sereni, Israel • Antonia Arslan, essayist and writer • Caffé
Shakerato - Intercultura - Genova • Simona Titti, Caritas Livorno • Gazeta de
Sud, Cotidian al oltenilor de pretutindeni (Romania) • Oana Olaru, journalist
(Romania) • Fabio Contu, playwright and teacher, Comunità Sant'Egidio, Genova •
Allie, Gypsy News, NE, Ohio, United States • Guri Gentian - Group of Migrant&Refugees
of Salonica • Associazione Yakaar Italia Senegal • Associazione
Secondoprotocollo Onlus • Elisa Arduini, Cristina Monceri, Miriam Bolaffi,
Roberto Delponte, Noemi Cabitza, Giorgia Kornisch, Claudia Colombo, Andrea
Pompei, Chiara Maffei, Federica Battistini (Members of Secondoprotocollo) • Thèm
Romano ONLUS Association
info@everyonegroup.com
www.everyonegroup.com
Di Fabrizio (del 18/01/2008 @ 08:55:23, in casa, visitato 2765 volte)
Campagna per la preservazione del quartiere rom di Sulukule
Appello Urgente
Un appello urgente per sollecitare un sostegno ai Rom di Sulukule
I Rom di Sulukule sono espulsi dalla città!
Gli abitanti di Sulukule, la comunità Rom più antica del mondo, sono contrari
a lasciare il loro quartiere.
Il quartiere di Sulukule, situato nella penisola storica d’Istanbul, è
minacciata dal nuovo progetto urbano del sindaco portato in nome del
rinnovamento urbano. Le autorità locali sembrano ben decise a mettere in opera
questo progetto, che non tiene conto ne dell'interesse degli abitanti del
quartiere ne delle reazioni della società civile. Gli enti locali non sono
pronti neppure a lavorare con ONGs, le università o anche le camere
professionali (di architetti, di urbanisti...).
Questo progetto di rinnovamento urbano prevede d'esiliare a 40 km. dalla
città vecchia i Rom di Sulukule, che vivono qui da oltre 1000 anni. Inoltre, gli
affitti che sono imposti loro superano di gran lunga le loro capacità di
rimborso - esponendoli a lungo termine ad una situazione d'indebitamento
eccessivo.
C'è bisogno di un sostegno urgente per fermare un progetto urbano che prevede
la scomparsa e l'assimilazione della cultura Rom a Sulukule.
I Rom hanno una Storia di 1000 anni a Sulukule.
I Rom lasciarono l'India nell'XI secolo ed arrivarono ad Istanbul in epoca
bizantina. Da qui si dispersero nelle altre regioni del mondo. Dopo la presa di
Istanbul da parte dei Turchi nel 1452 e le politiche urbanistiche di Fatih
Sultan Mehmed, i Rom si sono installati accanto alle mura bizantine a Sulukule
ed a Ayvansaray vicino a questo quartiere. Sulukule è da secoli un centro di
pellegrinaggio per i Rom di tutto il mondo. E' il centro culturale della musica
e della danza rom. Questa cultura della musica ed una danza ha un'irradiazione
nel mondo intero.
- Il progetto di rinnovamento urbano di Sulukule non è un progetto
partecipativo,
- Il progetto di rinnovamento urbano di Sulukule non rispetta la
convenzione del patrimonio culturale immateriale (The
Convention for the Safeguarding of the Intangible Cultural Heritage),
- Il progetto di rinnovamento urbano di Sulukule non tiene in conto il
Memorandum di Vienna e la convenzione del patrimonio mondiale e dei siti
naturali (Convention Concerning the Protection of the World Cultural and
Natural Heritage), dato che Sulukule si trova all'interno di mura storiche
classificate patrimonio mondiale dall'UNESCO,
Per evitare l'esilio dei Rom di Sulukule,
Per proteggere il patrimonio storico e l'eredità culturale di IStanbul
classificata patrimonio mondiale dall'UNESCO.
Con il desiderio che manifesterete la vostra opposizione al progetto di
rinnovamento urbano di Sulukule alle personalità politiche seguenti:
Abdullah Gül
Presidente della Repubblica di Turchia
Mail Address:
T.C. Cumhurbaskanligi
Cankaya-Ankara
Turkey
e-mail:
cumhurbaskanliği@tccb.gov.tr
Recep Tayyip Erdoğan
Primo Ministro
Mail Address:
Basbakanlik
Kızılay
Ankara
Turkey
Ertuğrul Günay
Ministro della Cultura e del Turismo
:T.C. Kultur ve Turizm Bakanligi
Ataturk Bulvari No. 29
06050 Opera
Ankara
Turkey
e-mail: ertugrul.gunay@kulturturizm.gov.tr
Kadir Topbaş
Sindaco d’Istanbul
Istanbul Buyuksehir Belediye Baskanligi
Sarachane
Istanbul
Turkey
e-mail: baskan@ibb.gov.tr
Mustafa Demir
Sindaco del quartiere di Fatih
Büyük Karaman Cad.
No. 53
Fatih
Istanbul
e-mail: mustafademir@fatih.bel.tr
Contatti: La Piattaforma di Sulukule
Hacer Foggo (hacerfoggo@gmail.com )
Derya Nüket Özer (deryanuket@gmail.com
)
Viki Ciprut Izrail (vikichco@hotmail.com
)
Di Fabrizio (del 07/01/2008 @ 09:22:45, in casa, visitato 1925 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati
Villafranca Padovana : Una cosa è certa : la famiglia di etnia rom che da
oltre due anni vive in una roulotte parcheggiata nel terreno della parrocchia di
Ronchi di Campanile, con il consenso del parroco don Antonio Bigolin, non ha
alcuna probabilità di ottenere la residenza nel Comune di Villafranca
Padovana.
La richiesta avanzata dal sacerdote un mese fa di concedere la residenza ai sei
componenti della famiglia rom (padre, madre e quattro figli) è stata respinta
proprio in questi giorni dall'amministrazione comunale.
Alla base del "no" c'è la mancanza dei requisiti fondamentali previsti dalla
legge. E per farlo non c'è stato bisogno della famosa ordinanza antisbandati
promossa dal sindaco di Cittadella Massimo Bitonci, che a Villafranca non è
stata adotta, ma è bastato applicare le leggi esistenti.
«Proprio venerdì è stata firmata un'ordinanza di diniego della residenza, perché
non ci sono i presupposti di legge per concederla - dice in merito alla vicenda
il vicesindaco di Villafranca, Giuseppe Conte - Quella di Ronchi è una
situazione ormai diventata insostenibile. Abbiamo avuto anche un incontro con
don Antonio, dove abbiamo cercato di fargli capire che comprendiamo il suo senso
di carità, ma che non è il caso di andare oltre con questa situazione. Lo
abbiamo invitato ad allontanare i rom dal terreno della canonica. Non solo per
non continuare ad alimentare i malumori e i problemi che da tempo lamentano i
cittadini. Ma anche per salvaguardare l'incolumità stessa del sacerdote, che già
in qualche occasione è stata messa a rischio». Lui però non ha dato ascolto agli
amministratori e ha continuato dritto per la sua strada.
Tensione anche fra il consiglio pastorale e don Antonio Bigolin, parroco di
Ronchi di Campanile, Neppure il parroco fa mistero del fatto che questo suo
spirito di carità non sia totalmente condiviso dal consiglio pastorale; i membri
del consiglio vorrebbe infatti che don Antonio si impegnasse anche in altre
forme di carità.
Una vicenda che ha portato a Ronchi di Campanile anche due inviati della Curia
che ieri mattina hanno fatto visita al parroco, come lui stesso ha confermato,
per affrontare il problema.
"In modo sereno abbiamo parlato della situazione - ha detto don Antonio -, hanno
appoggiato questo mio impegno di carità e si sta concordando il modo più
opportuno per spiegare alla comunità questo impegno e il mondo dei rom. Il
consiglio pastorale non è d'accordo con quello che faccio, voglio ricordare che
per questo non vengono toccati i soldi della parrocchia".
Sul fronte della richiesta della residenza per la famiglia rom, avanzata dal
sacerdote un mese fa in Comune, don Antonio ha precisato: "Mi è stato detto dal
sindaco che non ci sono i requisiti per concedere la residenza, i bambini vanno
a scuola e il papà sta cercando lavoro e una volta che l'avrà trovato se ne
riparlerà.
Non fanno accattonaggio, stanno cercando di sistemarsi"
«Il capofamiglia sta cercando lavoro - ha detto il sacerdote - abbiamo stilato
un curriculum, ma non è facile trovare. Tre dei quattro bambini vanno a scuola.
Non è vero che creano confusione, me lo hanno confermato le insegnanti. Sono
persone rispettose che hanno bisogno di aiuto e quello che faccio per loro non
lo faccio con i soldi della parrocchia come qualcuno insinua».
Barbara Buretta
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